Le persone devono avere qualcosa in più della libertà e della democrazia in termini astratti. - FideL Castro
Quello che sta accadendo oggi a Cuba non è una mera rivoluzione dei vertici di palazzo, in cui un’oligarchia ha estromesso un’altra. È una rivoluzione sociale che coinvolge le masse del popolo cubano, il cui obiettivo è installare non una schiera di governanti, ma elaborare un nuovo ordine sociale. - WaLter Lippman
nei miei trent’anni al new York times non ho mai visto una grande storia così fraintesa, così mal gestita, e così male interpretata come la rivoluzione cubana. - Herbert mattHeWs
Le bussoLe 14
Leo Huberman Paul M. Sweezy
CUBA
A NAT O M IA D I UNA R I VO LU ZIO N E traduzione e cura di Stefano Aimone
GINGKO
EDIZIONI
Cuba: anatomY oF a revoLution © 1960 Leo Huberman, paul m. sweezy Cuba: anatomia di una rivoLuzione © 2014 Gingko edizioni molinella (bo) www.gingkoedizioni.it i edizione aprile 2014 Collana Le Bussole isbn 978-88-95288-41-3 progetto grafico di copertina: © 2014 ataLante per la foto di copertina l’editore resta a disposizione degli eventuali aventi diritti.
IndIce
preFazione preFazione aLLa seConda edizione Part. I
baCkGround deLLa rivoLuzione 1. Ricco territorio 2. Povera gente 3. Dominazione straniera
Part. II
Fare La rivoLuzione 4. L’assalto alla Moncada 5. ‘‘La storia mi assolverà’’ 6. L’invasione dal Messico 7. La conquista del potere
17 19 29
45 51 73 83 Part. III 105 117 139 169 183 197
La rivoLuzione aL potere 8. Il regime rivoluzionario 9. La Rivoluzione in Azione 10. Riforma strutturale 11. L’economia cubana nel 1959 12. Capitalismo, Socialismo, Comunismo? 13. Il futuro della Rivoluzione
epiLoGo - Cuba rivisitata
Prefazione
in questo lavoro abbiamo cercato di combinare i metodi del giornalismo e l’analisi scientifica per produrre una rappresentazione quanto più completa di una delle trasformazioni sociali più originali e importanti del nostro tempo. Poiché il giornalismo implica velocità e immediatezza, mentre l’analisi scientifica riflessione e deliberazione, la combinazione comporta necessariamente un compromesso e dobbiamo quindi lasciare che sia il lettore a giudicare se siamo riusciti a raggiungerne uno fruttuoso. abbiamo trascorso circa tre settimane a Cuba nel marzo del 1960. Siamo stati accolti con una calorosa ospitalità e abbiamo goduto di ogni assistenza. nel corso delle nostre ricerche abbiamo viaggiato da un capo all’altro dell’isola e abbiamo potuto parlare con un gran numero di persone di ogni ceto sociale. Benché alcuni di questi incontri siano stati specificamente riportati nel testo, ci asteniamo dal citare i singoli individui in questa prefazione per non dare l’impressione errata che essi siano responsabili o condividano le opinioni che abbiamo espresso. L’interpretazione della rivoluzione cubana contenuta in questo libro è nostra, e semplicemente non sappiamo fino a che punto i nostri amici cubani possano concordare con essa. attendiamo i loro commenti e le critiche con grande interesse, e intanto esprimiamo a tutti loro il nostro sentito ringraziamento per l’impagabile gentilezza e pazienza. Tra le opere pubblicate su Cuba che abbiamo consultato per i fatti storici, per le informazioni di fondo e i dati statistici, vorremmo citare le seguenti: ray Brennan, Castro, Cuba and Justice, Doubleday & Company, new York, 1959; i
fidel Castro, History Will Absolve Me, Liberal Press, new York, 1959; Jules Dubois, Fidel Castro, Bobbs-Merrill, indianapolis, 1959; foreign Policy association, Problems of the New Cuba, foreign Policy association, new York, 1935; Waldo frank, South of Us, Garden City Publishing Co., new York, 1940; international Bank for reconstruction and Development, Report on Cuba, Washington, D.C., 1950; Leland H. Jenks, Our Cuban Colony, Vanguard Press, new York, 1928; Scott nearing, Joseph freeman, Dollar Diplomacy, B.W. Huebsch and Viking Press, new York, 1925; Lowiy nelson, Rural Cuba, University of Minnesota Press, Minneapolis, 1950; U.S. Department of Commerce, Investment in Cuba, Government Printing office, Washington, D.C., 1956.
