AndarXporte a cura di ArtCityLab
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Fabrizio Bellomo Espansa, 2017 9 targhe 40 x 50 cm intagliate al laser su ferro grezzo Installazione pubblica, dimensioni ambientali Dal ritrovamento su un numero de “La Lettura” del 1912 di una pubblicità di Tabelle Educative, Fabrizio Bellomo recupera alcuni moniti che erano affissi nelle fabbriche, ad esempio “lavorate sempre come se il principale vi fosse vicino” oppure “chi spreca la roba del padrone danneggia il proprio salario”, e li replica su targhe intagliate al laser su ferro grezzo spesso 3mm...» ( Fabrizia Carabelli, InsideArt, febbraio 2017). Il lavoro è stato affisso nel febbraio 2017 per le vie della cittadina di Lumezzane e in questa occasione sulla facciata di Palazzo Archinto.
La mostra AndarXporte nasce dalla collaborazione tra l’ASP Golgi-Redaelli e l’associazione culturale ArtCityLab ed è inserita all’interno dell’iniziativa Milano Attraverso. Persone e luoghi che trasformano la città (un progetto ideato da ASP Golgi-Redaelli, sostenuto da Fondazione Cariplo e Fondazione AEM, e condiviso da importanti istituzioni e associazioni culturali milanesi.) Con AndarXporte ArtCityLab ha studiato un percorso alternativo tra il cortile e le stanze del primo piano di Palazzo Archinto (XVII secolo) dove, tra i vecchi uffici (sede storica del Golgi-Redaelli fino al 2016), corridoi e stanze, gli artisti hanno occupato vari luoghi con discrezione, lasciando intatta l’atmosfera preesistente, creando tuttavia nuove associazioni con gli spazi e parte degli oltre duecento dipinti che formano il patrimonio di Palazzo Archinto. Andando per porte il visitatore rivisita luoghi che non erano deputati all’abitare ma al pubblico ufficio, ed è libero di reinventare in maniera più introspettiva quello che di porta in porta diventa un vero e proprio viaggio nei secoli, tra passato e presente. Gli artisti contemporanei, infatti, si fonderanno con le centinaia di ritratti storici dei benefattori milanesi, a volte con le loro storie, persino con documenti presenti nell’archivio storico. I temi affrontati nel presente sono tuttavia influenzati da quella che è la nostra epoca, molte opere riflettono il mondo del lavoro, accanto a storie intime e malessere troviamo opere che guardano a dinamiche sociali quale l’inclusione e la partecipazione, la convivenza civile, ma vi sono anche lavori relazionali che rievocano la pubblica assistenza e dunque l’opera di grande utilità e senso civico con la quale il Golgi-Redaelli è conosciuto da tempo.
Ettore Favini, Mirupafshim, 2017 4
Attraversamenti imprevisti
AndarXPorte è un frutto – inatteso e sorprendente – dell’incontro tra l’Azienda di servizi alla persona Golgi-Redaelli e ArtCityLab, incontro nato in occasione dell’installazione I would so much like that you remembered (7 ottobre 2017 - 18 gennaio 2018) che l’artista Sophie Usunier ha realizzato presso l’istituto geriatrico Redaelli di Milano. Entrambe queste iniziative fanno parte del progetto MilanoAttraverso (www. milanoattraverso.it). Persone e luoghi che trasformano la città: un progetto ideato dall’ASP Golgi-Redaelli, sostenuto da Fondazione Cariplo e da Fondazione AEM e condiviso da numerose istituzioni e associazioni culturali milanesi che ha lo scopo di restituire alla collettività la storia di Milano come centro di una rete di solidarietà e inclusione sociale, dall’Unità nazionale a oggi. L’ASP Golgi-Redaelli è una delle più importanti strutture lombarde di servizi alla persona. Attraverso gli istituti di Milano, Abbiategrasso e Vimodrone, si dedica soprattutto all’assistenza e alla cura delle persone anziane. La sua esperienza è riconosciuta in campo sanitario ma anche in campo sociale e scientifico. Nel 2016 l’ente ha festeggiato mezzo secolo di cura e di ricerca specifica in ambito geriatrico, ma la sua storia è molto più antica: erede dell’attività assistenziale dell’ECA di Milano, e prima ancora dei Luoghi Pii Elemosinieri di origine medievale, l’ASP Golgi-Redaelli ne ha conservato anche il vasto patrimonio culturale, che comprende – tra l’altro – il Palazzo Archinto di via Olmetto (rimaneggiato tra ‘600 e ‘700 e in larga parte ricostruito dopo i bombardamenti del 1943) ove sono collocati il cospicuo Archivio storico e la Quadreria, con i ritratti dei benefattori che fanno da sfondo a molte pagine di questo volume. Fino a pochi mesi fa, Palazzo Archinto ospitava gli uffici amministrativi dell’ente; rimasti temporaneamente vuoti gli ambienti del primo piano, l’Azienda ha accolto con particolare favore la proposta di ArtCityLab di allestirvi una mostra in cui artisti di oggi si confrontassero con questi spazi disabitati e con le opere d’arte che custodiscono. Simone Abbottoni
Foto Stefano Mirti
Niccolò Moronato Last in / First out, 2017 Grafite, carta copiativa Last In / First Out è un metodo contabile di gestione delle scorte, che prevede che l’ultimo pezzo che entra in magazzino sia anche il primo ad uscirne. Su un blocchetto di ricevute in duplice copia prende nota di pezzi di conversazioni circostanti, completandoli con altre frasi o pensieri. Senza staccare i fogli, le parole che compongono le ricevute si accumulano sulla carta copiativa del blocchetto aprendo un nuovo scenario da cui, in maniera puramente evocativa, emergono nuovi pensieri, senza una logica necessaria. Nelle frasi che sentiamo, pronunciamo, o pensiamo ogni giorno c'è il seme di qualcosa di più profondo, più misterioso, più intimo. Questo processo intende portarlo alla luce. Niccolò Moronato
Foto Elena Galysan
Simona Da Pozzo A volte le immagini si annidano attorno ad un suono, 2017 vetro resina, vernice nera, Ø 1,3 mt Sfera e azione collaborativa nello spazio pubblico. La sfera è un libro che raccoglie e restituisce i suoni, le immagini e i segni dei luoghi che percorre attraverso gli scambi relazionali che attiva. L’opera fa parte di Gləʊkərɪ (Global Local Glossary): il progetto traslittera suoni vocali in parole tramite l’alfabeto fonetico internazionale. Suoni nati evanescenti ed apolidi per cristallizzare visioni insolite in parole che forzano i limiti nazionali della lingua. La sfera è il rizoma da cui si sviluppano interventi nello spazio pubblico che riformulano il concetto di appartenenza ad uno o più luoghi. Simona Da Pozzo
