nomentana

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Via Nomentana e Ponte Nomentano In età romana il territorio a nord-est di Roma era attraversato da due grandi arterie di collegamento, la “Via Salaria” e la “Via Nomentana” (f.9): erano viae 11 publicae e larghe più di quattro metri per l'importante ruolo economico e commerciale che rivestivano. A questi due assi viari principali era agganciata una fitta rete di viae privatae, percorsi minori gestiti da privati, che servivano tutto il territorio: permettevano le comunicazioni tra le numerose villae 12 a carattere agricolo e gli insediamenti rustici, e garantivano i collegamenti tra Roma e i maggiori centri dell'ager romanus a nord della città (Fidenae, Ficulae e Nomentum), divenuti municipi nel I secolo a.C. In origine, la Via Nomentana era denominata Via Ficulensis, perchè limitata a Ficulae, un abitato antichissimo conquistato da Romolo e poi scomparso. In epoca arcaica usciva dalle mura serviane attraverso Porta Collina, i cui resti vennero rinvenuti nel 1872, durante la costruzione del Ministero delle Finanze, all’angolo fra Via XX Settembre e Via 11

Con il nome “vie”, Viae, venivano indicate le strade extraurbane che partivano da Roma, mentre le “strade”, Strata (cioè fatte a strati), erano quelle all’interno di un centro abitato. 12

Edificate tra il II secolo a.C. ed il I secolo d.C., le villae non erano esclusivamente luoghi di produzione, ma venivano spesso scelte dai proprietari come dimora fissa, in cui godere dei benefici della campagna senza doversi privare dei lussi cittadini. Oltre alle principali attività connesse alle colture della vite e dell'ulivo, vi si praticavano anche altre colture, più strettamente legate al mercato di Roma, costituite essenzialmente da alberi da frutto, ortaggi e fiori.


Goito, purtroppo distrutti. Dopo la costruzione delle mura aureliane, nel III sec. d.C., la via usciva da queste attraverso

f.9. Tracciato della Via Nomentana (in rosso) e della Via Salaria (in verde)


Porta Nomentana (nei pressi di Castro Pretorio), chiusa da Pio IV (1559-1565) per aprire, poco distante, la michelangiolesca Porta Pia. Al di fuori delle mura, il percorso proseguiva per un certo tratto su un poderoso viadotto in opera quadrata di tufo. La via, che attraversava l'Aniene al Ponte Nomentano, fu prolungata successivamente dopo 14 miglia fino a Nomentum 13 , da cui trasse il nome, e ancora dopo fino a raggiungere con un rettifilo Eretum, centro fiorito tra l'VIII e il VI sec. a.C., privo di strutture difensive, per il quale è stata proposta l'identificazione con la località Casacotta, nel comune di Montelibretti (Roma). Subito dopo, la Via Nomentana si congiungeva con la Salaria Vetus, la più antica strada che dal mar Adriatico conduceva alla Sabina e all’entroterra umbro. Realizzata con basoli e fornita di crepidini, il suo percorso, condotto per rettifili, ricalca in gran parte quello attuale, che ha però origine da Porta Pia (f.10). A testimonianza di ciò si hanno le numerose tracce del lastricato antico (f.11), la posizione del Ponte Nomentano (f.10) e le innumerevoli tombe14 (f.12a - 12b), isolate od organizzate in sepolcri, che fiancheggiano la via.

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Centro identificato presso i Casali di Mentana (Roma). La tradizione attribuisce la fondazione di Nomentum agli albalonghesi e ne riferisce l’appartenenza alla Lega Latina, che fu definitivamente sottomessa da Roma nel 338 a.C. 14

Edificate a testimonianza dell'intensità del popolamento, raggiunta nel territorio nell'età tardo-repubblicana e imperiale.


f.10. I pi첫 importanti monumenti e parchi lungo la Via Nomentana


f.11. Tratto basolato dell’antica Via Nomentana

f.12a Sepolcro di Menenio Agrippa


f.12b Sepolcro di Elio Callisto


Situato al terzo miglio della Via Nomentana, da cui prese il nome, il Ponte Nomentano venne eretto proprio nel punto in cui la strada superava il fiume Aniene ai piedi del Monte Sacro. Fu forse costruito per sostituire un piĂš antico ponte in muratura, del quale non ci sono pervenute testimonianze attendibili come quelle, invece, che abbiamo per il ponte in questione (f.13a).

