reinventare la città una nuova Strategia di Resilienza per Milano
Università IUAV di Venezia Laureando: Giovanni Litt #287100 Relatore: Francesco Musco Correlatore: Piero Pelizzaro Con la collaborazione scientifica di: Ilaria Giuliani
A.A. 2017-2018 · LM in Pianificazione e Politiche per la Città, il Territorio e l'Ambiente1
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reinventare la città una nuova Strategia di Resilienza per Milano
Università IUAV di Venezia Laureando: Giovanni Litt #287100 Relatore: Francesco Musco Correlatore: Piero Pelizzaro Con la collaborazione scientifica di: Ilaria Giuliani 3
A.A. 2017-2018 · LM in Pianificazione e Politiche per la Città, il territorio e l'Ambiente
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a questo nostro Pianeta a chi lo abiterĂ dopo di noi subendo le conseguenze delle nostre scelte
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indice
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I
p. 10
Perché
p. 12
Introduzione
p. 15
Abstract
p. 18
Metodologia
p.20
1. L'urgenza di nuove soluzioni
p. 23
1.1. L’urgenza di nuove soluzioni in un mondo non resiliente
p. 27
p. 31
1.2. Un modello di sviluppo non resiliente: le città a rischio ambientale e
1.1.1. La mezzanotte è arrivata sociale
2
3
p. 34
1.2.1. Un pianeta diseguale è un ostacolo allo sviluppo sostenibile
p. 35
1.2.2. A perderci siamo tutti
p. 36
1.3. Il contributo delle politiche globali verso la resilienza
p. 40
p. 46
1.4. Società tuttora poco resiliente
p. 48
2. Un nuovo paradigma: la resilienza
p. 51
2.1. La resilienza come risposta
p. 52
p. 54
2.2. La centralità delle città nella sfida globale
p. 55
2.3. Le politiche globali verso Città resilienti
p. 56
p. 56
2.3.1.1 Strumenti globali
p. 61
2.3.1.2. Strumenti Europei
p. 67
p. 72
2.4. Esempi applicativi
p. 72
2.4.1. Esempi globali
p. 76
2.4.2. Esempi nazionali
p. 82
2.5. Il ruolo delle comunità per la resilienza
p. 86
3. La proposta di Strategia per Milano
p. 89
3.1. Il contesto di Milano favorevole per la resilienza
p. 91
3.2. Il percorso già avviato dalla Città
p. 94
3.3. Linee guida per una Strategia di Resilienza
p. 96
1.3.1. L’insufficienza delle politiche globali
2.1.1. Perché intraprendere la strada della resilienza
2.3.1. Il ruolo delle organizzazioni pubbliche
2.3.2. Il ruolo del settore privato nell’influenza delle politiche
3.3.1. La Resilienza come normale amministrazione: un ufficio dedica to in ogni Città
p. 98
3.3.2. La partecipazione come strumento per migliorare i processi verso una consapevolizzazione collettiva
p. 101
3.3.3. Analisi degli shock e degli stress del territorio
7
8
p. 101
3.3.3.1. Nota metodologica
p. 103
3.3.3.2. Gli stress e gli shock fisici
p. 110
3.3.3.3. L’economia per l’ambiente, il sociale, l’innovazione
p. 117
3.3.3.4. Contesto ambientale e prospettive di cambiamenti
climatici p. 130
3.3.4. Inventario delle azioni già in campo per la resilienza
p. 132
3.3.5. Contagiare in modo resiliente la pianificazione della Città
p. 138
3.3.6. Obiettivi
p. 138
3.3.7. Azioni operative
p. 142
3.3.8. Monitoraggio
p. 148
3.9. Esempi pratici
p. 150
3.9.1. Verifica di un caso esistente. Un quartiere: Area Expo
p. 160
p. 166
3.9.2. Modifica a un progetto. Area Vasta: Strategia di
3.9.1.1. Modifiche agli strumenti attuali Forestazione
p. 176
p. 180
3.9.3. Proposta di un nuovo progetto. Area piccola: una scuola
p. 190
p. 191
3.9.4. Relazione con i piani vigenti
p. 194
3.9. La Strategia di Resilienza come procedura standard
p. 202
3.10.1 Esempi attuativi
p. 202
3.10.1.1 Rendiconto di resilienzia
p. 203
3.10.1.2 Prescrizioni al Piano Triennale delle Opere
3.9.2.1. Modifiche agli strumenti attuali 3.9.3.1. Modifiche agli strumenti attuali
Pubbliche p. 204
3.10.1.3 Piani attuativi resilienti
p. 205
3.10.2. Abaco resiliente
p. 206
3.11. Allegati
p. 228
Conclusioni
p. 232
_Grafia
p. 233
Bibliografia
p. 235
Articoli scientifici e pubblicazioni
p. 245
Sitografia
p. 248
Periodici
p. 248
p. 250
Explicit
p. 254
Grazie
Filmografia
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perchĂŠ
10
Penso al futuro: sarò e saremo fortunati come oggi? Penso a chi abiterà la terra dopo di noi: potranno andare nei boschi che conosciamo oggi, godere del suono degli animali di cui godiamo, dell’acqua pulita nella quale ci bagniamo? Penso alla Terra che ci ospita, nata oltre 2.5 miliardi di anni fa; alle montagne che vedo in una giornata limpida dopo una notte piovosa dalla finestra di casa – le pale di S. Martino – che sono lì da 20 milioni di anni dopo essere state fondali marini per 250 milioni di anni; alla foresta amazzonica, che è fotografata nel calendario del WWF sopra il mio computer mentre scrivo questa tesi che ha saputo resistere a tutto tranne che all’avidità incosciente di qualche approfittatore: noi, l’uomo; Penso alla più famosa foto della terra che esista, scattata nel 1972 durante la missione dell’Apollo 17: è una e senza confini, imponente, ma pacifica; ne immagino i movimenti possibili in ogni parte del mondo, intuisco che lei non ha bisogno di noi, ma che è il contrario. Allora nemmeno un pezzo di tutto questo può appartenermi; capisco che se la terra decade, noi seguiremo il suo destino. Ma solo noi ne soffriremo. Mi chiedo: saprò fare abbastanza? Sapremo essere consapevoli di dover condividere questo pianeta e lasciarlo meglio di come l’abbiamo trovato ai nostri figli? Sento forte la responsabilità di questo cambiamento necessario anche su di me: i miei pensieri, le mie azioni – nessuna eslusa! -, le mie scelte sono determinanti. Sento forte il desiderio di un nuovo modello di abitare il pianeta e le comunità, ripenso alla famosa foto della Terra del 1972. Vale la pena impegnarsi per questo.
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introduzione
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Il clima è cambiato, e cominciamo a vederne già gli effetti anche nel nostro Paese, nei nostri quartieri, nelle nostre case: le estati sono sempre più calde, gli eventi meteorici più intensi, le Città luoghi sempre meno ospitali. Noi, senza dubbi, tuttora impreparati ad affrontare tutto ciò. Il Pianeta rischia, insomma, di diventare, per l'umanità, un luogo sempre meno ospitale e in armonia dove vivere. La mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici diventano, in queste condizioni, una necessità impellente, ma rischiano di sembrare un palliativo, soprattutto constatato il fatto che i suddetti cambiamenti sono quasi sempre caotici e non lineari, dunque non risolvibili con gli ordinari e usuali metodi poco efficienti utilizzati e sperimentati sinora. Le risposte devono essere, dunque, decise, complesse, elastiche e lungimiranti; a loro modo differenti rispetto a quelle sperimentate dell’attuale sistema, che ha portato il Mondo a queste condizioni; nuovi metodi che sappiamo tenere insieme l’adattamento con la creazione di qualità sociale, ambientale ed economica per l'ambiente e le persone. Ecco allora che entra in gioco la resilienza, la quale non può limitarsi a convertire quanto attualmente viene fatto e programmato a più sostenibile ed efficiente nè a limitarne i danni. Essa è, difatti, la capacità di adattarsi ai cambiamenti provando a trasformare gli shock in occasioni di rinnovamento; è una sfida a creare innovativi modi di vivere la comunità, affrontare i problemi, pensare l’economia, relazionarsi con la natura. Gli effetti maggiori dei cambiamenti di cui sopra saranno visibili in modo preponderante nei contesti urbani perché questi, già responsabili della maggior parte dell’impronta ecologica globale e degli stili di vita meno sostenibili, andranno negli anni sempre più densificandosi ed espandendosi ed è qui che si sviluppano i contesti sociali ed economici più difficili da gestire; ma l'opportunità straordinaria è data dal fatto che è sempre in questi contesti che si creano le relazioni, le soluzioni più stimolanti e innovative da attuare. Si palesa, dunque, la necessità di abituarsi ad innovare e accettare positivamente le sfide con creatività per rispondere alle crisi che viviamo e vivremo – siano esse sociali, economiche, ambientali, riguardanti la salute – aumentando il valore e la qualità delle vite e delle relazioni. Non si tratta di negare lo sviluppo, quanto più di saper affrontare le sfide, le incertezze e i problemi - che vogliamo chiamare e intendere come occasioni -
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come possibilità di cambiamento verso modelli di vita in armonia con l’ambiente che ci circonda e che ci ospita. Tutto ciò non può avvenire senza nuovi metodi collaborativi, la condivisione delle conoscenze, la speranza e la fiducia nel futuro e nei processi sapendo integrare tutti gli aspetti della vita e della pianificazione favorendo le interrelazioni, le sinergie, i processi bottom-up e multilivello, aperti ed inclusivi. La presente Tesi di Laurea si propone di individuare una nuova possibile Strategia di resilienza partendo dalla pratica della Città di Milano: i territori sono ormai eccessivamente regolati da Piani e Programmi sviluppati a differenti livelli e in differenti luoghi che spesso non si interrelazionano né si parlano tra di loro, a volte vengono tralasciati, stravolti, dimenticati. Ciò mina la pianificazione a lungo periodo e la visione d’insieme. Una nuova Strategia di resilienza potrebbe - a partire dallo studio delle azioni, dei Piani e dei Programmi posti in essere a Milano e nel suo territorio e la loro valutazione critica per verificarne la coerenza con gli scopi e la possibile assoggettabilità alla suddetta strategia – provare a delineare un nuovo metodo di pianificazione che sappia coniugare e trarre arricchimento reciproco dai differenti strumenti, per produrre un documento unico che tenga assieme le pianificazioni tradizionali a vari livelli e scale – cercando di influenzarla nei fini e nei metodi anche per non aggravare economicamente l’ente - e tornare ad avere un fine comune: la qualità della vita e dell’ambiente. Ideare una nuova Strategia di resilienza converrebbe a tutti: all’economia, che saprebbe di poter contare su reti di trasporto (energia, mezzi, persone) efficienti in un lasso di tempo ampio, al governo della città che avrebbe meno vulnerabilità sociali ed emergenziali, al singolo cittadino, agli stakeholders privati, pubblici, del terzo settore. La Strategia dovrà avere natura di policy e un approccio da un lato di modificazione virtuosa dei piani attuali, dall’altro di cambiamento potenziale grazie a misure di governance e di influire sulle attuali o possibili reti di stakeholders, siano esse economiche, relative alle partecipate del Comune al fine di dimostrare che la resilienza punta sia a modificazioni concrete degli spazi sia a variare le politiche di organizzazione e gestione di ciò che avviene nella Città.
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Abstract Climate has changed, and we have already begun to see the effects of those changes in our countries, in districts and in our homes: summers are warmer and warmer, meteoric events have grown more intense and cities are now less hospitable. We are undoubtedly unprepared to face this difficult situation. As a matter of fact, if things keep in this way our planet will risk to becoming a less hospitable and harmonious place to live in. Both mitigation and adaptation to climate change become an urgent necessity under the previous conditions. However, the urgent necessity seems to be a palliative, especially if we consider climatic changes as chaotic and non-linear modifications. Therefore, the methods used by far appear insufficient and inefficient. Unlike the current system, the new answers must be fixed, complex and far-sighted: new methods should keep together adaptation and the creation of social and environmental quality. Resilience should be something more than actual planning and something more than a limitation of damages. Resilience is a challenge to create innovative forms of living communities and to face problems. The greatest effects of the previous changes will be clearly visible in urban contexts which are already responsible for most of the global ecological footprint. Urban contexts will become more densified over the years because the most difficult social and economic contexts are to be found there. Although this negative prediction, urban contexts appear to be the most stimulating and innovative solutions. So, we need to start to innovate and accept challenges with creativity in order to respond to the crises we are experiencing, be they social, economic, environmental or health crises. The answers to these crises should increase the value and quality of lives. The development is undeniable, but it is necessary to know better how to face challenges, uncertainties and problems, which will be considered, from now on, opportunities. We must face those problems changing our life models in order to make them more harmonious with the environment that surrounds and hosts us. We cannot challenge all the previous things without new collaborative methods
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and without sharing of knowledge, hope and trust in processes. We must learn how to integrate all aspects of life and adapt our inter-relations, synergies, bottom-up and inclusive processes. The present thesis aims to identify a possible strategy of resilience starting from the city of Milan. The territories are now overly regulated by plans and programs developed at different levels. Furthermore, plans and programs are not often interrelated, indeed sometimes they are left out, distorted and forgotten. that often do not interrelate one to each other; sometimes they are left out, distorted, forgotten. This method undermines long-term planning and the overview. A new strategy of resilience should try to outline a new planning method that can combine and derive mutual enrichment from different tools. The strategy will start from the study of the actions, plans and programs implemented in Milan and in its outskirts and from the evaluation of plans and programs’ consistency. This will lead us to a possible subjection to the afore mentioned strategy. This thesis will produce a single document that keeps together the traditional planning at different levels and the scales. This study will also try not to aggravate economically institutions and try to restore a common purpose: the quality of life and environment. Creating a new strategy of Resilience would be a convenient thing for economy because it would count on efficient transport and networks (energy, means, people) over a wide period of time. It would be also convenient for city government that would have less vulnerabilities, for citizens, for private and public stakeholders. The strategy should have the features of a policy and a double approach: a positive modification of the current plans and a potential change thanks to governance measures and to changings in the networks. In this way, resilience will show both a modification of the spaces and a modification of what happens in the city.
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metodologia
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Per giungere a definire una possibile Strategia di resilienza per il Comune di Milano, eventualmente replicabile con le opportune modifiche e contestualizzazioni a tutti gli altri Comuni d’Italia, sarà necessario iniziare con l’analizzare il contesto climatico globale - caratteristiche, cause, effetti - e la conseguente urgenza che ci impegna a trovare soluzioni nuove per rispondervi efficacienmente. Il problema, come detto, è globale, e molte sono le risposte che la comunità internazionale a partire dagli anni ‘80 ha dato per provare a risolverlo. Tutte, purtroppo, inefficaci e insufficienti. Una volta, dunque, approfondite le Convezioni, i Trattati, gli Accordi principali che hanno infettato positivamente la modificazione in ottica sostenibile e - ciascusa per un pezzo - resiliente delle Città durante gli anni, si passerà allo studio di alcuni casi nazionali ed europei che hanno virtuosamente, e in maniera molto differente tra loro, cominciato ad approcciarsi al tema della resilienza come possibile elemento in grado di cambiare l’assetto territoriale e funzionale della Città. Queste, unite al processo in corso del Comune di Milano del network 100RC, serviranno a definire le Linee Guida per la Resilienza proposte da questa tesi. Successivamente si studierà il contesto che la presente tesi si pone l’obiettivo di modificare: Milano, il suo Comune e in modo più ampio la neonata Città Metropolitana, studiandone gli stress e gli shock per i quali risulta necessaria l'azione resiliente. Ai fini della Strategia di resilienza verranno analizzati successivamente tutti gli strumenti e le azioni già in essere che potrebbero essere – o sono già stati – variati in ottica resiliente. Il Comune di Milano ha anche fortunatamente già messo in campo, grazie alla vittoria del bando della Rockefeller Foundation, una Direzione di Progetto denominata Città Resiliente che, a partire da dicembre 2017, ha cominciato a instillare nell’operato dell’amministrazione il concetto di resilienza in maniera più definita di quanto prima non fosse, magari in modo embrionale, già fatto. Perciò, una volta visto, commentato e analizzato il suo percorso, si procederà a proporre una Strategia applicabile al caso studio ed eventualmente replicabile e si proporrà la metodologia grazie alla quale la resilienza potrebbe diventare normale amministrazione per la Città di Milano e per le altre città che volessero replicarne l'esperienza.
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I 20
l’urgenza di nuove soluzioni
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1.1. L’urgenza di nuove soluzioni in un mondo non resiliente Mancano solo 150 secondi alla fine del Mondo: le minacce di guerre nucleari, ma soprattutto l’ostinato negazionismo dei cambiamenti climatici, in particolare da parte del presidente degli Stati Uniti d’America, hanno fatto avanzare nel 2017 alla Federation of Atomic Scientists la lancetta metaforica del Doomsday Clock di trenta secondi: “l’orologio del giudizio universale” che dal 1947 si occupa di definire con le sue lancette l’intervallo di tempo che ci separa dalla mezzanotte simboleggiante la fine del Mondo. 1 Ma la prima denuncia di insostenibilità di questo modello di sviluppo avvenne
1 www.thebulletin.org
Doomsday Clock L’Orologio dell’apocalisse nasce nel 1947 per un’idea degli scienziati della rivista Bulletin of the Atomic Scientists dell’Università di Chicago: è un orologio metaforico che ci indica i minuti che ci separano da una ipotetica fine del mondo - rappresentata dalla mezzanotte - a cui l’umanità va in contro. Fino al 2007 solamente la minaccia di una guerra atomica ne indicava l'arratramento, mentre dal 2007 in poi il pericolo è stato esteso a tutto ciò che può minare la vita della specie umana e l’esistenza della Terra in primis, dunque, i cambiamenti climatici. L’orologio partì nel 1947 a sette minuti dalla mezzanotte e la massima lontananza fu di diciassette minuti dal 1991 al 1995, mentre la massima vicinanza alla mezzanotte - due minuti - si raggiunse nel 1953 e fino al 1960 e, successivamente, proprio nel 2018.
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addirittura nel 1972, quando il Club di Roma, presieduto e fondato nel 1968 da Aurelio Peccei ci avvertì de “I limiti dello Sviluppo” 2: continuando ai livelli di crescita e sfruttamento delle risorse naturali di quel tempo, entro qualche decennio dall'uscita del rapporto l’umanità si sarebbe scontrata con i limiti fisici del Pianeta; il rapporto avvisò contestualmente che si sarebbe potuta raggiungere una stabilità ecologica ed economica con uno sguardo sostenibile a lungo raggio solo considerando che ogni abitante della Terra vedesse soddisfatte le proprie necessità con il medesimo potenziale di un altro qualunque abitante del Pianeta. La smentita non avvenne tardi, anzi, poiché, già nel 1971, l’anno precedente alla pubblicazione del report, questo successe: a partire dal 21 dicembre 1971 le risorse utilizzate da lì al 31 gennaio vennero rubate all’anno successivo. Da allora, quanto la Terra è in grado di ricreare, non è sufficiente per l’anno intero e ogni anno il cosiddetto Overshoot day arretra, per arrivare al 2018, quando questa data è stata il 1 agosto: ben centocinquantadue giorni nell’arco di un anno hanno fisicamente rubato il capitale naturale della Terra ai futuri abitanti del Pianeta. 3 Peggio ancora per l’Italia, quando questa data è arrivata il 24 Maggio 2018, e che ci sta facendo vivere dunque duecentoventidue giorni rubando le risorse ai nostri figli e ai posteri che, semplicemente, non ne potranno godere.
2 Club di Roma, I limiti dello sviluppo, Roma, 1972 3 www.overshootday.org
Club di Roma È una associazione non governativa composta da scienziati, economisti, uomini d’affari, attivisti dei diritti civili, alti dirigenti pubblici internazionali e capi di Stato che studia e riflette sui principali problemi dell’umanità. Viene fondata nel 1968 dall’imprenditore italiano Aurelio Peccei insieme allo scienziato scozzese Alexander King, e ad altri premi Nobel, politici e intellettuali.
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E in generale, secondo il Living Planet Report 2014 del WWF 4, il nostro Pianeta è attualmente in eccessivo sfruttamento per il 50% circa delle risorse rinnovabili avendo inoltre ridotto del 28% la biodiversità globale da trent'anni a questa parte e avendo distrutto oltre tredici milioni di ettari di foreste vergini nel periodo compreso tra il 2000 e il 2010: la sesta estinzione di massa della storia della Terra. 5 Th a om
Proprio nel 2009, fu Thomas Friedman, editorialista del New York Times a sollecitarci chiedendosi “se la crisi del 2008 rappresentasse qualcosa di molto più radicale di una profonda depressione" e "se ci stesse dicendo che l’intero modello […] è semplicemente insostenibile economicamente ed ecologicamente e che il 2008 è stato quando abbiamo sbattuto contro il muro, quando Madre Natura e il mercato hanno entrambi detto: “basta così”?” 6
s Friedman
Viviamo quindi in un Mondo avendo sfruttato in un secolo più energia e materia di quanto fatto nel resto della presenza dell’uomo sulla Terra messa assieme. In particolare nelle città, che saranno sempre più al centro della vita dell’uomo
4 WWF, Living Planet Report 2014: Specie e spazi, gente e luoghi, 2014 5 Casiraghi M., 2018 6 Friedman T. L., Advice From Grandma, 21.11.2009, New York Times Grafico 1. OvershootDay, Linea del tempo OvershootDay 1 Maggio
2,4
1 Giugno 1 Luglio 1,7
1 Agosto 1 Settembre 1 Ottobre 1 Novembre 1 Dicembre 1 Gennaio 1 Febbraio 1970
1980
1990
2000
2010 Italia
2018 Mondo
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in tutto il Pianeta e che necessitano di avere una visione olistica dei loro consumi: fare un passo indietro, tornando a logiche antiche, per fare due passi in avanti e studiare la richiesta di energia e risorse, sempre più in via di esaurimento. Si pensi all’origine delle città, che nascevano solamente là dove le risorse erano più favorevoli e prossime – il fiume, il bosco, il terreno fertile ecc. - diversamente da ora, dove capita per esempio che Los Angeles sia a 250 miglia dalla sorgente Owens Valley e a 400 miglia dal fiume Sacrament - e nulla, per differenti motivi – l’indigenza, la necessità, ma anche la cultura – era buttato, sprecato, considerato inutile.
ul Pa
Crutzen
Ulteriore segnale di insostenibilità venne dal premio Nobel per la chimica del 1995, Paul Crutzen, che ha coniato, nel 2000, il termine Antropocene - dal greco Anthropos, uomo, e Koinos, recente - al fine di definire l’epoca geologica in cui l’ambiente terrestre - ovvero la somma delle caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche in cui si svolge e si sviluppa la vita –, a partire dalla prima rivoluzione industriale, è stato irrimediabilmente condizionato a scala globale dall’azione dell’uomo, “capace di
Grafico 2. IPCC, riscaldamento globale relativo a 1850.1900 (C°) e previsioni
2,0
1,5
C°
1,0
0,5
0 1960
1980
2000
2020
2040
2060
2080
T Veloce riduzione di CO2
26
0 Emissioni CO2 entro il 2055
Nessuna riduzione netta di CO2
2100
spostare più materia di quanto facciano i vulcani e il vento messi assieme, di far degradare interi continenti, di alterare il ciclo dell’acqua, dell’azoto e del carbonio e di produrre l’impennata più brusca e marcata della quantità di gas serra in atmosfera degli ultimi 15 milioni di anni”. 7 Siamo definitivamente in questa nuova era geologica che nasce nell’ottocento, ma che dalla seconda metà del secolo scorso, precisamente dal 16 luglio 1945, quando nel deserto del Nuovo Messico fu fatta detonare la prima bomba atomica in modo sperimentale e successivamente sganciate in modo plateale a Hiroshima e Nagasaki rispettivamente il 6 e il 9 Agosto 1945, “non si limita più a influenzare l’ambiente globale, ma ne decide le sorti” 8 in modo palese e fulmineo, rendendo il Pianeta che ci ospita soggetto passivo e alla mercé delle intenzioni dell’umanità, sempre meno capace di autoregolare gli urti naturali come una volta faceva e apportando alterazioni sostanziali degli equilibri naturali: dalla scomparsa di foreste alla drastica riduzione della biodiversità, dall’inquinamento delle acque dolci e del sovrasfruttamento delle risorse ittiche, l’alterazione dei suoli a causa dell’uso di azoto fertilizzante in quantità nettamente oltre quelle naturalmente fissato in tutti gli ecosistemi terrestri.
1.1.1. La mezzanotte è arrivata Nel mezzo, differenti Accordi e Trattati internazionali, che saranno analizzati in seguito, hanno procrastinato le decisioni o ne hanno prese di non sufficienti e per qualcuno la mezzanotte di cui sopra è arrivata anticipatamente. È celebre la vicenda delle Isole Carteret, un arcipelago di sei isole nellOceano Pacifico, appartenenti amministrativamente alla Papua Nuova Guinea, scoperte nel 1767 e rimaste negli anni essenzialmente illibate ed esattamente come ci immaginiamo un atollo del Pacifico: una spiaggia bianca pulitissima, le palme da cocco in riva al mare, la barriera corallina ricca di pesci e coloratissima. L’economia locale semplice a base di pesca, taro e cocco, la vita sobria e seguendo i ritmi della natura dei suoi abitanti, rendono questo luogo - avente un’impronta ecologica nulla, ma anzi mantenendo una riserva di biocapacità - il meno responsabile per il surriscaldamento globale e dei relativi guai.
7 p. 16 8
P. J. Crutzen, Benvenuti nell’Antropocene, Milano, Saggi Mondadori, 2005, Ivi, p. 35
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Immagine 1. UNICEF. Abitanti delle Isole Carteret costretti a lasciare le proprie case
Nonostante ciò, nel 2003, le isole hanno dovuto dare il via al primo trasferimento forzoso dell’intera popolazione mai avvenuto nella storia dell’uomo. Tutti sono stati costretti ad abbandonare le proprie terre e i propri ricordi – il documentario Sun come up racconta bene come questo popolo ha reagito - a causa proprio dei cambiamenti climatici contro i quali l’atollo non ha potuto fare nulla e dei quali nessuno, dei soli 2600 abitanti, è responsabile. E uno dei problemi fondamentali di questi sconvolgimenti globali è proprio questo: un popolo con una carboon footprint inesistente è la prima popolazione del Pianeta a subire definitivamente uno sconvolgimento di vita, la deturpazione di quel sistema di collaborazione e comunità che negli anni si era naturalmente creato, mentre i principali responsabili saranno, in linea di massima, gli ultimi a vedere tangibilmente le loro vite cambiate. A questo problema proprio i governi del PIF (Pacific Island Forum) delle piccole isole del Pacifico hanno provato a trovare e dare soluzione, firmando, nel settembre del 2013 - dopo che il 9 maggio 2013 “la concentrazione atmosferi-
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ca di biossido di carbonio, misurata sulla vetta di Mauna Loa, nelle Hawaii, ha superato le 400 ppm per la prima volta da quando sono iniziate le misurazioni “facendo entrare il Mondo in una nuova zona di pericolo” - la famosa Dichiarazione di Majuro, che non fa altro che affermare che il cambiamento climatico è già arrivato “e minaccia il benessere dei popoli del Pacifico e del Mondo intero.”9. Il PIF chiedeva “un’azione a tutti i livelli per rispondere con urgenza al cambiamento climatico, al fine di garantire la sopravvivenza e la vitalità di tutti i piccoli Stati insulari del Pacifico in via di sviluppo” e invoca globalmente una “rivoluzione energetica necessaria e una trasformazione economica per uno sviluppo low-carbon per migliorare la nostra sicurezza, proteggere e garantire la sostenibilità delle nostre risorse naturali e dell’ambiente, e per migliorare la salute del nostro popolo.” 10 Il problema dell’innalzamento del mare per le Isole Carteret e i suoi abitanti non è stato infatti unicamente un problema di tipo ambientale, ma si è portato dietro la difficoltà che un trasferimento coatto può provocare nella coesione sociale, nel riadattarsi a nuovi contesti in cui vivere, in cui lavorare, con una totale impreparazione. Da quel 2013 poco è cambiato, visto che il dodicesimo rapporto Global Risks Report 2017 pubblicato dal World Economic Forum 11 – basato sulle attente valutazioni di settecentocinquanta esperti che sono chiamati annualmente a valutare i trenta rischi globali fa notare come, dalla situazione del 2007 – nella quale tra i cinque rischi a maggior impatto globale nessuno ricadeva nella sfera ambientale – siamo passati alla situazione del 2017 con la quale addirittura quattro tra le cinque principali minacce ricadono nelle tematiche ambientali: fallimento delle misure di mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici, crisi idriche, eventi metereologici estremi, disastri naturali. Il rapporto sottolinea inoltre come proprio questi quattro rischi siano strettamente interconnessi e collegati ad altre disuguaglianze ed emergenze globali e come eventualmente potrebbero innescare processi negativi di peggioramento di questi, come ad esempio l’aumento esponenziale dei profughi climatici – ventuno milioni e mezzo secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per
9 PIF, Dichiarazione di Majuro, 5 Settembre 2013, Majuro 10 Ivi 11 Worl economic Forum, The Global Risks Report 2017 - 12th Edition, 2017, Ginevra
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i Rifugiati (UNHCR) e i dati del rapporto del 2017 di Oxfam 12, e potenzialmente 143 milioni al 2050 secondo il rapporto del 2018 sulle migrazioni interne a cura della Banca Mondiale 13 – e, ovviamente, le guerre a causa di problemi geopolitici e sociali come la carenza di risorse idriche, di terre fertili, la desertificazione. Queste, sono già nel Mondo 1.746 sorte a causa di conflitti ambientali, secondo l’Environmental Justice Atlas 14: dal Niger per l’uranio alla Nigeria per il petrolio e poi 223 guerre ambientali in corso in India, 117 in Colombia e così via. È stata poi la volta dello storico Accordo di Parigi, che ha confermato in maniera netta la necessità di “proseguire l’azione volta a limitare l’aumento di temperatura a 1,5° C rispetto ai livelli preindustriali, riconoscendo che ciò potrebbe ridurre in modo significativo i rischi e gli effetti dei cambiamenti climatici” 15. Ciò conferma le pericolose tendenze climatiche e ambientali denunciate dal quarto periodico rapporto dell’EEA (Agenzia ambientale europea - European Environment Agency) sugli impatti dei cambiamenti climatici in Europa, che ha decretato l’aumento di temperature medie annue del periodo dal 2006 al 2015 di circa 1,5 °C più elevate rispetto ai livelli preindustriali con, ovviamente, un trend in costante aumento. Questo innalzamento ha avuto, e sempre più avrà, conseguenze sugli eventi pluviometrici intensi, ondate di calore sempre più frequenti, l’esponenziale e implacabile regresso dei ghiacciai alpini. È ormai inevitabile che il "riscaldamento del clima si avverte e si avvertirà sempre di più, soprattutto in alcune regioni particolarmente sensibili: l’area del Mediterraneo, e quindi dell’Italia meridionale, tende a inaridirsi e i periodi di siccità si prolungano.” mentre al "Polo Nord il riscaldamento è già pronunciato, i ghiacciai diminuiscono velocemente - la loro estensione nel Mare Artico si è ridotta del 7.4 % rispetto al 1980 e si teme che scompaiano quasi del tutto entro la fine del secolo” 16, come confermato anche dal rapporto IPCC "che già oggi deve fare i conti con estati più torride e secche per lunghi periodi" e che potrebbe "assistere
12 Oxfam, Uprooted by Climate Change Respondint to the growing risk of displacement, 2017 13 Banca Mondiale, Groundswell: preparing for internal climate migration, 2018 14 www.ejatlas.org 15 COP 21 CMP 11, Accordo di Parigi, Parigi, 2015 16 L. Mercalli, Prepariamoci: a vivere in un Mondo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza...e forse più felicità, Milano, Chiarelettere, 2011, p. 40
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a una riduzione del 9 per cento dell’acqua disponibile a 1,5 °C, mentre nel caso di un aumento di 2 °C si arriverebbe al 17% di acqua in meno." 17
1.2. Un modello di sviluppo non resiliente: le città a rischio ambientale e sociale Lo sviluppo urbano noncurante dei danni ambientali e di diminuzione della capacità resilienti di un territorio si vede particolarmente nel trend preoccupante di consumo del suolo: è una risorsa fragile ed essenzialmente non rinnovabile, ma preziosissima per il circa quarto della biodiversità mondiale che ospita – si stima che in un cucchiaino di questo vi siano almeno 9 miliardi di microrganismi “che mantengono e regolano i cicli dei nutrienti e il flusso energetico tra l’atmosfera, le acque sotterranee e la vegetazione” 18 -, il cibo che produce per il nostro consumo - il 95% è prodotto col suolo 19 -, l’acqua che trattiene, filtra e purifica e il carbonio che immagazzina. Eppure questo “silenzioso alleato è una risorsa dimenticata” e vilipesa: “sfortunatamente, un terzo dei nostri terreni è in condizioni di degrado e le pressioni dell’uomo stanno raggiungendo livelli critici, riducendo ed a volte eliminando alcune delle loro funzioni essenziali.” 20 Le cause, ovviamente esacerbate in aree urbane e periurbane, sono la cementificazione, l’inquinamento, l’asportazione, l’erosione, la compattazione, l’impermeabilizzazione, la salinizzazione, l’acidificazione, che non stanno facendo altro che impoverire sempre più e irrimediabilmente questo elemento: nel 2015 solo un quarto dei terreni arabili e coltivabili rispetto al 1960 saranno ancora sfruttabili per la produzione agricola. 21 Questo sconvolgimento della capacità del suolo di rinnovarsi e di essere alla base della vita dell’uomo mina la sicurezza alimentare, la capacità di nutrizione, l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici. E ciò si porterà dietro problemi enormi per la capacità delle comunità, delle
17 Il Post, Cosa cambia mezzo grado, 9.10.2018 18 Swiss Academy of Sciences, 2015 19 Rossella Muroni, Una Legge Nazionale contro la cementificazione, Il manifesto, il Manifesto, 18.07.2018 20 da Silva J. G. (Direttore Generale della FAO), 2015 21 www.suoli2015.ch
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Immagine 2. ISPRA, 2017, Consumo di suolo in Lombaria a livello comunale esclusi i corpi idrici
Sondrio
Varese
Lecco Como Bergamo Monza Brescia Milano
Lodi
Pavia
Cremona
%
32
<3
3-5
5-7
Mantova
7-9
9-15
15-30
>30
città, delle nazioni, che sempre meno hanno contatto con il mondo agricolo, di essere preparati a eventuali blocchi delle catene alimentari dalle quali dipendono. Il tema non sembra trovare sufficiente sensibilità e risposte nemmeno in Italia, dove il Rapporto sul Consumo di Suolo del 2018 del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente “fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione del nostro territorio, che continuano a causare la perdita di una risorsa fondamentale, il suolo, con le sue funzioni e i relativi servizi ecosistemici [...] con particolare attenzione alle funzioni naturali perdute o minacciate. La tutela del patrimonio ambientale, del paesaggio e il riconoscimento del valore del capitale naturale sono compiti e temi [...] fondamentali alla luce delle particolari condizioni di fragilità e di criticità climatiche del nostro paese e rispetto ai quali il Rapporto fornisce il proprio contributo di conoscenza.”. 22 In effetti, il Rapporto è preoccupante: la superficie naturale nel 2017 si è ridotta di altri 52 km², ovvero 2 m²/s di suolo cementificato, soprattutto “nelle zone periurbane e urbane a bassa densità, in cui si rileva un continuo e significativo incremento delle superfici artificiali, con un aumento della densità del costruito a scapito delle aree agricole e naturali, unitamente alla criticità delle aree nell’intorno del sistema infrastrutturale, più frammentate e oggetto di interventi di artificializzazione a causa della maggiore accessibilità” accompagnando questo sprawl urbano a una densificazione delle are urbane che “riguardano soprattutto le aree costiere mediterranee e le aree di pianura”. 23 È proprio la Lombardia, il cui capoluogo è oggetto della presente Tesi di Laurea, che traina questo record negativo con il 12,99% del suo territorio definitivamente impermeabilizzato - 309.552 ha –, con un aumento esponenziale di problemi ambientali: inondazioni, isole di calore, inquinamenti, incapacità di produrre sufficiente cibo per i suoi abitanti. Le conseguenze di questa impermeabilizzazione non sono mancate: nella Regione Lombardia ben 580.000 persone, ovvero quasi il 6% dell’intera popolazione regionale, sono esposte a rischio idrogeologico per il solo fatto di risiedere in aree a forte criticità: in tali aree risultano infatti localizzati ben 99.000 edifici residenziali, 50.000 insediamenti esposti, che occupano quasi 200.000 addetti,
22 SNPA, Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici – Edizione 2018, Roma, 2018 23 Ivi
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e poi 623 scuole, 50 ospedali e oltre 5000 industrie; solo all’interno della città di Milano sono 4.862 civici (su 54.000), 6 quartieri interi e 26 toccati (su 88 NIL) ad essere in aree a rischio basso, medio o alto.
