Al Secondo Posto

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Al Secondo Posto Dopo il Primo premio del 2012, quest'anno la maestra è arrivata seconda ai Macchianera Italina Award. Poiché noi siamo contrari a quanti pensano che i secondi sono sfigati, abbiamo deciso di ricordare i secondi di tante classifiche nel modo migliore, con una nuova sezione: "Secondo posto". Abbiamo chiesto di andare a caccia di classifiche (Sanremo, mondiali di Formula uno, campionati di calcio, ordine di arrivo dei cento metri ad ostacoli, finale di X-Factor, elenco dei tonni derivanti da pesca sostenibile etc) e dedicare al secondo arrivato un tema. Buona Lettura

svolgimento.blogspot.it blogl letterario a cura di Anna Wood, Roberta Lepri, Gianluca Meis, Giorgio D'Amato e Federico Orlando I temi qui pubblicati sono comparsi su “Tutta colpa della Maestra”. I diritti sono di proprietà dei singoli autori che li hanno concessi al blog con License Creative Commons Novembre 2013



Mirella Sessa seconda a Miss Italia 2009 La tua è una figlia guardabile, non c’è che dire, ma non è competitiva, ci vogliono gambe, dice mio nonno a mia nonna. Cretino, lo vedi, è tra le prime due, già novantotto se n’è tolte di mezzo, e ora si pesterà sotto i piedi pure la tua! Certo che è tra le prime due, ma l’altra è la mia, troppo bella, che se corresse in Formula Uno vincerebbe il campionato dopo la prima gara, con o senza una Ferrari. Sì, pure con un carretto arriverebbe prima, pare un mulo. La tua invece ha le gambe come i piedi del tavolino. La Carlucci non lo sa che mio nonno e mia nonna sono davanti la televisione e stanno commentando gli ultimi minuti di Miss Italia 2009. Che se lo sapesse, perderebbe la sua faccia di marmo. Mia nonna glielo ha detto a mio nonno, stasera non cucino, ti mangi le zucchine fritte che sono rimaste a pranzo, ma tanto mio nonno manco ha cenato, lui delle ragazze che sfilano in costume o in abito lungo non vuol perdere niente. Su un foglietto aveva scritto i numeri di quelle che gli piacciono, a mia nonna ha detto guarda queste, sono una meglio dell’altra. Mia nonna questa cosa non la sopporta, ma non perché sia vecchia, e neanche perché queste sono belle, non la sopporta e basta, perché quelle che sfilano sono femmine e invece i maschi non li fanno sfilare mai. Guarda, non ci sono dubbi, vince lei, la 7, dice mio nonno. Ma l’hai sentita parlare? Intanto questa non può rappresentare l’Italia, questa quando apre la bocca rappresenta solo il suo paese di teste dure e salami piccanti, può fare solo l’ambasciatrice in Italia della regione Calabria. La mia invece pare uscita da un telefilm americano, bella, bionda che pare… ti ricordi quell’attrice americana che è morta di una brutta malattia, quella che sparava e che erano tre, insomma, ah, quella che era sposata con l’attore del film che faceva piangere che la protagonista moriva pure lei di brutta malattia e la musica era commovente - ma quanto piansi! -, te la ricordi? Mi stai nominando tutte cose che portano malasorte, e infatti alla tua gli hanno dato il numero 17. 17 a tua sorella. Le diedero il 17 perché lo sa portare. E poi parla italiano. Hai capito? Italiano. La tua invece ha bisogno dell’interprete. Ma che dico, quando parla la dovrebbero sottotitolare. Che poi mia nonna ha ragione, io pure l’ho sentita parlare questa che ha il numero 7, non si capisce veramente, ha la bocca impastata, pare uscita da Cristo si è fermato a Eboli. E mentre loro due stanno davanti la televisione la Carlucci fa venire a tutti l’ansia. Dice che sono tutt’e due bellissime e che, dopo l’esito del televoto, una delle due vincerà contratti, gioielli, viaggi e altre


cose. E l’altra? – mi chiedo -, l’altra niente, finirà per strada, bijoutteria e voli low-cost con la Ryan air. Che triste la vita, manco una coroncina di latta. Arrivare seconda o centesima non cambia niente. Che tanto si sa come finisce, la prima scoppia a piangere e la seconda la consola perché ha vinto. Forse non lo vorrei sapere chi vincerà. E’ meglio che non ride, è meglio che non ride, dice mia nonna. Pare un cavallo. Gliela guardasti la bocca alla tua? Gliela guardasti? Non ride perché ha i denti come la discesa per andare a mare. Preferisce sembrare a lutto. Pezzo di sfrontato. E’ tutta invidia, i denti li ha buoni, una mezza limata e si possono pareggiare. Pezzo di sfrontato e indegno: avessi un carretto alla tua non gli farei mancare niente, il fieno migliore. Ma se ti piacciono queste che sembrano asini da carretto, perché ti sei sposato me che invece sono precisa alla 17? Infatti siete coetanee, la 17 ha le stesse rughe che hai tu. Pure lo stesso colore di capelli avete, ma che usate la stessa tintura? Mia nonna potrebbe aggredire con un bastone ma fa finta di niente: Signora Carlucci, facciamola veloce, finiamola con queste chiacchiere, a questa di mio marito vedete di riportarla nella sua stalla. Squalificatela, non è umana, è equina. Signora Carlucci, non ascolti a mia moglie, non ne capisce niente, è così invidiosa della bellezza altrui che farebbe vincere pure una racchia che in bocca non si può guardare. E la signora Carlucci sembra avere ascoltato, il verdetto arriva in busta, il cameraman inquadra la 7, poi la 17, di nuovo la 7 e di nuovo la 17, poi si confonde e inquadra una che non c’entra niente, allora reinquadra la 7 e ancora la 17; la Carlucci urla il nome della vincitrice. Mio nonno salta in aria e comincia a ballare, mia nonna spegne il televisore tirando la spina per il filo e poi stacca il riduttore che senza quello la televisione non può essere riaccesa. Per quest’anno questa trasmissione mi ha fregato di nuovo, urla mia nonna. Sbatte la porta e va a dormire. Giorgio D'Amato


