Forme d’acqua

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UniversitĂ IUAV di Venezia | Architettura Costruzione Conservazione

a.a. 2015>2016 | II sessione | 27.09.2016 | Giovanni Litt | #279819

Giovanni Litt portfolio

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“La differenza fra un buon architetto e un cattivo architetto consiste, oggi, nel fatto che quest’ultimo soccombe a ogni tentazione, mentre l’altro le resiste.” Ludwig Wittgenstein

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Formazione 2008>2013 Diploma di liceo Scientifico _Liceo Scientifico Statale “Ugo Morin” via Asseggiano, 39, 30174, Venezia 2013>2016 Corso di laurea presso IUAV, DACC _Università IUAV di Venezia Santa Croce, 191, 30135, Venezia

Competenze linguistiche inglese scritto inglese parlato spagnolo scritto spagnolo parlato francese scritto francese parlato

Competenze informatiche Pacchetto Office Autocad Photoshop Illustrator Indesign Rinocheros CityMap RDF

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Giovanni Litt 18.03.1994 via Bennati 27 30038 Spinea|Ve| +39 3484638971 giovannilitt1994@gmail.com

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Forme d’acqua

E’ chiaro che non si possa pensare a un progetto di architettura indipendentemente dal luogo in cui deve essere costruito, indipendentemente dal tempo in cui deve essere costruito. E’ per questo che Carlo Scarpa, a proposito della tomba Brion, soddisfatto del suo lavoro, disse che gli “sembrava di aver conquistato il senso della campagna”, ed era per questo che tornava spesso a visitarla. Ogni edificio, ogni progetto urbanistico o di paesaggio è figlio del suo tempo, delle persone che lo vivranno, dei posti che lo ospiteranno, dei luoghi insiti nella memoria del progettista: Pánta rêi, avrebbe detto Eraclito 2500 anni fa, circa l’irripetibilità degli atti, dei pensieri, delle situazioni. Il progetto continuamente si rinnova e si trasforma, a causa nostra o meno. Allora, ricucendo i concetti di questi tre anni -e qui gran peso ha avuto Venezia che, per mia fortuna, mi è stata di ispirazione fin da piccolo- mi accorgo che l’acqua che fissava Eraclito ha sempre avuto importanza fondamentale nei miei progetti. Posso averla fatta entrare fisicamente in un padiglione; posso averci costruito sopra piattaforme effimere e temporanee; ho cercato di guardarla; l’ho recuperata e resa fonte di energia e sostentamento; ne ho copiato la leggerezza e la fugacità; l’ho accolta all’interno di un tempio; ho cercato di valorizzarla, di seguirne il corso. Il Piave, la pioggia che cade, l’alto mare Adriatico del golfo di Trieste, la laguna di Venezia, i navigli di Milano e l’Olona e il Lambro, sono stati da un lato espressione di una volontà di portare l’architettura vicina ai temi della resilienza, del risparmio energetico, del rispetto per l’ambiente in cui viviamo, ma soprattutto sinonimo di riqualificazione urbana, riconnessione intima con la natura, riscoperta delle tradizioni e delle culture ataviche. Quasi che l’acqua, dove passa, migliori ciò che bagna, come nella Valdrada di Italo Calvino, città costruita sulle rive di un lago, dove tutte le case si affacciano sull’acqua, cosicchè il viaggiatore vede due città: una sopra il lago e una riflessa capovolta, sul lago. L’acqua a Valdrada raddoppia il valore delle cose; è specchio: riflette, ma fa anche riflettere. L’acqua dunque, potenza creatrice di vita, di paesaggi, e, nel mio caso, parte importante di quanto ho fatto e pensato.

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2014 01 p. 11

laboratorio integrato I

02 p. 15

WAVE 2014

03 p. 21

laboratorio integrato II

04 p. 29

WAVE 2015

06 p. 41

tirocinio curricolare

10 p. 67

storia II

07 p. 47

laboratorio di restauro

08 p. 53

urbanistica

11 p. 71

RSRD

12 p. 75

storia III

F. Venezia - A. Norsa - A. De Masi

D. Kettani - M. Siana

2015

05 p. 35

A week with 2015

C. Groesbeck - M. Thadhani

P. Valle - S. Bullo

CORDE associati

R. Naya - T. Matteini

V. Zanchettin

2016

09 p. 59

laboratorio integrato III S. Maffioletti - D. Trabucco

L. Balboni

F. Guerra

F. Musco

G. Zucconi

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LABORATORIO INTEGRATO I

_Molo Audace, Trieste a.a. 2013.2014 Arch. Francesco Venezia Arch. Aldo Norsa Arch. Alessandro de Masi

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Tra la terra e l’acqua

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Posto in pieno centro città, a pochi passi da Piazza Unità d’Italia, così nominato in onore dell’omonimo cacciatorpediniere -la prima nave della Marina Italiana ad entrare nel porto di Trieste il 3 novembre 1918, alla fine della prima guerra mondiale-, si trova il molo Audace; legame tra la terra e l’acqua, una striscia di pietra d’Istria che prolunga il cuore della città friulana -piazza Unità d’Italia- verso il mare: il mare che ne ha caratterizzato la storia, la morfologia, le tradizioni, quindi la vita. In esso è posta una sala ipostila con finalità museale. Quest’ultima, progettata con particolare attenzione ai rapporti tra le misure, all’utilizzo del rettangolo aureo e della proporzionalità tra i vari elementi. Allora la colonna, la seduta, le porte, i rapporti in queste e tra queste, danno vita a un organismo più complesso e in cui le sue parti sono in relazione costante, senza che ciò ne precluda la semplicità. Il fruitore può qui assistere a particolari effetti dati dalla rifrazione della luce sull’acqua - che viene inglobata e resa parte attiva all’interno dell’edifici-, può prendere posizione, scoprendo varie, nuove e inusitate prospettive sulla città e sul golfo. L’eliminazione del superfluo conduce a un’opera idealmente senza tempo, ma con uno spazio interno vivo ed energico, stupefacente per il fruitore. Sopra: la localizzazione sul Molo Audace. Sotto: pianta dell’interno e pianta delle coperture.

