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Campioni a 5 Cerchi
from "Le Marche a 5 Cerchi" 1^ edizione, a cura di Andrea Carloni. . Atene 1896 - Vancouver 2010
by GIOCOM
Medagliere marchigiano dal 1896 al 2008
Nome Oro Argento Bronzo Totale Valentina VEZZALI (Scherma) 5 (3/2) 1/- -/1 7 Giovanna TRILLINI (Scherma) 4 (1/3) 1/- 3 (2/1) 8 Stefano CERIONI (Scherma) 2 (1/1) - 1/- 3 Galliano ROSSINI (Tiro a Volo) 1 1 - 2 Serafino MAZZAROCCHI (Ginnastica) -/1 - 1 2 Samuele PAPI (Pallavolo) - 2 1 3 Paolo TOFOLI (Pallavolo) - 2 1 3 Giovanni CARMINUCCI (Ginnastica) - 1/- -/1 2 Primo ZAMPARINI (Pugilato) - 1 - 1 Rodolfo ROMBALDONI (Pallacanestro) - 1 - 1 Gianfranco PAOLUCCI (Scherma) - -/1 - 1 Lucia MORICO (Judo) - - 1 1 Gastone PIERINI (Sollevamento Pesi) - - 1 1 Pasquale CARMINUCCI (Ginnastica) - - -/1 1 Filippo MAGNINI (Nuoto) - - -/1 1 Alessandro CORONA (Canotaggio) - - -/1 1 Totale 13 11 14 38
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Serafino Mazzarocchi
Montegranaro (Ap), 7/2/1890 - Bologna, 21/4/1961
Ginnastica Artistica individuale e a squadre
Stoccolma 1912 - Oro a Squadre - Bronzo Individuale
In alto, un primo piano di Serafino Mazzarocchi
A destra, la squadra olimpica di Ginnastica artistica in una foto ricordo È l’atleta che si aggiudica la prima medaglia d’oro e, più ampiamente, le prime medaglie per le Marche. La sua famiglia, per motivi di lavoro del padre, era soggetta a diversi trasferimenti. Serafino nacque a Montegranaro, ma poi si trasferì in Emilia, dove vinse il suo primo Concorso di ginnastica a Piacenza (1908). Negli anni seguenti si mise in luce nelle gare di Losanna e Lussemburgo (1909) e nel 1910 a Genova. Un anno dopo venne chiamato alle armi, come istruttore sportivo del 36° Fanteria. All’epoca tesserato per la Reale Società Ginnastica Torino, selezionato per la squadra olimpica per i Giochi di Stoccolma 1912, Serafino Mazzarocchi sale sul gradino più alto del podio nella gara di Completo a squadre l’11 luglio, quando l’Italia (265.75 punti) precede nettamente Ungheria (227.25) e Gran Bretagna (184.50). La squadra del Regno d’Italia scende in pedana in maglia bianca, pantaloncini neri e scarpe morbide nere. Con Mazzarocchi, della squadra italiana fanno parte: Pietro Bianchi, Guido Boni, Alberto Braglia, Giuseppe Domenichelli, Alfredo Gollini, Carlo Fregosi, Francesco Loi, Luigi Maiocco, Giovanni Mangiante,
In alto, un momento della gara a squadre
A destra, la squadra olimpica di Ginnastica artistica durante la premiazione Lorenzo Mangiante, Guido Romano, Paolo Salvi, Luciano Savorini, Adolfo Tunesi, Giorgio Zampori, Umberto Zanolini, Angelo Zorzi. Caposquadra: Cornelio Cavalli. Il giorno dopo, nel completo individuale, Serafino conquista la medaglia di bronzo con 131.50 punti, alle spalle di Alberto Braglia (ITA) oro (135.00 p.) e Louis Ségura (FRA) argento (132.50). Particolare insolito e curioso, il fatto che il ginnasta ascolano sia stato inserito nella gara individuale all’ultimo momento. La decisione viene presa dal “leader” della squadra italiana, Alberto Braglia, che schiera Mazzarocchi al posto di Adolfo Tunesi, che per errore risulta (ancora) nel Rapporto Ufficiale dei Giochi svedesi. La sua scelta sarà vincente. Mazzarocchi era uno degli allievi prediletti da Braglia alla Panaro Modena, dove cessata l’attività agonistica, Mazzarocchi rimase come tecnico e dirigente. Vinceva ancora con la Panaro il concorso di Genova nel 1913 e, diventato insegnante di Educazione Fisica, per molti anni è stato Istruttore e Giurato federale, nonché fondatore della rivista “Educazione Fisica nella Scuola”. Mazzarocchi è stato autore anche di altre, numerosissime pubblicazioni di carattere sportivo e scolastico, dal 1923 al 1948.
Berlino 1936, Gastone Pierini, sullo sfondo con la divisa della nazionale Olimpica italiana, durante gli allenamenti di sollevamento pesi
Gastone Pierini
Ancona, 27/9/1899 - San Paolo, Brasile, 1967
Sollevamento pesi
Parigi 1924 - 12° classificato Pesi leggeri Amsterdam 1928 - 12° classificato Pesi leggeri Los Angeles 1932 - Bronzo Pesi leggeri Berlino 1936 - 10° classificato Pesi leggeri
Nella categoria 67,5 kg. è stato uno dei pesisti di maggior prestigio nel panorama del sollevamento pesi nazionale ed internazionale. Gastone ha partecipato a ben quattro edizioni dei Giochi Olimpici: Parigi 1924, Amsterdam 1928, Los Angeles 1932 e Berlino 1936. La sua partecipazione ai Giochi è andata in crescendo: 12° sotto la torre Eiffel (con 392,5 kg.), 8° nei Paesi Bassi (282,5 kg.) e bronzo in California (302,5 kg), per poi finire al 10° posto, in Germania. Alle Olimpiadi di Los Angeles, Pierini fu uno dei quattro pesisti selezionati (in tutte le categorie) per la Rappresentativa italiana. Una scelta vincente, considerato che Gastone conquista il podio alle spalle del francese Renè Duverger (325,0 kg.) e dell’austriaco Hans Haas (307,5 kg.). La Seconda Guerra Mondiale pose fine alla sua brillante carriera. Come racconta con orgoglio sua figlia Roberta, Pierini lasciò l’Italia e trascorse cinque lunghi anni in un campo di concentramento a Fayed (oggi amena località di villeggiatura), in Egitto, insieme con migliaia di altri civili italiani. Non avendo visto riconosciuto dalle Istituzioni il suo valore, nonostante l’attribuzione di una Medaglia al Merito, pur amando infinitamente il proprio Paese, Gastone non fece mai più ritorno in Italia e dall’Egitto, nel 1957, si trasferì in Brasile, dove morì 10 anni dopo.