Emanuele Filiberto secondo in linea di successione al Trono d'Italia Un caloroso saluto a tutte quante le mie amiche, dal vostro Emanuele Filiberto. Oggi vi propongo veramente un'incredibile offerta. Sto parlando de "L'offertone rottamazione". Avete capito bene. Ogni cinque anni l'azienda che io pubblicizzo fa un'offerta speciale ma quest'anno, in virtù del momento particolare, ha voluto proprio esagerare. Allora...Via con l'offerta!. Si tratta di una favolosa batteria di pentole 18 pezzi acciaio inox 18/10 per una cucina senza oli, senza grassi, senza niente, cottura a Castello di Moncalieri, pomoli con termostato per un controllo della cottura e con un triplo fondo alto un metro e basta, per tutti i tipi di fornelli, a gas, a legna, elettrici, da campeggio, da roulotte, principalmente ad induzione! I manici, disponibili sia in acciaio che in bachelite, per non scottarsi e per non prenderle (di santa ragione) con le presine. L'interno, con il bordo arrotondato per una maggiore e facile pulizia, lucidato a specchio col Mastro Lindo. Come vedete sono marchiate a fuoco, pesanti, col pentolone che pesa quanto un macigno, che ad alzarlo ci vuole la gru. Una batteria completa, eccezionale senza nessun optional da pagare a parte, con dei coperchi che...manco il diavolo! Ma veniamo subito all'offertone rottamazione: oggi, solo per oggi, l'azienda vuole cambiare tutte le pentole degli italiani, vuole cambiare tutte le nostre vecchie pentole che abbiamo in casa con queste eccezionali pentole in acciaio inox garantite a vita. E allora se riuscite a prendere la linea, attiva 24 ore su 24, sei giorni, sette notti, 50 % di sconto per le prime 20 telefonate, se trovate occupato attendere prego, se fossi un cane abbaia, se fossi un gatto miao, se fosse tardi ciao, amiche vi portate a casa una batteria 18 pezzi in acciaio inox, imperdibile. In più, compreso nel prezzo riceverete a casa, posta celere, un tv color a microonde, combinato, 14 pollici con caldaia separata. Un ferro da stiro professionale a pressione con cambio Shimano 18 rapporti occasionali. Ma attenzione! Potete cambiare questi prodotti sostituendoli con altrettanti articoli, che potete scegliere tra: il servizio di piatti in porcellana 'Clotilde Coureau' 24 pezzi e il servizio di bicchieri in cristallo “Marina Doria”, salvato per miracolo da papà Vittorio Emanuele durante il viaggio d'esilio in Svizzera, e ancora... questa splendida mountain bike che trattiene il calore e lo diffonde uniformemente, con televideo per 12 persone. Un ceppo da coltelli con tre CD: hanno il bordo salvagoccia e possono essere usati anche come sottopentola. Come potete vedere dalle immagini non dimenticate questo esclusivo, comodissimo forno 36 pezzi, alto 1 cm; e l'impianto stereo, con un piatto interno girevole, eccolo là, mmh..buono il pollo!, per soli...ascoltate bene...99 €uro, iva compresa, pari a 548.879.000 delle vecchie lire, pagabili


anche a rate: 170 mila €uro al mese, a partire dal 15 gennaio 2014. Chiamate immediatamente il numero verde ottotrotto, o se preferite il numero amico ottogaloppo. La telefonata non è impegnativa. Allora cosa aspettate? Non perdete tempo. Inoltre, in omaggio, con solo 3000 €uro per le spese di spedizione, insieme alla batteria, riceverete (a vostro rischio e pericolo) il saxofono di Bill Clinton, il clarinetto di Renzo Arbore e il microfono di Gino Latilla, che a Sanremo cantava: "Son tutte belle le mamme del mondo". Ora vi saluto perché, come dice Elio, essendo un savoiardo mi puccio nel caffè. Sabino Bisso


Middlesex secondo romanzo di Jeffrey Eugenides Gli avrò rivolto la parola una o due volte senza sembrare un demente. Quando mi ascoltava, durante l’intervallo o mentre raccoglieva frettolosamente le carte sopra la cattedra per andare via, aveva un modo estremamente fascinoso di lisciarsi quei quattro capelli che gli erano rimasti sulla nuca, un po’ sbiaditi sul giallino. Doveva essere un uomo tanto stanco, con gli occhietti incavati e increspati da tantissime venuzze che supplicavano riposo. Al mattino mi pareva un Picasso: un’accozzaglia di forme, odori e umori messi lì a darmi serenità. Capitava spesso di sentirmi perseguitato da quel suo odore di trinciato e deodorante, così ne seguiva che il suo nome mi pizzicava sul cervello e poi sulla lingua, ché avevo voglia di pronunciarlo, di destrutturarlo, di possederlo tutto. E partiva la fantasia. La fantasia di stargli sopra nudo, quella di baciarlo e di leccargli la lingua che sa di Merit, quella di mordergli i capezzoli che non gli ho mai visto mentre lo sento dentro. Sono anche andato a trovarlo a casa sua una volta, d’estate, per restituirgli un libro che mi aveva prestato. Ero sicuro di poterlo conquistare: mi feci offrire un tè, iniziai a scorrere col dito i tomi della sua libreria e iniziammo a parlare di letteratura americana, quella postmoderna. Aprivo e chiudevo davanti i suoi occhi la prima edizione in lingua inglese del secondo romanzo di Jeffrey Eugenides che in Italia non era ancora stato tradotto. In Middlesex, gli dicevo, questa ragazza scopre poi di essere una specie di ermafrodito. Esistono, ci sono dei casi documentati. Lui mi guardava con aria d’insufficienza, come si guarda un demente, abbassava gli occhi e continuava a fumare. Inutile dire che con l’università misi da parte la letteratura americana. Ci vuole troppo impegno, i romanzi sono un sacco lunghi e il libro di Analisi Matematica I, che ho studiato ben sei volte, mi bastava. Nonostante tutto ho avuto il coraggio di scrivergli ogni tanto: “saluti da Bergen” e in allegato un paesaggio, “come va il lavoro?”, “la Lola ha partorito?”, “auguri!”. Mi rispose una sola volta chiedendomi com’era la facoltà, se mi piaceva, come stava mia madre e basta. Adesso è un po’ che non lo sento. Non ricordo neanche il colore dei suoi occhi o il motivetto della camicia che indossava quasi tutti i lunedì ma sono sicuro che se dovessi stilare una classifica, ora che sono sposato, potrei tranquillamente affermare che lui è la seconda persona che ho amato di più in tutta la mia vita. Giovanni Alberto Arena