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Foto del plastico in scala 1:50

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WAVE 2014

_Isola del Petrolchimico, Porto Marghera |VE| a.a. 2013.2014 Arch. Driss Kettani Arch. Mohamed Amine Siana

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Vue(s) sur Venise: Porto Marghera, a new step toward Venice Il futuro di Venezia potrebbe basarsi sull’evoluzione e la trasformazione di Porto Marghera; un luogo solo apparentemente così dissimile da ciò che gli sta di fronte: la città lagunare è nata sul e dal nulla, e la medesima cosa potrebbe accadere a Porto Marghera, luogo abbandonato a se stesso, degradato, sorto in gran parte su macerie, ma con un enorme potenziale. L’obiettivo del workshop è quello di ridurre la pressione turistica e culturale che subisce Venezia, trasformando Marghera, e nello specifico l’isola del Petrolchimico, in un paesaggio articolato intorno e a servizio della città: con la cultura, con le attività, con le relazioni dinamiche, con la vita. Il lavoro è stato improntato sull’ideazione di uno spazio multifunzionale: un parco sensoriale vivibile e vissuto; una piattaforma aggettante sulla laguna creata pensando al riuso ripetendo varie volte il modulo dei container e utilizzando, in qualche caso, i container stessi; dei punti di ristorazione e aggregazione ricavati in tre silos ormai caduti in disuso; un punto di partenza per un tour tra le isole di Venezia ideato per svilupparsi tra isole accomunate da un unico tema: il rifiuto urbano e industriale: isole artificiali create da cumuli di macerie di vario tipo. Allora isola delle Tresse, sacca S. Biagio, sacca Fisola, casse di Colmata, saranno il punto di partenza per una rinascita, un nuovo modo di soggiornare, vedere, scoprire, pensare Venezia. Il tutto è eseguito con un forte approccio attento alle esigenze territoriali, culturali, di strategia ambientale e re-interpretazione storica e contestuale, quindi al rapporto con l’acqua dei padiglioni progettati differentemente l’uno dall’altro per ognuna delle isole.

Prospetto Est 16


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Il percorso tra le isole.

Uno dei padiglioni sulle isole. 17


Schema piano terra

Pianta piano primo

Schema piano primo

Pianta piano primo 18


Prospetto Nord

Prospetto Sud

Sezione centrale

Sezione lato Sud 19


Foto del plastico in scala 1:50

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LABORATORIO INTEGRATO II

_via delle Industrie, Marghera |VE| a.a. 2014.2015 Arch. Pietro Valle Arch. Federico Mentil Arch. Sandra Bullo e con Samuel Koepke Jacopo Paganotto Giorgio Pasqualetto

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Social Housing a Marghera Tra porto Marghera -via dell’Industria- e la città giardino -via Fratelli Bandiera- vi è una striscia di 155 metri, che non riesce ad attutire l’inquinamento, il rumore, la vista; che non riesce ad avere un’utilità per la comunità che potrebbe viverla. L’area di progetto è un isolato tipo (125m x 125m, 7500m2 di superficie da costruire di cui 70% residenziale, 20% per alloggi assistiti e 10% alloggi di prima assistenza) sito in questa “striscia” che contenga residenze private, assistenziali e di prima assistenza, integrate con altre funzioni lavorative e commerciali, in un contesto di sviluppo urbano il quale, ripetendosi uguale o con uno schema, possa costituire la matrice per un rinnovato tessuto flessibile. L’obiettivo è di andare oltre il livello superficiale della progettazione, per creare una realtà che comprenda anche una dimensione culturale e sociale, in cui ogni elemento architettonico sia capace di parlare di molte cose e, parallelamente, di mantenere una propria specificità, il tutto sperimentando l’integrazione dell’abitazione con altre funzioni -come sale comuni in un’ottica di co-housing adibite a lavanderie comunitarie, aule studio, biblioteche, serre, mercati a km0, ma anche semplicemente luoghi di ritrovo tra le varie famiglie dell’abitato- e riferendosi a molteplici modelli sociali (di tipo residenziale di varie metrature -50 m2, 70 m2, 90 m2, 110 m2-, per assistiti e di prima assistenza). Nel nostro progetto, se le pareti rivolte verso Porto Marghera sono rivestite in laterizio per impedirne il legame fisico e visivo, le “tasche” sul lato opposto invitano la città a vivere questo nuovo ambiente, lasciandole scoprire solo in un secondo momento, e grazie alla permeabilità degli edifici, lo spazio semi-pubblico interno, privo di spazi privati adibiti a giardino. Quest’ultimo spazio, caratterizzato dagli orti coltivati in comunità da tutti gli abitanti del lotto -irrigati grazie all’acqua recuperata e purificata dai tetti verdi-, unito al rivestimento ligneo delle pareti rivolte verso di essi, restituiscono alle persone che lo vivono l’atavico legame con la natura e creano qui il fulcro della comunità che vogliamo creare: attenta alla sostenibilità economica, sociale, ambientale, che metta in condivisione beni, idee, tempo. I terrazzini sono un cannocchiale visivo verso il centro di questa comunità: l’orto. Ed è anche verso di esso che si affacciano le zone giorno.

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Commerciale Residenziale Alloggi assisititi Prima assistenza Tetti verdi Parcheggi

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Zona giorno Zona notte

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

Rivestimento in legno Rivestimento in mattoni

110 m2

70 m2

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50 m2

Prima assistenza

Assistiti

Servizi

In alto: prospetto della sezione Est-Ovest. 24


CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

Dall’alto al basso: piano interrato, piano terra, piano primo, piano secondo, piano terzo, piano quarto.

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90 m2

70 m2 26


Foto del plastico in scala 1:100

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WAVE 2015

_Valdobbiadene |TV| a.a. 2014.2015 Arch. Raimundo Bambรณ Naya (Universidad de Navarra) Arch. Tessa Matteini Arch. Margherita Vanore e con Giulia Bortolozzo Anna Montanari Eleonora Ventimiglia Marco Vomiero Federico Zoccarato

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Paesaggi di fiume: patrimoni in produzione, parco agricolo per Onigo Il progetto si è sviluppato nel tratto del fiume Piave compreso tra il ponte a Nord della presa di Fener e il ponte tra Covolo e Bigolino, nei comuni di Pederobba e Valdobbiadene. Un paesaggio fluviale caratterizzato sulla riva destra da una diga con la centrale idroelettrica, dal canale Brentella, la linea ferroviaria e la trafficata S.S. Feltrina, piccole aree produttive come delle peschiere, ma anche zone SIC e ZPS di grande pregio naturalistico, ma purtroppo non attrattivo, un grande cementificio e più a Sud una estesa zona industriale; sulla riva sinistra il contesto appare meno infrastrutturato in prossimità del fiume, i cui margini sono delineati da aree boscate che si aprono a Nord solo in corrispondenza dell’abitato di Valdobbiadene e a Sud con il centro urbano di Bigolino. A partire dalla conoscenza delle condizioni e necessità del territorio, oltre che dalla comprensione delle dinamiche paesaggistiche e dalla sovrapposizione dei tessuti produttivi e abitativi, l’area di progetto viene interpretata come un paesaggio complesso e stratificato, dove il sistema di produzione artificiale si è sovrapposto a quello naturale che funge da supporto, a volte da mitigazione. Ciò che resta del sistema naturale è esclusivamente un residuo, che riesce ad occupare i vuoti lasciati dal primo, pur essendo la parte di maggior pregio ambientale a paesaggistico. L’obiettivo finale è quello di realizzare un progetto integrato e coerente con i luoghi che comprenda entrambi i sistemi, in modo che possano arricchirsi l’un l’altro, con una visione olistica del territorio, naturale e artificiale, affinchè il fiume, dimenticato e svilito, abbia la possibilità di tornare centrale nella creazione del paesaggio. Nello specifico, il mio personale ambito di progetto è stato l’ideazione di un parco periurbano agricolo attorno all’abitato di Onigo, pensato come una serie di percorsi di fruizione del paesaggio, ma anche di collegamento tra differenti ambiti -Piave, zona industriale, bosco Col Maor, Pasubio e Levada, che riescano a riconoscere i luoghi del fiume e la tipicità della campagna con le sue varie colture (vitigni, frutteti, cereali) come patrimonio e struttura identitaria del nucleo urbano, migliorando l’accessibilità (fisica e culturale) alle suddette aree e a nuovi possibili usi produttivi e turistici ipotizzati nella riconversione di alcuni edifici in disuso in edifici produttivi: albergo diffuso, agriturismo, fattoria didattica. Il progetto è stato eseguito tenendo conto della complessità del tessuto urbano e agricolo, della sostenibilità e della non invasività, della fattibilità della realizzazione del progetto (grazie a vari incontri con gli amministratori dei comuni interessati); Un paesaggio fluviale sul quale si concentrano varie pressioni infrastrutturali e insediative in opposizione con il fiume stesso, sfruttato e abbandonato, ha dato spunto infine a varie idee per riportare al centro della suddetta zona il Piave e l’importante stratificazione di cultura e possibilità che lo circondavano. 30

