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Regole ferree, ma giocare in sicurezza si può
M A R C O P E R O S I N O
di Anna Maria Rengo
I
Il senatore di Forza Italia Marco problemi che il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha provocato al Perosino critica la decisione del premier Giuseppe Conte e al suo Governo con le dimissioni delle Governo Conte 2 di prolungare “sue” ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova, oltre che del sotto- ulteriormente la sospensione delle segretario Ivan Scalfarotto e che hanno portato infine alla caduta del attività e propone le misure adeguate secondo Esecutivo in questa legislatura, sono forse ben poca cosa per il rilancio economico del Bel Paese rispetto a quelli che la pandemia ha creato all’Italia, questo solo per circoscrivere la portata di un dramma sanitario ed economico che ha colpito l’intero globo terrestre. Fatto sta che il Governo Conte 2 ha dovuto guidare il Paese nel suo momento più difficile come minimo dal secondo dopoguerra a oggi. E certamente il terremoto renziano ha scosso alle fondamenta, fino a farla cadere, una maggioranza sempre composta, in questa legislatura, dal Movimento 5 Stelle, ma con litigiosi avvicendamenti tra i partner di Governo. Partner tra i quali mai ha figurato Forza Italia, forza di minoranza che tuttavia, al momento di giudicare l’operato del Governo Conte 2 nel gestire l’emergenza Covid-19, riconosce le oggettive difficoltà dello scenario attuale. La parola al senatore azzurro Marco Perosino, attualmente componente della commissione Finanze di Palazzo Madama oltre che della commissione straordinaria per il Contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza e di quella parlamentare per l’Attuazione del federalismo fiscale. “Gestire l’emergenza non è facile per nessuno. Mi viene da pensare che il centrodestra avrebbe avuto altrettante difficoltà con stampa, televisioni e sindacati sul piede di guerra. Mi riferisco al solo aspetto sanitario. Occorre essere molto decisi, chiari, fermi, coerenti. E così non è stato. Dal punto di vista economico, un disastro. La visione pauperista dei 5 Stelle e del Partito democratico i sussidi finanziati con il debito anziché la creazione di ricchezza da parte delle attività economiche”. In questo contesto, di cosa ha bisogno l’Italia per riprendersi? “Voglio essere schematico: sospensione dei controlli da parte della Guardia di finanza e dell’Agenzia delle entrate per due anni, riduzione secca di tutte le imposte e tasse, abolizione dei passaggi burocratici inutili, no sussidi.
Dalle dimostrazioni alle riaperture
Adottare iniziative “per garantire, quanto prima, la riapertura dei luoghi adibiti al gioco legale, posto che è dimostrato che il virus non si diffonde in tali luoghi”. Questa la puntale richiesta che il senatore azzurro ha fatto pervenire al ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri, prima delle dimissioni dell’Esecutivo, in una interrogazione che parte dalla “evidenza” di come “il Governo abbia dimenticato alcune categorie produttive fortemente colpite dalle misure restrittive adottate a seguito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”. In particolare, sottolinea Perosino, “il settore del gioco pubblico ha subito un crollo impressionante del proprio fatturato annuo a seguito dei diversi provvedimenti anti Covid adottati dal Governo”. Perosino riporta come sia stato registrato “un drammatico calo dei ricavi per gli operatori del gioco fisico (43 percento complessivo in meno e 60 percento in meno per il settore retail). Tale situazione ha determinato un’enorme diminuzione delle entrate erariali: considerando la chiusura dei punti gioco per quasi 6 mesi nel corso del 2020, la stima dei ricavi fiscali per lo Stato (complessivo per i due canali fisico e online) sarà inferiore a 7 miliardi di euro (circa 4,5 miliardi di euro in meno rispetto al 2019). Tale calo di circa l’80 percento è imputabile alla perdita di gettito registrata dal canale retail (sale gioco, agenzie di scommesse e Bingo)”. A suo avviso, “il Governo non ha per nulla tutelato gli oltre 150.000 posti di lavoro posti di lavoro, tra dipendenti dei concessionari e lavoratori dell’indotto, che gravitano attorno al settore del gioco pubblico”. Con la conseguenza che “il rischio di veder scomparire tutti questi posti di lavoro dopo la fine del blocco dei licenziamenti e l’inizio delle chiusure di sale scommesse, sale giochi, bar e tabaccherie è enorme”. Una scelta dalle molte conseguenze, visto che, stando all’Istituto superiore di sanità, “durante il periodo di lockdown è notevolmente aumentato il totale mensile di chiamate al numero verde preposto a sostenere i soggetti affetti da ludopatia, i quali, tra le mura di casa, hanno dato sfogo alla loro dipendenza attraverso il gioco illegale e il gioco online”. E anche il direttore generale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli ha dichiarato che “il lockdown ha determinato una riduzione del 25/30 percento dalla chiusura del gioco legale, facendo riscontrare però un aumento del gioco illegale”. Dunque, secondo Perosino, “non solo il Governo ha fortemente penalizzato un settore fondamentale come quello del gioco pubblico, ma ha anche indirettamente rivitalizzato l’offerta di gioco illegale minacciando conseguentemente la stessa salute pubblica che mirava a tutelare attraverso le misure anti Covid”.