Camilla seconda moglie di Carlo d'Inghilterra Alto, ancora in forma, se avesse i capelli sarebbero brizzolati e mi piacciono un sacco quelli canuti. Vedovo. Sì, vedovo. Sto parlando di quello stato in cui si entra a fare parte quando muore la moglie. La prima, la donna di cui lui si è innamorato, che ha sposato, la madre dei suoi figli, la " prima donna" E tu sei la seconda, seconda in tutto. Ora che ci penso la seconda volta è stata meglio della prima e mi lascio trastullare dal ricordo. Intrappolata dal numero due in un vortice continuo tra confronti e precisazioni varie. “Lei non ci metteva la noce moscata nel ragù e mi accompagnava ogni domenica a pranzo dai miei.” Io ce la voglio mettere la noce moscata nel mio ragù, è un ingrediente che mi piace e non voglio venire a pranzo dai tuoi perché a tuo padre gli puzza l'alito di germogli di soia andati a male. La mia prima moglie inamidava le mie camicie prima di stirarle e le riponeva in fila perfettamente ripiegate una sopra l'altra. Non voglio piegare le tue camicie preferisco appenderle che faccio prima e l'amido lo uso solo in cucina per le mie creme. Lei le uova le montava a mano. Io uso lo sbattitore elettrico e preparo il brodo vegetale prima di fare il risotto e canto mentre cucino. Lei odiava cucinare che si sporcano un sacco di cose e si fa puzza in cucina e poi amava le banane mature, le schiacciava a composto e le mangiava con gusto Io odio la frutta matura e non mangio banane, compro lo sciroppo d'acero e lo zucchero di canna e faccio i dolci light che ho la tendenza a mettere chili. La mia prima moglie stava in casa ad aspettarmi in ogni momento, tu stai spesso fuori, tieni troppi interessi e troppi amici, Lei aveva giusto una decina di scarpe, quelle per andare ai matrimoni che a volte indossava pure la


domenica in chiesa o a Natale, le scarpe comode per fare la spesa e non portava mai tacchi che ti spezzano le vertebre dorsali. Così finirai: spezzata. No, finirò al manicomio! Non va bene, pensavo, e cercavo una soluzione tra le vecchie carte di famiglia. Non lo avessi mai fatto. Ho visto una foto della buonanima: magra, lei era magra! Come si permette a farmi pure questo? Era una donna minuta, esile con i capezzoli attaccati allo sterno, non ce la posso proprio fare a reggere questo confronto. Ho perso, sono arrivata seconda: questa è la dura realtà. Io che sono stata in molte occasioni la prima: la prima figlia, la prima della classe, la prima al concorso gallo d'oro, e dopo essere stata la prima per tante volte, eccomi qui: seconda al giro di ruota più importante. Eppure ricordo, e ora so, che mia nonna mi raccontava un sacco di cavolate: diceva che la seconda moglie mangia con le posate d'argento. Antonella Tarantino


Il libretto rosso dei pensieri secondo libro più diffuso Prima di me c’è il diluvio, descritto insieme a tutta una serie di piaghe e disgrazie e personaggi che si rincorrono dalla genesi ai giorni nostri. Prima di me, sul gradino più alto del podio, c’è Lui, tutti lo sanno, soltanto uno è il Libro per definizione, il testo che contiene tutto e il contrario di tutto e diovifulmini se oserete contraddirlo. Classifiche, sondaggi, statistiche, fior di laureati mobilitati per calcolare i volumi di vendita dei volumi, ma lo so in partenza che per me non ci sono santi, mentre il mio avversario, insomma, secondo me le classifiche delle vendite sono truccate e se ci penso mi si rivoltano i paragrafi dentro i capitoli. Il secondo posto mi andrebbe anche bene, non è di questo non mi lamento, un secondo posto nella storia, scelto tra milioni di altri libri, è tutt’altro che da buttare via. Eppure un po’ di rammarico c’è, mi sento defraudato di qualcosa, è una macchianera che imbratta le mie pagine. Dopo tanti anni di storia sul dorso, meriterei anch’io un primato, ci vorrebbe almeno un avvicendamento decennale, un ribaltamento delle tendenze, il coraggio di voltare pagina. Purtroppo, secondo i sondaggi, la gente di tutto il mondo si ostina a tenere sul comodino la Bibbia, e non il Libro delle Guardie Rosse, che sarei io, più conosciuto in occidente come il Libretto Rosso di Mao. E già qui ci sarebbe da aprire una parentesi, perché prima di diventare il Libretto Rosso sono stato bianco, poi melange, alla fine il rilegatore e il presidente Mao si misero d’accordo sul colore della copertina. Il rosso, diceva Mao, oltre che i tori, avrebbe attirato anche le masse operaie di tutto il mondo e poi il rosso è il colore dell’energia positiva, delle bandiere comuniste, della forza, della rivoluzione, nel frattempo che lui declamava, il rilegatore aveva già finito il suo lavoro e mi aveva impacchettato e consegnato. Sono consapevole che anche il mio antagonista è opera dell’ingegno umano, al di là dei contenuti che possono essere opinabili, ognuno ha le sue preferenze, e giuro che non provo nessuna forma di invidia sociale o rancore nei confronti del Vecchio Testamento, anzi secondo me uno con un titolo così non mette soggezione a nessuno, e poi ha una certa età e sarà pure stufo di stare sempre al primo posto. Quello che mi preoccupa è il Nuovo Testamento, mi sa tanto che sotto ci sia qualche magagna, altrimenti perché chiamarlo Nuovo? Significa che annulla e sostituisce quello Vecchio? che le quote dei beni terreni sono state ridistribuite in modo diverso a persone differenti da quelle designate nella vecchia stesura? E poi chi sono queste persone destinatarie di mobili e immobili sparsi in tutto il medio oriente che si affaccia sul Mediterraneo? Proprietari che sfruttano gli operai della vigna, padroni che lodano gli amministratori disonesti, perché agiscono con scaltrezza, altri che si


