Il sangue delle donne

Page 1

cop sangue_Layout 1 28/11/18 16:44 Pagina 1


Come si fa a pensare all’identità e alla cultura in termini univoci? Ci sono così tanti aspetti! Per me la cultura è dinamica, in continuo movimento.

How can we conceive identity and culture as a unique expression? There is so many aspects to them! I believe that culture is dynamic and constantly moving. Raiya Al Rawahi


The blood of women

IL SANGUE DELLE DONNE Tracce di rosso sul panno bianco | Traces of red on white cloth

a cura di | curated by Manuela De Leonardis


Indice| Index Prefazione | Preface Annalisa Zito, Fondazione Pasquale Battista

Coordinamento | Coordination Dino Lorusso e Ninni Castrovilli Progetto grafico | Book design Franco Cenci / Studio Idea Traduzione Italiano/Inglese Translation Italian/English Edvige Nanni Copyright © 2019 per le opere le artiste e per i testi gli autori | for the works the artists and for the texts the authors

Nessuna parte di questa pubblicazione può essere tradotta, stampata o riprodotta, in tutto o in parte, con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, fotocopie, film, diapositive o altro senza autorizzazione dei proprietari dei diritti | No part of this book may be reproduced or utilized in any form or by any means, electronic or mechanical, including photocopying, recording, or by any information storage and retrieval system, without permission in writing from the Publisher.

in copertina | front-cover

Isabella Ducrot, Il sangue è rosso, 2016 (part. | detail)

© 2019 Postmedia Srl, Milano www.postmediabooks.it ISBN 9788874902279

8

L’universo femminile | The feminine universe Rossella Alessandrucci

12

Il sangue delle donne | The blood of women Manuela De Leonardis

15

Sangue | Blood Federica Formato

26

Pezze, stracci e benefizi | Rags, pads and benefits Alberto Massarelli

29

L’eredità materna è un filo rosso | The red thread of maternal legacy Arianna Di Genova

33

L’“evento mestruale” | The “menstrual occurrence” Stefano Barchiesi

36

Il sangue delle donne, tra sutra e magarie | The blood of women between sutra and magic spells Maria Cristina Gasperini

41

Sangue secretato | Classified blood Rita Boini

45

Lo Straniero | The Stranger Niky D’Attoma

46

Opere e testi delle artiste | Artists’ works and texts

49

Ringraziamenti e mostre | Aknowledgements and exhibitions

186


Prefazione | Preface Annalisa Zito

Fondazione Pasquale Battista

Il sangue delle donne è luogo di incanto e di sgomento, è il fluido viscoso che accoglie e trascina con sé l’incedere irrequieto, feroce e visionario della Storia, è l’elemento denso che traccia su panno bianco labirinti, perplessità, militanze, passioni e rese. La Fondazione Pasquale Battista, attraverso la pubblicazione di questo volume, ha voluto rendere omaggio alla tenerezza e all’asperità, all’audacia e al pudore con cui 68 artiste di tutto il mondo hanno interpretato “il femminile” senza cedere alla tentazione di raccontare la “femminilità”. Il mutamento radicale nella percezione/rappresentazione dei corpi sessuati e degli sguardi “di genere” cui si sta assistendo negli ultimi decenni, grazie ad una ridefinizione epistemologica delle scienze umanistiche, all’emergere di nuove formulazioni del “privato politico” e alle applicazioni delle tecno-scienze in ambito medico e in ambito cyborg, conduce alla necessità di linguaggi artistici che includano e interroghino tutti i soggetti nella realtà sociale contemporanea. La riflessione sul “femminile”, qui condotta spesso in modo ironico, asciutto, senza compiacimenti stilistici o derive retoriche, ha investito prepotentemente, negli ultimi anni, i movimenti civico-politici e ha fatto emergere nuovi e avvincenti interrogativi che toccano le più intime ed allo stesso tempo le più collettive istanze dell’odierno: corpo e identità, bio-tecnologie riproduttive, patologizzazione delle vite non-conformi, erotismo e sessualità, violenza e consenso, relazioni di coppia e famigliari, rap-

The blood of women allures and frightens, it’s that slippery liquid that carries and drags History in its restless, ferocious, visionary path; that thick substance leaving traces, mazes, passions, perplexities and concessions on white linen cloths. In publishing this book, the Foundation Pasquale Battista has paid tribute to the sixtyeight female artists from all over the world involved in a personal interpretation of femininity. Through tenderness, difficulties, audacity and candor they have challenged “girly” narratives. Nowadays, with the radical change with which we perceive and represent sexual entities and genders (thanks to etymological realignments of the humanities, new political stances about privacy, and new technologically scientific/medical environments) artistic language has the compelling need to include and question all aspects of contemporary life. In the last few years, ironic and dry reflections on the “feminine” have left no room for compliant styles and rhetoric, they have on the contrary heavily promoted civil rights movements and brought to light new compelling doubts on intimate collective issues like for example: body and identity, reproductive biotechnology, nonconventional life styles transformed into pathologies, eroticism and sexuality, violence versus consensus, couple and family relationships, connection with environment and animal life, reorganization of contemporary legal systems and social exclusion. These artists are disclosing their claims with red traces on white cloth using simple sharp 8

porto con l’ambiente e le specie animali, riorganizzazione degli attuali sistemi normativi e di esclusione sociale. Nelle Tracce di rosso sul panno bianco si dipanano – scarne, poetiche, taglienti – le rivendicazioni delle artiste contro le dinamiche di vergogna, vittimizzazione e infantilizzazione delle donne; contro i dispositivi sociali ed economici che ne esaltano e allo stesso tempo ne umiliano la capacità di cura e di accoglienza; contro eredità culturali che sacralizzano la maternità depurandola da quello che, invece, più di scabroso contiene in sé: il taglio, la lacerazione, la solitudine, le suture dell’amore e del rifiuto. Maternità come obbligo se non come esito naturale dell’esistenza delle donne, in una concezione strumentale della natura e della biologia come ineludibile cardine sociale; corpi iper-sessualizzati che diventano avamposti contemporanei di esercizio di potere dove l’erotismo e lo scambio sessuale diventano conquiste e non dialogo; menarca e pubertà come perdita dell’innocenza e non come innocenza che muta per farsi timone di modi meno brutali di incedere nel mondo. Lo scambio trans-nazionale, intergenerazionale e interdisciplinare delle voci femminili che qui emerge è un monito alla costruzione di scenari inclusivi e non violenti per tutti i generi, è la rivendicazione creativa e politica di diritti civili, libertà e possibilità di auto-rappresentazione per tutti. Ed è questo, la severità e la gentilezza del monito, che ha avvinto la Fondazione e ha fatto nascere in noi il desiderio di contribuire alla promozione del progetto Il sangue delle donne. Tracce di rosso sul panno bianco che è al contempo iniziativa espositiva ed editoriale. Il presente volume non è solo un catalogo, non 9

poetry denouncing shame patterns, victimization and infantilization of women which are all socio- economical devises that equally degrade and glorify women’s capacity to care and accommodate others. Claims against cultural heritage enshrining maternity and purging it of its natural brutality, its slashes, its tearing, its loneliness, its love wounds. Claims against maternity seen as an obligation instead of the natural outcome of a woman’s existence and against the instrumental concept that nature and biology are unavoidable pillars of society. Super sexy bodies gain power within the sexual exchange fabricated around conquest rather than dialogue. Menstruation and puberty become loss of innocence as opposed to innocence transforming itself into a gentle guiding hand through life. This trans-national, intergenerational and interdisciplinary emerging feminine voice is an invitation and admonishment to create inclusive and nonviolent scenarios for all genders. It is a creative and political vindication for civil rights and self-representation for all. The delicate severity imposed by this warning has captured the Foundation and procured the will to contribute to this editorial/exhibition project The blood of women. Red traces on white cloth. We are not offering a simple catalogue or a list of works to flick through, we give you images and words to savor and embrace with your gaze. This volume brings you on a transoceanic voyage with semantic intrigues and stylistic originality. We imagine it as a strong net composed of matter and words where all the knots support each other. A light and coarse weave ideal for a good catch. Such a project has never been published before and it is thanks to the enthusiasm and determi-


Il sangue delle donne | The blood of women Manuela De Leonardis attese e paure sull’argomento a differenza di quanto gli uomini invece si siano sempre estraniati dalla questione. Questa diversità di approccio ha generato una barriera di comprensione tra i due sessi, che possiamo riconoscere nei crescenti femminicidi e a volte anche nell’omosessualità vissuta come protezione. Sento di dare tutta la mia stima a Manuela De Leonardis, che mai ha dubitato del bisogno di parlare e confrontarsi su questa problematica, e con spirito da esploratrice è stata sempre disponibile ad accogliere nuovi capitoli per arricchire ulteriormente questo progetto.

between two genders, and a recognizable factor is the ever increasing feminicides and the use of homosexuality as a form of shield. I give to Manuela De Leonardis my full esteem for enriching this project with her reassuring predisposition, availability and explorative spirit, always ready to talk and discuss this subject and relentlessly welcoming the addition of new chapters.

storica dell’arte, giornalista | art historian, journalist

una donna è la storia del suo sangue a woman is the story of her blood [Marcela Serrano]

E’ stato il “regalo” per il suo tredicesimo compleanno, il 13 agosto 1935. Sua madre non le aveva detto nulla dei cambiamenti che sarebbero avvenuti in lei, ma con le amiche se ne parlava già da un po’. “E’ arrivato!”. Corse a dirlo a Clara che abitava a due passi da casa sua, a Santa Marinella. “Ah! E’ arrivato!”, aveva replicato solennemente l’amica del cuore. Avrebbe dovuto essere felice, ma mia nonna non lo era affatto. Intuiva che questo arrivo avrebbe comportato cambiamenti e disagi. In casa non aveva mai visto i panni di lino. Sua madre era sempre stata molto riservata, l’argomento era tabù. Non aveva altre sorelle con cui confidarsi- Era la primogenita e gli altri due figli, maschi. Ma aveva imparato ad usare i panni di lino, che faceva da sé, parlando proprio con le amiche. Anche da ragazzina era molto snella e per evitare che si creassero rigonfiamenti antiestetici, che avrebbero tradito quella presenza ingombrante, cercava sempre di spianare per bene il tessuto. I suoi quadrati di tela bianca avevano qualche centimetro meno della norma e non usava la spilla da balia per fermare la striscia, ottenuta piegando il quadrato, alle mutande ma un cordoncino piatto di stoffa. Avere le mestruazioni era una vergogna, non solo un grande fastidio. Poteva comportare dolori fisici, ma soprattutto noie. Il panno di lino si metteva la mattina e si toglieva la sera, al massimo c’era un cambio intermedio durante l’intera giornata. La convivenza con il proprio sangue era molto ravvicinata. Anche lavare il panno di lino non era un’impresa facile. Doveva essere un’operazione segreta da fare lontano da sguardi indiscreti e, naturalmente, comportava non poche difficoltà perché il panno doveva tornare immacolato. “Eh sì, quei giorni erano pro15

It was the “gift” for her 13th birthday, the 13th August 1935. Her mother had never told her about the changes that would occur inside her, thankfully she had talked about it already with her friends. “It’s here!” she ran to tell Clara who lived next door in Santa Marinella. “Uh. It’s here” her best friend had replied. My grandmother was supposed to be happy, but she was not. She felt that this occurrence would have brought along with it discomfort and changes. At home, she had never seen linen cloths. Her mum had always been very reserved about it, the subject was a taboo. She did not have sisters to confide in, being the first of three, two of whom were boys. Nonetheless, she had learned how to use menstrual cloths by chatting to her friends. When she was young, she was very slender, so she had to carefully flatten the cloth to hide unaesthetic bulges. Her menstrual cloths were slightly smaller than usual, and she had strings on each side to tie them instead of the usual safety pins. It was a great shame and a nuisance being on the rag. You could even feel pains, but mostly it was an inconvenience. The menstrual cloth was put on in the morning and changed at night, maybe one extra change during the day. Living with your menstrual blood was a very intimate experience. Even just washing it wasn’t easy. The operation had to be done in secret and it was extremely arduous to get it back to white again. Grandma Elsa said to me: “Yeah, those days were a total embarrassment”. In the feminine imagination, we still find a strong trace from these linen and cotton rags.


Artiste | Artists

Ilaria Abbiento Manal AlDowayan Adele Angelone Elizabeth Aro Wafa Bahai Alessandra Baldoni Carolle Bénitah Takoua Ben Mohamed Saša Bezjak Tomaso Binga Rosina Byrne Giovanna Caimmi Primarosa Cesarini Sforza Rupa Chordia-Samdaria Sara Ciuffetta Lea Contestabile Karmen Corak Mila Dau Vlasta Delimar Kristien De Neve Maria Diana Isabella Ducrot Nilüfer Ergin Cristiana Fasano Maimuna Feroze-Nana Simona Filippini Emita Frigato Pilar, Barbara e Stella Marina Gallas Silvia Giambrone Felicity Griffin Clark Maïmouna Guerresi Susan Harbage Page Sasha Huber Susan Kammerer Fariba Karimi 48

49

Eglé Kuckaité Hanako Kumazawa Silvia Levenson Wenwen (Vivienne) Liu Lôw (Estabrak Al Ansari, Raiya Al Rawahi, Tara Al Dughaither) Barbara Luisi Anja Luithle Victoria Manganiello Florencia Martinez Patrizia Molinari Elly Nagaoka Ana Maria Negara Yasuko Oki Novella Oliana Sonya Orfalian Lina Pallotta Sara Palmieri Chiara Pellegrin Sofia Rocchetti Elisa Roggio Anna Romanello Paola Romoli Venturi Virginia Ryan Cinzia Sarto Ivana Spinelli Silvia Stucky Ketty Tagliatti Judy Tuwaletstiwa Laura VdB Facchini Maria Angeles Vila Nicole Voltan Ruchika Wason Singh Deborah Willis


Adele Angelone Due croci, due colori, bianco e nero, rappresentate con due diverse prevalenze, una croce bianca che inneggia alla vita, una nera, che porta alla morte; le attraversa l'amore, amore che equivale a un faro di notte che fende la nebbia, amore che é una rosa sfatta che hai conservato, una stoffa toccata di cui si mantiene il ricordo. Amore che è non saper amare. Il ciclo della vita viene qui rappresentato da un’artista e designer che utilizza materiali riciclati del vivere quotidiano, ganci per fasce e reggiseni, tutto su una base di crudo lino grezzo che sperimenta il “vissuto” del fertile sangue delle donne che infine sfilaccia e muore. L’opera sviluppa e intercetta un tema, quello della violenza sulle donne, di cui l’artista già nel 2011 aveva parlato in occasione di Extreme Women Condition, presso il Palazzo Municipale di Modena, in cui era chiaramente rappresentato il dolore femminile utilizzando oggetti della memoria e dell’eredità familiare, espressioni del turbamento, del disagio e lacerante percorso che non di rado attraversa e traccia il mondo delle donne. ...Torneranno i mattini... sentirò uccelli cantare, innalzerò i calici nella nebbia, non laverò la mia faccia, sporca, non aprirò finestre a guardare fuori, resterò ferma con tutte le ore in mano come giocattoli rotti... [Sandra Vezzani]

Adele Angelone è nata in Irpinia (Italia), vive e lavora a Modena | was born in Irpinia (Italy), she lives and works in Modena.