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Kensuke Koike Tapio, 2017 Specchi e metallo, Dimensione ambientale Realizzato appositamente per la mostra COMMAND-ALTERNATIVE-ESCAPE (Spazio Thetis, Venezia 6-13 maggio 2017). Il titolo “Tapio” vuol far riferimento ad una divinità dei paesi nordici, considerata come “signore delle foreste” e di tutti gli animali che le popolano. Ricopre un ruolo fondamentale soprattutto nella cultura finlandese in quanto la loro principale attività di sostentamento era proprio la caccia. Uno degli elementi principali di quest’opera sono gli specchi fuoriuscenti dal cespuglio, che ci propongono molteplici visioni del mondo circostante da diverse angolazioni. Lo specchio è uno strumento che rimanda all’occhio e alla vista, intesi anche come strumento di conoscenza interiore ed esteriore. Kensuke Koike
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Roberta Savelli Federica, 2016 Olio e acrilico su garza 62 x 51cm The lunatic girls, 2017 Acrilico e filo su garza 4 tele / tende 222 x 55 cm
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Vittorio Corsini I have a Head 1, 2006-2017 Segatura e inchiostro su pavimento, 150 x 200 cm I have a head 1 è una domanda semplice ed immediata che troviamo all’ingresso della mostra: perchè sono qui? tale domanda è un po’ il tentativo di portare alla coscienza, quel filo rosso che congiunge l’arte di ogni tempo, fino ad oggi, anche se declinato in modi diversi. La risposta a tale domanda arriva alla fine della mostra quando la scritta risulterà “cancellata” dal nostro passaggio. Vittorio Corsini
Giuseppe Vermiglio, San Giovanni Battista, 1620-1625, olio su tela, cm 136 x 106; Ercole Procaccini il Giovane, Cristo morto e le Quattro Marie, 1650, olio su tela, cm 191 x 140. Nella pagina accanto: Luigi Pedrazzi, Ritratto di Francesco Mainoni, 1844, olio su tela, cm 206,5 x 117; Gaetano Barabini, Ritratto di Giovanni Merlo, 1849, olio su tela, cm 207 x 118)
Marco Cingolani Benefit Parade, 2017 Tecnica mista su legno, dimensioni ambientali Una piccola parata di benefattori che hanno reso Milano migliore, usando le belle parole e il sorriso: il bene si manifesta sempre colorato! Marco Cingolani
Foto Nicoletta Corbella
Massimo Uberti You are my secret, 2011 60 x 50 cm, cornice e specchio inciso Senza titolo (Omaggio a Boetti), 2016 30 x 40 cm, h. 12 Libro, neon, trasformatore, pennelli, foglia oro
Mentre ci specchiamo la scritta incisa ci offre la possibilità di considerare che forse, senza segreti, possiamo tornare ad essere noi stessi. Importanti per quello che siamo. Il lavoro sui libri con il neon è una costante nel mio lavoro, normalmente scelgo i libri che sono stati per me importanti o l’ultimo letto. In questo caso la prima soluzione. Massimo Uberti
Agostino Santagostino, Ritratto di Virginia Spinola Corio, 1679, olio su tela, cm 129 x 98,5; Agostino Santagostino, Ritratto di Ambrogio Griffi, 1681, olio su tela, cm 132 x 100 Nella pagina accanto: Agostino Santagostino, Ritratto di Giovanni del Conte, 1679, olio su tela, cm 131 x 90,7 18
Agostino Santagostino, Ritratto di Ippolita Bossi Rozzoni, 1679, olio su tela, cm 132 x 103 Nella pagina accanto: Piastra istoriata, 1766 (?), ghisa, cm 69 x 59 x 3 20
Andrei Molodkin Ballpoint, 2015 Penna su carta
Tomaso Binga Carta da parato, 1976 Misure variabili, carta da parato e interventi a pennarello Courtesy Rossana Ciocca
Nel 1976 Tomaso Binga realizza in un’abitazione privata romana la performance Carta da parato. L’artista tappezza le pareti delle stanze con carte su cui sono tracciati a mano segni grafici che riempiono lo spazio per intero. L’azione dà corpo all’espressione gergale “fare carta da parati”, riferita a quelle donne, considerate poco avvenenti, che alle feste non venivano invitate a ballare e restavano in attesa incollate alle pareti. L’opera denuncia le disparità di genere e pone l’accento sulla subalternità culturale e la violenza psicologica a cui è sottoposta la donna nella società contemporanea.
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Mauro Conconi, Ritratto di Giovanni Battista Puricelli Guerra, 1857, olio su tela, cm 116,5 x 87,5
Fausto Gilberti Lost control, 2012 Dimensioni ambientali, china, carta
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Enzo Umbaca Il dono - Evo Morales e il Papa nella stanza del Presidente, 2017 Pittura a olio, 60 x 80 cm Sulla parete vuota all’interno della stanza del Presidente di Palazzo Archinto è appeso un piccolo crocefisso e la didascalia di una pittura a olio che non c’è più (portata via durante un trasloco: Anonimo lombardo, il ritratto di Alessandro Moriggia, 1628). La parete vuota mi spinge a intervenire su quello spazio con un quadro, realizzato per l’occasione, raffigurante il Presidente boliviano Evo Morales, (da una foto di agenzia) che durante lo scambio dei doni – attività significativa all’interno dell’Azienda di Servizi alla Persona - regala al Papa un singolare Cristo su di una falce e martello. Enzo Umbaca
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Pittore lombardo, Madonna con il Bambino e i Santi Giovannino, Giuseppe ed Elisabetta, 1850 circa, olio su tela, cm 126 x 96
Simone Bergantini The Night Watch, 2017 Vetri di IPhone 3s incorniciati L’opera è originariamente ispirata da una foto che circolava sul web in cui un gruppo di adolescenti in visita al Rijks museum di Amsterdam davano le spalle all’omonima opera di Rembrantd rimanendo chini sui loro smartphone. Il lavoro riflette sulla natura del peso specifico delle immagini di ieri e di oggi. Fino a ieri una foto su carta valeva un immagine che scompariva poi con lentezza secolare, oggi una o infinite foto su schermo valgono l’intera capacità umana di riprodurre il visibile ma non trovano più un aderenza fisica con il supporto che le contiene. Simone Bergantini
Giacomo Martinez, Ritratto di Giacomo Mellerio, 1851 olio su tela, cm 203 x 128
Claudia Losi Untitled (struttura globulare), 2017 Lana, seta, pelle. Courtesy Monica De Cardenas Le sfere di seta, connesse le une alle altre, in un unico insieme, sono in parte ricamate da immagini tratte da incisioni e pitture rupestri provenienti da diverse aree geografiche e di diversi periodi. Rappresentano tutte animali, stilizzati alle linee di contorno, basi di un alfabeto a venire. Claudia Losi
Vittorio Maria Bigari, Il Tempo scopre la VeritĂ , 1731, affresco staccato riportato su tela, cm 353 x 245