procurano gli amici con la ricchezza disonesta, e più di uno zombi che esce dal sepolcro. Forse essendo anch’io un libro non dovrei neppure parlare ma, io stesso, a leggere queste cose divento rosso, se penso che costoro hanno seguito il protagonista per tutta la vita, solo per strappargli una firma sul nuovo testamento. Il Libretto Rosso, che poi sarei io, è un’altra cosa, qui è tutto scritto nero su bianco, ogni cosa è trattata con chiarezza e saggezza, non ci sono clausole scritte in corpo sei, né storie che si sviluppano seguendo parabole bizzarre, riso al riso, sakè al sakè. Si affrontano i temi quotidiani e concreti, quello di cui la gente ha bisogno, e non si descrivono astratti metodi per dividere in due il mare o progetti per la costruzione di zoo galleggianti. Sul fatto della proprietà, per esempio, il presidente Mao è stato chiaro. Il popolo può usufruire di tutti i beni disponibili, la casa, il lavoro, l’anatra laccata, la lotta di classe, il partito, il bambù, la disciplina, la rivoluzione, la guerra, i quadri, il riso, la pace, credo che abbia detto testualmente così, tutto è a disposizione di chi ne ha bisogno e chiunque può farne uso per il bene comune, ci mancherebbe. Per l’eventuale tassa sugli immobili, Mao riflette un poco, si riunisce, poi dice che ognuno dovrebbe pagare la sua quota, calcolata dividendo l’intera somma per il numero dei cittadini, che così saranno felici di pagare tutti la stessa cifra, chi ha una casa piccola, chi ha una casa grande, ricchi o poveri, vecchi o giovani, non ha nessuna importanza, sarebbe una bellissima espressione di uguaglianza e di socialismo. Questo afferma Mao Tse-tung, e sarei pure d’accordo se con questa affermazione avesse ottenuto il primo posto nella classifica dei libri più venduti al mondo, invece no, solo un secondo posto. E allora io dico che è meglio non pagare, stop, non si paga nessuna tassa. Arrangiatevi, non pagate le tasse e percuotete i vicini di casa, adesso c’è scritto esattamente così, a proposito di immobili, a pagina settantadue di me stesso. Non ci posso fare niente, ormai il paragrafo io l’ho cambiato, perché ho l’astio, un’acredine che mi pervade, la rabbia di essere sempre al secondo posto, ebbene sì, è frustrante, dovrei essere superiore a certe cose, ma è più forte di me, chi ha fatto questi sondaggi meriterebbe di essere impalato. Comunque verrà il giorno che il trend si invertirà e gli uomini della terra guarderanno oltre la muraglia e finalmente capiranno che i libri sono tutti uguali di fronte alla storia, non importa il colore della pelle della copertina, non c’è oriente né occidente, sud e nord, destra e sinistra, anche gli ultimi saranno i primi, tutti hanno diritto al primo posto in classifica. Quel giorno i libri del mondo si affolleranno in massa sul podio, con tutti i titoli disponibili, nessuno escluso, i più famosi e i meno conosciuti, ci saranno le edizioni di lusso, bellezze patinate cartonate e plastificate, ma anche le edizioni economiche con le orecchie sulla copertina, e pergamene tomi


tomini, papiri, tascabili brossurati cuciti a filo refe, tradotti in cinese mandarino, in ottavo in sedicesimo e in trentaduesimo. Quella sarà una vera rivoluzione, non vedo l’ora di esserci, per assaggiare le tartine alla serata della premiazione. Raimondo Quagliana