Galliano Rossini
Ancona, 17/5/1927 - 13/11/1987
Tiro a volo fossa olimpica
Helsinki 1952 - 7° classificato individuale Melbourne 1956 - Oro individuale Roma 1960 - Argento individuale Tokyo 1964 - 4° classificato individuale Messico 1968 - 13° classificato individuale
Sopra, un immagine del giovanissimo Galliano Rossini
A fi anco, 1982, Galliano Rossini in tenuta olimpica Nato ad Ancona, nel quartiere di Torrette, il 17 maggio 1927 è scomparso nella sua città il 13 novembre 1987, a causa di una polmonite al ritorno da una trasferta in Grecia. Nel capoluogo delle Marche faceva l’imprenditore. Galliano Rossini vanta cinque partecipazioni ai Giochi Olimpici (Helsinki 1952, Melbourne 1956, Roma 1960, Tokyo 1964 e Messico 1968). Autentico pioniere del tiro al piattello italiano, dopo il settimo posto in Finlandia, ha conquistato l'oro in Australia, l'argento a Roma e sfiorato il podio in Giappone, nella specialità fossa olimpica individuale. Si appassionò al tiro andando a caccia con il papà Enrico ed i suoi zii, a 7 anni. A 14 era già Campione italiano del Centro – Sud (65 su 65). Galliano, per tutti “Liano”, era mancino naturale, ma i suoi familiari lo sottoposero a talmente tanti esercizi da farlo diventare ambidestro. Potenza del braccio, nervi d’acciaio e una capacità di concentrazione non comune, i segreti della sua straordinaria carriera di tiratore a volo, primo italiano a salire sul gradino più alto del podio in una Olimpiade. Infatti, dopo aver preso … la mira ad Helsinki, si aggiudicò con pieno merito l’oro alla sua seconda Olimpiade, centrando 195 piattelli su 200. “Quando mio padre tornò da Melbourne, alcuni nostri amici di famiglia organizzarono un comitato d’accoglienza formato perlopiù da cacciatori che erano sparsi sulla strada Statale fra Torrette e la Stazione di Ancona e che sparavano colpi in aria per festeggiare il successo olimpico di mio padre. Io non ero ancora nato – racconta ancora il figlio del campione olimpico, Massimo - ma questa storia è documentata dall’album dei suoi ricordi e fu un gesto di grande stima ed amicizia nei confronti di mio padre, al quale come premio per l’oro, donarono una Fiat 600 ed un orologio d’oro”. Il successo australiano gli diede grande popolarità. Rossini venne invitato a partecipare come ospite d’onore al “Musichiere” di Mario Riva ed al programma “Il braccio e la mente”, condotto da Enzo Tortora. In quegli anni Rossini fu anche testimonial pubblicitario, con il pilota pluri iridato, Giacomo Agostini, di un noto marchio di carburanti, con una raffineria a nord di Ancona. Quattro anni dopo, sulla fossa olimpica di Roma, Rossini sfiora il bis, perdendo l’oro (andato al rumeno, Ion Dumitrescu) per un solo piattello (192 a 191). Le cose vanno in maniera ancora più sfortunata a Tokyo. Rossini è secondo, ma si distrae per incoraggiare l’amico Ennio Mattarelli (che, nonostante un attacco febbrile, poi vincerà l’oro) e viene costretto ad un drammatico spareggio a tre,
Sopra, Galliano Rossini
Nella pagina a fi anco: Rossini con Mario Riva al Musichiere; La mitica fi gurina n.531 dedicata al campione; La copertina dell'Intrepido con un ritratto di Rossini sul retro; La copertina della rivista Diana.
In alto, un ritratto del campione olimpico dopo la medaglia d'oro di Melbourne
Ancona 1956, una folla festante accoglie Rossini alla stazione dopo l'oro olimpico dal quale esce ultimo, finendo così a quarto posto. Alla sua quinta partecipazione, migliora la performance centrando 193 piattelli, ma questo gli vale soltanto il 13° posto. Dopo 25 anni in azzurro, lasciò la Nazionale italiana e nel 1981 a Montecatini diede l’addio all’attività agonistica, con un palmares molto significativo. Oltre ai successi olimpici: 4 ori, due argenti e un bronzo mondiali, 8 titoli Europei (1954 individuale, 1959, 1961, 1962, 1965, 1969, 1971 a squadre); 6 argenti e due bronzi continentali, oltre a due ori ai Giochi del Mediterraneo (1955 e 1963) ed 8 titoli italiani (1953, 1956, 1957, 1958, 1959, 1961, 1965, 1966). Dal 1993, la città di Ancona gli ha intitolato il palazzo dello Sport che si trova nella cittadella dello Sport di Passo Varano, a pochi chilometri dal centro città. Un palasport che da allora ha ospitato ed ospita alcuni fra i più importanti eventi sportivi e musicali di carattere nazionale ed internazionale. La signora Franca Montevecchi, vedova di “Liano” e il loro unico figlio Massimo, proseguono l’attività di famiglia, producendo macchine per il lancio dei piattelli.
Giovanni Carminucci (al centro) in posa con due colleghi
Giovanni Carminucci
Ginnastica Artistica Individuale e a Squadre
Roma 1960 - Argento Parallele Roma 1960 - Bronzo Concorso a squadre Tokyo 1964 - 4° classificato Concorso a squadre Tokyo 1964 - 27° classificato Concorso individuale Messico City - 12° classificato Concorso a squadre Messico City - 56° classificato Concorso individuale
Ginnasta di grande talento, ha partecipato a tre Olimpiadi (Roma 1960, Tokyo 1964 e Messico City 1968), conquistando un argento individuale ed un bronzo a squadre al suo debutto ai Giochi. Nella gara delle parallele é battuto soltanto dal sovietico Boris Anfyanovich Shaklin, che a Roma vincerà quattro ori olimpici. Nella gara a squadre, l’Italia chiude alle spalle di Giappone e Unione Sovietica. Con Giovanni, formò una mitica squadra composta dal fratello Pasquale Carminucci, Gianfranco Marzolla, Franco Menichelli, Orlando Polmonari e da Angelo Vicardi. Quella stessa Italia della ginnastica artistica sfiorò il podio ai Giochi di Tokyo 1964, chiudendo al quarto posto, mentre a Città del Messico dimostrò che un grande ciclo si stava concludendo, non andando oltre il 12° posto. Giovanni, 169 cm per 68 kg., iniziò a praticare la ginnastica all’età di 10 anni. Vera forza della natura, dieci anni dopo era finalista al suo primo Campionato Europeo (Copenaghen 1959). Due anni ancora e si aggiudica l’oro nel volteggio a cavallo e due bronzi (classifica generale e parallele) agli Europei in Lus-
semburgo. Il suo secondo titolo continentale arriva dopo essere stato finalista ai mondiali di Praga (1962). Agli Europei del ’63, Giovanni vince l’oro alle parallele e sempre lo stesso anno conquista 3 ori, due argenti e un bronzo ai Giochi del Mediterraneo di Napoli. Dopo essere stato finalista all’Europeo di Anversa 1965, conquista il bronzo continentale alle parallele nel 1967 a Tampere (Finlandia). Nel 1967 ottiene un oro e un bronzo ai Giochi del Mediterraneo di Tunisi. In tutto conquisterà quattro titoli italiani individuali Assoluti (1961, 1967, 1968 e 1970). Chiude la carriera con il terzo titolo europeo a Madrid 1971, con uno splendido oro alle parallele. Per l’occasione, Giovanni Carminucci presenta un nuovo movimento che lo vedrà giustamente premiato dalla giuria. Sposato con la signora Anna, padre di Roberto e Federico, prima di annunciare l’addio all’attività agonistica (dopo 17 anni di maglia azzurra), nel 1970, con Luigi Cimnaghi, suo compagno di Nazionale, Giovanni aveva fondato l’AS Dilettantistica Roma 70 di Ginnastica, che sotto la sua guida si rivelerà una fucina di nuovi talenti. Giovanni Carminucci diviene uno dei tecnici ed educatori più quotati nel panorama internazionale e si rivela un vero scopritore di talenti nell'Artistica, nella Ritmica e nell'Aerobica, tanto che Alessandro Viligiardi, azzurro alle Olimpiadi di Barcellona ‘92, venne scoperto proprio da lui. Dopo la sua scomparsa, è il figlio Roberto ad occuparsi di dare continuità all’attività della palestra romana, così da non disperdere il grande patrimonio lasciato dal padre Giovanni.
