
8 minute read
La rivincita del multita sking
La rivincita del multitasking
PH. ANDREW NEEL, UNSPLASH Susana Royo-Tomas (Acadi), Rosa di Leva (As.Tro) e Elisabetta Gregni (Egp) sono le protagoniste del nostro speciale sulle rappresentanti al femminile di alcune delle principali associazioni del comparto del gioco, raccontando una storia fatta di conquiste e pregiudizi ancora da sfatare
di Francesca Mancosu
“È solo una questione di tempo”.
Una voce comune attraversa il settore del gioco, mondo “per tradizione” a trazione maschile sia nella parte prettamente industriale-operativa che sul versante associativo, ma dove piano piano si stanno facendo strada anche le donne. Manager e professioniste in prima linea nelle associazioni rappresentative del comparto, come testimoniano le protagoniste di questo speciale: Susana Royo-Tomas (Acadi), Rosa di Leva (As.Tro) e Elisabetta Gregni (Egp).
Royo-Thomas (Acadi): «Dall’Italia passi avanti preziosi»
“Già da qualche anno in Italia, magari non ancora nei ruoli apicali ma in quelli immediatamente prima, a livello di quadri e responsabili, la presenza femminile nelle società concessionarie del settore e nelle associazioni di categoria, come Acadi, è evidente e trasversale in tutti gli ambiti: legale, Information tecnology, rapporti istituzionali, comunicazione, risorse umane, amministrazione e finanza. Per cui, anche a livello dirigenziale si arriverà presto ad avere una maggiore rappresentatività”, esordisce Susana Royo-Tomas, membro del Coordinamento tavoli di studio e del tavolo legale di Acadi – Associazione concessionari di giochi pubblici aderente a Confcommercio Imprese per l’Italia, nonché ai vertici dei Regulatory affairs and Institutional relations di Cirsa, società leader nel settore del gioco e del divertimento. “Bisogna tenere conto che l’industria del gioco legale in Italia è abbastanza ‘giovane’ e poco conosciuta realmente. È in qualche modo fisiologico che ai vertici ci sia ancora una maggioranza maschile. Sempre negli ultimi anni in Italia sto avvertendo come anche a livello universitario stanno emergendo corsi di specializzazione sull’industria del gioco che contribuiranno sicuramente a fare conoscere il nostro settore industriale e renderlo interessante come altri, sia agli uomini che alle donne”. Royo-Tomas ne approfitta per tracciare un confronto con il suo Paese d’origine - la Spagna – in tema di parità di genere effettiva. “Secondo gli ultimi dati pubblicati dallo European institute for gender equality relativi al 2020, la Spagna, con un punteggio di 72 punti su 100, è all’ottavo posto nell’Unione europea quanto all’indice di uguaglianza di genere. L’Italia è al 14° posto, ma comunque avanza verso l’uguaglianza di genere a un ritmo più sostenuto rispetto ad altri Stati membri dell’Unione europea e, dal 2010, ha guadagnato 8 posizioni. Personalmente, la misura delle ‘quote rosa’ non è mai stata di mio gradimento. È stata ritenuta opportuna e necessaria per rompere il ‘soffitto di cristallo’ ed aprire l’accesso alle donne in tanti ambiti che gli erano preclusi. Ma è ormai chiaro che si tratta di una misura insufficiente, che non risolve la radice del problema della disuguaglianza fra uomini e donne nell’ambito lavorativo. Il gap salariale rimane ancora. Si è presa consapevolezza che non bastano gli atti giuridici né le disposizioni normative che in maniera forzata impongono la parità di genere sul lavoro. Le politiche e misure messe in atto in Europa, e pertanto in Spagna e Italia, mirano sempre di più ad un’azione globale di educazione, sensibilizzazione e dialogo, di conciliazione fra la vita privata e professionale e di lotta contro gli stereotipi”. In virtù della sua esperienza professionale, chiediamo quindi al membro del Coordinamento tavoli di studio e del tavolo legale di Acadi un parere sul riordino di settore che potrebbe arrivare presto per l’Italia. “Sicuramente si tratta di una ambiziosa riforma che il settore industriale del gioco legale italiano necessita da ormai un decennio. Sarà particolarmente utile ed opportuna la consultazione pubblica tra tutti gli stakeholders interessati, tra cui Acadi. Molto sinteticamente, sul riordino, insieme ai colleghi dell’associazione, credo che proprio per raggiungere i principi che si prefiggono, le misure proposte dovranno tenere conto delle ripercussioni strutturali dovute al Covid-19, permettere la moratoria delle disposizioni espulsive del gioco regolamentato esistenti (la cosiddetta ‘Questione territoriale’) ed il loro superamento con il nuovo modello distributivo e con nuove, realmente efficaci soluzioni di prevenzione primaria delle dipendenze; altrimenti, come già valutato dal Consiglio di Stato, non è possibile bandire nuove gare per i giochi fisici, ed essere ragionevoli, proporzionate ed applicate a tutti i prodotti di gioco legale del portafoglio dell’Agenzia accise, dogane e monopoli”.