Jack Smith secondo classificato alla Patxi Ros nudist cross-country race Chiamarsi Jack Smith e stare in una folla credo possa rappresentare il massimo dell'anonimato. Questa sensazione ha da sempre accompagnato la mia vita: a scuola, quando rispondevamo in tre all'appello. Durante il servizio militare, quando mi arrovellavo nel dubbio di essere io quello indicato per il turno di guardia o quello a cui era destinata una licenza per il fine settimana. Quando la mia futura moglie è andata con le amiche a guardare, commossa, le affissioni pubbliche che annunciavano il proprio matrimonio. Quando al corso per imparare lo spagnolo mi ritrovavo citato in ogni esercizio sul verbo "pedir". Ma la folla in cui mi perdevo quel giorno era del tutto particolare: un gruppo di uomini e donne nudi ammassati dietro un nastro di partenza su cui era scritto "Patxi Ros nudist cross-country race". La più grande corsa campestre a premi a cui si può partecipare solo svestiti! Vengono concesse le scarpe e i calzini, purché ben arrotolati alle caviglie, e la pettoralina col numero. Legato con uno spago alla schiena, niente spilli. Tutt'intorno, in quella calca pronta alla sfida, potevo vedere lentiggini, tatuaggi segreti, smagliature, pelle e stomaci, peli rasati o incolti (quanti peli!) di tutti i colori. Anche correre è ormai talmente diffuso che non fa più notizia. Ma io volevo finire, nome e cognome anonimo ma ben associato alla inusuale tenuta, nelle prime pagine delle gazzette locali, specializzate o meno; forse anche in qualche pagine di una rivista nazionale: Jack Smith, primo classificato alla corsa per nudisti. Mi sarei fatto fotografare raggiante con la coppa in mano. Ben sollevata per i giornalisti che potevano contare su lettori smaliziati o strategicamente posizionata per quelli i cui lettori avrebbero solo sbirciato la cronaca, senza sentire il bisogno di sapere o vedere davvero tutto! Per fare le cose davvero fino in fondo avrei dovuto togliere anche gli occhiali, ma la prospettiva di perdermi durante la corsa e finire fuori percorso a turbare il pomeriggio di qualche ignara villeggiante, non mi allettava per niente. Poco prima che il direttore di gara un vecchio e distinto sessantenne i cui testicoli combattevano una disperata lotta contro la forza di gravità - mettesse mano allo starter, l'odore di varia umanità sospinto da un leggero venticello, la forzata intimità sudaticcia di corpi estranei, qualche partecipante che ancora cercava in ogni modo di sistemarsi la pettoralina per impedire ai seni abbondanti di intralciare la corsa, avevano regalato a più di un corridore nudista qualche buon motivo di vergogna. Virilità verticalizzatesi, contro qualsiasi sforzo di pudica quiete, finivano con lo sfregare su schiene infastidite, cosce che si ritraevano


immediatamente o che furtive, si lasciavano stuzzicare. Pur tra molte distrazioni io mi sentivo pronto. Sentivo possibile la vittoria. Mi ero allenato. Avevo percorso centinaia di chilometri nei mesi precedenti. Avevo migliorato tutti i miei record. Ero riuscito anche a dimagrire: mi sentivo in forma perfetta. Solo una cosa non avevo previsto. Un conto è migliorare le prestazioni nella comodità dei propri pantaloncini da corsa aderenti, un altro è correre con un ingombro tra le gambe, libero di far quello che gli pare! Forse l'unico momento della mia vita in cui ho desiderato che fosse più piccolo. Ad una falcata dritto verso il fianco, alla successiva nuovamente forte e deciso verso i suoi compagni di sventura agonistica: una tortura inenarrabile, alla quale aggiungevo lo sgomento di vedermi sorpassato. Non volevo in nessun modo perdere quel primo posto. Non potevo finire nuovamente nell'anonima conta di tutti i partecipanti senza gloria. Ho stretto i denti, serrato le mascelle e sopportato ogni colpo, che definire "basso" è quanto di più banale si possa dire. Ho visto davanti a me il gruppo di quanti incitavano e battevano le mani assiepati intorno all'arrivo. Ero ad un passo, e qualche altro colpo, dall'arrivo. Non potevo mollare. Sentivo già i flash dei fotografi scaldare la pelle sudata. Ero galvanizzato dalla visione del mio nome in cima ala classifica. Ma Herbert Graham Picford - che splendido nome ho pensato - ha trovato un varco libero alla mia destra e ci si è infilato, lasciando davanti al mio sguardo solo le sue natiche ben depilate e che, grazie agli occhiali, ho visto fin troppo bene. Nulla da fare: secondo classificato. Niente titoli, niente coppa. Si premiava solo il vincitore. A tutti gli altri la maglietta dello sponsor con la scritta "Nude Finisher". Ultima beffa. Come si fa a regalare una maglietta per una corsa di nudisti? Gianluca Meis


L'Amante seconda classificata in tutto Sono l’eterna seconda, ma un giorno mi sono stufata e l’ho fatta fuori. Dovevo liberarmi di questa posizione. Le ho dato un colpo di ferro da stiro. L’ho stesa, l’ho marchiata a fuoco. Non se lo aspettava. Lei, la moglie, la prima arrivata. Si forse ho commesso un errore, avrei dovuto uccidere lui, l’eterno indeciso, quello che mi aveva stampato il numero due sulla pelle. Quello che dentro le ciabatte di lei aveva fatto casa e che nei miei tacchi a spilli faceva casino. Io la traviata, lei la casta. Natale insieme? Ma sei matta al massimo arriverò per la “seconda” portata, ma non ti assicuro nulla! Il Capodanno? No. Potrei fare una scappata il “2” gennaio. Mai una notte intera insieme. Mi sono sentita sempre come un pezzo di carne di secondo taglio ben esposto alla vista, mai di prima scelta. Al ristorante, al cinema. Prego si accomodi, dall’ingresso secondario. Figli? Diceva lui: “se mi ami, non puoi chiedermi questo”. Io venivo sempre dopo, l’eterna seconda che non poteva neppure salire sul podio, un secondo posto segreto da tenere avvolto in madide lenzuola, da rabbonire con promesse e regalucci di seconda mano. Quando ho bussato alla sua porta, non si è nemmeno stupita, sul volto la sicurezza di chi sa che niente la scalzerà dalla sua posizione. Io invece volevo aprire la mia bottiglia di spumante sul gradino più alto, spruzzarlo in faccia a coloro che continuavano a considerarmi una perdente. Lei ha riso di me, mi ha schernito mentre serenamente inamidava un polsino e un colletto. Io non ci ho visto più. Le ho strappato il servile strumento dalle mani e l’ho colpita una due volte. E’ caduta giù sul volto era rimasto un sorriso strano. Io ho finito di stirare la camicia dell’inconsapevole vedovo, tante belle striature rosse, ma neppure una piegolina. Lucifero la guardò gelido. Stupida! Chi nasce secondo tale rimane anche da anima dannata. Vedi? Io sono costretto in questo cono rovesciato nelle viscere del pianeta. Arrivai secondo eh si l’altro era un concorrente di tutto rispetto. Ma secondo sono rimasto e da qui non me ne sono più andato. Sono il secondino di lusso. Ecco è quello il tuo girone: il secondo, il primo è tutto già occupato. Adele Musso


