Una donna tutta nuova

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Giovanna Esse

UNA DONNA TUTTA NUOVA


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tempestivamente

persone

o

cose

esaudita.

realmente

Ogni

esistenti

puramente casuale. ©Giovanna S. – 2016

UUID: 63f45916-d95e-11e5-8e34-0f7870795abd Q u e s t o l i b r o è s t a t o r e a l i z z a t o c o n S t r e e t L i b Wr i t e ( h t t p : // w r i t e . s t r e e t l i b . c o m ) un prodotto di Simplicissimus Book Farm

riferimento è

da

a

ritenersi


Programma

1 - IN TOUR

2

2 - AMBIENTAMENTO

8

3 - FRATERNIZZARE

11

4 - APPROCCIO COL MONDO DELL'AVVENTURA

15

5 - GIOCHI NOTTURNI

20

6 - RELAX

23

7 - ESERCIZI

26

8 - GIOCHI DI RUOLO

29

9 - IL PERCORSO SI FA DURO

32

RINGRAZIAMENTI

39

1


1 - IN TOUR

Arrivo degli ospiti, conoscenza con le maestranza e sistemazione nella struttura.

«D

ai ! Praticamente siamo arrivati; credo manchino al massimo una trentina di chilometri!» La sua voce, come al solito, aveva il timbro scherzoso, a

volte lievemente irriverente che l’aveva colpita sin dalla prima volta che si erano sentiti, al telefono. In realtà, succedeva solo da una decina di giorni. «Aspetta, per favore» disse Anna «ci risentiamo tra cinque minuti.» e staccò senza aggiungere altro. Il suo lui era seduto al posto di guida, evidentemente seccato. Nonostante fosse pomeriggio inoltrato, nonostante avesse scelto un posto all’ombra dei grossi platani, nello spiazzale faceva caldo. Anna era a disagio, lo era fin dal mattino. Si era spinta troppo oltre; si era ficcata in una situazione che non faceva per lei. Era una donna solare, dotata di grande fantasia, ma tranquilla, poco propensa all’azione e, soprattutto, impreparata a... come dire? All’avventura? Non avrebbe dovuto esserci niente di troppo pericoloso o di particolarmente disdicevole in quell’incontro, ma a lei, intanto, frullavano per la testa mille pensieri. 2


Il marito la guardò con la coda dell’occhio, poi sbottò: «Ma cacchio, Anna, deciditi. Che si fa? Prima gli dici di sì, poi gli dici di no. Insomma, mi sembri na’ criatura!» Sbuffò. «Vuoi tornare a casa? Vuoi aspettare? Deciditi e falla finita... invece di agitarti senza concludere niente.» Poi si raddolcì e aggiunse, in maniera più rassicurante. «Guarda amore che non devi proprio darti pensiero per me.» Lei si mordicchiava il labbro, continuava ad essere tesa, forse aveva la testa da tutt’altra parte. «E’ vero, ci tengo ad andare da Domenico, ma se vuoi veramente che resti... dillo! Basta che chiamo... mica me l’ha ordinato il medico.» Continuò il marito « Dimmi tu che devo fare?» E Anna si decise: voleva restare, era troppo curiosa ma, come si suol dire, voleva pure pararsi il culo. Nell’ultima settimana si era sentita spessissimo con Paolo, sia in chat che, addirittura, al cellulare, ma nonostante la stessa Giovanna l’avesse rassicurata sul tipo di persone che erano, Anna non se la sentiva di vestirsi da femme fatale. Una “tenera polpettina” non poteva, a trent’anni passati da un pezzo, diventare una Vamp. Come la sua “amica” le aveva anticipato, Paolo si era comportato sempre da signore e, persino in qualche chat più libertina e confidenziale, non era mai stato volgare né maleducato. Però ora, se davvero la volevano conoscere, dovevano accettare tutto “il pacco”: prendere o lasciare! C’era lei, suo marito, e le sue indecisioni. Soprattutto non dovevano mai pensare di averla in pugno. Osservò la piazza; si lasciò rassicurare dalla monotona routine del villaggio turistico che stava di fronte. Gente che andava e veniva dall’unico, grande, Bar e bambini che sciamavano nei vialetti sterrati del Parco 3


Giochi. Paolo diceva di conoscere il posto, aveva viaggiato molto. “Ok , via!” sorrise a suo marito poi sfiorò il tasto di chiamata sull’iPhone. Forse fu quella la prima volta che Paolo non richiamò ma rispose in tutta fretta. Sentire il desiderio nell’aria; quella fretta di sapere, quella sete di vederla, le piacque. Come negarlo? «Allora?» disse deciso. «Allora, ok.» rispose Anna «Siamo all’ingresso del Villaggio!» «Oh, grazie a Dio!» il suo tono era sollevato «Guarda cara, stiamo attraversando il paese, credo che massimo in cinque minuti…» Ma Anna lo interruppe, parlando con maggiore spigliatezza: «Non ti preoccupare, ti aspetto... “zio”!» disse, temendo si potesse intuire il lieve rossore che le aveva invaso le guance, ma il marito, a fianco, non lo colse. Certamente non vedeva l’ora di tagliare la corda per raggiungere i suoi amici. «Allora ascolta bene: queste sono le istruzioni,» cominciò Anna, tra lo scherzoso e l’autoritario «adesso che vengono, ci si saluta; può darsi che insistono per offrirci qualcosa al Bar, ok? Se vedi che invento una scusa, un impegno improvviso per venire via… Tela! Capito?» lo scrutò per assicurarsi, poi continuò «Sarà pure il vecchio zio, ma se ho la sensazione che potrei farmi due palle, preferisco venir via subito!» «Amo’, l’importante e che decidi in fretta,» disse l’uomo, che ormai aveva la testa da tutt’altra parte «basta fare scene; io non posso rimandare, chiaro? Me ne vado, poi, verso le undici, a fine partita, ti posso pure venire a prendere, se vuoi. Ci sentiamo dopo.» Stava finendo di parlare, quando la grossa berlina grigia si fermò a pochi metri, e “lo zio” Paolo, scese dall’auto con disinvoltura. Anna lo studiò rapidamente cercando di non farsi notare, 4


come solo una donna sa fare. “No,” pensò sicura “non è una delusione, il tipo non mi dispiace.” Diversamente dalle foto, da vicino il fisico di Paolo era molto più imponente, la postura decisa e qualche chilo in più, lo facevano sembrare più alto di quello che era; il suo spirito, poi, trasbordava: era un uomo dalla personalità indiscutibile. All’improvviso, nella testa di Anna, scattò uno strano e inaspettato meccanismo: la sua preoccupazione non era più tanto quella di accettare lui, ma di come lui avrebbe recepito lei. Gli sarebbe piaciuta? Se l’aspettava com’era? Veloci ombre funeste offuscarono la parte squisitamente femminile del suo cervello, si pentì della voluta semplicità con cui si era presentata all’appuntamento. Quasi non si era truccata, ai piedi i sandali bassi non aiutavano a impostare il suo corpo, effettivamente dall’apparenza abbastanza gracile. Si pentì pure di non aver messo il reggiseno e, soprattutto, di non avere truccato, come d’obbligo, il seno non troppo esuberante. Ormai era troppo tardi... ma non riuscì a pensare abbastanza in fretta un “chissenefrega?”, perchè l’altro sportello si aprì... e... quasi venne meno, quando dall’ auto uscì Giovanna. Ne avevano parlato ma non se l’aspettava così: alta, giunonica, appariscente ma sobria. Indossava un semplice camicione nero, al ginocchio, stretto e tirato sul seno notevole, ostentato senza troppi veli. Nonostante si fossero scritte spesso, come amiche, la donna non era certo “innocua” come aveva cercato di far credere, doveva aspettarselo; voler primeggiare è nella natura stessa di ogni donna. Persino il suo giovane marito adesso sembrava non aver più tanta fretta di squagliarsela. Anna era stata sciocchina, aveva titubato troppo cercando di minimizzare le opportunità che potevano scaturire dal loro incontro. I sandali, alla moda 5