Alcuni fotogrammi tratti da "Recital di un atleta" di Renato Mazzoli
Pasquale Carminucci
San Benedetto del Tronto (Ap), 29/8/1937
Ginnastica Artistica Individuale e a Squadre
Roma 1960 - Bronzo Concorso a squadre Tokyo 1964 - 4° classificato Concorso a squadre Tokyo 1964 - 42° classificato Concorso individuale Messico City - 12° classificato Concorso a squadre Messico City - 84° classificato Concorso individuale
Nasce a San Benedetto del Tronto (Ap) il 29 agosto 1937. Ginnasta fra i migliori del periodo, ha preso parte a due Campionati del Mondo (Mosca 1958 e Praga 1962) ed a tre Giochi Olimpici (Roma 1960, Tokyo 1964 e Messico City 1968). Nel 1958 si è aggiudicato il titolo italiano Assoluto e ciò gli è valso l’ingresso nella Nazionale che conquistò ottimi risultati negli anni Sessanta e della quale faceva parte con suo fratello, Giovanni (argento individuale alle parallele a Roma ‘60). Nella gara a squadre, l’Italia chiuse dietro a Giappone e Unione Sovietica. Oltre a Giovanni, di quella Nazionale facevano parte: Gianfranco Marzolla, Franco Menichelli, Orlando Polmonari e Angelo Vicardi. Quella stessa Italia si fermò a pochi punti dal podio anche ai Giochi di Tokyo 1964 (4° posto), mentre a Città del Messico ’68 con il fratello Giovanni, Luigi Cimnaghi, Bruno Franceschetti, Franco Menichelli e Vincenzo Mori non riuscì a fare meglio della dodicesima posizione. Fra i successi di Pasquale Carminucci (163 cm. per 65 kg.) la medaglia d’oro nel Concorso completo a squadre, ai Giochi del Mediterraneo di Tunisi (1963). Il ginnasta sambenedettese, abbandonata l’attività agonistica ha abbracciato un’altra sua grande passione, quella per l’arte e per la poesia. Autore di scritti e di canzoni, Pasquale è riuscito a coniugare il suo grande amore per la ginnastica e la passione per il linguaggio delle parole, allestendo spettacoli che hanno toccato vari teatri e location del nostro Paese. Pasquale Carminucci non ha però trascurato neppure la sua attività di tecnico e, in particolare, seguendo l’atleta romana Special Olimpics, Roberta Battistoni, che da tanti anni stupisce tutti fin da quando era appena nata (a quattro mesi praticava nuoto), come ginnasta con disabilità intellettiva, ma una tenacia ed una determinazione da vendere. Tutte attività che dimostrano le grandi doti tecniche, umane e di educatore di Pasquale, che con l’organizzazione di spettacoli e di eventi (a San Benedetto del Tronto come a Roma) ha contribuito a raccogliere fondi da destinare in beneficienza.
Roma 1960. Foto di gruppo della squadra nazionale di Ginnastica artistica. In ordine da sinistra: J. Gunthard (all. federale), Giovanni Carminucci, G. Marzolla, A.Vicardi, G. Zampori (D.T.), O. Polmonari, F. Menichelli, Pasqaule Carminucci, A. Monetti (istruttore)
Sotto Pasquale Carminucci
Primo Zamparini
Fabriano (An), 9/2/1939
Pugilato
Roma 1960 - Argento Pesi Gallo
Nato a Fabriano (An), per motivi di lavoro della sua famiglia, all’età di 17 anni si trasferisce a Genova ed è qui che, raggiunta la maggiore età, comincia ad appassionarsi al pugilato, frequentando la palestra del maestro Bensi. Il pugile fabrianese, che nel 1960 si aggiudicherà la medaglia d’argento dei pesi gallo (-54 kg.) ai Giochi Olimpici di Roma, si mette subito in evidenza e già pochi mesi dopo conquista a Milano il suo primo titolo italiano Assoluto (1959) nei pesi mosca II e III Serie. Dal 1959 al 1961, passato di categoria (ai pesi gallo) è sempre Campione italiano Assoluto. In mezzo, la grande avventura alle Olimpiadi romane, dove conquista la medaglia d’argento, perdendo in finale contro il fortissimo sovietico Olyeg Grigoryev. Il match è drammatico ed entrambi i pugili toccano il tappeto. Alla fine trionfa il sovietico: 3-1 ed un pari, il verdetto dei cinque giudici. In precedenza, il fabrianese aveva passato il primo turno senza combattere per poi superare Kostarellos (GRE), Haga (JPN), Armstrong (USA) e Taylor (AUS). Lo stesso anno, è Campione mondiale militare dei pesi gallo a Wiesbaden, in Germania. Dopo le Olimpiadi, circa 200 pugili dilettanti passano al professionismo, ma “Primetto” no. Lui preferisce restare dilettante e continuare a vincere. La “macchina da pugni”, così come era soprannominato, riconquista il titolo italiano ed è medaglia di bronzo agli Europei di Belgrado (1961). Poco dopo, sempre nel 1961, sotto la guida del famoso manager, Steve Klaus, “Zampa” passa al professionismo, ma con poca fortuna. Dopo alcuni incontri vinti, fra i quali molti prima del limite, nel 1963 sfida Federico Scarponi per il titolo italiano, ma per i giudici il combattutissimo match è pari e Zamparini resta a bocca asciutta. Anche in questo caso il verdetto non convince del tutto i giudici e Zamparini subisce la prima, cocente delusione. Vorrebbe mandare tutto all’aria, ma poi decide di tentare fortuna in Australia, dove Klaus gli procura una tournèe con tre incontri. Nel primo match affronta lo stesso Oliver Taylor che Primo aveva già sconfitto in semifinale alle Olimpiadi, ma stavolta deve arrendersi, al termine di 12 tiratissime riprese, culminate anche in questo caso con un giudizio sfavorevole al fabrianese, e contestato anche da parte del pubblico australiano. Il secondo ed il terzo
incontro sono troppo ravvicinati. I segni del match con Taylor lo condizionano anche contro il pugile di casa, Males. E’ ancora sconfitta. E quando prova a salvare l’onore con il giovane ghanese, Bob Allotey (che 11 anni dopo diventerà campione europeo con passaporto spagnolo), gli si riaprono le ferite dei precedenti incontri e viene fermato al 7° round, quando si trovava in vantaggio ai punti. Al rientro di quella sfortunata avventura, “Primetto” non era più lui. Aveva perso stimoli e motivazioni. Combatterà ancora 7 volte, ottenendo soltanto due vittorie.. Il meglio di sé, lo aveva già dato, mettendo insieme un favoloso palmares personale: 22 volte in Nazionale, 128 incontri disputati, con 114 vittorie, 7 pari e 7 sconfitte. Soltanto da professionista: 28 incontri con 16 vittorie (7 per ko), 6 pari e 6 sconfitte. Appesi i guantoni al chiodo nei primi mesi del 1966, Zamparini resta però nel mondo del pugilato come Maestro.
Alcune foto ricordo di Primo Zamparini
Gianfranco Paolucci
Pesaro (PU), 18/2/1934.