1.2.1. Un pianeta diseguale è un ostacolo allo sviluppo sostenibile
Anche le disuguaglianze – tra generi, religioni, aree geografiche - sono sempre più elevate e sono il maggiore ostacolo allo sviluppo sostenibile delle nazioni.
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Negli ultimi anni, costantemente in tutti i Paesi del Mondo, fatta eccezione per la Svezia, la forbice delle disuguaglianze si sta ampliando: l’aumento è stato ancora più esponenziale, tra il 1990 e il 2010, nei Paesi in via di sviluppo dove la differenza tra redditi alti e bassi è aumentata addirittura dell’11% 24; in questi Paesi il 75% della popolazione ha un reddito che è peggiormente distribuito che negli anni Novanta e i bambini appartenenti al 20% più povero della popolazione hanno tre volte la probabilità di morire prima del compimento dei cinque anni rispetto ai bambini provenienti da famiglie maggiormente benestanti. Queste disparità tra persone non sono sono solo motivo di vite poco dignitose, ma rappresentano il maggior freno allo sviluppo sostenibile e alla lotta contro la povertà, limitando le opportunità di partecipare alla vita dei gruppi sociali e di dare un contributo significativo alla vita sociale, culturale, politica ed economica della società. Disuguaglianze sempre più acuite anche nei paesi OCSE, come dice il premio Nobel Angus Deaton affermando che il Mondo è sempre più attraversato da “diseguaglianze straordinariamente profonde” 25 vedendole
24 www.unirc.it 25 A. Deaton, La Grande Fuga: Salute, ricchezza e origini della disuguaglianGrafico 3 Indice di Gini dei redditi di mercato equivalenti per l'Italia e altri Paesi
0,4
0,48
0,51 Italia Germania
0,50 0,45
Paesi Bassi
0,40 1990
34
2000
2010
crescere nella maggior parte dei paesi dell’area OCSE tra il 1985 e il 2012; in Italia nello specifico l’indice di Gini è cresciuto da 0,31 a 0,33 26 e, nel 2009, l’1% del segmento della popolazione italiana più ricca percepiva il 9,4% del reddito. “Il processo di globalizzazione economica, gli alti livelli di terziarizzazione della struttura produttiva, la trasformazione del quadro regolativo del mercato del lavoro, hanno […], nel corso degli ultimi anni, approfondito le tensioni fra la dimensione economica e quella sociale di un modello di sviluppo sempre meno ancorato e dipendente dal contesto territoriale e sociale 27 . Tali dinamiche […] e trasformazioni sembrano ancor più rilevanti nelle città.” 28 Nello specifico di Milano le origini produttive e di locomotiva d’Italia con metodo fordista hanno ceduto il passo, a causa del fisiologico decadimento del modello produttivo, a una vitalità innovativa specializzata in nicchie tecnologiche, servizi, headquarters di società e banche, finanza, design del prodotto, moda, marketing, management con una polisettorialità. 29
1.2.2. A perderci siamo tutti
Gli effetti di questi stili di vita hanno ricadute economiche, energetiche e sanitarie su tutti noi: “a livello nazionale sprechiamo 2,2 milioni di tonnellate di cibo all’anno, per un costo complessivo di 8,5 miliardi di euro” 30 ovvero lo 0,6% del PIL, la dispersione degli acquedotti italiana è salita al 38% 31, 82.489 persone sono morte in Europa nel 2014 per lo smog dei quali 59.630 a causa del particolato fine (i PM2.5), 17.290 a causa delle concentrazioni di diossido di azoto (NO2) e 5.569 a causa dell’ozono a livello del suolo (O3)”.32 I cambiamenti climatici sono già responsabili dal 15 al 20% delle morti in Europa
za, Il Mulino, Bologna 2015 26 OCSE, Rapporto OCSE 2015, Parigi, 2015 27 Turok, 2005 28 Ranci C., Città nella rete globale. Competività e disuguaglianze in sei città europee, Milano, Bruno Mondadori, 2010, p. 79 29 Cucca R., 2010 30 Milano F., Spreco alimentare, l’Italia migliora, ma butta via ancora lo 0,6% del Pil all’anno, Il sole 24 ore, 5.02.2018 31 Chiesa F., Italia colabrodo, acqua sprecata e persa, 10 milioni senza depurazione, Corriere della Sera, 2017 32 Agenzia Europea dell’Ambiente, 2017
35
Al Gore
secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e, tra il 2030 e il 2050, causeranno, sempre secondo l’OMS, circa 250.000 ulteriori decessi all’anno - 38.000 a causa dell’esposizione al calore negli anziani, 48.000 a causa della diarrea, 60.000 a causa della malaria e 95.000 a causa della denutrizione infantile.” 33 con un rischio aumentato nelle fasce di popolazione anziane e tra quelle dei paesi poveri o in via di sviluppo - a causa di malnutrizione, malaria, diarrea e stress da calore e ondate di calore – nella torrida estate del 2003 in Europa sono morte 70.000 persone in più della media - con costi diretti stimati trai 2 e i 4 miliardi di dollari all’anno entro il 2030. Cambiamenti climatici che stravolgono il Mondo, crescenti disuguaglianze, sfruttamento incontrollato delle risorse, modello di sviluppo e di consumo totalmente insostenibile sono, come l’ha definita profeticamente e semplicemente il Premio Nobel per la Pace Al Gore, An inconvenient truth 34 35 negli omonimi film e documentario che ci imponevano l’urgenza di chiarire e attuare politiche climatiche globali capaci di rispondere a questa inevitabile situazione. Cambiare modello non è solo necessario per una convivenza più civile e rispettosa verso l’ambiente, ma anche per evitare numerosissimi morti per tutti i rischi e i problemi correlati ai cambiamenti climatici visti fin'ora.
1.3. Il contributo delle politiche globali verso la Resilienza
È evidente che minacce globali richiedano sforzi comunitari e che riguardino l’intero Pianeta. Negli anni, differenti Accordi hanno provato a scala planetaria o continentale a rispondere alle necessità esposte inizialmente e a cercare di riportare ad essere la Terra un sistema resiliente, senza essere però capaci di essere sufficientemente efficaci rispetto alle sfide poste. Di seguito i principali Accordi di cui sopra saranno analizzati per verificarne le
33 www.who.int 34 Gore A., Una scomoda verità, come salvare la Terra dal riscaldamento globale, Milano, Rizzoli, 2006 Una scomoda verità, 2006, Davis Guggenheim e Al Gore, USA 35
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capacità resilienti e come hanno contribuito allo sviluppo olisticamente sostenibile del Pianeta e per indagare quali caratteristiche non ne hanno permesso la riuscita. Il primo atto di responsabilità internazionale è avvenuto nel 1987 con il Protocollo di Montreal 36, in seguito a quando si scoprì, a cominciare dal 1982, che le macchine da raffreddamento - climatizzatori, frigoriferi, congelatori, deumidificatori aerosol, estintori - erano complici principali dell’assottigliamento dello strato di ozono dell’atmosfera terrestre con conseguenti e pesanti danni globali dovuti alla perdita dello schermo che ha lo scopo di bloccare le radiazioni ultraviolette provenienti dal Sole la quali causano danni al DNA e all'RNA e provocano una diminuzione della capacità di fotosintesi delle piante. Si decise, così, di stipulare il Protocollo, lo strumento operativo dell’UNEP - il Programma Ambientale delle Nazioni Unite per l’attuazione della Convenzione di Vienna - “a favore della protezione dell’ozono stratosferico”. "Entrato in vigore nel gennaio 1989, ad oggi, è stato ratificato da 197 Paesi tra i quali l’Italia.” 37 - nel dicembre 1988 - riuscendo a mettere in rete globale la ricerca, a favorire lo scambio e la comunicazione di dati tra differenti enti e l’assistenza ai Paesi in via di sviluppo in un’ottica di cooperazione – con il Fondo Multilaterale Ozono finanziando “progetti di investimento, assistenza tecnica, formazione, capacity building, trasferimento tecnologico e riconversione industriale in 147 Paesi in Via di Sviluppo (definiti “Paesi Art. 5” ai sensi del Protocollo) -, ma soprattutto stabilendo i termini di scadenza entro cui le Parti firmatarie devono essersi adoperate per contenere la produzione e il consumo delle sostanze (halon, tetracloruro di carbonio, clorofluorocarburi, idroclofluorocarburi, tricloroetano, metilcloroformio, bromuro di metile, bromoclorometano) che danneggiano la fascia di ozono nella stratosfera con una progressione e definitiva eliminazione che ha portato al sostanziale blocco del suo aumento. La sfida successiva crebbe all’inizio degli anni ‘90, quando era crescente tra la comunità scientifica, le organizzazioni non governative ambientaliste, i movimenti ambientalisti e i cittadini, la coscienza dell’impatto che l’attività umana, in particolare quella del Nord del Pianeta, ha sulla temperatura globale: in atmosfera si era infatti già arrivati a 3 milioni di megatonnellate (Mt) di CO2 delle quali 6.000 Mt di CO2 ogni anno immesse dall’uomo.
36 UNEP Programma Ambientale delle Nazioni Unite, Protocollo di Montreal, 1987, Montreal 37 www.minambiente.it
37
È nel 1992, quindi, tra il 3 e il 14 Giugno, a Rio de Janeiro, che si tiene la più grande conferenza della storia per numero di partecipanti sul tema dell’ambiente UNCED, United Nations Conference on Environment and Development. Questa ha avuto il merito di coinvolgere la più ampia, numerosa e aperta molteplicità di stakeholders avendone ben presente la capacità rivoluzionaria di coinvolgimento delle più disparate parti ognuna con una potenzialità di azione distinta: 183 Paesi rappresentati da oltre 10.000 delegati ufficiali, un centinaio capi di stato o di governo, 15.000 persone della società civile o rappresentanti di ONG o di movimenti ambientalisti, popolazioni indigene, indios, esperti ambientali, personaggi religiosi, industriali, indios, per un totale di quasi 30.000 persone da tutto il Mondo al fine di ridisegnare lo sviluppo del Pianeta in ottica sostenibile e ribaltare il tradizionale modello che aveva già provocato così tanto degrado ambientale e depauperamento delle risorse minando il futuro della Terra soprattutto a causa della parte sviluppata del Pianeta: l'Europa, il Nord America, ancora relativamente Cina e India. In un clima positivo con una speranza comune di cominciare a rispondere ai problemi globali con un impegno pianetario la conferenza analizzò in modo puntuale i modelli di produzione al fine di diminuire gli inquinanti prodotti; studiò le energie alternative verso un modello che superasse i combustibili di origine fossile e nuovi sistemi di mobilità già ritenute entrambe le parti maggiormente responsabili degli incipienti cambiamenti climatici e inquinamento dell’aria; la scarsità e l’impoverimento della qualità dell’acqua in particolare proprio per il Sud del Mondo; e poi, grazie al contributo di indigeni e Organizzazioni non governative si trattò finalmente di deforestazione, perdita di biodiversità terrestre e marina in una visione che voleva assicurare a tutti gli abitanti del Pianeta, presenti, ma soprattutto futuri, le medesime condizioni e gli stessi benefici che naturalmente traiamo dai servizi ecosistemici. Il Summit ha infine prodotto differenti e validi documenti ciascuno con un’incipiente ottica resiliente: la Dichiarazione di Rio sull’ambiente e sullo sviluppo 38 – per instaurare una nuova ed equa partnership globale, attraverso la creazione di nuovi livelli di cooperazione tra gli Stati, i settori chiave della società ed i popoli, sostenendo la creazione di accordi internazionali che rispettino gli interessi di tutti e tutelino l’integrità del sistema globale dell’ambiente e dello sviluppo per garantire a tutti gli abitanti della Terra presenti e futuri una vita degna e in equilibrio con l’ambiente e procedere verso uno sviluppo sostenibile che non
38 UNCED, Dichiarazione di Rio sull’Ambiente e lo Sviluppo, 1992, Rio de Janeiro
38
prescinda dallo sviluppo tecnologico e sociale e un miglioramento collettivo delle condizioni di vita - l’Agenda 21 39- la pianificazione delle azioni da costituirsi a livello globale, nazionale, ma soprattutto locale laddove l’uomo impatta sull’ambiente per rispondere alle problematiche ambientali, sociali ed economiche cui l’umanità sarebbe andata in contro. -, la Convenzione sulla diversità biologica 40– per la conservazione e la protezione della diversità biologica non solo come baluardo della natura, ma consapevoli che l’uso sostenibile delle sue componenti e l’equa ed equilibrata compartecipazione ai benefici delle risorse genetiche e dei servizi ecosistemici è essenziale per tutelare progresso sociale, ma anche economico -, i Principi sulle foreste - per promuovere azioni e pianificazione per la salvaguardia e la gestione sostenibile e a lungo raggio del patrimonio forestale - e la definizione della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici UNFCCC 41- un Trattato non legalmente vincolante che propone alle Parti la sottoscrizione di protocolli successivi che avrebbero posto limiti alle emissioni di gas corresponsabili dell’effetto serra che entrò in vigore il 21 marzo 1994 attraverso incontri successivi denominati Conferenze della Parti. La Conferenza è stato un primo barlume di speranza verso una società capace di non alterare il clima terrestre e consapevole che la tutela dell’ambiente è necessaria per ripararsi da futuri sconvolgimenti di ogni sorta; l’insieme degli strumenti, non legalmente vincolanti e senza impegni economici concreti né, diversamente dal Protocollo di Montreal, impegni allo sviluppo ai Paesi più in difficoltà economica, hanno creato pochi risultati concreti se non di comunicazione e sensibilizzazione verso il raggiungimento della “stabilizzazione delle concentrazioni dei gas serra in atmosfera a un livello abbastanza basso per prevenire interferenze antropogeniche dannose per il sistema climatico” 42, come prefissato. Come detto, per andare verso una definizione di azioni vincolanti per i Paesi per ridurre l’emissione di gas climalteranti, si tenne nel 1997 la conferenza verso il Protocollo di Kyoto 43. L’impegno dei Paesi era ridurre l’immissione in atmosfera
39 UNCED, Agenda 21, 1992, Rio de Janeiro 40 UNCED, Convenzione sulla diversità biologica, 1992, Rio de Janeiro 41 UNCED, Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, 1992, Rio de Janeiro 42 Grasso M. E., Il mutamento cliamtico e il diritto alla salute, Franco Angeli Editore, Milano, 2012 43 Protocollo di Kyoto, Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), Kyoto, 1997
39
di questi gas di almeno il 5% e dell’8% per i Paesi membri dell’Unione Europea, rispetto ai livelli del 1990 tra il 2008 e il 2012 per ridurre quelle 6.000 Mt di CO2 emessa ogni anno a 5.850 Mt di CO2/anno. Questa volta si intuì l’importanza dei fattori economici, istituendo il Clean Development Mechanism (CDM) - i Paesi industrializzati possono sviluppare progetti in quelli in via di sviluppo, che creano così lì sviluppo economico e miglioramento delle condizioni sociali nonché riducono le emissioni di gas serra generando crediti di emissione (CER) per i Paesi industrializzati paganti. Ciò serve a ridurre quanto più le emissioni con minor costi. - il Joint Implementation (JI) -i Paesi industrializzati sviluppano progetti per la diminuzione delle emissioni di gas serra in uno degli altri Paesi industrializzati ottenendone congiuntamente dei crediti - e l’Emissions Trading (ET) - i Paesi industrializzati, avendo superato i propri obiettivi di riduzione delle emissioni prefissati per le proprie competenze, possono scambiare diritti di emissione con un Paese che non sia stato capace di raggiungere i propri obiettivi. Considerata la soglia limite di 450 ppm, la risposta internazionale alla crescente richiesta di azione da parte della società civile è stata ritentata, dopo 20 Conferenze delle Parti, dal 30 novembre al 12 dicembre del 2015, a Parigi, quando si è svolta la COP21, la ventunesima Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) al fine di negoziare e stipulare l’Accordo di Parigi che avrebbe creato impegni cogenti per la riduzione dei cambiamenti climatici. Il testo finale, approvato dalle 195 Parti partecipanti – trai quali i principali emettitori: Europa, USA, India, Cina – dichiarò: la necessità e l’impegno a mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e di implementare le azioni per limitare questo aumento a soli 1,5° C, La volontà di incrementare la capacità di adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici e andando verso uno sviluppo economico e sociale resiliente, sempre più carboon free e l’indirizzare i flussi finanziari verso uno sviluppo a basse emissioni di gas ad effetto serra e resiliente al clima.
1.3.1. L’insufficienza delle politiche globali
Gli avvertimenti non sono mancati da 50 anni a questa parte, la ricerca di soluzioni nemmeno, ma il destino sembra quello di Leonia, la prima de Le città Con-
40
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tinue ne Le città invisibili 44 di Italo Calvino, che pare non accorgersi che in un Mondo finito le risorse, come lo spazio, non possono essere infiniti, proseguendo con atteggiamenti simili a quelli che denuncia Papa Francesco nell’Enciclica Laudato sì, l’importante documento che il Papa ha pubblicato a pochi mesi proprio dalla Conferenza sul Clima di Parigi: “quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati.” 45.
44 Calvino I., Le città invisibili, Mondadori, Milano, 1993 45 Bergoglio J., Lettera Enciclica Laudato Sì del Santo Padre Francesco sulla cura della casa comune, Roma, 2015, p. 11
Le Città Invisibili, Le città continue 1, Leonia
“La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall’involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche che dall’ultimo modello d’apparecchio. Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti di Leonia d’ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. […] Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da crateri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui i detriti dell’una e dell’altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano. Più ne cresce l’altezza, più incombe il pericolo delle frane: basta che un barattolo, un vecchio pneumatico, un fiasco spagliato rotoli dalla parte di Leonia e una valanga di scarpe spaiate, calendari d’anni trascorsi, fiori secchi sommergerà la città nel proprio passato che invano tentava di respingere, mescolato con quello delle altre città limitrofe, finalmente monde: un cataclisma spianerà la sordida catena montuosa, cancellerà ogni traccia della metropoli sempre vestita a nuovo. Già dalle città vicine sono pronti coi rulli compressori per spianare il suolo, estendersi nel nuovo territorio, ingrandire se stesse, allontanare i nuovi immondezzai.”.
41
Con questo scopo l’Enciclica, come detto pubblicata a pochi giorni dall'Accordo di Parigi proprio per darne un importante sostegno e sprone al rischio di stallo, un appello a credenti e non credenti – vuole essere spinta per la “ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale” 46 dell’umanità visto che “...abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti". 47 Per il pontefice con una “attività incontrollata dell’essere umano” e “uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione” 48. Serve dunque un cambiamento repentino e totale nell’approccio al Pianeta e “un mutamento radicale nella condotta dell’umanità” 49 per essere da un lato più in sintonia con l’ambiente, ma anche per progredire economicamente, socialmente, moralmente, ambiti che non possono più essere considerati separatamente, ma che vanno intesi come l’uno collegato all’altro. Il protocollo di Kyoto è stato, dal punto di vista degli obiettivi ambientali, un fallimento: Usa, India e Cina non l’hanno ratificato rendendolo politicamente irrilevante, le emissioni di gas serra dovevano essere ridotte del 5% nel periodo 2008-2012 rispetto all’anno base 1990, ma la crescita di CO2 tra il 1990 e il 2008 è cresciuta del 41%, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera è arrivata a 410 ppm nel 2016 - “il livello più alto da due milioni di anni” 50, un “superamento da considerarsi stabile, che rimarrà tale almeno per i prossimi decenni; questa concentrazione così elevata, e del tutto inedita nella storia dell’uomo, di anidride carbonica nell’aria sta già producendo danni ambientali, sociali, economici di vasta portata: innalzamento della temperatura media terrestre e del livello di mari ed oceani, scioglimento dei ghiacciai, moltiplicazione dei fenomeni metereologici estremi, inaridimento e desertificazione di terre che erano fertili, migrazioni ambientali che vedono decine di milioni di donne e di uomini costretti ad abbandonare i loro luoghi di vita e di lavoro per mancanza di cibo ed acqua 51 " 52
46 47 48 49 50 51 2017 52
42
Ivi, p. 12 Ivi, p. 13 Ivi, p. 4 Ivi, p. 5 Edo Ronchi, Fondazione Sviluppo Sostenibile, 2009 Annalisa Corrado in Giorni Migliori, G. Civati, Imprimatur, Reggio Emilia, G. Civati, Giorni Migliori, Imprimatur, Reggio Emilia, 2017
Gli Accordi suddetti molto hanno fatto per aumentare la consapevolezza sui rischi derivanti dagli stravolgimenti del contesto climatico, ma la non obbligatorietà degli strumenti, la poca persuasione e convenienza del mondo privato ad effettuare una transizione ecologica delle produzioni, hanno sostanzialmente annullato le buone intenzioni dei suddetti. Inoltre, questi, pur in una logica di mitigazione dei cambiamenti climatici, non affrontavano a sufficienza, anche a causa della esigua conoscenza della materia e forse, a volte, dell’ottimismo e nella speranza che fosse sufficiente quanto contenuto negli Accordi, i necessari adattamenti con cui le Città e le nazioni avrebbero dovuto attrezzarsi, né collegavano sufficientemente i benefici ambientali e di conservazione degli ecosistemi ai benefici economici, magari a lungo corso, che sono conseguenti; queste condizioni, insieme alla crescita esponenziale delle produzioni e dei consumi dei Paesi in via di Sviluppo, che meno tra tutti avevano le possibilità di svilupparsi in armonia con l’ambiente e rispettando i vincoli contenuti negli accordi, hanno portato il Mondo a una sostanziale imperturbabilità rispetto ai tanti sforzi.
Immagine 3 Amnesty International. Congo, bambini in miniera ad estrarre coltan
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Nel 2016, difatti, l’aumento medio di temperatura globale sulla terraferma e sulla superficie oceanica si è calcolata essere in 0,94 C° superiore alla media del XX secolo 53 e le proiezioni non sembrano essere magnanime per il futuro. In definitiva, la totalità delle politiche globali attuate, pur facendo progredire di non poco le tecnologie sostenibili, le conoscenze, la qualità delle produzioni delle parti più ricche e avanzate del Pianeta, hanno sostanzialmente fallito i loro intenti di lenire gli effetti dell’azione dell’uomo sul clima. A dirlo è anche il Rapporto 2016 del World Economic Forum 54 che pone al primo posto il fallimento delle politiche di mitigazione indicando l’esigenza di avviare nuove politiche di adattamento al cambiamento climatico che non siano separate “dai temi sociali ed economici di portata globale, ma rilevanti anche a scala locale” 55: la resilienza. Il contributo verso la strada della resilienza dei Trattati e degli Accordi sopra esaminati è stata principalmente l’archiviazione di pratiche top-down che poco stimolavano l’innovazione e il miglioramento dei processi e avente un problema nella reversibilità delle tecniche introdotte allo scadere dei contratti, in relazione all’opportunismo che caratterizza la scelta degli schemi, per passare a un approccio bottom-up negoziale e coinvolgente che facilita i processi di apprendimento a livello locale, garantisce un valore aggiunto che va oltre gli obiettivi degli specifici schemi, consolidando le reti tecniche, amministrative e sociali. 56 Gli accordi, però, non vincolanti e basati sulla fiducia e le sanzioni morali, indeboliscono l’efficacia e l’influenza dei cittadini e delle organizzazioni ambientali a tendere verso nuove e implementate norme e “gran parte della letteratura riconosce che essi hanno più probabilità di essere efficaci proprio quando sono utilizzati come elemento di un pacchetto più complesso di misure di politica 57 in cui non si esclude l’uso di strumenti command-control.” 58 Erano altresì frutto di un mondo in forte crescita, dunque era normale cercare di
53 Nasa e l’Agenzia federale Usa per la meteorologia (Noaa), 2016 54 Rapporto 2016, World Economic Forum, Cologny, 2016 55 Città Metropolitana di Venezia, Verso il Piano Strategico Metropolitano, Venezia, 2018 56 Reho M., 2016 57 Arora & Cason, 1996, Cavaliere, 1998 58 Reho M., 2016
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affiancare allo sviluppo economico e materiale della società solamente il concetto della sostenibilità.
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Come visto, questo mondo non c'è più dunque la sostenibilità dei processi va accompagnata alla resilienza dei territori e dei metodi, consci che, come recita l'ultimo libro del climatologo Mercalli, Non c'è più tempo perché "è tutto troppo lento e troppo in ritardo, non serve che ci nascondiamo dietro episodici successi ambientali, certo edificanti e ammirevoli finché si vuole, ma ancora annullati dalla schiacciante enormità del sistema business as usual che li sovrasta e procede senza freni." 59
59 Mercalli L., Non c’è più tempo, come reagire agli allarmi ambientali, Giulio Einaudi editore, 2018, Torino Immagine 4. Le isole di plastica causate dalle correnti oceaniche
Terre emerse
Isole di plastica
Correnti oceaniche
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1.4. Società tuttora poco resiliente Le società, le città, le case, in linea di massima gli atteggiamenti che abbiamo, sono tendenzialmente per nulla resilienti. Gli sforzi di cui prima hanno sì indirizzato il mondo verso la sostenibilità o la sua idealizzazione, ma non abituato le società, le infrastrutture, i luoghi di lavoro, le Città, a costruire e pianificare la loro resilienza per essere pronti ad affrontare i problemi con innovazione. La consapevolezza dei cittadini, la comunicazione dei vantaggi che si potrebbero trarre alle aziende, è necessaria per raggiungere questi obiettivi radicali che la resilienza si pone: vuole dire ridurre le emissioni, cambiare le abitudini, mutare il modello socio-economico, e questo si può fare solo personalmente – capendo che, come dice il professore del Politecnico di Milano Paolo Pileri, “gettare via
Immagine 5. L'isola di plastica nell'Oceano Pacifico
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lo Pileri Pao
cibo dalle nostre case, significa toglierlo di bocca a un contadino senegalese, che mangiare biscotti all’olio di palma significa contribuire alla distruzione di ettari di foresta malese60” 61, che buttare una bottiglia di plastica in mare vuole dire inspessire la Great Pacific Garbage Patch, l’Isola di plastica del Pacifico formatasi in corrispondenza del vortice oceanico subtropicale del Pacifico del Nord grande dai 700.000 km² fino ai 10 milioni di km², che “smartphone, laptop e fotocamere digitali sono costruiti con minerali che sembra riforniscano le grandi uccisioni di massa e gli stupri in Congo” 62 - e insieme collaborando, rendendo le comunità più coese e vissute. Insomma, una resilienza che deve saper essere collettiva, ma anche individuale. Perché la resilienza non può limitarsi a convertire quanto attualmente viene fatto e programmato a più sostenibile ed efficiente: è prima di tutto una sfida a creare modi innovativi di vivere la comunità, affrontare i problemi, pensare l’economia, relazionarsi con la natura trasformando i rischi in opportunità. Si palesa dunque la necessità di abituarsi ad innovarsi e accettare positivamente le sfide con creatività. “L’umanità è di fronte ad una nuova guerra. Contro sé stessa. Occorre un cambiamento profondo delle nostre società. Se non agiamo immediatamente, già nel 2040 potremmo aver perduto la battaglia” 63: il tempo per cambiare è ora. E c'è bisogno di una risposta che sia globale, sia in termini geografici che tematici, perché "La crisi del suolo, la crisi del clima, la crisi degli ecosistemi, delle migrazioni forzate, della fame, dell’inquinamento, la crisi agraria, lo sfaldamento dei territori e delle comunità, la crisi sanitaria e alimentare sono tutte profondamente interconnesse. [...] La caratteristica essenziale di questo paradigma è vedere noi stessi e la vita non come parte del tutto, ma separati e isolati."64
60 Pileri P., 2016 61 P. Mezzi e P. Pelizzaro, La città resiliente, Altreconomia, Milano, 2016, p.11 62 Nicholas Kristof, New York Times. 2009 63 WWF, 2018 64 Shroff R., Le crisi che affrontiamo oggi affondano le radici nell’insostenibile produzione del nostro cibo, www.lifegate.it, 16.10.2018
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un nuovo paradigma: la resilienza
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2.1. La resilienza come risposta Le questioni analizzate in precedenza sono note da molto, condivise nel mondo scientifico dai più - visto che oltre il “97% delle pubblicazioni scientifiche sul tema del cambiamento climatico converge affermativamente sulla sua realtà e origine antropica.” 1 e “il 92% dei cittadini dell’UE consideri i cambiamenti climatici un problema grave, il 74% lo ritiene un problema molto grave, e quasi nove persone su dieci ritengono che sia importante che i governi nazionali fissino obiettivi per accrescere l’uso delle energie rinnovabili entro il 2030 (89%) e forniscano un sostegno per migliorare l’efficienza energetica entro il 2030 (88%) e la stragrande maggioranza (79%) degli intervistati si è anche dichiarata d’accordo sul fatto che occorrano più finanziamenti pubblici a favore della transizione verso energie pulite, anche se ciò significa ridurre le sovvenzioni ai combustibili fossili.” 2 La sensibilità, dunque, sul tema, è variegata e longeva, ma le politiche globali attuate e pensate non hanno mai prodotto i risultati sperati, facendoci continuare a vivere in città sotto i rischi del cambiamento climatico e in un modello economico sostanzialmente responsabile di tutti i disordini climatici e inadatto ad attivarsi per creare politiche resilienti. E anche se queste politiche climatiche fossero di successo, un team di climatologi dell'Australian National University ha anche affermato che, anche nel caso nel quale riuscissimo a bloccare l'aumento della temperatura media globale entro i 2°C con interventi antropici, il clima terrestre continuerebbe comunque, fino a un assestamento, ad aumentare indipendentemente. Ciò avverrebbe per un meccanismo secondo il quale, superate certe soglie dette tipping point, si creano reazioni a catena che fanno aumentare ancora di più la temperatura in un preoccupante effetto domino proprio per il fatto che, diversamente da quanto si pensa "Il cambiamento [climatico, nda] può essere improvviso e piuttosto estremo, e una volta che succede, diventa la nuova norma, a volte per un periodo lunghissimo. Come molti sistemi complessi, il clima non è lineare: resta invariato per lungo tempo, finché all’improvviso non si raggiunge un “punto di svolta” e tutto il sistema acquisisce una nuova configurazione.” 3
1 di Paola M., Cambiamento climatico. Una piccola introduzione, LUISS University Press, Milano, 2015 2 Eurobarometro della Commissione Europea 3 Dyer G., Internazionale, 05.2018
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La necessità, quindi, di preparare i luoghi che abitiamo ai cambiamenti climatici è, dunque, impellente e obbligatoria.
2.1.1. Perché intraprendere la strada della resilienza Molte parole hanno segnato i tempi nella speranza di cambiare le cose, ma “si sono presto spente o sono state talmente usate e abusate da perdere significato, indebolendo la sfida a cui ci chiamavano” 4: è stato così per eco, sostenibilità, green e così via; ciascuna indebolitasi o rubata in un più o meno breve periodo, ha finito spesso per deludere per la propria intangibilità, ma soprattutto per non aver saputo rispondere adeguatamente alle sfide poste e ai problemi imminenti che abbiamo già iniziato a subire.
