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Rosa sì ma non troppo

L’ EMPOWERMENT FEMMINILE NEL MONDO DEL GIOCO PUBBLICO. A CHE PUNTO SIAMO E FINO A DOVE POTREMMO ARRIVARE?

a cura di Matteo Marini possono dare al mondo del lavoro e a quello del gioco pubblico, in particolare. settore del gioco pubblico sembrerebbe collocarsi in una posizione più avanzata rispetto al resto del Paese per partecipazione femminile al mondo del lavoro, ma resta indietro per gender pay gap e presenza delle donne ai vertici aziendali, sebbene le donne rivestano ruoli importanti in funzioni dirigenziali e di middle management.

Eppure, i numeri non bastano a raccontare il contributo in termini di cambiamento che le donne ultima cosa che vorrebbe un organizzatore di convegni è che un relatore si ritiri a una settimana dalla partecipazione, quando è in genere molto difficile trovare un sostituto appropriato. Quest’anno all’Ice ho affrontato una situazione del genere che qui riporto, perché alla fine, nonostante poteva trattarsi di un fastidio da risolvere, questa storia si è rivelata un esempio edificante e una fonte di ispirazione per questo articolo.

Matteo Marini si è occupato del settore del gioco legale negli ultimi 20 anni. Tra i fondatori del concessionario G.Matica – oggi Admiral Gaming Network - nel 2003, ne è stato presidente dal 2010 al 2013. Dal 2013 fino a dicembre 2022 ne è stato amministratore delegato. Nel periodo 2015-2016 ha ricoperto il ruolo di presidente dell’associazione dei concessionari Acadi, aderente a Confindustria SIT.

“Il potere logora chi non ce l’ha”, amava ripetere Giulio Andreotti, facendo sua la frase del politico francese del Settecento, Charles Maurice de Talleyrand-Périgord. Le ultime settimane, con le dimissioni della premier scozzese Nicola Sturgeon e di quella neozelandese Jacinda Ardern (non a caso due donne), hanno dimostrato che esistono dimensioni altre nell’esercizio della leadership: la consapevolezza e la responsabilità. Sono le stesse che le donne del gioco pubblico hanno esercitato nei lunghi mesi delle chiusure pandemiche, portando all’attenzione del mondo politico e governativo le istanze di un settore troppo spesso lacerato nella sua rappresentanza. E lo hanno fatto, nelle difficoltà del periodo e con alterni successi, a prescindere dal segmento di gioco e/o dalla dimensione aziendale a cui appartenevano. Da lì sono nate, inoltre, altre esperienze di rappresentanza al femminile. Ascolto, empatia, rispetto. Sono le parole chiave delle nuove leadership declinate al femminile, secondo gli studiosi di modelli organizzativi. Forse è da qui che anche il settore del gioco pubblico deve ripartire, mettendo al centro della propria cultura d’impresa e del proprio management anche le donne e non solo prime donne. Senz’altro uno spunto interessante per ripensare il proprio modello di rappresentanza e costruire una nuova e diversa reputazione nell’opinione pubblica.

In genere, mettendo insieme i programmi dei convegni, aspiriamo a un equilibrio di genere, anche se una divisione 50/50 è ancora difficile. Il bilancio del convegno sulla Protezione del consumatore era di 24/14, con i panel generalmente rappresentanti dei due generi. Tranne uno: tutto maschile e con soli relatori di pelle bianca, come mi è stato fatto notare da uno dei relatori. Scusandosi, in maniera gentile e rispettosa, tale esperto si è ritirato dalla partecipazione citando il suo principio di non partecipare ai panel “uniformi” nel genere come quello in questione. Sì, non è stata una notizia gradevole a ridosso dell’evento, non tanto per il fatto di dover trovare un altro relatore, ma soprattutto perché indicava il mio personale fallimento nel notare il problema. Ma lo stesso esperto, ritirandosi, mi ha proposto una soluzione – gradita non solo perché mi toglieva il fastidio di cercare un sostituto, ma soprattutto perché risultava esemplare in ottica di una vera alleanza di cui donne e altri gruppi di minore rappresentanza, hanno ancora bisogno da parte degli uomini. Ecco la sua proposta, così semplice, però con tanto impatto: Keith Whyte, il relatore di cui parlo e il direttore dell’organizzazione statunitense, National Council on Problem Gambling, ha suggerito di essere sostituito da una sua collega. Pur essendo lui la massima carica all’interno dell’istituzione che gestisce, ha ceduto il suo

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