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Giochi Paralimpici

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Tecnici Olimpici

Tecnici Olimpici

Giochi Paralimpici

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Luca Pancalli

Presidente Comitato Italiano Paralimpico Marche culla dello sport. Senza differenze. Marche fucina di campioni. Olimpici e Paralimpici. Una pubblicazione che unisce questi temi, a metà tra cultura e agonismo, non può che ricevere il mio più sincero plauso. Sono certo che questa meritoria iniziativa editoriale saprà dare voce ad un territorio che ha saputo, nel corso degli anni, conquistarsi spazi importanti nella realtà sportiva del nostro paese.

Luca Savoiardi

Presidente Comitato Italiano Paralimpico Marche Se rivolgiamo lo sguardo alle prime Paralimpiadi di Roma, ci accorgiamo che gli atleti marchigiani ci hanno messo un po’ a rispondere “presente”, ma quando lo hanno fatto, sono riusciti a compiere tante belle imprese. Al di là delle 12 medaglie conquistate, conta il messaggio che queste portano ai tanti giovani con disabilità: non solo lo Sport si può praticare, ma attraverso di esso ci si può realizzare.

All’inizio si chiamarono Giochi di Stoke Mandeville (1948), ed erano riservati ai reduci della Seconda Guerra mondiale, che avevano riportato danni alla colonna vertebrale. L’idea fu di Ludwig Guttmann, un medico britannico che quattro anni più tardi riuscì a coinvolgere anche alcuni atleti olandesi, così da dare un tocco di internazionalizzazione alla competizione. A quel tempo le gare si svolgevano ogni anno a Stoke Mandeville, una cittadina nella contea del Buckinghamshire, ma fu nel 1958 che i Giochi subirono la prima, vera trasformazione. Ciò si deve ad Antonio Maglio, un medico italiano Direttore del Centro Paraplegici dell’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro). Nel 1960 Maglio propose al collega Guttmann di far disputare i Giochi da lui organizzati, a Roma dove erano in programma i Giochi dell XVII Olimpiade. Fu così che i "IX Giochi Internazionali per Paraplegici" di Roma 1960, ovvero la nona edizione internazionale dei Giochi di Stoke Mandeville, vennero successivamente riconosciuti come i Giochi Paralimpici Estivi nel 1984, quando il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) approvò ufficialmente la più ampia denominazione di "Giochi Paralimpici". Da quel momento in poi, i Giochi Paralimpici si sono svolti con regolarità, anche se non sempre ospitati nelle stesse città dei Giochi Olimpici. Ad ogni buon conto, i Paralimpici sono ormai abbinati sistematicamente ai Giochi Olimpici e ciò avviene dall’accordo siglato il 19 giugno 2001. Il punto d’arrivo resta però la disputa in contemporanea dei Giochi, cosa che già avviene in diverse competizioni internazionali.

Giochi Paralimpici

Questa è la successione delle varie edizioni dei Giochi Paralimpici:

I Roma (Italia) 1960 18 - 25 Settembre

II Tokyo

(Giappone) 1964 03 - 12 Novembre III Tel Aviv (Israele) 1968 04 - 13 Novembre IV Heidelberg (Germania) 1972 02 - 10 Agosto V Toronto (Canada) 1976 03 - 11 Agosto VI Arnhem (Olanda) 1980 21 - 30 Giugno VII Stoke Mandeville (Inghilterra) 1984 17 - 30 Giugno

(atleti su sedia a rotelle) VII New York (USA) 1984 17 - 30 Giugno

(atleti con paralisi cerebrale, disabili visivi, amputati e altre disabilità) VIII Seoul (Corea del Sud) 1988 15 - 24 Ottobre IX Barcellona (Spagna) 1992 03 - 14 Settembre X Atlanta (USA) 1996 15 - 26 Agosto XI Sydney (Australia) 2000 18 - 29 Ottobre XII Atene (Grecia) 2004 17 - 28 Settembre XIII Pechino (Cina) 2008 06 - 17 Settembre XIV Londra (Gran Bretagna) 2012 29 Agosto - 9 Sette.

