PRIMO PIANO “In Procura ci sono andata ma per querelare Nuovo Molise” CAMPOBASSO- Ennesima puntata della saga persecutoria che vede la direttrice diTelemolise come vittima predestinata, ormai da anni, dopo le direttive impartite con precisione dell’editore Ciarrapico ed eseguite con zelo dai suoi giornalisti.Gli stessi che poi piagnucolano e invocano solidarietà – raccolta sempre in gran dose – quando vedono arrivare le citazioni in giudizio e le diffide. Giornalisti che svariano dalle chiacchiere senza senso alle oscenità, dalle accuse più infamanti ai pettegolezzi. Fino a quest’ultima puntata. Quando la montagna delle rivelazioni mozzafiato partorisce il topolino di una notizia falsa. Infatti, come spiega lei stessa, Manuela Petescia in Procura c’era andata, ma non come indagata, bensì a presentare l’ennesima denuncia in qualità di vittima delle falsità di Nuovo Molise di cui facciamo qualche esempio: quando si accusa Manuela Petescia di voler fornire “informazioni sul procuratore che ha firmato un provvedimento di perquisizione inerente all’indagine sulla turbogas” e si scopre che Manuela Petescia di quel
Quotidiano del mattino
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ANNO II - N° 103 VENERDÌ 8 MAGGIO 2009
giudiziarie sembrano più in grado di svolgere una reale azione di tutela. Una persona che si rivolge alla magistratura per salvaguardare il proprio onore e la tranquillità della propria famiglia è costretta ad attendere cinque o sei anni per ottenere un giudizio. Nel frattempo chi la protegge dalla tortura continua, ossessiva, imperterrita, degli attacchi quotidiani? Chi protegge i suoi familiari dalla gogna dei sospetti, delle illazioni e delle vere e proprie calunnie? Come in questo caso. Quando di una persona capitata casualmente in un’intercettazione, come decine di altri giornalisti, si dice che “è finita nel mirino degli inquirenti”, che “ha attirato l’attenzione degli investigatori”.Senza precisare, come vorrebbe l’etica più elementare del giornalismo: 1) che Manuela Petescia non era affatto intercettata; 2) che per Manuela Petescia quella presunta attenzione degli investigatori non ha avuto la minima conseguenza. W.E.
Dichiarazione di Antonio Lupo presidente dell’Ordine del Molise su “La cronista tifosa della centrale avvistata nel Palazzo di Giustizia”
Registrazione al Tribunale di Campobasso n°3/08 del 21/03/2008
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procuratore dimostra di non conoscere neppure il nome.Enrico? Fabio? E sta a Isernia,a Larino,a Campobasso? Quando si parte dall’annuncio di un’inchiesta sui “giornalisti deviati” e si arriva a una sola e unica accusa. A Manuela Petescia. Nella sua persona – secondo i giornalisti di Ciarrapico – si esaurirebbe la “fitta rete di intrecci e potere gestita da alcuni organi di stampa”. In quell’”unico caso – dicono – si va ben oltre il seminato”. Ma sono sicuri, i giornalisti di Nuovo Molise, che si tratti di un unico caso? Hanno letto bene tutte le pagine delle intercettazioni? E ci fermiamo qui per rispetto dei colleghi e soprattutto per rispetto dei giudici, della deontologia, degli impegni che si assumono quando si intraprende la professione di giornalista. Ma è ormai chiaro che di fronte a questi metodi non è più neanche il caso di rispondere. Se non, di volta in volta, per le vie giudiziarie, finché Nuovo Molise e i suoi giornalisti entreranno nel Guinness dei primati, cosa che sembra costituire il loro obiettivo principale. Anche se,bisogna dire (e questo sta diventando un reale problema di rispetto di diritti individuali come l’onore, l’immagine, la reputazione), nemmeno le vie
Un giornalista scrive notizie e poi, se vuole, le commenta. Un giornalista non scrive illazioni o, peggio, notizie false, per poi commentarle e fuorviare il lettore. Un giornalista, quando scrive un articolo, non pone interrogativi ai lettori semmai fornisce risposte. Un giornalista, se ha elementi, scrive anche di altri giornalisti ma non denigra l’intera categoria. Scrivere, come fa Nuovo Molise in alcuni titoli “Quei cronisti compiacenti”oppure“I deviati in Procura”, significa denigrare l’intera categoria. Ma Nuovo Molise scrive anche: “ Dalle intercettazioni sull’inchiesta Turbogas qualcosa si muove” ; poi, citando la direttrice di Telemolise, Manuela Petescia : “ La professionistra incastrata dalle intercettazioni telefoniche” ; e prosegue:“ Forse i magistrati inquirenti hanno sentito il bisogno di ascoltare la sua versione dei fatti ? ” ; E infine, “ Petescia si è recata spontaneamente in Procura? ” L’autore dell’articolo di Nuovo Molise, in quest’ultimo caso, non scrive che Manuela Petescia è“indagata”ma vi allude esplicitamente. E lo fa, nel corpo dell’articolo, anche ponendo a sé
La Banca centrale europea taglia ancora tassi ROMA - Nuova riduzione e nuovo minimo storico per i tassi di interesse nell’area euro: a partire dal tredici maggio il principale riferimento sul costo del denaro scenderà all’1%, contro l’attuale 1,25 per cento. Lo ha deciso il Consiglio direttivo della Banca centrale europea.