Positano, con la zeppa in sughero e fatti a mano, spingevano il corpo della “matrona”, slanciandolo direttamente verso la vetta di un metro e novanta: impossibile passare inosservata, specialmente in un piccolo paese del sud. Si rose il fegato, cercò di riprendersi e si riservò di imbastire al più presto una sua forma di “vendetta”. Si presentarono cordialmente e Giovanna abbracciò e baciò sia lei che il marito; se non altro, quando iniziò a parlare, si capiva che era la persona pratica e disponibile che lei si era dipinta in testa. Non ricevendo nessun segnale e troppo infervorato dal tradizionale appuntamento settimanale con i vecchi amici, suo marito aveva la neve in tasca. La scena era troppo familiare, l’entusiasmo che emanava da quei tre era talmente genuino che, a un occhio frettoloso, poteva sembrare davvero un rimpatrio cordiale tra vecchi componenti di famiglia. Per lui, la partitina e il dopo… pizza, birre, risate... era un impegno a cui teneva troppo; tra l’altro era lampante che la mogliettina aveva rotto ogni

indugio

e

pareva

non

avesse

nessuna

voglia

di

abbandonare la combriccola. Poi, dalla macchina venne fuori un ragazzino di circa otto anni: viso simpatico e, tra le dita, l’immancabile Nintendo. Fu un attimo, vedendo il piccolo, Anna abbandonò definitivamente ogni ritrosia e il suo uomo salutò alla svelta, scomparendo rapidamente nella sera che incombeva. Anna gli aveva sorriso in maniera rassicurante e, baciandolo, gli aveva fatto un cenno d’intesa... era chiaro che era felice di restare con suo zio e la sua famigliola. Se ne andò tranquillo e senza pensieri: Anna aveva incontrato, finalmente, quel vecchio parente, che viveva lontano, e adesso si godeva in pace la riunione familiare. “Beate le donne, che vivono di tutte queste piccole stronzate!” pensò. 6


7


2 - AMBIENTAMENTO

Mettersi a proprio agio lasciandosi cullare dalle opportunità...

A

nna, ora più a suo agio, sedette tranquilla sul sedile di dietro, vicino al ragazzino. Paolo fermò l’auto a pochi metri dalla Reception, per

andare a ritirare le chiavi del bungalow. Intanto dall’ufficio venne fuori una bella ragazza dello Staff, non era italiana e Anna ne fu felice. Era venuta per salutare Giovanna, poi le ricordò che sua madre era al market, e che più tardi si sarebbero riviste, con calma. “Era tutto vero,” pensò Anna, mentre attendeva. “Perfetto: non era stata una povera idiota; non era cascata in nessuna trappola virtuale.” Si congratulò con se stessa e tirò un respiro di sollievo. Adesso, superato l’effetto sorpresa, voleva solo “capire”! Capire come sarebbe andata, comprendere il suo ruolo. Infine... Paolo, cosa si aspettava da lei? Come poteva pensare di collimare l’amicizia col piacere? Come collegare il piacere, con la presenza di Giovanna? Virtualmente amica ma, dal vivo, perfetta sconosciuta. Vero, era stata proprio Gio’ a proporle quel “gioco”; si era parlate molto, spesso a cuore aperto, ma mai di sesso, solo di 8


libri, racconti... un po’ del quotidiano. Poi Giovanna doveva avere intuito i segreti del suo animo: Anna aveva un carattere aperto e cordiale; Anna amava la sua terra e la gente... ma, nel cuore, aveva anche l’estro di un’artista e la potente curiosità di conoscere. “Semel in anno licet insavire” dicevano i poeti Latini... ecco, Gio’ aveva

capito

che,

sotto

sotto,

ad Anna

mancava

quel

“Carnevale” occasionale. Quel momento di libertà trascendente: un giorno di follia, un’occasione per liberare il “daimon” sopito nel suo cuore. Una notte si era fatta seria: “Ascolta amica mia, devi sapere che,

per

la

nostra

discriminazione

tra

società, uomo

esiste e

ancora

donna;

lascia

una

potente

perdere

le

chiacchiere, la politica e il femminismo. Se tuo marito si scopa dieci ragazze, sarà pure infedele, ma viene considerato un grande donnaiolo, le ragazze delle puttane e tu... tu puoi scegliere: cornuta e contenta, o moglie in crisi con tanto di depressione. Se, al contrario, tu usi il ragazzo del lattaio per sfogare il tuo piacere di un attimo sei una grandissima prostituta.” Poi Giovanna continuò. “Per fortuna non tutti la pensano così ma resta, per una donna, molto complicato soddisfare la sua sete di nuovo, di trasgressione, con la realtà di questa mentalità... per questo nascono sordide storie di corna, che spesso finiscono male. Perchè nemmeno tradire è facile; spesso lo stesso ganzo che ti fa la corte per scoparti, nella sua piccola mentalità, è il primo a giudicarti male. Da qui, a farsi sputtanare il passo è breve. Se vuoi giocare senza farti male ti presento io una persona, una persona di grande fiducia, che so per certo essere esperta e capace. Una persona che lascerà il gioco sempre nelle tue mani e di cui ti puoi fidare... sia che tu voglia chiedere un 9


punto di vista, sia che tu voglia passare le ore più incredibili di sesso che hai mai immaginato.” Il giorno dopo, Anna, tra le amicizie virtuali, si ritrovò un nuovo,

imbarazzante,

personaggio,

non

un

gigolò

ma

semplicemente il marito di Giovanna: il suo nome era Paolo. Da quel momento i rapporti con Giovanna si erano diradati quasi del tutto, mentre con Paolo, un tipo gagliardo e simpatico, si erano di molto intensificati. Era evidentemente un uomo vissuto e sapeva quando accelerare oppure quando era il momento di fermarsi. Eccola ora, in quella macchina. Sul sedile davanti, una Giovanna dolce ma taciturna; ancora non le permetteva di capire cosa sarebbe potuto nascere da quell’incontro abbastanza anomalo. Lei… sapeva? E cosa? Mistero. Eppure, con il suo uomo, qualche “chat di fuoco” c’era stata… Lui aveva dato fondo al suo vocabolario più imbarazzante e lei, Anna, non si era sottratta. Un fiume di parole scritte, che comparivano

inesorabili

sullo

schermo

bianco

del

PC,

solleticando profondamente la sua libido, fino a, perché nasconderlo? eccitarsi e bagnarsi tra le cosce, che più volte si era carezzata; che più volte si erano ribellate sulla sua piccola sedia, aprendosi e chiudendosi, spinte in fuori dalla vulva vogliosa. “Chi vivrà, vedrà!” Pensò filosoficamente. “Ormai ci sono…”

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3 - FRATERNIZZARE

Stringere rapporti e amicizie, formare il gruppo per diventare squadra.