Giochi Paralimpici Invernali

Le prime Paralimpiadi Invernali si tennero in Svezia, nel 1976. Dall’edizione di Albertville 1992, si svolgono ogni quattro anni e prevedono specialità come sci alpino, sci nordico, l'hockey su slittino, il biathlon e il curling.

Queste le edizioni finora svolte, senza la partecipazione di alcun atleta marchigiano:

I Ornskoldsvik (Svezia) 1976 12 - 28 Febbraio II Geilo (Norvegia) 1980 01 - 07 Febbraio III Innsbruck (Austria) 1984 (56 gare disputate) IV Innsbruck (Austria) 1988 (44 gare disputate) V Tignes-Albertville (Francia) 1992 (48 gare disputate) VI Lillehammer (Norvegia) 1994 (66 gare disputate) VII Nagano (Giappone) 1998 (48 gare disputate) VIII Salt Lake City (USA) 2002 (53 gare disputate) IX Torino (Italia) 2006 10 - 19 Marzo X Vancouver (Canada) 2010 12 - 21 Marzo XI Soci (Russia) 2014 -

Medagliere marchigiano Giochi Paralimpici

Nome Oro Argento Bronzo Totale Giovanni LOIACONO (Atletica Leggera) 1 1 2 4 Roberto GALLUCCI (Goalball) 1 - - 1 Sauro NICOLINI (Nuoto) - 1 2 3 Andrea CIONNA (Atletica Leggera) - - 2 2 Antonio MARTELLA (Tio a Segno) - - 1 1 Giorgio FARRONI (Ciclismo) - - 1 1 Totale 2 2 8 12

Giovanni Lo Iacono

Lucca, 25/11/1958

Atletica Leggera

New York 1984 - Oro, lancio del disco New York 1984 - Argento, getto del peso Seoul 1988 - Bronzo, lancio del disco Seoul 1988 - Bronzo, lancio del giavellotto

E’ nato a Lucca il 25 novembre 1958, ma risiede a Montecosaro (Mc). Cerebroleso spastico dall’età di un anno a causa di una paralisi, atleta lanciatore (cat. CP5) dell’U.S. S. Stefano di Porto Potenza Picena (Mc) e poi dell’ASD Anthropos Civitanova Marche, ha partecipato a due edizioni dei Giochi Paralimpici: New York 1984 e Seoul 1988. All’esordio ai Giochi statunitensi ha conquistato la medaglia d’oro nel lancio del disco con m. 31,20, stabilendo il primato mondiale di categoria. Sempre nella “Grande Mela”, Giovanni si aggiudica l’argento nel getto del peso con m. 9,52. Nell’Olimpiade successiva, in Corea, Lo Iacono completa l’occupazione di tutti i gradini del podio, chiudendo con la conquista di altre due medaglie di bronzo: nel lancio del disco con m. 31,78 e nel lancio del giavellotto (specialità a lui poco gradita) con m. 21,36. Trasferitosi dalla Toscana nelle Marche (la terra di sua madre Anna), calzolaio artigiano, Giovanni si allena prima e dopo il lavoro nel prato della chiesa del suo paese e per le misure si regola con gli alberi del Viale. Inizia la vera attività sportiva (1978) nei lanci e sui 100 metri piani, dopo aver conosciuto la realtà della Polisportiva S. Stefano, fondata da Gianfranco Poggi. Per Lo Iacono l’inizio della pratica sportiva non fu facile: il regolamento lo costringeva a gareggiare sulla carrozzina, anche se lui sarebbe stato in grado di muoversi, pur con una certa difficoltà agli arti inferiori per via della tetraparesi. A trovare le posizioni e curare la tecnica pensò da solo. Da autodidatta si mette in evidenza in alcune gare nazionali, inizialmente nel getto del peso. Finché non arriva la convocazione ai Giochi Paralimpici statunitensi. Nel frattempo il regolamento era cambiato e Giovanni poté gareggiare in piedi, riuscendo ad affinare la tecnica, grazie agli insegnamenti dell’allenatore azzurro, Luigi Rosati. In carriera, Lo Iacono ha vinto anche molto altro. A cavallo delle due Olimpiadi ha conquistato: un doppio argento agli Europei (Bruxelles 1985) nel disco e nel peso e il bronzo nel giavellotto. Nel 1987 è medaglia d’oro nel disco agli Internazionali di Parigi. Dopo Seoul è d’oro ai Robin Hood Games di Nottingham (1989) con il nuovo primato del mondo nel disco (m. 33,94) e argento, nella stessa occasione, nel peso. Nel 1990 ottiene un 4° ed un 5° posto (disco e peso) al Mondiale di Assen, in Olanda. Il lanciatore, che nell’attività sportiva é sempre stato assecondato dal padre Giuseppe e dalle sue due sorelle, ha chiuso la carriera internazionale nel 1997, in Inghilterra, con un triplo argento nel disco, nel peso e nel giavellotto. Giovanni ha proseguito l’attività a livello regionale, conseguendo altri ottimi risultati con la Società di Civitanova Marche. Nominato Referente dei lanci per il CIP regionale, è stato coordinatore al Corso regionale per Tecnici FISD-CIP di Atletica Leggera, nonché Giudice di gara. Attualmente è impiegato presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata.

