di Benetti Erik e Inglis
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ANNO XI - N° 3 - GENNAIO/FEBBRAIO 2015 www.almoleta.it
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ROMA CAPITALE DEL DECLINO U
no degli aspetti più evidenti della massa di informazioni e notizie che ci bombarda tutti i giorni, a tutte le ore e su qualsiasi strumento informatico di cui disponiamo, è il risultato di indurre in noi un senso di angoscia e di tristezza che sembra stia per portarci verso la rassegnazione. È il caso che delinquenti ignoranti travestiti da sportivi possano saccheggiare indisturbati per ore una delle città più antiche e belle del mondo e che poi vengono accompagnati in pullman ad assistere ad un evento sportivo per il quale erano venuti a Roma, il tutto come se nulla fosse mai successo e noi, con una invertebrata tolleranza quasi a chiedere scusa noi a loro. Non si può immaginare quali sarebbero state le conseguenze se anziché mille stupidi ignoranti, violenti, armati di bottiglie di birra e petardi, avessimo avuto per le strade di Roma mille fanatici combattenti jihadisti armati di kalashnikov e bombe a mano. Tra l’altro Tripoli è più vicina a Roma di Amsterdam. Ma i veri responsabili di questa stupida tolleranza sono tra di noi e sono quelli che, in nome di una superiorità intellettuale e morale, mai provata, vogliono affermare un principio di tolleranza e di minimalismo sociale. Sono gli stessi che, sia pur provenienti da ceppi culturali lontani come il marxismo ed il cattolicesimo, oggi si sono alleati in un’unica visione del mondo e della politica nella quale contano solo i valori degli altri mentre i nostri sono di seconda scelta e devono assecondare, sostenere, tacere, tollerare. Poco importa se per attuare la loro
politica suicida ce ne freghiamo di sostenere ed aiutare i nostri cittadini bisognosi e non esitiamo a destinare almeno 35 euro al giorno pro capite a centinaia di migliaia di clandestini, rifugiati ed esuli che facciamo entrare nel nostro paese. Ora non è in discussione il principio cristiano della solidarietà ma i criteri politici ed amministrativi messi in atto per attuarlo. L’Italia non può fare tutto da sola, non può ospitare chiunque bussi
alla porta, e per farlo non può trascurare le fasce più bisognose della nostra popolazione. Se davvero valesse il principio della equità sociale così caro ai nostri cattocomunisti perché non si elargiscono quei 35 € al giorno pro capite a tutti quei cittadini italiani che si trovano in difficoltà? C’è poi un problema di priorità legato al fatto che i nostri avi sono arrivati a dare la vita per questa nazione, per i valori di democrazia della nostra comunità ed hanno sudato sette camicie per ottenere il livello di benessere che abbiamo costruito fino ad oggi. Tutte queste cose dovrebbero
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ispirare la decisione di operare delle scelte di priorità, che è un sano e rigoroso principio di equità checchè ne dicano i numerosi e scandalosi intellettualoidi e moralisti utopici della sinistra che frequentano i talk show televisivi. Ora se dietro le loro affermazioni qualunquiste ci sono interessi economici privati, (come Roma già ci ha abituato), allora rientriamo nei secolari difetti della nostra italianità e sappiamo che ciò viene fatto “per soldi”. Ovviamente anche questo non è tollerabile ma diventa ancor più pericoloso ed intollerabile se qualcuno tenta di dare a questi malavitosi le giustificazioni morali ed etiche delle loro azioni.
Quello che è certo è che questa linea d’azione ci porterà tutti ad una società nella quale i cattolici cristiani saranno messi fuori legge, le donne porteranno il burka e non potranno andare a scuola, gli adolescenti non potranno guardare le partite di calcio alla televisione, pena la fucilazione, e tutto questo dopo aver bandito il crocifisso ed il presepe dalle nostre scuole, aver decapitato o bruciato vivi i dissidenti, mentre in vaticano molto probabilmente ci sarà una succursale del califfato. Certo questo scenario è drammatico e sembra molto lontano ed improbabile a divenire ma i segnali della nostra decadenza intellettuale, sociale e morale sono ben visibili oggi e se non vi poniamo rimedio non riusciremo al arrestare il nostro declino.
S. Benini
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