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Da leggere (o rileggere)
Le canne intrecciate del tetto della pajotte del Vavaù erano scarmigliate come chi si sveglia da un incubo. Infreddoliti, con gli occhi stanchi per la nottata quasi insonne, giravamo attorno al camper in cerca – per fortuna infruttuosa – di possibili danni derivanti dallo spostamento ben visibile. È stata una delle poche mattine in cui al risveglio, aperta la porta, non mi sono tuffata in mare. Il bagno in mare appena svegli, è una delle gioie della vita, con la natura addosso e tu dentro.
Come in val Trebbia, e anche di più, la luce e il numero delle stelle di Corsica non si possono dire. Ci si addormentava come sotto una coperta, mentre il Re di Pietra sorvegliava la costa . Avevo chiamato così il profilo di una torre di avvistamento, a ponente del golfo. Il sole le tramontava dietro, rendendo visibile, alla mia immaginazione, una testa. coronata, appoggiata al crinale. Ho fantasticato parecchio, ho chiesto agli abitanti del luogo se conoscessero storie, leggende, racconti. Nessuno sapeva nulla. Un giorno abbiamo deciso di andare a vedere da vicino. Non lo avessimo mai fatto: l’antica torre era un ammasso di pietre, in alcuni punti pericolanti e pericolose, tutto intorno una discarica di rifiuti umani che ho impedito a Pedro di esplorare. Degrado, incuria per l’ambiente e incuranza per la Storia. Meglio guardare la torre da lontano e pensare che il Re di Pietra appare solo a chi lo sa vedere, quando il sole tramonta.
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