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Stile Over
to uno straordinario - 0,45 su una scala che va dal + 0,3 dell’infelicità al - 0,3 di uno stato di beatitudine . E la definizione, prevedibilmente, ha attecchito: “ Se non altro”, ha osservato ancora il monaco, “Sono il più felice di quelli che sono stati misurati, che sono pochi”.
Ma che cosa significa “ essere felici”? Il buddismo, o perlomeno il buddismo tibetano, insegna a distaccarsi dalle emozioni osservando ciò che avviene nella nostra mente, e i diversi stati emotivi, senza esserne influenzati . “Come fa la luce, che non diventa preziosa o sporca a seconda che illumini spazzatura o pietre preziose”, spiega Ricard. “ O se vogliamo, come uno specchio che resta se stesso qualunque cosa rifletta”. La felicità insomma dipende dal nostro atteggiamento, dalla capacità di accettare le emozioni dolorose senza farcene travolgere e quelle positive senza manifestare un eccessivo attaccamento. Anche se possiamo aiutarci dando spazio all’empatia e all’altruismo, l’atteggiamento compassionevole nei confronti dei propri simili e in generale delle creature viventi che è una delle basi della filosofia buddista .
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Vista così sembra più serenità che felicità come la intendiamo di solito. Ma il problema è anche semantico . Se gli psicologi positivi -e non solo loroparlano ormai da anni di happiness studies , spesso si ragiona su circostanze, eventi e situazioni associate alla felicità più che sull’idea di felicità in quanto tale. Che resta comunque inafferrabile, anche perché nelle diverse lingue si usano termini con origini e accezione diverse.
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Uno studio apparso nel 2016 sulla rivista Frontiers in psychology coordinato da Antonella Delle Fave dell’Università di Milano, che ha coinvolto partecipanti di dodici paesi in cinque continenti, ha registrato oltre 7 . 500 definizioni diverse di felicità, E se la parola inglese happy nasce da una radice germanica che fa riferimento al concetto di fortuna, il latino felicitas che sta alla base delle definizioni neolatine è legato al concetto di crescita e fertilità, e descrive quindi un processo piuttosto che un obiettivo raggiunto.
E, in effetti, molte ricerche confermano che a farci stare bene non sono le emozioni forti, i successi o la ricchezza, ma la capacità di sviluppare progetti e di costruire e mantenere relazioni umane solide . Lo studio appena citato, ad esempio mostra che una quota importante del campione definisce la felicità come armonia, declinata in varie sfumature, come pace interiore - una definizione che ricorre spesso tra gli italiani intervistati - o equilibrio. Un atteggiamento che permette di integrare anche gli aspetti negativi dell’esistenza e spiega perché, come emerge da varie ricerche, anche persone con seri problemi di salute o disabilità