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E poiché abbiamo visto come il problema dei cambiamenti climatici non sia riconducibile solo ad alcuni aspetti settoriali della nostra vita, perché “il cambiamento climatico antropocenico non rappresenta che la punta dell’iceberg” 5 di quanto sta avvenendo nel nostro Pianeta, si presenta la necessità di nuovi modi di governare le Città per adattarsi ai cambiamenti possibili, ma anche trasformare le incertezze cui andremo necessariamente in contro in occasioni e i rischi in innovazione: come ci ricorda Rebecca Tarbotton “Dobbiamo tenere a mente che il compito della nostra epoca non si esaurisce nel far fronte al cambiamento climatico. Occorre guardare più in alto e più in profondità. In realtà, quello di cui stiamo parlando – se abbiamo l’onestà di ammetterlo a noi stessi – è una trasformazione generale del nostro modo di vivere su questo Pianeta.” 6 Una trasformazione globale che può essere attuata solamente con una transizione a modelli e territori resilienti, quel termine coniato nel 1973 dall’ ecologista canadese Crawford Stanley Holling – nello specifico al fine di provare a leggere con lenti differenti ed olistiche le dinamiche ecosistemiche - e utilizzato in tante altre discipline, dalla psicologia alla meccanica all’ingegneria, e diventando il termine che descrive “l’importo di disturbo che il sistema può assorbire e rimanere all’interno lo stesso stato; il grado di capacità del sistema di auto organizzazione (contro la mancanza di organizzazione, o organizzazione forzata da fattori esterni); e il grado a cui il
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Mezzi P. e Pelizzaro P., La città resiliente, Altreconomia, Milano, 2016, p. 9 Clima ed energia, Capire per agire, Graficat, Torino, 2010 Epigrafe di Rebecca Tarbotton, Rainforest Action Network
sistema può costruire e aumentare la capacità apprendimento e adattamento. La resilienza non riguarda solo l’essere persistente o robusto al disturbo, riflette anche come questo sistema crea opportunità dal disturbo per rinnovamento e ricerca di nuove traiettorie” 7 Insomma, come dice Luca Mercalli, “la resilienza è una proprietà che si prepara, come una rete di sicurezza, deformabile quanto basta per attutire il colpo” 8 e non è un caso che questo termine sia così permeabile tra le differenti discipline, poiché questioni complesse quali quelle succitate necessitano risposte complesse, a lungo periodo, multidisciplinari e flessibili; perché i cambiamenti – climatici e non - stanno mettendo a dura prova le città con eventi estremi - scarsa qualità dell’aria e dell’acqua, periodi di siccità, disoccupazione, carenza di alloggi dignitosi a prezzi accessibili, mancanza di coesione sociale, invecchiamento della popolazione, trasporti non efficienti, povertà e iniquità, infrastrutture urbane obsolete -, ma anche con eventi usuali che oramai sono diventati stressanti alluvioni, incendi, bufere di neve, danneggiamenti alle infrastrutture, forti precipitazioni, ondate di calore, terrorismo, epidemie, sommosse e disordini civili. Il tutto a spese della vivibilità dei luoghi che abitiamo, della linearità e stabilità dell’economia, della protezione dell’ambiente, della salute umana e animale. Come ampiamente affermato il problema è globale, i cambiamenti sono lunghi, non sempre lineari e quasi mai prevedibili, complessi e difficili da comprendere e palesano quindi la necessità di offrire risposte altrettanto lunghe e sostanziali, ma anche immediate e flessibili. La crisi economica, la crisi sociale, il contesto internazionale perennemente sottoposto a stress – siano essi minacce di guerre, dazi, blocchi economici, crisi diplomatiche, ecologiche, ecc. -, ma più da vicino i problemi di vicinato e nelle città che crescono sempre di più anche per la scarsa capacità di essere comunità in grado di sopperire alle richieste e ai bisogni dei suoi componenti in modo collaborativo ci insegnano che, invece, laddove le soluzioni alle problematiche si costruiscono insieme e collaborando, allora il risultato è maggiore. È anche evidente che minacce globali richiedono sforzi comunitari e che riguardino l’intero Pianeta.
7 Folke, 2006 8 Mercalli L., Prepariamoci: A vivere in un Mondo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza...e forse più felicità, Milano, Chiarelettere, 2011, p. 59
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Negli anni, differenti Accordi, come visto precedentemente al capitolo 1.3, hanno provato a scala planetaria o continentale alle necessità esposte inizialmente, senza essere però capaci di dare risposte sufficientemente efficaci alle sfide poste.
2.2. La centralità delle città nella sfida globale
L’incremento previsto al 67,2% al 2050 delle persone che sul pianeta Terra vivranno in città si fa sempre più vicino. Allo stesso tempo, come visto, il clima sta cambiando per causa principale proprio delle città, responsabili, ad oggi, dell’80% delle emissioni di CO2 globali, e avrà ripercussioni soprattutto nelle città stesse, la cui qualità e densità abitativa, tuttavia, può essere più un vantaggio che una scomodità per la concentrazione di servizi e infrastrutture, il contesto socio-culturale, la capacità di innovare e prefigurare comportamenti e spazi che sappiano adattarsi alle sfide, la partecipazione politica e civica alla vita democratica e l’interrelazione sociale che si fa più diversificata e ridondante, non ultimo il fermento culturale e accademico che facilita l’adozione di pratiche innovative e virtuose. Lo conferma anche il climatologo Mercalli, quando dice che “nelle città si concentrano i grossi numeri, i conflitti, ed è giusto quindi partire da qui per ripensare il futuro della nostra vita. Dalle città, dalle nostre case, può iniziare la riduzione di quel 30% che noi sprechiamo ogni giorno. In città possiamo iniziare pratiche di condivisione e cooperazione come quella dei Gruppi di Acquisto Solidale - GAS - e coltivare la consapevolezza che le cose veramente importanti si contano sulle dita di una mano: il cibo, l’energia, l’assistenza sanitaria e l’istruzione. Sono cose che dovremmo imparare in fretta perché senza una reazione tempestiva non ci potrà essere nessuna resilienza” 9, ma solo il lento declino verso territori e città sempre meno ospitali per la vita dell’uomo: abbattute da cicloni tropicali, desertificate, ammalate, inondate, accaldate e più tormentate. In questo contesto quindi proprio i contesti urbani dovranno sapersi reinventare facendovi convivere le necessità urbane degli abitanti – servizi, lavoro, luoghi di aggregazione, ecc. - con l’ambiente, la sua protezione e valorizzazione, promu-
Ravasio M. M., Resilienza, parola magica per ingannare la crisi, 7.05.2013, Corriere della Sera
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ovendo stili di vita e di sviluppo in equilibrio con esso. Stili di vita che subiranno e in gran parte hanno prodotto i cambiamenti climatici, l’impoverimento della fertilità del suolo, l’inquinamento di acqua ed aria, la disabitudine a considerare i cicli produttivi e che proprio oggi sono la causa dell’esposizione a nuovi rischi di natura sociale, economica ed ambientale e che devono necessariamente divenire, al fine di configurare il benessere degli abitanti delle città e l’equilibrio di esse con l’ambiente, volano per lo sviluppo di capacità sistemiche complesse e studiate al fine anche di una migliore gestione del tessuto urbano, un cambio di sistema, di usi e di pensieri. La nostra epoca, i limiti fisici del Pianeta che abbiamo raggiunto e che non possiamo più continuare ad oltrepassare, ci richiamano a un cambio di rotta che non può prescindere dal contrasto allo spreco, allo scarto e dal promuovere un uso migliore e più efficiente delle risorse, da parte di tutti - aziende, soggetti pubblici, cittadini - al fine di uno sviluppo parallelo tra benessere e ricchezza dell’uomo così come dei sistemi ambientali. Ma la pianificazione delle Città ”richiede di essere comprensibile negli scopi, orientata al futuro e all’interesse pubblico” e per migliorare la qualità della vita delle persone, una cosa effettivamente non così scontata se si guardano agli usi degli ultimi decenni, ma che Kameshwari Pothukuchi e Jerome L. Kaufman ci ricordano con limpidità. Effettivamente i tradizionali ambiti di intervento dell’urbanistica – trasporti, infrastrutture, ambiente, economia, ecc. – e del policy making – sanità, politiche sociali, ecc. -, difficilmente si allargano in modo definitivo a considerare in modo unico il metabolismo dei luoghi e le varie accezioni che le scelte di cambiamento degli spazi fisicamente o socialmente - educazione, energia e salute, ecc.
2.3. Le politiche globali verso Città resilienti Di seguito vengono analizzati alcuni Accordi, Progetti e Programmi, con diretta governance e finalità esecutiva nelle città, che più di altri hanno saputo creare networks per promuovere comportamenti, azioni, modificazioni concrete al fine di porre la mitigazione, l’adattamento, la resilienza, all’ordine del giorno dell’agenda politica urbana per rendere le città sistemi in grado di rispondere in modo agile e resiliente alle sfide e alle criticità – siano essi stress continui o shock sporadici - che subiscono.
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I principali accordi che hanno segnato e segnano la storia verso un Mondo in equilibrio con l'ambiente saranno studiati qui, ma utilizzati successivamente per la definizione delle linee guida per la Strategia carpendone gli aspetti più interessanti e replicabili.
2.3.1. Il ruolo delle organizzazioni pubbliche 2.3.1.1 Pensare globale, agire locale Tra tutti i documenti licenziati durante l’UNCED, United Nations Conference on Environment and Development del 1992 visto in precedenza a pagina 39 trova maggiore e più efficace attuazione quello che più degli altri ha saputo pensare globalmente e agire localmente intuendo per primo la sfida dell’interessamento e della partecipazione delle persone nella sfida adattiva del contrasto al cambiamento climatico: Agenda 21. Questo documento è costituito da una serie di azioni pianificatorie da effettuarsi a diversi livelli – globale, nazionale e in particolare locale – laddove l’uomo impatta sull’ambiente per rispondere alle problematiche ambientali, sociali ed economiche cui l’umanità sarebbe andata in contro, tramite le sue quattro aree per un totale di quaranta obiettivi scadenzati e definiti: dimensione socioeconomica, ambientale, per il coinvolgimento delle componenti nei processi decisionali e per l’attuazione delle decisioni convenute. È nel capitolo 28, "Iniziative delle amministrazioni locali di supporto all’Agenda 21", che si “riconosce un ruolo decisivo alle comunità locali nell’attuare le politiche di sviluppo sostenibile, tenuto conto che oltre il 45% della popolazione mondiale vive in contesti urbani, percentuale destinata a crescere fino al 63% nel 2030” 10 invitando “Ogni amministrazione locale” a “dialogare con i cittadini, le organizzazioni locali e le imprese private e adottare una propria Agenda 21 locale. Attraverso la consultazione e la costruzione del consenso, le amministrazioni locali dovrebbero apprendere e acquisire dalla comunità locale e dal settore industriale, le informazioni necessarie per formulare le migliori strategie” 11. È questa la prima importante misura a livello internazionale che suggerisce la condivisione corale di una strategia ambientale e le successive azioni di moni-
10 www.minambiente.it 11 UNCED, Agenda 21, 1992, Rio de Janeiro, capitolo 28
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toraggio tra istituzioni governative locali e gli attori locali, siano questi associazioni, ONG, privati, normali cittadini e cittadine di tutte le età ed estrazioni sociali. Questa capacità di implicazione della più ampia platea possibile di persone per risolvere problemi locali con i quali hanno quotidianamente a che fare e che, senza dubbi, conoscono più e meglio - o quanto meno con un’ottica differente rispetto ad altri, è senza dubbio un modo per delineare una maniera resiliente di affrontare i problemi, avendo modo così di trarre ricchezza e approcci differenti a seconda dei coinvolti. In effetti, l’iniziativa è stata un successo: nel Mondo al 2002 erano 6416 gli enti locali che avevano avviato un processo Agenda 21 (di cui l’80% in Europa). 12 In Italia - al 2004 - 109 Città hanno implementato 1239 progetti e 34 di queste hanno anche approvato un Piano di Azione Locale agendo sul fronte ambientale - energia, programmazione e gestione del territorio, trasporti, rifiuti, biodiversità, acqua e aria -, ma anche turismo e attività produttive, agricoltura, terziario e lavoro 13 con risultati importanti verso “una maggiore condivisione delle informazioni e migliore dialogo, valorizzazione dei progetti esistenti dei vari attori coinvolti; maggiore e migliore partecipazione nei processi decisionali; soluzioni migliorative a problemi esistenti in varie aree; maggiore coordinamento e integrazione degli interventi; infine, maggiore capacità progettuale dei vari attori.” 14 Anche i successivi Sustainable Development Goals, emanati a settembre 2015 alle Nazioni Unite dove, con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo globale senza intaccare il benessere umano e la salvaguardia l’ambiente, la comunità degli Stati ha approvato l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile: 17 obiettivi di sviluppo (OSS/SDGs, Sustainable Development Goals) corredati da 169 sotto-obiettivi che, spaziando in tutti i campi possibili, impegnano con azioni concrete, verificabili e valutabili il Mondo intero in modo universale e volontario – dal singolo, alle associazioni, alle Città, agli Stati, alle Organizzazioni Internazionali – verso uno “sviluppo sostenibile per affrontare i cambiamenti climatici e costruire società pacifiche entro l’anno 2030.” 15 Gli obiettivi, plurali e numerosi, rivestono delle comunità locali e ai contesti urbanizzati, di un ruolo centrale; sono sì ambiziosi e ampi, ma, per natura applica-
12 www.unhabitat.org 13 Agenda 21 in Italia, Indagine sull’attuazione dei processi di Agenda 21 in Italia, Modena, 2004 14 Ivi 15 www.onuitalia.it/sdg
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Immagiine 15. I 17 Sustainable Global Goals
bili concretamente alle agende politiche locali.
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Questi sono in continuità con i precedenti Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals), ma differiscono da questi ultimi perché non hanno obiettivi raggiungibili solo dai Paesi poveri, ma sono destinati a coinvolgere tutte le persone di tutte le parti del Mondo: “un’agenda per il pianeta, la nostra casa comune” 16 Proprio questa visione olistica che implica sforzi unanimi di tutte le categorie e di tutti gli enti per raggiungere una situazione sostenibile per il Pianeta, rileva l’approccio resiliente che i 17 obiettivi hanno. Questi obiettivi, però, sono anche un monito forte alla comunità internazionale per aumentare gli sforzi finora fatti e incrementare le partnership per giungere il più velocemente possibile a soddisfare i traguardi espressi, visti i rischi in cui il pianeta rischia di incorrere se non sviluppa il più celermente possibile soluzioni innovative e capaci di corrispondere ai problemi cui andiamo incontro e che già subiamo adeguate soluzioni che facciano vivere in piena dignità tutti i 7 miliardi di abitanti della Terra. Tra gli altri, le Nazioni Unite hanno uno specifica organizzazione, nata nel 1978 dopo la Prima Conferenza sugli insediamenti umani e lo sviluppo urbano sostenbile (Habitat I) in Canada nel 1976, per gli insediamenti umani (United Nations Human Settlements Programme): un’agenzia interna alle Nazioni Unite che ha lo scopo di promuovere contesti urbanizzati sostenibili sotto il punto di vista ambientale e sociale: UNHabitat “A livello globale, tutte le città sono vulnerabili a gravi impatti da una serie di shock e stress che possono essere sia naturali che umani. Oggi gli abitanti della città stanno affrontando sfide aggiuntive e amplificate a causa della rapida ur-
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Ban Ki-moon, ex Segretario Generale delle Nazioni Unite, 2016
banizzazione, dei cambiamenti climatici e dell’instabilità politica.” 17 In quest’ottica, a fronte dei repentini aumenti di vulnerabilità – secondo l’organizzazione negli ultimi dieci anni le calamità naturali hanno colpito oltre 220 milioni di persone e causato un danno economico di 100 milioni $ all’anno e a partire dal 1992 4,4 miliardi di persone hanno subito danni per fenomenti ambientali per 2.0 trilioni US $ e nel 2015, 117 paesi e territori sono stati colpiti da disastri - , uno dei principali obiettivi dell’organizzazione è la promozione della resilienza urbana, per proteggere le continuità da shock e stress adattandole positivamente: “una città resiliente è quella che valuta, pianifica e agisce per prepararsi e rispondere a tutti i rischi, sia improvvisi che a insorgenza lenta, previsti o imprevisti. In tal modo, le città sono maggiormente in grado di proteggere e migliorare la vita delle persone, garantire guadagni in termini di sviluppo, promuovere e investire in un ambiente e promuovere cambiamenti positivi.” 18 L’obiettivo di UN-Habitat è quindi sostenere le amministrazioni locali nel percorso verso la capacità di riduzione dei danni e l’aumento della resilienza delle città, lavorando con i governi locali e i loro partner con il Programma di resilienza della città (CRPP), “che supporta i governi locali per sviluppare la loro capacità di migliorare la resilienza sviluppando un approccio urbanistico e gestionale globale e integrato, nonché strumenti per misurare e profilare la resilienza della città a tutti i tipi di rischi.” 19 Il CRPP ha quindi sviluppato il City Resilience Profiling Tool (CRPT) che analizza l’intera città da una prospettiva di resilienza e un Hub di resilienza urbana che metta in rete conoscenze e pratiche di innovazione sul tema. UNISDR, fondata nel 1999, fa parte del Segretariato delle Nazioni Unite su volontà dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite che ha adottato la Strategia internazionale per la riduzione delle calamità ed è il "punto focale nel sistema delle Nazioni Unite per garantire il coordinamento e le sinergie tra le attività di riduzione del rischio di disastri del sistema delle Nazioni Unite e le organizzazioni e attività regionali nei settori socioeconomico e umanitario" 20; l'ufficio si occupa dell'implementazione del Framework di Sendai per la riduzione dei
17 www.unhabitat.org 18 UN Habitat, Trends in Urban Resilience, 2017 19 www.unhabitat.org/urban-initiatives/initiatives-programmes/city-resilience-profiling-programme 20 Nazioni Unite, Risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite 56/195
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rischi di catastrofi 2015-2030, adottato dalla Terza Conferenza mondiale delle Nazioni Unite, un accordo non cogente con l'obiettivo di indicare come si può ridurre il rischio di catastrofi agendo da un lato sullo sviluppo, dall'altro su aspetti umanitari. Attua questi principi tramite "l'assicurazione della riduzione del rischio di catastrofi (DRR) applicata all'adattamento ai cambiamenti climatici, l'aumento degli investimenti per la RDR, la costruzione di città resilienti alle catastrofi, scuole e ospedali e il rafforzamento del sistema internazionale per la RDC." 21 Tra le altre, una delle campagna più sostenute dal suddetto ufficio è Making Cities Resilient: My City is Getting Ready, che sostiene con iniziative economiche e comunicative i governi locali che vogliono essere "i principali obiettivi e driver della campagna." 22 nella visione dell'ex Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon secondo cui vi era "la necessità che i leader mondiali affrontassero il cambiamento climatico e riducessero il crescente rischio di catastrofi [...] includendo in questa sfida sindaci, città e leader delle comunità" 23 per gestire e ridurre i rischi che le aree urbane più degli altri territori rischiano di subire. Per fare ciò bisogna migliorare le infrastrutture, realizzare retrofit per l'efficienza e la sicurezza energetica, aumentare le energie da fonti rinnovabili e riqualificarre i quartieri più svantaggiati: tutte cose che solamente le comunità e i governi locali - non certo senza il supporto di enti sovraordinati, popolazione, privati - possono fare, oltreché essere i primi a rispondere alle crisi e alle emergenze dunque con più necessità devono essere i più pronti a rispondere agli shock. La campagna opera ad oggi con 3883 Città in tutto il mondo, siano esse grandi Mumbai, Cape Town, ecc - o piccole e ha prodotto una serie di tools che affiancano i governi locali nel "valutare, monitorare, documentare e migliorare le loro attività di riduzione del rischio di disastri. Questi sono: i "Dieci elementi essenziali" per la valutazione della resilienza delle città: organizzarsi per la resilienza ai disastri, identificare, comprendere e utilizzare gli scenari di rischio presenti e futuri, rafforzare le capacita’ finanziarie per la resilienza, perseguire uno sviluppo umano resiliente, salvaguardare le interfacce naturali zper migliorare le funzioni protettive offerte dagli ecosistemi naturali, rafforzare la capacità isituzionale alla resilienza, comprendere e rafforzare la capacita’ della societa’ alla resilienza, aumentare la resilienza delle infrastrutture, garantire una risposta efficace ai disastri, accelerare il recupero e garantire
21 www.unisdr.org 22 www.unisdr.org/campaign/resilientcities 23 Conferenza di Incheon "Costruire un'alleanza dei governi locali per la riduzione dei rischi di catastrofi", Incheon, 2009
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una migliore ricostruzione; lo strumento di autovalutazione locale HFA (LG-SAT) - 650 governi locali hanno sviluppato un'autovalutazione grazie a questo strumento -, il manuale per leader dei governi locali per aiutarli a rendere le città più resilienti, integrando piani urbanistici e strategici locali con queste linee di indirizzo; una serie di attività formative - nel 2014, 800 funzionari locali delle città partecipanti da 36 paesi hanno beneficiato di un supporto tecnico e logistico. L'ufficio ha anche intuito la sfida principe per la resilienza, ovvero che per "creare società resilienti ai rischi bisogna favorire il settore privato a collaborare con il settore pubblico e altre parti interessate per raggiungere il risultato e l'obiettivo del Framework di Sendai in un modo trasparente e inclusivo che produca un impatto locale e misurabile" 24; le imprese sono infatti una fetta consistente e fondamentale delle frange di popolazione ed enti che subiranno i cambiamenti, dunque le invita e aiuta "ad integrare il rischio di catastrofi nelle loro pratiche di gestione" 25 per aumentarne la capacità di risposta e poi recupero in seguito a disastro e raggiungere in minor tempo gli SDG's di cui sopra. Per sostenere questa sfida il Private Advisory Group (PSAG), il Private Sector Partnership (PSP) e l'iniziativa R!SE sono state unite nell'Alleanza per il settore privato per società resilienti ai disastri (ARISE) che vede l'adesione di 140 imprese del settore privato unite verso l'implementazione del Framework tramite progetti e iniziative tangibili che forniscano risultati concreti e misurabili, ma anche condivisione di conoscenze e buone pratiche attraverso sette aree di implementazione: strategie di gestione del rischio di disastro, parametri di investimento, benchmark e standard, istruzione e formazione, legale e normativo, riduzione e resilienza del rischio urbano e assicurazione.
2.3.1.2. Strumenti Europei A livello Comunitario il Patto dei Sindaci 26, lanciato nel 2008 in Europa “con l’ambizione di riunire i governi locali impegnati su base volontaria a raggiungere e superare gli obiettivi comunitari su clima ed energia” è la prima iniziativa che ha saputo incentivare e fortificare l’azione locale per raggiungere risultati globali “per fronteggiare l’azione climatica ed energetica” 27, sapendo andare, spesso e
24 www.unisdr.org/partners/private-sector 25 Ivi 26 www.pattodeisindaci.eu 27 www.paesitalia.it
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volentieri, anche oltre gli obiettivi prefissati. Oltre 7.000 enti locali e regionali in 53 Paesi - in tutti 7755 aderenti comprendenti 252.629.868 di abitanti dei quali addirittura 3184 in Italia - si sono uniti in un processo bottom-up “attingendo ai punti di forza di un movimento mondiale multi-stakeholder e al supporto tecnico e metodologico offerto da uffici dedicati” 28 In questo modo è proprio grazie all’azione multilivello che i risultati si sono più facilmente raggiunti, creando la capacità delle comunità locali di unirsi e trarre beneficio a vicenda tra vari attori e policy makers. Ogni ente ha successivamente emesso e adottato un Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) - ne sono pervenuti addirittura 6,038, ovvero il 77.86% - per ridurre i gas serra per il 2020 a partire dai dati degli Inventario di Base delle Emissioni, dunque con una conoscenza specifica dei luoghi e delle azioni locali che sarebbe diversamente state difficoltose, meno organiche ed omogenee. Le varie azioni sono ampliabili nel tempo con nuovi progetti, “poiché ogni nuovo
28 Ivi Grafico 5. SAE, Dr Metz, 2001/01/3758, le componenti delle emissioni di CO2
% 19 ia tr us
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progetto di sviluppo approvato dall’autorità locale rappresenta un’opportunità per ridurre il livello di emissioni” 29 e il monitoraggio biennale dei Piani dà l’opportunità di estendere la gamma di azioni previste. Un totale di 6.092 azioni in giro per l'Europa, fatte da istituzioni e non, hanno senza dubbio avuto il merito di indirizzare le politiche e la pianificazione locale verso la riduzione delle emissioni di CO2. Con il 30 maggio 2016 viene invece adottata l’Agenda Urbana Europea, meglio nota come Patto di Amsterdam consistente nell’attuazione a scala continentale degli impegni previsti dall’agenda urbana delle Nazioni Unite, a sua volta adottata a Quito durante la conferenza Habitat III dell’ottobre del 2016. Le due Agende si pongono lo scopo, rispettivamente per le proprie aree e materie di competenza, di favorire lo sviluppo equilibrato, sostenibile e integrato delle città; fatto ancora più importante in Europa, dove già il 70% delle persone è abitante di un’area urbana – dei quali, però, il 24,4% è a rischio povertà ed esclusione sociale e il 30% non ha o non cerca un lavoro - e che diventeranno l’80% nel 2050. “La nuova agenda urbana per l’UE intende istituire un processo di partecipazione delle città alla definizione delle politiche europee: questa è la chiave di lettura della strategia urbana dell’UE. Non ricette preconfezionate o soluzioni miracolose, ma partecipazione di tutte le città di tutte le dimensioni e di tutti i contesti territoriali e confronto aperto sulle migliori soluzioni da proporre per affrontare le sfide, attuali e future, come pure la cooperazione all’interno delle aree funzionali urbane e i collegamenti tra città e campagna.” 30 In maniera volontaria, dunque, ogni Città dell’Unione Europea, attraverso i Partenariati tematici tra città, potrà contribuire alla modifica dei contenuti e delle modalità dei nuovi pilastri della policy urbana europea con una governance multilivello che vuole coinvolgere le città interessate, le imprese, le ONG e i rappresentanti degli Stati membri e delle istituzioni dell’UE “in un nuovo percorso di partecipazione politica, di realizzazione di nuovi progetti e di condivisione e diffusione di buone pratiche” 31 tramite: Better Regulation per esprimere il proprio punto di vista sulla legislazione dell’UE e renderla più “amica” delle Città; Better Funding, fornendo indicazioni che possano facilitare l’accesso ai fondi europei e un loro migliore utilizzo, visto l’importanza crescente che questi hanno
29 Ivi 30 www.euroinnovazione.eu 31 Ivi
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Co
rina Cretu
per molti progetti urbani; Better Knowledge, facilitando la possibilità delle Città di scambiarsi informazioni, conoscenze ed esperienze tra di loro, valorizzando gesti e policies positive e virtuose. L’agenda ha 12 temi prioritari (occupazione e competenze per l’economia locale, Povertà urbana, Alloggio, Inclusione di migranti e rifugiati, Uso sostenibile del terreno e soluzioni naturali, Economia circolare, Adattamento al clima, Transizione energetica, Mobilità urbana, Qualità dell’aria, Transizione digitale, Appalti pubblici innovativi e responsabili) – di cui quattro già avviati (qualità dell’aria, con a capo l’Olanda; alloggi, Slovacchia capofila; povertà urbana, Belgio e Francia capofila, integrazione dei migranti e dei rifugiati, Amsterdam Città capofila) - e conseguenti piani d’azione. La scelta delle città è scaturita dal fatto che queste “sono poli di creatività e motori della crescita europea, ma affrontano sfide importanti, come l’esclusione sociale, l’inquinamento atmosferico e la disoccupazione.” 32 in un modo che solo le Città, per la loro attitudine alla collaborazione e al mutualismo possono affrontare. In questo modo anche l’Unione Europea pone le questioni urbane “sempre più all’ordine del giorno” e si accinge ad essere pronta “ad ascoltare di più le nostre città su cosa è funzionale e cosa dev’essere migliorato” 33 e da ciò trarne ricchezza conoscitiva, di dati, materiale. L’Agenda vuole, insomma, sperimentare – con partenariati costituiti dai rappresentati stessi delle Città e stakeholder vari chiamati a mettersi in gioco - quanto le città possono riuscire a divenire leader istituzionali nell’emissione e nella valutazione delle politiche europee se sufficientemente coordinate e spronate anche per merito della valutazione di impatto sul tessuto urbano della legislazione europea, l’istituzione di uno sportello unico e un portale online a cura della Commissione Europea che faciliti le Città ad integrare le proprie azioni con politiche e finanziamenti comunitari. Pur essendo un programma nuovo, alcune delle partnership hanno già effettuato incontri e attività: povertà urbana ha emesso una bozza di piano di azione che individua quattro priorità: la rigenerazione dei quartieri degradati, la povertà infantile, la vulnerabilità della popolazione Rom, le persone senza fissa dimora; Amsterdam, con l’inclusione dei migranti ha creato una roadmap “per attività
32 Panorama - Autunno 2016/N. 58, Un’agenda urbana per l’UE, Commissione Europea, Bruxelles, 2016 33 Corina Creţu, Commissario Europeo per la politica regionale
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che fino al 2018 prevedono l’implementazione di attività di scambio e incremento delle conoscenze su cinque dimensioni del tema dell’inclusione dei migranti: casa, community building, educazione, lavoro e gruppi vulnerabili.” 34 mentre il team per la qualità dell’aria è ancora fermo a meri incontri in vista del proprio Action Plan. La Commissione, invece, ha attivato il Segretariato dell’Agenda urbana europea e “il “one stop shop” dell’Agenda urbana: una piattaforma web che raccoglie tutte le informazioni relative alle attività ad essa correlate” 35 che dà la possibilità di accedere allo Urban Data Platform 36 che informa di tutte le iniziative europee aventi impatto urbano. L’Italia, partecipe in sei delle partnership - inclusione dei migranti, lavoro e competenze, mobilità, transizione digitale, economia circolare e il Comune di Milano sulla qualità dell’aria - comincia a sentire l’esigenza di un’Agenda urbana nazionale sostenuta anche da Urban@it e AsVis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) che hanno pubblicato nel 2017 un’Agenda per lo Sviluppo Urbano Sostenibile nella quale si riportano obiettivi e proposte che hanno lo scopo di “contribuire a superare la frammentazione delle politiche urbane collegandosi alle iniziative internazionali in atto”. 37 Ciò dimostra come il “processo attivato dal Patto di Amsterdam rappresenta un’opportunità inedita” 38 per nuove politiche per la città che sappiano integrare differenti programmi e risorse in un dinamico scenario europeo. Si contestualizza nel panorama europeo anche Sharing Cities, un progetto finanziato dal programma H2020 dell’Unione Europea con un fondo di 24 milioni di € (di cui 2,1 milioni € per il Comune di Milano) che vuole essere “un banco di prova per migliorare l’approccio comune e trasformare la smart city in realtà e […] sviluppare soluzioni intelligenti a prezzi accessibili attraverso la collaborazione internazionale tra il Mondo della ricerca e le città per individuare soluzioni “intelligenti” ed integrate, con un elevato potenziale di mercato su scala com-
34 ForumPA, Dalla smart city alla città sostenibile, 2018 35 Ivi 36 www.urban.jrc.ec.europa.eu 37 AsVis e Urban@it, L’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile: Obiettivi e proposte, 2017 38 Ivi
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merciale”. 39 Per fare ciò le città partner - Londra, Bordeaux, Lisbona, Burgas, Varsavia -lavorano con la Partnership europea dell’innovazione Smart cities and communities promossa dalla Commissione Europea al fine di aumentare “l’impegno dei cittadini a livello locale, rafforzando il rapporto di fiducia tra questi e le proprie città” 40 Il progetto vuole essere facilmente replicabile e d’esempio per future repliche ed è resiliente nella misura per cui l’obiettivo è rendere le Città più vivibili e a misura d’uomo mettendo in comune i bagagli di esperienze e le conoscenze e favorendo lo scambio di dati, lavorando sulle persone e i loro comportamenti, sugli spazi e la loro qualità, sulle piattaforme e la loro efficienza, diminuendo le risorse sfruttate e aumentando il valore finale dei prodotti. La co-creazione di servizi tra istituzioni, aziende e cittadini e la loro successiva condivisione è un nuovo modo di vivere la Città che sa coinvolgere gli usufruitori finali aumentandone le conoscenze e la coscienza dell’importanza dei loro gesti per abitare una Città più vivibile, modificandone le abitudini e incentivandone i comportamenti virtuosi, non senza intaccare le strutture fisiche delle abitazioni, in particolar modo dei condomini e la funzionalità e il funzionamento dei trasporti, con indubitabili benefici per l’ambiente urbano. Nello specifico di Milano gli interventi – implementati grazie ai partner Fondazione Politecnico di Milano, AMAT, ATM, Politecnico di Milano, Poliedra, Cefriel, Teicos UE S.r.l., Future Energy , Kiunsys S.r.l., NHP S.r.l, Legambiente Onlus, Ricerca sul Sistema Energetico (RSE SPA), A2A S.p.A., A2A Reti Elettriche, Selene, Siemens Spa - sono previsti tra Porta Romana e Vettabbia coinvolgendo i cittadini per la co-creazione di servizi di condivisione a integrazione di quelli preesistenti nel quartiere. Il progetto prevede due interventi sugli edifici pubblici del complesso di via S. Bernardo e cinque su edifici di proprietà mista per un totale di 25.000 m2 di unità residenziale che subiranno un efficientamento energetico. Inoltre verranno installati 300 lampioni intelligenti dotati di sensori di vario tipo, ci saranno sessanta veicoli di car sharing elettrico in più e due auto a per car sharing condominiale, centocinquanta bici elettriche in quattordici nuove stazioni, settantasei punti di ricarica di colonnine elettriche di cui venti a ricarica rapida, centoventicinque
39 www.sharingcities.eu 40 Ivi
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stalli di parcheggio intelligenti e dieci veicoli elettrici condivisi per il trasporto merci, non ultimo una piattaforma urbana di condivisione per la gestione dei dati di svariate fonti.