Gli italiani hanno capacità e creatività per aggiustarsi da soli”. Quanto è importante il sostegno dell’Unione europea in questo momento? “L’Unione Europea è, sotto certi aspetti, una palla al piede. Troppi regolamenti, anche in questo periodo di guerra. Gli aiuti (Recovery fund, Banca europea degli investimenti, Sure - strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza Ndr - , eventuali e pericolosi Mes) sono prestiti condizionati alla ristrutturazione del debito e altre riforme. Fate un po’ voi”. Cosa ne pensa della decisione del Governo di prorogare ulteriormente la sospensione delle attività di “sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò, anche se svolte all’interno di locali adibiti ad attività differente”, così recita il nuovo Dpcm in vigore dal 16 gennaio, fino al prossimo 5 marzo? “Occorrono regole, anche ferree, per evitare assembramenti ma si dovrebbe poter giocare in sicurezza”. In considerazione del prolungato lockdown cui sono soggette, quali misure dovranno o dovrebbero essere adottate per sostenere le attività di gioco? “Quelle generali di cui sopra. La perdita di gettito dell’Erario sarà mostruosa”. Lei teme che la chiusura del gioco terrestre legale finisca per favorire quello illegale? “Sicuramente il gioco illegale prolifera in maniera esponenziale. È la conseguenza della chiusura del gioco ufficiale”. Alla luce della grandissima difficoltà che sta vivendo anche lo sport italiano, sarebbe opportuno rivedere le disposizioni sul divieto totale di gioco con vincita in denaro previsto con il decreto Dignità? “Il decreto Dignità è stata una scelta ideologica e ipocrita. Il Governo deve scegliere sulla base delle convinzioni e tradizioni dei cittadini e non pretendere di indirizzare e dare regole prepolitiche”.
LUI CHI È?!?
Marco Perosino è nato a Govone, in provincia di Cuneo, il 12 febbraio 1952. Laureato in giurisprudenza, lavora inizialmente nel settore bancario, arrivando fino all’incarico di direttore di filiale per la Cassa di Risparmio di Cuneo; successivamente si dedica al settore alimentare in società con il fratello. Politicamente schierato su posizioni di centrodestra, s’impegna pubblicamente a partire dal 1990 e nel 1994 aderisce a Forza Italia, di cui diviene presto membro del coordinamento provinciale cuneese. Dal 1999 al 2004 è eletto per la prima volta sindaco di Priocca, carica alla quale ri-accede nel 2009. Per nove anni inoltre presiede l’associazione dei sindaci del Roero. Sempre nel 2009 è eletto consigliere della provincia di Cuneo per Il Popolo della Libertà (scioltosi il quale, si riposiziona in Forza Italia), assumendo la presidenza della commissione bilancio. Anche dopo la promulgazione della legge 7 aprile 2014 n. 56 (c.d. riforma Delrio), Perosino viene confermato in provincia sia nel 2014 che nel 2016, ricevendo le deleghe al bilancio e alla viabilità. In vista delle elezioni politiche italiane del 2018 viene indicato come candidato unitario del centrodestra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia - Udc) per il collegio uninominale numero 8 di Cuneo e provincia: il 4 marzo Perosino vince ampiamente la tornata, ottenendo un seggio a Palazzo Madama. Nella camera alta aderisce al gruppo parlamentare Forza Italia Berlusconi Presidente. Nel dicembre 2019 è tra i 64 firmatari (di cui 41 di Forza Italia) della richiesta di referendum confermativo sul taglio dei parlamentari: pochi mesi prima i senatori berlusconiani avevano disertato l’aula in occasione della votazione sulla riforma costituzionale.