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Analisi storica e delle potenzialitĂ .

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Sopra: sezione tipo e il percorso attorno al paese con le ramificazioni fino al Piave e verso gli altri paesi. Sotto a destra: le specie edibili presenti nel frutteto tutto l’anno. Sotto a sinistra: lo schema progettuale. zon a ind ustriale

bio su Pa

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fiume

accesso fiume

b o s co

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da Leva


Foto del plastico in scala 1:200

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A WEEK WITH 2015

_Santa Marta, Venezia a.a. 2014.2015 Arch. Chris Groesbeck (VOA Inc.-Chicago) Arch. Monika Thadhani (VOA Inc.-Chicago) Arch. Dario Trabucco e con Letizia Babbo Alexia Brodu Marta Lorenzon

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Re-Foresting the City, Inverted Urbanism: Growing Santa Marta “Ogni volta che si entra nella piazza ci si trova in mezzo ad un dialogo.” Italo Calvino, Le città invisibili Come vediamo la città di domani? Come progettarla? Come costruirla? Come viverla? Per rispondere a queste domande, con lo scopo di riqualificare l’area di Santa Marta a Venezia, ci siamo concentrati sulla nozione di campo. Perchè per essere attenti alle suddette questioni, per essere in grado di progettare la città di domani, dovremo concentrarci sulla coesistenza quale metodo abitativo. E questa coesistenza, a Venezia, è sempre stata rappresentata dai campi. Dunque abbiamo analizzato le differenti funzioni di quest’ultimo, per poi poterle introdurre nei differenti layers dell’edificato esistente.

S. MARTA NOW

S. MARTA NOW

S. MARTA NOW S. MARTA NOW VENETIAN CAMPO CONNECTIONS S. MARTA NOW VENETIAN CAMPO

EXPLODING CAMPO VENETIAN CAMPO

S. MARTA

EXPLODING CAMPO VENETIAN CAMPO EXPLODING CAMPO

S. MARTA

EXPLODING CAMPO MAR KET

CONNECTIONS EXPLODING CAMPO OLD CITY TRAM

S. MARTA OLD CITY TRAM

CONNECTIONS

E quindi come vediamo Santa Marta -dunque il mondo?- nel futuro? Il nostro intervento aveva come scopo fondante quello di rendere questo sito un prototipo dinamico di come la città del futuro potrebbe essere, un microcosmo alleato e rispettoso dell’ambiente, attento alle esigenze dell’uomo che vive in armonia con ciò che ha attorno -non per ultima la società-, che mostri che anche piccoli gesti architettonici possono fare la differenza.

S. S. MARTA MARTA MAR KET

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S. MARTA

OLD CITY

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PARK

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S. MARTA IN THE FUTURES.

S. MARTA

MARTA MAR KET

OFFI CES

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IUAV

CITY

S. MARTA IN THE FUTURE

NEIGHBORHOOD SHOPS RESTAURANTS-CAFE’ STUDENT SERVICES SPIRITUALITY NEIGHBORHOOD COMMON PLACESSHOPS RESTAURANTS-CAFE’ WALL STUDENT SERVICES NEW PAVILLIONS SPIRITUALITY RE-USED PLACES COMMON PLACESSHOPS NEIGHBORHOOD WALL RESTAURANTS-CAFE’ NEW PAVILLIONS STUDENT SERVICES NEIGHBORHOOD SHOPS SPIRITUALITY RE-USED PLACES RESTAURANTS-CAFE’ COMMON PLACES STUDENT SERVICES WALL SPIRITUALITY NEW PAVILLIONS COMMON PLACES RE-USED PLACES WALL NEIGHBORHOOD SHOPS NEW PAVILLIONS RESTAURANTS-CAFE’ STUDENT SERVICES RE-USED PLACES

NEIGHBORHOOD SHOPS

SPIRITUALITY

COMMON PLACES WALL

RESTAURANTS-CAFE’

NEW PAVILLIONS

STUDENT SERVICES

RE-USED PLACES

SPIRITUALITY COMMON PLACES WALL NEW PAVILLIONS

Affinchè progettare sia capire, capire sia conoscere e conoscere sia immaginare.

NEW CITY

PARK

S. MARTA IN THE FUTURE

Ed è allo scopo di tornare all’origine di campo, che abbiamo aggiunto spazi verdi per dare voce alle richieste di sostenibilità che il mondo di oggi fa a noi progettisti per primi: un verde edibile in senso olistico -orti sociali, alberi da frutta, erbe medicinali ed aromatiche...- e affidato alla cura degli abitanti, che potranno così riappropriarsi dei loro spazi e autoprodursi ortaggi e frutti, affinchè il quartiere, ora sentito dagli abitanti meramente come zona dormitorio, possa vivere appieno le sue potenzialità.

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Tutti i campi che abbiamo inserito, spazi verdi, proprio come erano i campi una volta, hanno la connessione -tra nuovo e antico, zona residenziale e produttiva, università e quartiere- quale ruolo principe. Inoltre, le altre funzioni pubbliche -caffè, bar, negozi- sono inglobate negli edifici esistenti, grazie al riuso di spazi lasciati perire e ai piccoli e multifunzionali padiglioni di legno sparsi per tutta l’area.

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RE-USED PLACES


CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

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CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

Prospetto e pianta del parco edibile e della passeggiata che porta alle Zattere.

I padiglioni polifunzionali in legno.