L

a serata trascorse nel migliore dei modi. Il loro Bungalow aveva un ampio spazio intorno e, dietro, il bosco

fitto.

C’era

grande

tranquillità:

ovattate

giungevano le voci dei commensali ancora a cena, mentre iniziava il canto dei primi uccelli notturni. I suoi ospiti si scusarono e poi si dedicarono a sistemare le valige. Venne ignorata bonariamente e questo la aiutò a sentirsi completamente

a

suo

agio.

L’atteggiamento

familiare

le

permise di rilassarsi e di godersi il momento senza stress. Si stava bene lì. Non si sentiva tampinata, né oppressa. Dopo un po’ chiese a Giovanna del bagno, lei la accompagnò, anche se aveva addosso solo mutandine e reggipetto. Arrivate alla porta le prese confidenzialmente la mano e le aprì. «Se ti va» disse «puoi fare una doccia, ci sono due bagni e nessuno ci corre dietro!» Anna ringraziò ma non la fece. Voleva dimostrare di essere in grado di prendere le sue decisioni e di padroneggiare su se stessa. Non le andava di dare tutto per scontato… era lei a decidere cosa desiderava (o non desiderava) fare. Insomma, 11


non voleva capitolare senza capire cosa si aspettassero da lei. Andarono a cena. Un bel locale, una piacevole musica di sottofondo. Lui era un ospite incantevole, conosceva davvero i proprietari, come aveva preannunciato. Anna fu presentata come amica e nessuno diede segno di notarla particolarmente, né di curiosare sulla sua persona. Era lampante: non era finita in un club privè. “E’ già qualcosa!” pensò tra sé e ne sorrise. Poi fecero quattro passi nella pineta, il fresco era piacevole dopo la giornata torrida. Quando Giovanna si allontanò col piccolo verso uno spazio per i bambini, Paolo le parlò in modo diretto e lei provò una specie di brivido, nella sera. «Allora,» disse «delusa?» «No… perché delusa? Siete molto simpatici da vicino, anche tua moglie.» Paolo rise. «Non ti preoccupare di lei; te l’ho detto altre volte: noi abbiamo un rapporto molto libero. La nostra unione, il nostro essere famiglia, si basa su molti altri valori, oltre al piacere.» Si fece più serio. «Noi comprendiamo che non si può precludere l’esistere dell’altro. Non si diventa di legno dopo essersi sposati. A me può piacere una donna… un’altra donna, per la simpatia, per la bellezza, perchè mi attizza farci l’amore. Lo stesso vale per lei.» «Oh! Siete una coppia emancipata, quindi?» Volutamente era stata sarcastica. «Non so,» disse lui «non ci nascondiamo nulla, ma nemmeno chiediamo troppo, se “l’ altro” non dice. Non ci precludiamo qualche occasione di piacere, ecco. Questo è tutto.» Guardò verso Giovanna, poi continuò. «Non ci interessa venire giudicati, non ci sentiamo né strani, né colpevoli. Semmai… coerenti. Visto che il settanta per cento delle coppie sposate si tradiscono, si umiliano l’un l’altro, mentono spudoratamente 12


alla persona che dovrebbero amare e rispettare…» «Ti seguo, continua…» disse lei, interessata. «Che altro dire? Ecco, solo questo… tieni presente che questa estrema libertà ha portato dei frutti inaspettati… noi, cosiddetti “trasgressivi”, abbiamo avuto dei tremendi voli di fantasia, tutto qui! Ma di esperienze folli ben poche, in oltre venti anni. Quindi, ti prego, non credere di far parte di un serraglio. Se sono qui, con te, è perché… tu sei tu, stop! E nessun’ altra avrebbe potuto essere al tuo posto. Non sei un numero, per me, per noi, ma una persona. Una persona meravigliosa con cui ho tanta voglia di condividere qualcosa di piacevole… che sia una serata cordiale o una nottata di follie, cambia ben poco.» «Belle parole, ma resta il fatto che fra pochi minuti tua moglie sarà qui!» Anna aveva sulle labbra il solito sorriso ironico. Intanto, erano arrivati al patio e lui accese una luce. Anna sedette su una sedia di tela, lui si pose al suo fianco ma rimase in piedi, nella penombra. «Quindi, stabilito che tu e la tua lei, siete felici,» cominciò la ragazza «viene automatico capire che io, qui, ci sto come il cavolo a merenda, giusto?» Poi, più diretta. «Perché hai voluto che venissi?» «E perché no?» disse lui. «Ammettiamo che vorrei fare l’amore con te, va bene? Ammettiamo che il desiderio di averti, di toccarti, di baciarti sia veramente forte… Quale sarebbe il problema? Ruoli, etichette?» «Non capisco?» disse lei, sincera. «Voglio dire: per forza devo dirti bugie su questa cosa, devo per forza ingannare la mia donna? Se non mi chiamo “amante”, se non tradisco la sua fiducia, non posso stare con te? Quindi non avrei scelta: rinunciare a questa gioia e sentirmi infelice oppure riempire di bugie lei, e magari pure te. Prometterti amore eterno… Sussurrarti all’orecchio che, da domani, sarai l’unica 13


donna della mia vita; che lascerò moglie e famiglia in due settimane… Questa è la regola? Questi sono i ruoli? Io devo fare lo stronzo e voi le due idiote che cascano nei miei meschini sotterfugi? Lo sai, non è vero? che là fuori, oltre la staccionata, migliaia di persone agiscono così…» La guardò negli occhi e, nonostante i discorsi abbastanza seriosi, sorrideva. «Ascolta, ammetto davanti a te che, nonostante abbia una moglie, non sono un infelice; non patisco la sua presenza come una condanna a morte. Per questo motivo, però, mi dovrei precludere l’opportunità di poterti apprezzare? Di provare affetto e desiderio di te ? E anche attrazione, permettimi, perché sei veramente intrigante: sei una donna affascinante, e lo sai!» Anna era pensosa, tutti quei discorsi la coglievano impreparata e si sentiva strana, così com’era stata strana tutta quella lunga giornata. Ebbe un lieve capogiro, forse di stanchezza. Il fatto era che, nonostante con tutta se stessa avesse deciso di troncare quella situazione che, inutile negarlo, le stava cominciando a sfuggire di mano. Ma Paolo non le diede molte chance, si chinò e poggiò le labbra sulle sue. Senza lingua, le diede dei piccoli teneri bacetti ai lati delle labbra asciutte, attirandola sulle sue con la semplice forza del respiro. Lei non si ribellò. Avrebbe voluto, ma non oppose nessuna resistenza.

14


4 - APPROCCIO COL MONDO DELL'AVVENTURA

Conoscere i membri della squadra e iniziare a fidarsi reciprocamente... è fondamentale.

