Lamentazioni di un povero diavolo

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Lamentazioni di un povero diavolo

“In difesa del diavolo, va detto che abbiamo sentito una sola campana. Dio ha scritto tutti i libri� Samuel Butler, Taccuini, 1912



Sì,

sono il diavolo. Non ditemi che faticate a riconoscermi. Da quando siete piccini avete ben presente la mia faccia. Si sa che basta nominarmi per veder spuntare le corna. E la coda ovviamente, e gli zoccoli caprini e le unghie sporche e nere. Una faccia così però non può che far simpatia, questo lo dovete pur ammettere. Sono anche uno di famiglia. Talmente amato da finire pure su qualche stemma calcistico o qualche adesivo per il motorino o il cruscotto dell’automobile! Si diceva che basta nominarmi. In realtà quello che mi manca è un nome certo: ovviamente ciascuno dà il nome che meglio crede al proprio male…e questo la dice lunga su quanto egoismo giri tra gli uomini! Non che io, a differenza di altri, abbia mai ufficializzato il mio nome né imposto punizioni a chi lo nomina invano. Diciamo che nella vaghezza e nella varietà, tutto sommato, ci sto bene. Mi sento a mio agio. Abraxas, Astaroth, Baal, Bafometto, Belial, Demonio, Emaus, Eblis, Lucifero, Mefistofele, Satana, Tuberoch. E poi ancora Abaddon il “distruttore”, re infernale dell'Apocalisse ed assimilato al dio Apollo dei Gentili, per quanto io abbia sempre detestato perder tempo con ridicoli strumenti musicali come la lira. Asmodeo, vale a dire, il “devastatore”, sovraintendente alla lussuria. Belfagor , pare per qualcosa legato alla pigrizia. Lucipher, l'apportatore di luce, motivo di non poco orgoglio. Ovviamente col suo contrario: Mefistofele, nemico della luce. Kobal , che pare sia anche il patrono infernale degli attori, un tempo sepolti in terra sconsacrata. Ukobach, demone che sovraintende alle fritture ed ai fuochi d'artificio. E per finire, prima di venirvi


subito a noia, Belzebù, dio dello sterco, del letamaio e, per metonimia, il dio delle mosche, sovraintendente all'ingordigia! Eppure io ho sempre avuto mire ben più alte. Ma si sa che chi troppo in alto sal cade sovente. Precipitevolissimevolmente. Oh ce l'avevo quasi fatta a sistemarmi in paradiso, invece niente: mi hanno buttato di sotto che mi fa ancora male la zampina! Ma io riuscirò a risalire, perché la mia specialità è da sempre l'arrivismo! Anche se il successo è sicuramente l'offesa peggiore che uno possa fare ai propri amici: molte carriere brillanti vengono così attribuite a me, ma può darsi che gli interessati la pensino in maniera diversa.

Il Principe di Sansevero


Credete ad esempio che il povero principe di Sansevero andasse orgoglioso di veder attribuite al diavolo ogni sua opera, ogni sua invenzione, ogni sua trovata militare, alchemica o ogni suo omicidio commesso in nome dell'alto e nobile ideale della scienza? Rimaneva malissimo quando gli capitava di osservare, con la coda dell'occhio, i viandanti passare davanti al suo palazzo e farsi furtivi un segno della croce, frettoloso quanto approssimativo. Lui sapeva benissimo di essere l'unico artefice del proprio ingegno. Andava su tutte le furie quando veniva a sapere che, in giro, si diceva fosse sceso a patti con me pur di salire la scala sociale e gerarchica, pur di vedersi citare dalle migliori menti della sua epoca come un maestro. Era talmente ambizioso che non gli sarebbe mai passato per la mente di dover dividere con altri i suoi successi. Parola alquanto impegnativa oltretutto. Massone convinto, non ha esitato a denunciare tutti i suoi a re Carlo III (preoccupato su istigazione di papa Benedetto XIV) per aver in cambio salva la vita e i suoi beni terreni. Così da campione del liberismo filosofico finì burattino papista e borbonico. Con centocinquant’anni d'anticipo rispetto ai coniugi Curie scoprì la radioattività, ma invece di rendere pubblica la notizia la nascose in astruse annotazioni da invasato esoterista. Uccise sette cardinali ma non trovò di meglio che farsene seggiole con le ossa e rivestimento con le pelli opportunamente conciate. Torturò due poveri servi con pozioni letali, al fine di studiare la circolazione sanguigna, ma non ottenne altro che grottesche macchine anatomiche da esporre nei sotterranei della sua cappella. Avesse