Seconda fila A

« h eccola, finalmente, è un’ora che suono! Ma poi che fa, non ci sente?» «Salve, mi scusi…» «Ma che mi scusi e mi scusi! Questo modo è?! Lo sapevo che era una femmina...» Ecco, a questo punto diventa più forte di me. E parte il pilota automatico. Gli occhi si dilatano e la pelle del viso si distende. Un sorriso angelico mi aleggia in volto come un volo di api a primavera e l’Innocenza con la I maiuscola, l’idea iperuranica di Innocenza, rimodella completamente le mie movenze e il tono della mia voce. Grazia e pacatezza. Lentezza e leggerezza. Sono una femmina! Gli sorrido. «Si calmi, la prego. Le ho chiesto scusa, mi pare. Se urla così le verrà un’ulcera entro Natale…». Il violino di Uto Ughi è uno stridere di miagolii tra i bidoni della spazzatura in confronto alla mia voce. Un flauto nell’ovatta. No, di più: il sax di John Coltrane. Lo sportello aperto, resto ferma in una posa plastica, non più fuori e non ancora dentro la mia macchina. Gli sorrido, ancora, come se mi avesse appena offerto dei fiori. Elogio della lentezza, fra Kundera e Valery. «Lei è una maleducata! Lei è una vandala! È a causa di persone come a lei che l’Italia se ne sta andando allo sfascio!» Annaspa, snervato. Si è acceso in volto, e si sta guardando velocemente intorno in cerca di manforte, di una condivisa indignazione negli occhi dei passanti. Ma è ora di pranzo e non se lo fila nessuno: forse anche per questo improvvisamente ha una specie di scatto nella persona, inequivocabile. È il momento. Come un felino scivolo nell’abitacolo e metto in moto, sempre con il mio sorriso balordo stampato in faccia. E anche per questa volta non mi hanno menato. Lo so, poveraccio, aveva ragione. Lo so: se avesse avuto un’emergenza. Però. Però un pochino mi ci diverto, con questo giochino. Fino a quando non me le busco davvero. Dipende, una volta così ho conosciuto un tipo, per un po’ siamo usciti insieme. E a dirla tutta, veramente, il posto c’era quando sono arrivata davanti all’Oviesse, un posto obliquo, comodo comodo, solo che se io mi posteggio per benino poi arriva sempre lo stronzo che mi si posteggia dietro e allora per comprare un paio di calze, invece di dieci minuti, ci devo mettere mezz’ora: suona, guardati intorno, lo sguardo commiserevole della gente, lo sguardo


infastidito della gente, suona lo stesso, suona ancora, entra al bar, no forse al supermercato, suona, suona‌ insomma io vado di corsa, ho sempre i minuti contati. Vuoi mettere la libertà della seconda fila? Patrizia Sardisco


Silvio Berlusconi secondo uomo più ricco d'Italia Che il 2008 potesse essere solo l’inizio di quella lunga scivolata non lo avrebbero creduto nemmeno nelle più alte sfere. In paradiso, per intenderci. Affogare in un mare di nutella? Com’era possibile? No, no, quella non era certo una buona fine. Non si era mai interessato di cabala, ambi, terni e cinquine. Lui i numeri li moltiplicava a piacimento, meglio che Gesù con quel miracoluccio fatto con due pani e cinque pesci (o due pesci e cinque pani, non ricordo). A lui i conti tornavano sempre, ed essere primo non era mai stato un problema fin da quando andava a scuola e vendeva i suoi temi per poche lire ai “compagni” completamente a secco d’italiano e di idee. Ma finire così!? Tutto poteva sopportare, ma essere secondo dopo la nutella, no! Non era accettabile. Rifletteva. Era la consistenza in sé a farlo imbufalire. Già sentiva la satira politica infierire sull’argomento, vedeva Crozza che non la finiva più con la sua litania. Perfino Mina gli tornava in mente con quella canzone sulla ”cioccolata svizzera”. E dire che ne aveva mangiato a barattoli interi. “Pare sviluppi doti manageriali”, aveva letto in qualche opuscolo scientifico. L’effetto, di sicuro, in lui era tangibile, più manager di così! Eppure, adesso che scivolava sempre più in fondo come in un pozzo artesiano dalle pareti intrise di nutella, in lui cresceva il sospetto che non sarebbe più risalito. Nel 2012 era già settimo, sopra la sua testa l’irremovibile “nutella”, e il 2013… non era ancora finito! Adelaide J. Pillitteri Classifica degli uomini più ricchi d’Italia, nel 2008 Berlusconi, dopo essere stato primo, diventa secondo scalzato da Michele Ferrero & Famiglia. Da allora è scivolato sempre più in fondo alla classifica fino ad essere settimo nell’anno 2012 sovrastato sempre dalla “nutella”