STEFANO ZAPPONINI
Caos calmo
PH. AMEEN FAHAMI, UNSPLASH
Nonostante il fermo (apparente) di ogni attività generato dalla combinazione micidiale fra emergenza Covid, lockdown a colori e crisi di Governo, il settore del gioco non molla e, nonostante tutto, continua a pianificare il domani. Partendo dal dialogo con le Regioni per la modifica delle leggi vigenti.
“Lasituazione politica in Italia è grave ma non è seria”, potremmo dire prendendo in prestito le sempiterne parole di Ennio Flaiano. Ma anche che “finché c’è vita c’è speranza”, cercando di essere ottimisti di fronte all’ennesima crisi di Governo, con le dimissioni del Conte 2, che ha investito ill nostro Paese al momento in cui scriviamo, di pari passo con il perdurare dell’emergenza Covid. E, proprio guardando oltre questo orizzonte tempestoso, siamo tutti chiamati a programmare il “dopo”, a rilanciare, a non mollare. Proprio come è chiamato a fare il mondo del gioco, che in questo 2021 deve assolutamente rinnovarsi, per non morire. Non solo con l’attuazione del tanto auspicato riordino nazionale del settore, ma anche con la ripresa del dialogo con la politica in quelle regioni dove l’entrata in vigore dei vari distanziometri ha messo o metterà presto ancora più a rischio la sopravvivenza delle imprese. O almeno di quelle rimaste in piedi dopo lo tsunami del lockdown totale di questi mesi. Dal Piemonte, dove in queste settimane le commissioni consiliari discutono il testo della legge che dovrebbe eliminare la retroattiva delle norme per le attività già in essere, fino al Lazio e alle Marche, dove gli operatori tentano di bloccare l’attuazione della normativa prevista entro la seconda metà del 2021. Fino ad arrivare alla provincia di Trento, con il Ddl finalizzato al ripristino degli apparecchi da gioco per i quali è stata prevista la rimozione ai sensi della legge provinciale n. 13 del 2015, o nelle “dormienti” Liguria ed Emilia Romagna. Nessuno sa bene come andrà a finire ma qualcosa, sotto questa tempestosa superficie, continua a muoversi, come raccontano associazioni di categoria e sindacati.
TORNARE A LAVORARE E POI RIFORMARE IL SETTORE “Il dialogo con il Mef non ha mai subito interruzioni, certamente per quanto riguarda Sistema Gioco Italia; tuttavia va ammesso che - nonostante gli sforzi profusi indistintamente da tutte le sigle della rappresentanza datoriale del settore - non si è riusciti a scongiurare gli effetti - purtroppo ampiamente attesi - determinati dal caos normativo nei territori come l’espulsione di fatto del gioco legale, con il conseguente dimezzamento del gettito erariale; la riduzione dei livelli occupazionali nella filiera del settore, per limitarsi ai più pesanti”, constata amaramente Stefano Zapponini, presidente di Sistema Gioco Italia (Confindustria) . “Inoltre, in assenza del presidio del gioco di Stato, quello illegale ha recuperato molto dello spazio faticosamente sottrattogli negli ultimi quindici anni, con gravi conseguenze socio-economiche che si protrarranno nel tempo. Questo quadro è stato ulteriormente aggravato dalle prolungate chiusure dovute alla pandemia: su questo fronte abbiamo prontamente prodotto e condiviso con
di Francesca Mancosu
i sindacati efficaci protocolli per assicurare la massima sicurezza per i cittadini, i giocatori e gli operatori del settore. Riprendere il percorso per una seria riforma del settore è assolutamente importante, ma la priorità del momento è di tornare a lavorare, nella massima sicurezza possibile; questo lo sa bene il Governo. Infatti, proprio in questi giorni stiamo varando nuovi protocolli di sicurezza ulteriormente rafforzati”.