Uno dei campi: connessione università-città.

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Le differenti funzioni che il muro -senza mai essere rotto da parte a parte- esplica: climbing, cinema, sport vari, punti di osservazione, orto verticale e “galleria�d’arte.

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Esempio di riutilizzo degli spazi: in alto il prospetto tipo delle abitazioni del quartiere; A destra: particolare di negozio.

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TIROCINIO CURRICULARE

_Studio CORDE Architetti Associati a.a. 2015.2016 Arch. Alessandro Santarossa (CORDE associati) Arch. Giovanni Scirè Fisichella (CORDE associati)

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Socrem S DE La Società pavese per la Cremazione indice un bando per un tempio TO AU cinerario all’interno del Cimitero Monumentale della città di Parma.DOTTO O PR L’area è di 400 m2 e in essa devono trovare posto un numero minimo UN DI A IC di cellette pari a 3.000 di cui 1.000 singole e 2.000 doppie, TT tenenDA DI NE do conto dell’accessibilità per tutti e mantenendo unSIOelevato livello R VE A di armonizzazione della proposta con il contesto architettonico del L N CO O Cimitero Monumentale e del Tempio SOCREM già esistente in loco. AT RE

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Il progetto si allontana da un’idea di cimitero come luogo di tristezza e cordoglio per rafforzarne la vocazione a luogo di memoria viva e fertile.

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La struttura cilindrica vuole essere semplice e priva di ogni forma di retorica: tre cerchi concentrici di spessore variabile che fungono da corridoi per l’affaccio delle urne. Questi cerchi sono spezzati da passaggi intermedi differenti ne due livelli che ricordano il meccanismo SK DE TO U A di un orologio. Solamente in un puntoTOqueste “esplosioni” combaT DO O ciano nei tre cerchi creando un cono visuale tra il centro dell’edificio PR UN DI e l’albero posto all’esterno dell’edificio, in stretto contatto con quelA IC TT DA I lo che si trova nel grande Dspazio aperto centrale nel mezzo del quale NE IO RS si erge un Ginko Biloba, l’abero più antico della terra, simbolo di E V LA N O C immortalità eTOvitalità. Anche all’esterno si troverà un Ginko Biloba, A RE C ma se quello all’interno è di sesso maschile, questo sarà femminile, a ricordarci la dualità di vita-morte, corpo-spirito.

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CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK

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Sopra: il piano terreno che scende nel piano interrato. Destra: il piano sopraelevato. 43


Soldati Con più di 400 siti militari dismessi, quasi uno ogni 15 chilometri, il Friuli Venezia Giulia è una delle regioni più militarizzate d’Europa e in particolare la storia di Gorizia, dagli inizi del Novecento fino al recente passato, è stata caratterizzata da una consistente presenza militare, che ne ha segnato la vita sociale, economica e urbanistica e che è andata via via riducendosi solo dopo la caduta dei confini nazionali e con il rinnovamento concettuale dell’esercito, lasciando ancora oggi tracce tangibili: le strutture militari dismesse presenti sul territorio.

soldati quando la storia si racconta con le caserme Sala Espositiva della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia 15 ottobre 2015 | 28 febbraio 2016

All’interno del tirocinio curriculare si è andata a sviluppare la parte di promozione grafica della mostra organizzata da Fondazione CARIGO: un percorso espositivo di fotografie, per lo più inedite, delle principali caserme di Gorizia.

soldati quando la storia si racconta con le caserme Sala Espositiva della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia 15 ottobre 2015 | 28 febbraio 2016

In senso orario: volantino, banner esterno, brochure. vojaki Zgodovino Gorice je od začetka dvajsetega stoletja do bližnje preteklosti zaznamovala obsežna vojaška prisotnost, ki je izoblikovala družbeni, gospodarski in urbani razvoj. Njen vpliv se je postopoma zmanjševal šele s padcem meja in vsebinsko prenovo vojske; še vedno pa so ostale otipljive sledi, kot na primer opuščeni vojaški objekti prisotni na tem območju. Razstava, sestavljena iz večinoma še neobjavljenih fotografij, se prične s popisom glavnih goriških vojašnic in se poglobi v zgodbe najpomembnejših vojaških točk. V nadaljevanju se s podobami življenja vojakov dotakne najbolj obiskanih prostorov zbiranja in druženja v mestu. Zgodovino Gorice z začetka dvajsetega stoletja in med obema vojnama prikazujejo fotografije obiskov avstrijskih vladarjev in članov savojske hiše, civilnih in vojaških slovesnosti ter podobe razvoja »turizma spomina«. »Valček zastav« in »Goriški prag« sta naslova, ki se osredotočata na leta med koncem leta 1943 in leta 1949. V zaključnem delu so predstavljene »casermette« - mikro vojašnice, Vas izgnanca v predelu Rojc, veliki spomeniki iz šestdesetih let in prigode »začasne« meje z Jugoslavijo, ki sklenejo zgodovinski pregled z velikimi vojaškimi slovesnostmi konec dvajsetega in začetka

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Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia Sala espositiva via Carducci 2 ingresso libero

info: +39 0481 537111 info@fondazionecarigo.it www.mostre-fondazionecarigo.it

enaindvajsetega stoletja. Zaključni del nas pripelje v sodobnost in k vsebinam militarizacije in opustitve vojaških objektov v Furlaniji Julijski Krajini.

Zanj skrbi Corde Architetti Associati enje beneških arhitektov in je posvečen projektu »Dežela trobentic in vojašnic«. Tema filma je raziskava človeških plati militarizacije, ki se na razstavi predstavlja s kratkim napovednikom. Furlanija Julijska Krajina je ena najbolj militariziranih regij v Evropi z več kot 400 opuščenimi vojaškimi ostalinami – eno na vsakih 15 km. Izhajajoč iz tega dejstva je označeno več kot 250 objektov in za nekatere izmed njih preučili možnosti za obnovo.