Two crosses, two colors, black and white, both represented with two different emphasis. A white cross that glorifies life, a black cross that brings death. Love transfixes them both, like a beam of light piercing the fog. Love as the rotten rose that you kept, a piece of cloth that has been touched and left a memory. Love that is not knowing how to love. The cycle of life is represented here by and artist-designer that uses recycled every day materials including hooks for nappies and brassieres. She places them on rough linen menstrual cloth, the same rag that has lived through the fertile female blood and has perished in shreds. This work identifies and develops the theme of violence on women, a theme the artist already dealt with in 2011 during the Extreme Women Condition at the Municipal Building in Modena. In that exhibit she very clearly represents female pain using objects from memory and from family history. All recurrent expressions of the disturbing and tearing paths that trace women’s realities. Mornings will come back…I shall hear birds singing again, I shall lift my chalice in the fog, I shall not wash my dirty face, I will not look out of the window, and I will stay still with all the hours of time in my hands, like broken toys. [Sandra Vezzani]

54

La fede nell’Amore, la Morte nel dolore..., 2018 pannolino, ganci per fasce e reggiseni, PVC, gros grain rosso | menstrual cloth, diaper and brassier hooks, red gros grain 63 x 66 cm


elizabeth Aro Progettare una casa è come tracciare una strada da percorrere costruendo con la mente lo spazio in cui abitare, è come immaginare e plasmare un luogo dove desideriamo vivere. Farlo con il ricamo significa emulare tale costruzione da un punto di vista più intimo, pensare allo spazio come alla proiezione della nostra sensibilità. Per me il ricamo ha lo stesso effetto del tempo che scorre lentamente. Nella cultura occidentale il ricamo appartiene al mondo femminile, sebbene in passato abbia costituito un’attività anche maschile. Da due secoli a questa parte riguarda unicamente le donne, relegate in un ruolo sottomesso e subalterno, in contrapposizione all’atteggiamento da demiurgo che viene attribuito all’uomo che progetta una casa. Come attività in quanto tale l’architettura suggerisce l’idea del potere, poiché si tende a pensare che la costruzione o l’acquisto di una casa rappresentino per una famiglia il maggior investimento di tutta la vita. Non è mia intenzione dimenticare il lavoro delle donne architetto che hanno progettato edifici, tuttavia, fatta eccezione per gli ultimi decenni, l’architettura ha rappresentato una professione esclusivamente maschile. È per me importante superare gli stereotipi culturali che definiscono la donna e l’uomo, unendo compiti tradizionalmente maschili e femminili. Nei miei ricami il disegno rappresenta in modo più sensibile uno spazio che evolve con armonia. Si tratta di un tempo che si presenta e si manifesta per raccontare i luoghi immaginandoli da una diversa angolazione. Per me ricamare significa percorrere un luogo già vissuto e accompagnare con passi lenti e meccanici un nuovo territorio, analizzando il valore dello spazio.

Elizabeth Aro è nata a Buenos Aires (Argentina), vive e lavora a Milano | was born in Buenos Aires (Argentina), she lives and works in Milan.

Designing a house is like a mind path through the space you will occupy. It is like imagining and molding a place where you wish to live. Designing with embroidery means to emulate this construction with an intimate viewpoint, thinking about space as a projection of sensations. I see embroidery as the slow motion of time. Western culture has reserved needlework to a female world, although in the past even men used to do it. It has now been more than two centuries have past since women have been assigned the role of embroiders, as a submissive and inferior activity, in clear contrast with the status of a male architect designing a house. Except for the past few decades, architecture has been a male domain, and although it is not my intention to undermine women architects. I believe it is very important to overcome cultural stereotypes defining men and women by unifying roles of both genders. My needlework represents a space evolving in harmony. We are observing space from a different view point. I consider embroidery as a guide slowly leading us to a new territory, abandoning the beaten track, emphasizing the value of time/space.

56

Ricamo di Tadao Ando, 2000-2018 pannolino, fili da ricamo | menstrual cloth, thread 58 x 54 cm


wafa bAhAI La verginità è la condizione di una persona che non ha mai avuto rapporti sessuali. Ci sono tradizioni culturali e religiose che pongono particolare valore e significato a questa condizione, soprattutto nel caso delle donne non sposate, associate ad un’idea di purezza, onore e valore. Presso alcune culture è in uso la prova della verginità della sposa prima del matrimonio. Ciò è stato tradizionalmente testato per la presenza di un imene intatto, verificato sia con un esame fisico che da una “prova del sangue”, che si riferisce al sanguinamento vaginale risultato dalla lacerazione dell'imene dopo il primo rapporto sessuale. Il lenzuolo nuziale macchiato di sangue viene mostrato come prova sia che il matrimonio è stato consumato, sia che la sposa era vergine. Presso queste culture una donna non sposata che non è più vergine, per scelta o conseguenza di uno stupro, può essere oggetto di vergogna, ostracismo o addirittura delitto d’onore. I ricercatori sottolineano che la presenza, o assenza, di un imene non è un indicatore affidabile che una donna sia stata penetrata. L’imene è una sottile membrana situata appena all’interno della vulva che può parzialmente occludere l'ingresso del canale vaginale. È flessibile e può essere allungato o strappato durante il primo rapporto. Molte donne possiedono un imene fragile, facilmente allungabile e già perforato alla nascita: l'imene può essere rotto durante l'infanzia, senza che la ragazza ne abbia conoscenza, spesso attraverso attività sportive. Ad esempio, una scivolata in sella ad una bicicletta può rompere l'imene. Per alcune donne, invece, l'imene non si rompe fino al parto. Alcune procedure chirurgiche, come l’imenotomia, sono necessarie per incidere l’imene. Non sanguinare la prima notte non è un segno di perdita della verginità; ci sono numerose ragioni perché la donna non sanguina. La castità e la purezza esistono indipendentemente dalla presenza o assenza dell’imene. Wafa Bahai vive e lavora tra Riyad e Jeddah (Arabia Saudita) | lives and works between Riyad and Jeddah ((Saudi Arabia).

Virginity is the condition of a person who has never engaged in sexual intercourse. There are cultural and religious traditions which place special value and significance on this condition, especially in the case of unmarried females, associated with notions of personal purity, honor and worth. Some cultures require proof of a bride's virginity before her marriage. This has traditionally been tested by the presence of an intact hymen, which was verified by either a physical examination or by a "proof of blood," which refers to vaginal bleeding that results from the tearing of the hymen after the first sanctioned sexual contact. The nuptial blood-spotted bed sheet would be displayed as proof of both consummation of marriage and that the bride had been a virgin. In these cultures, an unmarried female who is found not to be a virgin, whether by choice or as a result of a rape, can be subject to shame, ostracism or even an honor killing. Researchers stress that the presence or absence of a hymen is not a reliable indicator of whether a female has been vaginally penetrated. The hymen is a thin film of membrane situated just inside the vulva, which can partially occlude the entrance to the vaginal canal. It is flexible and can be stretched or torn during first engagement in vaginal intercourse. Many women possess such thin, fragile hymens, easily stretched and already perforated at birth, though the hymen can be broken in childhood without the girl even being aware of it, often through athletic activities. A slip while riding a bicycle can break the hymen, and for some women, the hymen does not break until childbirth. Some medical procedures, such as hymenotomy, may require a woman's hymen to be opened. Failure to bleed on the first night is not a sign of loss of virginity; there are numerous reasons why a woman might not bleed. The chastity and the purity are character traits that exist quite independently of the hymen’s presence or absence.

58

Failure to Bleed, 2015 pannolino, nastro, inchiostro | menstrual cloth, tape, ink misure variabili | variable measures


Alessandra bAldonI Sarebbe stato molto difficile per il mio modo di scattare utilizzare la stoffa come oggetto di scena in una foto. Il tema è forte. Non amo le immagini “aggressive”, preferisco di certo il lato poetico, evocativo. C'è sempre qualcosa d'assente che mi tormenta è un omaggio alla mia amata Camille Claudel (la frase è sua) e al suo destino tragico e doloroso. Donna artista in un mondo dove l'arte era esclusivo appannaggio degli uomini, fuori dagli schemi, trasgressiva, infuocata e piena di talento, rifiutata ed abbandonata, rinchiusa in manicomio, prigioniera del volere maschile - nessuna come lei rappresenta il dolore della diversità, il sangue versato perché femmina, la sopraffazione subita. Visitando il Museo Rodin a Parigi ho avvertito quell’ombra inquieta e lunga sulle opere di lui, provando un brivido davanti alle poche opere superstiti di Camille. Ha distrutto quasi tutto... ciò che vediamo sono resti, come dopo un naufragio. Ho trovato uno scatto molto raro fatto da Rodin in studio mentre lei posava per lui, che ho ritenuto davvero significativo e, dopo averlo rielaborato, l'ho stampato sulla stoffa. Sotto c'è ricamata, con incerta ed esitante scrittura, la frase di Camille, perché niente come il filo cura la ferita, è punto di sutura. Poi ho piegato la stoffa e l'ho fermata con il filo in quattro punti, creando un “quadro” dentro il bianco. L'opera è incorniciata con una cornice a cassetta nera e distanziatore così da renderla una piccola teca.

Alessandra Baldoni è nata a Perugia (Italia) nel 1976 dove vive e lavora | was born in Perugia (Italy) in 1976, where she lives and works.

Considering the way I take photos, it would have been rather difficult for me to use a piece of cloth as my subject. The theme is strong. I do not like “aggressive images”, I prefer the evocative and poetic side of things. “C’è sempre qualcosa accanto che mi tormenta” (There is always something missing that torments me) is dedicated to my beloved Camille Claudel (these words belong to her), and to her tragic and painful destiny. She was a woman artist in a world where Art was exclusive to men. She was an outsider, transgressive, fiery and full of talent, refused, abandoned, and locked up in an asylum. Prisoner of male power. Not many can represent as well as Camille the painful existence of being different. She spilt the blood of an abused woman. While visiting the Rodin Museum in Paris, I felt an overwhelming shadow over his sculptures and a shiver came through me when I saw her own few works. She destroyed most of them, what we are left with is the remains of a shipwreck. I found a rare shot of Camille posing for Rodin and considering its significance I decided to elaborate it and make a print on the menstrual cloth. Underneath the image, embroidered, are her words. Nothing better than thread to mend a wound with healing stitches. I then folded the cloth and lightly sewed it in four points creating a picture inside the white field. The piece is framed with a black box imitating a shrine.

60

C'è sempre qualcosa d’assente che mi tormenta, 2015 pannolino, stampa fotografica digitale, ricamo, cornice | menstrual cloth, digital photo print, embroidery, frame 33 x 40 cm.


takoua ben MohAMed Ci sono quei momenti che… Sbalzi d’umore… Voglia anormale di mangiare… Lunghe dormite… E soprattutto… dolore, dolore, dolore… Le mie Cose! Cose! Cose! Cose!

Takoua Ben Mohamed è nata a Douz (Tunisia) nel 1991, vive e lavora a Roma | was born in 1991 in Douz (Tunisia), lives and works in Rome.

There are those moments that ... Mood swings… Abnormal desire to eat ... Long sleeps ... And above all ... pain, pain, pain ...

My Things! Things! Things! Things!

64

Le mie Cose, 2017 pannolino, stampa | menstrual cloth print 48 x 44 cm


Saša bezjAk Il lavoro di Saša Bezjak parla della casa e del suo ruolo all’interno di essa. La figura femminile stilizzata, dalle forme ampie, con un fiocco nei capelli o forse dalle orecchie grandi, intorno alle cui gambe si attorciglia un gatto, ci ricorda la casa (dove è tutrice della famiglia, casalinga, madre e donna pronta ad aiutare tutti) e incontra un gatto domestico il quale cerca di accattivarsi. Nella lingua slovena, sia la persona femminile sia il gatto, hanno forma grammaticale femminile e sembra che anche l'artista abbia voluto dare risalto proprio a quest'appartenenza alla femminilità, anche con l’aggiunta della didascalia “Ženske – Women”. Il disegno semplificato, semplice, simbolico, che ricorda l'infanzia ma enfatizza gli attributi essenziali del personaggio raffigurato, specialmente quelli sessuali, fa parte dello stile artistico di Saša Bezjak. Nei ricami, dei quali fa parte anche questa Linea di sangue, l'artista coinvolge le donne della sua famiglia e l'esecuzione tecnica dei suoi lavori è affidata in parte ai membri della famiglia dell'artista, alla sua linea di sangue. L’ideazione artistica, il disegno e l’esecuzione finale sono così opera di Saša, la figura femminile è stata ricamata a mano da sua madre, la didascalia è stata fatta a macchina dalla zia e il gatto è stato ritagliato dal fazzoletto della nonna. Il procedimento artistico e l’appartenenza alla famiglia sono indicati del resto anche nel titolo stesso. I temi che l'artista affronta nei suoi lavori sono spesso autobiografici, legati alla casa, alla famiglia, alla maternità, alla genitorialità e al rapporto di partenariato anche nei momenti più intimi, spesso con una connotazione marcatamente erotica o sessuale. In tutte le sue opere si percepisce la sua vocazione artistica al “mondo della donna” e il suo credo femminista. Sul suo ruolo di donna si esprime in questo modo: “La donna è quel miracolo della vita, che deve essere pronta a tutto, deve sempre avere tutti i sensori accesi: per l'udito, la vista, per l'erotismo, per l'educazione, per la casa ... Il suo percorso è molteplice. Riunisce e include costantemente quell'elemento sovra-artistico al quale dà significato e lo appaga. In questo percorso è sola con se stessa e non in relazione con le persone e gli oggetti. È bello essere donna dal sanguinamento alla morte.” [Denis Volk] Saša Bezjak è nata a Maribor (Slovenia) nel 1971, vive a Gornja Radgona (Slovenia) | was born in Maribor (Slovenja) in 1971, lives and works in Gornja Radgona (Slovenja).