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Nella pagina accanto: Pittore lombardo, Sant’Antonio di Padova con GesÚ Bambino, XVII secolo, olio su tela, cm 153 x 105; Giuseppe Galli, Ritratto di Giovanni Visconti, 1724, olio su tela, cm 206 x 118
Alice Guareschi Faraway memories, earlier memories, detestable memories, wonderful memories, 2014 Ricamo a filo d’oro su tela, scatola in plexiglass, cm 61 x 68,5 L’artista “ritaglia” letteralmente un frammento di conversazione (di cui ogni ulteriore notizia è volutamente lasciata fuori campo) e lo sposta in un altro contesto, lasciando che risuoni in modo nuovo. Ricamati a filo d’oro, quattro aggettivi declinano l’idea di memoria da un punto di vista sia qualitativo che temporale, creando una variazione di prospettive possibili, insieme compresenti e complementari, capaci di restituire, nella loro semplicità, una visione complessa del presente. Alice Guareschi 32
Foto Carlo Dell'Acqua
Pasquale Miglioretti, Ritratto di Rosa Susani Carpi, 1855 marmo bianco di Carrara, cm 70 x 44 x 26
Margherita Morgantin Senza titolo, 2017 lightbox, testo I limiti dell’infinito sono le parole per descriverlo, 2017 tastiera modificata, testo Due lavori in mostra. Entrambi contenenti scrittura/testo. Entrambi contenenti un pensiero e un movimento. Il primo, una scatola luminosa con i colori dell’alba, parla prima alle donne e poi al rimanente pubblico. Alle prime è offerta una doppia possibilità, una questione aperta mentre stanze del potere si svuotano intorno. Il secondo lavoro è la versione tridimensionale di un disegno, apparso in un libro nel 2009 (Titolo variabile, Quodlibet). Una tastiera nella quale il sovvertimento del precedente ordine dei tasti, suggerisce un nuovo ordine di senso: una frase leggibile pone implicita domanda sulla libertà compositiva, e propone il senso dell’infinito in relazione a quello del linguaggio. Margherita Morgantin 34
Foto Elena Galysan
Pipilotti Rist Perlen der Zeit (Video still), 1995 stampa fotografica, 50x70 cm Agne Raceviciute Schautrieb photographic serie (chapter 02), 2017 Stampa fotografica carta cotone, 50 x 35 cm Courtesy Galleria Rossmut, Roma
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Allegra Martin Che del suo pingue patrimonio fece erede il povero, 2017 Stampa Fine Art su carta Hahnemühle Photo Luster, 30x40 cm cad. Courtesy Rossana Ciocca Le fotografie esposte sono tratte da una serie più ampia realizzata nel 2017 proprio su Palazzo Archinto, sede della mostra. Il lavoro si articola in visioni selettive dello spazio interno in cui si rintracciano frammenti della storia dell’edificio e dei suoi abitanti. (Il titolo viene dal ritatto di Giovanni Merlo, 1849) Allegra Martin
Camillo Rapetti, Ritratto di Maddalena Agudio Gualla, 18871888, olio su tela, cm 131,5 x 88,5 38
Irina Ionesco Le destin, 2017
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Giuseppe Sogni, Ritratto di Francesco Teodoro Arese Lucini, 1855 olio su tela, cm 139 x 109
Maryam Roshanaei Amore è amore, 2017 Pittura acrilica su carta, foglia d'oro, fluorite, corde C'è un segreto nascosto in tutti i nostri cuori, tutto il creato è correlato a questo. Le corde qui usate, colorate come i sette spettri di luce dell'arcobaleno, sono i simboli delle sette città d'amore, nel misticismo orientale rappresentano la via attraverso cui i mistici passano per la ricerca dell'amore. I nastri rappresentano i dolori ai quali bisogna arrendersi per imparare che l'amore è un flusso, e non una persona. La figura femminile nell'opera incarna l'artista stessa che desidera connettersi con il pubblico da un'altra dimensione. L'oro utilizzato nell'opera simbolizza il collegamento delle anime dell'artista all'universo. Al di là del suo valore materialistico, qui rappresenta immenso valore spirituale, un forte connettore che lega le dimensioni più alte. Per l'artista, le corde rappresentano i potenti raggi di energia che riceve da queste dimensioni, e compaiono in tutte le sue opere. È l'anima dell'artista che dà valore a un'opera d'arte, non i materiali utilizzati. Maryam Roshanaei
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Diango Hernandez The Vision, 2005 44 Courtesy Federico Luger (FL GALLERY)
Maria Magdalena Campos-Pons Conversation, 1997-2002 Courtesy: Galleria Pack
Zhang Huan 3006MÂł: 65 KG, 1997
Pittore lombardo, Ritratto di Giovanni Battista Bianconi, 1732 olio su tela, cm 131,5 x 91,5 Nella pagina accanto: Carlo Antonio Zucchi, Ritratto di Paolo Camillo d’Adda, 1713, olio su tela, cm 128,5 x 96,5 46
Matteo BasilĂŠ Landing (Alice), 2012 Stampa digitale. Courtesy Galleria Pack
Robert Gligorov Greetings, 2013 Courtesy Galleria Pack
Arianna Vanini Pieno di sĂŠ o pieno di se, 2017 Vernice metallica su specchio. Courtesy Rossana Ciocca
Carlo Picozzi, Ritratto di Francesco Gusberti, 1841, olio su tela, cm 140 x 108 Nella pagina accanto: Abbondio Bagutti, Ritratto di Giovanni Aloardi, 1838, olio su tela, cm 140 x 107 50
Eva Marisaldi Settembre, 2017 Installazione di due serie di nove bandierine, disegni su tessuto Le bandierine si rifanno alle tradizionali bandiere di preghiera tibetane in stoffa. Riportano frasi che a me piace ricopiare su un quaderno e che a volte uso per i miei lavori, perlopiÚ si tratta di frasi prese dalla lettura dei quotidiani. Quindi è un attività svolta nel tempo libero, ma i contenuti non sono necessariamente giocosi, spesso si riferiscono al dopolavoro o a circostanze quotidiane, non sono preghiere, non sono manifesti. Eva Marisaldi
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Ylbert Durishti Natural, 2017 54 Installazione luminosa
Monica Carocci La stanza di Munch, 2011 Stampa fotografica su carta baritata, 46 x 64 cm
Bruna Esposito Scopa, 2026 Installazione, Courtesy Federico Luger (FL GALLERY) Foto Elena Galysan
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Pittore lombardo, Ritratto di Pietro Ottavio Ferreri, post 1757, olio su tela, cm 142,5 x 110,5
Michele Lombardelli Senza titolo (piccola via d’uscita), 2017 olio e tempera su tela, 60x50 cm Il nero nella tradizione occidentale è Saturno fra i pianeti, il capricorno e l’acquario nei segni zodiacali, dicembre e gennaio fra i mesi, il venerdì fra i giorni della settimana, il diamante fra le pietre preziose, la terra fra gli elementi, l’inverno fra le stagioni, la decrepitezza sino alla morte fra le età dell’uomo, il melanconico fra i temperamenti, l’uno fra i numeri e il ferro fra i metalli. Michele Lombardelli
