SPAZIO IBILE DISPON Per informazioni contattare la Redazione. ANNO XI - N° 1 - SETTEMBRE/OTTOBRE 2014 www.almoleta.it
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Unione O Fusione? Ci vogliamo decidere?
L
a necessità di ripensare ad un nuovo assetto delle istituzioni territoriali, come Comuni e Province, è particolarmente indispensabile oggi che stiamo vivendo il più lungo e doloroso periodo di depressione dal 1929 ed ancora non vediamo l’uscita dal tunnel. La necessità inderogabile di progettare l’organizzazione secondo principi che sembrano tra loro contrapposti come MINORI COSTI e MAGGIORE EFFICIENZA sta entrando con fatica nelle teste dei nostri governanti ed amministratori. Quello che nel privato rappresenta una sfida continua, ineludibile e doverosa e che normalmente produce risultati positivi, nel pubblico stenta drammaticamente a diventare un obiettivo concreto e ad essere elemento di unità territoriale omogenea. Sono totalmente sconosciute ai più ogni sperimentata tecnica che ripensa alle organizzazioni partendo dalle cose da fare oggi piuttosto che dalle cose che si sono sempre fatte e per questo ritenute immutabili. Dietro finti problemi di paventate riduzioni dei servizi (ma quali?) o di ancor più teorici principi di “presidio del territorio” (cosa significa?) si nascondono meschini interessi per mantenimento di
poltrone e di privilegi dei burocrati campagnoli all’ombra protettiva del campanile che mentre un tempo era un valore oggi, su temi del genere, diventa un ostacolo.
essere utile anche a tutti gli altri che così possono muoversi come bradipi allargando le braccia e dicendo “…vedete? Noi saremmo d’accordo.
FUSIONE = PIÙ ENERGIA Il conservatorismo più becero e la forte resistenza al cambiamento che vediamo nei nostri amministratori sono alla base di quasi tutti i problemi che ci affliggono oggi. Copparo, il più grande comune agricolo d’Italia fino al 1910, oggi se la deve vedere con chi pensa che Formignana e Tresigallo debbano avere destini ed obiettivi diversi dagli altri quattro comuni, che debbano agire in modi tempi e forme particolari ognuno per conto loro. Questa visione miope ed ipocrita portata avanti da amministrazioni “ribelli” sembra
Sono gli altri che non ci stanno”. E così passano i giorni, le spese aumentano, le entrate scarseggiano ed il tema principale di ogni discussione è sistematicamente quello di tasse, cassaintegrati, disoccupati, e pensionati (ma non solo) che non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Dimenticati ed ignorati forzosamente ogni discorso di sviluppo, di progettazione del futuro, di investimenti e di nuove prospettive. La miopia dominante impedisce anche di discutere sui contenuti che stanno dietro la parola FUSIONE.
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Così come citava una famosa pubblicità “…basta la parola!“, o meglio ancora “Fusione: se la conosci la realizzi!”. Il compito di ridisegnare l’organizzazione amministrativa-territoriale, viene così affidato (a pagamento!) ad una società di consulenza nell’intendimento non tanto di recepire il meglio di un pensiero consulenziale quanto quello di presentare il prodotto che ne uscirà come super partes, un po’ come la ricorrente ed abusata frase “ce lo chiede l’Europa“. In realtà gli esperti consulenti, che esperti forse non sono, cercheranno di raccogliere informazioni su temi che non conoscono da quelli che li conoscono e cioè dagli amministratori attuali, dirigenti, burocrati, burocratini. E voi pensate che chi non vuole la fusione o perlomeno la vuole rallentare collaborerà attivamente con i consulenti? Il risultato che ne uscirà, se uscirà, sicuramente aggiungerà tempo al tempo e costi ai costi e lascerà a noi l’onere della spesa ed alle prossime generazioni il giudizio definitivo sulla soluzione adottata. S. Benini