stesso una serie di dubbi e punti di domanda: l’illazione è fatta, la denigrazione pure. Tutto nasce dal presunto scoop: aver visto la direttrice di Tele Molise, Manuela Petescia, in Procura. Basta questo per scrivere che Manuela Petescia è ”forse” oggetto di un’inchiesta? All’articolista di Nuovo Molise sarebbe bastato un normale lavoro di verifica delle fonti per apprenderne il motivo; avrebbe potuto farlo, accertandosi negli “ambienti giudiziari”e parlando con la diretta interessata: normali regole di buon comportamento deontologico. Se lo avesse fatto, non avrebbe scritto allusioni e non avrebbe gratuitamente denigrato una collega. Avrebbe invece appreso che la direttrice di Telemolise si era recata in Procura per depositare una nuova denuncia, proprio contro Nuovo Molise. Così come ella stessa ha spiegato nel suo editoriale di oggi e senza smentita alcuna. Credo che la pseudo-notizia pubblicata oggi da Nuovo Molise, come minimo, andrebbe rettificata. Fatto salvo ogni altro eventuale provvedimento, a cura degli organi competenti. Antonio Lupo, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Molise
Giornalisti compiacenti, l’inchiesta continua? Giornalisti compiacenti, l’inchiesta continua? Con il consueto stile di Nuovo Molise, lo stile che tutti ormai hanno imparato a riconoscere, si parla di giornalisti «deviati», al plurale, e si fa come sempre solo e soltanto il mio nome. Ebbene, oltre a essere una bufala, siamo di fronte al più clamoroso degli autogol. Confermo – infatti – di essere andata in Procura, a Campobasso, e precisamente il giorno 30 aprile alle 16.30. Per fare cosa?, si domandano i giornalisti di Nuovo Molise, avventurandosi poi nelle solite ipotesi scandalistiche e denigratorie. Li accontento subito: sono stata in Procura per depositare l’ennesimo esposto-denuncia contro Nuovo Molise proprio a causa delle intercettazioni pubblicate nel maldestro e ignobile tentativo di far credere che io fossi indagata di qualcosa. E in Procura – per la gioia dei giornalisti di Nuovo Molise che possono prepararsi a festeggiare un altro scoop da prima pagina – ci sto per tornare, a denunciare l’ennesima diffamazione contro la mia persona avvenuta oggi. L’ennesima puntata della saga persecutoria che vede la sottoscritta come vittima predestinata, ormai da anni, dopo le direttive impartite con precisione dell’editore Ciarrapico ed eseguite con zelo dai suoi giornalisti. La verità, al contrario di ciò che i giornalisti di Nuovo Molise vogliono fare credere, è che“Io non sono indagata di nulla”, e potrei dilungarmi e spiegare nel dettaglio il senso di queste famose intercettazioni che Nuovo Molise sbandiera a mò di prova di chissà quale reato e che affianca con commenti selvaggi che gettano fango poi su tutta la categoria. Potrei, volendo, prendere altre intercettazioni di altri colleghi – anche loro non indagati – per dimostrare che quando si dialoga con chi ha il telefono sotto controllo si è automaticamente registrati. Spetta poi al Procuratore decidere chi ritiene abbia commesso un reato e chi no. E nel caso dei giornalisti: nessuno è indagato. Ma non sarebbe giusto. Sarebbe trasformare Telemolise in ciò che è diventato Nuovo Molise: una cosa personale spacciata per diritto di cronaca, uno strumento di pressione violento e minaccioso, alla fine un contenitore di immondizia da gettare contro tutti coloro che non hanno soddisfatto le richieste di Giuseppe Ciarrapico. Invece mi fermo qui e da questo momento le mie risposte saranno solo in carta da bollo. Manuela Petescia
Rimpatriati a Tripoli 227 migranti TRIPOLI - Sono arrivate alla fine nel porto di Tripoli le tre motovedette italiane, due della Guardia Costiera e una della Guardia di Finanza, con i 227 migranti, tra cui 40 donne, soccorsi mercoledì su tre barconi nel Canale di Sicilia. La notizia è stata confermata dalla Guardia di Finanza.