The work of Saša Bezjak deals with the concept of home and the artist's role in it. The stylized figure of a woman of shapely form, with a bow in her hair or perhaps with big ears, and a house cat winding itself around her legs, invokes a memory of the home where the caregiver of the family – the housewife, mother and wife – who has an ear for everything and everyone, meets the house cat, which is fawning all over her. In the Slovenian language, both woman and cat take the female grammatical form, and it seems that the artist wanted to accentuate precisely this femaleness. Using the word "Ženske – Women". The simplified, symbolic, simple drawing, reminiscent of children's drawings, but which emphasizes certain essential attributes of the featured figure, especially sexual, is an integral part of the artistic style of Saša Bezjak. In her embroideries, which also include the Blood Line piece, the artist engages the female members of her family, so that the technical execution of her embroideries is the work of the members of the artist’s blood line. This makes the artistic concept, drawing and final execution Saša’s work, the female figure has been hand embroidered by Saša's mum, the text has been machine embroidered by Saša’s aunt, whereas the cat has been cut out of her grandmother's handkerchief. This work process and a sense of belonging to the family is also indicated by the title of the artwork.The issues that the artist deals with in her works are often autobiographical, tied to the home, family, motherhood, parenthood and partner relationship, even in the most intimate moments, often with a markedly erotic or sexual connotation. In all her works, the artist's affiliation to the "woman's world" and her feminist position can be felt. As she puts it : "A woman is that miracle of life that needs to be ready for everything; all her sensors must be switched on at all times: for hearing, seeing, as an erotic being, for raising children, as a home-keeper ... Her path is scattered. It is consistently made up of and includes that certain something – the thing that is beyond art itself, that gives her meaning and fulfils her. On this path, she is alone with herself and in no correlation with people and objects. It is beautiful to be a woman from the moment you bleed to when you die." [Denis Volk]

66

Krvna linija / Blood Line (Linea di sangue), 2017 pannolino e filo, ricamo a mano, cucito a macchina e collage | menstrual cloth, thread, hand embroidery, machine sewing and collage 48 x 48 cm


tomaso bIngA Santo! Santo! Santo! TOOOh!! TOOOh!! TOOOh!! Guè!! Guè!! Guè!! San Guèèèè!!

Con ira ti beffi del sangue del mondo del mondo che affonda farcito nel fango nel fango che copre la lingua del Dio del Dio che non doma il ghigno dell’Io

Saint! Saint! Saint! Ain’t! Ain’t! Ain’t! Od! Od! Od! Blo oooood!

With anger you mock the blood of the world The world that drowns awash in the mud In the mud that shrouds the tongue of God The God that can’t quell the ego’s sneer

Santo! Santo! Santo! TOOOh!! TOOOh!! TOOOh!! Guè!! Guè!! Guè!! San Guèèèè!! Con ira cospargi di sangue la terra la terra che brucia e riduce la luce la luce che tace assopita nei fossi nei fossi petrosi con rostri assai rossi

Saint! Saint! Saint! Ain’t! Ain’t! Ain’t! Od! Od! Od! Blo oooood! With anger you smear the world with blood The earth that burns and hides the light The light that silently sleeps in the furrows In the rocky furrows with beaks of deep red

Con ira consumi la vita nel sangue nel sangue del mestruo del parto del lutto del lutto che piange con ciglia dipinte dipinte dal tempo che azzera le finte

With anger you drink the life of blood The blood of the menses of birth of grief Of mourning that weeps with painted lashes Painted by time that nullifies pretense

Santo! Santo! Santo! TOOOh!! TOOOh!! TOOOh!! Guè!! Guè!! Guè!! San Guèèèè!!

Santo! Santo! Santo! TOOOh!! TOOOh!! TOOOh!! Guè!! Guè!! Guè!! San Guèèèè!!

Tomaso Binga (pseudonimo maschile di Bianca Pucciarelli Menna) è nata a Salerno (Italia) nel 1931, vive e lavora a Roma | (alias Bianca Pucciarelli Menna) was born in Salerno (Italy) in 1931, she lives and works in Rome.

Saint! Saint! Saint! Ain’t! Ain’t! Ain’t! Od! Od! Od! Blo oooood!

Saint! Saint! Saint! Ain’t! Ain’t! Ain’t! Od! Od! Od! Blo oooood!

68

San guè, 2009-2016 pannolino, stampa, spille da balia | menstrual cloth, print, safety pins 70 x 66 cm


rosina byrne Il mio lavoro consiste nell’informare, coinvolgere ed ispirare il cambiamento.

My artwork is about informing, engaging and inspiring change.

Le budella sono gli strumenti che uso per rappresentare la cultura nei suoi meccanismi interni. Svelando la sostanza dell’ordine sociale, abbiamo l’opportunità di trasformare il modo in cui noi come individui - vediamo, ci coinvolgiamo e rispondiamo.

Intestines are the instrument I use to represent culture and its inner workings. By revealing the core of the social order, we gain an opportunity to transform the way we as individuals view, engage and respond.

Le budella usate nel corpo del lavoro vengono esposte, analizzate, modificate e ammirate. Rappresentano l’idea di guardare un oggetto da un’altra prospettiva, o un credo culturale. L’osservatore ha l’opportunità di vedere oltre la struttura interna.

All’interno di questo lavoro, il pannolino è trasformato da qualcosa che va riposto, o nascosto nei cassetti, ad un oggetto che accoglie ogni dialogo con i suoi ornamenti di budella secche merlettate.

Rosina Byrne è nata in Australia nel 1965, vive e lavora a Mildura, Victoria (Australia) | was born in Australia in 1965, lives and works in Mildura, Victoria (Australia).

The entrails used in this body of work are exposed, analyzed, modified and appreciated. They support the idea of looking upon an object or cultural belief from another perspective. The viewer gains an opportunity to see beyond internal programming.

Within this artwork, cloth pads are transformed from something that needs to be stored away or hidden in a drawer to an object that welcomes any dialogue with its embellishments of dried frilly entrails.

70

Inside out | Alla rovescia, 2016 pannolino, budella, filo di cotone | menstrual cloth, entrails, cotton thread 48 x 48 cm


giovanna CAIMMI All'interno del bacino della vita, poco distante dalle cinque costruzioni strane che ne costituiscono centro e perimetro, un uovo spiaggiato diventa il rifugio di una folla di uomini, piccolissimi, tutti maschi. Si accalcano ad entrare nei suoi bordi sbrecciati. Le valenze simboliche sono infinite e sconosciute, perché Bosch non ha lasciato scritta una sola parola. Deliziosa ignoranza nel guardare il trittico delle Delizie. Mia figlia ha trovato un uovo di quaglia squarciato dal volatile in uscita, identico a quello dipinto, e non ho potuto trattenermi dal miniaturizzare tanti piccoli personaggi di terra che vi entrano dentro. Si accampano al centro del pannolino che mi è stato inviato, immersi nel blu acquatico che spinge a considerarlo l'unico recipiente utile al salvataggio. In senso lato è l'uovo primordiale in cui tutti vorremmo rifugiarci, soprattutto di questi tempi. Il titolo Il sangue blu delle donne effettua un rovesciamento utile nel senso che, essendo il mare raccolto dentro al pannolino, ci si può riferire al nobile sangue femminile che crea da sempre il mondo, un sangue il cui colore non vuole sempre ricordare una ferita, ma l'appartenenza a una schiatta, quasi a una deità. Inoltre, si spera che la cosa faccia anche un po’ sorridere, con tutta quella fretta che hanno gli omini a rifugiarvisi...

Giovanna Caimmi è nata a Cesena (Italia), vive e lavora a Bologna | was born in Cesena (Italy); she lives and works in Bologna.

Within the basin of life, not far from the five strange buildings that make up its center and perimeter, a stranded egg becomes the refuge for a crowd of very small men, all males. They jostle to enter through its chipped edges. The symbolic values are infinite and unknown, because Bosch did not write a single word. What sweet ignorance in looking at the triptych of Delights. My daughter found a quail egg squashed by a bird taking flight, which is identical to the painted egg, and I could not refrain from miniaturizing so many small earthly characters entering it. They camp at the center of the cloth I was sent, immersed in an aquatic blue that leads one to consider it as the only useful rescue vessel. In a broad sense, it is the primordial egg in which we all want to take refuge, especially in these times. The title “Il sangue blue delle donne” (The Blue Blood of Women) makes a befitting reversal in the sense that, as the sea is being gathered in the cloth, one can refer to the noble female blood that has always created the world, a blood whose color is not always reminiscent of a wound, but that rather belongs to a lineage, almost to a deity. And, hopefully, it will also make one smile a bit, with all the rush men have in hiding themselves there...

72

Il sangue blu delle donne, 2015 pannolino, resina epossidica, ceramica, uovo di quaglia | menstrual cloth, epoxy resin, ceramic, quail egg 60 x 60 x 2 cm


Sara CIuffettA Non conoscevo molto la storia del pannolino ma incontrando Manuela De Leonardis è venuto fuori che mia madre conservava ancora alcuni di quei pannolini nel corredo. Dunque, ripercorro per forza di cose non solo la storia del pannolino e del genere femminile, di momenti a me lontani non avendoli mai usati, ma anche un pezzetto della storia della mia famiglia al femminile. Quest’oggetto mi fa venire in mente uno spazio intimo e di raccolta. Potrei pensare che vi si raccoglieva l’essenza biologica dell’essere donna. Intimità. Nel passato voleva dire pudore, vergogna, dolori silenziosi ma anche naturalezza, fertilità e perciò positività e benessere. Ho deciso di far diventare questo pannolino uno spazio/contenitore di intimità più mentali, un “raccoglitore” di lacrime e sudore, quindi di sentimenti mai detti o a volte sacrificati, di lavoro dedito alla famiglia. Vorrei dedicare quest’opera a tutte le donne di immensa dignità, come mia madre, che non hanno mai versato fuori dai bordi della loro intimità quelle lacrime e quel sudore che hanno sacrificato per altre persone, spesso i loro figli. Sono sicura che nel loro spazio intimo ne hanno accumulate talmente tante, da poter riempire spazi di storia concessi per poterne rappresentare tutto il loro peso. Un elogio alle donne forti che sanno vivere in silenzio il sacrificio e la resistenza, anche quando vengono abbandonate, o forse umiliate, che è anche il dare corpo a queste accumulazioni, renderle visibili, reali e perciò esistenti. Le lacrime mai versate possono essere una tragedia, come una donna nell’età fertile senza mestruo. Possono rappresentare una ferita arida senza sangue, che invece è vita. Ultimamente sto lavorando a pitture che superano il confine della tela intesa come spazio: è anche da queste idee che concepisco questo lavoro. Potremmo “piangere” fuori da questo spazio/contenitore? Invito tutte le donne a vuotare con la stessa dignità quello che hanno dovuto, o pensato di dover contenere, per qualsiasi motivo o per amore di qualcun altro. Sara Ciuffetta è nata a Sora (Italia) nel 1985, vive e lavora tra Campoli Appennino (Frosinone) e Berlino | was born in 1985 in Sora (Italy); she lives and works in Campoli Appennino (Frosinone) and Berlin.

I did not know much about the cloth story and met Manuela De Leonardis. It turned out that my mother kept some of those cloths in the family linen chest. So, I inevitably look back not only at the history of cloths and women’s moments, moments that are far from me since I have never used one, but also at a slice of my family's history in a female key. This object reminds me of an intimate and sheltered space. I could think that the biological essence of being a woman is gathered inside. Intimacy. In the past it meant modesty, shame, silent pains but also naturalness, fertility and therefore positivity and well-being. I decided to make this cloth more of a space/container for mental intimacy. A "container" of sweat and tears, hence of feelings never mentioned or sometimes lost and of work devoted to the family. I would like to dedicate this piece to all women of immense dignity, like my mother, who never stepped outside the limits of their intimacy, to the tears and sweat they sacrificed for the sake of others, often their children. I'm sure that in their personal space they have accumulated so much of them that they could fill up spaces in history which would expose their full weight. A tribute to strong women who can live, sacrifice and resist in silence, even when they are abandoned, or perhaps humiliated. I want to give life which to these accumulations, making them visible, real and therefore make them exist. Tears that have never been shed can be a tragedy, like a woman during her fertile age without menstruating. They can represent a bloodless wound, which instead is life. I invite all women to empty out what they have kept in or thought they should keep inside for whatever reason or for whatever love.

Contenitore di lacrime e sudore - Mi hanno detto di piangere solo nei bordi, 2016 pannolino, acrilico, matita | menstrual cloth, acrylic, pencil 55 x 52 cm

78


lea ConteStAbIle Il sangue è vita, amore, dedizione, abnegazione, sacrificio…

“Sangue del mio sangue” è un’espressione che racchiude tutto il senso di appartenenza e di relazione simbiotica che si realizza tra una madre e le proprie figlie.

“Dare il sangue per chi si ama” altra espressione che credo vada bene per ogni mamma, per la mia sicuramente sì.

Il mio pannolino è dedicato a te, mamma che hai amato e protetto, come una calda coperta d’inverno, noi quattro figlie.

Tante spille perché il pannolino si teneva con la spilla, ma soprattutto perché tutte le donne del mio paese portavano appuntate sul petto una o più spille, strumenti indispensabili per risolvere ogni sorta di problema.

Lea Contestabile è nata a Ortucchio (L’Aquila) nel 1949, vive e lavora a L’Aquila | was born in Ortucchio (L’Aquila) in 1949, she lives and works in L’Aquila.

Blood is life, love, dedication, self-denial, sacrifice…

”Blood of my blood” is an expression that encompasses all that is contained in the symbiotic relationship between a mother and her daughters.

“Donate blood for whom you love” is another expression appropriate for all mothers, certainly for mine. Mother, this menstrual cloth is for you. The one who has loved and protected us four girls with a warm blanket.

I have used many safety pins because that is how you stopped your menstrual cloth, but also because all the women in our village kept on their dress one or more of these pins… necessary instrument to solve all kinds of problems.

SANGUE del mio SANGUE. Dedicato a mia madre, 2018 pannolino, ricamo, filo di cotone, carta, colla a caldo, spille da balia | menstrual cloth, cotton thread, paper, hot glue, safety pins 53 x 55 cm

80


kristien de neVe Avevo quasi dodici anni quando sentii laggiù, per la prima volta, quel flusso caldo e mi ricordo bene questo stupore genuino che contraddistingue tutte le esperienze di cambiamento vissute sulla propria pelle. Quel che più mi sorprese era che quel flusso, già da subito molto abbondante, era del tutto incontrollabile. Nessun muscolo laggiù permetteva un piccolo rimando, un po’ di controllo. No, questo flusso accade e basta. Non solo, rischia sempre di strabordare e straripare.

Eccomi dunque anch'io per decenni in balìa di un’altra trama tessuta dalla natura che va così palesemente al di là di ogni mio volere. Mi attraversa. Mi usa. Mi prepara ciclicamente per una fertilità necessaria alla sopravvivenza, con una scansione di tempi tutta sua. Poi butta via tutto. Fiorisce, si colora di rosso e poi appassisce. Va e ritorna e va e ritorna, ancora.

Ho appreso, e ancora apprendo, che occorre non irrigidirsi perché sennò sono dolori. Ho capito quanto sia meglio lasciarsi andare, essere fiume, essere ciclo, fiorire ed appassire e fiorire ancora. Rilassandoci, diventiamo come un delta sempre più articolato che sfocia nel mare, lasciando le scorie all'argine, sul panno bianco.

Ora che dopo tanti anni il flusso non c'è più, il delta ha comunque lasciato le sue tracce ed ha scavato solchi profondi. Ha movimentato per tanto tempo e in modo così ripetitivo il terreno/corpo che esso è diventato ancora più sensibile ad ogni piccolo accadimento. Il corpo si ricorda, è memoria.