Scherma - Spada Individuale e a Squadre
Tokyo 1964 - Argento Spada a squadre Città del Messico 1968 - Eliminato Spada individuale Città del Messico 1968 - 6° classificato Spada a squadre
Nato a Pesaro il 18 febbraio 1934. Spadista, 190 cm. per 85 kg, ha partecipato ai Giochi Olimpici di Roma, aggiudicandosi la medaglia d’argento a squadre, alle spalle dell’Ungheria e davanti alla Francia. La sua infanzia non è stata facile. Per gli impegni di lavoro dei suoi genitori (suo padre, Pier Maria, lavorava in Africa Orientale, mentre sua madre era impegnata come modella in varie città), quando aveva appena 18 mesi venne affidato ai suoi zii paterni. Quando ritrovò la sua famiglia aveva 15 anni. Alla scherma è arrivato tardi (1953), dopo aver frequentato il Liceo di Pesaro e sul punto di iscriversi alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Urbino, dove conseguirà la Laurea. Il primo contatto con la spada, per frequentare la Sala superiore di Palazzo Baldassini, sede dei corsi di scherma tenuti dal Maestro, Arturo Mattioli, che verso la fine del ‘56 lascerà a Ciro Renganeschi. Il primo incoraggiante successo per Paolucci arriva nel 1957, quando si aggiudica il campionato di Terza categoria. Nel 1958 vince il titolo italiano universitari e conquista l’oro a squadre ai Giochi Universitari di Parigi. Tre anni dopo si trasferisce a Milano per motivi di lavoro. Qui si allena sotto la guida dei Maestri Mangiarotti e Volpini e si classifica al nono posto nel campionato italiano di “Prima categoria”. Nel 1962 sposa Rosanna Catolfi, insegnante di Educazione Fisica, che gli darà due figli: Flavio e Laura. Il suo anno d’oro resterà il 1964, quando conquista il titolo italiano individuale che gli vale la convocazione per i Giochi Olimpici di Tokyo e la medaglia al valore atletico (che gli sarà assegnata dal CONI nel 1965). Come detto, con la squadra di spada, ai Giochi conquista la medaglia d'argento, dando un contributo importante alla squadra italiana e divenendo al tempo stesso il primo atleta pesarese a conseguire un alloro olimpico. Paolucci è convocato anche per le Olimpiadi del Messico (1968), ma nella gara individuale, dopo aver superato il primo turno, viene eliminato. Partecipa anche alla gara a squadre, ma l’Italia stavolta non centra il podio, chiudendo la gara al sesto posto. Nel suo palmares ci sono poi buoni risultati in competizioni internazionali. Dopo aver preso parte ad un quadrangolare con Francia, Ungheria e Russia nelle file azzurre, nel 1971 decide di appendere la spada al chiodo per divenire un imprenditore di successo nel campo dei tubi d’acciaio che la sua azienda esporta in vari Paesi del mondo.
Los Angeles 1984, foto di gruppo della squadra dei fiorettisti, da sinistra: Numa, Scuri, Cerioni e Borella
Nella pagina a fianco, Stefano Cerioni ad Atlanta
Stefano Cerioni
Madrid, Spagna 24/1/1964
Scherma - Fioretto Individuale e a squadre
da atleta: Los Angeles 1984 - Bronzo Fioretto individuale Los Angeles 1984 - Oro Fioretto a squadre Seoul 1988 - Oro Fioretto individuale Seoul 1988 - 7° classificato Fioretto a squadre Barcellona 1992 - 6° classificato Fioretto a squadre Atlanta 1996 - 18° classificato Fioretto individuale Atlanta 1996 - 8° classificato Fioretto a squadre
Nasce a Madrid (SPA) il 24 gennaio 1964, dove vivono i suoi genitori, trasferitisi in Spagna per motivi di lavoro. A 7 anni rientra nella città di Federico II e si avvicina alla scherma. Qui il magico incontro con un amico di famiglia: il maestro Ezio Triccoli, di cui diventerà l’erede con “investitura ufficiale” nel marzo 1996. Forte di carattere, fisico statuario (191 cm. per 90 kg.), da atleta vanta quattro partecipazioni alle Olimpiadi (Los Angeles 1984, Seoul 1988, Barcellona 1992, Atlanta 1996). All’esordio olimpico vince il bronzo piegando il francesce Pietruszka (10-5), dopo aver perso in semifinale con Mauro Numa (9-11), col quale ha un acceso diverbio in pedana, venendo recuperato da un vantaggio iniziale di 6-1. Soltanto cinque giorni dopo vince con l’oro a squadre, trascinando l’Italia al successo sulla Germania (8-7) grazie alle sue 3 vittorie su 4 assalti. Per il suo carattere esuberante ed esplosivo si ferma un anno per squalifica dovuta ale proteste nel mondiale ’86, ma poi torna più forte di prima. E nel 1988 è il trionfo, nonostante la sconfitta nel turno ad eliminazione diretta con il coreano Kim Seung Pyo (7-10). Passato ai recuperi (10-8 su Enkelmann), in semifinale piega il russo Romankov (10-5) e in finale batte il
Seoul 1988, Stefano Cerioni vince la medaglia d'oro.
Nella pagina a fianco, Errigo, Salvatori, il maestro Giulio Tomassini, il ct Stefano Cerioni, Vezzali e (in giallo) Di Francisca festeggiano una delle tante vittorie del "Dream team" tedesco Udo Wagner (10-7) ed è oro. Partecipa poi alla gara a squadre, ma per l’Italia ci sarà solo il 7° posto. Quattro anni dopo, a Barcellona, inizia bene ma non ha continuità nell’individuale e nella gara a squadre l’Italia chiude sesta. Nel 1984 aveva vinto la Coppa del Mondo Giovani e nel 1988 anche quella assoluta. E' sposato con la signora Roberta che lo ha reso due volte padre di Angelo e di Silvia. Nel palmares del “figlio maschio di Ezio Triccoli” (come amava definirlo il Maestro) ci sono poi tanti altri successi in tornei internazionali, fra i quali: oro a squadre alle Universiadi di Sheffield (dove è il portabandiera dell’Italia), oro a squadre ai mondiali di Atene 1994, oro individuale ai Giochi del Mediterraneo di Bari (1997) e argento a squadre ai mondiali di Essen (1993) e bronzo a squadre a quelli di Città del Capo (1997). A 35 anni, Cerioni si ritira dall’attività agonistica per dedicarsi a tempo pieno a quella di maestro. Caposcuola a Jesi, tecnico delle Fiamme Oro Roma (la sua società di appartenenza dal 1982), Assistente capo della Polizia di Stato, Cerioni è Commissario Tecnico del fioretto maschile azzurro nel 2005. Nel biennio 2000-2001 è stato maestro di Valentina Vezzali e dal 2005 segue Giovanna Trillini. Ha cresciuto le jesine
Elisa Di Francisca, già campionessa mondiale (2010) ed europea individuale (2011) e a squadre (2010-11) e Claudia Pigliapoco, campionessa mondiale Giovani (2003). Nel 2004 Cerioni è stato anche l'allenatore di Andrea Cassarà, medaglia di bronzo individuale e oro a squadre alle Olimpiadi di Atene. Alla guida del fioretto maschile e femminile azzurri, Stefano Cerioni ha vinto tutti i titoli più prestigiosi.