Sauro Nicolini

Ancona, 20/8/1948

Nuoto

New York 1984 - Argento 100 sl. Classe A6 New York 1984 - Bronzo 100 dorso Classe A6 New York 1984 - Bronzo 200 misti Classe A6 New York 1984 - 4° classificato 100 rana Classe A6

Nato ad Ancona, il 20 agosto 1948. Nuotatore paralimpico, categoria Amputati (Classe A6) della Società AVIS Garibaldina Ancona, ha conquistato tre medaglie ai Giochi Paralimpici di New York 1984 (gli Olimpici si tennero invece nello stesso anno, a Los Angeles) ma, come vedremo, avrebbero potuto essere quattro. Frequentava la seconda Elementare quando, a 8 anni, a causa della pioggia, finì sotto un filobus a poche centinaia di metri da casa sua. A causa di quel tremendo incidente, gli amputarono il braccio destro, proprio sotto la spalla. Sauro amava il mare fin da bambino, quando accompagnava il padre Vincenzo (operaio al Cantiere Navale) a pescare, davanti alla “spiaggia della salute”, alla Palombella. Anche dopo l’incidente non resistette all’idea di continuare il suo rapporto con il mare. Nuotava e nuotava, con grinta e determinazione, finché, allenandosi nelle acque del porto, non ha cominciato a prendere parte a delle gare. Anche con i normodotati, fino a batterli. Vincitore per quattro edizioni consecutive della “Traversata del Passetto” (dal 1979 al 1982) nel nuoto pinnato, l’anno dopo attirò l’attenzione dei tecnici federali e venne convocato ai Giochi Paralimpici statunitensi, quando ormai aveva 36 anni. Nella “Grande Mela” disputa i 100 stile (1’19”52) e chiude con l'argento (battuto da un tedesco con la metà dei suoi anni), mentre altre due medaglie arrivano da 100 dorso (1’44”29) e 200 misti (3’30”61), mentre sui 100 rana è quarto (1’48”68). In realtà, Nicolini gareggia anche nei 100 delfino, ma dietro a questa prova c’è una bella storia. Inizialmente in programma, la gara fu annullata qualche giorno prima della disputa, c’è chi dice perché di medaglie non ne erano state coniate abbastanza. Sauro non si perse d’animo. Rintracciò gli altri 7 iscritti alla gara e tutti decisero di scendere in acqua, pur sapendo che non sarebbero stati premiati sul podio. La gara si svolse regolarmente cronometrata dai giudici, Nicolini chiuse al secondo posto (sempre alle spalle del tedesco che lo aveva battuto sui 100 stile) con 1’29”46, ma non venne mai premiato con l’argento. Per questo lui si considera vincitore morale di quattro medaglie e non solo di tre. Rientrato dall’America, Nicolini ritoccò il record mondiale dei 100 stile a Goteborg (1986) e vinse ancora tantissime gare, specie nel nuoto pinnato. Ritirandosi dall’attività agonistica nel 1990, ha poi conseguito i brevetti di Istruttore, allenatore federale, preparatore atletico e divemaster (guida subacquea). Allenatore di se stesso in tutta la carriera, ha svelato il suo segreto: per andare così forte e ottimizzare la spinta del suo unico braccio, si é ispirato ai gondolieri di Venezia, ideando una “remata di polso” che gli ha regalato tante soddisfazioni. Il suo sogno? Continuare ad allenare giovani nuotatori, disabili e normodotati.