Con il patrocinio di: Regione autonoma Friuli Venezia Giulia Provincia di Gorizia

soldiers The history of Gorizia, from the beginning of the XXth century till the recent past years, was characterised by a conspicuous military presence, which marked its social, economic and urban life and decreased gradually in number only after the fall of the national boundaries, along with the conceptual renovation of the army, and left some marks tangible even today: the neglected military structures scattered throughout our territory. The exhibition pathway, which is mostly made up of photographs displayed for the first time, stems from a census of the main military barracks located in Gorizia and goes deeply into the most meaningful military sites of the city, ending up to ponder upon some aspects of the soldiers’ lives in the city, with images of the most attended places where they met and socialised. The history of Gorizia at the beginning of the XXth century and between World War I and World War II, is timed up by the visits of the Austro-Hungarian rulers and the members of the House of Savoy, by the civil and military celebrations and the development of the “Tourism of Memory”. “The Waltzer of Flags” and “The Threshold of Gorizia” are the titles of the two following sections, which focus on the years between the end of 1943 and 1949. The last part of the exhibition puts on display the Le Casermette villlage, the Villaggio dell’Esule in the area of the Campagnuzza, the huge monuments built in the 1960s, the events connected

Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia Sala espositiva via Carducci 2 ingresso libero

with the “temporary” state borderline with former Jugoslavia, which completes the historical insight with the massive military ceremonies that took place at the end of the XXth century and at the beginning of the XXIst century.

info: +39 0481 537111 info@fondazionecarigo.it www.mostre-fondazionecarigo.it

Con il patrocinio di: Regione autonoma Friuli Venezia Giulia Provincia di Gorizia

soldati

quando la storia si racconta con le caserme

The final section of the exhibition, which takes us back to the modern times and to such issues as the militarisation and neglect of the military sites in the Friuli Venezia Giulia region, has been conceived by Corde Architetti Associati of Venice, and dedicated to the project “A Country of Primroses and Barracks”. With over 400 neglected military sites, almost one every 15 kilometers, Friuli Venezia Giulia is one of the most militarised regions in Europe. Starting from this datum a mapping of almost 250 sites has been made, by studying, for a few of them, some possible solutions of recovery with an analysis into the human side of militarisation, a topic on which a movie shown through a teaser is based.


La mostra.

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LABORATORIO DI RESTAURO

_Monselice |PD| a.a. 2015.2016 Arch. Laura Balboni Arch. Paola Scaramuzza e con Camilla Garofalo Sara Peron Camilla Togni

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Un Auditorium per l’ex chiesa di Santo Stefano Restaurare vuol dire conoscere e riconoscere l’unicità di un’opera d’arte; con questi presupposti abbiamo svolto il lavoro commissionato dall’amministrazione comunale di Monselice per l’ex chiesa di Santo Stefano, un luogo sconsacrato e che, nella sua storia recente ha vissuto e vive momenti di degrado dal punto di vista conservativo e del suo impiego -è stata addirittura stalla, magazzino comunale, rimessa dei vigili del fuoco. Fondamentale, quindi, è stata la fase di conoscenza della storia della fabbrica, della scomposizione in unità stratigrafiche, dell’analisi dei fenomeni di degrado agenti e agiti sull’edificio. Ma un edificio non è un’isola: abbiamo ampliato il nostro sguardo al mare di storia che lo circonda, ma soprattutto che lo circondava, cercando di riconnettere l’ex chiesa alla città - necessità sentita da molti cittadini -grazie alla piazza prospicente e al sentiero delle sette chiese in progetto di ri-legarlo a questo edificio, che sale verso il colle della Rocca, il quale, nell’ambito della chiesa, è ora sommerso da rovi, terra, rovinacci. Si è poi passati, ipotizzate tecniche conservative e restaurative per mettere in sicurezza l’ex chiesa, alla fase progettuale cercando di rendere il nostro intervento evidente e allo stesso tempo il meno impattante possibile: all’esterno con profilati metallici portanti in ferro nero e all’interno con strutture in legno chiaro indipendenti dall’edificio, dunque asportabili in ogni momento. Riaprendo alcuni essenziali passaggi recentemente murati tra le tre navate abbiamo connesso le varie funzioni ipotizzate: l’auditorium centrale, il ristorante, la biblioteca sulla storia locale, le sale espositive. Tutto ciò, perchè una città vive, nel presente, della sua storia; ma questa va studiata, diffusa e valorizzata.

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Sopra: i degradi esterni; crosta, patina biologica, esfoliazione. Sotto: lo stato di conservazione interna


Rilievo stratigrafico.

MACCHIA

Immagine POLVERIZZAZIONE

POLVERIZZAZIONE RIGONFIAMENTO

Descrizione

Descrizione

Alterazione che si manifesta con pigmentazioneAlterazione accidentale che e localizzata della superficie pigmentazione

Decoesione che si manifesta con la Sollevamento superficiale e Decoesione che si manifesta con la caduta spontanea del materiale sotto localizzato del materiale, che assume forma di polvere o granuli. e consistenza caduta spontanea del forma materiale sotto variabili.

Descrizione

Immagine MACCHIA Immagine

Immagine

Descrizione

si manifesta con accidentale e localizzata della superficie

Immagine

RIGONFIAMENTO Immagine ESFOLIAZIONE Immagine

Descrizione

forma di polvere o granuli.

Localizzazione

Localizzazione

Localizzazione

Il fenomeno è presente sulle lesene e paraste della facciata della chiesa

Il fenomeno si presenta sulla parte inferiore della muratura, paraste e Localizzazione lesene

Il fenomeno è presente su tutta la facciata in particolar modo nella fascia medio alta

Localizzazione

Cause

Il fenomeno è presente sulle lesene e paraste della facciata della chiesa Cause

Risalita capillare dell'acqua dal terreno lungo gli elementi in muratura che provoca il distacco di materiale. Presenza di umidità di risalita.

Cause

Università Iuav di Venezia

Risalita capillare dell'acqua dal terreno lungo gli elementi in muratura che provoca il distacco di materiale. Presenza di umidità di risalita.

DIPARTIMENTO DI ARCHITETTURA COSTRUZIONE CONSERVAZIONE

Università Iuav di Venezia

LAUREA MAGISTRALE ARCHITETTURA COSTRUZIONE CONSERVAZIONE

DIPARTIMENTO DI ARCHITETTURA COSTRUZIONE CONSERVAZIONE

Il fenomeno si presenta sulla parte inferiore della muratura, paraste e Cause

lesene Risalita capillare dell'acqua dal terreno lungo gli elementi in muratura che provoca il distacco di materiale. I sali trasportati dall'acqua, in seguito Cause al fenomeno di evaporazione, si solidificano provocando la Risalita disgregazione dei materiali.

Dilatazioni differenziali tra materiali di supporto e finitura. Formazione di ghiaccio negli strati più superficiali.

Descrizione Descrizione

Laboratorio di Restauro a. a. 2015/2016 DOCENTI: Arch. Prof.ssa Laura Balboni - coll. Arch. Paola Scaramuzza ALUNNI: Camilla Garofalo, Giovanni Litt, Sara Peron, Camilla Togni

Descrizione

Descrizione

Alterazione che si manifesta con

Immagine

Immagine CROSTA Descrizione

Strato superficiale di altera Strato sottile, aderente alla superficie si manifesta conmateriale lapideo o late e di evidente Alterazione natura biologica,che di G:\foto jpg\DSCF0290.JPG colore variabile,pigmentazione per lo più verde. La accidentale e spessore variabile, è duro, distinguibile dalle parti sotto patina biologica è costituita localizzata della superficie prevalentemente da microrganismi le caratteristiche morfologich colore. Può distaccarsi dal che, in genere, si Localizzazione disgregato e/o pulverulento. Il fenomeno siLocalizzazione presenta sotto le aperture della facciata. Localizzazione

Sollevamento superficiale e pigmentazione accidentale e localizzata superficie che assume localizzato deldella materiale, forma e consistenza variabili. Localizzazione Il degrado si trova sotto la finestra della navata sinistra e sul lato destro Localizzazione della navata centrale (in corrispondenza di due targhe vi Il fenomeno è presente suchetutta la erano affitte). facciata in particolar modo nella fascia medio alta

Cause

Il degrado si trova sotto la finestra Il fenomeno si presenta su della navata sinistra e sul lato destro inferiore della facciata p e sul centrale (in paraste, lesene laterale due targhe che vi erano affitte). Cause

Presenza di microrganismi enavata umidità della accidentale causata da difetti del corrispondenza di sistema di raccolta dell'acqua.

