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Tenuta di Sacco Pastore 18 La tenuta di Sacco Pastore è stata così descritta dall'archeologo Antonio Nibby nella sua "Carta dei dintorni di Roma", edita nel 1837: "E' un picciolo tenimento di rubbia 18 che si trova tre miglia lontano da Roma fuori di Porta Pia presso il Ponte Lamentano 19 e che confina con il Teverone 20, colla Via Nomentana, colle vigne, e colla tenuta di Ponte Lamentano. Esso è interamente destinato all'uso di pascolo." Questo appezzamento di terra in leggero declivio, accolto in una delle anse dell'Aniene prima di gettarsi nel Tevere, aveva quindi un'estensione di poco più di 33 ettari, essendo la rubbia l'unità di misura agricola in uso in quel tempo corrispondente a 18.480 mq. Nel 1881 la ditta Meluzzi vi aveva costruito, a ridosso dell'Aniene, un bacino di circa due ettari periodicamente allagato dalle piene del fiume, che ritirandosi lasciava un 18

Incerta è l'origine del nome della tenuta, "Sacco Pastore" o "Saccopastore". Lo storico Tomassetti ritiene che essa corrispondesse, mutata solo per la seconda parte del nome, al precedente possedimento di Sacco Guiderelfo, poi Guidolfo, citato in documenti di S. Silvestro in Capite del 1199, 1270, 1271 e 1314. Altri studiosi suppongono che il nome Sacco possa derivare da una sorta di insenatura che il terreno faceva nell'Aniene. Invece l'Adinolfi, citando un documento del 5 agosto 1322, ritiene che il nome Pastore derivi dal nome di una chiesa, di cui peraltro non è stata trovato traccia, dedicata a San Pastore. 19

Nel Medioevo, "Lamentano" o "Lamentato" era il nome popolarmente dato al Ponte Nomentano. 20

Nome un tempo assegnato al corso inferiore del fiume Aniene, dalle cascate di Tivoli fino alla sua confluenza con il Tevere.


deposito d'argilla. Una fornace provvedeva, poi, alla cottura dei mattoni. La Meluzzi chiuse nel 1886 in seguito alla crisi edilizia che colpĂŹ la capitale. Nel 1890 fu sfruttata per l'estrazione della ghiaia una piccola altura, appartenente al cosiddetto "terrazzo" di Sacco Pastore (f.15): il piĂš basso e recente dei tre ordini di "terrazzamenti", distinguibili sul piano geomorfologico nella zona a sinistra della bassa valle dell'Aniene e i cui depositi alluvionali (ghiaia e limi) si erano formati in fasi diverse del Pleistocene medio e superiore.

f.15 Aniene e Terrazzo di Saccopastore

Nel 1897 il Duca Mario Grazioli, proprietario della tenuta, l'aveva data in gestione a un certo signor Vincenzo Casorri, un "generale cultore di studi e autore di pregevoli monografie che interessano la campagna romana", che cominciò a bonificarne il terreno confinante con il fiume. Intanto, la nascita del quartiere Città Giardino Aniene


aveva creato non pochi problemi alla viabilitĂ della zona, che fu rivista e integrata. Il Ponte Nomentano costituiva il solo tramite tra le zone separate dal fiume Aniene e, inoltre, la Via Nomentana proprio dopo il ponte aveva un tracciato tortuoso. Tra il 1920 e il 1925 fu regolarizzato l'andamento della Via Nomentana, creando una sorta di by-pass da Piazza Sempione attraverso il nuovo Ponte Tazio. Furono riportati milioni di metri cubi di terra sull'area di Sacco Pastore attigua alla Via Nomentana, creando una nuova arteria, Via di Ponte Tazio: un'altra ampia strada, a scorrimento veloce, nata per consentire al traffico veicolare di raggiungere agevolmente la cittĂ (f.16).

f.16 Via di Ponte Tazio in costruzione

E il 13 maggio 1929, sul terrazzo di Sacco Pastore, fra le


ghiaie e i limi, gli operai della cava rinvennero casualmente nel loro lavoro di estrazione un cranio, presumibilmente appartenente ad una donna adulta, privo di mandibola e nel complesso assai ben conservato, di cui il Professore di Antropologia dell'Università di Roma, Sergio Sergi 21, riconobbe i caratteri del tipo di Neandertal (f.17a - 17b).

21

S.Sergi (Messina,1878 - Roma,1972), antropologo fisico, succedette nel 1916 al padre Giuseppe nella cattedra di Antropologia dell'Università di Roma. E' noto per gli importanti studi sulla sistematica antropologica, in particolare riferita alla "craniometria", ma anche per la sua interpretazione sull'evoluzione umana, immaginata come una successione di "cicli di forme" e per aver ideato alcuni strumenti allo scopo di rendere più precise le misure anatomiche. In base alle sue ricerche potè stabilire l'esatta localizzazione di un importante gruppo di fossili umani, cui diede il nome di "Paleantropi" e che attribuì al Pleistocene medio.