Camillo Rapetti, Ritratto di Vincenzo Nasoni, 1888, olio su tela, cm 118,5 x 88,5
Maurizio Cattelan Untitled (fotti), 1997 Plexiglas, neon
Attila Szucs Fire, 2016 Olio su tela
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Bruna Ginammi Andata e Ritorno – life – flags, 2015-2017 Stampa da file su carta cotone Barita Ho immaginato le varie fasi del cammino dell’essere umano, il lutto, i fiori appartenenti ai feretri divengono bandiere di speranza in un inno di trionfo della vita sulla morte. Bruna Ginammi
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Carlo dell’Acqua Carosello, 2017 Installazione site-specific a Palazzo Archinto Il generatore, 2017 Performance del 30 novembre 2017 con la partecipazione di Valeria Manzi
Il progetto installativo consiste in una sorta di tornello che sostituisce la porta della stanza obbligando lo spettatore a ruotarlo impugnando le morse che ne costituiscono la struttura per poter accedere allo spazio interno. La tensione delle morse che struttura letteralmente la soglia e filtra l’accesso potrà essere sottolineata da un audio interno di tensione diffuso all’interno della stanza. Ritengo in maniera non vincolante che il perno del tornello “potrebbe” coniugarsi con delle opere a parete come uno o due piatti di ceramica parzialmente ricostruiti solo nella loro cornice esterna senza fondo e che riprendono la circolarità introdotta dal tornello e di soglia come sfondamento. Ugualmente per l’oggetto quadro dove il passaggio o soglia è evidenziata dalla ricostruzione intorno lo sfondamento. Carlo dell'Acqua
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Isabella Mara Citazioni, 2015-2017 Installazione site-specific, libri intagliati L’estate di Albert, 2016 Collage e inchiostro su carta, 21x21 cm
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Carlo Picozzi, Ritratto di Carlo Costanzo Manzoni, 1838 olio su tela, cm 142,5 x 106,5
Paola Mattioli Mezzaluna, 2001 5 stampe giclée 2005 1/5, (cm.35 per 35 cad. montate a semicerchio su alluminio con distanziali)
La “mezzaluna” è un coltello speciale: serve a tritare il prezzemolo. Richiede un gesto ripetitivo: zac, zac, zac, zac. Il ritmo cambia a seconda dell’umore: da un dondolìo quieto si può passare a un allegro con brìo, a una sfrenatezza qualsiasi. Un ritmo incalzante per un’arma domestica, presente in ogni cucina. Paola Mattioli
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Riccardo Galli, Ritratto di Pompeo Confalonieri, 1908 olio su tela, cm 115 x 85
Pittore italiano, Scena di genere. La vendetta, seconda metĂ del XVII secolo, olio su tela, cm 119 x 164,5
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Igor Eskinja Microphone, 2005 Courtesy Federico Luger
Gianluca Di Pasquale Paesaggio Femminile, 2014 Paesaggio Maschile, 2014 Olio su tela. Courtesy Monica De Cardenas Le donne di questi ritratti sono più libere di esprimere se stesse perchè sono nell’impossibilità di controllare una parte del corpo a loro sconosciuta. In fondo i ritratti sembrano riuscire a cogliere la loro psicologia più intima cogliendole indifese senza filtri; le posizioni che assumono già di per se raccontano molto della psicologia più profonda. I loro vestiti diventano dei paesaggi e le decorazioni diventano dei mantra o delle preghiere che fanno da cornice al loro essere donna e sembrano mettere l’accento sul mistero di un mondo femminile. Gianluca Di Pasquale
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Giuseppe Landriani, Ritratto di Teresa Giorgi Oppizzoni Paceco, 1866, olio su tela, cm 215,5 x 128; Giuseppe Sogni, Ritratto di Antonio Maria Proti, 1837, olio su tela, cm 206 x 123
Guendalina Cerruti Is it Love a Cultural Experience, 2017 Installazione site-specific, fiori, fotografie, tele Sono affascinata da segni e simboli, e da come vengono usati ed interpretati, dall’aspetto della narrazione, dal suo sviluppo e interpretazione, affascinata dal modo in cui le persone vedono connessioni in tutto e sempre. Guendalina Cerruti
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Adolfo Wildt, Lapide in memoria dei dipendenti dell’Ente caduti nella Prima Guerra Mondiale, 1923, marmo di Candoglia, cm 104 x 74,5 x 5,7; Manifattura lombarda, Scudo Visconteo, XV secolo, marmo, cm 129 x 98 x 36
Marco Andrea Magni
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Chimica, 2015 struttura triangolare in ferro smaltato, magnete, monete, meteoriti ferrose, 
289 cm x 250 cm x 6 cm
Primo incontro di Cose Cosmiche, 24 ottobre: Massimiliano Viel - compositore - Il tempo dell'ascolto Sabine Delafon - artista - Daydreams Gianluca Codeghini - artista - Torno in tempo ma tra un attimo Giuseppe Barbaglia, Ritratto di Giovanni Saldarini, 1903 olio su tela, cm 203 x 118,5
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Filippo Romano Andrea 2007 e Andrea 2017
Ritorno nei luoghi e fotografo edifici e persone a distanza di tempo anche molto tempo. Gioco a sfidare l’evidenza dei cambiamenti nella persistenza dei luoghi e delle identità. I miei sono frames isolati di timelapse sbagliati creati dall’intenzione di un fotografo amatore che cerca una precisione inutile, smentita dalle circostanze e dall’esperienza diretta dei luoghi e delle persone. Filippo Romano La memoria è come un cane, si sdraia dove le pare. Cees Nooteboom
Francesco Bertelé Figura maschile con i polsi legati al servizio degli Amanti, 2017 Performance a Palazzo Archinto, 18 ottobre 2017. Courtesy Rossana Ciocca
Si tratta di un’operazione pittorica con risultati ambientali, costituita da alcune opere indipendenti che per l’occasione si adattano ad una nuova narrativa spaziale inscindibile dal luogo. Ovvero è la messa in scena di un atto teatrale i cui personaggi sono ‘scultorei’. Il mondo ipnagogico in cui questa infruttuosa ricerca avviene non è antitetico al mondo reale piuttosto costituisce lo specchio in cui i meccanismi reali dell’esistenza si riflettono in forma pura: quanto accade nel palazzo equivale a quanto accade nel mondo reale, le immagini e le voci create per arte magica vanamente inseguite non sono altro che la proiezione di desideri reali. Francesco Bertelé In collaborazione con Martino Coffa-Recipient.cc (meccanismi e tecnologia) e Plasman 51 (composizione musicale).