S

i sentiva frastornata e ora, là, con lui. Le tornavano in mente le parole, le tante dolcezze che si erano scambiati durante

s’inginocchiò

alcune affianco,

serate la

in chat. A quel punto lui le

circondò

col

braccio,

come

a

rincuorarla, infondendole una sensazione di sicurezza. Cercò di nuovo le sue labbra ma stavolta il bacio non fu altrettanto casto; fu lascivo, pieno di lingua e di desiderio. Le baciò tutta la bocca, poi i lobi e ancora il collo. La mano incontrò il seno delicato di Anna, lo toccava con voluttà, godendo di ogni curva o insenatura. Carezzava dal basso verso l’alto, cercando i capezzoli piccini, leggermente puntuti. Le sue carezze non erano insistenti ma avevano un qualcosa di inarrestabile, che rendeva Anna smarrita, ma eccitata. Scaltramente Paolo, avvicinandosi per baciarla, col bacino premeva tra le gambe, divaricandole verso la sua natura. La gonna della ragazza, costretta a risalire, lasciò intravvedere le cosce nude, abbronzate e lisce. Continuò a toccarla con 15


curiosità, come se la esplorasse e restasse stupefatto da ciò che toccava. Non spostò il reggiseno. Non spostò le sue mutandine, però passava dappertutto con le dita, con la bocca. Quando lei pensò che sarebbe stato il momento di opporsi era troppo tardi, era vinta, e l’uomo lo sapeva. Le piazzò tutta la lingua in bocca, e la costrinse ad alzarsi, guidandola verso la casa. Sul pianerottolo Anna si liberò dei sandali. Un momento dopo erano seduti su di un grande divano ad angolo. Paolo, riprendendosi, le chiese se gradiva qualcosa da bere; lei ne approfittò per divincolarsi e andare al bagno. Non si preoccupò di chiudere la porta; quell’uomo terribile, con sua grande sorpresa, la seguì… si poneva con tale disinvoltura che Anna non provò alcun disagio, tranne un calore diffuso e piacevole sulle gote. Pur arrossendo riuscì a fare pipì davanti a lui, poi si accorse che, nel bagnetto all’europea, mancava il bidet. Presa dal disagio si affrettò a premere il tasto dello sciacquone, almeno per far sparire lo’odore caldo dell’orina. L’uomo per nulla disturbato, sorrideva divertito… «Noi qui facciamo così… ti aiuto!» Allungò la mano verso la doccia vicina e le passò la lunga manichetta. Regolò l’acqua e senza alcuna esitazione le lavò con maestria le parti intime; non ne faceva un fatto morboso, al contrario, si comportò come un padre che pulisce la sua bambina. Anna non si raccapezzava più in quella inattesa, inaccettabile confidenza. Non si era mai sentita tanto in balia di un uomo; ma come uscirsene? Quel maledetto agiva in modo tale che sembrava impossibile arrestarlo: era amorevole e virile allo stesso tempo. La scenetta continuò in quel clima irriverente, assurdo, come fosse in Autogrill col suo migliore amico, fu Paolo ad accostarsi alla tazza e orinare… 16


“Pazzesco!” pensò Anna “e non tanto che questo stronzo pisci davanti a me… e io sono più stronza di lui, che non riesco a farci niente…” Non le era mai capitato, tra l’altro, nessuno aveva fatto una cosa simile, con lei nel bagno. Forse era il caso di telefonare e di farsi venire a prendere, eppure… Quella

estrema

confidenza

inebriava

Anna,

che

sentì

l’eccitazione salirle alle tempie. L’odore acre della pipì la eccitò invece di disgustarla, e quel porco doveva averlo sentito… così le sembrò del tutto naturale che lui si girasse, con il pene non ancora duro e, guidandola con la mano dalla nuca, lo offrisse alle sue labbra. Anna ebbe un attimo di riluttanza ma poi cominciò ad assaggiare quell’affare morbido e caldo, la cui testa inizio a pulsare sulla sua lingua. Lo succhiò e lo leccò con delicatezza e quando, in pochi minuti, si fece

duro

ed

eretto,

cominciò

a

farselo

viaggiare

completamente in bocca. Un rumore vicino le fece distogliere lo sguardo; le porte erano aperte e pure le lampade. Nel bagno, invece, la luce era spenta ma ci si vedeva benissimo lo stesso. Era Giovanna. La donna era da sola, li vide ma non sembrava particolarmente sorpresa, al contrario, abbozzò un sorrisetto, che, per Anna, fu abbastanza doloroso. La ragazza fece per staccarsi ma Paolo, con un cenno del capo, la tranquillizzò. In quell’occasione Anna imparò una cosa del sesso che avrebbe sempre rimpianto in futuro: sentirsi esposta, sentirsi osservata mentre si comportava da puttana, era inebriante come un Gin Fizz tracannato tutto d’un sorso. Un piacere psicologico, mai provato, la portò su di giri. Giovanna gironzolò per il tinello, forse a sistemare qualcosa, poi, semplicemente, si avvicinò. Con quel sorrisetto complice, si abbassò, e cominciò a controllare in che modo lei lo prendeva nella bocca. Le carezzò le gambe liscissime, affettuosa, quasi 17


materna, e armeggiò delicatamente per sfilarle le mutande. Solo allora, Anna, si rese conto che erano rimaste abbassate, più in giù delle ginocchia. Subito dopo le aprì la camicetta leggera. Ad Anna sembrava tutto così naturale, anche troppo, ma era terribilmente piacevole, non riusciva a tirarsi indietro e non provava alcun pudore. Dopo quel primo contatto, si spostarono tutti e tre in una camera da letto. Giovanna si limitò a rivestire un ruolo collaborativo, come una Geisha: si era rese quasi invisibile, ma la sua delicata presenza conferiva a ogni naturale rapporto una vena di peccaminoso, un ché di mistico e di proibito. Anna temette, temette di starci, ma anche di non riuscire. Era tutto troppo nuovo per lei… ma il suo lato erotico, la sua sessualità sognata erano ormai inarrestabili, in quella strana serata. Giovanna spiegò che il piccolo era dalla sorella, da qualche parte. Erano soli, semi nudi ed eccitati più che mai. Seduta sul letto, tocco ad Anna, stavolta, osservare: Giovanna si era tolto il reggiseno e i due seni enormi, muliebri, penzolarono appetitosi nella penombra, per un momento Anna invidiò tutto quel ben di dio, visto che le sue, per quanto sode, erano grandi solo la metà. Ora la moglie prendeva in bocca l’uccello di Paolo, senza frenarsi nonostante la presenza dell’estranea. Premendo con la testa e, come per non perderne neanche un centimetro, si teneva con le mani dietro le cosce di lui. Si fermava, tenendolo pressato tutto in bocca, e resisteva, evidentemente senza respirare, fino a scattare all’indietro, per tossire e riprendere fiato. Paolo le porse dei fazzoletti di carta, dove Giovanna lasciava cadere l’eccesso di saliva trasparente, provocato dallo stimolo dell’ugola. Lui era in ginocchio sul letto col lungo coso eretto, come un totem. «Vieni,»

disse

ridendo,

rivolta 18

ad Anna

«adesso

è

ben


lubrificato.» Paolo si stese per terra, su una coperta, affianco al letto; Giovanna la tenne per i fianchi con delicatezza e l’aiutò a montare su suo marito. Fece tutto affacciandosi dal letto, dove se ne stava distesa. Con la mano cercò la figa di Anna e la studiò con le dita sapientemente. La spostò di poco con l’altra mano sul suo culetto, fino a far sì che la vulva s’incontrasse col cazzo. Poi, con un lieve tocco, le premette sulle spalle. Anna discese sul pene e lo prese tutto in una volta. Bagnatissima, il cazzo non trovò alcun ostacolo e penetrò come un perno gigantesco. A lei sembrò di poter perdere i sensi per il piacere. Fece tutto da sola, spontaneamente: cominciò a scopare lenta, con voluttà. Adesso lei e Giovanna erano viso contro viso; con lo sguardo, ora sembrava la sfidasse, ora sembrava implorare il suo aiuto. Ogni tre o quattro ficcate, scendeva fino in fondo e si strusciava sul pube di lui, ruotando il bacino sentiva intensamente quel manubrio infisso dentro. Dopo alcuni minuti di sesso solitario, la coppia si spostò sul letto. Paolo sotto; Anna riprese posto sul cazzo. La sua donna li carezzava intanto. Quando il ritmo giusto fu raggiunto, si abbassò sotto e leccò avidamente lo scroto e la base del pene. Dei colpi di lingua colpirono le grandi labbra di Anna, facendola saltare di piacere.