f.17a – b Scavi di Saccopastore nel 1929

Pochi anni dopo la scoperta del cranio cessarono i lavori di estrazione in quella cava di ghiaia, che fu abbandonata: le acque dell'Aniene ne invasero il fondo e le scarpate si rivestirono di piante selvatiche. Il 16 luglio 1935, il paleontologo romano Alberto Carlo Blanc e il suo collega francese, l'abate Henri Breuil, portarono alla luce su una scarpata semifranata un secondo cranio, frammentato e parzialmente demolito, attribuibile ad un individuo maschile di circa 30-35 anni. Nel 1936, l'anno successivo la scoperta del secondo reperto umano, una breve campagna di scavo nella tenuta di Sacco Pastore, ad opera dell'Istituto Italiano di Paleontologia Umana, portò alla luce, nel medesimo livello nel quale giacevano i


crani, * numerosi fossili pleistocenici 22 di mammiferi estinti, * alcune schegge di selce di indubbia lavorazione umana e di tipica foggia musteriana 23 e * resti di fauna (semi e impronte di foglie), che hanno permesso di attribuire i fossili di Sacco Pastore ad un periodo interglaciale 24 compreso tra 130 mila e 110 mila anni fa e di ricostruire l'ambiente in cui visse l'uomo di Sacco Pastore: un paesaggio ricco di boschi misti (dalle querce ai faggi, ai carpini) simili a quelli che oggi si trovano in Italia centrale a circa 800 metri s.l.m., perciò a clima leggermente più freddo rispetto a quello dell'attuale campagna romana ed abitato da animali selvatici ed esotici, qui attirati dalla presenza di un guado per l’abbeverata. 22

"Pleistocene", dal greco "il più nuovo", è l'epoca geologica che ha inizio 2,58 milioni di anni fa e termina convenzionalmente (secondo l'International Stratigraphic Chart) 11.700 anni fa. Il Pleistocene inferiore (da 2,58 milioni a 781.000 anni fa) e medio (da 781.000 a 126.000 anni fa) corrispondono al paleolitico inferiore (Homo habilis e Homo erectus), mentre il Pleistocene superiore (da 126.000 a 11.700 anni fa) ai periodi del paleolitico medio e superiore (Homo neanderthalensis, Homo sapiens). 23

"Musteriano" è il nome dato dagli archeologi al periodo in cui venivano usati attrezzi prevalentemente in selce, associato principalmente con l'Homo neanderthalensis. Prende nome dal sito di Le Mouster, un riparo in roccia nella regione francese della Dordogna. Il termine fu introdotto da G. de Mortillet nel 1869. 24

In geologia, “fase o periodo interglaciale” è il periodo di tempo caratterizzato da clima temperato e asciutto, compreso tra due fasi di espansione dei ghiacciai. Gli ultimi quattro periodi glaciali prendono il nome, dal più antico al più recente, da quattro affluenti minori del fiume Danubio in Baviera (perchè fu proprio nelle vallate tedesche che si rinvennero tracce dell'attività dei ghiacciai): Gunz, Mindel, Riss e Wurm. Essi sono intervallati da tre fasi interglaciali: Gunz-Mindel, Mindel-Riss e Riss-Wurm.


Le ricerche stratigrafiche e fisiografiche, intraprese dal Blanc nella bassa valle dell'Aniene, hanno permesso di confermare l'attribuzione del livello neandertaliano di Sacco Pastore all'ultimo periodo interglaciale e la sua distinzione cronologica delle formazioni dei terrazzi più elevati e più antichi. Il giacimento di Sacco Pastore era, infatti, una parte integrante dell'ultima e più bassa terrazza della valle dell'Aniene e il livello neandertaliano si era formato quasi alla medesima altezza dell'attuale pianura d'inondazione, quindi in una fase costruttiva del ciclo sedimentario Riss-Wurmiano 25, coevo del Tirraniano litoraneo. Il rinvenimento dei due crani costituì subito oggetto di dibattito scientifico sull'evoluzione dell'uomo di Neandertal e sulle relazioni tra questo tipo umano e le origini del moderno Homo sapiens, ma l'eccezionalità sta nel fatto che essi, insieme a quello rinvenuto il 25 febbraio 1939 nella Grotta Guattari sul Monte Circeo (LT), rappresentano ancora oggi la più importante testimonianza della presenza dell'uomo di morfologia neandertaliana in Italia. Purtroppo gli scavi di Sacco Pastore si interruppero dopo una breve stagione, giacchè gli scavi paleontologici hanno sempre richiesto il concorso di varie competenze specializzate, di mezzi particolari e, soprattutto di parecchio danaro, ma allora i finanziamenti per simili attività erano veramente molto molto modesti. I due crani, denominati rispettivamente "Saccopastore 1" e "Saccopastore 2" dall'antico nome del sito, sono attualmente conservati presso l'Istituto di Paleantropologia Umana dell'Università "La Sapienza" di Roma e poichè l'uomo di 25

L'ultimo ciclo interglaciale Riss-Wurm, il maggiore del Pleistocene superiore, risale ad un periodo che va circa da 130.000 a 110.000 anni fa.


Sacco Pastore si differenzia dagli altri neandertaliani per la piccola capacitĂ cranica (1200 cmÂł) e il forte appiattimento della volta cranica, essi vengono definiti del tipo "sapiens arcaico" o "pre-neandertaliano" dai moderni paleantropologi (f.18).

f.18 Crani di Saccopastore


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