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Davide D’Elia Documento plus, 2017 composizione di 4 pezzi / 45x60 cm (cad.) Tela muffita, passe-partout di carta,  matita, cornice bianca, vetro
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Edo Bertoglio Untitled, 1981 Courtesy Galleria Pack, Milano
Cose Cosmiche Dialoghi sul tempo Un tempo viene determinato semplicemente da una sfocatura. (Carlo Rovelli, L'ordine del tempo. Adelphi 2017) Tre appuntamenti, aperti al pubblico, in cui artisti e ricercatori conversano sul tempo. Il tempo in cui siamo immersi, il tempo nella fisica quantistica, il tempo termico, il tempo dinamico degli archivi, il tempo e la storia come forma‌ immaginari sul tempo. Enrico Crespi, Ritratto di Faustina Foglieni Brocca, 1893, olio su tela, cm 214 x 126 Emilio Magistretti, Ritratto di Luigi Crivelli, 1902, olio su tela, cm 217 x 129 Emilio Magistretti, Ritratto di Maria Mantegazza, 1893, olio su tela, cm 216 x 129 Pittore lombardo, Ritratto di Giacomo Alberto Galimberti, post 1695, olio su tela, cm 212 x 105,5 Pittore lombardo, Ritratto di Alessandro Frisiani, terzo quarto del XVII secolo, olio su tela, cm 199,5 x 110 82
Pittore lombardo, Ritratto di Sebastiano Pozzi, ottavo-nono decennio del XVII secolo, olio su tela, cm 198 x 110,5
Cose Cosmiche Dialoghi sul tempo, 1497 - 2017 In collaborazione con l’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri Una selezione di documenti dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri, custodito a palazzo Archinto, in dialogo con sculture e disegni di Helga Franza e Silvia Hell nati dalla riflessione sul rapporto tra spazio e tempo. Cose Cosmiche è un generatore di idee, una piattaforma-catalizzatore di artisti, scienziati e ricercatori provenienti da varie discipline interessati a riflettere e confrontarsi su spazio, tempo, energia e materia. A cura di Helga Franza e Silvia Hell.
Umberto Lilloni, Ritratto di Sofia Gervasini, 1937 olio su tela, cm 210 x 125,5
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Gabriele Di Matteo Quadro di famiglia, 2010 Olio su tela. Courtesy: Federico Luger (FL GALLERY)
Debora Hirsch Santo Expedito, 2015-2016 olio su tela, 102 x 140 cm Courtesy: Galleria Pack
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Danilo Buccella Coconuts, 2016 Olio su tela Courtesy: Federico Luger (FL GALLERY)
Pittore lombardo, Maria Assunta e Angeli, inizio del XVIII secolo olio su tela, cm 182 x 122; Camino, XVIII secolo, marmo rosa, cm 100 x 145 circa
Laura Cionci
Come Marianna arrivò all’illuminazione, 2017 Installazione site-specific, 250x150 cm, lamina in ottone, cornice, pigmenti Il 18 ottobre di 408 anni fa, la famosa Monaca di Monza (Marianna De Leyva), iniziava il suo processo di trasformazione. Rinchiusa in una cella di 2 metri e mezzo per 1 metro e mezzo, per volere dell’Arcivescovo di Milano Federico Borromeo, dopo gli scandalosi fatti avvenuti nel convento di Santa Margherita, viene liberata solo dopo 13 anni. Il senso della sua vita cambierà completamente e con essa anche quella di tante altre donne. Laura Cionci
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Pittore lombardo, Ritratto di Federico Borromeo, 1631 circa, olio su tela, cm 197 x 105
Domenico Antonio Mancini Dalla serie Avviso ai Naviganti, 2014 inchiostro su carta, 92 x 130 cm. Courtesy Galleria Lia Rumma
Avviso ai Naviganti è un progetto sul mediterraneo e sui flussi migratori verso l’Europa, una mappatura di tutte le coste mediterranee con l’aggiunta dei dati relativi agli incidenti dei migranti riportati nelle aree rappresentate, dalle coste della Turchia fino alle isole Canarie che pur essendo fuori dal Mediterraneo sono sempre state una delle porte dell’Europa. Le carte nautiche, oggetti principali della ricerca, sono ricopiate nella sola parte che riguarda le cifre delle profondità marine, principale rappresentazione del mare nella carta, eliminando così tutte le informazioni sulla terra, sulle rotte, su altri elementi che non siano solamente lo spazio del mare. a queste cifre sono aggiunte in rosso i numeri dei decessi negli incidenti dei migranti, come in rosso sono in genere apposti gli aggiornamenti alle carte nautiche. Petrag Matvejevic parla del mediterraneo come un mondo a se, come un mare circondato da terre ed una terra bagnata dal mare allo stesso tempo, in cui l’ambiente mediterraneo si è formato nei traffici, negli spostamenti delle culture che si sono mosse da una riva all’altra, ma forse anche in quelle che le rive opposte non sono mai riuscite a raggiungerle. Domenico Antonio Mancini 90
Pittore lombardo, San Diomede Medico, quarto-sesto decennio del XVII secolo, olio su tela, cm 125 x 99
Foto Elena Galysan
Sophie Usunier 100 giorni, circa, 2017 coriandoli dal Corriere della sera (2012-2017) Paper news “Anno138-N.15”, “Anno138-N.175”, “Anno138-N.288”, “Anno138-N.294”, “Anno138-N.289”, “Anno138-N.292”, “Anno138-N.286”, “Anno52-N.48 8 maschere fatte col quotidiano Corriere della sera, dal 2012 al 2014, 2017.
