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Prefazione

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Saluti

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Un volume in 116 anni di storia dei Giochi Olimpici e Paralimpici e un aggiornamento appena quattro anni dopo. A qualcuno potrà sembrar strano, ma non c’è da chiedersi perché, considerati i tanti - e non tanto facilmente ripetibili - motivi che hanno originato questa scelta. I Giochi della XXX Olimpiade di Londra 2012, aperti a fine luglio dal tricolore impugnato dalla nostra Valentina Vezzali, hanno fatto registrare un così alto numero di successi per i colori marchigiani, come non era mai accaduto prima.

Nonostante le 12 partecipazioni “made in Marche” fossero le stesse di Roma 1960, ma inferiori alle 15 di Atene, nella capitale della finanza europea la nostra regione ha toccato il punto più alto per numero di medaglie conquistate: 8 grazie ad Elisa Di Francisca (unica italiana a vincere 2 ori), Valentina Vezzali (un oro e un bronzo), Massimo Fabbrizi (un argento), Andrea Bari, Emanuele Birarelli e Samuele Papi (un bronzo a testa).

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Un risultato senza precedenti, frutto delle performance di un Fabbrizi legittimo erede di Liano Rossini; della grande scuola pallavolistica falconarese inoculata nei tre marchigiani sottorete, ma in particolar modo di quella miniera d’oro rappresentata dalla scherma jesina, tanto da far affermare all’attuale presidente del CONI, Giovanni Malagò: “Che senza il contributo del club jesino, il medagliere italiano sarebbe come quello della Grecia” o che “il Club Scherma Jesi ha vinto più medaglie di tutta la Spagna!” (Senigallia - An, 17/05/16).

Basterebbe? Certo che basterebbe, ma non è tutto. Perché a Londra (dove sembra che la caccia al doping stia per mietere nuove vittime fra atleti di 6 nazioni), le Marche hanno schierato anche il capitano dell’Italnuoto, Filippo Magnini; l’unica italiana in gara nella ritmica individuale, Julieta Cantaluppi; l’unico finalista della pattuglia di ginnasti azzurra, Paolo Ottavi; Filippo Maria Baldassarri e Michele Regolo nel prosieguo di una tradizione velica che nelle Marche ha sfornato protagonisti delle più importanti manifestazioni internazionali; Gianmarco Tamberi, ultimo italiano a qualificarsi per Londra. Qualche giorno più tardi, dai Giochi Paralimpici più partecipati e visti della storia, arrivano altre due splendide medaglie da chi non tradisce mai: Assunta Legnante (un oro) e Giorgio Farroni (un argento). In pista scendono poi il debuttante Riccardo Scendoni nella velocità e l’intramontabile quanto sfortunato Andrea Cionna nella maratona.

C’è dell’altro. Perché se vogliamo dirla proprio tutta, abbiamo sentito marchigiane anche le azzurre del beach volley, Greta Cicolari e Marta Menegatti, con il loro tecnico Lissandro Carvalho, che per due anni hanno preparato i Giochi londinesi sulla spiaggia di Palombina, ad Ancona. Le beachers come nostre, ma anche Rosalba Console in Caimmi, fondista azzurra sposa del maratoneta jesino e già punta della nostra Nazionale di atletica leggera.

Doveroso rendere onore anche a tutto il resto della spedizione marchigiana, fatta di dirigenti, tecnici, sanitari, terapisti e giornalisti. A rappresentare tutti ne citiamo uno: Stefano Cerioni, Commissario Tecnico delle Nazionali di Fioretto, vero asso pigliatutto degli ultimi Giochi di Londra, dove ha conquistato ben 5 medaglie virtuali, di cui tre ori, un argento e un bronzo.

Quattro anni dopo Pechino, per restare nella “Top 10” del medagliere l’Italia si è dunque giovata del contributo degli atleti marchigiani come non era mai successo prima. Dal 1912 (Serafino Mazzarocchi, Stoccolma) ad oggi, il totale delle medaglie olimpiche vinte dai nostri è così salito a 46, numero che evoca un altro

highlander marchigiano, che di nome fa Valentino e di cognome Rossi. Ci sono poi le 14 medaglie dei Paralimpici, il che fa salire il totale a 60! E pensare che prima di Pechino, in 116 anni di Giochi, ne erano state vinte 50, mentre solo negli ultimi quattro anni ne sono arrivate altre 10!

A cosa si devono questi grandi successi? Le Marche parlano con i numeri: 5.688 Società sportive nel Registro del CONI; 2.697 impianti sportivi censiti; 168.103 atleti tesserati, 9.127 tecnici; 23.973 dirigenti e soprattutto un 24,1% di praticanti lo Sport, rispetto al 23% della media nazionale. Olimpiadi punta dell’iceberg di un movimento sportivo in crescita.

Ma sono tutte rose e tutti fiori? Non proprio. Perché da contraltare agli esaltanti risultati ottenuti agli Estivi, ci sono gli Invernali di Sochi 2014 – Olimpici e Paralimpici – pressoché da dimenticare, tanto sono stati avari di soddisfazioni, non solo perché le Marche sono state (ben) rappresentate solo da don Mario Lusek, cappellano degli azzurri, ma per via di un generalizzato flop che ha ingenerato delusioni e rivoluzioni ai vertici delle specialità.

A ben pensarci, non è del tutto vero che le nostre Marche non siano state rappresentate in Russia. Non lo sono state dagli atleti in gara, ma hanno recuperato in immagine, presenti come sono state con la Nuova Simonelli di Belforte del Chienti (Mc), fornitrice ufficiale di macchine per il caffè in tutte le strutture olimpiche sulle rive del Mar Nero, com’era capitato ad Atlanta 1996 e Vancouver 2010. Niente Sochi, all’ultimo momento, per IGuzzini Illuminazione di Recanati (Mc), protagonista invece a Barcellona 1992, Sydney 2000, Atene 2004, Torino 2006 e Pechino 2008.

Unito alla prima, più corposa edizione (Dicembre 2011), “le Marche a 5 Cerchi” racconta che in 120 anni di Olimpiadi i nostri convocati (nati o vissuti nella regione) sono stati: 111 atleti, 14 giudici, 16 tecnici, 13 dirigenti, 6 fra medici e terapisti, 6 giornalisti e un regista cinematografico. Alcuni ci hanno lasciato fra i Giochi di Londra e solo qualche tempo fa; fra questi ricordiamo Marcello Faina (28/11/12), Pasquale Carminucci (22/02/15) e Carlo Vittori (24/12/15), al quale due anni prima era toccato di salutare la prematura scomparsa del suo “figlioccio”, Pietro Mennea (21/03/2013). Indimenticabili.

Prima di lasciarvi alla lettura (anche della presentazione del nostro primo libro a Londra), per la realizzazione di questa pubblicazione (che ha integrato la precedente) va un affettuoso ringraziamento a chi l’ha nuovamente voluta e incoraggiata, dal CONI alla Regione Marche, ai partner e sponsor. Grazie anche a tutti coloro che, a vario titolo, hanno contributo, magari lontano dai riflettori, alla conquista dei successi che raccontiamo.

Adesso sguardo puntato su Rio de Janeiro 2016, dove la pattuglia di marchigiani qualificati si va completando in queste ore. Anche se il CIO ha deciso che la nostra miniera d’oro della scherma non potrà più portare tre azzurre sul podio (ai Giochi ne andranno al massimo solo due per Nazione), fra l’altro nell’anno in cui saremo senza fioretto a squadre femminile, non è vietato sognare: medaglie a Rio, ritorno dei Giochi a Roma 2024.

Andrea Carloni

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