abbiamo attinto liberamente a queste opere, nonché alle fonti di giornali e periodici. Siamo ben consapevoli che è troppo presto per tentare di esprimere giudizi definitivi sulla rivoluzione cubana e sui suoi leader. eppure, nessun individuo pensante può trasformare questo fatto indubbio in una scusa per non prendere una posizione su uno sviluppo di così enorme interesse storico e importanza. in ciò che segue, per quel che ci riguarda, abbiamo preso la nostra posizione, e abbiamo cercato di spiegare il perché. Ci auguriamo che i lettori siano incoraggiati e aiutati a fare altrettanto. Leo Huberman, Paul M. Sweezy 5 giugno 1960.
ii
Prefazione alla seconda edizione
fatta eccezione per la correzione di alcuni scivoloni minori ed errori tipografici, non abbiamo apportato nessun cambiamento nel corpo principale del testo. Due importanti errori di valutazione — e cioè l’affermazione che le compagnie petrolifere non avrebbero rifiutato di raffinare il petrolio sovietico, e poi la previsione secondo cui il governo degli Stati Uniti non sarebbe arrivato a tagliare la quota di zucchero cubano — sono stati autorizzati a rimanere indisturbati in questa nuova edizione del libro, in quanto ci sembra che il loro valore educativo sia notevole. essi testimoniano, infatti, una convinzione persistente nella razionalità di coloro che fanno la politica estera degli Stati Uniti. noi vorremmo che altri imparino dai nostri errori, come speriamo di averlo fatto noi stessi. il cambiamento importante in questa edizione è invece l’aggiunta di un capitolo intitolato ‘‘epilogo - Cuba rivisitata’’, che riporta un viaggio di tre settimane a Cuba nel mese di settembre e ottobre del 1960. Che i pochi mesi trascorsi tra la prima e la seconda edizione abbiano portato cambiamenti eccitanti e importanti dal punto di vista storico riguardo a Cuba e alle sue relazioni con il resto del mondo, speriamo di averlo dimostrato. Leo Huberman 20 novembre 1960.
iii
CUBA
A NAT O M IA D I UNA R I VO LU ZIO N E
PARTE PRIMA
BaCKGroUnD DeLLa riVoLUzione
CaPiToLo 1 ricco territorio
Q
uando Colombo scoprì Cuba, domenica 28 ottobre 1492, rimase così colpito dal suo fascino da chiamarla ‘‘la terra più bella su cui occhi umani si siano mai posati’’. Se avesse avuto il tempo per esplorare l’isola avrebbe appreso che era molto più che bella — Cuba è, oltre che bellissima, anche una terra ricca. È la più grande isola delle antille, con una superficie totale di 71.161 chilometri quadrati. Lunga e stretta, si estende per 1.198 chilometri dalla sua punta occidentale a quella orientale; in larghezza va dai 201 ai 35 chilometri, con una media di circa 95 chilometri. Si trova a soli 144 chilometri a sud di Key West, 180 dagli Stati Uniti continentali, e circa 209 dal Messico attraverso il Canale dello Yucatan. Cuba è ubicata appena a sud del Tropico del Cancro, ma il suo clima è più semi-tropicale che tropicale, con una temperatura media annuale di ventiquattro gradi che va, solitamente, da ventuno gradi in inverno ai ventisette in estate. Benché l’umidità sia piuttosto elevata sia in inverno che in estate, le correnti fredde contribuiscono a rendere sopportabili le giornate estive sgradevolmente calde, e non c’è mai un tempo estramemente freddo. il contadino cubano non ha mai bisogno di preoccuparsi che le sue colture vengano uccise dal gelo. Ciò che teme, a volte, è la mancanza di pioggia. anche se non sono comuni, infatti, gravi periodi di siccità si abbattono sull’isola. i tre quarti delle precipitazioni totali annue di Cuba, che si aggirano attorno ai 1.371 millimetri, vengono giù durante la stagione delle piogge, da maggio ad ottobre, ma solo raramente un qualsiasi mese nella stagione secca, da novembre ad aprile, rimane senza alcuna precipitazione.