f.13a. Foto storica del Ponte Nomentano

Studi recenti hanno permesso di proporre una ricostruzione dell'aspetto originario del ponte: due archi centrali con luce di m. 15,1 separati da un pilone centrale di m. 6 di larghezza, in cui si trovava una finestra di piena di m. 3. Lateralmente è possibile ipotizzare altri due piccoli archi per lato, i quali


durante le piene del fiume favorivano il deflusso delle acque. Sulla base della tecnica costruttiva, dei materiali impiegati e dei riscontri archeologici condotti da L. Quilici e da S. QuiliciGigli, si stabilĂŹ che il ponte originario venne costruito fra la fine del II e l'inizio del I secolo a.C. Fu uno dei ponti extraurbani piĂš importanti della cittĂ : fin dall'antichitĂ , fu il luogo in cui avvenivano lo smistamento dei prodotti agricoli che dovevano poi essere immessi nei mercati di Roma e il passaggio delle greggi e delle mandrie transumananti che dall'entroterra venivano condotte verso il mare (f.13b).

f.13b. Passaggio di un gregge transumanante al Ponte Nomentano


Il ponte subì vari passaggi di proprietà, fino a quando, il 1 gennaio 1532, il Cardinale Camerlengo decretò l'affiliazione delle Porte e dei Ponti di Roma alla Dogana della città. Fungeva da "dogana del bestiame": qui gli armenti venivano contati e i pastori, per ordine del Comune, erano tenuti a pagare al proprietario del ponte uno speciale dazio in ragione di un tanto a capo (f.13c).

f.13c. Pascolo al Ponte Nomentano

Già meta di scampagnate "fuori porta" a partire dal '600, Ponte Nomentano fu teatro, il 23 dicembre '800, dell'incontro tra papa Leone III e Carlo Magno, sceso a Roma per essere incoronato imperatore del Sacro Romano Impero. Nel 1805 il condottiero Simon Bolivar 15, ispirato forse dalla grandezza monumentale di Roma o dalla secessione dalla 15

S. Bolivar (Caracas, 1873 – Santa Marta, 1930), generale, patriota e rivoluzionario venezuelano, fu insignito del titolo onorifico di LIBERTADOR (Liberatore) per essersi dedicato tutta la vita a combattere per l’indipendenza dei paesi sudamericani dalla Spagna e dal Portogallo.


plebe romana nel 494 a.C. sul Monte Sacro, pronunciò, proprio nei pressi del Ponte Nomentano, il famoso giuramento, con il quale asseriva di profondere tutte le energie per abbattere lo strapotere degli spagnoli (f.13d).

f.13d. Foto storica del Ponte Nomentano

PiĂš volte distrutto e restaurato, il ponte oggi si presenta con un grande arco di travertino, sormontato da una fortificazione merlata medievale e due archetti di rampa laterali su ciascun versante. L’eliminazione del secondo arco è stata attribuita a Totila che durante la guerra gotica fece distruggere tutti i ponti vicino Roma. Per i numerosi rimaneggiamenti subiti nel corso dei secoli, il ponte conserva pochissime tracce della struttura romana. La sua origine è comunque confermata da un rilievo inserito nella chiave di volta dell'arco verso il monte, raffigurante una testa


bovina (o taurina) e una clava. I simboli rappresentati sono strettamente connessi al culto di Ercole, venerato nelle località di attraversamento fluviale come protettore del commercio e del traffico, che garantiva grazie alla sua forza. A lui probabilmente il monumento era dedicato. Fino al 1924, anno della costruzione del vicino Ponte Tazio, costituì la via di collegamento obbligata tra Roma e le zone a nord della città; dopodichè il Ponte Nomentano, detto anche "Ponte Vecchio", iniziò a perdere la funzione per cui, tanto tempo prima, era nato. E proprio durante il processo di urbanizzazione che interessò i primi decenni del '900, il ponte fu inserito nell'ambito di due aree che erano state assegnate a verde pubblico nella Riserva Naturale della Valle dell'Aniene 16 (f.14).

f.14. Il Ponte Nomentano nella Riserva Naturale della Valle dell’Aniene 16

Nella zona nord-est di Roma, si estende per 650 ettari.


In conclusione, un sonetto di Valentino Banal17, velato di rimpianto per il passato importante di questo tratto di campagna romana e per la sua trasformazione in periferia di Roma:

Scorrenno sotto ar ponte de carriera passa l’Aniene piccolo e selvaggio, e cerca co’ quell’impeto marvaggio de fa li danni intorno, e in che maniera! Er pescatore co’ la canna spera de chiude la giornata co’ vantaggio, cià pe’ compagno sulla riva un faggio e, accosto er ponte co’ la massa nera. Qui, ‘ndove er duca Borgia Valentino vinse, l’Orsini e li mannò co’ Dio, mò cianno fatto ‘na città giardino. Addio campagne belle fossi e prati, cacce alla volpe e pecorelle, addio. . . ve se so’ preso er posto l’impiegati!

17

Direttore del periodico La Trasteverina, con cui ebbe inizio nel 1897 l’attività editoriale di Leone Ciprelli, che è stato anche poeta e drammaturgo attivo soprattutto in dialetto romanesco e ideatore della Sagra dell’uva di Marino.


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