RISOLVERE LA QUESTIONE TERRITORIALE Sullo stesso binario le risposte di Geronimo Cardia, presidente di Acadi - Associazione concessionari di giochi pubblici aderente a Confcommercio. “Vero è che la priorità oggi è la riapertura. Ma è anche vero che l’obiettivo di rimozione delle incongruenze tra la normativa territoriale e quella nazionale rimane costante ed al momento invariato nel tempo se non sempre più urgente. Cosa chiediamo alle istituzioni territoriali e nazionali? Chiediamo di dimostrare di avere assunto consapevolezza dell’effetto espulsivo e della questione territoriale come fatto da altre regioni. Ma non è mai facile. Chiediamo anche che si affronti il tema del riordino effettivamente. Ma va detto che quando poi si affronta il tema del riordino accade di sentir dire che occorre superare alcune barriere e che anche il comparto deve fare il suo. Spesso il comparto si sente dire che c’è un tema reputazionale da risolvere. E per risolverlo forse bisognerebbe insieme lavorare sulla percezione, posto che il comparto del gioco pubblico ha già e da sempre una serie di punti di forza che non possono non strutturare una reputazione importante, punti di forza che oggi certamente non possono più considerarsi nascosti”, puntualizza Cardia. Così come “capita spesso che il comparto si senta dire che le forze di rappresentanza non sono unite. Su questo aspetto l’anno appena concluso e le prime settimane del nuovo anno stanno confermando una mobilitazione collettiva ormai quasi consolidata non solo a livello di forze confederali (sono numerose ed apprezzate le prese di posizione assunte dalle tre associazioni facenti parte delle sigle confederali nazionali Acadi-Confcommercio, Fiegl-Confesercenti e Sgi-Confindustria) ma anche più in generale, essendo anche in questo caso state numerose di fronte alle massime istituzioni le prese di posizione all’unanimità di tante associazioni rappresentative della filiera dei concessionari, gestori, gestori di sala, esercenti, produttori. Ormai il percorso fatto segna molte tracce che confermano che molti macrotemi, tra cui la rimozione dei distanziometri espulsivi e degli orari insostenibili, vedono il mondo della rappresentanza sostanzialmente compatto. E infatti vi è piena condivisione del fatto che gli strumenti espulsivi, che peraltro non assicurano in concreto il giustamente voluto contrasto al disturbo da gioco d’azzardo, sono irti di effetti collaterali anche contro lo scopo, come detto timidamente in qualche elaborato peritale, e del fatto che pertanto intanto andrebbero rimossi. Allora e per concludere non va dimenticato che certamente il comparto del gioco pubblico deve fare il suo o meglio deve continuare a fare il suo, sempre meglio ovviamente, e che però non possa prescindersi da una volontà politica – sia nazionale che a livello territoriale - chiara, determinata e responsabile, peraltro anche oggi sorretta da una consapevolezza sempre più importante da parte dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli”. Cardia quindi fa il punto sulla “questione territoriale”, tema a lui ben caro. “Alcuni territori sono già sotto gli effetti del distanziometro espulsivo (Piemonte ed Emilia Romagna), altri a breve lo saranno (Lazio), altri vedono ancora in piedi il contenzioso portato avanti da pochissimi operatori (Provincia di Bolzano) e molti altri responsabilmente hanno sterilizzato gli strumenti espulsivi e rimandato l’applicazione dei distanziometri espulsivi (e sono veramente tante, tra cui Liguria, Puglia, Abruzzo, Marche, Provincia di Trento, Calabria, Toscana, Campania). Per le norme sugli orari vanno registrati sempre più realtà comunali che continuano ad infliggere limiti insostenibili e le conseguenze si vedono sul piano della mancanza di prosecuzione delle attività. Sulla gravità di questa situazione non c’è piena consapevolezza in questo periodo. Ciò perché ovviamente quest’anno il fenomeno delle limitazioni orarie insostenibili è stato surclassato dall’effetto negativo del lockdown al 100 percento, protratto per il gioco pubblico più che per ogni altro comparto. Per affrontare e risolvere i problemi della questione territoriale restano fondamentali le vie messe a disposizione dall’ordinamento giuridico che passano per la consapevolezza politica (che non può che essere a più livelli, nazionale per il riordino, regionale/provinciale per i revirement responsabili e un livello comunale per i provvedimenti in materia di orari) e per iniziative giudiziarie (che potrebbero essere seguite, non solo dagli operatori, non solo a livello nazionale). Tra tutte ricordo a me stesso l’importante presa di posizione del Consiglio di Stato nei confronti del Mef assunta nel mese di marzo 2019 riguardo all’impossibilità di procedere con le pure all’epoca avviate gare scommesse e bingo in ragione della persistenza della questione territoriale. Presa di posizione dell’epoca, perfettamente coerente con l’odierna, trasversale e diffusa consapevolezza a tutti i livelli dell’imprescindibilità delle proroghe di attività. Per concludere la questione territoriale c’è (anche se è coperta dall’emergenza della riapertura e di tenere in sicurezza la tenuta del comparto) lo sanno tutti e ognuno può fare il suo per contribuire a far sì che non si aspetti ancora tempo.”