La serietà e l’aggressione delle informazioni quotidiane contrabilanciano con la leggerezza e la ludicità del coriandolo e della maschera. Quello che ieri era in prima pagina, considerato come notizia clou, oggi già non esiste più. Gli occhi non sono ancora stati creati proprio per sottolineare il passaggio tra la materia del giornale e la creazione della maschera, che prende vita come un’inquietante impronta. I quotidiani usati non hanno più lo scopo di informare, ma diventano materia da trasformare. Sophie Usunier
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Franko B. The season. Volume 2, 2004 – 2005 Installazione
Marco Neri Centro Abitato, 2015 Acrilico su carta Courtesy Galleria Pac
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Luis Molina-Pantin Stage 4, Inmobilia, 1997 Courtesy Federico Luger (FL GALLERY)
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Luca Pozzi Supersymmetric partner Convitto in casa Levi, 2007 – 2009 Courtesy Federico Luger (FL GALLERY)
VedovaMazzei VedovaMazzei&Frederic Remington. The Rock Of The Signature, 2007 acquerelli, 150x220cm. cad. Questo è un dittico che cita il nostro video della Regina a cavallo del 1998 intitolato A modest proposal, in un paesaggio americano di Frederic Remington. Il secondo acquerello è il totale disfacimento del primo, o dopo una catastrofe, o l’incenerimento dovuto ad un incendio doloso. VedovaMazzei
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Gianluca Codeghini I shot my voice over…, 2017 Performance per piano impreparato e scritta su panno rosso
Si tratta di una performance sonora per piano impreparato, un’esecuzione per voce sola. Lo svolgimento prevede, per quanto possibile e in ordine sparso, una selezione di note tratte dall’Opus 39 di Brahms presente sul leggio il giorno della mia prima visita a Palazzo Archinto. In mio aiuto, come per ridare voce ai ritratti pittorici e scultorei presenti in tutto l’edificio, l’utilizzo di una metafora compositiva, quella della Voce, che è sia quella umana ma anche una delle parti melodiche che costituiscono una composizione musicale. Gianluca Codeghini
Donato Barcaglia, Ritratto di Andrea Vergobbio, 1880 marmo bianco di Carrara, cm 82 x 57 x 35 100
Margherita Morgantin I limiti dell’infinito sono le parole per descriverlo, 2017 tastiera modificata, testo Pipilotti Rist Perlen der Zeit (Video still), 1995 stampa fotografica, 50x70 cm
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Un nuovo “Miracolo a Milano” di Francesca Pasini, Exibart, 8 novembre 2017
C’era una volta a Milano una grande casa affrescata da Giambattista Tiepolo e Alessandro Magnasco: il Palazzo Archinto di via Olmetto. Quasi completamente distrutto nel 1943 e ricostruito negli anni Sessanta, è sede dell’Azienda Servizi alla Persona (ASP) Golgi Redaelli e dell'Archivio IPAB (l'Istituto Pubblico di Assistenza Benefica), uno dei segni delle attività benefiche che dal XIV secolo fanno parte della civiltà sociale meneghina. Per recuperare risorse verrà dato in affitto e tutto è stato spostato in viale Bande Nere dove si trova l’ospedale geriatrico Golgi Redaelli. Sono rimasti solo i ritratti dei benefattori. Come mostrare questo patrimonio pittorico? Come raccontare questa straordinaria storia che qui aveva uno sportello per distribuire ai poveri medicine, cibo, soldi? Le città sono in affanno rispetto alla povertà di oggi. Così l’associazione Art City Lab, fondata da Rossana Ciocca e Gianni Romano, ha scelto questo momento di passaggio per tendere un filo d’Arianna tra quadri antichi e opere contemporanee. E fino al 30 dicembre 2017, quando verrà presentato il catalogo della mostra, potremo vedere questo “Palazzo dell’Accoglienza” prima che diventi altro. Tutto inizia con l’artista Sophie Usunier: insieme a Rossana Ciocca propone al Geriatrico Golgi Redaelli un progetto che aveva sperimentato in una casa di riposo in Francia. Una serie di post it gialli vengono appesi alle pareti con delle frasi che servono da invito ad altri messaggi. In breve tempo un lungo corridoio si è completamente riempito di migliaia di pensieri, richieste, critiche, brevi racconti di sé. L’accoglienza ha bisogno di spazio e voci, affetto, cultura. Questo progetto che induce la creazione collettiva apre le porte di Palazzo Archinto e accoglie la mostra Andar per porte, un titolo che allude a quest’incontro e alla reciprocità di chi dà e chi riceve in beneficienza e nella vita.
Avviene un nuovo Miracolo a Milano: gli artisti e le artiste sono in prevalenza italiani, cosa non usuale negli spazi pubblici e privati non solo di Milano, ma d’Italia. Si respira un’affettività che toglie alla selezione il contrappeso dell’esclusione. Come in un labirinto si scovano le opere contemporanee tra i quadri antichi e i vuoti sulle pareti, alcune sono in dialogo diretto, alcune si accomodano, altre sono indipendenti. Tante voci per partecipare alla trasformazione dell’edificio. Le stanze sono 53 e le opere oltre cento, bisogna scoprirle curiosando tra una parete e l’altra, parlare con gli artisti, leggere le didascalie. Ci vuole tempo, è un bene. Le opere sono in vendita, saranno fatturate all’artista o alla galleria e una percentuale, valutata di volta in volta, viene lasciata all’associazione Art City Lab. Il fund raising si prefigge di mettere a punto un sistema mobile per intervenire in quegli spazi della città che possono trovare nella collaborazione con l’arte la possibilità di riprendere temporaneamente vita. Penso a Palazzo Dugnani, ma ce ne sono molti altri. È questa la funzione di associazioni culturali in dialogo con gli spazi pubblici. Restano negli occhi le opere che ognuno avrebbe portato lì. Le artiste sono tantissime: è la realtà di questi anni. Oltre a Sophie Usunier con la sua montagnola di 100 giorni circa (2017) di Corriere della Sera, dal 2012 al 2014, ridotto in coriandoli, avverte del momento in cui “i quotidiani non hanno più lo scopo di informare, ma diventano materia da trasformare”. Margherita Morgantin: un flash indimenticabile. In un piccolo light box di color rosso variegato, come in un tramonto, campeggia la scritta Siamo sole (2017), il gioco di parole è intimo e propositivo allo stesso tempo. Come nel testo composto, colorando leggermente alcune lettere di una vecchia tastiera di computer dimenticata negli uffici, sillabandole, leggiamo: i limiti dell’infinito sono le parole per descriverlo. E poi Bruna Esposito che protegge con una scopa-rastrello una circonferenza di specchio rotta e ri-assemblata: una dedica a questo spazio, ma anche alla vita quotidiana di tutti (Scopa, 2014). Eva Marisaldi impavesa un soffitto con una fila di nove bandierine disegnate e colorate (Settembre 2017), un segnale di posizione e di augurio. Paola Mattioli, ricompone una Mezzaluna (2001) con cinque foto di questo strumento, simbolo di un taglio necessario per un buon aroma. Allegra Martin, Che del suo pingue patrimonio fece erede
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il povero, 2017, una delle foto che ha realizzato dentro il palazzo in cui una coppa di cristallo ha come sfondo un particolare di un quadro. La preziosità domestica, la coppa poggia su un centrino di pizzo, si appropria dell’aulicità della pittura. Ma sono tantissime le artiste, di tante età, da Irina Jonesco, Tomaso Binga a Alice Guareschi, Claudia Losi, Monica Carocci, Pipilotti Rist, Deborah Hirsch, Agne Raceviciute. Fausto Gilberti con Lost control, 2012, ci fa percepire il travolgimento di una decisione difficile da prendere, una quantità di disegni su china accartocciati sono gettati sul pavimento. Mentre Vittorio Corsini con segatura e inchiostro scrive sul pavimento Perché siamo qui? (2017), rischia di essere calpestata come succede alle domande a cui nessun’altro può rispondere al di fuori di se stessi. C’è il graffio di Maurizio Cattelan: accanto al quadro di un condottiero armato davanti a un fuoco dipinto da Attila Szucs (Fire 2016), campeggia un suo neon rosso; Fotti. Un abbinamento ustionante. E poi Gabriele di Matteo, VedovaMazzei, Igor Eskinja, Luca Pozzi, Gianluca Codeghini, Diango Hernandez fino a Ylbert Durishti con un ghirigoro sottile di luce blu dentro un bagno buio. Mentre Domenico Antonio Mancini, ci riporta a una contraddizione grande come il mare: Avviso ai naviganti, opera in progress dal 2013. Su vari fogli traccia una mappa del Mediterraneo in cui con una miriade di punti sono segnate le profondità, in un tratto i punti diventano fitti e rossi: segnano l’abisso dei naufragi. La superficie, a prima vista pacifica, mostra la sua contraddizione. Francesca Pasini
PS: A Palazzo Archinto, tra i vari ritratti, troverete l'opera di Umberto Lilloni Ritratto di Sofia Gervasini, danneggiata. A proposito di crowdfunding, se volete contribuire al restauro l'Art bonus vi consente un credito di imposta, pari al 65 per cento dell’importo donato...