Il sangue delle donne può dunque trasformarsi in questa grande forza di una consapevolezza incarnata: sapere che tutto fluisce e che non tutto si può controllare e pianificare, ed essere in intimo contatto con il fatto che la perfezione e la bellezza nascono da una “sporca” imperfezione.

Kristien De Neve è nata a Lokeren (Belgio), vive e lavora tra Roma e il Belgio | was born in Lokeren (Belgium), she lives and works between Rome and Belgium.

I was almost twelve years old when, for the first time, I felt a warm fluid down there, and I remember clearly the genuine stupor I felt, distinctive of all life changing experiences. What surprised me the most was the incontrollable flow and its abundance from the very beginning. There was no muscle that could allow restrain or slightly control it, nothing. The flow happens, and there is always the risk it will overflow.

Here I am then, and for the next few decades I shall be entangled beyond my control in a natural net. It penetrates me. It uses me. With its own clock it prepares me for a necessary fertile survival cycle, and then throw away the lot. It blossoms, it paints itself in red, then withers. Comes and goes, comes and goes.

I have learned, and keep learning, that one must not stiffen, otherwise it gets worst. I have learned how much better it is to let yourself go, become like a river, bloom and wither and bloom again. When we relax, we become like a delta increasingly articulated that eventually flows into the sea, leaving debris on the edges, on the white cloth.

Now that the flow has stopped the delta has left its traces and has dug deep trenches. For so many years the delta has churned this body, as much as it has become even more sensitive to any small event. The body remembers, the body is memory.

The blood of women can transform itself in a great awareness power, allowing to recognize that everything flows and that not everything can be controlled and planned. Intimately you are in contact with perfection and beauty born from a “filthy” imperfection.

88

Il delta - il sangue delle donne, 2016 pannolino, filo, fil di ferro, alluminio, smalto | menstrual cloth, thread, wine, aluminum, varnish 11 0x 135 cm ca.


Maria dIAnA Non ho vissuto quel tempo. Non avevo mai neanche visto i pannolini. Ho solo potuto solo immaginare da racconti familiari la cura delle donne nel preparare i corredi per le figlie, nel tener puliti i pannolini e riporli. Ho voluto, con questo lavoro, dare un omaggio a questi frammenti di memoria e trasformarli nell'oggetto decorativo femminile per eccellenza.

Tracce di memoria impresse nella porcellana bianca.

Maria Diana è nata a Cagliari (Italia) nel 1973, vive e lavora a Roma | was born in Cagliari (Italy) in 1973, she lives and works in Rome.

I did not live during that time. I had never even seen any menstrual cloths before. I had only imagined them from the stories told in the family and the care with which women prepared their daughters’ trousseaus, how the cloths were cleaned and put away.

With this work I wanted to pay homage to fragments of memory and transform them into the ultimate feminine decorative object.

Traces of memory imprinted on white porcelain.

90

Frammenti, 2015 pannolino, porcellana Limoges, acciaio armonico, magnete | menstrual cloth, porcelain, harmonic steel, magnet 25 x 18 cm


Isabella duCrot Il sangue delle donne: qual è la materia ispiratrice di questa mostra? Sembrerebbe, il titolo lo dice, il sangue. Non un sangue qualsiasi ma quello che le donne producono durante un periodo della loro vita. Le cose però non sono solo così: è che ci è stato consegnato un panno da usare come pagina bianca su cui scrivere o disegnare per realizzare la nostra opera. Un fatto per niente secondario: il panno che ci è stato proposto può sembrare un fazzoletto qualsiasi, ma le più vecchie di noi lo riconoscono bene, il “pannolino”, così si chiamava ed era connotato da codici formali stabiliti nel tempo. Il pannolino è a suo modo un tessuto storicamente connotato. Suggerirlo come base obbligata per un discorso sul sangue femminile è già un gesto di partenza pieno di significato, come dire anche il sangue appartiene alla cultura umana, e il sangue delle donne in particolare. Si tratta allora di prenderne coscienza, di tener conto di questo intimo connubio fra natura e cultura. Ho cercato allora di accogliere il suggerimento implicito della mostra: la fluidità tipica del flusso sanguigno è disciplinata in segni distinti, ripetitivi, una scrittura composta non da lettere ma da gocce rosse.

Isabella Ducrot è nata a Napoli, vive e lavora a Roma | was born in Naples; she lives and works in Rome.

The blood of women: what is the inspiration for this exhibit? It would seem to be blood, as the title suggests. Not just any blood, but the blood that women produce during a period of their lives. Things, however, are not just so: we have been given a cloth to use as a white page on which to write or draw to create our work. Here is a fact that is second to none: the cloth that has been proposed to us may seem like a handkerchief, but the oldest amongst us recognize it well, the "cloth", as it was called is characterized by formal codes established over time. The cloth is, in its own way, a piece of material that has historical connotations. To propose it as a compelling basis for a discourse on female blood is already a starting gesture full of meaning, as is saying blood belongs to human culture, and the blood of women in particular. It is therefore a matter of becoming aware, of considering this intimate union between nature and culture. I then tried to accept the implicit suggestion of the exhibit: the typical fluidity of the bloodstream is regulated in distinct, repetitive signs - a script not composed of letters but of red drops.

92

Il sangue è rosso, 2016 pannolino, colori acrilici | menstrual cloth, acrylic 50 x 47 cm


nilüfer ergIn Gli uomini uccidono, sta a noi donne lottare per la conservazione della vita. Men kill. Women must fight to preserve life.

[Clara Zetkin]

Da migliaia di anni le vittime della guerra sono state le donne e i bambini. Le donne con i loro bambini abbandonano il proprio paese, la loro terra, la loro casa e viaggiano per trovare la pace e un luogo sicuro per vivere. Le donne rifugiate scappano dalla morte, dalle violenze sessuali, dalle tenebre. Fanno lunghi viaggi di speranza, attraversando frontiere che le allontanano sempre più dalla loro cultura, dal passato, dai suoni familiari, da una vita ormai perduta.

L’opera è dedicata alla memoria di Clara Zetkin, ideatrice della data dell’8 Marzo, che dal 1910 promuove i diritti delle donne.

Nilüfer Ergin è nata ad Ankara (Turchia) nel 1960, vive e lavora a Istanbul | was born in Ankara (Turkey) in 1960, she lives and works in Istanbul.

Since thousands of years victims of war have been women and children. Women abandon their homes, their land and countries with their children, and travel to find piece and a safe place to live. Refugee women escape from death, sexual abuse, and from the darkness. They endeavor long journeys full of hope, crossing frontiers that separate them more and more from their culture, their past, their family, from a life they have lost.

This piece is dedicated to Clara Zetkin, founder of 8th March International Women’s day, promoting women rights since 1910.

94

Frontiere, 2018 pannolino, tulle, paraffina, stampa fotografica su metallo, matita | menstrual cloth, metal print, pencil 60 x 80 cm


Cristiana fASAno L'utero è un universo. L'uno è il tutto. Vita. Morte. Maschio. Femmina. Non ci sono distinzioni, né definizioni. Infinite possibilità si rinnovano, in un ciclo vitale, equilibrio naturale, come un uroboro che si rigenera e muta pelle. Generati, ci formiamo nel buio, il nero finito circolare che nutre e protegge. Veniamo alla luce, nell'infinito bianco ignoto che intimorisce. Reciso il cordone ombelicale, fatti di rosso pulsante, fiume di energia vitale, in un sussurro assordante, semplicemente dichiarare: IO SONO.

Cristiana Fasano è nata ad Avellino (Italia) nel 1984, vive e lavora a Roma | was born in Avellino (Italy) in 1984, she lives and works in Rome.

The uterus is a universe. The one is the whole. Life. Death. Male. Female. There are no distinctions and neither definitions. Endless possibilities are renewed, in a living cycle, a natural balance, like an ouroboros that regenerates and changes its skin. Generated, we take shape in the dark, the finite circular black that nourishes and protects. We born in the white infinite unknown that frightens. The umbilical cord severed, made by a pulsating red, a stream of vital energy, in a thunderous whisper, we simply declare: I AM.

96

IN UTERO, 2018 pannolino, ricamo a mano, feltro, telaio | menstrual cloth, handmade needlework, felt, embroidery hoop 54 x 51 cm


Maimuna feroze-nAnA Erano chiamati “periods”, le mestruazioni in inglese. Ma io, a 14 anni, di “periods” non sapevo niente. In casa eravamo tre sorelle, tutte più grandi di me e c’era la mamma. C’era anche Ayah, la tata riverita da tutte noi figlie e c’era la nonna con diverse “zie”, ma nessuna menzionava parole come genitali, sesso o mostrava il seno davanti ai bimbi. Parlando di questi argomenti abbassavano la voce, coprendo la bocca con la mano. Di notte la mamma ci leggeva le fiabe e la Vita di Buddha, Le Memorie di Adriano, ma dei “periods” mai un accenno. I “periods” sono arrivati quando ero appollaiata sull’albero di “badaam” il cui piccolo frutto insignificante che, mordendolo, lasciava la bocca rossa e macchiava i vestiti. Ho sentito i miei “shalwar” (larghi pantaloni) bagnati e guardando in giù, sorpresa, ho visto il rosso. Pensavo che fosse il succo del “badaam” che stavo mangiando. Andai dalla mia mamma piena di vergogna, quando non c’era nessuno in giro. Con poche parole e spiegazioni mi dette i suoi assorbenti ruvidi, essenziali e per la prima volta ho sentito quella parola - “periods” - che mi avrebbe marchiato per molti anni. Poi, però, lei si dimenticò del mio nuovo stato di adulta e ogni mese dovevo cercare di trovarmi degli assorbenti. Ma come trovarli se noi femmine non potevamo uscire di casa da sole, né fare shopping come fanno ora i miei nipoti? La mia mamma odiava fare shopping. Ed io rimanevo spesso senza assorbenti, divorata dalla preoccupazione. Sono passati moltissimi anni da quel pomeriggio caldo e afoso, ma ricorderò la scena che segue fino alla fine della mia vita… Svuotai la scatola col coperchio della marca di sigarette che mia mamma fumava di nascosto, in cui erano nascosti i miei pochi risparmi. Ero molto combattuta fra me e me, e pur con grande vergogna, avvicinai un vecchio servitore, Juma, il più semplicione, ossuto e con quell’eterno - consumato - straccio attorno alla testa, e mettendogli in mano un foglietto di carta piegato su cui era scritto il nome “assorbente” (pur sapendo che lui non sapeva né leggere, né scrivere) gli dissi di presentare la carta al commesso dell’unica specie di farmacia che c’era allora a Karachi, il cui nome è scolpito sulla mia pelle. “Bliss”, cioè “la beata felicità”. Maimuna Feroze-Nana è nata ad Hyderabad (Pakistan) nel 1938, vive e lavora tra Milano e Gubbio | was born in 1938 in Hyderabad (Pakistan); she lives and works between Milan and Gubbio.

The term “periods” in English is used to define menstruation. But at the age of 14, I knew nothing about "periods". At home we were three sisters, all older than me, and there was also my mom. There was Ayah, the nanny revered by us daughters, who had taken the place of our mother, a very learned but absent woman. There was my grandmother and many "aunts", but no one mentioned words like genitals, sex, or showed their breast in front of children. When speaking of these subjects they would lower their voice and cover their mouth with their hand. At night mom would read us fairytales, The Life of Buddha and Memoires of Hadrian, but of the "periods" never a hint. The "periods" came when I was perched on the "badaam" tree, which I never found anywhere else in the world. It produced a small, insignificant fruit that was neither sweet nor did it have the particular taste of exotic fruits that, far from home, become the "Madeleine" of Proust. As children we liked it very much, because it would leave our mouths red when bitten into. But Ayah would scold us because it stained the few clothes we owned. I felt my "shalwar" (wide pants) wet, and looking down awe-stricken I saw red. I thought it was the juice of the forbidden "badaam" I was eating. I went to my mother full of shame when there was no one around. With just a few words and explanations she gave me her rough, absorbable and essential towels, and for the first time I heard that word - "periods" - which left its mark on me for many years to come. But then, she would forget about my new adult status and every month I had to try to find some absorbent towels. But how was this possible if we, as women, could not leave the house by ourselves or go shopping like my grandchildren do now? My mom hated shopping. I was often left without any absorbent towels and consumed with worry. Many years have passed since that hot and muggy afternoon, but I will remember the following scene until the end of my life ... I emptied the box with the lid of the cigarette brand that my mom smoked in secret, where my few savings were hidden. I was torn over the idea, and with great shame I came near Juma, the simple-minded, bony old servant who wore a permanent worn-out rag around his head, and putting a folded piece of paper in his hand on which was written the name "absorbent" (knowing that he did not know how to read or write) I told him to show the paper to the salesman of the only pharmacy that existed at Karachi, whose name is carved on my skin: "Bliss", that is "blessed happiness"

98

Sognavo gli assorbenti, 2017 pannolino, plastica, cotone | menstrual cloth, plastic, cotton cm. 43x45


Simona fIlIPPInI Nella sua classe non era successo a nessuno. Tonta non sai che capita solo alle femmine? Per lei rossi potevano essere i pesci rossi che si vincono al Luna Park se fai centro con la pallina nel vaso di vetro, il cuore che le batte in petto, quello si che è rosso, quando le cugine le bendano gli occhi e al buio deve riconoscere chi è, rossa è la palla dell’albero di Natale, che volendo può anche diventare il naso del clown, che pure quello è sempre rosso, rosse sono le fragole e le ciliegie, ce ne sono in giardino da cogliere, rosse mature, quando la stagione è quella giusta. Pensò che il panno bianco potesse tornare utile per giocare a mosca cieca o a ruba bandiera, servire per raccogliere i capelli, come tovaglietta dove poggiare il piatto o come centro tavolo. Come ti può venire in mente che ci si possa nuotare? Non si può nuotare, né saltare alla corda, né alzare la gonna.

In her class it had not happened to no one. Silly, don’t you know it only happens to girls? She thought red could be the gold fish you win at the amusement park when you strike. Red could be the heart that beats inside your chest (that one surely is red) especially when your cousins blind fold you and in the dark you must recognize one of them. Red like the Christmas tree decorations, which can become a clown’s nose. Red like strawberries and cherries…they are ready to pick in the garden in the right season. She thought the white cloth could be handy to play blindman’s bluff or capture the flag. Could be useful to gather your hair, as a table cloth, or a runner. How could you possibly think you could swim with it? You cannot swim, nor skip nor lift your skirt.

Grazie alla preziosa partecipazione della piccola Anna Baglivo e delle sarte Milena Ranchicchio, Mara Regini, Marina Lazzazzera e Adina Cozanu

Thanks to the precious participation of little Anna Baglivo and seamstresses Milena Ranchicchio, Mara Regini, Marina Lazzazzera e Adina Cozanu.

Simona Filippini è nata a Roma dove vive e lavora | was born in Rome, where she lives and works.