Cuba: anatomia di una rivoluzione Dato questo clima equilibrato e le equilibrate precipitazioni, occorre solo terreno fertile per aumentare l’abbondanza dei raccolti. il suolo di Cuba è estremamente fertile. Più della metà della sua superficie consiste in terra arabile, adatta alla coltivazione di una varietà di colture. rispetto alla maggior parte degli altri paesi, si tratta di un rapporto piuttosto alto, e la terra di Cuba è un bene prezioso in sé, non solo in termini di fertilità, ma anche per il suo essere pianeggiante — circa i tre quinti dell’isola sono piani o leggermente ondulati. il resto è montagne e colline. Gran parte del territorio non arabile è adatto per il pascolo. i rilievi più alti e più possenti sono la Sierra Maestra, nella provincia più orientale della parte orientale dell’isola. il Pico real del Turquino, la montagna più alta in quest’area, è alto 1.974 metri. Sulla costa sud della provincia di Las Villas, nel centro dell’isola, sono quelle di Trinidad e di Sancti Spíritus le montagne più alte, che raggiungono la quota massima di 1.155 metri, e a Pinar del río, la provincia più occidentale, si trova la Sierra de los Órganos, una serie di altopiani che corrono paralleli alla costa settentrionale per circa 180 chilometri e raggiungono una quota massima di 771 metri. i brevi e stretti fiumi che scendono da questa catena di montagne sono generalmente troppo poco profondi per essere navigati, ma Cuba ha 3.500 chilometri di costa lungo la quale si trovano eccellenti zone di pesca e baie molto grandi e profonde che formano superbi porti ben protetti. L’isola non ha carbone e, ad oggi, pochissimo petrolio è stato scoperto. nonostante questo, estesi depositi di ferro e nichel compensano la lacuna e si tratta di giacimenti così grandi da essere considerati tra le potenziali fonti più importanti del mondo. anche cromo, manganese e rame sono stati trovati in grandi quantità. Quattro secoli e mezzo dopo Colombo un diverso tipo di esploratore, dopo un anno di studio intensivo di Cuba, ha scritto che l’isola è ‘‘senza dubbio uno dei luoghi più favorevoli per l’esistenza dell’uomo sulla superficie della Terra’’. e così è. La ‘‘Perla delle antille’’, come è conosciuta fin dai tempi di Colombo, avrebbe potuto diventare un paradiso. Tuttavia Cuba, a metà del ventesimo secolo, non era un paradiso. era lontana dall’esserlo. 18
CaPiToLo 2 Povera gente
n
el 1957 c’erano all’incirca soltanto 6,4 milioni di cubani — meno della popolazione di new York — in un’area più grande di Danimarca, Belgio e Paesi Bassi messi assieme. Con così poca gente in un paese così ricco di risorse naturali ci si aspetterebbe delle persone benestanti. Ma non lo erano. La maggior parte del popolo di Cuba era disperatamente povera. negli Stati Uniti la parte del paese in cui le condizioni di vita sono più miserabili è il sud. e lo stato più povero nel Sud è il Mississippi. negli anni 1950-1954, mentre il reddito medio pro-capite nel Delaware, lo stato più ricco della nazione, era di 2.279 dollari, quello nel Mississippi ammontava a soli 829 dollari. Ma il reddito pro-capite medio di Cuba, in quegli stessi anni, non era quasi la metà di quello del Mississippi — solo 312 pesos. (il tasso di cambio tra il peso e il dollaro è uno-a-uno, e le due monete sono utilizzate in modo intercambiabile in questo lavoro). Trecentododici pesos significa sei dollari a settimana. Questo è quanto la persona media aveva per vivere a Cuba in quegli anni. non era abbastanza. in realtà, la maggior parte degli abitanti di Cuba possedeva meno di quello — e il loro modo di vivere lo mostrava chiaramente. il censimento del 1953 ha diviso la popolazione di Cuba in un cinquantasette per cento insediato in zone urbane, e in un quarantatré per cento rurale. abitare nelle città era generalmente molto meglio che farlo nelle campagne. infatti, la più comune unità abitativa rurale cubana non è affatto una casa, bensì una baracca, chiamata bohio, di solito realizzata in tutto o in parte con materiale