GERONIMO CARDIA
STEFANO PAPALIA
CLAUDIO BIANCHELLA L’AQUILA, ABRUZZO
CONFRONTO COSTANTE CON REGIONI E COMUNI, ANCHE SULLE “ZONE BIANCHE” Dalla Fiegl - Federazione italiana esercenti gioco legale promossa da Confesercenti, arriva il punto di vista del presidente Stefano Papalia. “Ci attende un 2021 intenso, la tanto attesa e temuta ‘riforma del settore’ sembra stia arrivando a una fase di discussione importante. Su questo fronte ci siamo già mossi, dal lato governativo, per ribadire la nostra piena disponibilità a collaborare, per rappresentare le istanze degli esercenti del gioco, anello finale fondamentale del settore che presidia il territorio. Proprio perché gli esercenti sono presenti su tutto il territorio nazionale, ci confrontiamo quotidianamente con le Regioni e i Comuni, l’impegno è massimo: Fiegl lavorerà per difendere e rappresentare i diritti dei Pubblici Esercizi e per rafforzare il loro potere contrattuale di filiera”, assicura Papalia, anche se bisognerà attendere la fine delle consultazioni al Quirinale per conoscere le determinazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo la fine del Governo Conte 2 e quindi capire se il progetto di riforma potrà andare avanti. Il presidente della Fiegl quindi ne approfitta per commentare l’introduzione, nel Dpcm del 16 gennaio, delle “zone bianche”, per i territori in cui l’indice di contagio del Covid – il famigerato Rt - scenderà a 0,5 per 21 giorni consecutivi, con la riapertura di tutte le attività economiche, gioco comprese. Un “miraggio” che al momento in cui scriviamo non è diventato realtà per nessun angolo d’Italia. “Il fatto che nella discussione politica si inizi già a parlare di ‘zone bianche’ non può che essere accolta positivamente, anche se l’obiettivo sembra ancora molto lontano: più che parlare del dopo, a mio avviso si deve riportare la dialettica al presente. Nel prossimo Dpcm confidiamo in aiuti economici adeguati, ristori che devono essere in linea con il danno subito dalle attività. È doveroso un sostegno concreto, poiché la situazione è sempre più difficile, drammatica per il comparto”.
REGOLE VALIDE PER TUTTI A fare un passaggio sulla ripresa del dialogo con le Regioni è anche Claudio Bianchella, responsabile Territorio per l’associazione As.tro. “Nell’auspicio che l’anno appena iniziato possa essere l’anno del riordino, ovvero l’anno in cui lo Stato centrale si riappropria di una sua titolarità (nel gioco è tuttora vigente una riserva di legge a favore dello Stato) e decida, una volta per tutte, quali sono le regole da rispettare dal Brennero all’isola di Lampedusa, noi continuiamo comunque a porre la massima attenzione alle questioni territoriali”, evidenzia. “Chiaramente la madre di tutte le battaglie tra le questioni territoriali è quella contro le leggi regionali che prevedono effetti retroattivi del distanziometro, alla quale si affiancano, con effetti non meno devastanti, i regolamenti e le ordinanze comunali che introducono limitazioni orarie al funzionamento degli apparecchi strutturate in modo da non permettere più la possibilità di continuare a fare impresa. In particolare in questo periodo, oltre alle questioni attinenti ai regolamenti comunali che introducono limitazioni orarie, siamo particolarmente impegnati nelle regioni Lazio e Marche le cui leggi, se non modificate o abrogate, prevedono l’espulsione del gioco rispettivamente nei prossimi mesi di agosto e novembre. Chiaramente stiamo cercando di fare tutto quello che rientra nelle possibilità di un’associazione di categoria anche nei territori in cui le leggi regionali espulsive del gioco sono già entrate in vigore (vedi Piemonte ed Emilia Romagna) per far si che il legislatore riveda le sue decisioni e, a fronte di risultati praticamente nulli nella lotta alla ludopatia rispetto alla perdita di migliaia di posti di lavoro, permetta la ripresa di un’attività lecita, super controllata e che funge da argine alla crescente offerta di gioco illegale”.