2.3.2. Il ruolo del settore privato nell’influenza delle politiche Vi sono, poi, iniziative a sostegno del cambiamento delle Città sostenute da enti e fondazioni private. Ciò evidenzia come non è solo importante l’apporto legislativo o degli incentivi pubblici per influenzare i cambiamenti, ma che la prospettiva deve essere plurale. Il settore privato, soprattutto quello delle industrie, ha naturalmente lo scopo di assicurare sé stesse in un lungo periodo. La svolta verde “non è un settore, ma un modello generale di economia “capace di produrre un benessere di migliore qualità e più equamente esteso, migliorando la qualità dell’ambiente e salvaguardando il capitale naturale” 41. Il cambiamento dell’economia in atto verso una green economy, fondamentale per realizzare uno sviluppo sostenibile, vede già un ruolo attivo di una parte importante delle imprese e sollecita una loro più ampia e incisiva partecipazione: ”un cambiamento di prospettiva ampio che non coinvolge solo le imprese, ma attraversa gli stili di vita e i modelli di consumo, sollecita nuove politiche pubbliche, economiche e fiscali, ruoli più attivi delle istituzioni ai vari livelli, più ecoinnovazione e nuove professionalità nel mondo della ricerca e del lavoro. Questo cambiamento non sarebbe realizzabile senza un ruolo attivo delle imprese, perché un migliore benessere richiede servizi e beni di più alta qualità, un buon livello di occupazione e di reddito, quindi produzione di ricchezza.” 42 Superare un sistema aziendale che nelle origini non ha avuto attenzione all’ambiente, alle risorse naturali, alla sostenibilità ecologica ha la possibilità di rispondere da un lato alla tuttora insoluta crisi ambientale e climatica, dall’altro a migliorare le condizioni sociali, etiche, igieniche del sistema lavorativo e dei lavoratori verso una società meno a rischio di stress e shock e nella quale il benessere sia equamente ripartito. Negli ultimi anni, sono nate quindi alcune incisive e dalle potenzialità molto grandi, iniziative finanziate dal mondo della filantropia privata con l’obiettivo
41 UNEP, Towards a Green Economy, 2009 Le imprese della green economy la via maestra per uscire dalla crisi 42 green economy rapporto 2014, Edizioni Ambiente Milano, 2014
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di supportare economicamente e sotto il profilo tecnico le Città verso la sfida dell’adattamento resiliente. A partire proprio dalle Città, come detto, visto che il 70% di queste già hanno a che fare con gli effetti dei cambiamenti climatici e ciò, oltre a comprometterne la durabilità e l’incolumità fisica e dei suoi servizi e infrastrutture, ne debilita anche il sistema produttivo ed economico, ampliando i rischi cui va in contro il sistema privato di bloccare o rallentare i propri stabilimenti/uffici. Sono concordanti le stime che entro il 2100 le temperature globali aumenteranno in media di 2 gradi oltre i livelli pre-industriali rendendo le città sempre più vulnerabili agli impatti negativi del cambiamento climatico. Se queste sono quindi il luogo dove più si potrebbero soffrire gli effetti negativi dello sconvolgimento futuro, “Le città sono anche il posto dove il futuro accade prima” 43, come recita lo slogan di C40 Cities Climate Leadership Group, comprese le soluzioni più innovative, originali e resilienti per adattarsi e mitigare i cambiamenti climatici, vista la loro centralità che permetterebe ai soli contesti urbani di raggiungere il 40% del risparmio necessario per raggiungere gli ambiziosi traguardi dell’Accordo di Parigi, modificando le governance dei governi locali e le proprie abitudini di sviluppo soprattutto per gli edifici residenziali e commerciali, la produzione di energia, i sistemi di trasporto e di gestione dei rifiuti, non ultima l’ingente capacità di innovazione e creatività che solo le città sanno sviluppare verso nuovi stili di vita a basso impatto ambientale in grado di essere esemplari, replicabili, incidenti realmente sugli obiettivi globali, “a dimostrazione di come l’unione tra istituzioni cittadine e settore privato possa plasmare il futuro, garantendo uno sviluppo urbano sostenibile ed economicamente vantaggioso. Con queste premesse, perciò, 90 tra le più grandi capitali e città del Mondo - in tutto oltre 650.000.000 di abitanti e il 25% dell’economia globale - si sono unite nel network C40, avente sede a Londra e finanziata dagli enti privati Bloomberg Philanthropies, CIFF e Realdania, per mitigare il cambiamento climatico a partire dalla trasformazione urbana tentando di ridurre le emissioni di gas serra per migliorare il benessere dei cittadini dal punto di vista della salute – fisica o mentale – e le possibilità di miglioramento economico. Ad oggi 10.000 azioni in tutte queste città hanno provato a far fronte al cambiamento climatico aiutate da uno staff di tecnici esperti che lavorano insieme alle città e tra le città, anche per permettere e facilitare lo scambio di pratiche virtuose, conoscenze, tecnologie. L’obiettivo di raggiungere le 14.000 azioni entro
43 www.c40cities.org
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il 2020 non è quindi distante, portando a una diminuzione di 2.4 Gt di CO2 e di contribuire a raggiungere l’obiettivo di non eccedere il 1.5 °C di surriscaldamento del Pianeta. Milano ha aderito al Compact nel Luglio 2015 prendendo l’impegno di elaborare e aggiornare l’inventario delle emissioni, utilizzando un Protocollo metodologico condiviso ai fini dell’omogeneizzazione tra Città; indicare un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra ed elaborare un Piano di Azione conseguente; effettuare un’analisi del rischio ed elaborare una strategia di adattamento e di mitigazione ai cambiamenti climatici con azioni tangibili e di comunicazione. Il merito di C40 è la capacità di rendere protagoniste le Città nell’influenza comunicativa della sfida al cambiamento climatico diventando protagoniste e leader in questa lotta globale. Metterle a stretto contatto le une con le altre ha Immagine 16. Le Città parte del network 100 Resilient Cities
100RC I turno 100RC II turno
C40
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permesso anche vari scambi di buone pratiche facilmente reiterabili aumentando così le soluzioni innovative e resilienti diminuendo gli sforzi di ricerca. I progetti per Reinventing Cities, una delle iniziative di C40, per esempio, richiedono ai partecipanti “proposte creative in termini di contenuti e forma, ma anche dimostrare che è possibile ottenere prestazioni ambientali unitamente a soluzioni architettoniche di alta qualità e a benefici per la comunità” considerando unitariamente “il potenziale di replicabilità del loro approccio, in diverse città su scala globale […] a dimostrazione di come l’unione tra istituzioni cittadine e settore privato possa plasmare il futuro, garantendo uno sviluppo urbano sostenibile ed economicamente vantaggioso.” 44 Un approccio resiliente che si sta dimostrando estremamente di successo nella sostanza e nella capacità di contaminazione, vista la richiesta fatta ai progetti di sostenere le sfide specifiche che “permettono alla Città ed alle comunità locali di catalizzare i cambiamenti verso uno sviluppo urbano a zero emissioni, sostenibile e resiliente.” considerando anche un’espansione della frequenza e della gravità degli eventi climatici estremi, l’innalzamento delle temperature, l’aumento delle precipitazioni e dell’intensità del vento, le inondazioni e la carenza idrica: “tra gli esempi vi sono infrastrutture verdi, soluzioni ecologiche per gestire l’aumento di calore e delle precipitazioni, la gestione in loco delle acque piovane, l’innalzamento o la protezione delle infrastrutture chiave, progetti modulari, misure a sostegno della resilienza della comunità attraverso opportunità di connessione sociale, ecc.” 45 C40 diventa così un incubatore di resilienza proprio perché aumenta la capacità delle città di adattarsi ai cambiamenti modificandosi grazie a risposte sociali, economiche e ambientali innovative e inedite. Nel 2013, invece, nel centenario della sua Fondazione, la Rockefeller Philanthropy Advisors (RPA) Foundation ha creato il programma 100 Resilient Cities (100RC) al fine di sostenere 100 città di tutto il Mondo nel percorso verso la resilienza urbana e rispondere in modo resiliente alle sfide fisiche, sociali ed economiche cui vanno in contro. Il progetto, 100RC è iniziato a Dicembre 2013 con un primo gruppo di 32 città
44 www.c40reinventingcities.org 45 Comune di Milano, Valutazione Preliminare di Resilienza del Comune di Milano, Milano, 2018
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esteso poi ad altre 35 nel 2014 tra oltre 1000 candidature di altrettante Città per aiutare queste a saper rispondere a shock - terremoti, incendi, inondazioni, ecc. - e a stress che rischiano, nel presente o in futuro, di minare la vivibilità e la sicurezza del tessuto urbano. 46 L’adesione al programma 100 Resilient Cities offre alle città scelte supporto per il finanziamento di uno Chief Resilience Officer (CRO) che sia riferimento cittadino per la resilienza e collegamento tra la Città e la struttura centrale e “coordinare, sovrintendere e organizzare tutte le attività volte alla creazione della resilienza”, l’accesso libero a una piattaforma di servizi, per integrare i big data, le analitiche, le tecnologie, la pianificazione dell’uso del territorio in ottica resiliente anche grazie a partner strategici nelle differenti città (AECOM, HR & A, Dalberg, Accenture Arup, ICLEI, ecc.) per facilitare l’attivazione di processi che facciano incontrare governi, ONG, settore privato, singoli cittadini, l’inserimento nel network globale 100RC per condividere telematicamente e fisicamente le conoscenze e le migliori pratiche per “risolvere problemi a livello collettivo e fare tesoro delle esperienze altrui e del contributo offerto da altri esperti in materia di creazione della resilienza”. Pur essendo un programma giovane, sono già state emesse 47 Strategie di altrettante Città. 47 100RC riesce a finanziare solo una stretta gamma di Città, per ora 87 sull’obiettivo finale di 100, ma a partire dal suo lancio sono prolificati - pur non avendo certezza di una diretta correlazione - convegni, documenti, incontri, iniziative – il Festival “La città resiliente” a Reggio Emilia, il Festival della Resilienza in Sardegna, il Resilienze Festival di Bologna, ecc. - anche in molte Città non direttamente coinvolte, ma candidate o interessate al tema. Questo dimostra l’importante opera di disseminazione dei contenuti e della volontà di parlare e attuare la resilienza nei vari contesti. Ne è un esempio il protocollo firmato da cento Comuni della provincia di Potenza sulle “Città resilienti” sostenuto anche dal Capo del Dipartimento della Protezione civile nazionale, Franco Gabrielli; la nascita nel 2016 dell’Osservatorio Pratiche Resilienza; la centralità del tema che sempre più acquisisce anche a livello pubblico. È un'iniziativa di Agosto 2018, la possibilità fornita da 100 Resilient Cities di estendere la rete globale a Città che vengono sponsorizzate da finanziatori locali
46 www.100resilientcities.org 47 www.100resilientcities.org, aggiornato al 29.08.2018
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godendo dei vantaggi e dei servizi del network e potendone attuare la metodologia, ma grazie a "finanziatori individuali, filantropici, istituzionali o aziendali" 48: Houston, grazie alla Shell Oil Company e alla sua volontà di "applicare soluzioni tecniche e strategiche ad alcuni dei progetti più complessi e agli ambienti più difficili del mondo" 49, è la prima Città a sperimentare questa nuova modalità.
2.4. Esempi applicativi Si analizzeranno di seguito alcuni tra i più significativi casi di Città che hanno attuato politiche di resilienza negli ultimi anni, sia all'interno dei network suddetti, che in maniera autonoma. Questi, più che per verificare eventuali provvedimenti particolarmente virtuosi e riusciti, saranno utili, in fase di delineamento delle linee guida di cui a pagina 89, per la definizione di una metodologia procedurale e attuativa della resilienza in ambito urbano. Verranno dunque analizzati casi globali e italiani di città che possono essere rapportate - per grandezza, stress e shock, qualità, ecc. - alla Città di Milano.
2.4.1. Esempi globali Barcellona può considerarsi "la prima, vera flooding resilient city al mondo" poiché "prima di altre, ha saputo fare i conti con il problema rappresentato dalle alluvioni." 50 La città catalana ha infatti avuto la capacità rispondere ai problemi alluvionali e di deterioramento delle sue aree costiere, anche provando a prevenire le prospettive denunciate in uno studio di qualche anno fa dal Joint research centre di Ispra il quale "metteva in evidenza i rischi collegati al cambiamento climatico in Europa, stimando il raddoppio del numero di alluvioni entro il 2050 e perdite economiche attorno ai 24 miliardi di euro l’anno" 51, tramite provvedimenti concreti e rapidi in collaborazione con la società che gestisce il servizio idrico locale, la Barcelona Cicle de l’Aigua quali il "Deposito de retencion de agua de lluvia, realizzato proprio al di sotto del centro commerciale Arenas (un edificio circolare
48 www.100resilientcities.org/sponsored-member-cities 49 Ivi 50 P. Mezzi e P. Pelizzaro, La città resiliente, Altreconomia, Milano, 2016, p.56 51 P. Mezzi, Climate change/1. Le città europee si attrezzano così, Il Giornale dell'Architettura, ilgiornaledellarchitettura.com, 11.02.2018
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a forma di arena), dove possono essere stivati circa 70.000 m3 d’acqua" che si aggiunge ad "altri 14 depositi simili: un risultato reso possibile grazie a un piano d’interventi avviato a partire dagli anni ’90" 52 e che ora è in grado di stivare circa 500.000 m3 d’acqua in caso di eventi meteorici estremi e repentini. Questi luoghi sono stati necessariamente accompagnati "dalla messa in campo di strumenti tecnologici utili al processo decisionale, sistemi informativi geografici, modelli di calcolo matematici e sistemi di telecontrollo" 53 che han portato a dotare la Città di una conoscenza globale e in tempo reale degli impianti del suo territorio grazia a 29 stazioni di pompaggio, 24 pluviometri, 197 sensori di livello dell’acqua, 44 chiuse, 2.900 sensori ausiliari monitorati automaticamente con comunicazioni via radio, gprs, 3G, banda larga e fibra ottica. gestendo 3.600.000 m3 di pioggia/anno e bloccando 800 ton di materie che diversa-
52 IIvi 53 Ivi Immagine 17 Il deposito di acqua pluviale Joan Miró a Barcellona
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mente si sarebbero riversate in mare. Sin dallo stemma Parigi si proclama città resiliente: Fluctuat nec mergitur. 54 La città, tra le leader mondiali nell'impegno contro i cambiamenti climatici, ha aderito al network 100RC nel 2015 e con la sua Strategia vuole divenire una città resiliente facendo "affidamento sui suoi abitanti, adattando le sue infrastrutture, mobilitando l'intelligenza collettiva e i territori circostanti per trasformare le sfide del secolo in opportunità". 55 per rendersi sempre più inclusiva, attrezzata per le sfide del XXI secolo, in transizione, "creando un nuovo modello di sviluppo urbano [...] più flessibile, più ingegnoso, più efficiente e adattabile ai cambiamenti pericolosi nel mondo." focalizzandosi sulle "conseguenze dei cambiamenti
54 trad.: È battuta dalle onde, ma non affonda 55 www.paris.fr/parisresilient Immagine 18 Cortile della scuola Charles Hermite, uno dei tre nuovi Oasi-cortili di Parigi
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climatici (ad esempio ondate inondazioni e calore), l'impatto sulla salute dell'inquinamento e del degrado ambientale, la scarsità di risorse, l'ampliamento delle disuguaglianze, che pongono rischi per l'ordine sociale e democratico, e per la sicurezza e la stabilità della città sia a lungo che a breve termine." 56 Con ottica olistica sono state quindi definite trentacinque azioni divise in nove obiettivi e tre pilastri. L'aspetto innovativo e di successo è la visione per la quale "la resilienza funziona solo se tutti vi partecipano: istituzioni pubbliche, attori privati, associazioni, abitanti e utenti della città, ricercatori. Più una società è inclusiva, più è unita e solidale, e più può affrontare tutte le eventualità, quotidianamente e in crisi. La resilienza è quindi saldamente centrata sulla popolazione e per questo non solo destinata ad essa, ma guidata da tutti i cittadini e focalizzata sull'interesse dei bambini" 57 e le comunità Un virtuoso e riuscito caso applicativo è quello delle scuole: la decima azione, infatti - per rispondere al fatto che quella del 2018 è stata la seconda estate più calda in Francia dal 1959 dopo il 2003 e che Parigi soffre la mancanza di vegetazione e ha una previsione di aumento delle temperature di 4 ° C nell'Ilede-France entro il 2071-2100 58 - vuole modificare i cortili scolastici, 800.000 m² in tutta la città considerando i 771 istituti di ogni ordine e grado, in oasi freschezza sostituendo i materiali - favorendo asfalto evapo-traspirante e permeabile, legno riciclato, moquette per produrre energia e rinverdimento -, piantumando frutteti, alberi e orti, aprendo le scuole anche in orario extrascolastico per dare beneficio a tutti di questo microclima piacevole e salvifico. Nell'estate corrente tre scuole di tre differenti arrondissement - il 12°, 18° e 20° - sono state già modificate contestualmente per proteggere gli studenti e le studentesse dalle isole e ondate di calore, ma prevedendo di aprirle anche ad anziani e bisognosi per condividere anche con loro il beneficio di questi spazi, che già nel 2019 aumenteranno di ulteriori 30, 40 scuole.
56 www.100resilientcities.org/strategies/paris 57 www.paris.fr/parisresilient 58 www.meteofrance.com
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2.4.2. Esempi nazionali Vi sono altresì anche positivi e virtuosi esempi a scala nazionale che hanno saputo mettere per iscritto e talvolta in pratica azioni e pratiche di mitigazione e adattamento o, nei casi più virtuosi, di resilienza. Di seguito, in ordine temporale, si presenteranno i principali, analizzandone i contributi positivi e la replicabilità o gli aspetti da tenere in conto per la successiva Strategia: BlueAp: Bologna Local Urban Environment Adaptation Plan for a Resilient City è un progetto LIFE+ (LIFE11 ENV/IT/119) iniziato nel 2012 al fine della realizzazione del Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici per il Comune di Bologna e conclusosi nel 2015. La necessità di dotarsi del Piano è nato dal fatto che la città
Immagine 19. Alcune soluzioni progettuali nel Piano di Bologna
RACCOLTA DELLE ACQUE METEORICHE (Rainwater harvesting)
SCHEDA T1
PAVIMENTAZIONI PERMEABILI (Pervious pavement)
DESCRIZIONE
DESCRIZIONE
La raccolta delle acque meteoriche provenienti, ad esempio, dai tetti di un edificio o da qualsiasi altra superficie, prevede la raccolta delle acque piovane, il filtraggio (l’eventuale trattamento se necessario) e il riutilizzo per attività che, tipicamente, non richiedano una qualità delle acque che rispetti i criteri di potabilità. II riutilizzo può essere sia in interno (ad esempio per la ricarica degli sciacquoni dei WC) che esterno (ad esempio per irrigazione delle aree verdi) all’edificio.
Il sistema di pavimentazione realizzato con superfici drenanti garantisce il deflusso superficiale dell’acqua meteorica che permea nel terreno attraverso elementi modulari, come blocchi in cemento o stuoie di plastica rinforzata, caratterizzati dalla presenza di vuoti o giunti che vengono riempiti con materiale permeabile (sabbia o ghiaia), in modo da permettere l’infiltrazione delle acque di dilavamento.
L'acqua meteorica, raccolta attraverso specifici sistemi, passa attraverso un filtro che elimina i detriti e viene immagazzinato in una vasca di accumulo per essere poi pompata e inviata dove necessario. Nel caso si voglia garantire una maggiore qualità delle acque volte al riuso, o nel caso le acque di pioggia provengano da superfici maggiormente inquinate, è bene aggiungere in testa al serbatoio un area di bioritenzione (Scheda T6). L’acqua in eccesso in arrivo al serbatoio può essere smaltita collegando la tubazione di troppo pieno a sistemi di infiltrazione come, ad esempio, trincee filtranti (Scheda T3) o direttamente alla fognatura mista o alla fognatura delle acque meteoriche.
Possono essere impiegate sia nel caso di nuove urbanizzazioni, che nel caso di interventi di ampliamento o manutenzione in sostituzione di vecchie pavimentazioni impermeabili, si prestano a numerosissime soluzioni progettuali che consentono di diversificare e di caratterizzare l’immagine urbana: la varietà di materiali, presenti sul mercato e in natura, permette una progettazione di qualità per la valorizzazione dei siti. VANTAGGI -
Fonte: Woods Ballard et al. 2015. Fonte: Woods Ballard et al. 2015. “The SuDS Manual”
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COMPONENTI PER UN SISTEMA DI RACCOLATA DELLE ACQUE METEORICHE Sistema di raccolta Composto da superficie di raccolta, converse, canali di gronda, bocchettoni, pluviali, pozzetti di drenaggio, caditoie, tubazioni di raccordo. Filtro Viene utilizzato per bloccare detriti nell'acqua (come foglie e sporcizia) dall'ingresso nel serbatoio dell'acqua. Dispositivi di questo genere vanno dalle semplici griglie per il trattenimento del fogliame da installare sulle calate a sistemi di filtrazione autopulenti posti in pozzetti interrati, in grado di intercettare la maggior parte dei solidi contenuti nelle acque di pioggia. L'efficienza di recupero di questi dispositi-
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SCHEDA T8
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riduzione della superficie impermeabile di un sito riduzione del volume delle acque di dilavamento. mantenimento delle falde acquifere in quanto alimentate in modo più naturale, adeguato e costante eliminazione riduzione di fenomeni di ruscellamento superficiale con benefici in termini di sicurezza stradale durante gli eventi meteorici durata superiore rispetto alle normali pavimentazioni in asfalto
SVANTAGGI -
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se utilizzati per parcheggi con alta frequenza diurna difficile mantenimento del manto erboso, a causa della mancanza di luce e dell’irradiamento di calore dalla parte inferiore delle autovetture possibilità di “cementificazione” delle aree adibite all’infiltrazione a causa dell’intasamento dei materiali di riempimenti per l’accumulo dei solidi sospesi convogliati dalle acque di dilavamento o per via del carico veicolare, con conseguente riduzione significativa della capacità di infiltrazione
TIPOLOGIE DI PAVIMENTAZIONI PERMEABILI In commercio sono disponibili tipologie diverse di moduli, da blocchi e griglie in cemento a elementi in materiali plastici. Di seguito alcune delle diverse tipologie più comunemente utilizzate:
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di Bologna ha risentito in varie maniere e sempre più di frequente degli impatti dei cambiamenti climatici: piogge intense, frane e dissesti, piene dei corsi d’acqua, caldi estremi. Perciò il Comune di Bologna in collaborazione con Ambiente Italia, ARPA Emilia Romagna e Kyoto Club ha dato il via a questa sperimentazione. Il Piano prevede la sperimentazione di alcune azioni fattive per rendere la città di Bologna un metabolismo meno vulnerabile alle conseguenze del cambiamento climatico. “Il progetto nello specifico ha mirato a realizzare un sistema informativo innovativo che integri dati ambientali e sociali, in grado di produrre nuove informazioni sui rischi ambientali e sulle migliori strategie per affrontarli; accrescere la consapevolezza di autorità locali, attori socio-economici e cittadini sui rischi reali connessi ai cambiamenti climatici nel territorio bolognese, motivandoli verso
Immagine 20 Alcune soluzioni progettuali nel Piano di Bologna
STAGNI E ZONE UMIDE/FITODEPURAZIONE (Ponds and Wetlands)
SCHEDA T10
BACINI DI DETENZIONE (Detention basins)
SCHEDA T9
DESCRIZIONE
DESCRIZIONE
Gli stagni e zone umide sono bacini con uno specchio d’acqua permanente in cui vengono convogliate le acque di pioggia e possono essere progettati per fornire più obiettivi quali laminazione, trattamento delle acque di pioggia, aumento della biodiversità e delle potenzialità fruitive dell’area. Esse possono avere aree a diverse profondità, in modo da poter mettere a dimora diverse specie vegetali. Si parla di stagni quando sono prevalenti le aree a specchio libero più profonde su quelle vegetate, mentre si parla di zone umide quando la maggior parte dell’area è a profondità più bassa e vegetata.
I bacini di detenzione sono spazi vegetati poco profondi, atti allo stoccaggio superficiale temporaneo e al controllo del flusso dell’acqua meteorica.
Tali sistemi possono prevedere un innalzamento del pelo libero nel caso si voglia laminare le acque di pioggia. Allo stesso modo, si può prevedere che il pelo libero oscilli in modo da accumulare le acque di pioggia ai fini di riuso (p.es. irrigazione delle aree a verde). Attraverso sistemi di trattamento, processi naturali e vegetazione acquatica emergente e subemergente, avviene la rimozione biologica degli inquinanti prima che l’acqua venga reimmessa nei corpi idrici. Si parla di fitodepurazione quando questi sistemi vengono progettati principalmente per il trattamento delle acque di prima pioggia di reti separate o le acque di sfioro di reti miste. Se utilizzate per il trattamento degli sfioratori da fognatura mista, si prediligono impianti di fitodepurazione a flusso sommerso (cioè senza che l’acqua rimanga in superficie durante i periodi secchi); ciò, tuttavia, non comporta una impossibilità di inserimento paesaggistico in aree ad al alta valenza fruitiva. VANTAGGI -
Alta capacità di rimozione di inquinanti, specialmente per le zone umide Riduzione del flusso di picco Alta potenzialità fruitiva e paesaggistica Alta capacità di aumento delle biodiversità Possibilità di uso come accumulo delle acque di pioggia a fine di riuso Ideali per attività di educazione ambientale
SVANTAGGI -
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Da valutare il rischio di proliferazione di insetti se alimentate esclusivamente con acque di pioggia Soluzioni estensive che richiedono una più ampia superficie per essere implementate
Si tratta di aree costituite da piccoli invasi dal fondo permeabile, progettate per rimanere asciutte la maggior parte del tempo. Il loro funzionamento è quello di ricevere e trattenere temporaneamente le acque di pioggia a seguito degli eventi metereologici, per poi svuotarsi lentamente nell’arco di 24 ore attraverso sistemi di filtrazione installati per tenere fuori i detriti. Svolgono sia la funzione di controllare il deflusso superficiale dell’acqua sia quella di permettere la sedimentazione dei solidi sospesi presenti nelle acque di prima pioggia, pertanto devono essere dimensionati per assolvere ad entrambe tali funzioni. Sostanzialmente, assolvono la funzione delle vasche volano, ma inserite in un tessuto urbano con approccio multifunzionale, cioè sfruttandole anche a scopo fruitivo. VANTAGGI -
riceve una vasta gamma di eventi di pioggia; buona riduzione del flusso di picco sistema semplice da progettare e costruire; richiede poca manutenzione;
SVANTAGGI -
profondità di detenzione limitate ai livelli di ingresso e uscita del sistema interventi estensivi che richiedono un ampia area
POSIZIONAMENTO OTTIMALE I bacini di detenzione, considerando le loro versatilità di forme e dimensioni, possono essere integrati moto bene con il paesaggio. La posizione ottimale è in zone con ampie quantità di superfici impermeabili e in fase di cambiamento climatico, la costruzione di tali sistemi può essere particolarmente importan-
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l’adozione di comportamenti più attenti all’ambiente e alla gestione responsabile delle risorse idriche; offrire agli stakeholders locali un supporto tecnico e formativo per pianificare e attuare alcune delle azioni definite nel Piano di Adattamento. BLUEAP ha svolto anche un ruolo di start-up, avviando azioni pilota sul territorio bolognese, con la partecipazione di imprese e attori locali; monitorare e valutare l’efficacia e la sostenibilità delle azioni attuate e dei risultati emersi nel corso della realizzazione del progetto; condividere e comunicare le linee guida e i risultati del progetto, promuovendone la diffusione e lo scambio del know-how generato, per permettere ad altre comunità locali di utilizzare i modelli sviluppati.” 59 Il Piano è nato con un Profilo Climatico Locale (PLC) - “contenente informazioni sulle vulnerabilità legate ai cambiamenti climatici del territorio, mettendo in luce i rischi e le opportunità di resilienza” -, un processo partecipativo per affrontare le sfide del clima coralmente, l’elaborazione di un report sulle “Buone pratiche di adattamento”, un Piano di adattamento definito in tre aree - siccità e carenza idrica, ondate di calore in area urbana, eventi estremi di pioggia e rischio idrogeologico –, delle successive azioni pilota per “costruire comunità resilienti per aumentare la consapevolezza sui rischi connessi ai cambiamenti climatici.” 60 e un successivo costante monitoraggio degli impatti delle azioni del progetto. Il Piano ha tra le priorità la modifica di vari strumenti regolativi del Comune di Bologna - Piano della Protezione Civile; Linee guida per la realizzazione opere di urbanizzazione; Regolamento del verde; Regolamento vincolo idrogeologico; Strumento di pianificazione urbanistica: Piano Strutturale Comunale (PSC), Piano Operativo Comunale (POC) e Regolamento urbanistico Edilizio (RUE) – e alcune azioni Pilota implementate prima, durante, o subito dopo l’adozione del Piano. Tra le più fondamentali, degne di nota e importanti per il futuro della Città vi sono: -la modifica degli strumenti urbanistici vigenti, che, per esempio, limitano l’espansione urbana prevista contenendo entro i 200 ha la superficie di suolo attualmente libero soggetto a espansione edilizia: una crescita inferiore al 10%; - l’emissione di linee guida sulle tecniche di drenaggio urbano della città di Bologna 61 per dotare l’1% del territorio pubbliche impermeabilizzato di sistemi
59 www.pdc.minambiente.it 60 Ivi 61 Comune di Bologna, Linee guida sull’adozione di tecniche di drenaggio urbano sostenibile per una città più resiliente ai cambiamenti climatici Aprile
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di drenaggio urbano sostenibile, la riduzione del carico inquinante che viene trasportato dagli sfioratori in regime di piena; nuovi obiettivi di risparmio idrico nel Regolamento Urbanistico Edilizio all'interno del quale è previsto il rifacimento dell’impianto idrico-sanitario in caso di nuova costruzione, ristrutturazione, manutenzione straordinaria: “il RUE prevede un consumo massimo giornaliero di 150 l/ab/giorno per usi abitativi, mediante l’installazione di dispositivi per limitare l’uso di acqua potabile (ad esempio riduttori di flusso da applicare alle rubinetterie, docce a basso consumo, sciacquoni a doppia cacciata). L’obbligo di riutilizzo delle acque meteoriche a fini irrigui e altri usi non potabili è previsto per gli interventi di nuova costruzione e ristrutturazione totale (demolizione e ricostruzione) ad alto consumo di suolo come gli usi abitativi e rurali dove è presente area verde pertinenziale superiore ai 100 m2 per unità abitativa e gli usi industriali, artigianali e commerciali per gli edifici con superficie coperta superiore ai 3.000 m2 . Infine, sono previsti incentivi volumetrici del 10% e del 20% rispetto ai volumi edificabili, per tutti quegli interventi edilizi diretti che prevedano il raggiungimento del livello prestazionale di consumo domestico massimo rispettivamente di 130 l/ab/g e di 120 l/ab/g che possono essere raggiunti con il riutilizzo delle acque meteoriche, a cui va affiancato frequentemente il riutilizzo delle acque grigie; -la modifica del Regolamento del Verde Pubblico e Privato del Comune di Bologna, riconosciuta l’emergenza idrica e “gli eventi meteorici non convenzionali come fattori chiave di vulnerabilità del territorio” 62 il Regolamento indica le specie con maggiore capacità di adattamento “a fattori limitanti quali la riduzione delle risorse idriche, insieme ad altre caratteristiche legate ai cambiamenti climatici come l’emissione di composti organici volatili (VOC) e, in particolare, la formazione di ozono e l’allergenicità” 63. Difatti è stato prodotto l'apposito allegato "Specie vegetali con elevata efficacia ambientale” nel quale sono state incluse, in modo sintetico e di facile comunicazione e diffusione per gli utenti, le principali caratteristiche di ogni specie arborea ed arbustiva in termini di “efficacia ambientale” riferita ad una serie di specifici parametri”. 64 -il miglioramento in corso d’opera del progetto FICo (Fabbrica Italiana Contadina) riguardo la riduzione dei consumi idrici - filtraggio, raccolta e riuso per scopi irrigui delle acque dei pluviali e delle acque di drenaggio delle aree coltivate, raccolta del percolato prodotto dai pascoli, che sarà convogliato e stoccato
2018, Bologna, 2018 62 Comune di Bologna, Regolamento Comunale del Verde Pubblico e Privato, Bologna, 2016 63 Ivi 64 Ivi
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in cisterne interrate – e l’aumento di vegetazione imponendo interventi di forestazione esterna su aree del Comune di Bologna per 117.000 €; Padova Resiliente è un progetto della città di Padova con il suo Settore Ambiente e Territorio e del gruppo Planning Climate Change Lab dell’Università IUAV di Venezia. Il progetto si è concluso con delle Linee guida per la costruzione del Piano di Adattamento al Cambiamento Climatico della Città di Padova nel 2016 facendo seguito all’esperienza di ricerca europea su UHI (Urban Heat Island) e SEAP Alps (Piani di azione per l’energia sostenibile) di Planning Climate Change Lab e PAES (Piano d’Azione AUMENTO per l’Energia Sostenibile) di preparazione della città di Padova. VENTILAZIONE NATURALE
Le linee guida partono da un’analisi conoscitiva del territorio del Comune di Padova e si dotano di una metodologia chiara che, a partire dalla conoscenza AUMENTO AUMENTO VENTILAZIONE delle azioni e dei progetti già in essere, porta alla proposta di azioni strategiche VENTILAZIONE NATURALE NATURALE e a volte pilota per portare l’azione amministrativa in ottica di politiche climatiche DIMINUZIONE DELLE TEMPERATURE
AUMENTO
VENTILAZIONE Immagine 21. Alcune soluzioni progettuali nelle Linee Guida di Padova Transetto Pilota
Step 4 di 6
NATURALE
Nuove azioni proposte
DIMINUZIONE DELLE TEMPERATURE
DEFLUSSO DIFFICOLTOSO
DIMINUZIONE DELLE azioni perTARGET l’adattamento TEMPERATURE
Esempi di GOAL fenomeno di isola di calore STIVARE
al deflussoAZIONE difficoltoso e al
Esempi di azioni per l’adattamento al deflusso difficoltoso
Creare depressioni verdi per accumuli superficiali
RIDUZIONE Creare depressioni pavimentate negli spazi pubblici RIDUZIONE DELLA PORTATA DI PICCO
CONSUMO
DIMINUZIONE DELLE TEMPERATURE
Creare vasche di laminazione in corrispondenza di ENERGETICO grandi superfici pavimentate per l'invarianza idraulica (viadotti, rotonde, tangenziale) Incentivare l'installazione di cisterne di recupero dell'acqua piovana proveniente dai tetti/pluviali
RIDUZIONE CONSUMO ENERGETICO
RIDUZIONE CONSUMO ENERGETICO
Sostituire le pavimentazioni impermeabili (es. parcheggi) con materiali/tecniche che le rendano permeabiliSTIVARE Creare pozzi e trincee di infiltrazione [bioretention] AUMENTO Aree verdi Creare depressioni vegetate a bordo strada di infiltrazione delle acque piovane [Bioswale]
RITARDARE
RIDUZIONE DEL DEFLUSSO A VALLE STIVARE
VENTILAZIONE NATURALE
RITARDARE
RIDUZIONE CONSUMO ENERGETICO
STIVARE
STIVARE
RITARDARE
Creare/installare vasi/fioriere dove convogliare le acque piovane proveniente dai tetti [Planter box]
Incentivare l'uso/l'installazione di tetti verdi
RITARDARE
Incentivare l'installazione di [Rain Garden] dove convogliare le acque piovane provenienti dal tetto DIMINUZIONE DELLE domestico RIUSARE per scollegarsi dalla rete fognaria. TEMPERATURE Oppure [Dry wells] (vasche sotterranee con fondo di sassi
AUMENTO DEL TEMPO DI
Permeabilizzare (copertura ad erba) dei fossi DEL Creare pozzi e trinceeCORRIVAZIONE di Incentivare l’installazione Intercettare la radiazione BACINO di cisterne di recupero infiltrazione [bioretention]; solare con alberature verdi RIUSARE dell’acqua piovana (per ombreggiamento, Incentivare l’installazione proveniente dai tetti/ evapotraspirazione, etc). Incentivare l'installazione di cisterne di recupero RIUSARE DEPURAZIONE DELLE di [Rain Garden] dove pluviali.dell'acqua piovana proveniente dai tetti/pluviali ACQUE DI PRIMA convogliare le acque PIOGGIA RIDUZIONE + piovane provenienti dal CONSUMO RIUSO PER tetto domestico per ENERGETICO IRRiGAZIONE E USI Filtrare/intercettare le acque di prima pioggia scollegarsi dalla rete CIVILI provenienti dalla rete stradale fognaria.
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STIVARE
80 RITARDARE
Creare vasche di laminazione in corrispondenzaRITARDARE di grandi superfici pavimentate perseguendo l’obiettivo di invarianza idraulica (viadotti, rotonde, tangenziale)
Sostituire le pavimentazioni impermeabili (es. parcheggi) con materiali/ RIUSARE tecniche che le rendano permeabili.