Alessandro Corona
Ortona (Ch), 9/1/1972
Canottaggio
Barcellona 1992 - Bronzo Quattro di coppia Atlanta 1996 - 4° classificato Quattro di coppia Sydney 2000 - 4° classificato Otto Atene 2004 - 10° classificato Quattro di coppia
Barcellona 1992, Gianluca Farina, Rossano Galtarossa Alessandro Corona e Filippo Soffici mostrano il bronzo appena conquistato. E’ nato ad Ortona (Ch) il 9 gennaio 1972, ma si è ben presto trasferito con la sua famiglia ad Ancona. Ha partecipato a quattro edizioni delle Olimpiadi: Barcellona 1992, Atlanta 1996, Sydney 2000 e Atene 2004. Già all’esordio a … cinque cerchi, conquista la medaglia di bronzo nel quattro di coppia con Gianluca Farina, Rossano Galtarossa e Filippo Soffici, alle spalle di Germania e Norvegia. Dotato di un gran fisico (arriverà a 191 cm per 95 kg.) si iscrive al Gruppo Sportivo “Vigili del Fuoco” Ancona e comincia a praticare canottaggio, sotto la guida del tecnico, Guido Guidi. “Ale” non ci mette molto ad attirare l’attenzione dei vertici Federali e già a 17 anni è sesto ai Mondiali juniores nel quattro di coppia. Soltanto l’anno dopo vince il Mondiale Juniores nel due di coppia ad Aiguebelette ed è bronzo ai Mondiali Assoluti. Ormai in Nazionale in pianta stabile, seguito da tecnici La Mura e Polti, infila una sequela di prestigiosi risultati: nel 1991 è argento ai Mondiali Assoluti nel quattro di coppia. Dopo il bronzo iridato del 1993 (Roudnice), arrivano altri quattro titoli mondiali: Indianapolis (USA) 1994, Tampere (FIN) 1995, Aguibelette (FRA) 1997 e Colonia (GER) 1998. In Francia, con lui in barca, oltre a
Galtarossa, ci sono Giovanni Calabrese e Agostino Abbagnale. Non aveva avuto fortuna, invece, la partecipazione ai Giochi di Atlanta ‘96, dove il quattro di coppia formato da Corona, Massimo Paradiso, Alessio Sartori e Rossano Galtarossa è solo quarto, a mezzo secondo dal podio. Nel ’99, ai Mondiali in Canada, con Sartori, Galtarossa e Abbagnale come compagni di remo è settimo. All’indomani di questo risultato, Corona comincia ad avere problemi di rapporti con lo staff tecnico Federale. E’ ancora fra i migliori canottieri azzurri, ma resta fuori dall’armo vincente – il quattro di coppia – alle Olimpiadi di Sydney, dove viene dirottato nell’otto, con Gioacchino Cascone, Franco Berra, Mario Palmisano, Marco Penna, Valerio Pinton, Raffaello Leonardo, Luca Ghezzi e Gaetano Iannuzzi (timoniere). “Ale” si impegna al massimo, cercando anche una propria rivincita personale, ma in finale l’armo azzurro si ferma al quarto posto, a soli 52 centesimi dalla medaglia. Nel 2004 ai Giochi di Atene, Corona torna al suo primo armo, ma in un quattro di coppia completamente rinnovato (con Simone Venier, Federico Gattinoni e Simone Raineri) e non va al di là del 10° posto. Ritiratosi dall’attività all’indomani della sua quarta Olimpiade, a livello nazionale vanta 9 titoli assoluti e di categoria. Sposato con la signora Nicoletta, attualmente è vigile permanente al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Ancona ed istruttore dei giovani canottieri del Gruppo Sportivo “Maggi”.
Giovanna Trillini attacca la Granbassi a Pechino
Giovanna Trillini
Jesi (An), 17/5/1970
Scherma - Fioretto Individuale e a Squadre
Barcellona 1992 - Oro individuale Barcellona 1992 - Oro a squadre Atlanta 1996 - Oro a squadre Atlanta 1996 - Bronzo individuale Sydney 2000 - Oro a squadre Sydney 2000 - Bronzo individuale Atene 2004 - Argento individuale Pechino 2008 - Bronzo a squadre
Nata a Jesi (An) il 17 maggio 1970. Fiorettista del G.S. Corpo Forestale dello Stato, è sposata con Giovanni Battista Rotella ed ha due figli: Claudia e Giovanni. Nel 2001 si è laureata in Scienze Motorie con 110 e lode. Attualmente é membro di Giunta del CONI. Prima donna italiana a vincere due medaglie d’oro nella stessa Olimpiade, con un record (sempre femminile) di 8 medaglie ai Giochi. Giovanna è anche la prima atleta marchigiana ad essere nominata “portabandiera” azzurra (Atlanta 1996) e - fra i marchigiani - vanta il maggior numero di partecipazioni ai Giochi Olimpici (5), come Galliano Rossini. Si iscrive al Club Scherma Jesi già a 7 anni ed è allenata dal maestro Ezio Triccoli, che aveva appreso questa disciplina in Sudafrica, durante un campo di prigionia britannico, dove si tirava con bastoni di legno. A 16 anni, la Trillini è la più giovane campionessa italiana assoluta e conquista anche la sua prima medaglia internazionale: l’argento mondiale nella gara a squadre. Il suo esordio olimpico, conquistato a suon di risultati, avviene in condizioni tutt’altro che favorevoli. A Barcellona ’92, Giovanna (164 cm. per 62 kg.) si presenta con una lesione al crociato anteriore del ginocchio, riportata soltanto cinque mesi prima. Ma con classe e tenacia conquista l’oro, nono-
In alto a sinistra, Giovanna Trillini ad Atene, 2004 A destra, Giovanna Trillini portata in trionfo a Barcellona, 1992, dopo la vittoria della sua prima medaglia d'oro
Sotto una giovane piccola campionessa stante 3 sconfitte su 6 incontri nel turno eliminatorio e la successiva battuta d’arresto (1-5 e 2-5) con la romena Szabo nel terzo turno dell’eliminazione diretta. Quando tutto sembrava più difficile, emerge la classe. Ripescata, Giovanna batte la polacca Sobczak, nonostante sia inizialmente sotto 0-3. Poi, nei quarti, pur partendo dallo 0-3, batte anche la tedesca Bau (5-3 e 6-4). In semifinale piega la russa Sadovskaya (5-3 nel terzo) e in finale supera la cinese Wang, vincendo 6-5 la bella. Soltanto cinque giorni dopo, la Trillini diviene la prima atleta marchigiana a vincere due ori nella stessa olimpiade, grazie al successo nella gara a squadre. L’Italia batte l’Ungheria nei quarti per 9-2 (2 vittorie della “Trilla”), piega in semifinale (9-3) la Romania (1 vittoria di Giovanna) e in finale, senza la Trillini (stiramento alla coscia destra), la Germania 9-6. Il doppio oro le vale il titolo di “portabandiera” italiana ad Atlanta ’96, dove nell’individuale è eliminata dalla rumena, Laura Badea, perdendo 14-15 al supplementare e dopo essere stata in vantaggio 6-0 e 13-8. Persa questa chance, si deve accontentare del bronzo, ma nel concorso a squadre l’Italia è ancora sul gradino più alto del podio (45-33 in finale sulla Romania), con la Trillini in vantaggio nei suoi assalti 18-15. A Sydney 2000 conquista il bronzo individuale e centra un altro oro a squadre: l’Italia batte in finale la Polonia 45-36, con la Trillini protagonista di un 15-12 personale. Ad Atene 2004, non c’è posto per la gara a squadre, cancellata dal programma “per manifesta superiorità del Dream Team azzurro”. Così Giovanna gareggia solo nell’individuale, e al termine degli assalti si disputa la prima, storica finale per l’oro tra due atlete jesine, cresciute nello stesso