Cause

Risalita capillare dell'acqua dal terreno lungo gli elementi in muratura provoca il distacco e

Cause che

disgregazione di Dilatazioni differenziali tramateriale. materiali di Esposizione ad agenti atmosferici. supporto e finitura. Formazione di ghiaccio negli strati più superficiali.

capillare dell'acqua dal terreno lungo gli elementi in muratura che provoca il distacco di materiale. I sali trasportati dall'acqua, in seguito Laboratorio di Restauro a. a. 2015/2016 Progetto evaporazione, si Ex chiesa di Santo Stefano nel Comune di Monselice, Provincia di Padova DOCENTI: Arch. Prof.ssa Laura Balboni - coll.al Arch.fenomeno Paola Scaramuzza di ALUNNI: Camilla Garofalo, Giovanni Litt, Sara Peron, Camilla Togni solidificano provocando la Restauro e riuso come auditorium o teatro disgregazione dei materiali.

LAUREA MAGISTRALE ARCHITETTURA COSTRUZIONE CONSERVAZIONE

ESFOLIAZIONE

Immagine PATINA BIOLOGICA Immagine

Cause

Tavola Degrado

Le croste sono causate da microrganismi, fattori inqu dall'ossidazione

Risalita capillare dell'acqua dal terreno lungo gli elementi in muratura che provoca il distacco e disgregazione di materiale. Esposizione ad agenti atmosferici.

Rilievo dei degradi.

Progetto Ex chiesa di Santo Stefano nel Comune di Monselice, Provincia di Padova Restauro e riuso come auditorium o teatro

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Scala 1:50

Tavola Degrado


XIII sec.

XIV sec.

XVI sec.

XVII sec.

XIX sec.

N

Estratto della mappa di Monselice con il sentiero delle sette chiese (in bianco). Sotto: sezioni.

B’

B

A’

A

50


B

Piazza Percorso Ristorante Biblioteca Auditorium Servizi Sale espositive Uffici

A

A’

B’ 51


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URBANISTICA

_area EXPO, Rho |MI| a.a. 2015.2016 Arch. Francesco Musco Filippo Magni, Alberto Innocenti, Denis Maragno, Maurizio Pioletti, Valentina Crupi e con Alice Cavicchi Jacopo Paganotto Matia Simoncig

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CibaMi: un mercato sociale per Milano Milano riscopre in questi anni, ed EXPO Milano 2015 ha aiutato molto questa ri-presa di coscienza, la sua storia agricola e il suo passato di città d’acqua. Il progetto di urbanistica non può prescindere dall’analisi del territorio, dunque, solo dopo aver analizzato quest’ultimo -osservando quanti orti urbani ci fossero, il sistema dei canali, la presenza delle cascine, i trasporti verso l’area interessata, i mercati rionali e settimanali- siamo potuti passare a darci degli obiettivi strategici: la continuità con i temi di EXPO, la valorizzazione del territorio, la creazione di una (nuova) comunità.

Mazzo Rho

Pero Cornaredo

Gallaratese Lavanderie Settimo Milanese

Novegro

Cesano Boscone

Mezzate Ponte Lambro

Buccinasaco

5 km 3 km 2 km

12.6 km

Mercati urbani Mercati nelle cascine Mercato ortofrutticolo

Uno puntuale, che vede nell’ex area EXPO una serie di nuove funzioni che vogliono essere il fulcro della comunità che immaginiamo e speriamo esserci nel 2050: l’educazione dei giovani con musei e centri didattici, la ricerca per l’abbattimento della fame e per un’agricoltura sempre più sostenibile, la resilienza urbana in senso olistico, il mercato sociale -inteso come spazio che crei relazioni e identità, oltre che punto di rivendita di prodotti locali, ristorazione di qualità, incontro tra produttori e acquirenti. Ci immaginiamo per quest’area -difficile, vilipesa, ma con enormi potenzialità- spazi variegati e differenziati, multifunzionali e complessi, che ricolleghino le persone con le persone, le persone con l’agricoltura e l’acqua, le persone con la natura, per una nuova idea di città: poche nuove costruzioni, tutti edifici passivi, che recuperino acqua, alimentati ad energia rinnovabile, pavimentazioni intelligenti e aree attente ai possibili rischi dati dai futuri cambiamenti climatici, cui non si può più prescindere pensando alla città contemporanea e a quella futura.

5 km 3 km 2 km

Orti urbani

5 km 3 km 2 km

“Di fronte all’inondazione edificatoria e congestione dei territori, bisogna difendere il valore pubblico degli spazi non edificati [...] come fondamentale fattore costitutivo dell’insieme, luogo di vita, [...] qualità dell’insieme.” Gianni Ottolini Cascine nel paesaggio agrario Cascine in contesto urbano Cascine in parco attrezzato

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Segrate

Portello

Questi obiettivi ci hanno dato degli obiettivi specifici materiali e degli obiettivi specifici eterei, che avrebbero interessato la società, la cultura; l’insieme di questi ci ha portato a due livelli di progetto che sono stati declinati in una linea del tempo con termine al 2050. Uno ampio, che riguarda Milano tutta, in una prospettiva di città metropolitana: l’incremento e il miglioramento, anche dal punto di vista della biodiversità, del verde urbano; lo sviluppo di una sharing economy; la creazione di un’area vasta carbon free; l’autoproduzione in ottica di resilienza; la gestione migliore e integrata delle acque; lo sviluppo di una rete di mobilità dolce lungo i navigli.

Cologno Monzese

Baranzate Cerchiate


SISTEMA DELLE ACQUE

Canali esistenti Nuovi canali Vasche di fitodepurazione

ACCESSIBILITA’

SISTEMA DEL VERDE

Accessi pedonabili

Verde coltivato

Accessi carrabili

Sfalcio tardivo Verde pubblico Orti urbani

COSTRUITO

Nuovi edifici Edifici esistenti

N

NUOVA COMUNITÀ VALORIZZAZIONE TERRITORIO CONTINUITÀ CON EXPO

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RESILIENZA

Superficie impermeabile 24%

ACQUA

Canali 1172 ha Aria Inondabile 892 ha

814.000 l

di acqua recuperati grazie ai tetti degli edifici

Aree inondabili

Condizioni normali

INCANALAZIONE

INCANALAZIONE

ASSORBIMENTO

Nuovi canali 285 ha

INCANALAZIONE

INCANALAZIONE

Sopra: il ciclo dell’acqua.