Roberto Gallucci

Fermo, 6/6/1956

Goalball

Seoul 1988 - 8° classificato Barcellona 1992 - Oro Atlanta 1996 - 6° classificato

Nato a Fermo il 6 gennaio 1956. Atleta disabile della categoria non vedenti, tesserato dal 1986 con la Società GS Torball Fermo. Muove i primi passi nel Goalball (si gioca con una palla sonorizzata - 3 contro 3 - su di un campo lungo 18 metri e due porte larghe quanto il campo, 9 metri) a metà anni Ottanta con una Società di Città di Castello, dove sta frequentando la scuola di massaggio. Successivamente (1986) fonda con alcuni amici il sodalizio fermano e si mette in evidenzia agli occhi dei tecnici nazionali, vincendo numerose competizioni. Gallucci ha partecipato a tre Giochi Paralimpici: Seoul 1988, Barcellona 1992 e Atlanta 1996. All’esordio in Corea del Sud, l’Italia (Gallucci, Giuseppe Checchi, Vincenzo Antonelli, Nino Giaccone e Dario Merelli) non va al di là dell’ottavo posto. Nell’Olimpiade successiva, il team tricolore sbaraglia il campo; la squadra formata da Roberto Gallucci (considerato il miglior centrale al mondo), Natale Romano Castellini, Hubert Perfler, Dario Merelli e Paolo Martini conquista l’oro, lasciandosi alle spalle Finlandia ed Egitto. Ai Giochi di Atlanta, nonostante la conferma in squadra di Gallucci, Merelli e Perfler, l’Italia non riesce a ripetersi e chiude al sesto posto. A 21 anni, mentre presta il servizio militare a Cecina (Li), durante un’esercitazione, Gallucci resta gravemente ferito con altri due commilitoni, uno dei quali perde la vita. Per un errore umano, i tre, simulando un attacco, finiscono sopra una carica di tritolo e Roberto perde la vista. Nella sua carriera, il giocatore fermano partecipa a Campionati Europei e Mondiali. Nell’89 è argento agli Europei di Zurigo, nel ’90 ancora argento ai Mondiali di Calgary e nel ’91 argento agli Europei di Lahti, in Finlandia. Nel 1993 è medaglia di bronzo agli Europei di Birmingham, con una serie di 12 partite vinte e soltanto una persa, la semifinale, per cui è costretto ad accontentarsi del bronzo. Infine, nel 1994, ai Mondiali di Colorado Springs si aggiudica con l’Italia la medaglia d’argento. Nel ’95 non si svolge alcuna gara internazionale e Gallucci conclude definitivamente la sua attività agonistica (1996), continuando comunque a promuovere l’attività del Goalball e del Torball. Fra i suoi successi a livello nazionale, sempre con la casacca del G.S. Fermo, si ricordano i quattro titoli italiani a squadre vinti, nel 1993 e 1995 nel Torball e nel 1994 e 1996 nel Goalball. Sposato con la signora Mirella, due figli (Marco e Simone), vive a Fermo ed è un massofisioterapista, libero professionista.

Antonio Martella

San Severo (Fg), 26/3/1954

Tiro a segno

Barcellona 1992 - 10° classificato Pistola 10 m. Atlanta 1996 - Bronzo Pistola 10 m. Atlanta 1996 - 5° classificato Sport Pistol Pechino 2008 - 7° classificato Sport Pistol