LA SALVAGUARDIA DELLA RETE ESISTENTE Le problematiche territoriali sono fra gli argomenti in agenda anche per Federbingo ed il suo presidente, Italo Marcotti, che anche in tempi di lockdown ha portato avanti il confronto con il sottosegretario Pier Paolo Baretta sull’intero perimetro del gioco legale. “Il sottosegretario è pienamente consapevole della situazione emergenziale e di forte contrasto fra il settore e gli Enti locali”. Resta da vedere se Baretta farà parte anche del prossimo Governo ma c’è l’auspicio “che le tempistiche siano finalmente celeri e che possano consegnarci una definitiva risposta alle problematiche del settore. A causa della pandemia e delle forzate chiusure la rete di gioco legale si trova allo stremo sia dal punto di vista economico che umano. È pertanto necessario che la ripartenza possa essere decisa e sgombra dallo stato di contenzioso che il settore ha ingiustamente dovuto subire”, afferma Marcotti. “Riteniamo essenziale che l’esistente rete venga salvaguardata in fase di riordino e che le limitazioni che verranno poste interessino le nuove attività intese come attività non preesistenti. La raccolta e quindi le normative dovranno essere rese omogenee sull’intero territorio nazionale la qualcosa renderà semplificato il sistema dei controlli e di gestione della rete del gioco legale. Per quanto riguarda la tessera sanitaria e quindi la tematica del controllo degli accessi a contrasto del gioco minorile e compulsivo, alla luce dei dati emersi, non possiamo che registrare il fallimento dell’utilizzo della tessera sanitaria abbinata agli apparecchi comma 6.
ITALO MARCOTTI
Riteniamo che il controllo debba essere affidato ai concessionari attraverso l’utilizzo di una dedicata tessera del giocatore la quale possa annullare i timori dell’utenza. I controlli, andandoci a confrontare con il resto del mondo, così come nei casinò, avvengono al momento dell’accesso e mai per attivare apparecchi di gioco, atto che semina nel giocatore il dubbio del controllo”.
L’ESEMPIO DELL’ABRUZZO “Da quando, circa cinque anni fa, abbiamo concordato con la Regione Liguria di sospendere la legge regionale che avrebbe vietato il gioco legale su tutto il territorio ligure, il nostro rapporto con gli Enti locali si è intensificato con l’intento di migliorare continuamente i provvedimenti legislativi esistenti. In attesa di un riordino del settore a livello nazionale, stiamo cercando di trovare soluzioni che ci consentano di proseguire la nostra attività, di cui il gioco legale rappresenta una parte fondamentale”, ricorda Giorgio Pastorino, presidente del Sindacato totoricevitori sportivi, che nell’ultima assemblea nazionale ha manifestato l’intenzione di ridiscutere le norme vigenti in varie parti dello Stivale prendendo come modello l’Abruzzo, dove la nuova legge regionale ha esentato i tabaccai da ogni divieto in materia di raccolta dei giochi. “È ovvio che il percorso è ancora lungo: non sfugge come molte leggi regionali siano state sostanzialmente congelate, rimandandone l’applicazione, il che non ci consente di dormire sonni tranquilli. Il risultato ottenuto in Abruzzo ha fissato, però, un nuovo standard normativo a cui i nostri rappresentanti sindacali devono ispirarsi nel confronto con i territori di competenza. Regione Abruzzo ha riconosciuto come la rete delle tabaccherie sia già contingentata, perché sottoposta a regole stringenti riguardo le nuove aperture o i trasferimenti delle rivendite; in particolare, esistono parametri di distanza tra le tabaccherie che vengono fissati da leggi dello Stato. Per tale ragione, l’applicazione di un ulteriore distanziometro, da parte della Regione, sarebbe illogica e inapplicabile, rendendo impossibile la vendita del gioco presso i tabaccai”.
UNA MORATORIA PER L’APPLICAZIONE DELLE NORME LOCALI Restando fra i tabaccai-ricevitori diamo la parola a Flavio Romeli, direttore nazionale di Assotabaccai – Confesercenti, che ne approfitta per ampliare un po’ il discorso. “Da diversi mesi a questa parte Confesercenti, attraverso l’area giochi sta lavorando su diversi tavoli per garantire e tutelare la filiera del gioco pubblico in questo complesso momento. Grazie al coordinamento con le altre sigle - Acadi, Sistema gioco Italia, e anche, in casi specifici, Sapar, As.tro e New Asgi - da mesi portiamo avanti dialoghi intensi con rappresentanti politici delle istituzioni nazionali e locali”. Fra le richieste avanzate a tutti i livelli c’è innanzitutto “la riapertura in sicurezza nei tempi più rapidi possibili, compatibilmente con l’andamento della pandemia e in linea con quanto previsto per le altre attività soggette a lockdown e assimilabili per ampiezza dei locali commerciali, grado di frequenza/permanenza della clientela (si pensi ad esempio alla ristorazione), ma talvolta anche meno sicure per le modalità intrinseche delle attività/servizi offerte, rispetto agli standard elevati di sicurezza adottati dal settore del gioco”. Ma anche “la moratoria dell’applicazione di disposizioni regionali e comunali restrittive dell’esercizio delle concessioni almeno fino al 31 dicembre 2021, in coerenza con l’esigenza di riordino del comparto”. Un’idea rilanciata anche da Pasquale Chiacchio, presidente della Confederazione Giocare Italia, che vorrebbe proporre al Governo (qualunque esso sia), “un piano emergenziale per il settore, di 18-24 mesi, in cui ‘azzerare ‘ i regolamenti regionali per consentire alle aziende di sopravvivere, sperando che nel frattempo arrivi il riordino nazionale”.