Cuba: anatomia di una rivoluzione ottenuto dalla palma reale. il tetto è di paglia, il pavimento è spesso la terra stessa. Talora ci sono all’interno delle partizioni, altre volte no. Uno dei bohios che abbiamo visitato nel quartiere del tabacco di Pinar del río aveva una sola partizione che separava la piccola cucina dal resto della capanna. Venivano utilizzati i trucioli di legno come combustibile per cucinare. non c’era acqua corrente, luce elettrica, gabinetto. era questa la ‘casa’ per dodici persone. i sanitari e altre comodità, o meglio la spaventosa mancanza di essi, in particolare nei distretti rurali, viene illustrata nella tabella seguente, che si riferisce al censimento del 1953. (per cento)
TUTTA CUBA URBANO RURALE
DOTAZIONE CASE LUCI
Elettrica
58.2
87.0
9.1
Cherosene
40,1
12,3
87,6
Tubature interne
35.2
54.6
2.3
Tubature all’esterno
16.8
22.0 18,2
8.1
85,0
Gabinetti interni
28.0
42.8
3.1
Latrina
35,1
33,3
38,0
Acetilene
ACQUA
Altro
Cisterna
SERVIZI IGIENICI
Fiume
Gabinetti all’esterno BAGNI
REFRIGERAZIONE
Nessuno
0,8 5.0
43,0 13,7 23,2
0,3 0,4 5.2
18,9 5,0
1,9 1,4 4.6
4,8
54,1
Vasca o doccia
44.4
64.9 35.1
90.5
Meccanica
17,5
26,5
2,4
Nessuna
75.2
62.5
96.5
Nessuno
Ghiaccio
20
0,9
55.6 7.3
11.0
9.5
1.1
Povera gente Due cifre sono di particolare importanza a causa della loro relazione con la salute del popolo cubano. Si nota che in tutta Cuba, sia nelle aree urbane che in quelle rurali, solo il 35,2 per cento delle unità abitative possiede l’acqua corrente, e soltanto il 28 per cento ha all’interno servizi igienici. Si nota anche che il 54,1 per cento, cioè più della metà delle persone che vivono nelle zone rurali, non ha affatto servizi igienici, di nessun tipo, neppure una latrina. Con la mancanza di sistemi idrici e fognari adeguati, con così tanti cubani che non hanno abbastanza cibo o il tipo sbagliato di cibo perché poveri, con la quasi totale assenza di insegnamento dei fondamenti di una buona igiene, con le cure mediche per le masse rurali spesso introvabili, è facile capire perché le condizioni di salute a Cuba sono state deplorevolmente cattive. anche se le piaghe della febbre gialla e del tifo, che mezzo secolo fa hanno preteso un enorme tributo, sono state eliminate, la malaria, la tubercolosi e la sifilide non sono state ancora del tutto debellate, e la malnutrizione e le infestazioni da parassiti continuano ad essere i maggiori problemi di salute. nelle zone rurali, in particolare, un gran numero di bambini contrae infezioni da vermi parassiti, soffre miseramente e muore di una morte dolorosa. ray Brennan, giornalista di Chicago, dà un vivido resoconto di questo orrore: i parassiti crescono e si moltiplicano all’interno dei corpi dei bambini. alcuni di questi vermi, grandi quanto una normale matita, si riuniscono insieme in grumi o formano palline e intasano il sistema intestinale, bloccano l’espulsione delle feci e provocano morti atroci. Tali parassiti spesso entrano nel corpo attraverso le piante dei piedi dei bambini che camminano senza scarpe su un terreno infetto. Dopo la morte di un bambino i parassiti possono venir fuori dal corpo strisciando dalla bocca e dalle cavità nasali, alla ricerca di un organismo vivente su cui sfamarsi. Cosa è stato fatto riguardo a questo problema nel corso degli anni? niente.