Buzz Aldrin secondo uomo ad aver calpestato il suolo lunare Q

“ uesto è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità”. Era il 20 Luglio 1969 e questa frase riecheggiò in ogni angolo del mondo. Gentile e educato lo era stato sempre. Aveva anche un certo successo con le donne. Forse la sua faccia acqua e sapone, la divisa che indossava lo aiutavano. Faceva l’aviatore. Voleva diventare famoso. Quando seppe che reclutavano astronauti non si tirò certo indietro e così dopo anni di studio e dopo essersi sottoposto alle più svariate prove fisiche in cui fu sparato, catapultato, mezzo annegato, centrifugato, diventò il pilota del LEM, il modulo lunare dell’Apollo 11, la prima missione spaziale che avrebbe portato l’uomo sulla luna. Ed eccolo uscire dall’ hospitality con gli altri due membri dell’equipaggio. La folla in delirio e i giornalisti accreditati da tutto il mondo si accalcano per strappare le ultime dichiarazioni, ma il cordone della sicurezza è imponente. Adesso non possono parlare, sfilano nelle loro tute un po’ impacciati tenendo il casco sotto un braccio e distribuiscono saluti che sanno di benedizioni con la mano libera. Con la bandiera a stelle e strisce e la scritta pilota ben cucita sul petto percorre fiero il tragitto che lo condurrà al piccolo ascensore con il quale raggiungerà l’abitacolo del razzo. Lui lo sa che sarà grazie alla sua abilità se si sbarcherà sulla luna. Del resto uno deve solo raccogliere pietre, l’altro non scenderà nemmeno. Sfigato, tanti chilometri per restarsene nella navicella. Questi pensieri azzerano la paura che andare verso l’ignoto, o l’incertezza di non fare più ritorno, avrebbe generato in tutti. Pagine e pagine saranno scritte, le TV di tutto il mondo faranno a gara per averlo come ospite. Sembra un Cristo Pantocratore, continua a benedire e sorridere. Uno di loro affretta il passo e si china verso il collega che è avanti. Io vorrei stare vicino al finestrino, pare abbia sussurrato, mi piace vedere i paesaggi quando viaggio, e poi sono un po’ claustrofobico. Poco male, in caso di guasto sarebbe stato il primo ad essere sbalzato fuori o il primo ad essere rapito dagli alieni. Gli altri avrebbero avuto il tempo di aggrapparsi a qualcosa e richiudere, e pace all’anima sua. Ci vollero quattro giorni di viaggio. Sulla Terra tutti davanti ai teleschermi. Qualcuno si ritrova a casa di parenti o amici. Nessuno vuole perdersi l’evento.


“Ha toccato. Ha toccato!” così Tito Stagno fa sussultare gli italiani. E’ già notte, infatti, in Italia e un breve battibecco col collega Orlando in collegamento dagli U.S.A. che lo smentisce serve a svegliare chi si è un po’ assopito. Anticipa il reale allunaggio di circa un minuto, male interpretando una frase pronunciata proprio dal pilota che comunicava l’ingresso in orbita e il corretto allineamento. A questo punto silenzio. Occhi sgranati su immagini sbiadite in bianco e nero. I retrorazzi del LEM alzano un gran polverone e piano lo fanno planare fino ad appoggiarsi al suolo. Nessuno fiata. Sulla scaletta un astronauta scende giù. Ultimo gradino, un passettino e….un’orma, la prima! E’ fatta. E’ il primo uomo sulla luna e il mondo ascolta la frase pronunciata a quasi 400mila chilometri di distanza. A Cape Canaveral si applaude e ci si abbraccia, qualcuno piange. Ma mentre la Terra è troppo impegnata ad ammirare i passi incerti del primo essere umano che passeggia sulla luna, nella cabina si sta consumando il dramma del pilota che è ancora al suo interno. Provato dalle difficili manovre, si è un po’ goduto il momento scrocchiandosi le ossa del collo, mentre il collega claustrofobico è subito uscito fuori alla ricerca di una boccata d’aria richiudendo il portello che non vuole saperne di riaprirsi. Venti minuti di evoluzioni. Venti minuti il tempo in cui è il solo uomo presente sulla luna. Venti minuti di spallate e seggiolinate in cui ha pure provato ad usare come ariete il compagno sfigato, ma niente. Imprecazioni di ogni tipo e su ogni ordine e grado di parentela costringono la NASA a simulare un guasto e chiudere il collegamento radio. Sguardi biechi dall’oblò e mani che battono contro il vetro. E dita alzate, ora uno solo, ora una coppia ufficializzati come linguaggio spaziale. Anni e anni di prove. Venti minuti ci vollero per forzare il portello e venti sono i minuti che segnano la differenza agli occhi del mondo tra la grandezza di un eroe, pioniere conquistatore di una nuova frontiera e un buffo omino Michelin che appare sullo sfondo, per secondo, e saltellando finisce col riflettersi sulla visiera del suo casco. A uno la consacrazione, la gloria, gli onori, all’altro la versione americana di "ballando con le stelle". Michele Reale


Giusy Ferreri seconda classificata a X Factor 2008 Ma quant’ è simpatico quello con i capelli ricci!, come si chiama? e che nome ha il suo gruppo?, chiede mia madre a mia sorella. Ma che ne so. (A lei piace Giusy Ferreri, gli altri cantanti potrebbero morire). Ma’, è una band! Ah, e come si chiama la sua band? Aram Quartet, e ora stai zitta che non mi fai capire niente. Mia madre, con i grembiule e lo strofinaccio ancora in mano, che stava finendo di pulire la cucina, scivolò pian piano dal bracciolo sul divano accanto a quell’ arpia di mia sorella che, con un occhio ad X Factor e un altro al portatile, smanettava su Google per trovare la traduzione di una versione di latino che la prof voleva per l’indomani. Mamma, ma che fai?, ti sposti per favore che mi fai cadere i fogli! Ma dico io, se devi studiare perché non te ne vai in camera tua e mi lasci vedere il programma in santa pace. Ma non devi finire la cucina? Se parli ancora la finisci tu la cucina e in più te ne vai nella tua stanza a studiare come si deve, no che prendete in giro i professori! Mia sorella, incazzatissima, si alzò dal divano, prese fogli e portatile e sbatté il tutto sul tavolo da cucina. Intanto ad X Factor c’era un gran movimento tra i giudici: Morgan ringhiava contro la Ventura, la Ventura starnazzava, la Maionchi tra un Blurp e un altro (e totalmente per i casi suoi), ribadiva la solita frase: siete bravi ma per me è NO. C’è la tua!, come si chiama la tua? Giusy Ferreri, e non è la mia, caso mai faccio il tifo per lei! Lo sai che non vincerà vero? non ha la potenza di quelli con il riccio! Aram Quartet, mamma, si chiamano Aram Quartet! E io che ho detto?! Quelli con il riccio. Perché non c’è il riccio nel gruppo? Mamma, smettila e fammi un po’ di posto che voglio vedere chi vince. Hai trovato la versione? Sì. Ma me lo spieghi perché ti sei ridotta a quest’ora? Oggi pomeriggio sono stata impegnata con il televoto. Però l’ho fatta, guarda, Cicerone dall’italiano al latino: Si tu fuisset mecum haec sera Ego fuissem felix et tu scire acsai Luna sentivisset melio hunc piccolam