cercato davvero il mio appoggio quantomeno oggi lo si dovrebbe trovare sui libri di storia anziché tra le curiosità di un settecento da circo. Non ci si capacità mai del successo altrui. Specie quando questo successo tocca a chi conosciamo bene. Così è l’invidia la porta per la quale mi si chiede d’entrare e di attribuirmi ogni merito di quel successo. “Ha di sicuro venduto l’anima al diavolo”. Non credete che possa essere io quello furbo? Me ne potrei far davvero qualcosa dell’anima di un inetto che per raggiungere i propri scopi ha bisogno di un contratto così demodé? Se c’è una cosa che ho imparato a mie spese è che se avessi riempito l’inferno di personaggi migliori oggi avrei più credibilità, qualche concreta certezza, anche se oggi l'unica cosa certa è l'incertezza. Non basta il talento normale per avere successo. Bisogna anche avere il talento di sapere per che cosa si ha talento. Non bisogna voler brillare per ciò che non si sa fare, come tanti attori che recitano e scrittori che scrivono, bisogna avere soprattutto il talento del compromesso. Anche i geni letterari, stabilmente domiciliati nell'enciclopedia, oggi si troverebbero nei guai a volermi dedicare un qualche ritratto. Non colpiscono più nessuno i fumi di zolfo o i balli scatenati di qualche brutta vecchietta o le occhiate lascive di fanciulle a mal partito. Si è visto ben di peggio.



Ho avuto molto tempo per riflettere e credo che mi possa a buon diritto attribuire più di un merito. Ho dato a molti l’occasione di dar sfoggio della propria santità. Ho scoperto a mie spese che la riconoscenza è un sentimento poco diffuso tra gli ecclesiastici. Non dico un processo di canonizzazione, ma almeno un grazie per quello che ho fatto alla carriera di molti di loro, quello sì. Ho lavorato per far si che il mondo fosse pieno di cose belle: l’arte, la musica, la scienza, il teatro…non son stati forse merito mio? L’hanno spesso dichiarato uomini definiti fin anche dottori dalla teologia! Purtroppo anche qui son stato poco furbo: avrei dovuto curare di più le pubbliche relazioni. D’altra parte bisogna sapersi far valere nella vita: la pubblicità è l'anima del successo. Cos’altro ho fatto di bene? È inutile che faccia l'esame di coscienza, tanto sono sempre bocciato. Sono un povero diavolo di diavolo, ecco cosa sono. Mi è mancata l’organizzazione se proprio la devo dire tutta. Qualche buon promoter non troppo affezionato a cianfrusaglie da mercatino della domenica pomeriggio. Da che mondo è mondo non ci si è mai fidati giustamente di ambigui ciarlatani con al seguito teschi, gatti morti e pentoloni in rame dal contenuto incerto. Io, per trasformare gli uomini in bestie, ho bisogno dell’erba cinquefoglio, della morella o della belladonna, del napello, dell’aconito, della canapa indiana e dell’urina di rospo. All’uomo bastano una spada o una pistola! Sa far meglio e più sbrigativamente da sé. Non ha bisogno del mio aiuto o dei miei intrugli naturisti, che per altro non ho mai saputo vendere e valorizzare abbastanza