Le cose rosse, 2018 pannolino, stampe fotografiche fine art colorate a mano, cucitura | menstrual cloth, fine art hand colored prints, stitchin 52 x 49 cm

100


Pilar, barbara e Stella Marina gAllAS Io so come la luna abbraccia il mare Perché la sua danza risveglia il mio sangue. E io, che divento donna pesce, scorro come l’acqua e celebro in me la festa della vita. L’azzurra salinità del mio sangue si allinea con la legge dell’attrazione interstellare. E saluto la luna ed il sole lontano. Partecipo _corpo, mente e spirito_ alla pulsazione silente della natura universale. I know how the moon embraces the sea Because her dance reawakens my blood And I become a fish woman, I flow like water And I celebrate within myself the festivity of life The azure salinity of my blood Alligns with the law of interstellar attraction And I salute the moon and the distant sun I take part _body, mind and spirit_ In the silent pulsation of universal nature [Pilar Gallas]

Spesso dimentichiamo di osservare la luna…La luna ha una potente influenza sulla terra, determinando molti fenomeni naturali. Le 4 fasi che la luna percorre nell’arco di un mese corrispondono a sette giorni per un totale di ventotto: l’abbinamento del ciclo lunare con il ciclo mestruale è del tutto naturale. Così le diverse fasi lunari - luna nuova, luna crescente, luna piena e luna calante - corrispondono al ciclo femminile: mestruazioni, preovulazione, ovulazione, fase pre-mestruale. Dalla saggezza antica viene riportato che se la donna è in sintonia con la natura, le mestruazioni tendono a manifestarsi verso la luna piena o la luna nuova. Al centro del panno troviamo la donna-pesce che emerge dal mare-cosmo. Simbolo dell’energia femminile creativa e ciclica della donna che, in un momento sacro di contatto intimo di se stessa, ascolta il ritmo vitale della natura universale.

Pilar Gallas è nata a Roma e vive e lavora a El Pueyo de Jaca (Spagna); Barbara e Stella Marina Gallas sono nate a Roma dove vivono e lavorano | Pilar Gallas was born in Rome, she lives and works in El Pueyode Jaca (Spain). Barbara and Stella Marina Gallas were born in Rome where they live and work.

We often forget to observe the moon…the moon has a powerful influence on our planet, determining many natural phenomena. The four phases of the moon travel in the span of a month corresponding to seven days for a total of 28 days: the correspondence of the lunar cycle and the menstrual cycle are a natural phenomenon. Each lunar phase (new, crescent, full) corresponds to the woman’s cycle: menstruation, preovulation, ovulation, pre/menstruation. From ancient wisdom, we have learned that if women are in harmony with nature, their period tends to come about towards full moon or new moon. At the center of the menstrual cloth we find the fish woman emerging from the cosmic sea. It is a symbol for female creativity emerging from an intimate sacred moment in contact with cosmic rhythms.

104

Donna-pesce stelle, 2018 pannolino, ceramica, acquarello, cucito | menstrual cloth, clay, water colors, needlework 55 x 55 cm


felicity grIffIn ClArk Per la maggior parte delle donne le mestruazioni rimangono un tabù. Tabù domande silenzio. Il tabù prende la sua influenza dal silenzio. L’autorità del tabù è dentro il silenzio e l’occulto. Le mestruazioni e la paura che l’occultavano, procuravano il pretesto di negare i diritti umani alle donne: educazione, lavoro, parità. Paura Dolore Ansietà Sofferenze Suture Intervento chirurgico Nascondersi Vergogna Silenzio

Queste parole raccontano le esperienze del sangue delle donne.

Felicity Griffin Clark è nata a Melbourne (Australia) nel 1964, vive e lavora a Roma | was born in Melbourne (Australia) in 1964, she lives and works in Rome.

For most women menstruation is still taboo. Taboo requires silence. The power of the taboo is in the silence and the hiding. Menstruation, and the shame that surrounds it, has been used as a pretext to deny women basic human rights such as education, work, equality.

Fear Pain Anxiety Suffering Sutures Surgical intervention Concealment Shame Silence

These words tell of the experience of the blood of women.

108

Sangue - Sofferenza - Silenzia!, 2018 pannolino, organza, inchiostro, puntine entomologiche, ricamo con fili di cotone, seta, lino | menstrual cloth, organdy, ink, entomological pins, embroidery with cotton, silk, linen thread 54 x 50 cm


Maïmouna guerreSI Ho pensato a quest’opera come un tappeto per la preghiera. L’ho realizzata, imprimendo sul pannolino che mi ha inviato Manuela, dei pizzi e ricami bagnati di colore rosso, in modo da simulare un tappeto.

Le impronte dei piedi marcano la posizione eretta nella preghiera, il colore rosso ricorda il sangue, il sacrificio, la sofferenza.

Maïmouna Guerresi è nata a Pove del Grappa (Italia) nel 1951, vive e lavora tra l’Italia e il Senegal | was born in 1951 in Pove del Grappa (Italy); she lives and works in Italy and Senegal.

I conceived this work to be a prayer carpet. I created it imprinting red stained lace and embroidery on the cloth that Manuela sent me, simulating a carpet.

Footprints mark the standing position during prayer and the red color recalls blood, sacrifice, and suffering.

110

Red carpet, 2015 pannolino, pigmento | menstrual cloth, pigment 44 x 47 cm


Susan hArbAge PAge Il lavoro riguarda il ciclo della vita e le mestruazioni che sono spesso invisibili nella nostra cultura. Il sangue rappresenta la creazione della vita e una grande fonte di potenza per le donne. Il cerchio bianco è un riferimento alla luna e ai cicli. Ho immaginato che AT, le iniziali che erano sul panno che mi è stato dato, fossero di una suora. Le sue iniziali a punto croce rossa fanno eco a quelle che ho visto su lenzuola e asciugamani nel monastero delle monache agostiniane di clausura, dove sono solita stare a Spello in Italia. AT ha sempre avuto un ciclo mestruale mensile, ma mai un bambino.

Il lavoro diventa una sorta di collaborazione, così aggiungo ricami in rosso e bianco per il pezzo che inizialmente aveva solo cifre in rosso. Le iniziali sono un’affermazione della stessa esistenza di questa donna, e rimangono lì anche dopo che il panno viene lavato e stirato mensilmente.

Susan Harbage Page è nata a Greenville, Ohio (Stati Uniti) nel 1959, vive e lavora a Chapel Hill, North Carolina (Stati Uniti) | was born in Greenville, Ohio (USA) in 1959, lives and works in Chapel Hill, North Carolina (USA).

This work is about the cycle of life and menstruation, often invisible in our culture. Blood represents the creation of life and a great source of power for women. The white circle is a reference to the moon and cycles.

I imagined A.T., the initials on the cloth that was given to me, belonged to a nun. Her red crossstitched initials echo those I have seen on linens and towels in the monastery of cloistered Augustinian nuns I stay in Spello, Italy. A.T. always had a monthly cycle but never a child. The work becomes a sort of collaboration as I add embroidery in red and white to the piece which she initially stitched in red. She claimed it for herself with the initials and thereafter washed and ironed it monthly.

112

Work, Love, Play, Bleed, 2015 pannolino, filo da ricamo | menstrual cloth, embroidery thread 53,30x47 cm ca.


Susan kAMMerer Ho un souvenir del giorno in cui sono diventata donna. Quando “è arrivato” mia madre mi ha regalato un braccialetto d’oro. La catena era stata ricavata da un vecchio orologio da taschino di mio nonno, al centro c’era un ciondolo verde smaltato. Un paio di anni prima, a mia sorella era stato regalato un braccialetto identico. Mia madre aveva atteso con trepidazione il momento in cui avremmo compreso l’importanza della pubertà femminile, l’emancipazione e festeggiato con gioia la metamorfosi da ragazze a donne. Pensando al tema della mostra ho frugato nel mio portagioie per trovare il vecchio braccialetto che mi era stato donato e mi sono resa conto che quello che per anni pensavo fosse un quadrifoglio portafortuna, in realtà era uno Shamrock (trifoglio), simbolo dell’Irlanda. Ho finalmente capito che mia madre aveva sentito il bisogno di marcare questo evento culturale con un ricordo della nostra discendenza irlandese. Voleva che le sue figlie si sentissero orgogliose delle loro antenate, di essere donne e, soprattutto, penso che mia madre sperasse che diventassimo anche orgogliose di lei. A mia madre farebbe sorridere sapere che ogni volta che qualcuno mi chiede da dove vengono i capelli rossi di mia figlia, io con un lungo sospiro rispondo, “Sono le ultime gocce del sangue irlandese.”

Susan Kammerer è nata a New York nel 1957; dal 1977 vive e lavora a Roma | was born in New York in 1957; since 1977 she has lived and worked in Rome.

I have a keepsake from the day I became a woman. When “it” happened, my mother gave me a gold charm bracelet. The bracelet was made from a section of my grandfather’s watch chain and in the center was a green enameled charm. My sister had been given an identical bracelet years before. My mother was anxious for us to understand the importance of female puberty, to feel empowered and to joyfully celebrate the metamorphosis from girl to woman. When I began thinking about the theme of this exhibition I rummaged in my jewelry box to find the bracelet, and I realized that what I had for years assumed to be a four-leaf clover for good luck was instead a Shamrock - a symbol of Ireland. It finally dawned on me that my mother had felt the need to mark this cultural moment with a reminder of our Irish lineage. She wanted her daughters to be proud of their foremothers, proud to be women and I think most of all she hoped that we would be proud of her too. It would make my mother smile to know that whenever anyone asks me about my daughter’s red hair I always say with a sigh, “Those are the last drops of Irish blood”.

116

Blood Relatives (MMN. CAK. MSK.) , 2018 pannolino, transfer fotografico, stampa linoleum | menstrual cloth, photographic transfer, linoleum print 40 x 46,5 cm.


fariba kArIMI Scivolo via dal mio corpo, muoio un istante. Una nuova pelle appare. Pelle di serpente Dura e fragile, rinasco. Formo e mi trasformo una vita intera. La stessa vita. Dura e fragile Sospiro e muoio, mille volte ancora rinasco. Tutta una vita. La stessa vita. Pelle di serpente. “Slipping from my body, I die for an instant. A new skin appears. Snake skin Hard and fragile I am reborn. I form and I’m transformed An entire lifetime. The same life. Hard and fragile One breath and I die a thousand times more I am reborn. An entire life. The same life. Snake skin”.

[Valerie Fermariello]

Fariba Karimi è nata a Tabriz (Iran), vive e lavora a Roma | was born in Tabriz (Iran), she lives and works in Rome.

118

Perdersi, 2018 pannolino, foto-pittura e collage | menstrual cloth, painted photos, collage 53,5x53,5 cm


hanako kuMAzAwA L’esistenza terrena della donna è segnata da fasi che la legano al ciclo percorso dalla luna. Ecate, la triforme dea della luna, colei che presiede ad ogni passaggio, compreso quello della nascita e della morte, è la forma che ho voluto usare per descrivere questo legame. I tre aspetti di Ecate diventano, allora, la rappresentazione delle tre fasi che ogni donna percorre: la fase della luna crescente corrisponde alla fanciulla a cui ancora non si è manifestato il primo ciclo, la fase della luna piena coincide con la donna divenuta matura e che tale resta fino a che il suo ciclo permane e la fase della luna calante, in simmetria con la donna anziana ovvero della fine del ciclo. La quarta fase, quella invisibile, è il passaggio finale su territori incomunicabili da cui la luna nera, rigenerata, torna ad essere nuova. L’aspetto di Ecate della luna piena porta tra le mani il segno della maturità della donna, condizione testimoniata dall’uso del panno di lino macchiato del suo sangue. Questo segno si manifesta per me sotto forma di un cerchio; è il cerchio incompleto del ciclo ancora da chiudere come un serpente colto nell’atto di mordere la propria coda, è il cerchio ‘enso’ della mia calligrafia giapponese ma è anche il rosso tondo della mia bandiera, che rappresenta il sole, è vero, ma una donna è la nostra dea del sole. Due tradizioni distinte e distanti coabitano in questa mia opera come nella mia vita; ho cercato di evitare semplici accostamenti, vuoti sincretismi; volevo piuttosto dare dimostrazione, in primo luogo a me stessa, della validità di entrambe e, per mia consapevole e profonda convinzione, della loro lontana ma comune origine.

Hanako Kumazawa è nata a Nagano (Giappone) nel 1972, vive e lavora a Rapolano Terme (Italia) | was born in Nagano (Japan) in 1972, she lives and works in Rapolano Terme (Italy).

A woman’s earthly existence is marked by the cycles that tie her to the lunar trajectory. I wanted to use the figure of Hecate to describe this link. The threefold goddess of the moon presides at each passage of life including birth and death. Hence, each facet becomes one of each female phase: the growing moon corresponds to a young girl, who has not had her first menstruation; the full moon coincides with the adult woman who remains a woman until her menstrual cycle persists; the ascending moon as the closure of her menstrual cycle. The fourth stage, the invisible one, is the final passage into unspeakable territories from which the black moon is regenerated and becomes the new moon. During the full moon, Hecate carries in her hand the symbol for women’s maturity. The menstrual cloth is marked with blood. This sign is expressed with a circular shape, it is the incomplete circle of the unfinished cycle, like a snake biting its tale. It is the “enso” circle of my calligraphy, but also the woman goddess of the sun in the Japanese flag. Cohabiting in my life are two distinct and distant traditions. I have tried to avoid basic similarities and empty syncretism, on the contrary I wanted to demonstrate and validate both the Italian and Japanese traditions with separate and common origins.

122

Ecate, 2016 pannolino, terracotta, castagno, foglia d'oro, pigmento, cristallo | menstrual cloth, clay, chestnut, gold leaf, pigment crystal h 50 cm ca.


Silvia leVenSon Attraverso il mio ricamo ho immaginato un dialogo con la proprietaria di questo pannolino. E’ passata tanta acqua e sangue, da quando le donne usavano durante le mestruazioni queste pezze di stoffa ricamate. Ho cucito sulla stoffa di FI e mentre lo facevo ho pensato a lei, a come siamo cambiate/i. Adesso le donne non ricamano più corredi.

Occupiamo degli spazi impensabili anche solo quarant’anni fa, eppure ogni tre giorni una donna viene ammazzata da un ex convivente, marito, ragazzo o famigliare nella nostra civilissima Italia. Per me la bomba a mano inesplosa simbolizza questa situazione di violenza e tensioni che non riguardano solo le donne e le ragazze, ma un’intera società. Per una volta ho lasciato da parte stampi, argilla, cere e gomme siliconiche e, armata di ago, filo e perline ho iniziato ad esplorare questo spazio fra FI e me. Ancora devo capire.

Silvia Levenson è nata a Buenos Aires (Argentina) nel 1957, vive e lavora tra Buenos Aires e il Lago Maggiore (Italia) | was born in 1957 in Buenos Aires; she lives and works in Buenos Aires and Lake Maggiore (Italy).

Through my embroidery I imagined a dialogue with the owner of this cloth. So much water and blood has passed since the time when women used these embroidered pieces of cloth during menstruation. I stitched on F.I.’s cloth and all the while I thought about her and how we changed. Now, women no longer embroider their own trousseau.