IL “CASO” LAZIO Cantiere aperto anche nel Lazio, dove la fine di agosto dovrebbe vedere l’attuazione del distanziometro retroattivo introdotto dalla legge regionale n. 1 del 2020, che ha modificato – in peggio – la legge regionale n. 5/2013 per il contrasto al gioco patologico. A raccontare lo stato dei lavori è Gabriele Perrone, rappresentante per il Lazio dell’associazione Sapar. “Abbiamo appena ripreso il dialogo con il Consiglio dal punto in cui lo avevamo lasciato, con la partecipazione delle sigle che effettivamente rappresentano le piccole e medie imprese di gestione, i punti vendita ed i lavoratori di riferimento. Insieme con As.tro, Fit-Sts ed Assotabaccai abbiamo avuto una prima audizione nelle commissioni congiunte sul finire del 2020. Ora vogliamo richiedere una seconda audizione in cui entrare nel merito e far emergere tutte le forti criticità, le distorsioni, la contraddittorietà e l’assoluta inutilità di queste disposizioni. Innanzitutto partire dall’informazione, far emergere la verità, scalzando le dinamiche che in questi anni hanno distrutto la credibilità del settore”. Non accorgendosi, o facendo finta di non rendersi conto che “non si sta limitando ‘il’ gioco ma ‘un’ gioco: un solo comparto del gioco pubblico, l’unico che ha una filiera occupazionale enorme, con 150mila addetti diretti senza contare l’indotto, a livello nazionale, 13mila occupati a livello regionale, una fortissima componente di piccole e medie imprese”, sottolinea Perrone. “Abbiamo letto tutti la relazione della Cgia di Mestre, che è inequivocabile nei contenuti, e gli studi di altri enti terzi al settore, come l’Eurispes, che hanno certificato come i risultati di queste leggi siano totalmente ininfluenti per il contrasto al Gap mentre in diverse regioni si è addirittura assistito ad un aumento dei soggetti in cura presso i Serd. Tali disposizioni portano con sé solamente il trasferimento della domanda verso altre forme di gioco pubblico, che – nessuno sa perché – non vengono mai prese in consi-
GIORGIO PASTORINO
GABRIELE PERRONE
PAOLO GIOACCHINI > derazione, o verso forme di gioco illegale, nonché l’espulsione totale del settore degli apparecchi dai vari territori, causando un’ecatombe occupazionale, enormi perdite economiche e un danno erariale altrettanto rilevante.
Abbiamo chiesto anche un confronto al sottosegretario
Pier Paolo Baretta su queste tematiche, per far rilevare che in questo momento le disposizioni regionali sono le più letali, ma pure che il nuovo bando per l’assegnazione delle concessioni si prefigge un fine altrettanto espulsivo, con canoni che mirano ad un mercato fortemente monopolistico ed accentrato, in cui difficilmente potranno trovare spazio le piccole e medie imprese che sono l’asse portante di questo settore.
Alla luce di tutti questi elementi, non si può che lavorare per la proroga dell’entrata in vigore di queste disposizioni, che è quantomeno dovuta, visto che la pandemia sta impedendo anche l’utilizzo dei tempi di adeguamento previsti dalle legge, che già di per sé erano eccessivamente brevi.
A tale scopo, bisogna aprire subito un tavolo di confronto in cui far emergere con estrema chiarezza queste criticità e definire le azioni che possono portare ad un correttivo. Senza girarci attorno”.