Una delle cose che poteva essere fatta era di insegnare ai bambini e ai loro genitori semplici regole sulle cause e la cura delle 21
Cuba: anatomia di una rivoluzione malattie che li affliggevano. La mancanza di ciò è stata una delle cause stesse. il problema è nato dalla mancanza di cibo e dal tipo sbagliato di cibo. Molte famiglie rurali semplicemente non possiedono abbastanza soldi per comprare tutto il cibo di cui hanno bisogno, ma altre hanno speso la maggior parte di quel poco denaro che avevano in alimenti amidacei anziché in verdure verdi che contengono le vitamine di cui hanno necessità. avrebbero potuto essere edotti circa le cose giuste da mangiare — ma non c’erano abbastanza scuole per insegnarglielo. il professore Lowry nelson, nel suo eccellente studio intitolato Rural Cuba, riassume il problema della scuola rurale con queste parole: il fatto più evidente riguardo l’educazione cubana è la mancanza di opportunità per i bambini delle zone rurali a frequentare la scuola. in alcuni luoghi ci sono edifici scolastici, ma non gli insegnanti; in altri ci sono gli insegnanti, ma nessun edificio scolastico. non c’è stato alcun piano sistematico di edilizia scolastica per le aree rurali. in certi casi, laddove l’interesse locale per le scuole è sufficientemente forte, i genitori hanno costruito edifici scolastici a proprie spese, contribuendo in denaro, in manodopera o materiali per questo scopo. in altri casi ancora, gli edifici sono stati costruiti, ma non sono stati arredati con scrivanie e altre attrezzature necessarie, e nessun libro è stato fornito per gli alunni.
L’entità e la qualità dell’istruzione sono un indice chiave dello stato di una società. Con questo livello Cuba era un miserabile fallimento. La legge cubana prevedeva otto anni di scolarità obbligatoria, eppure i funzionari governativi non fornivano gli insegnanti, le scuole e le attrezzature per rendere l’applicazione della legge possibile. (Per il figli dei ricchi, naturalmente, c’erano abbastanza scuole private). il censimento del 1943 ha mostrato che solo il 35,1 per cento dei bambini nella fascia d’età interessata frequentava la scuola; quasi due terzi dei bambini di Cuba non erano a scuola! e quelli che la frequentavano non arrivavano fino in fondo. i dati relativi al calo delle iscrizioni erano spaventosamente alti. Le statistiche per il 1949-1950, raccolte dalla Economic and Te22
Povera gente chnical Mission of the International Bank for Reconstruction and Development nella sua ‘‘relazione su Cuba’’ del 1950, hanno dimostrato che ‘‘mentre 180.370 bambini iniziano il primo grado elementare, solo 4.852 arrivano all’ottavo grado, la terza media’’. Quelli che non avevano abbandonato, generalmente andavano a scuola solo per qualche ora al giorno, ed erano seguiti da maestri la cui formazione derivava solo dall’aver superato un corso di quattro anni in una normale scuola dopo aver completato gli otto anni di formazione scolastica di base. Gli addetti al censimento del 1953 somministrarono un ‘‘test di alfabetizzazione’’ alle persone intervistate, il quale consisteva nel chiedere se sapevano leggere e scrivere in una qualsiasi lingua. Scoprirono che il 23,6 per cento non riusciva a superare il test. Quasi una persona su quattro a Cuba, da dieci anni in su, nel 1953 non sapeva né leggere né scrivere! Questo dato di uno su quattro è importante da ricordare in un’altra connessione. Un’attenta analisi dei dati sull’occupazione, contenuti nel censimento del 1953, ha mostrato che su base annua solo circa il 75 per cento della forza lavoro cubana era impiegata. Ciò significa che, in un giorno medio, uno su quattro cubani che erano in grado