We occupied unimaginable spaces even forty years ago, yet every three days a woman is killed by her former partner, husband, boyfriend or relative in our very civilized Italy. For me, an unexploded hand bomb symbolizes this situation of violence and tensions that affect not only women and young girls but an entire society.

For once I left aside molds, clay, silicone waxes and rubbers and armed myself with needles, thread and beads. I began exploring this space between F.I. and myself. I still need to understand.

124

Una ogni tre giorni, 2015 pannolino, filo, perle | menstrual cloth, thread, pearl beads 45 x 45 cm


Vivienne lIu (lIu wenwen) La gravidanza e il parto, che a lungo sono stati riconosciuti come dolori innati delle donne, segnano un contributo sereno all’evoluzione dell’uomo.

Sono la ferita e il sangue rosso che danno una visione affascinante del potere delle donne. La ferita, in questo modo, può essere rivendicata come l’altro lato della "medaglia", dal momento che si può avvertire la grande potenza delle donne attraverso il sangue che scorre!

Vivienne Liu (Liu Wenwen) è nata a ShanDong Rizhao (Cina) nel 1983, vive e lavora tra Roma e la Cina | was born in ShanDong Rizhao (China) in 1983, she lives and works between Rome and China.

Pregnancy and fidelity, those having long been recognized as women’s inborn pains, mark a quiet contribution to human development.

It is the wound and the red blood that give fascinating insight into the power of women. So, the wound, in this way, can be claimed as another kind of “medal” since you can feel women’s great power through the flowing blood!

126

Eternal life / L’eternità della vita, 2018 pannolino, tecnica mista | menstrual cloth, mixed media 30 x 40 cm ca.


lôw estabrak Al AnSArI, raiya Al rAwAhI, tara Al dughAIther La nostra decostruzione e dispersione del tessuto è un atto di creazione, una metafora dell'idea che nessuna vera bellezza arriva senza dolore. Non esiste nessuna creatività senza distruzione. Il modulo che ci ha ispirato, quello del sistema neurale, simboleggia la nostra connessione sinottica una con l'altra in quanto donne. Esso rappresenta come ci sentiamo spesso in sintonia con i segnali dei nostri corpi, menti e circostanze a volte inspiegabili.

Lôw (Estabrak Al Ansari, Raiya Al Rawahi, Tara Al Dughaither) è un collettivo di base in Oman | is a Collective based in Oman.

Our de-construction and disturbance of the fabric is an act of creation, a metaphor of the idea that no real beauty comes without pain, that there is no creativity without destruction. The form we have been inspired by, the neural system, symbolizes our synoptic connection with one another as women. It represents how we often feel attuned to the signals of our bodies, minds and sometimes unexplained circumstances.

128

Inside, 2017 tessuto, colore naturale (cremisi), colla di albero del franchincenso | menstrual cloth, natural color (crimson), frankincense tree glue 50x42 cm


Anja luIthle Quando ho visto questo pezzo di stoffa, mi sono sentita come un voyeur di qualcosa che non avrei dovuto guardare. Ho pensato che questa parte della vita delle donne non fosse fatta per essere vista in spazi pubblici. Mi sono posta delle domande sul ciclo e sul modo in cui la vita va avanti e, in effetti, il pensiero di base è la nascita e la morte. Non siamo tenuti a manipolare la vita e la morte come vorremmo. Si tratta di qualcosa di molto intimo, ma l’opera che ho realizzato è ancora più intima. La prima volta nella mia vita che ho capito di non poter programmare il mio tempo, è stato quando aspettavo che mio figlio nascesse. Un’esperienza straordinaria. Ero abituata a pianificare le mie giornate quotidianamente, ma all’improvviso non è stato più possibile…! Il bambino ha deciso da sé quando nascere, non io. Mesi prima misuravo la mia temperatura ogni giorno e quello che ho fatto per il progetto Il sangue delle donne è l’esito dell’osservazione del processo da quando il mio bambino è stato “concepito”. Un po’ come il concepimento di un’opera d’arte. Ma i risultati, in qualche modo, devono essere aperti: così, per me, deve essere la prima fase (pianificazione) e il dopo (il risultato) di un'opera d'arte.

Anja Luithle è nata a Offenbach am Main (Germania) nel 1968, vive e lavora a Wendlingen am Neckar (Germania) | was born in Offenbach am Main (Germany) in 1968, lives and works in Wendlingen am Neckar (Germany)

When I saw this piece of fabric, I felt like a voyeur of something I should not look at. This part of women´s life is not relegated to in public spaces, I thought. I wondered about cycle and the way life goes on, and in fact the basic thought is birth and dead. Are we not supposed to manipulate life and death I wondered? It is in fact very intimate and what I send you is even more intimate. The first time in my life that I realized I couldn´t schedule my time was when I was expecting my child to be born. An amazing experience- I was used to manage every day and suddenly it was not possible...! The child decided on its own the day to be born, not me. In the months before I used to measure my temperature every day and what I made for this project is in the outcome of a close look of when my child was "conceived", just like an artwork is conceived. But results must be somehow opened, this is how I consider a piece of art.

132

Concepted, 2014 pannolino, linocut | menstrual cloth, linocut 60 x 60 cm ca.


florencia MArtInez Cerchiamo di contenere il grido che diventa una smorfia. Abbandoniamo presto i sogni per abbracciare gli incubi. Ci chiedono di sorridere perché siamo donne e le donne sono Forti. Dai l’esempio, dimostrati madre della terra, madre natura. Il sangue non deve farti paura. Il dolore lo devi saper mangiare a piccoli bocconcini, tanto da non dimagrire e diventare scomoda agli occhi altrui. Ma tutte queste necessità di chi sono? Perchè ci invitano a vincere, che cosa? Abbiamo imparato a circoscrivere ogni malessere in un recinto così da non dar fastidio, così da essere sempre “accoglienti”.

Florencia Martinez è nata a Buenos Aires (Argentina) nel 1962, vive e lavora a Milano | was born in Buenos Aires (Argentina) in 1962, she lives and works in Milan.

We try to mitigate the scream that becomes a frown.

We let go of dreams to embrace nightmares. They ask us to smile because we are women, and women are strong.

Set the good example! Prove you are mother earth, mother nature. Blood should not frighten you.

You can eat pain in small bights so not to lose weight which would make you uncomfortable for others to see.

Who’s are all these needs? What are they inviting us to overcome? We have learned to limit our discomfort inside a fence, so we do not bother them, so we can be always “welcoming”.

136

The red square, 2018 pannolino, ricamo, filo grigio e filo rosso | menstrual cloth, needlework, grey and red thread 47 x 68 cm


elly nAgAokA Riflettendo sul tema della mostra, ho deciso di indagare sulla menopausa, forse anche perché ho 47 anni. Notavo che alcune donne hanno difficoltà a parlarne, quasi fosse un tabù. Ho deciso allora di chiedere a dei miei conoscenti se fosse davvero così. Diverse le risposte: per alcuni è un tabù da smontare, non lo è per altri; ma ho capito che, comunque, per molti è un tema delicato. Per un’amica è “un equivoco”: “sento molte donne parlare di menopausa come fosse una malattia e non una lenta transizione ad una nuova fase.”, ha detto. Un’altra amica ha affermato: “I actually think it is taboo but we have to try to lift that. It's starting to happen in USA already.” (In realtà penso che lo sia, e penso che la situazione vada cambiata. Sta cominciando a succedere negli USA, ora.) Un’altra amica ancora: “No… Penso che un tempo era un tabù, ma oggi non più… l’idea di invecchiare è ostica.” Un amico: “In Giappone non credo che sia un tabù. Se c’è la necessità, a prescindere dal genere, si parla tranquillamente dei problemi della menopausa...” Un’altra amica: “Per me non è proprio un tabù… in Giappone tendenzialmente si fanno grandi sforzi per apparire giovani (le donne che appaiono come ragazze 20enni a 30, 40 e anche 50 anni sono apprezzate come “bellissima-strega” e sono argomento di articoli e pubblicazioni), dunque non è un argomento spesso affrontato. Ma non è un tabù.” Un amico ancora: “isn't taboo in my mind. It does have a sensitivity about it but I think the more said the better!” (Non è un tabù per me. È un argomento delicato, ma credo che più se ne parla e meglio è!). Forse, alla fine, la delicatezza dell'argomento è più legata all'idea dell'invecchiamento che al genere. Dunque, per invitare a riflettere sui diversi aspetti della menopausa, ho dipinto sul panno di lino “sono in menopausa” in verde, poi l’ho piegato con la massima cura per essere riposto, con un piccolo ringraziamento per il lavoro svolto. Elly Nagaoka è nata a Los Angeles nel 1968, vive e lavora a Roma | was born in Los Angeles in 1968, she lives and works in Rome.

Reflecting on the theme for this exhibit, I have decided to research the menopause, maybe because I am forty-seven. I have noticed that some women have difficulty talking about it, almost as if it were a taboo. I decided to enquire about it and asked some friends and received disparate answers. For some it is a taboo to be scrapped, for some I is not at all. Anyway, I figured that for many it remains a delicate subject. A friend of mine said: “It’s misunderstood. I hear many women talk about menopause as if it were a disease and not a slow transition into another stage”. Another friend Said: “I actually think it is a taboo, but we have to try to lift that. It is starting to happen in USA already”. Again, another friend said: “No…I think it used to be a taboo but not any longer…the idea of getting older is negative. A male friend has said: “In Japan, I don’t think it is a taboo. If there is a need, no matter what gender, we talk freely about menopausal problems…”. Another male friend: “for me it is not a taboo at all…generally in Japan people go through a great effort to appear young (women who look like twenty at thirty or forty are considered “beautiful witches” and are the subject of many articles and publications). So, it’s not a very discussed item but still not a taboo”. Another male friend has said: “It is not a taboo in my mind. I have a sensitivity about it, but I think the more said the better!”. At the end of the day, maybe the issue is more about getting older rather than a gender peculiarity. My invitation is to reflect on the different aspects of the menopause, I have painted on the menstrual cloth with green: “I am in menopause”, then with another small note saying, “well done, good job”, I folded it with care and put it away.

140

Il Ciclo dei cicli, 2015 pannolino, colori ad olio | menstrual cloth, oil colors 13,5 x 24,5 cm


Ana Maria negArA Il supporto fisico offerto per la trasposizione di questo concetto assai complesso - un pannolino tradizionale di lino bianco che veniva piegato e usato per tamponare il sangue mestruale - mi ha fatto pensare alle simmetrie del disegno astratto che il sangue imprimeva sui vari livelli del tessuto piegato, alla molteplicità dei sensi che si riflettono a vicenda, pur essendo complementari, così come il passato si riflette nel futuro. Il mio disegno, a forma di “vesica piscis”, esplora il territorio della femminilità, dell’erotismo e della maternità, viste come un grande “respiro cosmico” e l’unione tra “offrire” e “ricevere”.

Ana Maria Negara è nata a Braila (Romania) nel 1984, vive e lavora a Iasi (Romania) | was born in Braila (Romania) in 1984, she lives and works in Iasi (Romania).

The traditional white linen menstrual cloth folded and used to absorb menstrual blood is the physical support for the transposition of this very complex concept. The blood prints on each layer of cloth reminds me of abstract symmetric drawings; the different meanings are reflecting each other even though complementary. The past reflected in the future.

The form of “vesical piscis” in my drawing explores erotic, maternal and female territories, a “cosmic breath” and a union between giving and receiving.

142

L’origine del mondo / The origin of the world, 2018 pannolino, acrilico | menstrual cloth, acrylic colors 57x53cm


yasuko okI Ho trovato un fiore di camelia che era caduto a terra dopo aver assolto il suo ruolo. Era ancora bellissimo. L’ho raccolto e lì, sul posto, ho fatto questa foto. Percepivo la sua vita in circolazione, come il nostro sangue. Guardando i petali da vicino ho anche trovato che il cosmo si diffonde in un piccolo petalo. È lo stesso con noi. Non solo siamo parte del cosmo, ma anche il cosmo si diffonde e circola nel nostro corpo.

Yasuko Oki è nata a Tokyo nel 1971, dove vive e lavora | was born in Tokyo in 1971, where she lives and works.

I found a flower of Camelia, which had fallen on the ground after fulfilling it’s role but still was beautiful. I picked it up and took this photo on the spot. I could feel it’s life, circulating like our blood.

Looking the petals closely, I also found that the cosmos spreads in a small petal.

It is the same with us. Not only we are a part of the cosmos but also the cosmos spreads and circulates in our bodies.

144

Blood and Cosmos, 2017 pannolino, pellicola a colori negativa, stampa a getto d’inchiostro, carta cotone, fili di cotone | menstrual cloth, negative color film, pigment ink jet print, cotton paper, cotton threads 50 x 50 cm


Sonya orfAlIAn

Sonya Orfalian è nata in Libia, vive e lavora a Roma | was born in Libya, she lives and works in Rome.

148

Senza titolo, 2015 pannolino, ferro, legno | menstrual cloth, iron, wood 80 x 46 x 53 cm


lina PAllottA Panta Rei Passato Futuro Presente Vita Ossigeno Ciclo Mutamento ContinuitĂ Mistero Magia

Lina Pallotta è nata a San Salvatore Telesino (Italia), vive e lavora tra Roma e New York | was born in San Salvatore Telesino (Italy), lives and works between Rome and New York.

Panta Rei Past Future Here I'm Life Oxygen Cycle

Change Continuity Mystery Magic

150

FLASH & BLOOD, 2018 pannolino, stampa digitale | menstrual cloth, digital print 51 x 45 cm


Sara PAlMIerI A 13 anni sono diventata donna. A 13 anni mia madre lo diventava imparando il punto croce, al corso di cucito per future brave mogli. A 13 anni mia nonna tagliò le sue lunghe trecce, e non fu più bambina.

Questa tela è stata ricamata insieme a mia sorella, mia zia, mia madre, con i capelli (fittizi) di mia nonna. Intrecciando i fili che legano la memoria femminile della mia famiglia, scelgo la tela come luogo, come mappa, come utero, per affermare la mia appartenenza, e negare allo stesso tempo le convenzioni passate che definivano l'essere ed il divenire donna.

Sara Palmieri è nata a Roma nel 1974, dove vive e lavora | was born in 1974 in Rome, where she lives and works.

When I was 13 I became a woman. When my mother was 13 learned to do cross-stitch, at the sewing classes for tomorrow's good wives. When my grandmother was 13, she cut her long tresses and she was no longer a child.

This canvas has been embroidered together with my sister, my aunt and my mother, with my grandmother's (fake) hair. Braiding the threads that tie the female memory of my family, I chose the canvas as a place, a map, a uterus, to confirm my belonging, and at the same time to refuse how the past social conventions used to define being and becoming a woman.

152

When I was 13, 2017 pannolino, filo di cotone, capelli di nylon | menstrual cloth, cotton thread, nylon hair 52 x 50 cm


Chiara PellegrIn È tramontata la luna insieme alle Pleiadi la notte è al suo mezzo il tempo passa io dormo sola.