bene. Facendone stimare ad esempio la naturalezza e l’originalità. Invece con l'organizzazione pubblicitaria che si ritrovano i miei concorrenti di lassù non perdono un colpo. Conoscono tutti i trucchi: ricerche motivazionali, leve psicologiche. Così per prima cosa al potenziale cliente, l'uomo, vendono lo scontento, il disagio di sé. “Così come sei non vai bene”. “Se continui di questo passo possono succederti cose tremende”...e gli danno un Saggio con inondazioni e cataclismi. Per quanto cosa c'entrino i terremoti col peccato non l'ho mai capita. È marketing psicologico. Ecco cos'è. Tanto se fanno poi un disastro troppo grosso possono sempre dar la colpa a me...eterno invidioso del bene altrui. Chiacchierato come sono tutti ci credono subito. Ho sopportato così tante denigrazioni a mezzo stampa, così tante infamanti, quanto esagerate, accuse di ogni possibile nefandezza, che se mi fossi ingegnato a chiedere un qualche risarcimento oggi sarei più ricco di qualsiasi petroliere o magnate delle telecomunicazioni. Non appena qualcuno ha un guizzo di autonomia decisionale, magari per soddisfare un innocuo istinto d’appetito, ecco che subito ci si scatena nel dare la colpa a me. Io sarei causa e motore di ogni rivoluzione. Anzi, il più grande rivoluzionario della storia. Che poi, visto la fine di ogni rivoluzione avvenuta dai tempi degli ebrei ai bolscevichi russi, non mi si riconosce neanche una gran capacità organizzativa; le cose sono due: o io sono un pessimo stratega o mi son sempre fidato della gente sbagliata! Delle persone più inette ed incapaci. Buoni solo di


divertirsi con ghigliottine e moschetti piuttosto che portare a termine una rivoluzione decente. Vatti a fidare della gente per l’appunto. Sanno solo dirmi, dietro le spalle, una quantità di cose orribilmente vere. Ma cercano di non farsi sentire. Non hanno nemmeno il coraggio delle opinioni altrui. Curano anche molto la confezione: il creato bisogna ammetterlo è molto vistoso, ma anche di buon gusto. Si sente che il capitale interamente versato è cospicuo. Mentre se c’è una montagna storta o pericolosa allora la intitolano a me. Un fiume capriccioso che straripa ogni tre per due? Altra toponomastica che mi si dedica. Una vallata con qualche zolfatara maleodorante? Mia. Un deserto insalubre. Sempre mio… Per altro la natura contiene cose che, se da un lato sarebbe sacrilego desiderare diverse, dall'altro non sarebbe carino menzionare: non si capisce ad esempio perché il corpo umano sia stato fatto così com'è, con certe parti che offendono i puritani: la nudità offende le persone per bene. E poi, credete davvero che io, il diavolo, abbia potuto intervenire sul creato? Sull’opera più alta di questo benedetto e impegnativo lavoro? L’uomo intendo. L’uomo è interamente frutto della fantasia del Principale. Non ci sto a passare quel quello che abbia voluto metter becco su certe parti destinate a vergognose attività di cui spesso si abusa. Anche se di abuso in abuso l’uomo c’ha messo del suo a ingegnarsi nuovi modi di trar piaceri dalla proprie impudicizie. A dar retta ai vostri coloriti modi di chiamarmi sempre in mezzo passo anche per uno che non ha di meglio


da fare tutto il giorno che andarsene in giro a istigare chissà che: “L'uomo è di fuoco, la donna di stoppa, il diavolo arriva e soffia”. Dovrei avere polmoni d’acciaio. A sentir certe favole è colpa mia se dopo averne usato in allegria reciproca, l’uomo e la donna abbiano iniziato a vergognarsi della propria nudità. Diciamocela davvero tutta, certe cose del corpo è meglio tenerle nascoste, coperte, celate. Se non altro per evitare quei maldestri confronti. Solo gli animali girano nudi, nessun altro. Nessuna verità è riuscita, per esempio, a valicare i maestosi portali del Palazzo di Giustizia nuda come la mamma l'aveva fatta. La verità che entra in tribunale deve essere in abbigliamento legale: coperta cioè nelle parti più imbarazzanti. Sono anche stati molto scaltri lassù ad allargare il mercato speculando sul bisogno di sicurezza. Un po’ come quelle ditte di frigoriferi che nelle pubblicità mostrano l’elettrodomestico sempre traboccante di buone cose per evocare nell'inconscio la serenità dell'infanzia con la mamma che procura il cibo. I miei concorrenti promettono conforto, sostegno, consolazione, perdono delle colpe, remissione dei peccati, per non parlare delle volte che ti ricordano l'impressionante numero di affezionati clienti nei secoli. I Santi. Anche questa è una garanzia di sicurezza. L'uomo compagnia.