di lavorare e che volevano lavorare non riuscivano a trovare un lavoro. e il 1953 non è stato un anno particolarmente brutto. al contrario, è stato un buon anno: questa cifra di un disoccupato su quattro era normale nella Cuba pre-rivoluzionaria. il pieno significato di questo sorprendente e tragico fatto può essere compreso se si ricorda che nel peggiore anno della peggiore depressione nella storia degli Stati Uniti vi era circa il 25 per cento di disoccupati. Per Cuba, in termini di disoccupazione, ogni anno era come l’anno peggiore della nostra depressione peggiore. e non c’era un sistema di welfare contro la disoccupazione, o qualsivoglia tipo di sollievo da questa piaga sociale. Quando un paese ha un tasso di disoccupazione ‘normale’ del 25 per cento, si trova dinanzi a un sicuro segnale che qualcosa nel suo sistema economico non funziona. Un così grande squilibrio nell’economia si trova solo di rado nella maggior parte delle nazioni del mondo, in periodi di profonda crisi. il tasso di disoccupazione eccezionalmente grande di Cuba, anno dopo anno, era un riflesso del fatto 23
Cuba: anatomia di una rivoluzione che la sua economia era in uno stabile stato di crisi. e il problema era lo zucchero. Terreno buono, un clima caldo e forte umidità sono necessari per la coltivazione della canna da zucchero. Cuba ha ciò che è necessario. Può produrre zucchero più a buon mercato di qualsiasi altro paese del mondo e, nel corso degli anni, è diventata il più grande produttore ed esportatore di zucchero. La sua intera economia ha finito per ruotare attorno al prezzo e al valore del raccolto di zucchero. La quantità di zucchero prodotta determinava quanti lavoratori avrebbero trovato posti di lavoro, per quanto tempo avrebbero lavorato, il traffico sulle ferrovie, l’attività nei porti, le vendite nei negozi, le presenze nei cinema. il guaio era che l’economia di Cuba era giunta ad incentrarsi quasi esclusivamente su questa singola coltura; una coltura che doveva essere venduta sui mercati esteri in grado di assorbire tutto ciò che poteva essere prodotto. il problema era anche che l’industria dello zucchero intorno alla quale la vita economica di Cuba ruotava è un settore stagionale. Se la stagione di lavoro è lunga e la stagione del non lavoro è breve, questo non importa poi molto. Ma avveniva esattamente il contrario. Durante il tempo della zafra, il periodo in cui la canna viene raccolta e portata ai mulini, centinaia di migliaia di operatori sui campi maneggiavano i loro machete, abbattevano milioni di tonnellate di steli di canna, tagliavano le foglie e gettavano i gambi in pile che venivano caricate in carretti che li portavano ai mulini, o dentro ai vagoni ferroviari che correvano ai mulini. La zafra è un periodo di grande attività, tuttavia dura solo tre o quattro mesi. Poi arriva il tiempo muerto ― la stagione morta ― quando i lavoratori dei campi e la maggior parte della manodopera dei mulini sono sfaccendati e affamati. Questa storia è stata graficamente illustrata nella relazione del 1935 della Commission on Cuban Affairs of the Foreign Policy Association: Con il raccolto di zucchero, l’attività ha inizio sull’isola. Le famiglie cominciano ad acquistare carne e riso per procurarsi la formidabile energia che deve essere spesa sul campo. Vegono acquistati capi di vestiario e scarpe. i venditori ambu-