19


5 - GIOCHI NOTTURNI

Il piacere del bivacco e della promiscuità... magari poco bivacco ma molto promiscuo.

Q

uante cose accadevano quella sera, e del tutto nuove, si sentì cambiare dentro. A un certo punto, Paolo, uscì da lei. Si alzò e la guidò

in modo da farla mettere sul letto a quattro zampe, come una giumenta. Mentre aspettava, alle sue spalle, lui in piedi, imboccava Giovanna; entrambi carezzavano il sedere di Anna. Lei era vogliosa, spazientita, ma la fecero aspettare, era voluto e le piacque. All’ improvviso fu presa di nuovo, in modo forsennato, un po’ come aveva visto fare i cani… Colpi veloci la penetravano, mentre Giovanna la teneva ben salda per i fianchi. Si sentiva profanata, in balia di quei due che, sapientemente, la usavano. Un piacere profondo la invase, mentre provava la voglia di donare il corpo alla gioia di quei due. Rapidamente perse il controllo e cominciò a venire; Giovanna lo sentì e scattò con due dita a sfregarle il clitoride. Ad Anna si strinsero i fianchi e iniziò a sussultare; l’asta spingeva forte, la testa girava, si sentiva come una caffettiera sotto pressione, infatti sbuffava. Era troppo! Scartò in avanti mentre ancora terminava di 20


godere, sfuggì al pene di Paolo e si accasciò sul letto, convinta di finirla così, sbuffando per calmarsi, in attesa che il suo cuore e la sua mente tornassero pian piano alla normalità. Quanto si sbagliava… I due non la mollarono, invece, al contrario adoperarono il suo corpo come fose un manichino; lei era troppo eccitata per avere la forza di reagire e troppo stupita per capire cosa le stavano facendo. Paolo la girò sul letto, e mettendosi dalla parte della testa, le tenne le gambe in alto, nella stessa posizione imposta dal lettino di un ginecologo, in questa modo Anna si ritrovò con la bocca proprio sotto lo scroto dell’uomo, ma questo era il minimo. Giovanna, invece, sembrava assolvere un preciso “lavoro di squadra”: con la mano aperta, approfittando della oscena divaricazione della vagina, le frullava con le dita le grandi labbra, sollecitando il clitoride, adesso grosso come una noce. Anna ebbe quasi paura di quella pratica, tanto decisa quanto inaspettata, ma non ci fu modo di reagire… lei pensava di essere venuta, a anche abbondantemente; lei pensava di avere raggiunto il piacere, e che l’acme fosse stato raggiunto poco prima… e anche superato. Invece il bollore riprese, il respiro tornò affannoso e ritmico: più che emettere il fiato, lo soffiava fuori, quasi emettendo un fischio. Tutti i suoi muscoli erano tesi, le gambe sospese tremavano da sole; le girava la testa, come se avesse bevuto e, senza poter controllare la sua volontà, emetteva degli: “Aaaah… Aaaah…” sempre più lunghi e acuti, ma non le interessava minimamente, anzi gridare come un’ossessa, le piaceva. Allora ebbe iniziò un orgasmo mai provato in vita sua: tutto il corpo, di dentro, spingeva verso la vulva, il centro del suo essere era lì e in quel momento, mentre s’inarcava sulla schiena attraversata da una scossa elettrica, si rese conto che, da qualche 21


parte, degli alti spruzzi di liquido incolore, volavano per la stanza, principalmente spruzzando i seni e il volto di Giovanna, che si scherniva alla meglio ma sorrideva trionfante. Sembrava una strega dal volto di fata, rideva, cercava di difendersi dagli spruzzi, ma non si fermava, la sua mano implacabile continuava senza posa. Anche lei a un certo punto, cominciò a emettere piccoli strilli di gioia. Anna aveva bisogno di sesso, lo avrebbe chiesto persino per carità, addentò il cazzo pendulo di Paolo, che la sovrastava, se ne riempì la bocca, succhiando come una ventosa, per non perdere il contatto con quel grosso tubo di carne e di piacere. Si riprese solamente dopo parecchi minuti. Giovanna la prese per mano e l’aiutò a inginocchiarsi sul tappeto, per poi imitarla. Paolo era troppo eccitato, non reggeva più, si pose di fronte alle due donne, toccando col pene le loro bocche schiuse, a tratti ne penetrava una, poi l’altra, finché, con un grugnito basso e profondo, cominciò ad emettere fiotti di sperma che colpivano le donne dappertutto. Anna ne prese alcune gocce persino in bocca, invece di sputarle, come faceva sempre, le succhiò come un liquore, felice di trattenere a lungo quel gusto strano in fondo alla gola. Dopo, sfiniti, si lasciarono andare sul letto per riposare, mentre Giovanna, distesa tra loro, si masturbava da sola. Sembrava godere del calore dei loro corpi e venne con gli occhi chiusi, mugolando felice, prima di assopirsi a sua volta.

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6 - RELAX

Momenti intimi per assaporare la natura e godersi i piaceri della vita di campagna.

I

l primo canto degli uccellini del bosco anticipava l’alba imminente. Fuori, però, era ancora buio. Anna si era ripresa, riposava, ma senza dormire; era

ancora nel letto matrimoniale. Vicino, avvertiva il corpo abbandonato di Giovanna. Paolo, dormiva russando lievemente. Cercando di non disturbare i due, nella penombra, si alzò per raggiungere il bagno. Tentoni, recuperò la borsetta; raggiunto il bagno e chiusa la porta, accese la luce. Si studiò, osservandosi sul grande specchio e, inaspettatamente, si piacque. Il trucco (per fortuna ne usava poco), ormai era slabbrato, intorno agli occhi il residuo di mascara le dava un’aria triviale, un po’ da puttana… “dopotutto reale, pensò, si era

appena

fatta

sbattere

da

uno

sconosciuto

con

la

collaborazione della sua concubina.” Sorrise tra sé di quei crudi pensieri, ma senza amarezza. Anna, che per spogliarsi completamente col suo ragazzo aveva impiegato tre mesi; che faceva sesso programmandolo, in giorni stabiliti e in posizioni concordate. Ebbe un brivido 23


“streghesco” ripensando ai suoi recenti peccati… carnali. Invece di vergognarsi era felice e trovava molto piacevole girare per casa di estranei, completamente nuda: portava in giro i suoi seni puntuti e il culetto a mandolino, e si sentì bellissima, accettandosi completamente, in questo nuovo modo di essere. Era come sospesa, senza passato, senza preoccuparsi del futuro: stava godendo di una parentesi della vita, completamente sua, integralmente segreta. Ci sarebbe voluta una sigaretta, adesso. Ma ricordò che lei non fumava. “Diventi spiritosa, Anna !?” pensò tra sé. Inviò un messaggio col cellulare per tranquillizzare il suo uomo, che aveva chiamato tre volte. Si fece una lunga doccia, poi si sistemò per tornare a riposare ancora. *** L’alba ancora tardava… Nell’oscurità della cucina incrociò Giovanna che prendeva l’acqua dal frigo. «Ehi ! Tutto bene?» chiese e abbozzò un sorriso. «Sì!» rispose «Vado a stendermi sul letto, di là.» «Perché ?» disse Giovanna «con noi non stai bene?» «Ma

…»

argomentò

lei

sorpresa

«insomma,

non

voglio

impacciarvi, sarete stanchi.» «Ma vieni,» disse la donna, mentre, anche lei nuda, si recava a far pipì. «Vieni in camera con me, sarà divertente.» Anna, che si era appena ricomposta, voleva darsi un tono e pure tornare guardinga, cercò una scusa per non andare, ma non ne trovò. Poi, doveva ammetterlo, non era del tutto “sconvolta” da quella richiesta; una nuova e strana eccitazione la prendeva alla 24


bocca

dello

stomaco.