Club. E che per giunta sono compagne di stanza al Villaggio Olimpico, in un periodo di tregua ad una rivalità che vive da sempre fra alti e bassi. La Trillini inizia bene e si porta sul 4-1, ma poi si fa recuperare. Torna in vantaggio 11-9, ma da questo momento in poi è solo Vezzali, che chiude 15-11. Nel 2005, la Trillini diventa mamma di Claudia, ma a meno di sei mesi dal lieto evento torna in pedana in Coppa del Mondo e nel 2008 a Pechino, nell’individuale esce dalle sfide per il podio, anche a causa di alcune decisioni arbitrali assai discutibili e tutte a lei sfavorevoli. Nella gara a squadre, stavolta l’Italia deve accontentarsi del bronzo, ma per Giovanna (che rinuncia a disputare la finale per consentire alla compagna, Ilaria Salvatori, di ricevere la medaglia) c’è un nuovo record: l’ottavo trofeo olimpico in 5 partecipazioni ai Giochi. In carriera la Trillini ha collezionato anche 9 titoli mondiali (2 individuali, 1991 e 1997) e 7 a squadre (1990-‘91‘95-’97-‘98-2001-‘04), 5 argenti, 5 bronzi iridati e 4 Coppe del Mondo (1991-‘94-‘95-‘98). Nel palmares anche 2 ori europei, un argento e 3 bronzi. Pur avendo annunciato tante volte il suo ritiro, Giovanna, oltre che ad insegnare scherma alle giovani leve, ha ripreso ad allenarsi e…
Paolo Tofoli
Fermo, 14/8/1966
Pallavolo
Barcellona 1992 - 5° classificato Atlanta 1996 - Argento Sydney 2000 - Bronzo Atene 2004 - Argento
Nella pagina a fi anco, Tofoli ad Atlanta 1996
Sopra un giovanissimo Paolo Tofoli agli esordi
A destra Paoli nell'ultima sua stagione agonistica Nasce a Fermo il 14 agosto 1966 dove il papà Antonio, impiegato in un’azienda che faceva capo a quella che sarebbe diventata l’ENI, si trasferisce per qualche tempo. Poi, con la mamma Maria e la sorella Lucilla va a vivere a Fano (PU), dove dopo un primo approccio al baseball, si dedicherà alla sua grande passione: la pallavolo. Dall’83 all’85 è nelle Giovanili della Virtus Volley Fano e proprio nel 1985 è il palleggiatore della squadra che, vincendo il titolo di vice campione del mondo juniores, dà vita alla famosa “generazione di fenomeni”, trascinata ai più grandi successi dal coach argentino, Julio Velasco, che puntò ben presto su di lui come palleggiatore titolare della Nazionale più vincente della storia italiana. Sposato con Valentina, padre di Alessandro e di Andrea, con l’Italia Tofoli (188 cm.) si è aggiudicato tre medaglie olimpiche: argento ad Atlanta ’96 (sconfitta in finale dall’Olanda 3-2) e Atene 2004 (battuta in finale dal Brasile 3-1), a ca-
vallo del bronzo di Sydney 2000, conquistato nella “finalina” contro l’Argentina (3-2). Ogni volta l’Italia si presenta ai Giochi da favorita, ma per una sorta di incantesimo non riesce mai a mantenere fede ai pronostici, vista la straordinaria serie di successi ottenuti in campo internazionale. Nel palmares di Paolo Tofoli, che alla fine vestirà 342 volte la maglia azzurra (esordio in Nazionale il 22 maggio 1987 a Montichiari, Italia – Polonia 3-0), ci sono infatti due titoli mondiali (1990 e 1994), quattro ori (1989, 1993, 1995 e 1999) e un argento (1991) europei, e 5 World League (1990, 1991, 1992, 1994 e 2000). Dopo l’avvio di carriera a Fano, nella vita di club dall’85 al ‘90 passa al Petrarca Padova in A1, poi apre un lungo ciclo alla Sisley Treviso, dove resta dal 1990 al 1997, vincendo i suoi primi due scudetti, una Coppa Campioni, due
Coppe CEV, una Supercoppa Europea e una Coppa Italia. Un anno al 4 Torri Ferrara e poi a Roma dal 1998 al 2001, vincendo ancora il campionato italiano ed una Coppa CEV. Le stagioni successive lo vedono al Trentino Volley (dal 2001 al 2005), a Perugia (2005/06) e ancora a Roma (dove vince un’altra CEV), dal 2006 al 21 luglio 2009, quando annuncia il suo ritiro dall’attività.
Al fenomenale palleggiatore fermano - fanese (“a Fermo ci sono amici e parenti, a Fano ci vivo da una vita…”) il giornalista romano, Silio Rossi, ha dedicato una pubblicazione, in occasione dei suoi 25 anni di attività pallavolistica, dal titolo “Paolo Tofoli, il fuoco e la poesia” (2010). Diventato uno dei giocatori che hanno segnato la storia della pallavolo italiana e mondiale (con 27 medaglie - di cui 17 d’oro - in competizioni internazionali), dal 2010 Paolo ha intrapreso la carriera di allenatore, alla guida della Scavolini Pesaro femminile, con la quale ha subito vinto una Supercoppa italiana.
Nella Pagina a fianco, Paolo Tofoli festeggia insieme ai tifosi lo scudetto vinto con la M. Roma Volley
A destra, Paolo Tofoli in azione con la RPA Perugia
Atene, 2004 Samuele Papi in azione
A destra, la nazionale di Volley si è aggiudica l'argento in seguito alla sconfitta con il Brasile
Samuele Papi
Ancona, 20/5/1973
Pallavolo
Atlanta 1996 - Argento Sydney 2000 - Bronzo Atene 2004 - Argento
Nasce ad Ancona il 20 maggio 1973. Schiacciatore – ricevitore, ha partecipato a 3 Giochi Olimpici, conquistando due medaglie d’argento (Atlanta 1996 ed Atene 2004) ed una di bronzo (Sydney 2000). All’inizio è stato il calcio. Ad appassionarlo, la pallavolo è arrivata tardi, a 13 anni. Ma Samuele, anche per la bravura dei suoi tecnici falconaresi, a cominciare dal professor Marco Paolini, si è ben presto messo in evidenza, grazie al suo talento: velocità d’esecuzione dei colpi, capacità difensiva non comune, straordinaria visione di gioco. A 17 anni è già nella “rosa” della prima squadra nella Pallavolo Falconara, con la quale esordisce in serie A (Falconara - Santal Parma 3-2, febbraio 1991). Per essere uno schiacciatore, i suoi 191 centimetri sono davvero pochi, ma “Samu” ha una grandissima elevazione, che migliora continuamente grazie agli allenamenti ai quali si sottopone, saltando con in dosso un giubbotto con pallini di piombo. Nell’anno del suo passaggio al Cuneo per un miliardo di lire (1994), Papi, che dimostra una tecnica sopraffina anche in ricezione (il suo bagher viene portato ad esempio nelle Scuole di pallavolo), disputa con la Nazionale il suo primo Mondiale. Resterà in azzurro per 12 anni, divenendo anche capitano dell’Italia più vincente della storia pallavolistica italiana, quella della "generazione di
fenomeni". Anzi, visto il soprannome che gli affibbiano i suoi compagni: “O’ Fenomeno”, unitamente a Lorenzo Bernardi i due si possono definire i più grandi giocatori di sempre della pallavolo italiana. Alla fine Papi, il numero 6 più famoso dell’Italvolley, giocherà 339 partire in maglia azzurra, collezionando 3.543 punti. Il suo palmares è semplicemente straordinario. Protagonista della grande Italia di Julio Velasco, oltre alle tre medaglie olimpiche (argento ad Atlanta, Italia sconfitta in finale dall’Olanda 3-2; bronzo a Sydney, battuta l’Argentina per il podio 3-1; argento ad Atene, azzurri battuti in finale dal Brasile 3-1), Papi ha vinto due Mondiali (Atene 1994 e Tokyo 1998) e tre titoli Europei (1995, 1999, 2003) e quattro World League (1994, 1995, 1999, 2000), una Coppa
Nella pagina a fianco, Atene 2004, una bella azione di Samuele Papi contro la Russia
A destra, un giovane Samuele Papi ad Atlanta del Mondo (1995). A Falconara dal 1990 al 1994, a Cuneo dal ’94 al ’98 (due Coppe delle Coppe, due Supercoppe Europee, una Coppa CEV, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana), è rimasto 13 anni a Treviso e con la Sisley ha vinto un numero incredibile di altri trofei: 6 scudetti, 3 Champions League, una Supercoppa Europea, 4 Coppe Italia, 7 Supercoppe Italiane. Sposato con la signora Patrizia e padre di Gaia e di Lucrezia, a 38 anni ha sottoscritto un nuovo contratto biennale con Piacenza in A1, il che lo renderà uno dei giocatori dalla carriera più longeva della pallavolo mondiale. Al talentuoso schiacciatore – ricevitore, il giornalista e scrittore falconarese, Adelio Pistelli, ha dedicato un libro dal titolo “Samuele Papi, il fenomeno” (2005). Fra i desideri del giocatore, quando avrà smesso di andare in campo, c'è quello di restare nel mondo della pallavolo, anche se non da allenatore.