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Povera gente lanti delle imprese che hanno depositi pieni di cibo d’importazione e vestiti affollano gli alberghi di seconda classe nelle città rurali dell’isola. Le luci appaiono per la campagna non appena le famiglie cominciano ad avere ancora una volta abbastanza soldi per acquistare il cherosene... Durante una normale stagione tutto assume rapidamente un’aria di prosperità. Ma dopo un periodo che va dai due ai cinque mesi di lavoro costante l’atmosfera comincia a cambiare... Le famiglie coinvolte nella lavorazione della canna iniziano a ridurre le loro spese, perché possono vedere approssimarsi la stagione morta. ogni lavoratore è disposto ad accettare un salario più basso purché abbia qualcosa da fare per guadagnarsi da vivere. i negozianti riducono le scorte sugli scaffali e i venditori ambulanti delle aziende ritornano a L’avana. Gradualmente la prosperità della zafra muore e le luci al cherosene nei bohios cominciano a tremolare. Carne, riso con lardo, fagioli, che sono stati i fondamenti della dieta zafra, ora vengono mangiati sempre meno ad ogni settimana. il tagliatore di canna si guarda intorno per reperire alimenti sostitutivi, rivolgendosi alle banane, alle patate dolci, alla malanga e alla yucca. invece di bere caffè, comincia a dipendere da succo di canna che egli produce da una rudimentale pressa a mano davanti alla sua porta. a poco a poco, le persone riducono la loro dieta. Le masse, che coltivano in proprio poco o niente, chiedono l’elemosina e si procurano come meglio possono il cibo, oppure migrano altrove alla ricerca di lavoro, se un lavoro può essere trovato. Le piogge iniziano e con loro arriva la malaria. e, nonostante questo, non ci sono soldi per i dottori o le medicine.
il breve periodo di abbondanza della zafra, seguito dal lungo periodo della stagione morta, interessa direttamente una larga parte dei lavoratori di Cuba. il censimento del 1953 ha dimostrato che l’industria dello zucchero impiega 474.053 lavoratori, o il 23 per cento del totale della forza lavoro. anche se i lavoratori del settore dello zucchero avevano una vita miserabile, un mucchio di soldi veniva incamerato dai proprietari (essi avevano anni buoni e meno buoni, ma nel lungo periodo facevano molto bene), e coloro che erano nella posizione di aumentare la loro superficie di terra e di impiantare macchinari 25
Cuba: anatomia di una rivoluzione più grandi e migliori nei loro mulini lo facevano. i loro colleghi più piccoli, invece, che trovavano sempre più difficoltà a competere, venivano acquistati da grandi multinazionali guidate da capitalisti, la cui unica preoccupazione era di aumentare i profitti, non il benessere del popolo di Cuba. Con l’acquisto — o per frode o per pressione economica — le piccole aziende agricole erano via via aggiunte alla superficie di grandi multinazionali, e la terra cubana, che era stata una volta ampiamente ripartita, si trasformava via via in una serie di concentrazioni detenute nelle mani di sempre più pochi soggetti. Venivano inglobate persino le terre vergini. Ma, in fondo, a chi importava che i nuovi tratti di terreno fossero ricoperti di foreste di buon legno? a nessuno. Gli appezzamenti di foreste costituivano un tesoro inestimabile per la nazione nel suo complesso, ma questo non faceva alcuna differenza per i capitalisti dello zucchero alla ricerca di profitti. in questo modo milioni di metri di pregiate essenze di mogano e cedro venivano abbattuti e, appena gli alberi si essiccavano, l’intera zona veniva data alle fiamme. Così il paese è stato sgomberato per far spazio a più canna. e in questo modo una grande risorsa naturale è stata sacrificata allo zucchero. fin dall’inizio della storia cubana c’erano stati, per l’allevamento dei bovini, enormi tratti di terra chiamati latifundia, di proprietà di singoli individui o gruppi. ora, con le gigantesche corporazioni dello zucchero che acquisivano grandi blocchi di