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E la pubblicità scandalistica? Chi credete che abbia messo in giro tutti i dubbi sull'esistenza di Dio? Io non di certo, io ci credo, se non ci fosse Lui non ci sarei neanche io e per me


sarebbe molto imbarazzante. D'altra parte bisogna ripetere gli slogan per diventare un santo: cioè un peccatore morto, riveduto corretto e pubblicato. Basta un fioretto e scatta la mobilità ascensionale. Chi compra un automobile, ad ogni acquisto passa ad una cilindrata superiore, affascinato dal senso di potenza e dalla competitività...Io ho più ripresa e perciò vado più veloce...Così io faccio più buone azioni e arrivo prima in cielo. La santità è un genere difficile, che va spinto, ed è quindi altamente pubblicizzato. La birra scura ad esempio è di gusto più deciso, piace di più. Ma nelle occasioni sociali beviamo la chiara e sosteniamo di preferirla perché è più distinta e costa di più. Anche il peccato è più gustoso, ma la santità più chic. I santi, anche i più ordinari, son finiti tutti sul calendario.

mademoiselle Henriette Savalette Jenny Lange


Che gusto ci sia in paradiso non lo so. Lassù sono tutti sereni...Non hanno mai un lampo. Si preoccupano solo del peccato: l'unica falla del sistema. Non hanno letto Freud, non hanno capito che non c'è il bene senza il male. Del resto anch'io ho detto porgi l'altra guancia. Ma l'ho detto al porcospino. Non tutti se lo sono guadagnato il paradiso. A molti è capitato sotto il sedere come il trono a certi a re. Detti anche teste coronate. Sebbene oggi i re non portino più la corona e abbiano una testa di cui è meglio non parlare. Quanto ai loro figli sono come certi treni che partirono senza essere mai arrivati. Sono delle copie molto scialbe come le copie carbone...hai voglia ad essere delfino se sei nato trota! Conoscete la storia di mademoiselle Henriette Savalette Jenny Lange? Nacque nel 1786 e visse gran parte della sua vita nel periodo francese delle Restaurazione. Donne elegante quanto schiva, erudita, poetessa, non senza un certo fascino o priva di ammiratori. Visse tuttavia la sua vita quasi in disparte: un lavoro alle poste reali, pochissime frequentazioni maschili e mai approdate a nulla di più che una amicizia rispettosa. Testimonianze dell'epoca dipingono mademoiselle Lange come una donna molto buona, gentile e così interessante sotto molti punti di vista, tanto da attirare diverse proposte di matrimonio, a cui lei si è sempre negata con grazia, avendo cura di variare le motivazioni dei suoi rifiuti a seconda delle circostanze. Mettendo sotto una lente di ingrandimento il pur minimo difetto dello sfortunato pretendente trovò ogni volta un motivo socialmente ineccepibile. Qualcuno fu accusato di essere un giocatore, un altro troppo attaccato al bere, e un altro ancora è stato riconosciuto colpevole di mostrare