The moon and the Pleiades have set, It is midnight, And the time is passing, But I sleep alone. [Saffo] Ho tracciato il panno con delle macchie ‘gentili’, di varie intensità e diverse tra loro, collegate e disposte in un cerchio aperto. Ogni macchia vuole essere un universo a sé, un po’ fiore, un po’ pianeta, un po’ organismo acquatico. Sette macchie, come sette sorelle, appunto le Pleiadi. Le macchie si muovono in equilibrio sul filo rosso tratteggiato, cercando la propria autonomia ma rimanendo saldamente unite. Rappresentano le donne a cui sono legata, mia nonna, mia madre, mia figlia, le mie nipoti, mia zia, le mie amiche, diverse ma sempre legate da un filo che unisce passato, presente e futuro. Per questo ho voluto cucire, per me un gesto ancestrale che rappresenta un legame indissolubile.

Chiara Pellegrin è nata a Roma nel 1966, vive e lavora tra Roma e Alicudi (Italia) | was born in Rome in 1966 she lives and works between Rome and Alicudi (Italy).

I have marked the cloth with “soft” stains of various intensity and different to each other, connected and predisposed in an open circle. Each stain is a separate universe, a flower, a planet, or an aquatic organism. Seven stains as the seven sisters: the Pleiades. Each stain moves balanced on the red thread, independent and united at the same time. They represent the women I am linked to: my grandmother, my mother, my daughter, my nieces, my aunt, my friends. They are all different but tied to the same thread, uniting present past and future. Therefore, I wanted to do some sewing, which for me it represents an ancestral gesture of inextricable bonding.

154

Pleiadi rosse, 2018 pannolino, filo di cotone, filo di lana, acrilico su tela, carta tinta | menstrual cloth, cotton thread, woolen thread, acrylic on canvas, stained paper 47 x 51 cm


elisa roggIo La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci. Violence is the last refuge of the incompetent.

[Isaac Asimov] Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l’indifferenza dei buoni. It is not the violence of the few that scares me, it is the silence of the many. [Martin Luther King]

Il mio nome è Nessuno parola di Polifemo è un racconto visivo di sensibilizzazione sulla violenza psicologica, realizzato in collaborazione con la compagnia teatrale Luce dal Palco di Genova e gli attori Deborah Riccelli, Silvia Bargi e Francesco Uccheddu. La violenza psicologica è un fenomeno recentemente in forte aumento, ma che spesso viene sottovalutato nonostante vada ad influenzare gli atteggiamenti quotidiani e le scelte di vita future, soprattutto di chi la attua. La violenza psicologica è una delle forme più subdole e sottili di violenza ed è molto diversa dalla sua variante “fisica”, più eclatante e condannabile, essa può essere facilmente sminuita o addirittura completamente negata, perché quando si pensa alla violenza viene in mente un qualcosa di evidente, mentre questo fenomeno non ha effetti visibili o documentabili. Un altro aspetto del problema è che chi attua questi attacchi può essere chiunque, non necessariamente una persona “poco raccomandabile”. Inoltre, generalmente è più facile schierarsi dalla parte del persecutore, perché la vittima è “colpevole”, in quanto non riuscendo a reagire “merita” ciò che subisce e viene isolata, in quanto essere visti insieme ad Essa può essere sminuente per la propria “immagine pubblica”: per questi “testimoni passivi” l'importante è far parte di un gruppo che li esonera dalla scelta del giusto o dello sbagliato. Purtroppo tutto ciò non fa che aumentare il fenomeno creando una spirale perversa in cui si cercano sempre nuove vittime da sacrificare per aumentare la propria autostima.

Elisa Roggio è nata a Imperia (Italia) nel 1983, vive e lavora in Liguria | was born in Imperia (Italy) in 1983, she lives and works in Liguria.

“Il mio nome è Nessuno parola di Polifemo” (My name is Nobody, Polyphemus’s word) is a visual story to promote awareness on psychological violence. It was created in collaboration with the Theater Company of Genoa and actors Deborah Riccelli, Silvia Bargi, and Francesco Uccheddu. Recently, the phenomenon of psychological violence has been increasing, but it is often underestimated even though it influences every day behavior and future life choices, specifically for those who use it. Psychological violence is one of the most insidious and subtle forms of violence, very different from its physical counterpart, which appears more blatant and condemnable. Psychological violence can be easily minimized and even completely denied because when we think of violence we imagine something evident, whereas this phenomenon does not have a visible or traceable effect. Another aspect of this problem is that anybody could be acting in a psychologically violent manner and not just somebody who appears to be a wicked individual. Furthermore, it is easier to support the offender because the victim becomes “guilty” of not being able to react to such violence, and “deserving” such treatment, hence becoming isolated. Associating with victims becomes inconvenient to the public eye, and for the passive witness of this violence it is more important to belong to a group avoiding the choice between right and wrong. Unfortunately, this creates a perverse spiral with more victims sacrificed for others’ self-esteem.

158

Il mio nome è Nessuno, parola di Polifemo, 2017 pannolino, stampa fotografica digitale | menstrual cloth, digital print 63 x 61 cm


Anna roMAnello Quarant’anni fa, mettendo a posto un baule a casa di mia madre, ho ritrovato un mucchio di pannolini di mia nonna con le sue iniziali AC (Anna Cimino), tessuti al telaio. Ebbi così l’idea di utilizzarli per un’opera calcografica. Il soggetto inciso è tratto da una foto che è la copertina di un’edizione delle opere del Verga che ho curato, Il Mistero. Un bozzetto per un dramma lirico in cui lo scrittore dà vita a personaggi arcaici dal carattere leggendario, fantastico, talvolta ieratico, eppure dibattuti tra misticismo e passionalità, amore e gelosia, simbolismo pagano e cristiano. Questa ambivalenza che caratterizza il dramma di Verga ritorna nella mia opera grafica in una successione di immagini che fluttuano nella notte misteriosa per collocarsi, infine, punti dell’immaginario tracce del vissuto - ai margini di una scrittura non leggibile. Segno letto-scrittura cancellata, un susseguirsi di segni che annullano la notizia, che si sovrappongono e si lacerano, accendono bagliori che si ricongiungono così al più genuino e solare messaggio verghiano. Per evidenziare l’uso del pannolino ho stampato una grafica con una macchia rossa che ricorda il sangue.

Anna Romanello è nata a Corigliano Calabro (Italia) nel 1950, vive e lavora a Roma | was born in 1950 in Corigliano Calabro (Italy); she lives and works in Rome.

Forty years ago, while putting order in a trunk in my mother's house, I found a pile of my grandmother's cloths with her initials AC (Anna Cimino) embroidered on a frame. So, I thought of using them as copperplate. The engraved subject is taken from a picture which is the cover of an edition of Verga’s works that I edited, called “Il Mistero” (The Mystery). It is a sketch for an opera in which the writer gives life to archaic legendary, fantastic and sometimes solemn characters, who are torn between mysticism and passion, love and jealousy, and pagan and Christian symbolism. This ambivalence that characterizes Verga's drama is reflected in my graphic work as a series of images that float in a mysterious night to finally place themselves as points of imagination - traces of life - at the margins of unreadable writing. A read sign-canceled writing, a succession of signs that overwhelm the news, that overlap and tear, and kindle beams of light that reconnect to the most genuine and sunny of Verga’s messages. To emphasize the use of the cloth, I printed a design with a red stain that recalls blood.

160

Il Mistero, 1984-2015 pannolino, acquaforte e fotoincisione | menstrual cloth, etching and photo engraving 65 x 67 cm


Virginia ryAn Intimo è il riferimento alla natura di “fazzoletto” del pannolino che per me è lo strumento per asciugare le lacrime. Come una reliquia, il pannolino è ripiegato su se stesso svelando la sua fragilità in contrapposizione con la base di bronzo dorato che ha un volume plastico ben definito e un peso specifico. E’ un’opera sulla cura, sulla guarigione, sulla compassione. Il sangue (anche mestruale) si trasforma in lacrime/acqua.

Virginia Ryan è nata a Canberra (Australia), vive e lavora a Trevi (Italia) | was born in Australia, lives and works in Trevi (Italy)

An intimate reference to the nature of the “sanitary napkin” which instead becomes a cloth for wiping away watery tears.

Like a fabricated relic, the napkin folds in on itself within the metal opening, revealing a certain fragility as a counterpoint to the bronze 'tissue-box' itself a solid object of a specific weight.

The work refers to care taking, healing, compassion.

The blood (also menstrual) turnes to tears/water.

164

Dry Your Tears (I Cried Tears of Blood), 2014 pannolino, bronzo dorato | menstrual cloth, bronze 33,5 x 23 x 8 cm ca.


Cinzia SArto Nascondere, non ascoltare, eliminare senza attenzione, aspettare che passi.

Per 46 anni ogni 21 giorni. Quanto ho ignorato? E ora? Ho 58 anni, sono in menopausa, rifiuto di tingere i miei capelli grigi, sono curiosa di ciò che sto diventando e immagino una bambina di 10 anni sulla soglia di una trasformazione, il corpo non ancora addomesticato dalla "posa seduttiva". Spaesamento, spudorata instabilità, movimento, vita, mestruo, ciclo, nella lingua Inglese "my period". Tempo.

Cinzia Sarto è nata a Torino (Italia) nel 1960, vive e lavora a Roma | was born in Turin (Italy) in 1960, she lives and works in Rome.

Hiding, not listening, deleting without attention, waiting for it to pass.

Every 21 days for 46 years. How much did I ignore? And now? I am 58, in menopause, I refuse to dye my hair gray, I'm curious to know what I am becoming and imagine a 10 years old girl on the threshold of a transformation, the body not yet tamed by the "seductive pose".

Disorientation, shameless instability, movement, life, menses, cycle, my “period” in English. Time.

166

instabilità spudorata | shameless instability, 2018 pannolino, fotocopia, pittura mista | menstrual cloth, photocopy, mixed paint 45x45 cm


Ilaria SPInellI menstruasie / menstruacione / ‫ ضيح‬/ menses / aybaşı / hilabete / কুসুম / менструацыі / menses / menzes / менструация / menstruo / menses / menstruace / menses / 经血 / 經血 / 월 경 / manstru / menzes / menses / ‫ תֶסֶו‬/ menstruo / menstruatsioon / regla / kuukautiset / menstrues / menstruación / menses / menses / 月経 / menses / έμμηνα / માસિક ધર્મ / sananniya / menses / menses / haid / menses / menses / tíða / mestruazioni / ಋತುಚಕ್ರ / менструация / mens / menses / menses manet / menstruācija / mėnesinės / менструации / menses / tonga fadim-bolana / haid / pirjid / waipara / menses / menses / menstruasjon / menstruatie / ‫یگدعاق‬ ‫ نانز‬/ miesiączka / menstruação / menses / menstruație / menstruație / мензес / menses / menses / menštruácia / menstruacije/ caadada / menstruo / menses / menstruationsvätska / menses / menses / ประจำเดือน / மாதவிடாய் / menses / ముట్టు / regl / менструації / menstruáció / ‫ ضیح‬/ menstruatsiyalar / kinh nguyệt / ‫ סעסנעמ‬/ oṣu / menses

An, atomica. Il corpo confezionato, sotto l'anestesia del pudore, regolamentato. Gli umori, odori, ogni flusso animale, nascosti, sbiancati, organizzati, messi sotto vetro per la prossima presentazione del sè, sempre muto all'indecente. Sulle gocce stampate (che guardate attraverso la campana diventano oblunghe e mobili) sta un corpicino, due labbra o semiaborto.

Le cose installate provano a tradurre, disponendo i pezzi sotto la luce del vetro, che deforma o taglia. Disposizione scientifica, lente, silente. Tutto in ordine. Ivana Spinelli è nata ad Ascoli Piceno (Italia) nel 1972, vive e lavora tra Berlino e Bologna | was born in 1972 in Ascoli Piceno (Italy); she lives and works between Berlin and Bologna.

An, atomic. The packaged body, under the anesthesia of measured modesty. The moods, smells, every animal flow, hidden, bleached, organized, and placed under glass for the next presentation of the self, always mute to the indecent. On the imprinted drops (that through the bell are seen becoming oblong and mobile) is a tiny body, a pair of lips or partial abortion.

Installed things try to translate, arranging the pieces under the light of the glass which deforms or cuts. Scientific arrangement, lens, silent. All is in order.

168

Anatomica, 2015 pannolino, vetro, pasta per modellare | menstrual cloth, glass, molding paste 10x13x13 cm


Silvia StuCky Sogno, racconto dolore, assenza fragilitĂ , resilienza le cose che non raggiungono il loro acme non si volgono in senso contrario.

Silvia Stucky è nata a Roma nel 1959, dove vive e lavora | was born in Rome in 1959, where she lives and works.

Dream, story pain, absence fragility, resilience if a thing does not reach its limit it will not revert.

170

Lacrime delle cose, 2018 pannolino, colori per stoffa | menstrual cloth, textiles dyes 59 x 59 cm


judy tuwAletStIwA Ho calcolato i miei cicli mestruali dall’età di 10 anni ai 50, sottraendo le mie gravidanze. Ogni punto rosso rappresenta un ciclo mestruale. Il panno avvolge questo sangue come qualcosa di sacro. Il pezzo è diventato come una preghiera, ogni mese una preghiera e il panno è come uno scialle di preghiera.

La nostra prima lingua è il ritmo del cuore di nostra madre. La nostra seconda lingua è la consistenza della sua pelle.

Judy Tuwaletstiwa è nata a Los Angeles nel 1941, vive e lavora a Galisteo, New Mexico (Usa) | was born in Los Angeles in 1941, lives and works in Galisteo, New Mexico (Usa).

I calculated my menstrual cycles from ages 10 to 50 and subtracted my pregnancies. Each red dot represents one menstrual cycle. The cloth enshrouds this blood as sacred.

The piece became like a prayer, each menses a prayer, and cloth felt to me like a prayer shawl. Our first language is the rhythm of our mother’s heart. Our second language is the texture of her skin.

174

Bloodlines, 2014 pannolino, vetro, carta, gel opaco | menstrual cloth,glass, paper, fiber, matte gel 15 x 12 cm


laura Vdb fACChInI Il pannolino, memoria del ciclo mestruale rappresenta il periodo fertile della donna: ciclo = possibilità di procreazione. La procreazione come destino della donna, essere madre come unica identità possibile. Scegliere di non essere madre è uno dei più grandi tabù o essere sterile una colpa. Quante volte abbiamo sentito dire “è una donna a metà”, oppure “mi sento una donna a metà”. No, una donna è una donna, indipendentemente dall'essere madre. La matrice dorata in metallo rappresenta l’essenza della donna, la scritta “non madre” ricamata con il filo rosso indica il sangue mestruale. La donna fiorisce e vive, indipendentemente dall'essere madre, attraverso questo rinnovarsi ciclico.

Laura VdB (Van der Bol) Facchini è nata a Prato (Italia) nel 1962, vive e lavora tra Roma e Prato | was born in Prato (Italy) in 1962, she lives and works between Rome and Prato.