terra, giungevano i latifundia dello zucchero, che spesso utilizzavano ingenti parti di essi come riserve, lasciandoli inattivi, non utilizzati. La misura della concentrazione dei terreni agricoli nelle mani delle grandi imprese è stata rivelata nel censimento agricolo del 1946. Centoquattordici aziende agricole, o meno dello 0,1 per cento del numero totale, deteneva il 20,1 per cento del territorio. L’otto per cento del totale deteneva la proprietà del 71,1 per cento della terra. all’altra estremità della scala, le piccole aziende — da meno di un acro a venticinque acri — erano il 39 per cento del numero totale, ma detenevano solo il 3,3 per cento della terra. Da questo momento, più della metà della superficie coltivata di Cuba fu dedicata a canna da zucchero. La superficie coltivata a canna da zucchero, in costante crescita, intaccò pesantemente la quantità di terreno utilizzato per le colture alimentari. Tanto grande era la 26
Povera gente subordinazione di tutta l’economia nazionale alla produzione di zucchero che Cuba, uno dei paesi agricoli più ricchi del mondo, non era in grado di nutrire se stessa! Solo circa il 70 per cento di quello che i cubani mangiavano era prodotto a Cuba. Uno degli elementi principali nella dieta delle persone era il riso ― e il riso doveva essere importato insieme ad altri prodotti di base come lardo, legumi, grano, e prodotti in scatola. L’attenzione della gente con capitale da investire era così concentrata sullo zucchero che altre opportunità per far soldi erano del tutto trascurate. in questo modo l’economia tese a diventare sempre più sbilanciata. nella sua ‘‘relazione su Cuba’’ la Banca Mondiale fornì alcuni esempi eclatanti: numerose materie prime cubane disponibili non sono adeguatamente utilizzate nel paese, e, al contrario, alcune sono anche esportate, mentre i prodotti finiti realizzati con materiali identici vengono importati. anche se i prezzi stagionali possono avere qualcosa a che fare con questo, il fatto è che su 11.000.000 di chili di pomodori esportati ogni anno, si stima che una quota equivalente di 9.000.000 di chili ritorni a Cuba, in varie forme, come salsa di pomodoro, pasta, ketchup, eccetera. enzimi pancreatici per l’industria conciaria sono tutti importati, mentre la materia prima che si ha in casa ― derivante dalla macellazione del bestiame ― è gettata nelle vasche per la produzione di farine animali. in tal modo, quasi nessuno dei sottoprodotti dell’industria della carne viene trasformato a a Cuba, anche se negli Stati Uniti e in alcuni altri paesi questi rappresentano le principali fonti di profitto per l’industria. Grandi quantità di scarti secondari dalle concerie di Cuba ― così come le altre materie prime utilizzate per la colla e per la gelatina ― sono o esportati per la trasformazione altrove o semplicemente buttati.
il problema dell’economia era lo zucchero. Un avvertimento del pericolo della monocultura, ovvero la tendenza verso un’economia di una coltura, era stato già dato nel 1883 dal più grande degli eroi di Cuba. in quell’anno José Martí, rivoluzionario, oratore, poeta, filosofo, lanciò l’allarme: ‘‘Un popolo si suicida il giorno in cui basa la propria esistenza su una sola coltura’’. L’av27
Cuba: anatomia di una rivoluzione vertimento era giustificato ― la fine del benessere economico del paese, la morte delle sue aspirazioni nazionali erano certe se la tendenza verso la monocoltura continuava. Tuttavia, nel caso di Cuba non è stato un suicidio. Si è trattato di un omicidio. nel 1883 Cuba era sulla strada diretta verso l’orlo del dirupo, ma furono gli Stati Uniti a spingerla giù.
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