MARCHE, IL NODO DELLA RETROATTIVITÀ E DEGLI ORARI Non è molto diversa la situazione delle Marche, dove a decorrere dal 30 novembre di quest’anno il distanziometro diventerà retroattivo. Anche qui si tratta di riprendere il confronto politico, terribilmente compromesso dalla gestione della pandemia, come conferma Paolo Gioacchini, vice presidente nazionale di As.tro con delega per le Marche e Abruzzo. “Io stesso mi sento in difficoltà a parlare di gioco con chi sta facendo i salti mortali per garantire il diritto alla salute (gestione tamponi e vaccini). È un discorso complesso. Le interlocuzioni sulla modifica della legge erano state intense (e anche rassicuranti) ad aprile e maggio scorso – nonostante Covid e campagna elettorale. Di fatto non si sono mai interrotte ma sono molto diverse da quelle che sarebbero state in condizioni ‘normali’”, sottolinea. “Prima con incontri informali e poi con quelli in commissione, in condizioni normali ci sarebbero stati i presupposti per fare un testo di legge completamente nuovo come avvenuto in Abruzzo ma considerata la situazione ci accontenteremmo di quattro-cinque modifiche al testo attualmente vigente. Oltre all’eliminazione della retroattività abbiamo veicolato proposte emendative anche per gli altri ‘temi caldi’: in primis gli orari, che dovrebbero essere uniformi in tutta la regione e se possibile in linea con l’intesa in Conferenza unificata del 2017”.
LA PAROLA AI SINDACATI: FOCUS SU PIEMONTE ED EMILIA ROMAGNA Ai tavoli di confronto aperti in varie regioni italiane ci sono anche le organizzazioni sindacali, che ci offrono un focus dettagliato su alcuni territori. A cominciare dal Piemonte, dove la giunta regionale ha promesso il varo della nuova legge sul gioco entro il mese di maggio, con l’eliminazione della retroattività del distanziometro, che nascerà probabilmente dalla sintesi delle due proposte normative in discussione nelle commissioni a firma di Movimento 5 stelle e Lega. Abbiamo chiesto lumi in proposito a Gianni Pezzetta, segretario generale Uiltucs Piemonte. “La norma sul distanziometro può avere qualche valore, anche se non ritengo che abbia l’efficacia che si propone, quindi non la riterrei pregiudiziale; di certo la sua efficacia retroattiva, qualora non dovesse prevedere un tempo congruo per la sua reale applicazione dando tempo alla ricollocazione dell’attività, condannerebbe alla chiusura gli insediamenti che si troverebbero non a norma, con il conseguente licenziamento dei lavoratori in forza”. Il confronto fra sindacati e Consiglio, propedeutico alla stesura di una legge che sia davvero condivisa da industria e politica, è al momento fermo, “rinviato a causa della chiusura totale del gioco pubblico a causa del Covid-19, fatte salve alcune giornate del mese di luglio ed agosto”. Per ritrovare la normalità, secondo Pezzetta bisognerà aspettare le vaccinazioni. “Siccome con la salute non si scherza ritengo che le sale gioco, come altre attività economiche che scontano un eccessivo assembramento di difficile controllo, debbano riaprire quando il rischio di contagio sia prossimo allo zero, al di là della tavolozza colorata del Paese e ciò anche nell’interesse dell’economia più in generale”. Sarà “difficile ancora per molto tempo tornare alle condizioni pre-Covid” anche per Paolo Montalti, segretario generale della Filcams Cgil Emilia Romagna. Regione in cui l’emergenza per il gioco non è legata “solo” al coronavirus ma anche, e ben da prima, all’entrata in vigore della legge del 2013, oggetto di numerosi ricorsi al Tar degli operatori sulla legittimità di chiusure e delocalizzazioni delle attività per mancato rispetto del distanziometro, tutti sistematicamente respinti o quasi. “In Emilia-Romagna già ci sono state proroghe rispetto ai tempi definiti dalla legge regionale per la messa a regime, le bocciature dei ricorsi da parte del Tar a mio avviso rafforzano la posizione della Regione e ritengo oggi poco probabile una revisione della norma regionale sul gioco legale contenuta in una legge che non riguarda solo ed esclusivamente tale materia”, sottolinea. Il sindacalista, inoltre, guarda “con molta attenzione e preoccupazione ai cambiamenti che gli effetti della pandemia potranno produrre, sia nel breve che nel lungo termine, su tutte quelle attività aperte al pubblico e che oggi sono fortemente limitate con tutti gli inevitabili rischi di ricadute occupazionali fino ad ora contenuti con l’intervento degli ammortizzatori sociali ‘Covid’ ed il blocco dei licenziamenti”.