È nato a San Severo (Fg) il 26 marzo 1954, ma risiede a Porto Sant’Elpidio (Ap). Paraplegico (cat. SH1 B), tiratore, istruttore, direttore di Tiro a segno dell’U.S. S. Stefano di Porto Potenza Picena (Mc), ha partecipato a tre edizioni dei Giochi Paralimpici: Barcellona 1992, Atlanta 1996 e Pechino 2008. Dopo il 10° posto in Spagna nella Pistola 10 metri individuale, ad Atlanta è salito sul podio, conquistando la medaglia di bronzo, sempre nella stessa specialità (659 punti). In Georgia ha anche chiuso al 5° posto la gara di Sport Pistol. Agli ultimi Giochi in Cina, è stato l’unico italiano del Tiro a segno ad entrare in finale, e dopo essere stato quinto in gara con 570 punti ha chiuso al 7° posto. Ha scoperto di avere la poliomelite all’età di 3 anni e mezzo, quando iniziò a zoppicare. All’inizio sembrava la conseguenza di una caduta, poi gli diagnosticarono il virus. Per curarsi, iniziò a sottoporsi ad una serie interminabile di viaggi dalla sua San Severo, all’Ospedale dei Bambini “Salesi” di Ancona e poi a Porto Sant’Elpidio, dove più tardi - sospesi gli studi - si stabilì per lavorare in un calzaturificio. Sposatosi nel 1982, ma senza avere figli, sei anni dopo, con l’incalzare della malattia, è costretto ad abbandonare il lavoro. È in quel momento che, avendo già il tesserino da tiratore (dal 1975), decide di trasformare la passione per il tiro a segno in competizione. Incontra l’in-

Sopra, Antonio Martella a Pechino

A destra, Antonio Martella durante una gara a Pechino dimenticato tecnico, Claudio Cassata (scomparso nel 1998), fondatore del tiro a segno per disabili e poco tempo dopo è in Nazionale, dove resta praticamente fino ad oggi. Nella sua carriera, Antonio si è distinto in varie discipline: pistola aria compressa, pistola standard, pistola grosso calibro, sport pistol, pistola libera, pistola ad avancarica moderna. Nel suo palmares anche un oro (pistola cal. 22) ed un argento (sport pistol) mondiale a squadre (Santander 1998), un argento individuale e un bronzo a squadre sport pistol (Linz 1994). E ancora: cinque ori (Yarvenpaa, Finlandia 1995 e Woroclaw, Polonia 2005), due argenti e un bronzo europei tra individuali e a squadre in pistola 10 metri e sport pistol. E’ stato anche primatista mondiale a squadre (1995). Primatista italiano pistola standard (550 p.), pistola aria compressa (570 p.), sport pistol (571) e pistola libera (546) ha conquistato 27 titoli italiani, di cui 25 individuali. Modesto e pacato quanto determinato, coltiva il sogno di diventare istruttore e di insegnare ai ragazzi l’arte del tiro a segno con la pistola, quello che lui più tenuamente chiama “attrezzo sportivo”.

Giorgio Farroni

Fabriano (An), 28/9/1976

Ciclismo su strada

Sydney 2000 - 9° classificato Corsa su strada Sydney 2000 - 10° classificato Cronometro Pechino 2008 - Bronzo Corsa su strada CP1/CP2 Pechino 2008 - 6° classificato Cronometro CP1/CP2

È nato a Fabriano (An) il 28 settembre 1976, ma risiede nella frazione Attiggio di Cesi. A causa di una crisi di parto della madre che provoca un mancato afflusso di ossigeno al cervello del piccolo, fin dalla nascita Giorgio è affetto da un’emiplegia alla parte destra del corpo, che non riesce a controllare come vorrebbe. Dopo aver tentato con fisioterapie e riabilitazione di recuperare quanto più possibile la parte del corpo lesa, riesce comunque a garantirsi di poter praticare diversi sport: calcio, basket, pallavolo e bici. Ma è a 14 anni che, dopo aver subìto tre interventi chirurgici di denervazione alla mano e al braccio destro, spinto da una forte passione, inizia l’attività agonistica; dapprima in mountain bike e, dal 1999, nel ciclismo su strada. Tutto ciò avviene perché l’attuale CT del Ciclismo Paralimpico, Mario Valentini, vede in lui un corridore in grado di eccellere a livello mondiale. Mai pronostico fu più azzeccato. Dopo le prime gare amatoriali e poi con il Gruppo Sportivo MTB di Fabriano, Giorgio inanella una escalation di vittorie che si concretizza con la partecipazione ai Giochi Olimpici di Sydney 2000 e Pechino 2008, passando attraverso la conquista di una incredibile serie di titoli italiani; alla fine sono 22 (tra corsa in linea su strada ed a cronometro), dal 2001 al 2011. In Australia, Giorgio ha chiuso al 9° posto la gara su strada e al 10° quella a cronometro. Da quel momento in poi il suo rendimento è cresciuto continuamente, fino al bronzo su strada a Pechino 2008, non dimenticando il 6° posto nella gara a cronometro. E dopo le Olimpiadi in Cina, Farroni ha continuato a migliorarsi, fino alla conquista di tre titoli mondiali (Bogogno 2009, strada e cronometro) e Roskilde (Danimarca 2011, corsa su strada). Nel palmares del ciclista fabrianese, anche due argenti ai mondiali 2010 (strada e cronometro) a Baie Comeau (Canada). Tutto ciò senza dimenticare i 20 titoli italiani tra strada, cronometro e pista, nella categoria disabili CP3. In pista vanta il record di 1’24” nel chilometro da fermo. Giorgio Farroni lavora in Indesit Company di Fabriano dal 2001.