Si

sentiva

accaldata,

curiosa

e,

misteriosamente, pronta a darsi. Di certo era alterata. Giovanna la prese per mano e la portò con sé. Sulla porta della camera da letto, si fermò a guardarla negli occhi, le accarezzò il viso e i capelli. Con la punta delle dita, senza libidine ma con delicatezza, ammirazione. Le segnò i seni stupendi, strusciando fino ai capezzoli. Anna si sollevò sulla punta dei piedi e si morse il labbro; il solo tocco di quelle persone le imponeva movimenti fisici che non poteva controllare. Quando si rilassò,Giovanna le appoggiò le labbra carnose sulla guancia. Si dovette un poco abbassare, per farlo. Quel movimento aveva un che di mascolino che le ricordò i primi baci, nell’androne dei palazzi bui… e così, improvvisamente: primo bacio fu! Anna si sciolse nel languore: pazza, senza spiegazioni, accettò un bacio vero, lungo e sensuale da una donna. Le labbra grosse ma delicate, morbidissime, le schiudeva per far cedere le sue, e solo per aprirle e permettere alla lingua di viaggiarle in bocca. Fu così che le trovò la sua, di lingua, e cominciarono

a

giocare

languidamente,

succhiandosi.

Si

accorse che l’altra beveva la sua saliva calda, e le piacque. Le uscì di bocca con una carezza. «Vieni» disse, portandola verso il letto. Anna si coricò dal lato di Giovanna, ubbidiente, anche se non sapeva cosa pensare, d’altronde nemmeno voleva pensare! Era tutto finito? Non lo sapeva? Si voltò sul fianco cercando di dormire e di ignorare il fuoco che dal basso ventre ricominciava a salire verso l’addome, chiuse gli occhi, si appisolò, in bocca il sapore delicato dell’amica.

25


7 - ESERCIZI

Prove di forza e prove di piacere: Mens sana in...

I

l cielo era chiaro quando si risvegliò; doveva aver dormito un paio d’ore, senza sognare. Ci mise un attimo a raccapezzarsi.

Era sola nel letto con Giovanna, lui non c’era. La donna riposava quieta, nuda, sotto il lenzuolo di cotone. Era sotto sopra, la testa dal lato dei piedi di Anna e con un braccio, senza malizia, si poggiava su una delle sue gambe. Fece mente locale e ricordò perfettamente dove si trovava. Paolo, in boxer, fece ritorno, sedette dal suo lato e, resosi conto che era sveglia, la baciò con tenerezza, carezzandole il corpo lentamente, sembrava si godesse la sua fresca giovinezza. Passava la mano sui fianchi, sulle tette, stringeva i capezzoli nel palmo. Scivolava con la mano all’interno delle cosce, sfiorava il pube, e affondava fino a passare sulle grandi labbra della sua piccola vagina. Carezzava, poi le poggiava baci sulle labbra, poi sul collo e sulle spalle. Anche le palpebre, baciava, non le era mai successo. Con tutti quei piccoli omaggi sembrava volerla ringraziare di essere là. «Pentita?» sussurrò. Lei schiuse le labbra in un sorriso sincero e fece segno di no. Fu in quel preciso istante, solamente allora, lo 26


capì mentre lo provava, d’improvviso il suo corpo e la sua mente

avevano

deciso:

era

disposta

a

lasciarsi

andare,

completamente, lo desiderava. Qualcosa era cambiato con uno schiocco netto: ora era felice di trovarsi con loro. Si godette le carezze dell’uomo, iniziò a ricambiare i baci e, con la mano, gli cercò nei boxer, dal taglio nella stoffa cominciava ad erigersi il grosso cazzo. Anna lo desiderò così, quando era morbido, ancora assopito, eccitante da succhiare. Non aveva mai osato ammettere queste peculiarità, né con se stessa, né con i suoi uomini, veramente pochi a dire il vero. Ora invece si sollevò rapida per non perdere l’occasione di assaggiare il cazzo, non ancora completamente duro. Lo prese in bocca rapidamente, lo circondò con le labbra, restava ferma e ogni tanto succhiava facendosi riempire dal pene, che si gonfiava pulsando. Le invadeva la bocca, cercando di straripare, allargandosi nella cavità orale, lievitando… una sensazione unica. Il respiro di Paolo accelerò per il piacer; si alzò in piedi, ed Anna lo assecondò, ponendosi seduta sul letto, con la bocca socchiusa in attesa di cazzo. Lo

guardava

come

ipnotizzata,

non

riconosceva

più

le

sensazioni che provava. L’uomo fece delle manovre che lei non capiva, ma le assecondava naturalmente. Con le dita armeggiò, per ricomporre la pelle del prepuzio sulla grossa cappella turgida, ricoprendola; le schiuse le labbra, fino a farle spalancare la bocca tanto che Anna cominciò a sentirsi ridicola, con la bocca aperta verso il vuoto. Allora Paolo, lentamente, come un treno che entra in galleria, cominciò a penetrare, facendo attenzione a non venire a contatto con le labbra, né con la lingua. Anna capì e attese. Non toccava il pene ma lo vedeva entrare; alla fine, quando il glande toccò la sua gola, lui le chiuse la bocca: Anna era completamente piena di cazzo, si sentì la sua troia. Tutto era fermo intorno, lei non riusciva a 27


respirare con la gola occlusa, mentre il piacere schizzava verso l’infinito. Paolo la tenne ferma, con la mano dietro la nuca, infine si decise e con le dita armeggiò per liberare il glande dalla pelle, era come di seta e strisciava tra le sue labbra. Non ce la faceva più, si infilò le dita in figa. Con la mano libera gli prese lo scroto e lo guidò indietro, stava soffocando e aveva bisogno d’aria; un momento dopo coordinò perfettamente i suoi tempi, tenendo Paolo per le palle, iniziò a gestire le sue introduzioni, per prenderlo tutto e riuscire a respirare al momento giusto. “Meccanica” e sesso, per sentirsi uno strumento di piacere…

28


8 - GIOCHI DI RUOLO

Cambiare, provarsi, evolversi... le attività per conoscere meglio se stessi.