Valentina Vezzali
Jesi (An), 14/2/1974
Scherma - Fioretto Individuale e a Squadre
Atlanta 1996 - Oro a Squadre Atlanta 1996 - Argento Individuale Sydney 2000 - Oro a Squadre Sydney 2000 - Oro Individuale Atene 2004 - Oro Individuale Pechino 2008 - Oro Individuale Pechino 2008 - Bronzo a Squadre
Nata a Jesi (An) il 14 febbraio 1974. E’ unanimemente considerata la schermitrice più forte di tutti i tempi. Fiorettista del G.S. Fiamme Oro della Polizia di Stato, è sposata (dal 2002) con il calciatore, Domenico Giugliano, ed ha un figlio: Pietro. Diplomata in Ragioneria, nel 2009 ha partecipato – come concorrente – alla trasmissione televisiva di Rai 1, “Ballando con le stelle” e da anni è testimonial pubblicitaria di alcuni prestigiosi marchi. Attualmente é membro di Giunta del CONI regionale delle Marche. Prima donna italiana a vincere tre medaglie d’oro consecutive nella gara individuale dei Giochi Olimpici (Sydney 2000, Atene 2004 e Pechino 2008). Valentina vanta anche numerosi altri primati: 11 Coppe del Mondo (con 76 vittorie nella competizione) e 5 ori olimpici. Seguendo le orme di sua sorella Nathalie, entra nel Club Scherma Jesi a 6 anni e viene subito notata dal maestro Ezio Triccoli, che ben presto le prefigura un futuro di successi. Mai previsione fu più azzeccata. Considerata troppo giovane per partecipare ai Giochi di Barcellona, nel 1995 conquista il primo oro Assoluto mondiale. Un anno dopo debutta alle Olimpiadi con l’argento nell’individuale ad Atlanta ’96, battuta in finale dalla rumena Badea (15-10) e con l’oro a squadre, visto che l’Italia batte in finale la Romania (45-33) con un
parziale di 14-9 della Vezzali, e nonostante un 2-5 con la stessa Badea. Già nel 1996, strappa alla Trillini il primo posto nel ranking mondiale che, infortuni e stato interessante a parte, conserva quasi ininterrottamente per poco meno di quindici anni. A Sydney arriva il primo oro individuale. Fatica nei quarti contro la rumena Szabo e dopo averla piegata nel supplementare, batte la Badea in semifinale (15-8) e non dà scampo alla tedesca Rita Koenig (15-5) salendo così sul gradino più alto del podio. Qualche ora e arriva il bis nella gara a squadre, dove Valentina trascina l’Italia al successo con un 20-8 (10-3 alla Gruchala nel match decisivo) del 45-36 rifilato alla Polo-
Sopra la Vezzali in un assalto contro la Granbassi A sinistra, Valentina Vezzali scherza con la medaglia d'oro vinta ad Atene.
Nella pagina a fianco Valentina Vezzali in un grido liberatorio alla fine di un incontro.
nia in finale. Ad Atene 2004, “orfana” della gara a squadre, dove l’Italia non ha rivali, la Vezzali conquista i suo secondo oro consecutivo nell’individuale, battendo in finale l’eterna rivale di sala (e compagna di stanza al Villaggio Olimpico greco), Giovanna Trillini: 15-11. Soltanto un anno più tardi diventa mamma di Pietro, e 4 mesi dopo averlo dato alla luce, Valentina vince il suo quarto titolo mondiale a Lipsia!
Nel 2006, a fermarla per lungo tempo è la rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro. Ciò nonostante, “Vale” disputa ugualmente il mondiale di Torino, dove perde in finale da Margherita Granbassi. Valentina é di nuovo pronta a riprendersi lo scettro dell'Olimpiade e a "riscattare" lo sgarbo subìto dalla Granbassi. A Pechino la Vezzali trionfa nuovamente nell'individuale, piegando in semifinale proprio l'azzurra Granbassi e battendo in finale la sud coreana Nam (6-5). E' di bronzo nella gara a squadre. Dopo gli ultimi Giochi, la campionessa jesina sembra avere un altro momento di appannamento, cedendo titolo Europeo (2011) e Mondiale (2009) alla compagna di sala e nuova rivale, Elisa Di Francisca. Ma a Catania 2011 conquista il suo sesto titolo iridato, battendo in finale proprio Elisa.
Lucia Morico
Fano (PU), 12/12/1975
Judo
Atene 2004 - Bronzo individuale Cat. -78 kg. Pechino 2008 - 7° classificata individuale Cat. -78 kg.
E’ nata a Fano (Pu) il 12 dicembre 1975. Ha cominciato a praticare judo all’età di 9 anni, nella palestra “Kodokan” di Marotta di Mondolfo (a 200 metri da casa sua), dove il suo primo allenatore, Aldo Enea, ne ha subito individuato le doti di tenacia, forza e determinazione. Affinata la tecnica, la carriera sportiva della Morico ha compiuto un nuovo salto con i primi risultati e comunque dopo molti anni di impegno e di sacrifici. La judoka di Marotta vince il primo titolo italiano nel 1993 (cat. -66 kg.) ed è seconda nell’europeo di Wroclaw (cat. Open class) nel 2000. Sempre lo stesso anno infila una serie di titoli italiani assoluti: 2000, 2001, 2002, 2003, 2004 e 2006. Ma i successi più importanti arrivano prima. Grazie ai duri allenamenti e ad una dieta ipercalorica, Lucia (180 cm.) cresce di peso fino a raggiungere la categoria -78 kg., con la quale si toglie le più importanti soddisfazioni, a cominciare dal titolo europeo di Dusseldorf (2003), che segue di un anno il secondo argento continentale di Maribor (2002). Ma l’anno della consacrazione e della notorietà è il 2004. Dopo l’argento agli Europei di Bucarest, c’è la qualificazione ai Giochi Olimpici di Atene, dove Lucia conquista una meritatissima medaglia di bronzo, piegando una dopo l’altra la venezuelana Pinto, la brasiliana Silva e l’ucraina Matrosova per il podio.
Tesserata per le Fiamme Gialle della Guardia di Finanza, seguita dal tecnico della Nazionale, Felice Mariani, Lucia entra nel ghota mondiale della sua categoria e nel 2005 è bronzo agli Europei di Rotterdam e quinta ai Mondiali de Il Cairo, dove a 7” dalla fine dell’incontro stava assaporando la medaglia di bronzo, salvo ricevere un fatale richiamo “per inattività” dai giudici e la conseguente sconfitta. Stesso piazzamento nel Campionato del mondo di Rio de Janeiro (2007), che le vale la qualificazione ai Giochi di Pechino. Qui la Morico salta la prima eliminatoria poi batte Nakazawa (GIA) e perde con la spagnola Miguel. Nel primo turno di recupero perde con l’ermafrodita brasiliana, Edinanci Silva (che invece aveva eliminato ad Atene) ed è costretta alla resa. Il 19 è il suo numero fortunato: 19 come il giorno della medaglia olimpica ad Atene, 19 come il giorno della nascita di sua figlia Julia, frutto dell’amore per il judo e per il papà della piccola, Winston Gordon, nazionale judoka inglese, candidato a partecipare alle Olimpiadi di Londra (-90 kg.). Dalla nascita di sua figlia, Lucia si è completamente dedicata a lei, decidendo di ritirarsi. Oggi è impiegata come Appuntato della Guardia di Finanza presso il Comando Regionale di Ancona e al termine dell’attuale “quadriennio olimpico sabbatico”, ha già deciso che farà l’istruttrice di judo, possibilmente insegnando ai bambini.