Nella pagina a fi anco Giorgio Farroni durante la gara Pechino

A destra, Giorgio Farroni a Pechino dopo la premiazione

Andrea Cionna

Osimo (An), 5/1/1968

Atletica leggera

Atene 2004 - Bronzo Maratona Atene 2004 - Bronzo 10.000 m. Pechino 2008 - 7° classificato Maratona

Nato ad Osimo (An), il 5 gennaio 1968. Atleta paralimpico della Società ASD atletica Amatori Osimo, Andrea è rimasto cieco dall’età di 21 anni e gareggia nella categoria T11 (non vedenti), dove ha collezionato una serie interminabile di successi che lo hanno portato a primeggiare sulle lunghe distanze, in ogni parte del mondo. Cionna ha partecipato alle Paralimpiadi di Atene 2004, conquistando due medaglie di bronzo, nella maratona e sui 10.000 metri. A causa di un cambio di regolamento, si è piazzato “soltanto” settimo ai Giochi Paralimpici di Pechino 2008, ma sarebbe stato primo senza un accorpamento delle categorie (T11 e T12 tra non vedenti e ipovedenti). Ricchissimo il suo palmares: l’atleta osimano, che durante le gare ha come accompagnatori Doriano Bussolotto, Alessandro Carloni e Paolo Sorichetti, ha conquistato due medaglie d’oro ai Campionati Mondiali di Maratona (Lille, Francia 2002 e Atene, Grecia 2003), un argento (Christchurch, Nuova Zelanda 2011) e una medaglia di bronzo (Assen, Olanda 2006). Altri due titoli mondiali sono stati conquistati, sempre a San Paolo (Brasile) nel 2007, sui 5.000 e 10.000 metri. Il fondista è tuttora primatista mondiale della maratona con 2h31’59” (Roma, 18/3/2007) e vanta 4 titoli italiani di Maratona, oltre a 5 titoli tricolori sui 5.000 e altrettanti sui 10.000 metri. E’ primatista italiano di mezza maratona, 10.000 e 5.000 metri.

Andrea Cionna, dipendente come centralinista della Regione Marche, vive ad Osimo da single inguaribile. Secondo di tre fratelli (Moreno il più grande, Sonia la più piccola), ha avuto problemi con la vista già a 14 anni, a causa di un glaucoma all’occhio sinistro e ad una emorragia alla retina dell’occhio destro. Ipovedente a 14 anni (un ventesimo di vista), dichiarato non vedente a 21, ha preso a correre proprio in quel momento, seguendo alcuni amici e rifiutando l’idea che l’handicap potesse limitarlo. Nel suo futuro c’è la voglia di continuare a correre e anche di proseguire la coltivazione dell’altra sua grande passione sportiva: la vela. Andrea, come prodiere, ha acquistato con il suo amico non vedente, Mario Santoni (timoniere di Agugliano, An), un Meteo di 6 metri, col quale partecipa dal 2003 a regate nazionali CIP per non vedenti, nelle quali i percorsi sono individuati da boe sonore.

Nella pagina a fianco, Atene 2004, Andrea Cionna festeggia con i suoi accompagnatori

A destra, un momento della gara a Pechino

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