Sam Taylor Johnson After dark (with lights), 2008 C print (Dgital LightJet)/Fuji Crystal Archive Paper
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Di porta in porta. 62 artisti in mostra a Milano di Luca Palermo, Artribune, 20 novembre 2017
Ogni porta dà accesso a qualcosa; di mentale o di fisico; ogni porta attraversata lascia dietro di sé il ricordo di ciò che è stato, ma, inevitabilmente, proietta l’essere umano in un futuro possibile, dove il piacere della scoperta si accompagna al rimpianto per ciò che si è lasciato alle spalle. Andar per porte significa, dunque, iniziare un percorso fatto di attese, di intuizioni, di rivelazioni. E se l’andar per porte si fa titolo e concept di una mostra, è facilmente intuibile che il cammino tracciato per il visitatore possa essere sorprendente e costantemente mutevole. Mai titolo, del resto, fu più azzeccato e letteralmente inteso: a Palazzo Archinto (in via Olmetto 6, Milano) si varcano soglie in continuazione; una dopo l’altra; una dietro l’altra; una dentro l’altra. Ognuna, a sua volta, introduce ad un oggetto artistico; ed ogni oggetto artistico felicemente rimanda e/o richiama atmosfere e sensazioni pregresse. Cinquantatré stanze, sessantadue artisti (Matteo Basilè, Fabrizio Bellomo, Simone Bergantini, Francesco Bertelé, Edo Bertoglio, Tomaso Binga, Yannis Bournias, Danilo Buccella, Maria Magdalena CamposPons, Monica Carocci, Maurizio Cattelan, Guendalina Cerruti, Marco Cingolani, Laura Cionci, Gianluca Codeghini, Vittorio Corsini, Cose Cosmiche, Simona Da Pozzo, Davide D’Elia, Carlo Dell’Acqua, Gabriele Di Matteo, Gianluca Di Pasquale, Ylbert Durishti, Igor Eskinja, Bruna Esposito, Franko B, Ettore Favini, Robert Gligorov, Fausto Gilberti, Bruna Ginammi, Alice Guareschi, Diango Hernandez, Debora Hirsch, Zhang Huan, Irina Jonesco, Kensuke Koike, Michele Lombardelli, Claudia Losi, Marco Andrea Magni, Domenico Antonio Mancini, Isabella Mara, Eva Marisaldi, Allegra Martin, Paola Mattioli, Luis Molina-Pantin, Andrej Molodkin, Margherita Morgantin, Niccolò Moronato, Marco Neri, Luca Pozzi, Agne Raceviciute, Pipilotti Rist, Filippo Romano, Maryam Roshanaei, Roberta Savelli, Attila Szűcs, Sam Taylor Wood, Massimo Uberti, Enzo Umbaca, Sophie Usunier, Arianna Vanini, Vedovamazzei) e più di cento opere: la (con) fusione tra ambiente e presenze contemporanee è totale; gli artisti coinvolti,
con forza estetica, ma con etica discrezione, hanno occupato (o preso in prestito per qualche mese) corridoi, stanze, uffici, persino i servizi igienici di quella che era la sede della Golgi-Redaelli (storica azienda per servizi alla persona). La forza della mostra ritengo risieda proprio in tale commistione: l’antico non prevale sul contemporaneo e, allo stesso modo, il contemporaneo non perde la sua forza nel confronto con l’imponente quadreria e la labirintica struttura architettonica. Si avverte, passeggiando assorti in una contemplazione più estatica che estetica, la presenza di un qualcosa o di un qualcuno che in quei corridoio ha passeggiato, che in quelle stanze ha lavorato, che nei salotti ha riposato; una presenza che, al contempo, è assenza; è vuoto mentale che i lavori in mostra cercano di colmare. L’intero percorso espositivo è una potente riflessione sui drammi umani, esistenziali e sociali con i quali quotidianamente si confronta il nostro stare al mondo. Una visione multi-mediale che dalla fotografia, passa alla pittura, al video, alla scultura, all’installazione; uno sguardo che fa cogliere a pieno la contemporaneità e le sue modalità di espressione artistica. Il silenzio è una costante nella visita; un silenzio non richiesto, ma dovuto, quasi in segno di rispetto per quei tanti occhi che osservano e scrutano, anche se congelati nella pittura e imprigionati in una cornice, il visitatore. Non solo le opere, dunque, stabiliscono continui rimandi con il contesto, ma anche per chi va per porte avviene qualcosa di molto simile: da osservatori si diventa, così, soggetti involontari di osservazione. È un continuo e costante gioco di relazioni che si avvia non appena si varcano le prime porte, quella di ingresso al palazzo e quella della portineria: sì, anche la portineria diventa sede espositiva, così come la facciata esterna del palazzo, le corti interne e gli ampi ed affascinanti terrazzi ricoperti da un tappeto di giallo fogliame invernale. Lo spettatore è invitato a colmare, dunque, tutti quei vuoti semantici di cui le opere si fanno portatrici e, soprattutto, a costruirsi il proprio percorso di lettura (e di rilettura). In tal modo, si assottigliano, fin quasi a scomparire, le distinzioni tra autore/opera e spettatore: ciascuno, infatti, diventa parte indispensabile di un più ampio processo di costruzione di significati e significanti; entrambi contribuiscono alla messa a punto di un immenso piano semiotico deterritorializzato, per dirla alla Lévy, in cui a predominare sono i dispositivi (nel nostro caso le opere) e i processi che essi attivano.