P

oche ore erano bastate per trasformare la giovane e flemmatica Anna, in una donna disinibita, assetata di sesso. Dalle certezze di un quotidiano monotono, al

diabolico piacere di dominare, senza curarsi troppo né dell’etichetta, né di quello che avrebbe potuto dire la “gente”. Al contrario, era difficile trattenersi dal desiderio di essere vista da chi la conosceva, da chi quasi la compativa, considerandola una ragazza quieta e prevedibile. Avrebbe voluto che le sue amiche la guardassero in azione e sconvolgerle con le sue nuove performance erotiche. Stava facendo un pompino: un vero pompino. Non il carezzevole, piacevole preliminare, timido e trattenuto, ma un vero bocchino “da troia”. Ingoiava il cazzo con lascivia: la gola si ribellava, emettendo tanta saliva, tutte le volte che il glande le bloccava il respiro, scavando fin dentro l’ugola. Anna, invece di tirarsi indietro, resisteva all’apnea tanto a lungo, che gli occhi si riempivano di lacrime, per lo sforzo. Pensò a Giovanna, che avrebbe dovuto essere alle sue spalle, addormentata. Ma com’era possibile dormisse, con tutto quel 29


casino? Non sbagliava, la bellissima donna si fece viva, e in maniera inaspettata. Aggirò la coppia e sedette sul tappeto, alle spalle di Paolo, dopo alcune leccatine ai coglioni, aprì le ginocchia di Anna con le mani, anzi: le divaricò. L’altra lasciò fare, senza opporre resistenza, sapeva che le labbra calde che le si poggiavano sullo spacco, erano quelle di una donna ma questo non la raggelava più. Al contrario spinse la gnocca in avanti, verso la bocca che, pronta, la penetrò con la lingua, lavorandole l’apertura tra le grandi labbra. Senza usare le mani, solo di bocca, approfittava della spinta di Anna per scavare e succhiare direttamente dal buco. Ad Anna si rizzarono i peletti sulla nuca e i capezzoli divennero di pietra; i piedini puntati contro il pavimento del bungalow. Si godeva quel triangolo perfetto, eccitatissima, non resistette a lungo, spingendosi sui polsi e irrigidendosi, si liberò la bocca e li pregò a bassa voce: «Posso… posso venire?» Non ci fu una vera risposta solo i loro mugolii di piacere… Il loro affiatamento diventava qualcosa di divino, e lei venne, gocciolante

l’estro

in

bocca

a

Giovanna,

che

beveva

e

raccoglieva il nettare a linguate, come fosse miele. Paolo era teso, ma resistette e lo tirò fuori dalla bocca un momento prima di perdere il controllo. Pian piano, confortando Anna con mille carezze, tornarono sul letto. Era mattina inoltrata e Anna si sentiva sfinita, ancora una volta. Si trovarono a faccia a faccia, lei e Giovanna, l’amica le sussurrava parole dolci e piccole battute, Anna la ascoltava sorniona, gli occhi socchiusi: giocavano, come due vecchie amiche in confidenza. Paolo tornò dalla cucina con del buon caffè fumante; l’aroma 30


intenso invase la piccola camera, Giovanna si levò, grata, a sorseggiare il suo.

31


9 - IL PERCORSO SI FA DURO

E' la parte più impegnativa ma anche quella che da il massimo delle soddisfazioni!

P

aolo si sistemò sul letto, appoggiandosi alla testiera, era nudo. Si trovava alle spalle di Anna che, con estrema confidenza, si adagiò al suo fianco; con la mano a coppa,

gli coprì l’uccello, come una conchiglia. Era morbido e piccino, molto piacevole al tatto. In fondo era solo una carezza molto intima, appoggiando la testa pensò che, finalmente, avrebbe riposato fino a tardi. Ma l’affare di Paolo diventava sempre più duro, rispondendo con una certa “arroganza” al suo massaggio tenero e cordiale. Anche Giovanna si distese, com’era già accaduto le si pose proprio di fronte, bocca a bocca, occhi negli occhi. Le circondò la spalla con un braccio, facendo in modo che il grosso seno posasse contro il suo, l’altra mano gliela poggiò piatta sui peli del pube, le spingeva lievemente il bacino verso dietro… Anna si accorse che desiderava farla piegare un poco, ad “esse”, ma non ne capiva il motivo. Giacevano tutti e tre di fianco: Anna e Giovanna, bocca a bocca, e Paolo col membro di nuovo duro e puntato dietro Anna. La donna iniziò a baciarla, con passione, la sua sembrava la lingua 32


di un ragazzo, ma solo assai più dolce. Carezzava le mammelle, tastava

il

suo

ritmicamente

i

pancino, fianchi.

mentre Quando

Paolo il

suo

le

accarezzava

pene

ridivenne

completamente vigoroso, lo piazzò dritto tra le due chiappe della giovane. Armeggiò con le mani e, come sapeva fare lui, adattò la sua carne intorno alla testa del membro che teneva ben saldo, puntandolo verso Anna. Giovanna si levò, mettendosi trasversalmente su di loro, con una mano sulle natiche iniziò a farle vibrare velocemente, come palpasse un cuscino, l’altra la mise davanti, infilando due dita nella vagina di Anna, strattonando decisa, come l’avesse presa all’amo. Paolo, con le dita sporche di saliva le cercò il piccolo orifizio. Anna capì solo adesso il loro progetto. «No, per favore, non ci sono mai riuscita.» «Non ci sei “mai” riuscita… fino ad adesso!» Sussurrò Giovanna con voce suadente e pervasa da una velata ironia. Anna si morse il labbro: ammettere la sua verginità anale era il sistema migliore per infoiare ancor di più i coniugi, per nulla contrariati dal suo diniego. «Ma come puoi rinunciare a un piacere così intenso?» Disse la sua nuova amica. «Prova solo a pensarci, sarai completamente domata… una cosa sua, una cosa nostra… immagina.» Ma Anna era spaventata: «No, per favore, mi sono sempre fatta male…» Ma Giovanna, leccandole le labbra, disse: «Ci credo, non c’ero io, tesoro!» Paolo si inserì nel loro parlottio con uno strano modo di parlare, brutale e banale, che fece un effetto inatteso alla loro “vittima”… Mentre carezzava lo spacco del sedere, cercando di renderlo umettato al punto giusto, iniziò: «Dai, non ti ribellare. T’inculo poco poco… neanche te ne 33


accorgi. Ti metto dentro solo la testa. Ci metterò pochi minuti: resta ferma e prendilo, forza!» Quel tono odioso, quel suo presentare la cosa come un’impellenza, una trafila lurida alla quale lei non poteva sottrarsi, le ingarbugliò i sensi. “Come osava parlarle così? Chi gli dava il diritto di ordinarle di star buona; di assecondare il suo esclusivo piacere… chi cazzo era lui, per… per...” Ma perchè il plesso solare le doleva tanto per il piacere? Perchè si sentiva le vene pulsare di sangue bollente? Quel caldo maledetto la rendeva lasciva, molle e prona ai desideri di quello sconosciuto. Lui continuò profferendo mezze frasi, volgarità dette con dolcezza, e la mente della donna cedeva, pronta a donargli anche il corpo, annullandosi per quei due. Adesso Paolo era freddo, disinteressato ai suoi sentimenti: quel porco voleva solo trapanarla. Gli interessava solo ficcare, che lei ne godesse oppure no. Anche la donna, sembrava una strega, la incoraggiava con voce dolce ma frasi lubriche: «Dai, dagli il culetto per qualche minuto, che ti costa? Nemmeno te ne accorgi. Lo hai sentito, no? Dice che sborra presto presto: prenderai solo pochissimi colpi… vieni, stringiti a me che passa subito…» Anna era offesa da quel trattamento triviale, le si rivolgevano come fosse una ragazzina che deve fare “la puntura”; tutto ciò era talmente inaccettabile da farla venire in mano a Giovanna, che non si fermava. Stette al gioco: «Va bene…» disse roca «ma facciamo in fretta e non lo mettere dentro tutto! Proviamo dai.» Sperò di essere stata brava e di aver superato in troiaggine la stessa Giovanna, ma la donna non diede segni di curarsene. Non sembrava competitiva, anzi, si dedicò alle natiche con entrambe le mani e armeggiò col suo 34


