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Le due facce della medaglia

NEGLI ULTIMI ANNI IL SETTORE DEL GIOCO, DOPO ALCUNI, POCO EDIFICANTI EPISODI DI MERCIFICAZIONE DELLA FIGURA FEMMINILE IN OCCASIONE DELLE FIERE, HA COMINCIATO A OCCUPARSI DI PARITÀ DI GENERE (E SALARIALE) E INCLUSIONE PER LE DONNE. MENTRE AUMENTA IL NUMERO DELLE MANAGER AI VERTICI DELL’INDUSTRIA.

di Francesca Mancosu

Quando si parla di “questione femminile” e di parità di genere, applicata alla vita quotidiana così come al lavoro, il problema, forse, non sono gli estremi, ma tutto quello che c’è nel mezzo.

Un assunto che può valere per tutti i settori, ma di cui è paradigmatico quello del gioco, dove negli ultimi anni si parla sempre più spesso di tali temi e dove continuano a sussistere forti differenze.

Fra il vertice e la “base” innanzitutto.

Appare sempre più “normale” vedere delle donne alla guida di aziende o nei posti apicali del loro management. Ne sono un esempio figure come Jette Nygaard-Andersen, dal 2021 amministratore delegato di Entain, colosso internazionale delle scommesse sportive e del gioco –proprietario di marchi come bwin, Coral, Ladbrokes, PartyPoker e Sportingbet – che ha fatto un po’ da apripista per le manager del settore. Nygaard-Andersen infatti è stata il primo amministratore delegato donna di una società di scommesse quotata nel Regno Unito, dopo aver ricevuto la nomina ad amministratore non esecutivo di Entain nel 2019. Ricoprendo, tra l’ottobre 2019 e il maggio 2020, anche la carica di presidente e amministratore non esecutivo di Astralis Group, la prima organizzazione di esport quotata in Borsa.

Un esempio a cui guardare, insomma, in un mondo finora a trazione maschile come quello del gioco, nel quale però ci sono tante donne impiegate nella gestione quotidiana delle sale ma considerate un po’ “invisibili”, e dove non mancano altre donne d’avanguardia. Come Ewa Bakun, director of industry insight and engagement di Clarion Gaming, so- cietà organizzatrice della fiera Ice London e firma della rivista GiocoNews, per la quale cura una rubrica titolata, non a caso, “Gioco & sostenibilità”. iobhan Lane ( Light & Wonde r), Natalia Hilevych ( Parimatch Est Europa ), Marina Ostrovtsova ( BGaming ): sono vari gli esempi, a livello internazionale, di donne ai vertici di società di gaming. In Italia la presenza femminile nel gioco pubblico ha percentuali che variano dal 36 percento al 53 percento nei principali concessionari, con punte decisamente superiori nella rete distributiva fisica e nelle imprese a maggior componente innovativa. Secondo gli unici dati disponibili e riferibili a poche realtà aziendali, il gender pay gap è superiore al 10 percento, mentre le donne sono presenti nei consigli di amministrazione con una percentuale pari al 30 percento. Un confronto con la situazione nazionale: a dicembre 2022, sono poco meno di 9,8 milioni le donne occupate nel nostro Paese, il 42 percento del totale, con una partecipazione al mondo del lavoro pari al 51,3 percento, 18,3 punti in meno rispetto agli uomini. La differenza tra le retribuzioni orarie lorde maschili e femminili in percentuale su quelle maschili è pari solo al 4,7 percento, ma sale al 43,7 percento se si introducono altri due fattori, la media mensile del numero di ore retribuite e il tasso di occupazione, tra i più bassi d’Europa. In termini comparativi, dunque, il

Sulle nostre pagine Bakun sottolinea i passi in avanti compiuti dalla fiera britannica per il riconoscimento dell’importanza della diversità, riflessa innanzitutto nella rappresentazione, e nella rappresentanza, delle donne, ribadendo però che c’è ancora tanto da fare. In primis negli approcci di certi espositori, restii ad abbandonare la riproposizione di un’immagine stereotipata e sessualizzata delle donne.

Uno dei casi più eclatanti in tal senso si è verificato nel 2018, quando Sarah Harrison, allora amministratore delegato della Gambling commission del Regno Unito, ha “avvertito” gli operatori delle possibili conseguenze in caso di comportamenti manipolatori della figura femminile alla luce delle rivelazioni su una conferenza in programma ad Ice London con ballerine di lap dance, uno spettacolo a tema Playboy e hostess che hanno riferito di essere state molestate.

Un episodio che ha provocato gli strali di deputati di ogni schieramento politico e rappresentanti del settore del gioco, e ha portato l’organizzatore della fiera, Clarion gaming, a dichiarare: “Ice London ha collaborato con l’Associazione europea dei casinò per incoraggiare una rappresentanza rispettosa delle donne negli stand espositivi. Questo programma è iniziato nel 2016 e continuerà”.

Già dall’anno successivo il cambiamento nella rappresentazione delle donne in fiera è stato visibile e sono state attuate delle misure più decisive e prescrittive, sviluppando il codice di comportamento a cui tutti gli espositori e visitatori della fiera dovevano e devono aderire.

Il “problema” però è tornato alla ribalta nel 2021, in occasione della conferenza iGaming di SiGma Malta. In questo caso è stato Khalid Ali, Ceo dell’International betting integrity association (Ibia) a criticare la presenza di “pole dancers vestite in modo provocatorio”, rimarcando lo scollamento tra gli argomenti protagonisti della conferenza – la sostenibilità, in primis – e il suo contorno.

“Pensavo che come industria fossimo andati oltre questo, ma purtroppo sembra che non l’abbiamo fatto. Tutti nel nostro settore hanno la responsabilità di mantenere gli standard più elevati, compresi gli organizzatori di eventi. Andando avanti mi assicurerò che qualsiasi futura partnership con gli organizzatori di eventi includa una clausola di decenza, perché quello che ho visto è inaccettabile”, dichiarò ai tempi. Casi, episodi, esempi che probabilmente non saranno gli ultimi a finire sotto i riflettori, ma parlarne, criticare, indignarsi, e poi agire per cambiare questo stato di cose, è già un primo passo, perché significa aver capito che c’è un problema da affrontare, mentre prima sarebbe sembrato “tutto nella norma”.

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