Le opere che invadono gli spazi del primo piano di Palazzo Archinto rompono l’autoreferenzialità che spesso accompagna l’oggetto artistico contemporaneo per lasciare a chi di esse fruisce una possibilità di interpretazione e di intuizione in grado di coinvolgere la dimensione sensibile, emotiva e spirituale. Quella curata da ArtCityLab, associazione culturale fondata da Rosanna Ciocca e Gianni Romano, è una mostra autentica, sincera; una mostra che si rivolge e parla direttamente allo spettatore invitandolo a riflettere su sé stesso e su ciò che lo circonda; una mostra per la quale non esiste alcun assillo di mercato (motivo che con sempre più veemenza intacca il contemporaneo); una mostra di ricerca; un piccolo lampo di luce in un panorama artistico sempre più cupo e sempre più guidato dall’economia piuttosto che dall’espressione libera e incondizionata. L’arte contemporanea (quella con A maiuscola) ha un potere incredibile: il potere di attivare o riattivare luoghi abbandonati, dimenticati o destinati all’oblio; ha la capacità di mettersi in mostra, ma anche quella di mettere in mostra gli spazi che la ospitano. Se è vero che nel momento in cui una porta si chiude, si apre un portone, è anche vero, è questa mostra ne è la prova, che una porta porta inevitabilmente ad un’altra porta. Luca Palermo
Cose Cosmiche. Dialoghi sul tempo programma
24 ottobre 2017 Gianluca Codeghini – artista – "Torno in tempo ma tra un attimo" Sabine Delafon – artista – "Daydreams" Massimiliano Viel – compositore – "Il tempo dell’ascolto" 9 novembre 2017 Ermanno Cristini – artista – "Mettere in flusso" Lorenzo Maccone – fisico quantistico – "Il tempo della fisica quantistica" Margherita Morgantin – artista – "Da 2 a X" 16 novembre 2017 Roberto Morbidelli – funzionario tecnico-scientifico INAF – "Trama(n)dati Cosmici" Luca Pozzi – artista e mediatore culturale – "The Big Jump Theory" Leonardo Pelo – scacchista – "Zeitnot. La relatività delle 64 case" Lepetitemasculin (Cristina Fiordimela – Freddy Paul Grunert – architetta e museografa, artista e curatore) – "Oblio/felice connessione/presente" Marco Bascapè – archivista e storico – "Viaggi nel tempo"
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Performance finissage del 30 novembre 2017
19.00-21.30: Niccolò Moronato, Last in / First out 19.30: Gianluca Codeghini, I shot my voice over..., per più voci (con la partecipazione di Marco Mariani, tromba) 20.00: Carlo dell’Acqua, Il generatore (con la partecipazione di Valeria Manzi) 20.30: Gianluca Codeghini, I shot my voice over..., per più voci (con la partecipazione di Marco Mariani, tromba) 21.00: Carlo dell’Acqua, Il generatore (con la partecipazione di Valeria Manzi) 21:30: Enzo Umbaca, Shit Happens
Si ringrazia Valeria Barison per l'encomiabile presenza e assistenza ai curatori, agli artisti e al pubblico
Catalogo pubblicato in seguito alla mostra
AndarXporte a cura di ArtCityLab Palazzo Archinto dal 18 ottobre al 1 dicembre 2017 postmedia books 2018 116 pp. 127 illustrazioni isbn 9788874902231
Artisti contemporanei Matteo Basilè, Fabrizio Bellomo, Simone Bergantini, Francesco Bertelé, Edo Bertoglio, Tomaso Binga, Yannis Bournias, Danilo Buccella, Maria Magdalena Campos-Pons, Monica Carocci, Maurizio Cattelan, Guendalina Cerruti, Marco Cingolani, Laura Cionci, Gianluca Codeghini, Vittorio Corsini, Cose Cosmiche, Simona Da Pozzo, Davide D’Elia, Carlo Dell’Acqua, Gabriele Di Matteo, Gianluca Di Pasquale, Ylbert Durishti, Igor Eskinja, Bruna Esposito, Franko B, Ettore Favini, Robert Gligorov, Fausto Gilberti, Bruna Ginammi, Alice Guareschi, Diango Hernandez, Debora Hirsch, Zhang Huan, Irina Jonesco, Kensuke Koike, Michele Lombardelli, Claudia Losi, Marco Andrea Magni, Domenico Antonio Mancini, Isabella Mara, Eva Marisaldi, Allegra Martin, Paola Mattioli, Luis Molina-Pantin, Andrej Molodkin, Margherita Morgantin, Niccolò Moronato, Marco Neri, Luca Pozzi, Agne Raceviciute, Pipilotti Rist, Filippo Romano, Maryam Roshanaei, Roberta Savelli, Attila Szűcs, Sam Taylor Wood, Massimo Uberti, Enzo Umbaca, Sophie Usunier, Arianna Vanini, VedovaMazzei Dalla collezione di Palazzo Archinto Giuseppe Amisani, Giosuè Argenti, Abbondio Bagutti, Giovanni Battista Bagutti, Gaetano Barabini, Giuseppe Barbaglia, Donato Barcaglia, Giuseppe Bertini, Vittorio Maria Bigari, Amero Cagnoni, Giacomo Campi, Mauro Conconi, Emilio Crespi, Felice De Maurizio, Arturo Ferrari, Giuseppe Galli, Riccardo Galli, Bartolomeo Giuliano, Giuseppe Landriani, Umberto Lilloni, Emilio Magistretti, Giuseppe Mandriani, Giacomo Martinez, Napoleone Mellini, Pasquale Miglioretti, Antonio Moretti, Eleuterio Pagliano, Livio Pecora, Luigi Pedrazzi, Carlo Picozzi, Ercole Procaccini il Giovane, Camillo Rapetti, Alessandro Reati, Agostino Santagostino, Giuseppe Sogni, Gerolamo Oldofredi Tadini, Giuseppe Vermiglio, Giovanni Vismara, Adolfo Wildt, Carlo Antonio Zucchi
Finito di stampare nel mese di dicembre 2018 presso Universal Book, Rende tutti i diritti riservati / all rights reserved è vietata la riproduzione non autorizzata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia o qualsiasi forma di archiviazione digitale. All rights reserved. No part of this book may be reproduced or transmitted in any form or by any means, electronic or mechanical, without permission in writing from the Publisher. Postmedia Srl Milano www.postmediabooks.it