RIUSARE
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locali: “sei passaggi chiave per essere in grado di adattare le aree urbane agli eventi estremi del cambiamento climatico (come ondate di calore, precipitazioni estreme, inondazioni, ecc.)” 65 Definiti gli obiettivi la metodologia viene applicata appunto con esempi pratici al territorio comunale, da un lato proponendo di incidere sui piani e programmi già posti in essere, da un lato modificando la struttura fisica della Città: “una strategia operativa plasmata da azioni che possano essere integrate negli strumenti di pianificazione attuali. Infine, nel considerare il modo di monitorare gli effetti di queste nuove azioni al fine di migliorare il processo di pianificazione.” 66 Il Piano patavino, è stato il primoAUMENTO del tipo in Veneto e trai primi in Italia, ma soVENTILAZIONE NATURALE
65 www.planningclimatechange.org AUMENTO VENTILAZIONE NATURALE 66 Ivi DIMINUZIONE DELLE TEMPERATURE
Transetto Pilota
Immagine 22. Alcune soluzioni progettuali nelle Linee Guida di Padova
AUMENTO Nuove azioni proposte VENTILAZIONE NATURALE
Step 4 di 6
SURRISCALDAMENTO URBANO Esempi di azioni per l’adattamento al deflusso difficoltoso e al fenomeno di isola di calore
DIMINUZIONE Esempi di azioni perTARGET l’adattamento al deflusso difficoltoso e al GOAL AZIONE DELLE fenomeno di isola di calore TEMPERATURE
AUMENTO VENTILAZIONE NATURALE
CREARE CORRIDOI VERDI
AUMENTO DELLA DISPERSIONE DEL CALORE
DIMINUZIONE DELLE TEMPERATURE
PRESERVARE LE ZONE VERDI ESISTENTI
RIDUZIONE CONSUMO ENERGETICO
CREARE ZONE UMIDE
RIDUZIONE RADIAZIONE INCIDENTE
Intercettare la radiazione solare con alberature verdi RIDUZIONE (per ombreggiamento, evapotraspirazione, etc)
CONSUMO ENERGETICO
STIVARE
AUMENTO VENTILAZIONE NATURALE
COOL PAVEMENTS – Sostituzione del tradizionale asfalto (albedo 0,2) e cemento (albedo 0,4) utilizzato su strade e marciapiedi con materiali “freddi”, cioè con elevato albedo
RIDUZIONE DEL RIDURRE IL CALORE RIDUZIONECALORE LATENTE CONSUMO IMMAGAZZINATO ENERGETICO DALLE
SUPERFICI ESPOSTE
STIVARE
DIMINUZIONE DELLE TEMPERATURE
COOL ROOFS – Sostituzione dei tradizionali tetti a tegola o piani rivestiti di piastrelloni con materiali freddi (albedo da 0,3 e 0,6)
STIVARE
RITARDARE
Sostituire le pavimentazioni destinate a parcheggio con aumento di superfice verde
Cambio del colore delle superfici verticali con colori freddi
RITARDARE
AUMENTO VENTILAZIONE NATURALE
DIMINUZIONE DELLE TEMPERATURE
RIDUZIONE CONSUMO ENERGETICO
RIUSARE
Sostituzione di tetti piani tradizionali con tetti verdi
DIMINUZIONE DELLE SUPERFICI ESPOSTE
Preservare le zone verdi esistenti.
Conversione di superfici asfaltate (parcheggi, vialetti) con superfici erbose o semi vegetate
Stivare volumi d’acqua nel substrato vegetale di un RIDURRE IL CONSUMO tetto verde. RITARDARE ENERGETICO
AUMENTO VENTILAZIONE NATURALE
Sostituire le pavimentazioni Filtrare/intercettare le impermeabili (es. acque di prima pioggia RIUSARE parcheggi) con materiali/ provenienti dalla rete tecniche che le rendano stradale. permeabili; RIDUZIONE DEL Rivedere e enfatizzare le azioni previste dal Piano
FLUSSO ANTROPOGENICO
DIMINUZIONE DELLE TEMPERATURE
d'Azione per l'Energia Sostenibile
Incentivare l’uso/ l’installazione di tetti verdi.
COOL ROOFS – Sostituzione dei tradizionali tetti a tegola o piani rivestiti di piastrelloni con materiali freddi (albedo da 0,3 e 0,6); Sostituire le pavimentazioni RIDUZIONE CONSUMO destinate a parcheggio con aumento di ENERGETICO supercicie verde.
Rivedere e enfatizzare le azioni previste dal Piano d’Azione per l’Energia STIVARE Sostenibile.
RITARDARE
RIUSARE
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95 STIVARE RIUSARE
RIDUZIONE CONSUMO ENERGETICO
81 RITARDARE
prattutto costruito grazie alla continuazione del percorso di Padova del programma di Agenda21 locale che ha regolato e coordinato il processo partecipativo per la composizione del Piano Clima
nc e ra
sco Mus
co
La strategia climatica di Padova è un connubio tra mitigazione ed adattamento collegandosi quindi anche al PAES coinvolgendo tutti gli attori sociali verso un Piano con azioni concrete, monitoraggio dei risultati per “accrescere la consapevolezza nell’ente e negli attori locali dei rischio concreti correlati ai cambiamenti climatici motivandoli all’adozione di comportamenti consci e responsabili” e “condividere obiettivi ed implementazioni tecniche”67
ura
Fregole
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La
Il Comune di Padova è stato trai primi ad analizzare l’effetto dell’isola di calore nelle varie zone della città con il progetto UHI “Sviluppo e applicazione di mitigazione e adattamento strategie e misure per contrastare il fenomeno globale delle isole di calore urbane” e successivamente a delineare delle azioni conseguenti al fine di ridurre l’effetto suddetto proprio nelle zone dove l’isola di calore più incide sulla qualità di vita delle persone. Questo progetto, in collaborazione con la Regione Veneto, l'Università IUAV di Venezia e l'Università di Padova, ha portato alla realizzazione del "Manuale Regionale Pianificazione Urbanistica e Clima Urbano: Manuale per la riduzione dei fenomeni di isola di calore urbano" a cura di Francesco Musco e Laura Fregolent, che include e indica soluzioni tipologiche e indicazioni delle soluzioni urbanistiche applicabili per lenire i problemi, a disposizione di tutti i comuni interessati.
2.5. Il ruolo delle comunità per la resilienza "Cominciamo a vedere gli effetti dei cambiamenti climatici anche nel nostro Paese, nei nostri quartieri, nelle nostre case: le estati sono più calde, gli eventi meteorici più intensi, la vita nelle città più complessa soprattutto per le persone più deboli che soffrono la carenza di alloggi dignitosi, di coesione sociale, l’invecchiamento, la povertà e l’iniquità, infrastrutture urbane obsolete. La responsabilità, senza girarci troppo intorno, è dell’Uomo. E quindi dei nostri stili di vita che hanno costretto, come visto sopra, la comunità scientifica a coniare nuovi, avvilenti termini: overshoot day e Antropocene.
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Gallani C., 2017
Se insomma le cause non sono che imputabili al nostro stile di vita, la soluzione non può che venire da noi e non è più rinviabile. Quale risposta allora? Albert Einstein diceva che “Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato”, allora servono nuovi approcci che sappiano tenere insieme l’adattamento ai cambiamenti con la creazione di qualità sociale, ambientale ed economica. E la resilienza è proprio questa sfida qui: non limitarsi a rendere quanto attualmente fatto a più sostenibile riducendone i danni, ma trasformare shock e stress in occasioni di rinnovamento e innovazione. È una sfida a creare rinnovati modi di vivere la comunità, affrontare i problemi, pensare l’economia, relazionarsi con la natura per aumentare il valore e la qualità delle vite e delle relazioni, la bellezza e l’ospitalità delle città, accettando le sfide con creatività. Tutto ciò non può avvenire senza nuovi processi collaborativi, la condivisione delle conoscenze, la speranza e la fiducia nel futuro, sapendo favorire le interreImmagine 23. Il giardino condiviso "Il Giardino degli Aromi"
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lazioni, le sinergie, i processi bottom-up aperti e inclusivi per chi vive le città, che non sono solo materia, ma prima di tutto sono legami sociali, comunità, luoghi che ci fanno sentire parti di esse. E nella storia sono le comunità che hanno sempre guidato questo cambiamento, con, la capacità di affrontare con successo le sfide più difficile contro i rischi che avrebbero potuto inficiarne il futuro. È necessario, quindi, che i cittadini sentano che l’io diventi noi per trasformare l’impegno personale in responsabilità collettiva: ciascuno secondo le proprie conoscenze – spesso dettagliate e inedite -, il proprio punto di vista e la propria possibilità, ma nessuno escluso, perché ciascuno è ciascuno è parte imprescindibile di quell’organismo vivente che è la città. Collaborando, rendendo le comunità più coese e vissute dobbiamo costruire una resilienza che deve saper essere individuale, ma soprattutto collettiva a protezione del bene comune che è il Pianeta che abitiamo. Sono fortunatamente diversi e crescenti - e soprattutto sostenuti attivamente dall’amministrazione comunale - gli esempi di condomini, strade, quartieri che si fanno comunità proprio nel senso etimologico della parola: communitas, l’unione del singolo con altri, nella consapevolezza di non avere un’esistenza indipImmagine 24. Conchetta verde
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endente dal tutto, di non avere un destino separabile da quello degli altri. A partire da problemi concreti, cambiare il modo di approcciarsi e relazionarsi per saper mettere in comune esperienze, risorse, conoscenze è già, nel metodo, un approccio resiliente che mette al centro il Bene Comune. È il caso dei Contratti di Fiume grazie ai quali soggetti pubblici e privati, associativi e singoli, trovano modalità condivise per la riqualificazione ambientale, paesaggistica e di rigenerazione socio-economica dei sistemi fluviali, riducendo il rischio idraulico: pulendo il tombino davanti all’uscio di casa impedendo che questo si intasi alla prima pioggia, modificando il sistema di irrigazione agricolo, sottraendo meno acqua ai fiumi sempre più secchi, capendo, insomma, che un’eventuale alluvione può essere calmierata da azioni individuali. È il caso poi degli orti urbani che con attenzione e passione occupano pezzi di città aumentandone l’autonomia dell’approvvigionamento di cibo e proteggendo la debole biodiversità urbana. E poi ci sono le tante associazioni, che con fantasia e coraggio riacquistano spazi urbani dimenticati rendendoli aree di pregio paesaggistico, di riscatto sociale, di appartenenza. Infine i comitati e i singoli cittadini che si prendono cura di aiuole o parchi rendendo gli spazi urbani fruibili e belli, sottraendoli allo stato emergenziale la cui cura spesso cade, coinvolgendo marginalità sociali e categorie deboli, spazi dove immaginare una città diversa, più solidale, verde e vivibile, dove si sperimentano percorsi sensoriali per includere la terza età e aiutare, con la relazione con la natura, i pazienti affetti da varie forme di demenza. La resilienza può immaginare il futuro delle città in modo diverso. Soprattutto, può farlo insieme e grazie alle persone, che diventano protagoniste nel ridare centralità ai beni comuni: a causa di irresponsabili scelte, chi verrà dopo di noi rischia di non poter conoscere più il suono degli animali di cui godiamo oggi, l’acqua pulita dei fiumi, gli spazi verdi belli da vivere anche dentro le città. Dobbiamo tutti – istituzioni, organizzazioni, singoli - cominciare a prestare più attenzione ai beni comuni prima che questi ci manchino: non solo le risorse naturali, ma anche i beni immateriali, quelli delle relazioni, dei saperi, della salute, delle comunità che non sono meno necessari di altri per la vita perché sono la base sulla quale una società si sviluppa." 68
68 Pelizzaro P., G. Resilienza Bene Comune, Città Civili Regione Emilia-Romagna, 2018
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la proposta di Strategia per Milano
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3.1. Il contesto di Milano favorevole per la resilienza
Milano si inserisce in un contesto favorevole a policies innovative ed è una Città in grande fermento sui temi dell’adattamento ai cambiamenti climatici e la resilienza, all’interno delle istituzioni, così come all’esterno: la pianificazione urbanistica e strategia delle Istituzioni e degli enti, la capacità di molte imprese – tradizionali o innovative che siano – di saper coniugare sviluppo a sostenibilità ambientale e sociale, aiuteranno il percorso verso la resilienza nello spirito tipico della Città di collaborazione tra pubblico e privato che l'ha sempre caratterizzata. Proprio quest’ultimo aspetto non è secondario, per mettere in parallelo iniziative command-control tradizionali con accordi e iniziative volontarie per incrementare la resilienza della Città in ottica globale, consci che tutti, e a tutti i livelli, sono corresponsabili e possibili co-risolutori delle problematiche. Altresì la Città necessita, visti i problemi attuali e le minacce in prospettiva analizzate finora, soluzioni adattive e resilienti. La crescente consapevolezza ambientale, suffragata dall’adesione a molti altri network e progetti per ampliarne la protezione e la valorizzazione che la Città di Milano negli anni ha sostenuto – C40, PAES Covenant of Mayors, PUMS, FoodPolicy, ecc…. - trova visione organica in un nuovo strumento che darebbe una visione olistica come la Strategia suddetta. Il ruolo delle Città in quanto tali, è fondamentale come ripetuto spesso nelle parti precedenti, visto che a cominciare dal 2008 le città hanno iniziato ad ospitare più del 50% degli abitanti del Pianeta arrivando presumibilmente al 67% entro il 2050. 1 Queste, sfruttando l’80% delle risorse mondiali 2 ed emettendo circa l’80% delle emissioni globali di CO2 3, occupano solamente il 5% della superficie terrestre e sono per questa condizione favorevole i luoghi centrali di cambiamento. Ma “vi sono anche ragioni politiche fondamentali che danno alle città un ruolo chiave nella battaglia per la sostenibilità.
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Rosenzweig et al., 2010; UNHabitat, 2012 Madlenere Sunak, 2011; CIESIN, 2015; UNEP 2015 IEA, 2008; Seto et al., 2014
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Le città sono luoghi di contesa politica 4 e rappresentano la possibilità di sviluppare nuove strutture normative e spazi di governance 5 anche perché spazi in cui la democrazia può essere praticata.” 6 più facilmente, con più partecipazione e con più conoscenze specifiche. E a Milano il tema della resilienza “è percepito già da alcuni anni come estremamente rilevante e strategico per il futuro della città; questo atteggiamento deriva dalla consapevolezza acquisita, sia in seguito a shock improvvisi che hanno colpito la città- l'alluvione del 2013, il disastro del Pioltello del 2018, ecc. - stress cronici che la logorano costantemente (carenza di alloggi a prezzi accessibili, inondazioni, ondate di calore, ecc.), sia in relazione alle opportunità derivanti dalla gestione post Expo delle aree che ospitano l’evento e del tema che lo
4 Bakker, 2003; Heynen et al., 2005 5 Brenner, 2002 6 Carreón J. R.⁎, Worrell E., Urban energy systems within the transition to sustainable development. A research agenda for urban metabolism, 2018
Immagine 15. Il Parco Biblioteca degli Alberi e, sullo sfondo, il Bosco Verticale
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caratterizza - cibo, alimentazione, energia -” 7: sono già molte, come vedremo nel paragrafo dedicato alle Action Inventory, le iniziative pubbliche e private che, talvolta inconsciamente, tendono a rendere la città un metabolismo capace di attutire gli shock.
3.2. Il percorso già avviato dalla Città Milano, oltre ad avere già una conoscenza tecnica e una coscienza pubblica sulla resilienza, ha inoltre già iniziato un percorso formalizzato per rendere questa qualità un elemento base nella programmazione amministrativa territoriale e strategica della Città. Gli stress e gli shock succitati rendono eccessivamente vulnerabili le città debilitandone la capacità di adattarsi quando invece la necessità sarebbe di modificarsi fornendo congiuntamente risposte sociali, economiche e ambientali innovative: “Non possiamo prevedere quando o dove la prossima crisi colpirà, l’unica cosa che sappiamo per certo è che succederà. Ma nonostante questa certezza, le città, nel complesso, sono tristemente impreparate a gestire questi shock, mancano le competenze tecniche e le risorse finanziarie per creare ed eseguire strategie di resilienza su scala cittadina” 8. Per questo la Fondazione Rockefeller, come raccontato nel secondo capitolo, ha raccolto questa sfida al fine di imporsi con una mentalità e progettualità diverse nel costruire il futuro delle nostre città, nelle quali vivere diversamente il rapporto con l’ambiente, gli altri cittadini, la città con l'apposito programma del 2013 "100 Resilient Cities". La piattaforma vuole finanziare e seguire 100 città con più di 50.000 abitanti nel Mondo condividendo e mettendo in rete le nuove conoscenze sulle pratiche migliori nelle varie città al fine di creare una Strategia di resilienza per le città che sappiano coniugare adattamento ai cambiamenti climatici e rigenerazione urbana, economia della condivisione e nuove idee per la mobilità, aggregazione sociale e creazione di comunità e ripensati modelli d’impresa. Nel settembre 2014 la Città di Milano predispone, in partenariato con AMAT (Agenzia Mobilità, Ambiente, Territorio di Milano), il Dipartimento DASTU (Dipar-
7 Direzione Città Resilienti e ARUP, Laboratorio per la definizione dell’agenda, Milano Città Resiliente, Relazione post Laboratorio, Milano, 2017 8 www.rockefellerfoundation.org
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de C es a
ucia aL
ris
timento di Architettura e Studi Urbani) del Politecnico di Milano e il Kyoto Club, un dossier di candidatura alla seconda call per aderire al network 100 Resilient Cities per volontà dell’allora Vicesindaco e Assessora con delega all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris.
Ad
Questo documento identifica quattro principali shock che affliggono la città di Milano - gli allagamenti, le ondate di calore, il collasso delle infrastrutture fondamentali e potenziali disordini e sommosse civili - e altrettanti stress - la carenza di risorse naturali, la carenza di alloggi dignitosi a prezzi accessibili, il degrado degli habitat e dell’ecosistema, l’invecchiamento della popolazione, non facilitati dalla crisi e dai cambiamenti climatici già in atto. La proposta è altamente innovativa grazie al fatto che è capace di unire la volontà di combattere e adattarsi ai cambiamenti climatici sapendo però allo stesso tempo migliorare le condizioni di vita di frange di popolazione deboli che a Milano soffrono la carenza di alloggi dignitosi, la vivibilità di quartieri degradati, la povertà energetica ed alimentare di troppi abitanti. Il dossier viene accolto e selezionato tra 300 candidature ricevute, quindi Milano diventa ufficialmente parte del network 100RC a iniziare dal 3 dicembre 2014 ricevendo quel supporto tecnico promesso, consistente nell’accesso ai partner strategici aderenti alla piattaforma e le risorse economiche per avviarsi a sviluppare e attuare una Strategia di Resilienza. Ciò avviene anche per le previsioni che “suggeriscono infatti un progressivo aumento delle temperature medie e della frequenza ed intensità delle ondate di calore, così come notevoli cambiamenti nell’intensità e nella frequenza delle precipitazioni stagionali, entrambi fenomeni con forti ed evidenti ricadute negative per la collettività.” 9 Per questi motivi l’adesione a 100RC vuole trasformare Milano in una città capace di accettare il cambiamento sviluppando politiche che modifichino i potenziali problemi trasformandoli in opportunità di crescita e sviluppo sostenibile, portando la resilienza dentro ai processi dell’amministrazione e ai disparati strumenti di governo del territorio. Il primo passo del percorso avviene il 7 luglio 2015 quando si svolge l’Agenda Setting Workshop, una giornata di studio e confronto sulla resilienza della Città di Milano identificandone i bisogni, le priorità, le qualità della città in questo percorso con il contributo di centoventi persone - delle istituzioni, delle associazioni
9 Direzione Città Resilienti e ARUP, Laboratorio per la definizione dell’agenda, Milano Città Resiliente, Relazione post Laboratorio, Milano, 2017
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Immagine 16. La capacitĂ di Resilienza di Milano per l'Agenda Setting Workshop
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Pie
ro Pelizzaro
o delle ONG, delle imprese e della società civile – che si confrontano per decidere quali sono le questioni da affrontare prioritariamente nel percorso verso la Strategia di resilienza. Le priorità di azione emerse concernono l’urgenza di governare le emergenze che derivano dal dissesto idrogeologico e dal cambiamento climatico - quali esondazioni, allagamenti e ondate di calore - con particolare riguardo per le popolazioni più esposte quali anziani, bambini ed immigrati abitanti le periferie che necessitano una qualità urbana migliorata e più attenta alle esigenze sociali. Il Comune di Milano a Dicembre 2017 si è dotata poi di uno Chief Resilience Officer (d'ora in poi denominato CRO), Piero Pelizzaro, con lo scopo di relazionarsi sia con il network globale di 100RC, i suoi funzionari e le sue aziende partner, che con l’amministrazione e il mondo economico locale per “portare la resilienza dentro ai processi dell’amministrazione e agli strumenti di governo del territorio”. 10 I cambiamenti climatici, le trasformazioni del Mondo del lavoro, le nuove necessità di spostamenti e la radicale trasformazione del sistema energetico, espongono le città a nuovi rischi di natura sociale, economica ed ambientale. Sviluppare adeguate capacità sistemiche per una migliore gestione del tessuto urbano diventa essenziale per saper anticipare e gestire al meglio gli stress congestione, disoccupazione, inquinamento, flussi migratori - e gli shock - alluvioni, attentati, ondate di calore, geli estremi, attacchi informatici, blackout energetici -, ma al tempo stesso per trasformare le emergenze in opportunità di innovazione e crescita dell’intelligenza collettiva. Diventa dunque sempre più impellente un cambio di sistema, di usi e di pensieri e Milano ha positivamente intrapreso questa strada.
3.3. Linee guida per una Strategia di Resilienza La resilienza, abbiamo ampiamente visto, ha una potenzialità molto ampia e a lungo raggio: per rispondere a cambiamenti repentini e il più delle volte imprevedibili, essa non può chiudersi in uno strumento farraginoso e sorto con un processo lungo e non condiviso; non può prescindere da modificazioni concrete e tangibili, né da risultati verificabili; non può essere patrimonio di un solo settore
10 Ivi
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dell’amministrazione della cosa pubblica, bensì necessita di uno strumento che la guidi in maniera quanto più trasversale, corale, agile possibile. La presente tesi propone una Strategia che non sia un ulteriore piano cogente che andrebbe ad appesantire ancora di più la già consistente pianificazione ordinaria dell’ente, ma vuole proporre una strategia di resilienza per la Città di Milano, estendibile e riutilizzabile in altre realtà, che abbia natura di policy sapendo influire sulla governance della Città e sulla modificazione fisica di questa riorganizzandone gli spazi, i flussi, le reti. La resilienza, infatti, non può esimersi dall’avere, negli obiettivi di lungo raggio e veduta olistica, forme e organizzazioni concrete che, proprio per le premesse fin'ora fatte sulla Città di Milano, possono qui trovare ampio margine di realizzazione. Un’ottica metabolica di uno strumento che sappia tenere insieme tutto ciò avrebbe sicuramente una legittimazione ampia nel rendere la Città, e l’intero sistema urbano metropolitano, più resiliente e autonomo, migliorandone il paesaggio e sviluppandone e promuovendone i servizi ecosistemici sapendo sfruttare al meglio tutte le componenti e tutto il ciclo di queste; un modo per vivere i tempi frenetici di oggi per pianificare le città in modo che sappiano essere autosussistenti e autonome, capaci di tenere assieme vari aspetti senza creare rifiuti, ma rendendo questi ultimi risorse: anche la città, come il nostro corpo, è un organismo unico e una visione integrale è necessaria per uno sviluppo armonico e sostenibile, per non perdere di vista nessuna parte. Come è per le azioni e le metodologie della maggioranza degli Accordi approfonditi nelle parti iniziali della presente Tesi – Agenda 21, C40, Sharing Cities, PAES, ecc. - e le stesse Strategie di Resilienza già licenziate dalle 47 Città affiliate a 100RC, questa Strategia vuole essere, pur contestualizzata sul percorso e le necessità della Città di Milano, replicabile in altre Città anche senza il supporto del network, modificandone opportunamente contenuti e obiettivi. Questa replicabilità, anche alla luce dell’analisi fatta sulle normative e i funzionamenti della pubblica amministrazione italiana, non comparabile con quella della quasi totalità delle 47 Città suddette, fatta eccezione per Roma, è consigliata in particolar modo proprio alle città italiane. Le seguenti linee guida prenderanno spunto dalle più efficaci pratiche e linee di indirizzo fornite dai casi studiati in precedenza e dalla metodologia fornita da 100 Resilient Cities, eventualmente riadattata alle necessità. Le linee guida così replicabili consistonodunque nei seguenti passaggi:
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-Creare un Ufficio per la resilienza Istituzione di un ufficio preposto per la Resilienza con poteri e compiti specifici; -Processi di Partecipazione Creazione di processi partecipativi quali strumento per migliorare i processi verso una consapevolizzazione collettiva; -Analisi del contesto della Città L'analisi dovrà tenere conto degli shock e degli stress del territorio del contesto economico, ambientale, sociale e le prospettive di cambiamenti climatici comprendenti le vulterabilità del territorio attuali e preventivate. Si dovranno vedere quali aree, categorie, persone sono più soggette a eventuali stress e shock -Inventario delle azioni Studio delle azioni già in campo per la resilienza effettutate da attori pubblici o privati, collettivi o singoli per una visione globale e corale del tema; -Inventario della pianificazione della Città Analisi degli strumenti della Città, ma anche sovraordinati - Città Metropolitana, Regione, Nazione, Europa - che sono modificabili sotto ottica resiliente o che già agiscono, consciamente o meno, in tal senso. -Obiettivi e Azioni Definizione obiettivi, goale e azioni operative per l'attuazione pratica della Strategia, comprensive di azioni concrete, ma anche di modificazione culturali e dei processi/metodologie della città; -Monitoraggio dei risultati Definizione della modalità di verifica e integrazione degli obietti e azioni prefissati con tangibili indicatori; -Allegati tecnici
3.3.1. La Resilienza come normale amministrazione: un ufficio dedicato in ogni Città La Città, come spesso ripetuto, è comparabile a un corpo umano: subisce ripetutamente e inaspettatamente stress o schock che possono capitare in qualunque momento. È impossibile prevederli tutti, ma va creata quella capacità di risposta efficacie e celere. Il primo passo verso la resilienza urbana dovrebbe essere l’avvio di un team che si occupi strutturalmente, all’interno dell’amministrazione pubblica, che è l’ente più indicato a definire e coordinare una Strategia di resilienza poiché l’unico interessata a tutti gli aspetti delle vita della Città – metropolitana e non – e a tutte le categorie che la vivono – persone, aziende, terzo settore.
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Questo team può consistere in una Direzione di Progetto, come nel caso di Milano – che in maniera temporanea e agile ha definito un CRO e poi l’ha accompagnato da persone scelte all’interno della struttura organizzativa del Comune di Milano già a conoscenza delle modalità di funzionamento della pubblica amministrazione e comunque già edotti, ciascuno per la propria area di competenza, del quadro teorico, scientifico e di pianificazione relativo al tema della resilienza -, una persona singola – è il caso del CRO di Parigi, che coadiuvato dagli altri settori coordina i lavori sul tema -, una persona all’interno del gabinetto del Sindaco – come avviene negli Stati Uniti d’America, comportandone però una ovvia ed eccessiva politicizzazione del tema. Il caso di Milano in cui si crea un ufficio specifico, pur con le difficoltà iniziali che la pubblica amministrazione potrebbe riscontrare nella definizione delle persone più adatte e competenti, le quali sarebbero inoltre sottratte ad altri settori già eccessivamente tendenzialmente sotto organico come avviene in tutte le amministrazioni pubbliche italiane, risulterebbe senza dubbi la migliore via da perseguirsi e quella garante di maggior continuità di scopi e di conoscenze. È indubitabile d'altr'onde che “un importante ruolo è giocato dall’organismo politico 11 che dovrà promuovere e sviluppare, attraverso un comitato tecnico e specifici gruppi di lavoro” e “coinvolgere i portatori di interessi con il fine di mobilitare la società civile intorno al Piano 12.” 13 Abbiamo già visto a pagina 91 che il Comune di Milano si è dotato di una Direzione di Progetto all’interno della Direzione Generale atta a emettere una Strategia. L’attuale modello Milanese prevede, infatti, la decadenza della Direzione suddetta allo scadere del mandato del Sindaco, lasciando dunque il tema della resilienza e le eventuali progettualità e capacità nelle sorti della buona o cattiva volontà e azzeccata visione del candidato Sindaco vincente. Proprio per evitare ciò dotarsi di una struttura formalizzata e stabile all’interno di un Comune che si occupi del tema sarebbe la scelta migliore da attuare. È ad ogni modo positiva la dualità di visione che la Direzione può avere: da un
11 Swart et al., 2009 12 Snover et al., 2007 13 Comune di Padova, Padova Resiliente: Linee Guida per la costruzione del Piano di Adattamento al cambiamento climatico, Padova, 2016
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lato super partes e ampia, senza l’impellenza dei problemi quotidiani da risolvere che altre direzioni o settori hanno e che tolgono loro gran parte del tempo che non può dunque essere dedicato alla programmazione e alla pianificazione straordinaria, dall’altro lato di modificazione dei principali piani in revisione, come per la Direzione milanese è avvenuto durante il congiunto aggiornamento del PGT durante il quale si ha avuto la possibilità di inserire un articolo, il decimo, interamente dedicato già nel titolo alla resilienza e alla Sostenibilità. Ci insegna il caso di Bologna visto in precedenza che "condizione fondamentale per l’avvio [...] è avere un forte sostegno politico all’interno dell’ente locale, in maniera tale che la proposta sia percepita come strategica per l’ente e da avere il supporto necessario per lo sviluppo del progetto. L’impegno politico [...] può essere “intrinseco” se il rappresentante politico è in prima persona il promotore della partnership o può essere ottenuto tramite incontri con gli assessorati di riferimento. L’impegno politico è fondamentale per qualunque step successivo, senza di esso il processo non può essere sviluppato. É importante verificare quindi subito questo aspetto. Una volta ottenuto il mandato politico si può procedere con la creazione del gruppo di lavoro interno. Ogni ente avrà i propri strumenti per formalizzare il cosiddetto impegno politico, esso può essere ottenuto con un mandato ufficiale dell’assessore, un atto di giunta ecc. Ed è altresì fondamentale che questo momento sia formalizzato per dare il via alle azioni successive e per coinvolgere il gruppo di lavoro designato" 14
3.3.2. La partecipazione come strumento per migliorare i processi verso una consapevolizzazione collettiva La partecipazione, oltre ad essere un fatto ideologico, può essere un insostituibile strumento per migliorare progetti e processi,facendoli diventare più trasparenti, più istruttivi, più profondamente trasformativi, verso una consapevolizzazione collettiva 15 e una condivisione di intenti più proficua: ingrediente di successo nel processo di pianificazione per l’adattamento è difatti la dimensione
14 Steering Committee del progetto GAIA , GAIA per le Città, Linee guida per la replicabilità della partnership GAIA forestazione urbana, Bologna 15 Mariotto A., 2018
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Immagine 25. La ricognizione degli stakeholder di Milano
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orizzontale dell’integrazione 16 17 È infatti necessario, al fine della condivisione del senso della Strategia di Resilienza, raggiungere e riuscire a far partecipare attivamente quanti più cittadini e stakeholder possibili coinvolgendoli nella stesura della Strategia rendendola la più multidisciplinare e trasversale possibile, sapendo integrare le necessità delle differenti popolazioni e i loro differenti punti di vista, ma anche le possibilità di ciascuno di essere parte integrante e fondamentale di questa sfida più grande, parte imprescindibile di quell’organismo vivente che è la città: senza anche una sola cellula – cittadino, ente, spazio che sia – non sarebbe la medesima. Ecco perché il raggiungimento degli obiettivi generali può vedersi solamente grazie a uno sforzo collettivo di differenti persone, enti, associazioni, aziende che si sentano unite nel migliorare a differente titolo e livello la Città, consapevoli che l’opera di tutti gli altri può giovare anche alla propria condizione e alla propria mission. Infatti, “alla povertà di modelli di governace efficaci si aggiunge il mancato supporto a quelle azioni e strategie di livello locale che hanno il potenziale di regolare le risorse in modo più efficiente. Per questo è fondamentale che il principio di diversità non interessi solamente la biodiversità, ma anche le risorse istituzionali, spingendo verso progetti di co-gestione delle risorse, che accolgono la complessità dei processi SSE 18 verso uno sviluppo resiliente” 19 Come da figura 25 a Milano sono stati identificati, quindi, 812 stakeholder di diversi settori - settore governativo nazionale, regionale, metropolitano e cittadino, settore privato e della società civile - che rappresentano interessi differenziati e che possono avere influenza sulla Strategia di Resilienza del Comune di Milano. Abbiamo infatti visto in molte delle esperienze pregresse analizzate in precedenza - Agenda 21, UNSDR, ARISE, PAES, ecc. - come la centralità della conoscenza e del coinvolgimento di una gamma ampia di attori, mantenendo una supervisione e un coordinamento istituzionale, sia un elemento di arricchimento delle capacità di raggiungimento degli obiettivi. "In quest’ottica, i processi di progettazione partecipata appaiono come i più ri-
16 Donahue, 2004; Kooiman, 2003; Gamble, 2000 17 Comune di Padova, Padova Resiliente: Linee Guida per la costruzione del Piano di Adattamento al cambiamento climatico, Padova, 2016 18 Sistemi Socio-Ecologici 19 Mezzi P. e Pelizzaro P., La città resiliente, Altreconomia, Milano, 2016, p.11
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spondenti all’esigenza di mettere al centro i cittadini e le comunità locali, interpretandone i bisogni e i desideri ed orientando i processi di pianificazione verso risposte concrete e contestualizzate alle realtà locali." 20
3.3.3. Analisi degli shock e degli stress del territorio Si analizzerà di seguito, sotto il profilo territoriale, sociale ed economico, la Città di Milano e, per alcuni interessanti ambiti, il suo territorio Metropolitano sul quale, comunque, il Sindaco congiunto esercita alcuni poteri, ai fini di capire le maggiori esigenze che Milano ha rispetto ai principali shock e stress che subisce e i punti di forza o gli aspetti territoriali e sociali che per l’implementazione della successiva Strategia di Resilienza, il territorio può offrire.
3.3.3.1. Nota metodologica È imprescindibile, ai fini della corretta stesura della Strategia, conoscere tutte le caratteristiche e le qualità delle parti costituenti il metabolismo fisico del territorio oggetto di studio, ma anche delle energie della Città: sotto il profilo ambientale, sociale, economico, digitale, imprenditoriale, associativo poiché si ritiene imprescindibile avere una visione olistica e metabolica della Città anche per sfruttarne al meglio ogni componente che abbiamo visto essere una risorsa materiale – con la sharing economy o l’economia circolare -, ma anche di conoscenza, di condivisione di dati e sapienze.