Mancavissem de nostalgia qui ab lontano Torneas ut portarem me via De noster amor solum sciat Qui tempus cancellaverim et nulla sopraviveret Non dementicare umquam me Aliquam meamm consuetudinem Post omnes mansimus Et hic non est solum particularem Non dementicare umquam me De mirabilia fabula Qui tu habere scriptam Felix finis expectabatur et gradiorem Figlia mia, prima che divento nervosa e sfascio questa televisione, Cicerone canzoni per cantanti racchie mai ne scrisse. Lucia Immordino


Secondo in tutto Il secondogenito omicida e guerrafondaio I figli si sa sono tutti uguali. Non c'è primo, né secondo, né terzo nel cuore di una madre. Eppure non si nasce a caso primo, né a caso secondi. Io seconda figlia, occhi bruni, capelli neri, pelle bianca, praticamente niente di particolare in qualche cosa, solo in una: ero femmina. E dunque seconda, femmina e anche bruna e non bionda come mia madre che aveva anche gli occhi verdi e i pomelli rossi come pittata senza fard. Che mangiava rossi d'uova ogni mattina e sembrava pittata naturale. Io pallidina, magrolina e anche scracchiavo ogni mattina, uno sputo verde muco di cornetti alla crema rancidina, e poi a una certa età non ci vedevo più. Ero diventata miope. Ma non poco. Di colpo ingravescente, con la retina maculata, sembrava del tipo pigmentosa ma non arrivò a farmi vedere solo le ombre. Ma dico io: proprio così questa seconda? E allora per vendetta mi guardavo attorno per superare il bellissimo fratello biondo che beneficiava di automobilina, fucile con tre colpi a pallini, carezze e benevolenze della nonna ( che amava solo i nipoti maschi). Ma siete in grado di provare e sopportare la sofferenza, si sissignori la sofferenza atroce di un secondogenito? La rabbia ci mangia vivi. Chiamiamola pure raggia va, che rende meglio. Il sentimento più frequentato dai secondi è l'invidia e la gelosia che diventa vendetta e nei casi estremi, estremi rimedi. Si vi siete mai chiesti perché Giuda divenne Giuda? Quel Giuda conosciuto come il traditore di Cristo? Per gelosia. Una gelosia incommensurabile e senza limiti nei confronti di Giovanni. Quello giovinetto che nell'ultima Cena di Leonardo tiene la mano dentro al petto a Cristo. Vi rendete conto? Dentro al petto del Cristo. Ma come si fa a non impazzire? Giuda l'Iscariota impazzisce. Forse innamorato segretamente del Cristo o della Maddalena...Si dice che l'amore nutrito nei confronti della donna di un altro, nasconde un amore omosessuale inconfessabile. Altrove non si sarebbero fatti scrupoli. Avrebbero consumato e buonanotte. Nel Vangelo no, certe cose non sono ammesse. E allora tragedia. La vendetta, il tradimento, l'orto degli ulivi, la crocefissione e tutto il resto che conosciamo. Esiti irreparabili: nei secoli dei secoli diventiamo cannibali di un corpo nascosto dentro un'ostia. Io per tale motivo non mangio ostie. Mi pare sacrilegio. Ma torniamo alla mia secondogenitura. Ma chissà perché mi passo in


rassegna prima tutte le sacre scritture. Isacco e Isaù. Il primogenito che si vende la primogenitura per un piatto di lenticchie. Doveva tenere una fame da lupi, e che fame quello lì. Isaù, con l'accento sulla u. Ecco. Si ma perché si vende la primogenitura? Non si rende conto da primogenito che essere primogeniti è una posizione speciale, di grande effetto e prestigio familiare? Che so, anche questo qui non lo capisco. Ma non gli viene la raggia dopo la trattativa? Tutti stomaci di ferro, né ulcere né aritmie! Ma di sicuro Romolo il dolore di stomaco se lo scansò: uccide Remo. Siccome era nato per primo, trattasi di gemelli, tracciare il solco di Roma di sicuro spettava a Remo. Ma nel farlo sbagliò, Romolo lo voleva fare più largo e non si tenne lo sfregio: un bello omicidio e finì così che si fondò l'impero più guerrafondaio dei secoli e così sia. La mia vendetta a questo punto non può essere da meno nei confronti del mio fratello bellissimo e biondo. Una forbiciata lanciata ad occhi chiusi: ad onde piglio piglio, contro il primo e sempre unico tesoro di famiglia. Mi dispiace non averlo colpito in punti mortali, perché la raggia ancora cuoce e perfora strati di protezione gastrica, e tempie che pulsano all'infinito per ipertensione essenziale e di origine sconosciuta. Solo io ne conosco l'origine e vi assicuro che, se non elimino la causa, finisco schiattata e senza assicurazione. Cotilde Alizzi




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