culetto, dilatandolo con le dita. La testa del cazzo di Paolo non si fece attendere: si fissò, prepotente, davanti allo sfintere stretto. Giovanna la allargava infilandoci le dita con sempre maggiore facilità, dilatava a ogni passaggio facendo spazio al pene di suo marito. Anna la sentiva chiaramente la pressione del glande. Per alcuni minuti tutto si svolse in maniera piacevole, si sentiva scavare e spingere, si inumidiva, si bagnava. Era arrapatissima! Venne lubrificata solo con la saliva, ma il frugare delle dita di Giovanna aveva fatto sì che il suo culetto si bagnasse, di un liquido chiaro e scivoloso. Piena di vergogna si toccò con le dita e le annusò, aveva un profumo strano, neutro … Improvvisamente l’amica le strinse le gambe tra le braccia e Paolo, da dietro, spinse e stavolta faceva sul serio. Un botto improvviso le schioccò nella nuca. Non aveva sentito tanto male, ma aveva avvertito distintamente lo sfintere che cedeva di scatto; fino allora era stata solo una passeggiata: il “peggio” doveva ancora venire. Ora e solo ora, per la prima volta, era stata impalata. «Aahhaaa …» emise un solo lungo e languido suono. Era come un grido di resa, un male gioioso. Una sofferenza rassegnata al cazzo, inesorabilmente infisso tra le natiche… Lo spazio vuoto ora era pieno. Lui stava quasi immobile, avanzando solo di pochi millimetri alla volta nella sua intimità. Sbuffò, le mancò il fiato, si sentiva indolenzita e sperò che finisse tutto e subito. Contrariamente alle sue aspettative, Paolo le uscì quasi subito dal sedere, tanto che Anna si allarmò. Che ci fosse qualcosa che non andava? Sgusciando come un’anguilla il membro venne via, e la sua complice fu pronta a carezzare e confortare la ragazza. Le stringeva le chiappe tra le mani, come volesse riparare al danno e farle ritornare “vergine” il di dietro. Le baciava l’ano 35


dolcemente, lasciandole tutto il tempo di riprendersi. Intanto, Paolo si masturbava lentamente per non perdere l’erezione. Dopo Anna fu fatta girare supina e la donna le mise un cuscino sotto la pancia. Capì che lo doveva prendere ancora. Il pensiero la agitava e la eccitava allo stesso tempo, si sentiva anche a disagio per la paura, memore di quello che aveva provato durante la precedente dilatazione totale. Così chiese un attimo per sé e si recò al bagno; quando tornò, obbediente e rassegnata, riprese la sua posizione, come una vittima sacrificale disposta all’inevitabile martirio. Con sua grande sorpresa, scoprì che il culo non le obbediva più: stavolta il muscolo era cedevole e consenziente e così, l’ano lubrificato a colpi di lingua, non oppose nessuna resistenza e il membro, poco a poco, scese completamente dentro lei. Paolo si fermò, una volta inserito tutto il palo. Lei da sotto la pancia si controllò il buchetto e, con le dita, circumnavigò quel cazzone tondo con l’indice e il pollice, saggiando di quanti centimetri l’avesse dilatata. Con sua sorpresa scoprì che ancora poteva farci viaggiare anche un dito, penetrando con esse tra buco e pene: incredibile, pazzesco, esaltante. Non era mai stata così eccitata in vita sua… l’espressione “mi fumano le orecchie”, in quel momento, le sarebbe calzata a pennello. Strillò, mugolò, e sollevando lievemente il sedere, puntandosi sulle ginocchia, riuscì a prenderne ancora di più, per sentirselo tutto in pancia. Ora aveva perso ogni ritrosia, sentiva solo piacere e la penetrazione diveniva sempre più selvaggia; Paolo arrancava impazzito alle sue spalle, trattenendola per i fianchi. Mentre quello scopava come un cane senza freni, lei aveva le cosce dilatate (prima le era sembrata la posizione migliore), adesso, che quella serie infinita di botte si era trasformata in un 36


imperdibile piacere, le strinse, facendo sì che Paolo allargasse le sue ginocchia. Accavallò persino i piedini, per fare forza e stringere di più le natiche, appena profanate. Anche Giovanna sembrava impazzita, raggiante, nel coadiuvare con spinte e carezze, quella tremenda punizione. Anna, rassegnata e complice, venne inculata per oltre dieci minuti, anche cambiando posizioni e ritmo, fin quando Paolo si irrigidì sulle gambe e, puntando i piedi sul letto, la inondò di liquido seminale. Anna si accasciò talmente in fretta, sotto il suo stallone, che temette di svenire dalla stanchezza. Le volte in cui era venuta non si potevano più contare. Giovanna, seduta sul letto, li accarezzava e si masturbava da sola. Anna, da donna, intuì una lieve e ben celata amarezza… era evidente che il suo uomo aveva preso Anna con troppo trasporto e passione. Tanto desiderio per un’altra non può che offendere una donna… ma probabilmente la gioia di concedere piacere, in lei, superava la gelosia e il turbamento. Anna sentì, forte, l’impeto di rincuorarla ma proprio non ne aveva la forza e poi, Paolo le era ancora dentro. Cercava di non pesarle addosso, ma comunque la bloccava. Solo allora si accorse di quanto era sudata, la stanza era calda e umida, e odorava di corpi e di piacere… Paolo le rimase incollato per vari minuti, e lei, tenendo la mano alla sua nuova amica, pensò che era intimo sapere che quell’uomo le aveva avute insieme. «Ho tanta fame,» disse Anna, sorridendo «credo che a pranzo mangerò una bistecca enorme!» Ascoltandosi ridere, si rese conto che da anni non si era sentita così bene. Il coso di Paolo le scivolò fuori, con un suono liquido e rassicurante. 37


Poco dopo, Anna si tamponò col lenzuolo e si addormentò… incurante del mondo intero; sentendosi una persona nuova, un’esploratrice che ha raggiunto la meta… Nessun senso di colpa: gli altri non potevano capire.

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RINGRAZIAMENTI Questo lungo racconto, ripreso da una stesura precedente, nasce per una specie di gioco, tra il reale e il virtuale, creato per spasso insieme a una cara amica. A lei vanno il mio ringraziamento per l’ispirazione e tutta la mia stima. “La penna” si sa… quando parte è come una freccia, a volte tradisce la mira dell’arciere, spingendosi molto più in là! Qualcuno potrebbe riconoscersi in queste righe, qualcun altro potrebbe intuire quello che forse non è… oppure è? Non lo sapremo mai. La maledizione di questi incontenibili parti della fantasia è che, come sempre: qualsiasi riferimento a persone o cose esistenti nella realtà è da ritenersi del tutto casuale.

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