20 Businaro G., G., Milanese P., Naponelli P., Salvante M., La ricostruzione del Possibile: progettualità per Bolognola, 2017, Venezia Grafico 6. Gli Shock e gli Stress di Milano
Alluvioni Allagamento Collasso del sistema infrastrutturale Sicurezza e attacchi terroristici Ondate migratorie Sommosse e disordini civili Attacchi phishing Incidenti con materiali pericolosi
Inquinamento dell'aria e dell'acqua Ondate di calore e caldo estremo Confort degli spazi urbani Gestione delle cantieristiche e usi temporanei Esclusione sociale e disuguaglianze Deprivazione e povertà Carenza di alloggi dignitosi a prezzi accessibili Invecchiamento della popolazione
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Conoscere i punti di forza e i punti di debolezza della Città deve contestualmente indirizzare e prioritizzare l’azione dell’amministrazione verso ciò di cui ha più bisogno e ciò che può produrre in modo più efficacie ed efficiente maggiori benefici. L’analisi segue essenzialmente la metodologia proposta da 100 Resilient Cities nelle Strategie già implementate e in quelle da implementarsi, ma anche la prassi di molti piani strategici complementari esistenti come il PAES, il PICIL, il PUMS. Questo perché la conoscenza accurata, sistemica e orientata del territorio è il modo migliore per definirne anche le questioni principali. Diventerà, questa analisi, il tassello di partenza per conoscere e successivamente prioritizzare azioni in contrasto a shock e stress, capendone i legami con altre, a volte inaspettate, materie o settori della pubblica amministrazione o contestualizzazioni spaziali. Proprio per non perdere la percezione delle sfide globali cui anche Milano, per la sua parte, deve concorrere, l’analisi della Città sarà legata agli obiettivi genGrafico 7. Analisi demografica del territorio metropolitano e milanese a confronto 3.238.161 abitanti 2 055,13 ab./km² 1.380.873 abitanti 7.439 ab/km2
1.575,65 km2
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181,76 km2
erali e specifici delineati dai Sustainable Development Goals di cui a pagina 58, che abbiamo visto essere accompagnati da sostanziosi sotto-obiettivi e azioni attuabili in ogni parte del Mondo e ad ogni scala: quindi Milano compresa. Questo nesso dimostrerà come anche una delle Città più moderne e all’avanguardia nel Mondo e in Europa, sicuramente la più internazionale d’Italia, paga il prezzo di uno sviluppo non sempre omogeneo ed equo come gli SDG’s vogliono tendere. La resilienza non può prescindere, per l’equilibrio di base cui deve protendere, da una tendenziale armonia come elemento primario e basilare che ne aumenta le capacità di attutire shock e stress per una maggiore prontezza di risposta e una generale preparazione più omogenea. Contrariamente un sistema disarmonico, dunque già infettato da perturbazioni più o meno pesanti, più o meno continue, più o meno distribuite, avrà più difficoltà a rispondere ai traumi.
3.3.3.2. Gli stress e gli shock fisici Il Sindaco di Milano, a seguito della Legge 56/2014 Del Rio, è diventato anche Sindaco della neoistituita Città metropolitana di Milano, formata da 134 comuni e occupante un’area di 1.575 km2 per un totale di circa 3.200.000 abitanti. Milano è il secondo comune italiano per popolazione dopo Roma e il centro dell’area maggiormente urbanizzata d’Italia: la pianura Padana, come analizzato a pagina 31 nel rapporto sul Consumo di Suolo, ma, poiché collocata all’interno della fascia dei fontanili che separa l’alta pianura asciutta dalla bassa pianura irrigua, anche naturalmente ricca di risorse idriche grazie alle quali tanta della sua ricchezza e del suo sviluppo la città deve.
Grafico 8. ISTAT, Andamento della popolazione con cittadinanza straniera 496.782 415.778 240.000 160.000 80.000
254.522
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
2030
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00
.0 32
1.7
1.
95
3
.77
4 60
.2 69
1.3
2
1
.21
6 .25
1
.88
3 .35
1
2
48
. 90
1.3
Totale 0-24 anni
Ultra 65enni 1971
1981
1991
2001
2013
2023
Grafico 9. Andamento e forbice prevista della popolazione residente
Obiettivo 3: Garantire una vita sana e promuovere il benessere per tutti a tutte le età
Obiettivo 4: Garantire un’istruzione di qualità inclusiva e paritaria e di promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti 4.1: Entro il 2030, assicurarsi che tutte le ragazze ei ragazzi raggiungano un grado di istruzione libero, equo e di qualità [...] 4.3: Entro il 2030, garantire la parità di accesso per tutte le donne e gli uomini per l’istruzione [...] 4.4: Entro il 2030, aumentare sostanzialmente il numero di giovani e adulti che abbiano le competenze [...] tecniche e professionali, per l’occupazione, un lavoro dignitoso e per l’imprenditorialità 4.7: Entro il 2030, assicurarsi che tutti gli studenti acquisiscano le conoscenze e le competenze necessarie per promuovere lo sviluppo sostenibile, attraverso l’educazione per lo sviluppo sostenibile e stili di vita sostenibili, i diritti umani, l’uguaglianza di genere, la promozione di una cultura di pace e non-violenza , cittadinanza globale e l’apprezzamento della diversità culturale e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile
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Come molte altre città della macro regione della Pianura Padana, Milano ha subito nel secondo periodo della seconda metà del XX secolo una forte estensione verso l’esterno e una altrettanto marcata tendenza all’abbandono della Città verso i comuni limitrofi più contenuti e tranquilli dove vivere. È negli ultimi decenni che, durante una nuova fase di sviluppo economico e demografico della Città Metropolitana, il suo capoluogo guida un ritorno al centro urbano: i residenti a Milano nel 2016 sono 1.368.590, 75.000 in più rispetto al 2008, quasi 18.000 dei quali negli ultimi tre anni e segnando una significativa inversione di tendenza verificatasi nel lungo periodo. Ciò è senza dubbi dovuto anche alla presenza di popolazione straniera, comunitaria e non, che, a partire dal 2014 risulta essere stabilmente circa il 19%, alla quale si somma una crescita della popolazione italiana dell’1% tra il 2014 e il 2016 e in particolar modo del 4% di quella compresa tra i 19 e i 34 anni. Questo è dovuto senza dubbio al ruolo cardine che la Città ha conquistato nei decenni: è ormai il principale attrattore dei flussi migratori interni all’Italia e dall’estero verso l’Italia, in particolare per i giovani in cerca di studio, ma anche occupazione, che trovano in Milano un ottimo luogo dove stabilirsi anche grazie al forte fermento culturale, sociale ed economico. Tuttavia, seppur non con una situazione equiparabile alla media nazionale, dove le persone con più di 75 anni sono il 10.41 % 21 gli over 75 sono oggi il 16% della popolazione e il numero dei nuovi nati è ancora in calo, però con ottimistiche previsioni di inversione di tendenza vista la suddetta immigrazione di popolazioni giovani e stranieri, questi ultimi più propensi a fare figli. A questo va ad aggiungersi la numerosa e qualitativamente importante popolazione universitaria: Milano è, infatti, la prima città italiana per studenti: ospita circa 171.000 iscritti nelle sue università, ovvero ben il 13% di studenti universitari sul totale dei residenti – dei quali il 7.8% sono universitari stranieri - piazzando la Città al 33esimo posto nella classifica delle migliori città universitarie del Mondo. Una qualità che aumenta il benessere generale degli abitanti. Un’università che è essa stesso motore di miglioramento del sistema urbano: Bicocca, Bovisa, il nuovo Campus Scientifico della Statale nell’area del Post Expo, la conferma della vocazione universitaria di Città Studi, le strategie di sviluppo delle università Bocconi e Cattolica sono chiari esempi di come il Mondo ac-
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ISTAT 2017
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cademico ha saputo essere motivo di cambiamento sia urbano -riqualificando aree ex industriali – che sociale della Città. Questa sempre più alta considerazione di Milano unita alla “profonda crisi del settore immobiliare, fondato sulla costruzione di case da destinare alla vendita sul libero mercato, ha portato e tutt’ora porta anche a Milano all’aumento sul territorio della quota di stock invenduto e sfitto, a causa dell’inaccessibilità sempre più diffusa dei costi della casa” 22 milanese provocando non pochi problemi di emergenza abitativa o di abitazioni non dignitose: la Camera di Commercio riferisce infatti come nel II semestre 2016 i canoni medi per gli immobili residenziali è aumentata del 2,9% in sei mesi e del 3,7% rispetto al 2015 - pur con
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Valutazione Preliminare di Resilienza del Comune di Milano, Milano, 2018
Obiettivo 1: porre fine alla povertà in tutte le sue forme in tutto il mondo 1.2: Entro il 2030, ridurre almeno della metà la % di uomini, donne e bambini di ogni età che vivono in povertà in tutte le sue dimensioni [...] 1.3: Implementare sistemi a livello nazionale adeguati di protezione sociale e misure per tutti ed entro il 2030 per raggiungere la sostanziale copertura del numero di persone povere e vulnerabili 1.4: Entro il 2030, garantire che tutti gli uomini e le donne, in particolare i poveri e i vulnerabili, abbiano uguali diritti alle risorse economiche, così come all’accesso ai servizi di base, alla proprietà e controllo sulla terra e ad altre forme di proprietà, all’eredità, alle risorse naturali, ad appropriate tecnologie e anuovi servizi finanziari, tra cui la microfinanza 1.5: Entro il 2030, rafforzare la resilienza dei poveri e di chi vive in situazioni di vulnerabilità e ridurre la loro esposizione e la vulnerabilità ad eventi estremi legati al clima e ad altri shock economici, sociali e ambientali e alle catastrofi
Obiettivo 7: Assicurare l’accesso all’energia a prezzi accessibili, affidabile, sostenibile e moderno per tutti 7.2: Entro il 2030, aumentare notevolmente la quota di energie rinnovabili nel mix energetico globale 7.3: Entro il 2030, raddoppio del tasso globale di miglioramento dell’efficienza energetica
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Immagine 26. La sicurezza a Milano
Concentrazione di furti
Concentrazione di omicidi e furti
Concentrazione di furti e rapine
Concentrazione di omicidi e rapine
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un canone di locazione medio inferiore ai valori del 2011 (-12,1%) e crescono nel 2016 i canoni per tutte le tipologie di alloggio rispetto al semestre precedente: monolocali (+4,1%) e bilocali (4,9%). Il rischio abitativo, precedentemente relegato solo a chi ha le condizioni tale per essere inserito nell’edilizia sociale, si amplia dunque al ceto medio che subisce una “riduzione dell’accesso ai beni primari dovuti a situazioni di incertezza economica anche solo temporanea.” 23 cui il Comune difficilmente riesce a dare risposta per scarse risorse economiche, non sufficienti alloggi disponibili, difficoltà gestionali date da occupazioni o situazioni non semplici. Eppure a Milano vi sono quasi 70.000 alloggi sfitti, perciò il Comune di Milano d’accordo con Fondazione Welfare Ambrosiano nel 2015 ha dato il via all’agenzia locale sociale “Milano Abitare” al fine di facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta di abitazioni in affitto a canone concordato garantendo un prezzo mediato mediamente del 20%-30% in meno rispetto a quello del libero mercato garantendo, ai locatari, agevolazioni fiscali sulla cedolare secca del 10% e del 50% su IMU e Tasi. L’emergenza abitativa non viene meno di coincidere con l’emergenza sicurezza, per la quale il Dipartimento Scienze Sociali e Politiche dell’Università Statale di Milano ha svolto una ricerca nel 2016 al fine di determinare la soddisfazione rispetto alla sicurezza degli abitanti di vari quartieri: “i dati dimostrano che in media l’81% della popolazione è soddisfatto della propria zona, il 59% è soddisfatto in merito alla sicurezza, e solo il 24% è disposta a cambiare completamente zona. Se si entra più nel dettaglio, però, proprio quelle zone che non si sentono totalmente sicure non hanno intenzione di cambiare zona. Questo meccanismo si instaura grazie alla percezione soggettiva di ogni individuo.” 24 Milano comincia a soffrire la condizione degradata di alcuni quartieri delle periferie milanesi (Lambrate, Mecenate, Quarto Oggiaro e Scalo Romana, ecc) che rilevano, a causa del degrado materiale e la carenza di partecipazione alla vita comunitaria – complice anche l’incremento della popolazione migrante da altre parti d’Italia e dall’estero che produce cambiamenti nei rapporti di vicinato, nelle relazioni educative, nella composizione delle reti familiari e nelle strutture economiche e commerciali modificando la struttura demografica, sociale, educativa, economica e culturale della città – perdita di sicurezza percepita e reale
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Immagine 27. Edifici e aree degradate
Edifici e aree degradati / DA
nullo 203-666
49-191
1.111-1.927
3.939-50.000
303-1.095 100.000-3.160.000
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anche a causa di infrastrutture, alloggi, spazi per la socializzazione e il tempo libero inadeguati e estremamente differenziati tra quartiere e quartiere. Ma la Città è anche il contesto urbano nazionale più diseguale: “nel 2005, la differenza fra il reddito annuo dei contribuenti appartenenti al primo decile rispetto al decile più alto nella scale della distrubuzione del reddito, arrivava a superare il rapporto 1/22” 25 visto che anche i proventi dal periodo favorevole della crescita economica tra il 1995 e il 2005 è aumentato del 50% nelle famiglie a medio-alto reddito facendo permanere invariata e stabile con un leggero aumento la fetta di popolazione – circa 120.000 persone – con redditi di 10.000 € e che non possono permettersi una vita agli standard della città, in primis il costo medio al m2 delle case, passato dai 1936€/m2 del 2001 ai 2715 €/m2 del 2004. Infatti, per i motivi suddetti legati al tema abitativo, il 49% dei 930mila soggetti occupati ha la residenza fuori dalla Città.
3.3.3.3. L’economia per l’ambiente, il sociale, l’innovazione L’area della Città metropolitana di Milano, produce il 10% del PIL italiano, conta, al 2016, più di 296.000 imprese attive principalmente nel settore agroalimentare e manifatturiero - chimica, farmaceutica, meccanica strumentale e di precisione, sistema moda, arredo e design – e di servizi alle imprese e il 34% delle sedi delle multi-nazionali presenti in Italia
25 D’ovidio, 2009, Ranci C., Città nella rete globale. Competività e disuguaglianze in sei città europee, Milano, Bruno Mondadori, 2010, p. 105
Obiettivo 10: Ridurre le disuguaglianze all’interno e tra i paesi 10.1: Entro il 2030, progressivamente realizzare e sostenere la crescita del reddito del reddito del 40% della popolazione ad un tasso superiore rispetto alla media nazionale 10.2: Entro il 2030, potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti [...] 10.4: Adottare politiche, in particolare fiscale, salariale e politiche di protezione sociale, per raggiungere progressivamente una maggiore uguaglianza
110
Immagine 28. Il tasso di disoccupazione a Milano
1,8-7,1 %
7,1-12,7 %
12,7 % >
111
Le attività terziarie rappresentano il 71,2% al 2014 del totale e il commerciale il 17,6%. e un grosso sviluppo dell’imprenditoria etnica che rappresenta al 2015 oltre il 15% delle imprese attive nel territorio metropolitano. Tutto ciò garantisce un tasso di occupazione dei residenti a Milano tra i 15 e i 64 anni del 70,1% (72,8% tra gli uomini e 63,4% tra le donne) in crescita. Milano, per l’I City Rate del 2015 è la prima Smart City italiana e diventa quindi una delle città più innovative al Mondo: solo nel 2014 sono sorte 470 start-up (tra le 12.000 dell’intera regione Lombardia) – molte delle quali a vocazione sociale – dimostrando come Milano può essere luogo di innovazione economica e miglioramento sociale per “migliorare la qualità della vita dei cittadini, favorendo la sviluppo di soluzioni condivise e inclusive” soprattutto “nel campo della condivisione dei servizi, dalla casa al lavoro e alle forme di mobilità […] che declinano un’attenzione sempre crescente allo sviluppo di nuove economie, connesse allo sviluppo tecnologico e digitale.” anche grazie ad essere la città meglio cablata d’Europa “sede di 750 imprese innovative, del 75% delle holding di software e del 69% delle imprese ICT internazionali con base in Italia.” 26
26
Valutazione Preliminare di Resilienza del Comune di Milano, Milano, 2018
Obiettivo 8: Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un lavoro dignitoso per tutti 8.1: Sostenere la crescita economica pro-capite a seconda delle circostanze nazionali [...] 8.2: raggiungere livelli più elevati di produttività economica attraverso la diversificazione, l’aggiornamento tecnologico e l’innovazione [...] 8.3: Promuovere politiche orientate allo sviluppo che supportano le attività produttive, la creazione di lavoro dignitoso, l’imprenditorialità, la creatività e l’innovazione e incoraggiare la formazione e la crescita delle micro, piccole e medie imprese [...] 8.4: Migliorare progressivamente [...] l’efficienza globale delle risorse, dei consumi e della produzione slegando la crescita economica dal degrado ambientale 8.6: Entro il 2020, ridurre sostanzialmente la percentuale di giovani disoccupati, anche attraverso istruzione o formazione 8.9: Entro il 2030, elaborare e attuare politiche volte a promuovere il turismo sostenibile, che crea posti di lavoro e promuove la cultura e prodotti locali
112
Ciò in continuazione con lo spirito milanese di legare la tradizione all’innovazione nel creare cultura, valore sociale, capitale umano, 34.468 imprese del settore della moda si trovano in Lombardia. 14.000 di queste sono impegnate nella produzione e 20.000 operanti nel commercio e nel design: a Milano hanno sede 13.079 tra queste ovvero il 37,9% con 90.000 assunti creando un quinto dell’intero fatturato nazionale del settore, in un’ottica sempre più circolare grazie al Tavolo specifico nato nel 2017 con il Ministero dello Sviluppo Economico e la Camera Nazionale della Moda Italiana “per mettere a disposizione degli operatori tutta la filiera produttiva dal filato al prodotto finito.” 27 Il settore agricolo è rappresentato nel Comune stesso da 214 aziende che sanno unire la produzione – esigua –, alla trasformazione, alla vendita diretta - cascine aperte, i mercati comunali, i mercati contadini -, all’attività agrituristica e turistica – 55 agriturismi che fanno ristorazione, 41 alloggio -, alla didattica, all’innovazione. È il caso di Agricity, “il progetto del Comune di Milano responsabile della piattaforma omonima che mappa il paesaggio agricolo milanese, attribuisce agli orti di zona un’estensione di 60.000 m2. A questi si sommano gli orti del Settore Demanio (circa 108.000 m2) assegnati sia all’interno del Parco Nord che nelle
27 Ivi
Obiettivo 9: Costruire infrastrutture resistenti, promuovere l’industrializzazione inclusiva e sostenibile e promuovere l’innovazione 9.1: Sviluppare la qualità delle infrastrutture rendendole affidabili, sostenibili e resilienti [...] per sostenere lo sviluppo economico e il benessere umano [...] 9.3: Aumentare l’accesso dei piccoli industriali [...] ai servizi finanziari, compreso il credito [...] 9.4: Entro il 2030, l’aggiornamento industrie delle infrastrutture e per renderle sostenibili, con una maggiore efficienza delle risorse da utilizzare e una maggiore adozione di tecnologie pulite e rispettose dell’ambiente e dei processi industriali, conformemente alle rispettive capacità dei paesi 9.5: Migliorare la ricerca scientifica, migliorare le capacità tecnologiche dei settori industriali in tutti i paesi, in particolare i paesi in via di sviluppo, entro il 2030, incoraggiando l’innovazione e aumentare notevolmente il numero dei lavoratori in materia di ricerca e sviluppo
113
scuole milanesi.” 28 Tutto ciò è stato naturalmente influenzato da Expo Milano 2015 - Feeding the Planet, Energy for Life e il Milan Urban Food Policy Pact firmato da 167 città di tutto il Mondo al fine di “lavorare per sviluppare sistemi alimentari sostenibili che siano inclusivi, resilienti, sicuri e diversificati” 29, dal protocollo d’intesa del 2016 tra Assolombarda, Comune di Milano e Politecnico di Milano “Milano a zero sprechi!” “per promuovere il recupero e la redistribuzione delle eccedenze alimentari” e “portare i tassi di recupero tra il 30 e il 50%.” 30 Milano è la seconda città agricola d’Italia, con 2.910 ha di Superficie Agricola Utilizzata (SAU) coltivata 31 – anche se il 51% di proprietà di soggetti che non coltivano direttamente - su un totale di 18.175 ha di superficie, con una Produzione Lorda Vendibile suddivisa in 60% per la produzione animale e 40,1 % del totale per la produzione vegetale, grazie a circa 2.370 Aziende agricole attive nella Città Metropolitana, di cui ben 117 coltivano terreni a Milano e 91 hanno centro aziendale a Milano. Il suolo è destinato in prevalenza alla coltivazione di Seminativi (89%, pari a 2.600,92 ha tra cereali e foraggere avvicendate), prati permanenti (8,5 %, pari a 242,35 ha) e, in minima parte, a coltivazioni legnose. I dati del “Rapporto sullo Stato delle Foreste 2016” di ERSAF dicono infatti che su 157.525 ha di superficie totale della Città metropolitana solo il 5,46% è desti-
28 Ivi 29 Comune di Milano, Linee di indirizzo della Food Policy di Milano 20152020, Milano, 2015 30 Ivi 31 ISTAT, 2013 Grafico 10. Valore medio di PM10 e numero di giorni di superamento del limite in un anno
gg 3 10 .5 45
2003
114
gg 5 15 .7 49
2004
gg 4 16 .5 52
2005
gg 9 14 .7 53
2006
gg 2 13 .0 51
2007
g 1g 11 .7 44
2008
gg 5 10 .0 45
2009
gg 85 .7 39
2010
gg 2 13 .0 49
2011
gg 7 10 .0 43
2012
Immagine 29. ARPA, L'inquinamento dell'aria in Lombardia
Sondrio
Varese
Lecco Como Bergamo Monza Brescia Milano
Pavia
Lodi
PM10 medio (ug/m3)
Cremona
0-25
26-50
Mantova
51-75
76-100
>100
115
nata a bosco. Si contano poi in Milano ben 50 mercati agricoli ed una fitta rete di Gruppi di Acquisto Solidale, oltre alle Fattorie turistico-ricreative - delle quali 93 sono agriturismi e 77 sono centri equestri. A Milano le aree agricole sono aree agricole periurbane, ovvero “aree che sono prossime alla città, ma che non sono ancora campagna aperta ed in cui il territorio urbano e quello agricolo si compenetrano e si uniscono in maniera non felice e non risolta”. 32
32
Paola Santeramo, Presidente dell’Istvap - Istituto per la tutela e la valoriz-
Obiettivo 3: Garantire una vita sana e promuovere il benessere per tutti a tutte le età 3.9: Entro il 2030, ridurre sostanzialmente il numero di decessi e malattie da sostanze chimiche pericolose e di aria, acqua e l’inquinamento del suolo e la contaminazione
Obiettivo 12: Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili 12.2: Nel 2030, ottenere la gestione sostenibile e l’uso efficiente delle risorse naturali 12.3: Entro il 2030, dimezzare l’ammontare pro-capite globale dei rifiuti alimentari e ridurre le perdite di cibo lungo le catene di produzione e fornitura, comprese le perdite post-raccolto 12.5: Entro il 2030, ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclaggio e il riutilizzo 12.6: Incoraggiare le imprese [...] ad adottare politiche sostenibili e ad integrare le informazioni di sostenibilità nel loro ciclo di relazioni 12.8: Entro il 2030, fare in modo che le persone ricevano [...] le informazioni rilevanti e di sensibilizzazione per lo sviluppo sostenibile e stili di vita in armonia con la natura 12.c: Razionalizzare i sussidi ai combustibili fossili che incoraggiano lo spreco [...] in modo da ridurre il loro impatto ambientale, tenendo pienamente conto delle esigenze e delle condizioni dei paesi in via di sviluppo e riducendo al minimo i possibili effetti negativi sul loro sviluppo in un modo da proteggere le comunità colpite.
116
A Milano vi sono poi 1.378 lotti di orti sociali, di cui 874 di proprietà comunale, ma anche i molti presenti nelle scuole sono un segno significativo della presenza rurale e agricola nell’urbano milanese, che persiste nel portare avanti i valori storici e culturali della vita di campagna, da cui trae origine, in grado di sviluppare aggregazione sociale e nuove economie urbane.
3.3.3.4. Contesto ambientale e prospettive di cambiamenti climatici “I dati dicano che il trend degli inquinanti sia in calo, anche grazie al processo di dismissione industriale e alle misure prese nell’ambito dei trasporti, gli sforzi fatti non sono ancora sufficienti a garantire la salubrità dell’aria per i milanesi,
zazione dell’agricoltura periurbana
Obiettivo 15: proteggere, restaurare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, lotta alla desertificazione, e fermare e invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità 15.1: Entro il 2020, garantire la conservazione, il restauro e l’uso sostenibile degli ecosistemi di acqua dolce e terrestri interne e dei loro servizi, in particolare le foreste, le zone umide, le montagne e le zone aride, in linea con gli obblighi derivanti dagli accordi internazionali 15.2: Entro il 2020, promuovere l’attuazione di una gestione sostenibile di tutti i tipi di foreste, fermare la deforestazione, il ripristino delle foreste degradate e aumentare notevolmente la riforestazione a livello globale 15.9: entro il 2020, integrare i valori dell’ecosistema e della biodiversità nella pianificazione nazionale e locale, i processi di sviluppo, le strategie e gli indirizzi di riduzione della povertà 15.a: mobilitare e aumentare in modo significativo le risorse finanziarie da tutte le fonti al fine di conservare e utilizzare in modo durevole la biodiversità e gli ecosistemi 15b: mobilitare risorse significative da tutte le fonti e a tutti i livelli per finanziare la gestione sostenibile delle foreste e di fornire adeguati incentivi ai paesi in via di sviluppo per far progredire tale gestione, anche per la conservazione e riforestazione
117
Immagine 30. ARPA, Il consumo di suolo in Lombardia
Sondrio
Varese
Lecco Como Bergamo Monza Brescia Milano
Pavia
Lodi
% superficie impermeabile < 5
118
Cremona
5-10
Mantova
10-20
20-40
>40
che respirano diffusamente concentrazioni di polveri molto elevate con l’ormai ciclico manifestarsi di condizioni emergenziali a scala metropolitana e regionale. In Italia il D. Lgs. 155/2010, che recepisce la Direttiva UE, detta i limiti di qualità dell’aria con riferimento anche alle PM2,5: i valori massimi di PM10 sono di 40 µg/ m3 per la media annuale e di 50 µg/m3 giornaliero, mentre quelli di PM2,5 sono definiti solo per la media annuale in 25 µg/m3, non è previsto un limite giornaliero. Nel 2017, dati Osservatorio Milano la concentrazione media annuale di PM10 è stata pari a 62,2 μg/m3 e di O3 pari a 120,7 μg/m3; a gennaio 2017, guardando i monitoraggi, la media è addirittura sui 100µg/m3 di PM2,5, con limiti record come quello di lunedì 30 gennaio 2017: 136µg/m3 di PM2,5 e 166 µg/m3 di PM10, rispettivamente più di 5 e 3 volte oltre il limite. Limite che è considerato il “Valore Limite” (VL) annuale per la protezione della salute umana 33.” 34 Milano ha lavorato molto per ridurre il traffico in città e per migliorare i servizi introducendo l’Area C e la “Congestion charge” che prevede un pedaggio per entrare in auto in centro storico al fine di incentivare la mobilità dolce e pubblica. Con l’avvio dell’Area C nel 2012 il traffico si è ridotto del 28,7% con una calo di emissioni di CO2 del 35%. Particolarmente efficace è la recente introduzione di regole più stringenti sul divieto di accesso anche ai veicoli Euro 4 diesel senza filtro antiparticolato (FAP). Altre misure introdotte sono le Zone a Traffico Limitato con accesso consentito solo per alcune tipologie o in orari prestabiliti o, in alcune zone, con accesso solo ai mezzi pubblici, taxi, veicoli delle forze dell’ordine, mezzi di soccorso, alle persone con disabilità in possesso del contrassegno, ai veicoli autorizzati dall’Amministrazione Comunale. Dalle statistiche del 2017 è emersa, rispetto all’anno precedente, una riduzione di ingressi nei giorni feriali di circa il 6% anche grazie al car Sharing, bike Sharing, stazioni di ricarica di auto elettriche e servizi di connettività. L’idea comune dell’assenza di grandi corsi d’acqua distorce la realtà di una metropoli che nel corso dei secoli, nel suo sviluppo e trasformazione ha sempre mantenuto una stretta relazione con l’acqua. Ma in realtà l’acqua è l’elemento che più di altri ha caratterizzato la storia ed il paesaggio di Milano, che continua a vivere e a svilupparsi sopra l’acqua, sopra le vicine falde acquifere e la moltitudine di canali e rogge nascoste alla vista fino al
33 Eco dalle Città, Notiziario per l’Ambiente urbano e l’ecologia 34 Comune di Milano, Valutazione Preliminare di Resilienza del Comune di Milano, Milano, 2018
119
confine con gli spazi non antropizzati della campagna coltivata del Parco Agricolo Sud che abbraccia la città. Nel tempo la relazione tra contesto urbano e acqua si è fortemente allentata così come la sua gestione non sufficientemente coordinata tra enti e valorizzata, ma la possibilità di rimettere questo elemento al centro della pianificazione e della riqualificazione della città apre a diverse possibilità.
Obiettivo 11: rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, flessibili e sostenibili 11.2: Entro il 2030, fornire l’accesso ai sistemi di trasporto sicuri, accessibili, e sostenibili per tutti, migliorare la sicurezza stradale, in particolare ampliando i mezzi pubblici, con particolare attenzione alle esigenze di chi è in situazioni vulnerabili, donne, bambini, persone con disabilità e le persone anziane 11.3: Entro il 2030, migliorare l’urbanizzazione e la capacità inclusiva e sostenibile per una pianificazione e gestione partecipative, integrate e sostenibili dell’ insediamento umano in tutti i paesi 11.6: Entro il 2030, ridurre il negativo impatto ambientale pro capite nelle città, con particolare attenzione alla qualità dell’aria e gestione dei rifiuti urbani e di altro tipo 11.7: Entro il 2030, fornire l’accesso universale a spazi sicuri, inclusivi e accessibili, verdi e pubblici, in particolare per le donne ei bambini, anziani e persone con disabilità 11.b: Entro il 2020, aumentare notevolmente il numero di città e insediamenti umani con l’adozione e attuazione di politiche e programmi volti all’inclusione, all’efficienza delle risorse, alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici, alla resilienza ai disastri integrati, e volti a sviluppare e attuare, la gestione del rischio di catastrofi a tutti i livelli
Obiettivo 13: adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze 13.1: rafforzare la resistenza e la capacità di adattamento ai rischi legati al clima e disastri naturali in tutti i paesi 13.2: integrare le misure di cambiamento climatico nelle politiche, strategie e pianificazione nazionali 13.3: migliorare l’istruzione, la sensibilizzazione e la capacità istituzionale in materia di mitigazione dei cambiamenti climatici, l’adattamento, la riduzione di impatto e di allerta precoce
120
Milano deve far fronte infatti a situazioni di forti piogge e ad aree a rischio alluvioni; l’esondazione del fiume Seveso durante l’alluvione del 2013 ha causato, per esempio, sia gravi disagi per la sicurezza e la mobilità, ma anche un notevole danno economico contabilizzato tra i 5 e i 7 milioni € dovuto al successivo rifacimento delle opere danneggiate. “ciò necessita di restituire al sistema fluviale una “figura paesaggistico-ambientale” significativa per avviare l’inversione del degrado e riattivare processi coevolutivi virtuosi fra insediamento umano e ambiente.” 35 Nella Regione Lombardia ben 580.000 persone, ovvero quasi il 6% dell’intera popolazione regionale, sono esposte a rischio idrogeologico per il solo fatto di risiedere in aree a forte criticità: in tali aree risultano infatti localizzati ben 99.000 edifici residenziali, 50.000 insediamenti esposti, che occupano quasi 200.000 addetti, e poi 623 scuole, 50 ospedali e oltre 5000 industrie. Un trend in crescita, considerando che nelle aree a elevato rischio della Lombardia la popolazione esposta è aumentata del 9% dal 2001, e il numero di abitazioni è cresciuto del 15,2%. Solo all’interno della città di Milano sono 4862 civici (su 54.000), 6 quartieri interi e 26 toccati (su 88 NIL) ad essere in aree a rischio basso, medio o alto. Questo è un problema cui la nuova legge Regionale n. 12 del 2005 per il governo del territorio risponde con il Regolamento Regionale n. 7 del 23 novembre 2017 come previsto dall’articolo 58 bis della LR stessa al fine di far diminuire il deflusso verso le reti di drenaggio urbano e da queste verso i corsi d’acqua già in condizioni critiche, riducendo così l’effetto degli scarichi urbani sulle portate di piena dei corsi d’acqua stessi per le nuove costruzioni e le ristrutturazioni di quelle esistenti, comprese le infrastrutture stradali. Una nuova politica delle acque consente inoltre di affrontare altri temi a esso strettamente correlati come quello del Parco Agricolo Sud e del suo sistema di rogge, fontanili, cascine e sorgenti, della relazione con l’agricoltura e della coltivazione del riso che in Lombardia è da sempre legata a quella della provincia di Milano, oltre che di Lodi e Pavia: risalgono al 1200 i primi documenti che attestano l’esistenza del riso, scambiato come una spezia rara nei mercati della Lombardia. Tra il 1400 e il 1500 Galeazzo Sforza, Duca di Milano, incaricò il suo più importante ingegnere, Leonardo Da Vinci, di studiare la sistemazione dei terreni per garantire alla sua tenuta della cascina Sforzesca di Vigevano il miglior utilizzo
35
Atlante di sottobacino Cap. IV – Ambito Vallivo Seveso Vettabbia Bassa
121
possibile delle acque di irrigazione. Il sistema inventato da Leonardo, ancora in uso oggigiorno, permise di iniziare la coltivazione su vasta scala del riso e della marcita Lombarda (Ersaf) o di altri prodotti, di percorsi ciclo-pedonali, aprendo inoltre all’opportunità della creazione di un parco a scala metropolitana e di forestazione e rimboschimento. Allo stesso tempo però la città ha sviluppato una forte capacità di reazione che si è concretizzata con l’istituzione di una task force dedicata in grado di intervenire tempestivamente coordinando i diversi soggetti coinvolti per limitare al massimo i danni e i disagi. Per andare in questa direzione, nel 2016, il Comune di Milano ha introdotto il Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni (PGRA), un piano che comporta rilevanti limitazioni edilizie. In particolare sono state identificate e mappate le zone che riguardano i fiumi Seveso, Garbogera, Pudiga-Lambro-Mussa, Nirone-Fugone-Merlata-Guisa. Le aree, comprese negli ambiti sopra specificati, definite come classe di Rischio “R4” (rischio molto elevato) e ricadenti negli scenari allagabili con tipologia “P3” (scenario frequente) e con tipologia “P2” (scenario poco frequente), risultano
Grafico 11. Milano/Lambrate, precipitazioni giornaliere cumulate mm 1600 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 gen
feb
mar
apr
mag
giu
media 1981-2010
122
lug 2016
ago 2017
set
ott
nov
dic
sottoposte alle “misure di salvaguardia” 36 pertanto risultano consentiti esclusivamente gli interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo senza aumento di superficie o volume, interventi volti a mitigare la vulnerabilità dell’edificio. La rete di distribuzione idrica della Città di Milano ha una lunghezza complessiva di circa 2.228 km e l’approvvigionamento idrico della città è attinto al 100% dalla falda sotterranea tramite 28 stazioni di pompaggio e mediamente 400 pozzi attivi che alimentano la rete di adduzione e distribuzione, per un totale di 230 milioni di m3 di acqua potabile distribuita all’anno. Queste centrali sono tutte telecomandate mediante un complesso sistema di telemetria, composto da quattro centri ciascuno comandante mediamente tra le 7 e le 8 centrali. Il Servizio Idrico Integrato coordinato da Metropolitana Milanese (MM) consta di tre poli di depurazione in grado di servire complessivamente fino a 2.550.000 abitanti equivalenti gestendone le acque reflue, ma anche una parte delle acque di pioggia. Il depuratore di Nosedo (MilanoDepur Spa) serve 1.250.000 abitanti equivalenti della Milano Centro-Orientale, con una portata in tempo di pioggia di 15.000 l/ sec. Il depuratore di S. Rocco (MM) serve dal 2004 invece 1.050.000 abitanti equivalenti della parte Occidentale di Milano e il comune di Settimo Milanese. Infine quello di Peschiera Borromeo (2° linea), serve 250.000 abitanti equivalenti della zona Orientale di Milano. Ciò va a sostenere il flusso medio annuale di piovosità che defluisce tra 285 km di Rete Idrica Artificiale, 240 km di Rete idrica Naturale Principale e 155 km di Rete Idrica Naturale Secondaria. A questi potrebbero aggiungersi i 7,7 km cittadini di Navigli che potrebbero essere riaperti come da progetto, ad oggi in fase di discussione con la cittadinanza e che potrebbe dare un contributo infrastrutturale importante come collegamento tra Darsena e il Martesana interrato negli anni ‘60: può essere un sistema di equilibrio della falda e favorire lo sfruttamento geotermico. Il Progetto di riconnessione idraulica e riapertura per fasi della cerchia interna dei Navigli, in tutto oltre 7.7 km, è occasione di recupero e valorizzazione della risorsa naturale acqua nelle sue molteplici funzioni, di sviluppo e riqualificazione urbana in chiave di sostenibilità, innovazione e miglioramento della qualità della vita nella città e al contempo lo sfruttamento di energie rinnovabili, il conteni-
36
DPCM 29.09.1998
123
mento delle emissioni inquinanti. Ad esempio, il canale che supporta il naviglio contribuirebbe al bilancio dell’acqua del Collettore Roggia Vettabbia per il naviglio interno e per il naviglio Grande. Ciò permetterebbe l’installazione di pompe di calore agli edifici che vi si rivolgono contribuendo così all’abbassamento della prima falda che pur essendosi attenuato dall’ultimo decennio del 1900 crea ancora problemi alle strutture sotterranee, prime fra tutte le vecchie gallerie della Metropolitana 2. Soprattutto a partire dagli anni ’90 la chiusura dei grandi poli industriali e lo spostamento dei residenti in provincia, ha determinato un minore consumo d’acqua in città e un conseguente innalzamento del livello di falda. In venticinque anni la soggiacenza - ovvero la profondità delle acque rispetto al piano campagna” - è diminuita di 5,7 m, con una tendenza media di 22 cm l’anno dunque l’acqua è risalita di quasi 6 m. Infine, la temperatura della falda pressoché costante in estate e inverno di circa
Obiettivo 6: Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile delle risorse idriche e servizi igienico-sanitari per tutti 6.3: Entro il 2030, migliorare la qualità dell’acqua per ridurre l’inquinamento, riducendo al minimo il rilascio di sostanze chimiche e materiali pericolosi, [...] 6.5: Entro il 2030, attuare la gestione integrata delle risorse idriche a tutti i livelli, [...] 6.6: Entro il 2020, proteggere e ripristinare gli ecosistemi legati all’acqua, tra cui [...], fiumi, falde acquifere e laghi 6.b: sostenere e rafforzare la partecipazione delle comunità locali nel miglioramento della gestione idrica e fognaria.