Nella pagina a fianco, un bel ritratto di Lucia Morico,
(foto Vanda Biffani)
Sotto, Lucia Morico mostra il bronzo vinto ad Atene
A destra, Lucia Morico in azione
In basso, Pechino 2008, la Morico combatte con la brasiliana Silva
Filippo Magnini
Pesaro (PU), 2/2/1982
Nuoto - Stile libero
Atene 2004 - Bronzo 4x200 stile libero Atene 2004 - 4° classificato staffetta 4x100 stile libero Atene 2004 - 5° classificato 100 stile libero Pechino 2008 - 9° classificato 100 stile libero Pechino 2008 - 4° classificato staffetta 4x100 stile libero Pechino 2008 - 4° classificato staffetta 4x200 stile libero
E’ nato a Pesaro il 2 febbraio 1982. Nello stile libero é certamente il miglior nuotatore italiano di tutti i tempi. A 22 anni esordisce ai Giochi olimpici di Atene piombando nel ghota della gara regina (100 stile) con il 5° posto in finale, una medaglia di bronzo nella staffetta 4x200 e il 4° posto nella 4x100! Le cose vanno meno bene a Pechino 2008. E anche se, trascinata da “Filo”, l’Italstaffetta 4x100 è da record mondiale, le altre avversarie fanno ancora meglio e l’avventura cinese, dopo il 9° posto nell’individuale (48”11), si chiude sfiorando il podio sia nella gara a squadre breve che nella 4x200. “Filo”, attuale capitano della Nazionale italiana di Nuoto, ha vinto due titoli mondiali (2005 Montreal e 2007 Melbourne) e due in vasca corta (Shanghai 2006), divenendo il terzo atleta al mondo - con Matt Biondi e Alexandr Popov - ad essersi aggiudicato due titoli iridati individuali consecutivi. Il primo approccio di “Pippo” con il nuoto arrivò abbastanza tardi, passando attraverso alcune esperienze che non lo appassionarono più di tanto. Un po’ di basket come Pesaro comanda, tennis, beach volley (la sua più grande passione dopo il nuoto) e naturalmente il calcio, come tanti altri bambini della sua età. Gioca benino Filippo, ma il suo fisico é esile e sua madre lo incoraggia a farsi un po’ di muscoli andando a nuoto. “Filo” era magrolino sì, ma con tanta grinta in
corpo. Così, divenne ben presto un buon ranista, tanto che i primi titoli giovanili di categoria non si fecero attendere. Il vero salto, però, lo compie a 18 anni. Magnini prende il Diploma da Geometra e si trasferisce a Torino, dove viene allenato da Claudio Rossetto. Dalla rana allo stile libero: la metamorfosi è compiuta e Magnini – maturato anche fisicamente (187 cm. per 80 kg.) - letteralmente esplode. A vent’anni sale per la prima volta sul podio agli Assoluti e nel 2003 entra in Nazionale ai Mondiali di Barcellona.
Dopo il primato italiano sui 100 stile ed i trionfi agli Europei di Madrid è pronto per l’esordio alle Olimpiadi. Ad Atene, nella gara individuale (100 stile) conquista la finale e chiude al 5° posto con 48”99 e lo stesso piazzamento lo ottiene nella 4x100, gareggiando in finale con i compagni di qualificazione Alessandro Calvi, Christian Galenda, Michele Scarica e Lorenzo Vismara. “Superpippo” si rifà nella staffetta 4x200 dove l’Italia centra il bronzo con Emiliano Brembilla, Massimiliano Rosolino, Simone Cercato e Magnini (7’11”83), dietro alle irraggiungibili Stati Uniti e Australia.
La rivincita personale arriva l’anno dopo ai mondiali di Montreal, dove “Magno” è semplicemente straordinario e trionfa con 48”12, nuovo record dei Campionati iridati. Due anni e il campione pesarese si ripete a Melbourne 2007, anche se deve condividere il gradino più alto del podio con il sorprendente canadese, Brent Hayden (48”43 per entrambi). Filippo é nella storia di una delle discipline più praticate al mondo! Nel suo palmares ci sono anche: 15 ori, 4 argenti e 7 bronzi europei; un oro e due argenti ai Giochi del Mediterraneo e 32 titoli italiani con il primato dei 100 stile con 48”04, stabilito ai Mondiali di Roma 2009. Iscritto alla Facoltà di Scienze Motorie di Urbino, oltre a realizzare spot pubblicitari sempre in tema di acqua e di piscine, “Filo” è stato inviato (2008) del reality televisivo RAI, “L’Isola dei famosi” e recentemente è stato al centro del gossip per un suo flirt con la campionessa mondiale e olimpica, Federica Pellegrini. E se il nuoto é divenuto ormai tanto popolare, lo si deve anche alle sue straordinarie doti agonistiche e comunicative.
Rodolfo Rombaldoni
Sant’Elpidio a Mare (Ap), 15/12/1976
Pallacanestro - Playmaker
Atene 2004 - Argento
Atene 2004, la nazionale di Basket sale sul podio per la medaglia d'argento E’ nato a Sant’Elpidio a Mare (Ap) il 15 dicembre 1976. Play – guardia, ha conquistato la medaglia d’argento ai Giochi di Atene 2004, quando in pochi avrebbero pronosticato questo risultato per l’Italia di coach, Carlo Recalcati. Di quel team, capace di riportare l’Italia sul podio a 24 anni dai Giochi di Mosca, con Rodolfo fanno parte: Gianluca Basile, Massimo Bulleri, Roberto Chiacig, Giacomo Galanda, Luca Garri, Dennis Marconato, Michele Mian, Gianmarco Pozzecco, Nikola Radulovic, Alex Righetti e Matteo Soragna. Dopo un esordio tribolato con la Nuova Zelanda e le sconfitte contro Serbia/ Montenegro e Spagna, l’Italia schianta la temutissima Cina e piega l’Argentina. Nei quarti batte Porto Rico e in semifinale regola la Lituania. In finale per l’oro, non riesce però a ripetere la partita del girone eliminatorio ed è battuta dall’Argentina. Rodolfo Rombaldoni, “Dodo”, per amici e compagni di squadra (193 cm. per 96 kg.) preferisce il basket al calcio, spinto da sua madre e inizia ben presto ad andare sotto canestro. I primi palleggi con la palla a spicchi sono così a Sant’Elpidio a Mare, ma a 16 anni si trasferisce a Verona, dove inizia la sua fulminante carriera sotto la guida di Alessandro Giuliani. Nella città scaligera il cestista ascolano debutta in serie A, contro Reggio Emilia, a 17 anni e 10 mesi. Dopo Verona, nel 1996 va al Pistoia e poi passa al Pozzuoli. Torna a Verona
dove resta per altre tre stagioni, esordendo in Eurolega. Dal 2002 al 2004 a Reggio Calabria (A1), gioca per la prima volta nelle Marche, all’Aurora Jesi (A1, 2005), dove resta solo mezzo campionato, perché poi passa alla
Fortitudo Bologna (A1), con la quale vince lo Scudetto e disputa Eurolega e Supercoppa Italiana. Nel 2006 a Scafati (A1) e poi al Siena (A1). Nel 2007 è al Venezia in B1 e trascina la Reyer al ritorno in Lega2. Torna a Verona, poi Biella e attualmente a Brescia. In azzurro ha esordito nell’Under 20 (1998) e con la Nazionale maggiore ha giocato dal 2001 al 2004. Diplomato geometra, sposato con la signora Agnese; non ha alcuna intenzione di appendere le scarpette al chiodo, viste le sue doti peculiari: tecnica di base, esperienza da vendere e grande umiltà.