ASSORBIMENTO

Punto informazione

Punto informazione

Punto informazione

Prodotti della cascina (km0)

D’

D

Carne

Pesce

Frutta e ortaggi

Latte, formaggi e uova Punto informazione

Punto informazione

Sopra: pianta del mercato. Sotto: sezione dell’orto botanico e del centro educativo.

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Sopra: il Cardo nel 2050. Sotto: il Decumano nel 2050.

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LABORATORIO INTEGRATO III

_area EXPO, Rho |MI| a.a. 2015.2016 Arch. Serana Maffioletti Arch. Dario Trabucco e con Alice Cavicchi Jacopo Paganotto

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Urban Centre Una residenza per giovani viaggiatori nell’area dell’Expo di Milano; un luogo che deve diventare parte integrante della città anche attraverso la costruzione di residenze speciali per i giovani che soggiorneranno nella grande città, per lunghi o brevi periodi; spazi abitativi, attrezzati per la creatività artistica, letteraria, musicale, teatrale; la relazioni tra esterno ed interno; la rigenerazione urbana di uno spazio innovativo, il cui destino, tutto da definire, è in ogni caso proiettato verso la ricerca, l’innovazione, l’arte, l’abitazione; la creazione di un’ulteriore porta per la città di Milano, di raccordo con l’area metropolitana; spazi di accoglienza e comunicazione; aree di ristorazione; spazi per la produzione e la fruizione artistica; gli spazi per il movimento, quelli per lo stare. Tutto ciò in un edificio. Il corso di Progettazione Architettonica e urbana è volto a gestire l’elaborazione di una composizione complessa e ragionata di un edificio con ruolo pubblico che vive nello spazio in cui è costruito, dunque che si relaziona con ciò che c’è e che ci sarà. Esso è ideato come naturale prolungamento del teatro di Pietro Valle e come insieme di due blocchi che si guardano, uniti da due piazze: una al piano terra -che si lega al Cardo, una esterna -che si lega con le residenze; queste due, unite da una rampa che contiene il plastico della città di Milano.

Concept

Le residenze sono essenziali, ma pensate anche per periodi di soggiorno prolungato. I tre blocchi delle residenze sono uniti anch’essi da due luoghi comuni, spazi di relazione in cui trovano spazio le cucine e i soggiorni, con un’idea di comunità e di condivisione. Il progetto non può non tener conto della propria contemporaneità: è pensato per essere sostenibile per tutto il ciclo di vita dei materiali.

Sopra: assonometria generale. Sotto: contestualizzazione.

N 60


Sopra: prospetto Nord e sezione. Sotto: prospetto Ovest e sezione.

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Piano 0

Piano I

Piano II 62


40 m2

30 m2

20 m2 63


Sopra: uno degli spaccati assonometrici rappresentanti i dettagli costruttivi.

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Foto del plastico in scala 1:50

Sezione prospettica

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STORIA DELL’ARCHITETTURA II

_San Vito di Altivole |TV| a.a. 2014.2015 Arch. Vitale Zanchettin

Carlo Scarpa. Opera completa, F. Dal Co e G. Mazzariol, 1984, Electa Editrice, Milano Carlo Scarpa’s Tomba Brion, Guido Guidi, 2011, Hatje Cantx Verlag, Ostfildern Carlo Scarpa e l’acqua, Renata Giovanardi, 2006, Cicero Editore, Venezia Carlo Scarpa. Atlante delle architetture, AAVV, 2006, Marsilio, Venezia 67


Tomba Brion “Ho voluto rendere il senso naturale del concetto di acqua e prato, di acqua e terra: L’acqua è sorgente di vita” Carlo Scarpa Arrivando, quello che si vede attorno al Cimitero di San Vito di Altivole, sono le colline asolane, ampi campi, case rustiche, stradine di campagna, infine un viale di cipressi. E’ il 1969, e l’imprenditore della Brionvega Giuseppe Brion commissiona a Carlo Scarpa l’edificazione del cimitero per sè e per la sua famiglia. La costruzione terminerà nel 1979, dopo lunghe vicissitudini burocratiche, un anno dopo la dipartita dell’architetto. Sarà poi proprio qui sepolto, in limbo tra il suo ampliamento e il cimitero napoleonico. L’ampliamento progettato dall’ex professore dello IUAV è circondato da un muro inclinato verso l’interno di 60° che permette la vista di ciò che c’è fuori -così da “aver conquistato il senso della campagna, come volevano i Brion”- a chi è all’interno -grazie al terreno rialzato di 75 cm- e non lascia intravvedere nulla a chi è all’esterno. L’entrata principale è dalla parte del cimitero vecchio, ed è resa familiare e accogliente da un propylaeum sul quale è “appoggiato” un rampicante sempreverde che accoglie il visitatore e, successivamente lo direziona con delle scale asimmetriche: a destra verso il meditatoio in ferro e assi di abete e a sinistra verso le tre aree del cimitero: quella pubblica -la cappella-, quella familiare -la tomba dei parenti-, quella privata -l’arcosolio che contiene Brion e la moglie; tra tutte queste un prato quasi continuo sul quale “Tutti vanno con molto affetto: i bambini giocano, i cani corrono.” (Carlo Scarpa). Ad Altivole Scarpa continua la sua opera di portare e far riconoscere Venezia ogni dove. Perchè utilizza stretti viottoli per una sola persona, più bassi del prato per vedere l’acqua, che portano a grandi spiazzi; perchè utilizza spesso sugli edifici in cemento armato decorazioni in mosaico; ma soprattutto per l’imprescindibile l’utilizzo dell’acqua: mai stagnante, grazie a piccoli sbalzi, condutture, piante acquatiche. ”Morte come rovescio della vita, insomma; morte come quiete vocata a custodire una sorta di eterna meditazione - morte come specchio sulla cui superficie tutta la vita avrebbe dovuto poter finalmente trovare il proprio vero significato.” (Massimo Donà). E come plasmava l’acqua, così sfruttava la luce: non c’è luce elettrica nella cappella, che è orientata di 45° in modo da poter ricevere luce a ogni ora del giorno. Anche quest’ultima è circondata dall’acqua che ne rinnova la spiritualità, arrivando fino al padiglione a Sud, collegata da un viottolo stretto e lungo che raggiunge idealmente l’arcosolium-ponte che protegge le tombe: due battelli che lentamente galleggiano e tendono l’uno verso l’altro. Sotto ai piedi, uscendo dal cimitero, si sente un vuoto, un passo che rimbomba: è l’acqua, che in quel tratto filtra sotto il pavimento; è il suono vuoto del non essere. Scarpa riesce, ad Altivole, nel suo intento: liberare gli umani dalle superstizioni di una morte triste e incolore ed ergerla a continuità della vita. Per Scarpa “non v’è miglior difesa dell’accoglienza”: con le sue soluzioni accarezza le dinamiche e custodisce l’instancabile fluire del fiume; accoglie e circoscrive ovunque (tomba Brion, Fondazione Querini, Castelvecchio, Possagno, portale dell IUAV...), senza toglierne l’enigma, la fonte d’acqua che per gli antichi era considerata sede di divinità. Guido Guidi, da La tomba Brion di Carlo Scarpa, #17134, 20-02-2007

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Il padiglione per meditare.