As a memorial to the menstrual cycle, the cloth represents women’s fertile period: cycle=breeding possibility. Reproduction becomes a woman’s destiny, to be a mother becomes the only possible identity. To choose not to become a mother is one of the greatest taboos, to be sterile one of the greatest faults. How many times we hear “…she is half the woman…”, or “…I feel like half the woman I should be...”. I say no. A woman is a woman, regardless. The gold metal plate represents the essence of a woman, the red embroidered inscription “non-mother” represents menstrual blood. A woman flourishes and lives through this cyclical renewal, independently from becoming a mother.

176

Non madre, 2015 pannolino, carta, ottone, filati, tempera | menstrual cloth, paper, brass, yarn, tempera 50 x 56 cm


Maria Ángeles VIlA Ho realizzato il mio lavoro per il progetto Il sangue delle donne il giorno in cui mi sono venute le mestruazioni, mentre sentivo che nel mio corpo si alternavano crampi, dolore ai reni, svuotamento dell’energia e giramenti di testa. Cercavo di capire come esprimere meglio le mie emozioni e poter trasmettere plasticamente quello che sentivo all’interno del mio utero e della mia natura. Il pannolino che mi è stato fornito è stato usato come una tela, sulla quale ho incollato una carta dove ho stampato un’immagine delle ovaie realizzata con la tecnica dell’acquaforte, attorno ci sono dei fiori ed una parola: MADRE.

Soltanto quando sono rimasta incinta e sono diventata madre ho capito quanto è diverso il valore del sangue nelle diverse fasi della vita delle donne, dallo sconforto alla mancanza, al parto... e poi i figli, di nuovo sangue e poi... il silenzio.

Maria Ángeles Vila è nata a Valencia (Spagna) nel 1978, vive e lavora a Roma | was born in 1978 in Valencia (Spain); she lives and works in Rome.

I completed my work for “Il sangue delle donne) (The Blood of Women) project on the day of my first menstruation, while in my body I felt the coming and going of cramps, kidney pain, energy depletion and dizziness. I tried to understand how to better express my emotions and be able to communicate what I felt in my uterus and human nature.

The cloth I was given was used as a canvas on which I glued a sheet of paper where an image of ovaries was engraved using the etching technique; surrounding the image are flowers and the word: MOTHER.

Only when I became pregnant and a mother did I understand the value of blood in the different phases of a woman's life, from despair to want, to childbirth ... and then children, again blood and then ... silence.

178

Madre, 2015 pannolino, incisione e tecnica mista su carta | menstrual cloth, Engraving and combined technique on paper 46x46 cm


nicole VoltAn Le possibilità, gli intrecci, gli errori della natura, le fasi dello sviluppo, la lotta per la sopravvivenza. Contenitore di infinite possibilità e ignaro fautore della bellezza, il corpo femminile sanguina quando perde, genera quando vince. Piccoli mondi crescono nascosti nell’invisibile sistema umano. Le sue forme ricordano altre forme. Le geometrie sono flessibili, delicate e in continua mutazione. Segmenti intrecciati che divengono cerchio. Cerchi concentrici proteggono la fragilità. In una foresta di felci cresce una mora, sarà buona? Sarà vita o sarà sangue? Un panno antico femminile di lino, tagliato in 8 parti, racconta ciò che il nostro corpo ci nasconde. Ogni donna sa, sente cosa accade nel proprio periodo fertile. Le è stato raccontato fin da piccola che la vita genera vita, che è lei stessa creatrice inconsapevole di piccoli mondi che diventeranno singoli uomini. Nel ventre accadono trasformazioni di cose in altre, mutamenti e sviluppi, lotte silenziose tra le parti. A volte vince la vita, altre volte no. Ogni donna sa. Ma poche donne sanno qual è la forma che prende ogni mutamento, ogni trasformazione. L’invisibile creazione ha forma segreta, solo poche immagini ci giungono grazie alla tecnologia. Ma nonostante l’epoca attuale e i mezzi a disposizione, sapreste dire che forma ha un embrione che non ha più alcuna possibilità di sopravvivenza, di annidamento? I 23 cromosomi umani, il tessuto femminile nel periodo fertile, un ovulo nel momento della fecondazione, i quattro stadi di un embrione, dal più “fortunato” al più vecchio e stantio. E il rosso. Il rosso naturale derivato dal succo della rapa rossa, un “ortaggio che sanguina” come il corpo della donna nel suo naturale ciclo mensile. Il ciclo della donna racconta per immagini quello che ogni donna sa, ma che non ha mai direttamente visto. Nicole Voltan è nata a Mestre (Italia) nel 1984, vive e lavora a Roma | was born in Mestre (Italy) in 1984, she lives and works in Rome.

Possibilities, weavings, natural errors, developmental stages, fighting for survival. As a container for infinite possibilities the female body bleeds when loosing, creates when winning. Hidden tiny worlds grow inside the invisible human system. Its forms recall other forms. Geometries are flexible, delicate and in constant mutation. Weaved segments that become circle. Concentric circles protect the fragility. Inside a forest of ferns, a blackberry is growing, is it going to be a good one? Will it be life or blood? An old menstrual cloth cut into eight pieces tells a story that our body is hiding from us. Every woman feels and is aware of what happens during her fertile period. She was told from a young age that life generates life, that she herself is the creator of tiny worlds that will become single humans. Inside the womb things transform themselves, mutate and develop as silent encounters between parts. Sometimes life wins and some other it doesn’t. Every woman is aware. Few women know which shape each transformation or mutation will have. The invisible creation has a secret form, only a few images from modern technology can help. But still, even with the tools available… could anyone say what shape does a dying embryo has? 23 chromosomes. Female tissue during her fertile period. An egg during fecundation. The four stages of the embryo from the most fortunate to the oldest and stale. Than the red. The natural red from beets, the bleeding vegetable… like the body of a woman during the natural monthly cycle. The images in A woman’s cycle talk about what every woman knows but has never seen.

180

Il ciclo della donna, 2016 pannolino, acrilico | menstrual cloth, acrylic serie di 8 lavori | series of 8 works 26 x 14 cm cad./each


ruchika wASon SIngh In Landscape 1985-2012 (I) ero interessata a far diventare il sangue mestruale sinonimo del processo di verniciatura. Ricordo la mia esperienza biologica dei “periods” con stratificazioni, sovrapposizioni, schemi irregolari di sangue mestruale, creati naturalmente sui pannolini o, per sbaglio, sui capi di abbigliamento. Ho ricreato, quindi, su questo pannolino le macchie di sangue attraverso i colori acrilici diluiti. Variando il modo di muovere la mano che stringe il pennello, le vernici si sovrappongono le une sulle altre, proprio come farebbe la naturale colorazione del sangue. La spontaneità dell’elaborazione grafica replica il modo in cui le macchie di sangue mestruale si dispongono casualmente sul panno. Essa contribuisce anche a una particolare immagine visiva, metamorfizzando quelle macchie in un “paesaggio di sangue”. Le due date sul lavoro (1985 e 2012) sono parte dell’opera stessa. I numeri suggeriscono un arco di 27 anni che indica la durata della mia esperienza di regolare sanguinamento mestruale. Si tratta di un periodo significativo per me che segna l'inizio e l’arresto del ciclo, nel 2012, durante il trattamento di chemioterapia. Da quando ho iniziato ad essere sottoposta a terapia ormonale per un cancro al seno, il sangue è andato via e poi tornato; continua ad andare e venire. In questo senso il lavoro è un nostalgico documento visivo “d'archivio” del passato, attraverso la memoria nell’arte. Come nella maggior parte dei miei lavori, il corpo cessa di apparire nella sua fisicità. Sono interessata alla profondità emotiva delle esperienze fisiche, emozionali e psicologiche che il mio corpo subisce, così la rappresentazione fisica fa un passo indietro. Ho indirizzato la mia arte alla ricerca di simboli/forme che siano metaforici o metonimici. Le macchie di sangue significano un corpo fertile e svolgono il ruolo di una metonimia che viene utilizzata per leggerle come paesaggio trasformato di sangue. All'interno di quelle macchie cerco di mappare la presenza del mio corpo e una fase della mia femminilità che recupero e celebro nella mia arte. Ruchika Wason Singh è nata a Delhi (India) nel 1974, dove vive e lavora | was born in Delhi (India) in 1974, where she lives and works.

In “Landscape 1985-2012 (I)” I was interested in menstrual bleeding becoming synonymous with the process of painting. I recall my biological experience of ‘periods’ with layering, superimpositions , irregular patterns of menstrual blood either created naturally on the menstrual cloths / pads or by errors on the garments. I layer the stains of blood re-created through diluted acrylic paints, onto the menstrual cloth. With variations in the twists of the hand holding the brush, the paints superimpose on one another, just as they would in the natural blood staining. The spontaneity of the rendering on the cloth, replicates with the way menstrual blood randomly stains the pad. It also contributes to a peculiar visual image, metamorphosing the menstrual blood stains into a landscape of blood. Dating the work here is a part of the work itself. The numbers suggesting a span of 27 years denote the duration of my experience of regular menstrual bleeding. It is a significant period for me, marking the beginning and the halt of menstrual bleeding during my treatment of chemotherapy in 2012. Ever since I started undergoing hormone therapy postearly stage breast cancer, it came back, went away and keeps coming and going. In this sense the work is a nostalgic, visual archival document of the past, through memory in art. As in most of my works, the body ceases to appear in its physicality. Since I am interested in the emotive depth of the physical, emotional and psychological experiences which it (my body) undergoes; the physical depiction takes a back step. Instead, I have rooted my art in finding routes of associated symbols / forms, which are either metaphorical or metonymical. The stains of blood signify a fertile body and play the role of a (recreated) metonymy, which is utilized to further read the stains as metamorphosed landscape of blood. Within the stains I seek to map the presence of my body, and a stage of my femininity; reclaiming and celebrating it in my art.

182

Landscape 1985-2012 (I), 2015 pannolino, pittura acrilica e inchiostro Sumi-e | menstrual cloth, acrylic and Sumi-e ink 47 x 52 cm


The blood of women. Traces of red on white cloth Il sangue delle donne. Tracce di rosso sul panno bianco

Un sentito ringraziamento va alle artiste, agli autori dei testi, alla Fondazione Pasquale Battista e a tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questo progetto in tutte le sue fasi | with special thanks to all artists, authors, and to the Fondazione Pasquale Battista, and to all collaborators for the project in all its aspects: Rossella Alessandrucci, Marisa Barbato, Stefano Barchiesi, Jacopo Benci, Trina Boyer, Francesco Candelori, Ninni Castrovilli, Paola Ciriello, Elsa D’Ascenzo, Yole De Bellis, Rocco De Benedictis, Lucia A. Ferrari, Lucia Gabriele, Domenico Genovesi, Dino Lorusso, Antun Maračić, Roberta Marchione, Ivan Markovic, Antonio Martini, Laura Palleschi, Joseph Roveto, Suzanne Santoro, Stephanie Sartori, Arven Šakti Kralj Szomi, Fabrizio Scrivano, Carolina Taddei, Cristina Villani, Jerica Ziherl, Annalisa Zito

Archivio Mirella Bentivoglio, Associazione Onlus Il Tratturo – Una strada per la vita, Biblioteca Italiana delle Donne di Bologna, Blink Photo School, Casa Internazionale delle Donne di Roma, Città di Novigrad - Cittanova e Dipartimento di Cultura della Regione dell’Istria, Reparto di Radioterapia Oncologica - Ospedale Clinicizzato SS. Annunziata di Chieti, Soroptimist Club L’Aquila - A global voice for women, Soroptimist Club Teramo.

Mostre 2015/ 2018 | Exhibitions 2015/2018 2015 Casa Internazionale delle Donne, Roma (30 ottobre-13 novembre), in collaborazione con l’Associazione La StellinaArteContemporanea di Roma e la co-curatela di Rossella Alessandrucci con l’esposizione dei lavori delle prime 14 artiste e la pubblicazione di un catalogo in italiano. International Women’s House, Rome (October 30thNovember 13th), in collaboration with La StellinaArteContemporanea in Rome, co-curated with Rossella Alessandrucci. Exhibition of the first fourteen artists with an Italian catalogue.

2016 Teatro Stabile Comunale, Isola del Liri (Frosinone) (1-14 maggio) con il patrocino dell’Assessorato alle Pari Opportunità e in collaborazione con Blink Photo School e dell’Arch. Lucia Gabriele con l’esposizione dei lavori di 30 artiste. Municipal Theatre, Isola del Liri, Frosinone (May 1st – May 14th) under the patronage of the Department of Equal Opportunities and in collaboration with Blink Photo School, as well as Architect Lucia Gabriele. Exhibition of thirty artworks. 2017 Centro per l’Arte Contemporanea La Rocca, Umbertide (Perugia) (3-26 marzo), nell’ambito della mostra collettiva Intreccio, curata da Francesco Candelori e Joseph Roveto /galleria Grefti, è stata ospitata una selezione di 12 opere. La Rocca Contemporary Art Centre, Umbertide, Perugia (March 3rd-March 26th) within the framework of Intreccio, group show curated by Francesco Candelori and Joseph Roveto/Grefti Gallery. Exhibition of twelve selected artworks. Galerija Forum, Zagabria (Croazia) (14 aprile al 13 maggio) e Galeria Rigo, Novigrad-Cittanova (Croazia) (20 maggio al 5 giugno), per la prima volta il progetto ha varcato i confini nazionali per giungere in Croazia grazie alla collaborazione di Jerica Ziherl e

Antun Maračić. Con il supporto della Città di Novigrad - Cittanova e del Dipartimento di Cultura della Regione dell’Istria è stato realizzato un catalogo in lingua croata. E’ stata esposta una selezione di 24 opere. -Galerija Forum, Zagabria, Croatia (April 14th-May 13th ) and Rigo Gallery, Novigrad-Cittanova, Croatia (May 20th-June 5th ), for the first time outside Italy with the collaboration of Jerica Ziherl and Antun Maracic. With the support of the City of Novigrad-Cittanova and the Cultural Department of the Istria Region a catalogue in Croatian was produced. Exhibition of twenty-four selected artworks. Monastero di S. Benedetto, Conversano (Bari) (28 giugno-30 luglio), nell’ambito del progetto culturale Città delle Donne a cura di Rocco De Benedictis è stata esposta una selezione di 30 opere. Monastry of S.Benedetto, Conversano, Bari, (June 28th-July 30th) Within the cultural project City of women curated by Rocco De Benedictis. Exhibition of thirty selected artworks. 2018 Palazzo Fibbioni, Comune dell’Aquila (8-17 marzo), in collaborazione con Soroptimist Club L’Aquila – A global voice for women. Fibbioni Palace, L’Aquila (March 8th-March 17th) In collaboration with Soroptimist Club L’Aquila-A global voice for women.

Reparto di Radioterapia Oncologica - Ospedale Clinicizzato SS. Annunziata di Chieti (27 aprile – 14 maggio) in collaborazione con Associazione Onlus Il Tratturo – Una strada per la vita. Oncologic-Radiotherapy Department-Clinical Hospital of SS.Annunziata in Chieti (April 27th-May 24th) in collaboration with Il Tratturo non-profit organizationA road for life.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.