Obiettivo 16: promuovere società pacifiche e inclusivi per lo sviluppo sostenibile, fornire l’accesso alla giustizia per tutti e costruire istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli 16.6: Sviluppare istituzioni efficaci, responsabili e trasparenti a tutti i livelli 16.7: Assicurare un reattivo, inclusiva, partecipativo e rappresentativo processo decisionale a tutti i livelli
124
Immagine 31. geoportale.regione.lombardia.it, Verde: m2/abitante
0-500
500-1000
1000-2000
2000-5000
>5000
125
13/15 °C può essere utilizzato alternativamente per produrre sia calore sia freddo. Per collocazione e caratteristiche geografiche e territoriali, Milano è una città che presenta un elevato grado di vulnerabilità agli impatti del cambiamento climatico le cui conseguenze si avvertono e si avvertiranno in modo crescente in modo particolare nelle aree del Mediterraneo e del Sud dell’Europa. Le analisi dei dati storici e delle previsioni registrano un progressivo aumento delle temperature medie e della frequenza e intensità delle ondate di calore, oltre a notevoli cambiamenti nell’intensità e frequenza delle precipitazioni stagionali: tutti fattori emersi clamorosamente in casi recenti di esondazioni, allagamenti, picchi di calore o di freddo. La temperatura media annua dal 1901 al 2017 ha subito un incremento di 2°C.37 Si inserisce comunque in quel contesto globale e nazionale di cui prima, rilevando la necessità di individuare anticipatamente – e avendo così modo di gestire al meglio ciò – soluzioni capaci di rispondere e contrastare future crisi fisiche incendi, straripamenti, carenza idrica, caldo estremo. Il rapporto Impacts of Europe’s Changing Climate dell’Agenzia Europea per l’Ambiente 38 afferma come le zone geografiche che in Europa saranno più e prima soggette ai cambiamenti climatici sono quelle dell’Europa del Sud e quindi tutto il bacino continentale e costiero del Mediterraneo con impatti sulla pesca, il ritiro dei ghiacciai - e la conseguente produzione di energia idroelettrica che diminuirà del 5% in Nord Europa e del 25% nel Sud Europa, dunque nelle nostre terre -, le risorse idriche per l’irrigazione a causa dell’aumento dello stress idrico che dal 19% attuale arriverà al 35% nel 2070, un problema non secondario visto che lì80% delle terre agricole sono irrigate solamente dalla pioggia: proprio queste produzioni secondo il progetto Peseta indicano come con l’aumentare di 5.4° al 2100 in Europa la produzione agricola crollerebbe del 25%. Nello specifico, in Italia, per quanto difficili le previsioni climatiche su così piccola scala, lo scioglimento dei ghiacciai porterebbe a una diminuzione drastica del flusso turistico quantificata in meno 13% di presenza entro il 2030 mentre ben 16500m2 del Sud Italia rischiano la desertificazione.
37 Servizio Meteorologico Regionale, Arpa Lombardia 38 EEA, Impacts of Europe’s Changing Climate, Indicator based assessment Report, 4/2008, Agenzia Europea per l’Ambiente EEA-JRC WHO, 2008, Bruxelles
126
A Milano la temperatura media annua dal 1901 al 2017 è aumentata già di 2°C 39 per effetto dei Cambiamenti Climatici raggiungendo quindi già i limiti fissati dall’Accordo di Parigi e rendendo stress lo shock delle ondate di calore. Ciò diminuisce andando uscendo dal centro del capoluogo dove la Tree Canopy cover - la proporzione del suolo boscato coperto dalla proiezione verticale delle chiome - che a Milano si attesta al 18% 40, valore più basso rispetto alle altre città europee (Amsterdam 20,6%, Ginevra 21,4%, Francoforte 21,5%, ) e non (valore più alto: Singapore 29,3%) considerate, su di una media intorno al 23,65%. Ciò potrebbe essere calmierato dall’Accordo di Programma sugli Scali Ferroviari - con 1.247.605 m2 di superficie complessiva, divisi tra Farini (618.733 m2), Greco (73.526 m2), Lambrate (70.187 m2), Porta Romana (216.614 m2), Rogoredo (21.132 m2), Porta Genova (89.137 m2) e San Cristoforo (158.276 m2) -, dove ben il 65 % delle aree dismesse sarà destinata a parco: 20 nuovi Parchi sopra i 10.000 m2, che andranno a costituire, insieme al completamento dei “Raggi Verdi”, ben 117 km lineari di corridoi verdi e poi le 2 caserme dismesse: Mameli e Piazza d’Armi, rispettivamente di 101.490 m2 e 424.155 m2. Oggi a Milano si stima ci siano circa 11.000.000 di m2 di tetti piani, di cui 1.000.000 m2 già a verde e che potrebbero diventare superfici di ritenzione idrica, riduzione delle isole di calore – insieme ai tetti blu e bianchi e di incremento della biodiversità urbana. È interessante, a conclusione di questa prima fase, lo strumento delle carte multi-rischio del PRIM presentate da Francesco Pozza ed elaborate dal ReR 41. Queste analizzano i rischi naturali - idrogeologico, incendi boschivi, sismico, meteoclimatico -, i rischi tecnologici - incidentali e industraili - e i rischi socialmente rilevanti - incidenti stradali, sul lavoro, insicurezza urbana - tenendo conto dei pericoli (definiti Hazard) - che possono creare danni all’uomo e/o all’ambiente con effetti fisici -, degli elementi a rischio, dopo l’evento calamitoso -, del rischio - la possibilità che si verifichi un evento danneggiante -, della vulnerabilità di porzioni di elementi fisici, sociali ed economici che possono subire danni a causa del suddetto pericolo, ma che può essere lenita da eventuali caratteristiche di resilienza. La somma pesata dei pericoli, eventualmente ridotti in base alle capacità di
39 40 41
Servizio Meteorologico Regionale, Arpa Lombardia Jennings et al, 1999 Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia
127
risposta di alcuni ambiti territoriali, fornisce una mappa del rischio integrato per aree di 1 km x 1 km, che indicano proprio in Milano e nella sua area metropolitana, così come, però, tendenzialmente tutte le aree circostanti i capoluoghi di provincia, la zona della Regione Lombardia più ad alto rischio complessivo. Ciò supera il concetto consolidato e inefficiente dell’analisi “monorischio” e offre una nuova visione ampia e complessa del rischio del territorio, indicando dunque all'are vasta anche le priorità zonali di azione.
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Immagine 32. Mappa del rischio integrato della Lombardia
Sondrio
Varese
Lecco Como Bergamo Monza Brescia Milano
Pavia
Lodi
Molto basso Basso
Cremona
Medio
Mantova
Alto
Molto alto
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3.3.4. Inventario delle azioni già in campo per la resilienza Successivamente, per evitare la dispersione di energie e investimenti, va redatto l’inventario dei piani e delle azioni svolte in città che, in un modo o nell’altro, da attori istituzionali, del mondo economico o del terzo settore, si stanno già impegnando nella divulgazione o nella proposta di gesti e azioni che sono conciliabili con la Strategia: dobbiamo pensare che la resilienza, appunto, non diventi un nuovo motivo di spesa sovrapposta a tanti altri, ma che la Strategia diventi un catalizzatore in grado di indirizzare le preesistenti progettualità e la consueta amministrazione in ottica resiliente, provandone a cambiare l’approccio, lo sguardo, la metodologia. Un po’ come il filosofo Immanuel Kant, quando si chiede di che colore sarebbe stato un prato, una mucca, un comune uomo, se voi foste nati con degli occhiali dalle lenti blu sugli occhi: ovviamente blu. La resilienza necessita di uno strumento che la guidi in modo quanto più trasversale, corale, agile possibile, che la inserisca in modo sistemico e strategico in un processo a lungo termine e condiviso. Questo inventario permette soprattutto di non perdersi parti importanti di energie già messe in campo nei cicli territoriali e che hanno un alto potenziale nell’ottica del raggiungimento dell’obiettivo globale, integrando e valorizzando le conoscenze scientifiche del Mondo accademico, dell’imprenditoria innovativa, del copioso volontariato. La Direzione Città Resilienti del Comune di Milano ha già avviato un regesto delle azioni già in essere, come da immagine 33. A pagina 131 si può vedere la suddivisione delle azioni inventariate dalla Direzione in base ai fattori e alle dimensioni di appartenenza. Si proporrà di seguito una tabella tipo per stilare le azioni prendendo spunto da quelle fatte nelle Strategie e piani precedentemente analizzati.
AZIONE Nome
130
ENTE Nome
TIPOLOGIA Governo/Associazione/Società Civile/Privato
ATTORI COINVOLTI
SCALA Regione/ Città/ Quartiere/ Comunità
Immagine 33. Inventario delle azioni di resilienza
Istituzioni DESCRIZIONE
Società civile TIPOLOGIA Piano/Strategia/Programma/Policy/Progetto
Business CONTRIBUTO ALLA RESILIENZA
STATO Pianificato/In corso/Completato
131
3.3.5. Contagiare in modo resiliente la pianificazione della Città "Il cambiamento del conteso sociale, economico e produttivo del mercato urbano, degli usi, delle istanze della popolazione, dei fabbisogni, dell’ambiente in generale, deve essere accompagnato anche da un altrettanto profondo e sostanziale mutamento del quadro legislativo che, sempre di più, introduce in modo cogente diversi temi e ambiti con i quali l’approccio resiliente potrebbe avere a che fare. Ad esempio, l’adattamento climatico, la mobilità, il rischio idrogeologico, la riduzione del consumo di suolo, la difesa del suolo, la rigenerazione urbana, soprattutto in relazione al tema delle periferie, la necessità di luoghi di culto diversificati o la relazione sempre più urgente con organi superiori quali la Città metropolitana" 42 Come hanno già fatto i casi sopra analizzati - come Bologna con BlueAp di pagina 76 e Padova con le sue Linee Guida a pagina 80 - prima di definire obiettivi e azioni è suggeribile fare il punto della situazione riguardo piani o politiche che all’interno della Città, per mano dell'amministrazione stessa o di altri enti sovraordinati - Stato, Regione, Città Metropolitana - hanno già un'ottica resiliente o possono contribuirvi con alcune modifiche successive, e se vi siano settori dell'amministrazione o della città che sono privi di pianificazione in tal senso, in modo tale da agire preventivamente su questi. "Guardare attentamente fra la varietà di piani settoriali che esistono [...] così come tra gli altri documenti di politica strategica [...] consentirà quindi una conoscenza di ciò che è in atto (anche se non con specifica volontà) e di come il tema del clima possa essere inserito o integrato in essi. In quest’ottica si dimostra necessaria anche la coerenza con le politiche settoriali europee e le strategie e i piani nazionali (o regionali ove esistenti) di adattamento 43, al fine di garantire la buona riuscita di un piano locale, sfruttando le possibili sinergie tra livelli amministrativi ed evitando così potenziali conflitti 44 e spreco di risorse" 45
42 Comune di Milano, Valutazione Preliminare di Resilienza del Comune di Milano, Milano, 2018, p. 141 43 Baker e Eckerberg, 2009 44 Bulkeley e Betsill,2005 45 Comune di Padova, Padova Resiliente: Linee Guida per la costruzione del Piano di Adattamento al cambiamento climatico, Padova, 2016
132
Questo regesto aiuterĂ la Strategia a formarsi un quadro complessivo di riferimento, a trarre ricchezza di informazioni e agire in modo coordinato tra tutti i settori e ambiti della pubblica amministrazione che possono essere interessati dalla Strategia.
133
ENTE
DATA
NOME
11.09.2017
PGT: Piano di Governo del Territorio
24.08.2016
Mappa Acustica Strategica dell’agglomerato di Milano
18.09.2017
DUP: Documento unico di programmazione 2018-2020
07.06.2018 PAES: Piano di Azione per l’Energia Sostenibile
08.06.2017 PUMS: Piano Urbano della Mobilità Sostenibile
05.10.2015
Food Policy: Le linee di indirizzo di Milano 2015-2020
27.03.2013
PGTU: Piano Generale del Traffico Urbano
11.12.2017
Regolamento Uso e tutela del verde pubblico e privato
27.03.2013
PUP: Programma Urbano Parcheggi
18.12.2017
PPOO: Programma Triennale delle Opere Pubbliche 2018-2020
19.12.2014
Milano Sharing City
Comune di Milano
134
CONTRIBUTO ALLA RESILIENZA
POSSIILE VARIAZIONE
Impone la riduzione del consumo di suolo; Definisce standard di riuso dei materiali edili; Definisce standard di sostenibilità per le abitazioni;
Condivisione delle scelte con la cittadinanza; Diminuire ulteriormente le aree impermeabili; Incrementare le incentivazioni volumetriche o premiali per il miglioramento energetico dell'edificio;
Il Piano d’Azione ha l’obiettivo di evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi dell’esposizione al rumore ambientale, compreso il fastidio, e tutelare le aree silenziose.
Diminuire di almeno il 30% le persone che subiscono sforamenti di livelli acustici (diurno -149996 sulle ora 499988) e (notturno -172744 sulle ora 575813)
Contiene, in applicazione del programma del Sindaco, già visioni strategiche verso una città che favorisca l'economia circolare, la green e blue economy e verso la resilienza della città;
Il DUP segue il programma del Sindaco e perciò le sue scelte politiche indirizzate verso la resilienza della Città potrebbero essere incrementate
Rende la Città più indipendente energeticamente; diminuire l'emissione di CO2 e il relativo inquinamento atmosferico
Ulteriore aumento della quota di energie rinnovabili in autoproduzione
Diminuzione degli autoveicoli Aumento delle aree per la mobilità Favorisce luoghi favorevoli alla mobilità dolce, toglie traffico dalla lenta città dunque inquinamento Favorire la condivisione dei mezzi e la mobilità pubblica Aumenta l'autonomia di risorse della città Aumentare l'educazione alimentare e Favorisce una cultura dell'autoproduzione, della sana alimentazi- incentivare l'autoproduzione e l'acone quisto sostenibile Migliora le condizioni di circolazione e della sicurezza stradale, Dotare il sistema stradale della Città riduce gli inquinanti atmosferici ed acustici, aiuta il contenimento di sistemi tecnologici di monitoraggio del consumo energetico, favorisce il rispetto dei valori ambientali dei flussi Tutela e promuove la biodiversità urbana, le aree verdi
Pianificazione delle piante piantumabili in base alle prospettive di cambiamenti climatici
In fase di revisione aggiorna le previsioni in base alle mutate esi- Eventuale diminuzione in base ai genze derivanti da obiettivi PUMS e PAES e in base alle esigenze risultati del PUMS delle aree di sosta paesaggistiche Il PPOO prevede investimenti pubblici per 3.805.061.687,5 € - e 18.627.729,49 € di capitale privato - di cui 181.850.000 € per i settori Ambiente ed Energia, 378.837.267,74 € per Trasporto Pubblico, 1.766.170.674,26 € per la Mobilità, e 124.866.933,00 € per Verde e Agricoltura.
Queste somme, in particolare di questi specifici settori, potrebbero facilmente essere contaminate da una pianificazione resiliente
Indirizza un quartiere verso l'essere “smart” a emissioni "quasi" zero, per rispondere alle principali sfide ambientali delle città e migliorare la vita quotidiana dei suoi abitanti
Implementazione delle strategie e delle azioni pilota in ulteriori quartieri della Città 135
ENTE
DATA
NOME
29.11.2013
Linee di indirizzo strategico per la riforma della gestione del verde della città di Milano
27.05.2013
Piano Urbano Generale dei Servizi nel Sottosuolo
2016
Paesaggi Futuri - Documento d’indirizzo strategico
10.12.2010
Piano di Emergenza Comunale e Attuazione Operativa
26.03.2002 Regolamento per la gestione dei rifiuti urbani ed assimilati e la tutela del decoro e dell'igiene ambientale 14.12.2007
Commissione Comunale per il paesaggio
29.06.2009 Piano di sviluppo del welfare città di Milano - Piano di Zona
15.07.2015
Piano strategico del territorio della Città Metropolitana
12.05.2016
PTCP: il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
Città metropolitana di Milano
136
CONTRIBUTO ALLA RESILIENZA
POSSIILE VARIAZIONE
Una visione che orienta le energie e le risorse interne ed esterne all'amministrazione per considerare il verde patrimonio che contribuisce al benessere dei cittadini e alla qualità estetica, ambientale, sociale della città. Pone l’ambiente al centro di politiche per il futuro della città e dei cittadini, inclusi quelli con disabilità Aumentare le aree del Comune di e considera il silenzio, lo spazio libero per il libero uso, il refrigeMilano lasciate pienamente naturali rio, la qualità dell’aria, la possibilità di muoversi in sicurezza e nel verde come fattori di qualità della vita e del lavoro e dunque di sviluppo e competizione internazionale. È la disciplina dei servizi locali di interesse economico generale che definisce le norme in materia di gestione dei rifiuti, di energia, Integrare i principi della Strategia di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche Intende il verde quale possibilità di rigenerazione urbana, fornitu- Integrare i principi della Strategia ra servizi ecosistemici, protezione della biodiversità Scaturisce delle attività di previsione e prevenzione delle emergenze credibili, previa individuazione dei rischi presenti nel territorio, definisce le operazioni da attuare onde minimizzare le conseguenze a persone, servizi, beni materiali, realizza piani di emergenza specifici per i siti individuati e classificati “a rischio idrogeologico” Disciplina lo svolgimento dei servizi legati alla gestione dei rifiuti solidi urbani
Maggiore coordinamento tra gli attori con eventuale sala di comando unica per la Città
Indirizzo verso l'economia circolare
Valuta la qualità dei progetti con particolare riguardo al loro corretto inserimento nel contesto urbano e l'impatto paesistico dei progetti
Integrare i principi della Strategia
È lo strumento con cui l’amministrazione individua i principi relativi all’utilizzo delle risorse statali e regionali riguardanti i diversi Fondi delle politiche sociali, e definisce visioni, obiettivi e priorità per la costruzione di una politica sociale utile allo sviluppo della città
Integrare i principi della Strategia
"Il Piano Strategico Metropolitano è frutto di un processo volontario e collegiale, di più soggetti pubblici e privati, teso alla condivisione e alla costruzione di una visione del futuro del territorio e Integrare i principi della Strategia mirato al suo posizionamento sulla scena regionale, nazionale e internazionale." (www.fondazioneinnovazioneurbana.it) "È atto di indirizzo della programmazione socio-economica della Integrare i principi della Strategia, indprovincia ed ha efficacia paesaggistico-ambientale con obiettivi irizzare verso l'adattamento ai Camgenerali" di assetto e tutela del territorio "connessi ad interessi di biamenti Climatici rango provinciale o sovracomunale o costituenti attuazione della pianificazione regionale." (www.regione.lombardia.it)
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3.3.6. Obiettivi Successivamente, sulla base del territorio analizzato come in precedenza e a seconda delle sue esigenze emerse al paragrafo 3.3.3., la Città dovrà darsi degli obiettivi oggettivamente misurabili e raggiungibili in modo corale dai vari attori, proprio per incentivare la collaborazione e la cooperazione, sulla scia della metodologia e dell'esempio virtuoso di Agenda 21. Gli obiettivi potrebbero essere accompagnati dagli obiettivi e dai sotto-obiettivi degli SDG’s che possono dare metodi di misurazione oggettivi dei risultati, affiancando altresì gli strumenti di governo, pianificazione, strategia della Città per raggiungerli.
3.3.7. Azioni operative Una volta definiti gli obiettivi generali devono derivarne necessariamente delle azioni che attuino i goal con modificazioni concrete della struttura e delle procedure della Città. È importante che queste siano interdisciplinari e sappiano innescare con il minor sforzo economico, personale, energetico la maggior quantità di impatti positivi: ambientali, economici, sociali, organizzativi. Per evitare la dispersione di cui sopra dovranno essere anche agilmente replicabili e dunque valutabili, possibilmente accompagnati da linee guida di cui ciascun settore si doti per verificarne la qualità: direttive, permessi, convenzioni piani attuativi, permessi di costruire, masterplan, integrazioni all’interno di strumenti pianificatori e normativi. Per questo le azioni proposte devono essere modificabili e integrabili in fase di monitoraggio, Inoltre "Appare quindi evidente come, all’interno dell’organizzazione di un’amministrazione, l’allegato per l’adattamento non abbia un’attribuzione predeterminata e che non sia di competenza specifica di una determinata ripartizione/area, ma piuttosto i contenuti siano una variabile dipendente che dovrebbe essere declinata nelle differenti aree politiche. Il principale rischio che altrimenti si corre è di far rimanere il piano per l’adattamento uno strumento pianificatorio non classificato: né di politica economica, né dei trasporti, né di strategia per lo sviluppo locale, né di politica ambientale.
138
Ciò che deve emergere è la necessità di integrazione tra le discipline e tra le competenze 46. L’integrazione orizzontale fra le aree deve essere fattiva, misurando le capacità di costruire politiche complesse da parte della Pubblica Amministrazione, come quelle inerenti l’adattamento al cambiamento climatico. Inoltre, alcune di queste azioni possono trovare compimento con il coinvolgimento di enti sovralocali come le aziende municipalizzate, erogatrici di servizi e beni a livello provinciale." 47
Le azioni saranno ulteriormente suddivise in azioni e azioni prioritarie, che per convenienza di contesto, di processi già avviati, di facilità economica e di attuazione, o perché il loro innesco può essere d'esempio per altre o motore di più e differenziate reazioni, è più importante che vengano affrontate con maggior impellenza.
46 Feindt, 2010; Jordan e Lenschow, 2008; Volkery et al., 2006; Lafferty, 2002; Lenschow, 2002 47 Comune di Padova, Padova Resiliente: Linee Guida per la costruzione del Piano di Adattamento al cambiamento climatico, Padova, 2016
139
OBIETTIVO
GOAL
AZIONE/AZIONE PRIORITARIA
Creare spazi inclusivi nei quartieri Rafforzare le comunità nei quartieri e l'integrazione sociale Milano: co-creare una città società aperta, inclusiva, equa
L’integrazione di principi di resilienza all’interno del pianoperiferie Implementazione modello di Porta Romana/Chiaravalle Sharing City
Preparare la società alla resilienza per rispondere a shock e stress
Creare una rete cittadina per supportare le crisi ed essere pronti al rischio
Revisione del Piano di Preparare le infrastrutture e i Governo del Territorio sistemi ai cambiamenti e renderle sostenibili AreaExpo Le linee guida per l’economia circolare; Milano: costruire una città resiliente ai cambiamenti climatici
Passare a un'economia innovativa, circolare e della condivisione
La riqualificazione di alcune piazze e l’implementazione di vertical farming; Creazione di corridoi verdi
Rafforzare le infrastrutture verdi e blu per mitigare i cambiamenti e La rigenerazione urbana su promigliorare la qualità della vita getti a grande scala (es. brownfield, aree in stato di abbandono, scali, area expo, etc.) Rendere definitivo l'ufficio per la Resilienza Applicare la resilienza ai processi Le linee guida di adattamento amministrativi climatico entro il 2019 La codificazione di indicatori e standard di resilienza all’interno di strumenti attuativi e normativi;
Milano: una città efficiente con processi resilienti
Creazione cabina di regia unica Essere pronti a rispondere alle emergenze in modo coordinato Cooperare con altri enti per la trransizione digitale ed energetica 140
La revisione del Piano delle Emergenze Tavoli multilivello per condivisione Strategia Condivire e incentivare le scelte
STANDARD Dimezzare rischio idrogeologico attuali 19.181 nuclei familiari (54.493 persone) Contenere la dispersione scolastica a meno dell'8% Almeno il 40% dei 30-34enni con una laurea Quota elette in Consiglio Comunale al 35% Richiesta idrica diminuita del 21% entro il 2030 Utilizzo acqua di falda per produrre sia calore che freddo al XX% Riaprire almeno 5 km di Navigli Solare termico 4000 m2, Solare fotovoltaico 25000 kW, Idroelettrico 800 kW, Biogas 500 kWe, Biomassa 3124 kWe, Bioliquidi 2000 kWe Tasso di occupazione uomini 85%, 80% tra le donne Disoccupazione giovanile al 15%, NEET al 12% Differenza fra il reddito annuo dei contribuenti appartenenti al primo decile rispetto al decile più alto nella scale della distrubuzione del reddito a 1/15 Portare i civici in zone a rischio idrogeologico a 1620 Media PM2,5 20µg/m3; media di PM10 di 25 µg/m3/anno, di 35 µg/m3/giorno Riduzione del traffico di ulteriore 30% 25 m2/ab di verde urbano Indice di abusivismo edilizio 2% (ora 5.5) Occupare almeno 60.000 alloggi sfitti Arrivare a 80 mercati agricoli Arrivare al 60 % dei campi con produzione vegetale Orti di zona un’estensione di 250.000 m2 4.000.000 di m2 di tetti verde Massimo 4747 chilo tonnellate di CO2/anno nel 2030 Bloccare la soggiacenza di falda entro i 7 m Mantenere le specie ittiche autoctone a 49, evitando che se ne aggiungano di alloctone Superficie della Città metropolitana a bosco al 6.5% Manterenere le specie di fauna terrestre a 232, evitando che se ne aggiungano di alloctone Rapine alle imprese commerciali e di servizi a 80
141
3.3.8. Monitoraggio La Strategia ha la possibilità di essere uno strumento innovativo che supera la rigidità dei piani tradizionali con una nuova metodologia aperta, adattativa, interattiva verso la costruzione di un territorio e di una società resiliente. Ciò deve permettere, pena l’ipocrisia verso lo scopo per cui è ideato, fermi restando obiettivi calcolabili e azioni ben definite, la flessibilità e l’adeguabilità delle azioni strategiche a seconda delle mutate esigenze, dinamiche, evoluzioni, tecnologie territoriali. Sarà possibile dunque aggiungere, rivedere, stralciare azioni, sfruttare nuovi percorsi e innovate conoscenze che erano sconosciute in precedenza magari a causa di limiti economici, fisici o tecnologici, eventualmente alzando le possibilità degli obiettivi alla luce di una inaspettata capacità di raggiungerli in tempi più rapidi di quelli previsti o immaginati. Infatti “La principale difficoltà nel monitorare l’adattamento urbano al cambiamento climatico sorge quando si tenta di misurare gli effetti di un’azione definita dal piano: monitorare, in questi termini, non significa infatti osservarne il grado di implementazione, ma misurare il contributo della stessa all’incremento del grado di resilienza dell’area di riferimento di tale azione 48. [...] Un monitoraggio efficiente ed efficace procederebbe parallelamente alla strategia prevista per risolvere il problema in questione, dando cosi la possibilità di modificarla mediante una revisione continua. Il processo di monitoraggio deve infatti essere capace di valutare l’apporto (in termini numerici) dell’azione implementata. Al fine di verificare l’effettivo apporto, in termini di adattamento, di una o più azioni è necessario lavorare precedentemente sulla composizione del quadro conoscitivo, organizzando database innovativi capaci di gestire e condividere informazioni di tipo ambientale, climatico, urbano ed economico.” 49 spazializzandole per assicurarsi di quanto le azioni definite siano efficaci. Per permettere ciò è imprescindibile un sistema di monitoraggio verso le azioni pubbliche e private che sia capace di definire quanto le attività svolte hanno contribuito all’evoluzione del percorso verso la resilienza dando la possibilità di ricalibrare gli obiettivi. Ciò deve essere fatto in maniera precisa e scientifica, definita nei modi, tempi,
48 Lu et al., 2013; Desouza et al., 2013 49 Comune di Padova, Padova Resiliente: Linee Guida per la costruzione del Piano di Adattamento al cambiamento climatico, Padova, 2016
142
responsabilità. Ciascun obiettivo dovrà dunque avere degli adeguati indicatori capaci di rappresentare la variazione di cambiamenti che le azioni che fanno riferimento a questo hanno contribuito a dare. Sulla scia dei bilanci ambientali, ma anche quelli di genere, almeno ogni anno dopo la presentazione, l’amministrazione presenta una Relazione d'aggiornamento con informazioni qualitative sull’attuazione della Strategia ed un’analisi della situazione e delle misure correttive e preventive eventualmente prese o da prendersi Almeno ogni quattro anni l’amministrazione comunale è invitata a presentare una Relazione con la verifica delle misure messe in atto, i loro effetti, un’analisi dei processi ed eventuali integrazioni correttive. Come vedremo dalla tabella esemplificativa dell'azione specifica, il modello è applicabile anche a tutte le azioni, pubbliche o private, che insistono sul territorio della Città, avendo dunque la possibilità di valutare la capacità concreta della Città di essere une metabolismo resiliente.
143
OBIETTIVO
GOAL
Rafforzare le comunità nei quartieri e l'integrazione sociale Milano: co-creare una città società aperta, inclusiva, equa
Preparare la società alla resilienza per rispondere a shock e stress
INDICATORE DI MONITORAGGIO
N° di spazi creati N° di persone coinvolte N° di edifici che sono Social Housing N° profughi usciti con successo da SPRAR % disoccupazione N° persone coinvolte in programmi di consapevolezza N° di scaricamenti di eventuale app
% gradi aumento temperatura in Preparare le infrastrutture e i meno rispetto alle previsioni sistemi ai cambiamenti e renderle Km piste ciclabili sostenibili € investiti in miglioramento di infrastrutture H dedicate alla mobilità
Passare a un'economia innovativa, circolare e della condivisione Milano: costruire una città resiliente ai cambiamenti climatici
Kg di rifiuti non riciclabili/persona/anno N° luoghi di scambio creati KWh per ricarica veicoli elettrici m2 di piazze rese resilienti N° nuove persone che utilizzano il trasporto pubblico % persone che utilizzano sharing vehicles % cibo buttato % persone che si riforniscono ai mercati/aziende agricole N° occupati in imprese creative
m2 di aree impermeabili tornate permeabili Km di nuovi corridoi verdi m2 di aree pedonali Rafforzare le infrastrutture verdi e m2 di superfici "fredde" impleblu per mitigare i cambiamenti e mentate migliorare la qualità della vita % tree canopy cover incrementata N° essenze piantumate Km di spoon street m2 di blue squares 144
STRUMENTI UTIILIZZATI/ STRUMENTI MODIFICATI
RISULTATO
PGT Food Policy ..........................
Piano di Comunicazione Piano delle Emergenze
PGT PUMS PAES OOPP ..........................
PUMS Regolamento TARI PAES PUMS PGT ..........................
PGT PUMS PAES Regolamento del Verde Piano delle Piantumazione OOPP ..........................
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OBIETTIVO
Milano: una città efficiente con processi resilienti
GOAL
INDICATORE DI MONITORAGGIO
Applicare la resilienza ai processi amministrativi
Personale impiegato nell'ufficio N° atti emessi dalla Direzione
Essere pronti a rispondere alle emergenze in modo coordinato
Quantità di dati condivisi N° di attori coinvolti N° persone aderenti a piattaforme di avviso (app, SMS, ecc.)
N° di progetti implementati Cooperare con altri enti per la Ammontare € impiegati trransizione digitale ed energetica N° di enti coinvolti
146
STRUMENTI UTIILIZZATI/ STRUMENTI MODIFICATI
RISULTATO
Piano delle Emergenze ..........................