troppa attrazione per il gentil sesso, ecc. ecc. Aveva ottime entrature nel mondo dell’aristocrazia francese, fresca orfana del Re Luigi e della moglie Antonietta. Molti protettore facoltosi che non le fecero mancare nulla. Fu solo alla morte, allor quando si dovette procedere alla preparazione della salma per la camera ardente, che si coprì che Henriette era in realtà un uomo! Iniziò a circolare la voce che Henriette fosse niente meno che l’erede al trono di Francia, misteriosamente scomparso dopo la prigionia in compagnia della madre a cui l’attaccatura della testa era in serio pericolo. Insomma colui che fu per un brevissimo lasso di tempo sul trono dei francesi, seppur ancora bambino, preferì le sottane ad una avventurosa quanto imprevedibile riconquista del potere. Dicerie? La verità la conosce solo il diavolo. E siccome una volta tanto voglio essere quello che voi andate proclamando che io sia, cioè un dispettoso, non ve lo dirò! Quanta fatica ad essere ciò che sono. A mantenere la mia dignità. A vedermi riconoscere un minimo di ingegno autonomo e non irritante. A potermi fidare di ridicoli invasati che si auto proclamano scrittori, poeti o santi. Neanche negli aforismi, la letteratura dei pigri, trovo un po’ di rispetto o un minimo di buon senso. Sarà pur vero che faccio i coperchi e non le pentole, tanto per citare il più benevolo che mi vuole solo incapace di dare un senso al mio fare, ma avete mai pensato che anche i coperchi da soli possono servire a qualcosa? Provate a batterli tra loro. Magari vi divertite. Gianluca Meis


L'uomo è di fuoco, la donna di stoppa, il diavolo arriva e soffia Miguel de Cervantes

All'inferno il diavolo è un eroe positivo. Stanislaw Lec

Aver paura del diavolo è uno dei modi di dubitare di Dio. Kahlil Gibran

E ciascuno ha il diavolo che si merita. Arturo Pérez-Reverte

Il demonio non è solo un fatto scientifico, è anche un fatto teologico. Simone Morabito

Non credo in Dio, figuriamoci poi nel diavolo. Ho fiducia solo nella stupidità della materia. Carl William Brown


Il diavolo ha reso tali servigi alla Chiesa, che io mi meraviglio com'esso non sia ancora stato canonizzato. Carlo Dossi

Il diavolo sa ben citare la Sacra Scrittura per i suoi scopi. William Shakespeare

Il diavolo è l'amico che non resta mai fino alla fine. Georges Bernanos

Il diavolo è morto il giorno stesso in cui sei nato. Kahlil Gibran

Il diavolo è un ottimista se crede di poter peggiorare gli uomini. Karl Kraus

Il Diavolo... quello spirito orgoglioso... non può tollerare di venir canzonato. Tommaso Moro


Il nemico si comporta come una donna, poiché suo malgrado, è debole e vuole sembrar forte. Sant'Ignazio di Loyola

Salute o Satana, o ribellione o forza vindice de la ragione. sacri a te salgano gl'incensi e i voti! Hai vinto il Geova dei sacerdoti. Giosuè Carducci

La vera felicità è impossibile senza la solitudine. Probabilmente l'angelo caduto tradì dio perchè desiderava la solitudine, che gli angeli non conoscono. A. Cechov

Si vede che c'è, basta guardarsi intorno...Al diavolo credevano Dante e Bulgakov, non ci dovrei credere io? G. Arpino

Se il diavolo non esiste, ma l'ha creato l'uomo, credo che egli l'abbia creato a propria immagine e somiglianza. Fëdor Mikhailovi? Dostoevskij


Il diavolo serve solo a giustificare l'imbecillità degli esorcisti e la stupidità dei loro sostenitori. Carl William Brown

A nessuno piace sentirsi ricordare com'è difficile far coincidere l'esistenza innegabile del male - la quale tale rimane nonostante le proteste della Christian Science - con la Sua onnipotenza e suprema bontà. Il diavolo sarebbe un'ottima scappatoia per scagionare Dio, economicamente avrebbe la funzione di scarico che ricade sull'Ebreo nel mondo degli ideali ariani. Ma poi? Dio può essere chiamato a rispondere tanto dell'esistenza del diavolo quanto del male che questo incarna.

Sigmund Freud, Il disagio della civiltà, 1930


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