Di Leva (As.Tro): «Superare i pregiudizi culturali»
Gregni (Egp): «Valorizzare la competenza e il merito»
Anche Rosa Di Leva, membro del Centro studi dell’associazione As.Tro e direttrice per le Relazioni istituzionali del provider Microgame, nota come il settore del gioco non differisca da altri comparti “dove c’è presenza femminile nell’apparato aziendale, ma con percentuali bassissime nelle posizioni apicali. Esistono barriere invisibili che pregiudicano la carriera di una donna a dispetto delle competenze e delle capacità. Pregiudizi culturali che associano la donna al lavoro domestico, e determinano la convinzione che una donna non potrà dedicarsi al 100 percento alla professione. Vero è che per ricoprire ruoli di vertice le aziende richiedono disponibilità totale e in qualsiasi momento e la donna è svantaggiata perché il carico delle responsabilità familiari è troppo sbilanciato e i servizi non la aiutano né con i figli piccoli né per l’assistenza ai genitori anziani. Purtroppo, a volte, sono le stesse donne a rinunciare alla carriera o ad accettare ruoli di basso profilo nonostante le competenze e le capacità, perché si sentono sopraffatte da tanti, troppi doveri. La nostra società è ancora troppo al maschile; basta ricordare le ultime elezioni per il presidente della Repubblica e le ipotesi della nomina di una donna, subito naufragata, oppure gli incarichi in seno al Governo: i ministeri più importanti sono raramente assegnati alle donne che, tutt’al più, possono ambire alla nomina di sottosegretario. Non serve a nulla parlare di pari opportunità se non si comprende che la parità di genere è un fattore fondamentale per la crescita delle aziende e del Paese e non si riconosce che le donne rappresentano una risorsa formidabile di talenti che operano con coraggio e modernità”. Un talento riconosciuto dall’associazione As.Tro dove le donne “che decidono” non mancano. “As.Tro ha ampliato il suo raggio di azione con l’obiettivo di creare una rappresentanza forte rivolta a tutti gli ‘operatori di gioco’, in tale contesto ha dato vita alla sezione ‘Gioco a distanza e scommesse’, settore in cui ho maturato un’esperienza ormai ventennale che mi consente di offrire un contributo al Centro studi. Le donne promuovono il lavoro di squadra e sono capaci di ascoltare e collaborare per trovare soluzioni, questo è il valore aggiunto che le accompagna”.
L’avvocato Elisabetta Gregni risponde come parte integrante del gruppo di lavoro dell’associazione Esercenti gioco pubblici e Legal & regulatory affairs manager di Novomatic Italia, la cui controllata Allstar è parte di Egp. “Essere donna significa poter portare nella propria esperienza professionale tutte le specificità e le sfumature del lavoro femminile, fortemente incentrate sui bisogni della persona, sulla capacità di conciliazione fra la dimensione lavorativa e quella familiare, sulla propensione organizzativa. Non credo ci sia una formula particolare per il nostro settore anche se nella mia esperienza lavorativa ho visto come l’empatia, la solidarietà, la sensibilità che caratterizzano le donne siano un valore aggiunto per le aziende, elevando la qualità del lavoro, anche di squadra, e consentendo il più facile raggiungimento degli obiettivi comuni. Nelle sale giochi e nelle sale bingo delle aziende associate ad Egp il lavoro femminile ricopre una importante percentuale e le note doti ‘multitasking’ si concretizzano nell’attenzione alle esigenze e all’accoglienza del cliente”, rimarca Gregni. Anche lei pronta a constatare non senza amarezza la presenza in Italia e in molta parte dell’Europa in generale di una “barriera invisibile di pregiudizi culturali, sociali ed economici che impedisce il raggiungimento di posizioni di vertice da parte delle donne o comunque lo consente solo a poche di esse”. Nonostante l’impegno dei “Governi per costruire una società più equa, paritaria e inclusiva, ancora oggi è evidente la mancanza, nella maggior parte dei settori pubblici e privati, di donne in posizioni di leadership. Veniamo da una storia millenaria di differenziazione dei ruoli di genere che – nella vita domestica come in quella lavorativa, sociale e politica – ha portato a una distinzione netta fra donne e uomini, riservando solo a questi ultimi livelli apicali. Ancora oggi, sono poche le donne nei ruoli chiave della politica, della Pubblica amministrazione, della finanza - e nonostante le riconosciute competenze in campi quali scienza, medicina, economia per le donne resta difficile, se non impossibile, l’ascesa verso i vertici. A loro sfavore c’è una lunga lista di motivi penalizzanti, dati spesso dai vincoli familiari. Questa situazione, oltre a non essere più accettabile, rappresenta certamente un limite alla crescita sociale ed economica del nostro Paese. La mia opinione è che si debba guardare sempre alla competenza, alla preparazione e all’esperienza: solo così eviteremo che il bilanciamento tra generi diventi un elemento conflittuale. Mi auguro che in un prossimo futuro si possa giungere ad una parità che sia essenzialmente ‘inclusione’; inclusione intesa come valorizzazione delle competenze e delle conoscenze trasversali, ma soprattutto, del rispetto delle differenze”. Infine, in qualità di esperta in affari normativi legati al settore del gioco, anche Gregni ne approfitta per un commento sulla bozza della delega al Governo per il riordino della distribuzione dei principali prodotti di gioco. “Le anticipazioni vanno accolte in modo positivo, sia per la volontà di risolvere i problemi esistenti da anni, sia per le linee di indirizzo. Da un lato è sempre più urgente definire un orizzonte temporale che dia certezze nella durata delle concessioni; dall’altro, affrontare politicamente le differenze - molto spesso controproducenti - tra disposizioni locali e nazionali. Più in generale, va letta positivamente la ricerca di soluzioni autorizzatorie ed organizzative che contribuiscano alla qualificazione dell’offerta, degli stessi punti vendita e degli esercenti, in un quadro equilibrato di punti vendita specializzati e generalisti per i diversi prodotti di gioco, in cui la tecnologia possiede un ruolo nevralgico per la sicurezza degli utenti finali ossia dei giocatori, ma anche dell’impianto concessorio che garantisce allo Stato legalità ed entrate”.