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Da leggere (o rileggere)
Chi diceva che di per sé nessun piacere è un male? Epicuro, forse? Mi pare fosse lui. Io provo piacere a elaborare vendette e non mi turba neanche un po’ ipotizzare come. Alla fine ognuno è felice a modo suo e io lo sono finché mi vendico. E lei sarà la prossima.
Ecco, forse potrei comprare un vocabolario, di quelli con l’etimologia, per cercare il significato letterale della parola felicità, perché se dai retta ai filosofi ti incarti nei loro ragionamenti e perché ho trascritto – da dove non me lo ricordo – questa frase che mi è piaciuta: «Definirla – la felicità – come serenità e realizzazione è incredibilmente riduttivo : nella stanza della lingua, resta la più bella chimera» .
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— La più bella chimera… chimera…
— Signora, signora! Mi sente? Dottore, non risponde.
— Sentile il polso, Dora; com’è il battito?
— Irregolare, ma c’è. Provo a scuoterla piano…
— Ehi, ma che modi! Certo che la sento, non sono mica sorda. Cosa vuole?