L’arcosolio con le bare dei coniugi.

I due cerchi all’entrata principale. 69


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RILIEVO STRUMENTALE E RAPPRESENTAZIONE DIGITALE

_Campo San Barnaba, Venezia a.a. 2015.2016 Arch. Francesco Guerra

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Rilievo di campo San Barnaba Sono stati realizzati i rilievi delle quattro facciate del campo veneziano e di parte della pavimentazione, restituendoli in forma digitale e utilizzando diverse strumentazioni forniteci dal laboratorio CIRCE e altre piÚ analogiche; è stata fondamentale la parte di rilievo per poter decidere la successiva metodologia da adottare. I metodi di rilievo utilizzati sono stati: quello diretto, la fotogrammetria digitale, il laserscanning. Prospetto e sezione del portale della chiesa di San Barnaba ottenuta con la nuvola dei punti. Nella pagina successiva: tre dei quattro lati dei quali è stato fatto il rilievo.

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Dipartimento di Costruzione Conservazione Corso di Rilievo strumentale e rappresentazione digitale RILIEVO DI CAMPO SAN BARNBA 15-22 gennaio 2016

Prof. Francesco Guerra Dott.ssa Martina Ballarin Dott.ssa Linda Condotta Dott.ssa Elisa Costa

RILIEVO CA 1:100

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STORIA DELL’ARCHITETTURA III

_Mill Run, Pennsylvania a.a. 2015.2016 Arch. Guido Zucconi

Storia dell’architettura Moderna, Kenneth Frampton, 1980, Zanichelli, Boglogna FLW: Casa sulla Cascata, Edgar Kaufmann jr, 1997, Testo e immagine s.r.l. Torino Frank Lloyd Wright 1867-1959, T. Riley e P. Reed, 1994, The MOMA, New York 75


Casa Kaufmann “La scatola è completamente distrutta. Non esistono più pareti, nè schemi geometrici, nè simmetrie, nè consonanze, nè punti prospettici privilegiati, nè leggi che non siano quelle della libertà e del mutamento” Bruno Zevi Edgar Kaufmann è uno dei più grandi proprietari di grandi magazzini degli Stati Uniti e chiede a Frank Lloyd Wright il progetto per una casa per il week end sugli Appalacchi su un terreno di sua proprietà non più utile alle sue necessità imprenditoriali, soprattuto grazie al fatto che il figlio, Edgar jr, appassionato di arte e architettura, aveva studiato presso la fondazione Taliesin e quindi era entrato in contatto con l’architetto al quale mai, per il progetto della casa sulla cascata, ha contestato alcunchè, a dimostrazione di quanto fossero affini. Se il Johnson Wax è il luogo aulico del lavoro, Falling Water è la fusione dell’architettura con la natura, il sacro focolare domestico; qui ogni cosa fa parte dello stesso organismo architettonico. Il proprietario voleva una casa che guardasse le numerose cascate del rivolo che passava per la sua proprietà; Frank esordisce con un progetto unico e rivoluzionario: una casa, che sarà poi costrutia tra il 1935 e il 1939, edificata proprio sulla cascata. All’abitazione si accede dal retro, perchè la casa è, per Wright, un fatto privato, dunque anche la via di accesso deve essere intima. La casa è costruita interamente grazie a cinque elementi estratti da luoghi vicini a Bear Run: cemento armato, pietra degli Appalacchi, acciaio, vetro, legno di noce. L’impianto costruttivo gira attorno al grande salone-grotta centrale, attorno al quale sono proiettati verso l’esterno delle piattaforme aggettanti e sospese collegate senza corridoi e con poche porte, per poter vivere appieno le varie stanze. I mobili in legno, anch’essi progettati da Wright e pensati senza piedini -così da non poter essere spostati- non sono mai eccessivamente alti per lasciare spazio ad ampie vetrate che collegano visivamente interno ed esterno. Quest’ultimo concetto è facilitato anche dalla continuità della pavimentazione in pietra: la medesima per le terrazze e gli interni.

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Pianta del piano principale.

Sezione.

Particolari costruttivi. 77


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GRAZIE

Grazie alla mia città, Spinea, che mi ha insegnato a scovare il potenziale anche in un paese spropositamente edificato e privo di importanti elementi di pregio architettonico. Grazie ai professori avuti che, ognuno a modo proprio, mi hanno trasmesso molto.

Grazie ai miei compagni di università -Samuel, Jacopo, Giorgio, Giulia, Anna, Eleonora, Federico, Marco, Marco, Ilaria, Letizia, Alexia, Marta, Claudia, Elisabetta, Giovanni, Alessandro, Camilla, Sara, Camilla, Alice, Matia, Cecilia e chiunque altro dal quale ho potuto imparare anche solo la più piccola delle cose: è stata fondamentale- e in particolare a Jacopo e Alice, che con rara pazienza e affinità mi hanno accompagnato in questo ultimo pezzo di percorso; grazie ai miei amici. Grazie alla mia famiglia, che mi ha permesso tutto ciò.

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“L’acqua vince su tutto perchè si adatta a tutto.” Lao Tse

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UNIVERSITÀ IUAV DI VENEZIA DICHIARAZIONE DI CONSULTABILITA’ O NON CONSULTABILITA’ DELLA TESI (da inserire come ultima pagina della tesi/elaborato finale)

Il/La sottoscritto/a ………………………………………….matr. n. ...……………. Giovanni Litt 279819 Il/La sottoscritto/a ………………………………………….matr. n. ...……………. Il/La sottoscritto/a ………………………………………….matr. n. ...……………. TriennaleArchitettura Costruzione Conservazione laureando/a/i - diplomando/a/i in Laurea ………………………………………………...

II sessione ………………………… dell’a.a. 2015-2016 …………….…………. DICHIARA/DICHIARANO

che la sua/loro tesi dal titolo: Forme d’acqua …………………………………………………………………………………………. ………………………………………………………………………………………….

x è consultabile da subito  potrà essere consultata a partire dal giorno …………………..  non è consultabile (barrare la casella della opzione prescelta)

data 01.09.2016 …………………..

firma ……………………… firma ……………………… firma ………………………

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