OOPP PGT ..........................
147
3.9. Esempi pratici
A fini esemplificativi si prenderanno ora in considerazione tre livelli di attuazione della Strategia di Resilienza seguendo gli obiettivi già delineati nella Valutazione Primaria di Resilienza e ipotizzando una scheda tipo applicabile a tutte le altre azioni e ad eventuali altre azioni aggiungibili in fase di monitoraggio o compilabili anche da privati per azioni non inserite nella Strategia, ma che potrebbero contribuire al valore di resilienza totale della Città e inglobabili eventualmente in un apposito campo del monitoraggio di cui a pagina 142. Si ipotizzerà anche come ciò può avvenire per i tre esempi definiti, uno di questi già completato, uno in progetto, uno ex novo, ciascuno con ambito territoriale e amminisitrativo di competenza differente. Compito principale delle schede, oltre alla descrizione e alla panoramica generale dell'azione, è quella di vedere come effettivamente la proposta riesce a incidere sulla pianificazione vigente modificandone possibilmente in contenuti per trasporre esempi pilota nella pianificazione ordinaria della città. Si vedrà, per esempio, che le proposte di standard per l'ex area EXPO nel progetto di AreaMind potrebbero trovare definizione ordinaria in una futura modifica delle norme del PGT, degli articoli del regolamento edilizio, così come del Regolamento per il Verde urbano, ecc; oppure che le proposte per la forestazione potrebbero influire successivamente in maniera stabile sulla pianificazione ordinaria del Piano di Piantumazione, delle Opere Pubbliche, del Regolamento del Verde urbano o del PGT nel merito di eventuali crediti edilizi o incremento di volumetrie. I tre casi indicati sono stati scelti proprio per la loro capacità di agire in maniera differente su diversificati livelli e scale territoriali, contesti sociali, stress o shock della Città cui rispondono, per le opportunità che possono creare di contaminare quanti più settori pubblici e obiettivi, per le dimensioni della metodologia 100RC cui afferiscono - Salute e benessere; Economia e società; Infrastrutture e ambiente; Leadership e strategia -, per la qualità di relazioni tra stakeholders differenziati tra loro che riescono a innescare. Questi esempi saranno esemplificativi della capacità di innovare gli strumenti e contaminare i regolamenti, le strategie e i piani esistenti e sono stati scelti per la loro capacità di includere tutte le dimensioni della wheel propria della metodologia 100RC e sviluppata da ARUP.
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Si vedranno gli stakeholder coinvolti da quali settori dell'amministrazione comunale, la scala geografica e quella temporale, i metodi di finanziamento, gli stress e gli shock che ad oggi subiscono, che in vista dei cambiamenti futuri che abbiamo visto nella parte di analisi potrebbero subire, di come il progetto può e sa rispondervi. Si vedrà come risponderanno agli obiettivi generali e quale contributo forniscono alla resilienza della città verificandone le capacità in base alle qualità della resilienza definite dal metodo 100 RC: -Riflessivo: Capace di apprendere dalle esperienze, positive o negative, avvenute in passato e, a partire da queste, crearne un miglioramento; -Ricco di risorse: ovvero in grado di raggiunge gli obiettivi attraverso processi e metodi alternativi, differenziati, innovativi; -Inclusivo: abile a creare la più ampia condivisione nei processi decisionali da parte di attori differenziati per qualità, capacità, età, ecc.; -Integrato: capace di favorire l’integrazione e collaborazione di sistemi, enti, istituzioni per una migliore riuscita del progetto; -Concreta: che funziona grazie a sistemi ben concepiti, pianificati, costruiti e gestiti, che sappiano adattarsi e rispondere alle più diversificcate esigenze; -Ridondante: in grado di avere più capacità e potenzialità rispetto allo stretto necessario e non trovarsi impreparato all'inaspettato; -Flessibile: capace di adottare strategie e procedure alternative a seconda delle differenti e modificate circostanze. La schede applicative seguenti, oltreché descrivere e raccontare i progetti sotto il profilo e le possibilità di resilienza, darà una prospettiva di contributo di come le azioni applicate in questi tre possono fattivamente incidere sugli strumenti urbanistici vigenti e come.
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un quartiere: Area Expo
Immagine 34. Render dell'area Expo
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AZIONE PRIORITARIA AREA EXPO SCALA
PERIODO
Quartiere
Lungo
DIMENSIONE E FATTORI CRF |
ENTE AreaMind OBIETTIVO Il progetto a quali obiettivi risponde?
Milano: una città resiliente ai cambiamenti climatici Milano: una città società aperta, inclusiva, equa Milano: una città efficiente con processi resilienti
nd po
ris
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bi
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SHOCK E STRESS
Alluvioni – allagamento Collasso sistema infrastrutturale Deprivazione e povertà Attacchi phishing Incidenti con materiali pericolosi Inquinamento aria e acqua Ondate di calore/caldo estremo Degrado degli spazi urbani Gestione della cantieristica Esclusione sociale, diseguaglianze Carenza alloggi dignitosi a prezzi accessibili Invecchiamento della popolazione Mancanza di sicurezza e attacchi terroristici Ondate migratorie Sommosse o disordini civili 152
SDG'S
SETTORE RESPONSABILE SETTORI COINVOLTI
STRUMENTO URBANISTICO CONTAMINABILE STAKEHOLDER FINANZIAMENTI
Pianificazione del Territorio Ambiente; Educazione e Istruzione; Impresa, lavoro e formazione; Mobilità ; Servizi on-line; Fascicolo digitale del cittadino; Anagrafe e servizi civici; Casa e assegnazione spazi; Lavori Pubblici; Sociale; Polizia Locale e Protezione civile; Servizi di Municipio. PGT; Regolamento del Verde urbano Pubblico e Privato;
AreaMind; EnelFoundation; ecc. Privati
Immagine 35. Il masterplan di AreaExpo
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3.9.1. Verifica di un caso esistente. Un quartiere: Area Expo
Il sito di Arexpo è il luogo ideale per iniziare e fare un'azione pilota verso una città più resiliente che contamini tutti gli operatori che lavorano nel territorio milanese. In questo specifico luogo, l'area che ha ospitato nel 2015 l'Esposizione Universale che molto ha cambiato Milano, 70.000 persone troveranno lavoro per l’innovazione e la sostenibilità con una visibilità globale - si pensi che durante EXPO oltre 21 milioni di persone da oltre 140 paesi hanno visitato questo luogo - e una forte collaborazione tra pubblico e privato. Anche fisicamente il luogo è propenso a questo intervento, vista l’ossatura infrastrutturale mantenuta dopo l’Esposizione del 2015: "un telaio idoneo per lo sviluppo del futuro progetto urbano, in cui prefigurare una funzionalità essenziale al riuso in un’ottica di contenimento delle risorse necessarie per il loro adeguamento: [...] 1.000.000 metri quadri, con più di 5 km di viabilità perimetrale e 2 km di viabilità principale" 50 Il progetto, già avviato, ha due obiettivi principali: "agire da catalizzatore dello sviluppo economico territoriale" 51 e facilitare la "creazione di nuove tecnologie sapendo coinvolgere università, società e centri di ricerca a livello internazionale, stimolando in questo modo la contaminazione tra soggetti e la collaborazione tra enti." 52 Si punta a creare qui un Parco della Scienza, del Sapere e dell’Innovazione catalizzando le energie per valorizzare la cultura, il made in Italy, la collaborazione tra imprese, fondazioni e istituzioni, la progettazione di living labs, luoghi di ricerca e sperimentazione in cui imprese, centri di ricerca, pubblica amministrazione e utenti finali possono collaborare allo sviluppo di applicazioni, tecnologie e servizi negli ambiti delle scienze umane, biotecnologie, salute, farmacologia, agricoltura, nutrizione e scienze dei dati, sapendo attrarre investimenti e aumentare la capacità della Città di avere funzioni scientifiche e culturali, produttive e terziarie. Proprio queste caratteristiche hanno aperto il campo a un progetto - che deve garantire una gestione dell'area per 99 anni - vinto da Lend Lease, che ha trai principi base la resilienza, proprio per il fatto di dover essere in grado di subire
50 www.mindmilano.it 51 Ivi 52 Ivi
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Soggetto
Strumento
Azione
Comune di Milano
Accordo di Programma
Detiene parte della proprietà di AreaExpo
AreaMind
Bando
Indirizza le scelte verso la resilienza e assicura la gestione dell'area per 99 anni
LandLease
Sviluppa il masterplan
Direzione Città Resiliente
Coordinamento, indirizzo e supporto
Privati
Partecipano alle CALL for Ideas
Università
Installano in loco i centri di ricerca
Area Expo
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gli urti durante tutto il periodo di concessione senza perdere valore e capacità. Arexpo, il soggetto proprietario del sito, ha pubblicato la call MINDlab per acquisire manifestazioni d’interesse "di sperimentazioni sul campo, test, progetti pilota, applicazioni, sistemi e tecnologie innovative in un contesto di living lab "creare un ecosistema che favorisca processi di innovazione sociale, con impatto su larga scala, per una migliore qualità della vita urbana." 53 Infatti proprio tra gli aspetti di premialità trasversali per la selezione dei progetti vi è, oltre all'economia circolare e l'innovazione sociale, la capacità di resilienza che si attuerà tramite le sperimentazioni dei differenti progetti, che toccheranno le possibili innovazioni sensoristiche e di tecnologie digitali a scala urbana - come "Piattaforme digitali di gestione urbana, datastore e dashboard per la condivisione di dati e informazioni pubbliche, accesso a servizi on-line, partecipazione degli stakeholder; prodotti e servizi innovativi basati sull’utilizzo dell’internet of things; sensori, canali di comunicazione, sistemi di monitoraggio e algoritmi di indicizzazione che consentono di rappresentare, quantificare e condividere le modalità di interazione tra l’utente e l’ambiente antropizzato, tra l’uomo e gli spazi, tra la comunità e i servizi erogati" -, la mobilità del futuro - con "soluzioni di mobilità [...] come veicoli elettrici a guida autonoma, droni, [...] mobilità condivisa [...] e innovativa, piattaforme per l’integrazione modale -, nuove tecnologie e sistemi per la produzione di energia - "tecnologie innovative applicate sulle superfici e sull’equipaggiamento [...], pavimentazioni stradali che assorbono radiazione solare e consentono di riutilizzarne l’energia, tecnologie per la generazione di energia pulita dal movimento di pedoni, biciclette e automobili -, ma anche di sostenibilità e monitoraggio ambientale - soluzioni energetiche efficienti in termini di risorse per il clima e l'energia come sistemi di approvvigionamento energetico e idrico, sistemi di mitigazione del cambiamento climatico, smart grid, sistemi di riduzione dell’inquinamento acustico, sistemi di illuminazione e tecnologie urbane intelligenti -, e poi la questione della filiera agroalimentare - con materiali, tecnologie, processi di ottimizzazione che mirino a potenziare la redditività e la competitività delle aziende agricole, promuovere l’organizzazione della filiera alimentare, la cultura della nutrizione, il benessere degli animali e la gestione dei rischi nel settore agricolo, preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all’agricoltura, incoraggiare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia carbon free e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale -, tutto ciò senza tralasciare l'innovazione sociale-digitale con programmi volti alla valorizzazione delle tecnologie digitali e
53 Ivi
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della sensoristica urbana in un’ottica di co-creazione dei servizi e di promozione dell’imprenditorialità e dell’innovazione volti a promuovere una “cultura dei dati”, attenta tanto agli aspetti etici, di privacy e sicurezza, quanto agli aspetti tecnici e al potenziale dei dati in termini di creazione ed efficientamento di servizi, prodotti e processi innovativi." 54 Proprio questi potrebbero trovare applicazione in MIND con reti tecnologiche evolute e 5G, applicazioni per la mobilità, nuovi sistemi di pagamento e condivisione dei dati, ecc. AreaMIND in questo modo potrebbe diventare una sperimenttazione concreta e tangibile delle modificazioni prossibili ai processi e agli spazi in ottica resiliente, dando spunti concreti per la modificazione di differenti strumenti che la Valutazione Primaria di Resilienza della Città di Milano si prepone di intaccare: le norme del PGT, per la revisione del Piano delle Emergenze, le linee guida per l’economia circolare, la Food Policy, la codificazione di indicatori e standard di resilienza all’interno di strumenti attuativi e normativi.
54 Ivi
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MISURA DI Il progetto risponde alle qualità di resilienza? RESILIENZA Standard e requisiti proposti
Riflessivo
Ricco di risorse
Valutazione della vulnerabilità degli impatti associati ai cambiamenti climatici identificando la massima priorità per la pianificazione e la progettazione, tenendo conto della durata di servizio del progetto e delle modifiche previste; Garanzia di accesso all'acqua potabile durante un'interruzione di corrente con energia adeguata affinché le pompe rimangano operative per 24h e anche con metodi manuali
Inclusivo
Stoccaggio di acqua potabile sufficiente per fornire un minimo di 2 litri per utente al giorno per 7 giorni
Integrato
Stoccaggio di energia sufficiente per 24 h e per: componenti elettrici di sistemi di riscaldamento e raffreddamento di emergenza, funzionamento di pompe idrauliche, illuminazione di basso livello in tutti gli spazi dell'edificio, accesso online all'interno dell'edificio, capacità di far funzionare almeno il 20% delle attività
Concreto
Capacità dell'edificio di mantenere temperature vivibili durante un'interruzione di corrente di 7 giorni durante le condizioni invernali di punta e in quelle di massima estate Ridurre il fabbisogno idrico delle aree verdi di almeno il 60% e utilizzare per questo 100% di acqua non potabile (riciclata o piovana) Invarianza idraulica e capacità di stoccaggio di flussi idrici del 20% in più
Ridondante Essere carbon free, carbon neutral e riserva di biocapacità per il 5%
Flessibile
Rifiuti non riciclabili non superiori ai 100 kg/anno/pro capite Capacità di sfamare il 20% in più dell'utenza media per 48 h con autoproduzione o stoccaggio
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Strumento modificabile
PAES(C) Regolamento edilizio
Reg. Verde Pubblico e Privato
PUMS
Sharing City
Piano delle Emergenze
Reg. per la gestione dei rifiuti urbani
Food Policy
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3.9.1.1. Modifiche agli strumenti attuali
L'esempio suddetto dimostra la capacità di trovare metodi innovativi di coinvolgimento di differenti stakeholders per raggiungere scopi ampi e diversificati, ma anche soluzioni nuove e cui una città non è abituata a pensare per risolvere i problemi e affrontare le sfide cui va in contro. Come detto, queste azioni pilota devono, però, affinché la città riceva sufficiente beneficio dalla loro implementazione e sappiano innescare reazioni positive, trovare il modo di essere reiterabili, ma anche divenire standard base da inserire negli strumenti pianificatori e strategici della città. Di seguito si vedranno alcune proposte di integrazione agli strumenti pianificatori del Comune di Milano di cui a pagina 134 per portare elementi di Resilienza proprio in quegli strumenti tenendo conto anche dei contributi portati dalla Food Policy e da Sharing Cities PAES Adeguare il vigente PAES al PAESC (Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile e il Clima) portando l'orizzonte temporale di scadenza al 2030 e l'obiettivo di riduzione della CO2 al 40%, ma affidancando alle preesisteni, ed eventualmente integrate, azioni di mitigazione, quelle di adattamento ai cambiamenti del clima. REGOLAMENTO EDILIZIO 1. Acqua piovana Per l’urbanizzazione dei nuovi comparti edificatori, si dovrà prevedere, quale opera di urbanizzazione primaria, la realizzazione di reti duali per l'utilizzo di acque meno pregiate e dunque apposite cisterne di raccolta dell’acqua piovana, della relativa rete di distribuzione e dei conseguenti punti di presa per il successivo riutilizzo esclusivamente per irrigazione delle aree verdi e per lo scarico dei water. La quantità di acqua che tali cisterne dovranno raccogliere dipenderà dalla massima superficie coperta dei fabbricati da realizzarsi nell’intero comparto e non dovrà essere inferiore a 50 l/m2; l'acqua dovrà essere debitamente filtrata. 2. Risparmio Idrico Si obbliga l’adozione, negli edifici di nuova costruzione e nelle ristrutturazioni di servizi igienici pubblici e privati, di dispositivi per la regolazione del flusso di acqua dalle cassette di scarico dei gabinetti dotate di un dispositivo comandabile manualmente che consenta in alternativa la regolazione, prima dello scarico, di almeno due diversi volumi di acqua 3. Recupero delle acque grige
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Gli organismi edilizi vanno concepiti e realizzati in modo tale da favorire il recupero delle acque grigie provenienti dagli scarichi di lavabi, docce, vasche da bagno, lavatrici. Il requisito e soddisfatto se: - i sistemi di captazione e di accumulo delle acque grigie assicurano un recupero, pari ad almeno al 70%, delle acque provenienti dagli scarichi di lavabi, docce, vasche da bagno, lavatrici; - sono predisposti filtri idonei a garantire caratteristiche igieniche di qualità dell’acqua concordati con l’ASL che le rendano atte agli usi compatibili all’interno dell’edificio o nelle sue pertinenze esterne; -escluso il WC sono previsti per i terminali della rete duale idonei accorgimenti per evitare usi impropri (per edifici esistenti, in caso di sostituzione dell’impianto idrico, i sistemi di captazione e di accumulo delle acque grigie devono assicurare un recupero pari ad almeno il 50% del totale) È data possibilità di integrare a parte del fabbisogno di energia reintegrando fluidi aventi terminato il loro ciclo sfruttando il calore associato a fluidi - e in riscaldamento e in raffreddamento - al termine o durante le fasi di cicli produttivi o di climatizzazione (scambiatori e/o recuperatori acqua-acqua, aria-acqua, acqua aria, ecc). L’installazione di uno dei sistemi suddetti è da considerarsi titolo di merito, se l’efficienza del dispositivo è > 60%. Tali dispositivi possono essere: a) non abbinati al ciclo produttivo; b) abbinati al ciclo produttivo. 4. Energia solare In mancanza comprovati impossibilità date da fattori di natura tecnica, funzionale, storico, ambientale ed urbanistica, adeguatamente dimostrati e relazionati, in ogni intervento, gli edifici devono essere posizionati con l’asse longitudinale principale orientato lungo la direttrice Est-Ovest con una tolleranza indicativa di +/- 30° al fine di beneficiare al massimo dall'illuminazione naturale; le interdistanze fra edifici attigui devo permettere la riduzione al minimo dell’ombreggiamento sulle rispettive facciate nelle peggiori condizioni stagionali (indicate al 21 dicembre). Gli ambienti definiti di vita diurna devono essere disposti preferibilmente a Sud–Est, Sud e Sud–Ovest, mentre i locali che necessitano di un minore riscaldamento (vani tecnici, magazzini, garage, corridoi, disimpegni, ripostigli, lavanderie ecc.) devono essere disposti preferibilmente lungo il lato Nord. Su edifici di nuova costruzione è obbligatoria l'installazione di almeno 1,5 kW annui di fotovoltaico/100m2 e di impianti che producano almeno il 50% di ACS (acqua calda sanitaria) da solare termico.
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5. Mobilità Nei parcheggi di nuova costruzione una quota non inferiore al 5% dell’area relativa, adeguatamente attrezzata, dovrà essere riservata al parcheggio di biciclette. Prevedere inoltre almeno un posteggio ogni 100 per auto elettriche con relativa sorgente di ricarica. 6 Illuminazione naturale E' obbligatorio un indice di illuminazione naturale interna media pari a: Abitazioni: salotto - 500 lux, soggiorno- 500 lux, cucina- 400 lux, camera da letto- 350 lux, zona di lettura- 400 lux, bagno - 400 lux, corridoi, scale- 200lux, garage, cantine, solai - 100 lux; Uffici - 600 lux; Scuole - 600 lux; Negozi - 450 lux; Grandi magazzini - 800 lux; 7. Socialità È obbligatorio, nei palazzi a uso residenziale di nuova costruzione, la creazione di una stanza con misure minime di 20 m2 ogni 4 unità abitative da adibire a lavanderia collettiva. Negli edifici residenziali è obbligatorio, ogni 5 unità abitative, adibire uno spazio di 30 m2 per la socializzazione. Almeno il 20% dell'area di proprietà deve essere adeguatamente messa in sicurezza e adibita al gioco. 8. Economia circolare Nel caso in cui il progetto di urbanizzazione ed edificazione preveda la realizzazione di rilevati, re-interri, riempimenti, sottofondazioni devono essere impiegati materiali e componenti derivanti da attività di riciclaggio in quantità, espresse in volume percentuale, non inferiore del 50% del volume complessivo movimentato. Almeno il 20% dei materiali utilizzati per l'edificio devono avere comprovata certificazione di qualità ambientale 9. Riflettanza È obbligatorio in tutti gli interventi ove sia previsto il rifacimento di coperture, l’utilizzo di matriali e finiture superficiali con un alto coefficiente di riflettanza solare, in grado di garantire un efficace controllo dei guadagni termici delle strutture opache e ridurre l’effetto isola di calore. Si fa salvo il parere degli organi competenti in materia di edifici vincolati ai sensi del Dlgs 42/2004. Per nuovi edifici e per le ristrutturazioni e riqualificazioni che riguardino i tetti, laddove possibile, è obbligatorio il 20% di superficie inerbata sui tetti.
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Per gli edifici produttivi l'area del tetto da predisporre a verde è del 50%. 10. Isolamento acustico Nelle nuove costruzioni, ampliamenti o interventi di recupero dell’esistente che prevedano interventi sull’involucro esterno e la sostituzione dei serramenti il livello sonoro del rumore provocato in un alloggio da impianti tecnologici (ascensori, impianto termico, impianti di condizionamento, ecc.) installati in altri alloggi o in spazi comuni anche esterni all’edificio, non deve superare i 25 dB(A) continui con punte di 30 dB(A). 11. Compensazione ecologica In tutti gli interventi dovranno essere piantumati nel lotto interessato o, qualora non fosse possibile, in aree pubbliche indicate dall’amministrazione, ogni 20 m2 di Superficie Lorda interessata dall’intervento, 1 albero di non meno di 1.50m di altezza o 15 arbusti di non meno di 60 cm di altezza. Nel caso di collocazione su terreni comunali, le essenze, concordate con l’amministrazione, dovranno essere fornite e messe a dimora dal privato. Per i complessi condominiali di due unità o più, ogni 3 unità edificate, è obbligatoria la predisposizione di un'area verde nei pressi del costruito adeguatamente piantumata (concordando le essenze con l'amministrazione) a fruizione pubblica di ampiezza non inferiore all'area del piano terreno del condominio più grande. 12. Permeabilità Parcheggi con più di 8 posti macchina devono essere adeguatamente permeabili, almeno nei posteggi. (rapporto pieno/vuoto minima nei posteggi 50%) E' vietata la progettazione di superfici maggiori di 800mq totalmente impermeabili. In parcheggi di più di 4 posti macchina ogni 4 posti deve essere piantumato almeno un albero. CODICE DEGLI APPALTI Così come positivamente avvenuto con i GPP (Green Public Procurement) successivamente alla legge 221/2015 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”, approvatta il 4 novembre 2015 che dedica l’intero Capo IV alle disposizioni relative al Green Public Procurement obbligando le pubbliche amministrazioni a richiedere "nella documentazione di gara pertinente, almeno delle specifiche tecniche e delle clausole contrattuali contenute nei decreti che definiscono i criteri ambientali minimi relativi alle diverse categorie di forniture e
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affidamenti." 55, o come volontariamente in alcuni stati stanno sorgendo i Green Infrastructures Public Procurement 56 ugualmente potrebbe avvenire con la resilienza. Ad esempio il Titolo IV - Aggiudicazione per i settori ordinari, all'art. 95, concernente Criteri di aggiudicazione dell’appalto protrebbe essere implementata. Questa infatti già comprende trai "criteri di aggiudicazione dell'offerta, pertinenti alla natura, all'oggetto e alle caratteristiche del contratto" e "gli aspetti qualitativi, ambientali o sociali, connessi all'oggetto dell'appalto" 57 anche la qualità tecnica, funzionale ed estetica, un marchio di qualità ecologica dell'Unione europea (Ecolabel UE) in misura pari o superiore al 30 % del valore delle forniture o prestazioni oggetto del contratto stesso, il costo di utilizzazione e manutenzione avuto anche riguardo ai consumi di energia e delle risorse naturali, alle emissioni inquinanti e ai costi complessivi; sono anche inclusi quelli esterni e quelli di mitigazione degli impatti dei cambiamenti climatici, quelli riferiti all'intero ciclo di vita dell'opera, bene o servizio, con l'obiettivo strategico di un uso più efficiente delle risorse e di un'economia circolare che promuova ambiente e occupazione, la compensazione delle emissioni di gas ad effetto serra associate alle attività dell'azienda, le qualifiche e l'esperienza del personale effettivamente utilizzato nell'appalto, il servizio successivo alla vendita. Potrebbe quindi essere implementata richiedendo che l'opera in oggetto sappia essere preparata agli schock e gli stress che sono previsti esserci ed essere dunque resiliente, con una valutazione integrata che eviti situazioni emergenziali. REGOLAMENTO DEL VERDE PUBBLICO E PRIVATO Determinazione di quelle specie vegetali con elevata efficacia ambientale autoctone utili per la progettazione in aree urbane (bassa emissione di composti organici volatili (VOC) e allergenicità) e specie con una maggiore capacità di adattamento a fattori limitanti quali la riduzione delle risorse idriche ed il loro deterioramento qualitativo, l'impermeabilizzazione, la compattazione e l'impoverimento dei terreni, i problemi di drenaggio, la salinizzazione delle falde acquifere, l'inquinamento da polveri, metalli, ecc.
55 www.isprambiente.gov.it 56 Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Le infrastrutture verdi e i servizi ecosistemici in Italia come strumento per le politiche ambientali e la green economy: potenzialità, criticità e proposte, Roma, 2014 57 Codice degli appalti
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REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI Entro il 2035 i rifiuti urbani smaltiti in discarica dovranno essere ridotti, per costituire al massimo il 10% del totale dei rifiuti urbani prodotti. Chi pratica il compostaggio secondo le modalitĂ e condizioni indicate nel Regolamento Comunale dei rifiuti e dichiara di non conferire piĂš al servizio pubblico di raccolta il proprio rifiuto umido e verde, ha diritto ad una riduzione della tassa rifiuti pari al 30% sulla parte variabile.
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l'area vasta: forestazione urbana
Immagine 36. Milano, il parco "Biblioteca degli alberi"
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AZIONE PRIORITARIA STRATEGIA DI FORESTAZIONE SCALA
PERIODO
Città Metropolitana
Breve-Medio-Lungo
CRF |
DIMENSIONE E FATTORI
ENTE Città Metropolitana di Milano OBIETTIVO Il progetto a quali obiettivi risponde?
Milano: una città resiliente ai cambiamenti climatici Milano: una città società aperta, inclusiva, equa Milano: una città efficiente con processi resilienti
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SHOCK E STRESS
Alluvioni – allagamento Collasso sistema infrastrutturale Deprivazione e povertà Attacchi phishing Incidenti con materiali pericolosi Inquinamento aria e acqua Ondate di calore/caldo estremo Degrado degli spazi urbani Gestione della cantieristica Esclusione sociale, diseguaglianze Carenza alloggi dignitosi a prezzi accessibili Invecchiamento della popolazione Mancanza di sicurezza e attacchi terroristici Ondate migratorie Sommosse o disordini civili 168
SDG'S
SETTORE RESPONSABILE SETTORI COINVOLTI
STRUMENTO URBANISTICO CONTAMINABILE STAKEHOLDER FINANZIAMENTI
Ambiente Pianificazione del territorio; Educazione e Istruzione; Impresa, lavoro e formazione; Mobilità; Servizi on-line; Fascicolo digitale del cittadino; Anagrafe e servizi civici; Casa e assegnazione spazi; Lavori Pubblici; Sociale; Polizia Locale e Protezione civile; Servizi di Municipio. PGT; Regolamento del Verde urbano Pubblico e Privato; Food Policy
Città Metropolitana; PoliMi; Pubblici e privati
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3.9.2. Modifica a un progetto. Area Vasta: Strategia di Forestazione
L’importanza del tema della forestazione urbana è cresciuta considerevolmente negli ultimi anni, passando da una concezione di arredo urbano, alla consapevolezza del cambiamento di qualità della vita che il verde - orizzontale, verticale, in quota - può dare alle città offrendo alla società benefici e servizi fisiologici, sociologici, economici ed estetici, utile a combattere il riscaldamento climatico e l’inquinamento dell’aria nelle grandi città, aumentando al contempo la biodiversità cittadina e la creazione di spazi piacevoli per il benessere fisico e mentale dei cittadini. È altresì centrale la nuova concezione di verde non solo come attributo di mitigazione dei cambiamenti climatici su tutta la superficie della Città Metropolitana o in zone specifiche che più lo necessitano, ma anche capace di rispondere agli stress creando qualità della vita, miglioramento paesaggistico, incremento della biodiversità, dunque in grado di aumentare la resilienza del territorio metropolitano. Milano soffre, come visto nella parte di analisi, da un lato di scarsa quantità di m2 di verde/abitante, dall'altra di una forte frammentazione di queste aree, ma anche di isole di calore e ondate di calore che in previsione tendono solo che ad aumentare. Queste condizioni potrebbero trovare risposta in un grande piano metropolitano di urban forestry; nel 2016 la Città metropolitana di Milano, ha approvavato il nuovo Piano di Indirizzo Forestale, strumento di analisi e di indirizzo per la gestione del territorio forestale, di raccordo tra la pianificazione forestale e quella territoriale, il cui ambito di applicazione è costituito dalla superficie forestale di competenza amministrativa della Città Metropolitana di Milano. In direzione di unificazione degli intenti vanno la Legge Regionale 28/2016 che riordina i parchi regionali per dar vita ad un unico Parco Metropolitano e il Piano Strategico metropolitano milanese 2016/2018, d'accordo con il PTCP, "prevede tra i progetti prioritari la costituzione del Parco Metropolitano per la gestione unica e coordinata dei parchi di scala metropolitana verso una politica integrata sia di pianificazione che di gestione del sistema del verde" 58, così come il nuovo articolo 10 del redigendo PGT prevede, tra gli obiettivi, disposizioni per incenti-
Protocollo d'intesa: La Strategia per la costruzione della rete verde metropolitana verso l'istituzione del Parco Metropolitano
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Soggetto
Strumento
Azione
Regione Lombardia
Legge Regionale 28/2016
Riordina i parchi regionali per dar vita ad un unico Parco Metropolitano
Città Metropolitana di Milano
PTCP e Piano Strategico
Costituzione del Parco Metropolitano
Comune di Milano
Pianificazione cogente e volontaria
Incentivare la sostenibilità ambientale e la pianificazione della Città in ottica di resilienza e mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici anche tramite sostegno alla biodiversità, rivegetazione urbana e produzione di servizi eco sistemici
Parco Nord
Supporto scientifico e condivisione scelte unione Supporto scientifico e condivisione scelte unione
Parco Sud
Direzione Città Resiliente
Indirizza e supporta le decisioni
PoliMi
Studio isole di calore per pioritarizzazione
Terzo Settore
Collaborazione per la gestione e aumento consapevolezza
Cittadini
Partecipazione alla cura e protezione del verde
Aziende
Partnership Pubblico Privato per la piantumazione
Strategia di Forestazione "Vsione Strategica sul ruolo del verde nell’Area Metropolitana milanese che raccolga, implementi e valorizzi tutti i principali sistemi verdi, all’interno del perimetro della Città Metropolitana"
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vare la sostenibilità ambientale e la pianificazione della Città in ottica di resilienza e mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici anche tramite sostegno alla biodiversità, rivegetazione urbana e produzione di servizi eco sistemici. Consci che la sfida climatica è attuabile solo a scala vasta, la Città Metropolitana, il Comune di Milano e i Parchi Agricolo Sud Milano e Nord Milano hanno adottato una "visione strategica sul ruolo del verde nell’Area Metropolitana milanese che raccolga, implementi e valorizzi tutti i principali sistemi verdi, all’interno del perimetro della Città Metropolitana" 59 che prevede: -la "ricognizione e mappatura della situazione del verde all’interno dell’Area Metropolitana; -l'individuazione e interazione con gli attori specializzati nella promozione e gestione del verde metropolitano; -l'elaborazione di proposte per natura, estensione e modalità di co-progettazione della forestazione urbana e del sistema verde del territorio comunale e metropolitano; -l'individuazione degli interventi di forestazione urbana con progettazione di progetti pilota in ambito pubblico e privato; -l'elaborazione delle linee guida di comunicazione e coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni locali nella valorizzazione ed estensione di aree e sistemi verdi; -l'analisi di casi e benchmarking relativo agli strumenti economico-finanziari per la realizzazione del progetto; Anche in questo caso la mappatura delle aree interessate è fondamentale, così come tutte quelle iniziative, culturali o economiche, pubbliche o private, che possano contribuire e co-progettare questa rete metropolitana di forestazione urbana capendo quanto ciascuna può e sa rispondere alle necessità suddette - qualità dell’aria, riduzione inquinanti, compensazione CO2, mitigazione e adattamento al clima. "I Comuni rappresentano l’ente pubblico territoriale a cui si rivolge, come prevede la Legge 10/2013, la Strategia Nazionale del Verde Urbano del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare “Foreste urbane resilienti ed eterogenee per la salute e il benessere dei cittadini” " cui la l. 10/2013 affida il ruolo di "attori protagonisti nella complessa sfida di una pianificazione urbana resiliente. In questa fase di sviluppo della Strategia si sono individuati i seguenti obiettivi chiave:
59 Ivi
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-Attuare la legge 10/2013 -Approvare e implementare i Piani comunali del verde adottando la vision e gli obiettivi della Strategia; -Incrementare quantità e connettività della superficie verde. -Garantire una equa distribuzione sul territorio comunale di aree verdi per la fruizione locale e cittadina." 60 Ciò permetterebbe di "assumere la foresta come strumento di pianificazione e progettazione di spazi e di attività umane" 61 d'accordo con la Strategia suddetta, in continuazione con le "iniziative nazionali ed europee finalizzate a migliorare la qualità della vita grazie alla presenza diffusa di elementi forestali e di infrastrutture verdi finalizzate a migliorare la sostenibilità ecologica in città così come promosso dal Green City Network ideato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile insieme a Regioni, Università e Centri di ricerca." anche "in termini di sostenibilità economica: la valutazione economica dei servizi ecosistemici utili per il benessere dei cittadini trasforma i costi del verde urbano in un investimento produttivo." 62 passando dalla scala territoriale e di paesaggio al piano e al progetto. Si propone dunque una Strategia di Forestazione urbana che unifichi i differenti intenti sapendo coordinare gli sforzi dei differenti enti per una visione globale del verde, da quello delle infrastrutture verdi - tetti verdi, pareti verdi, pergolati, viali alberati, piazze verdi - di parteciapzione - giardini condivisi, orti urbani, sponsorizzazioni -, di vera e propria forestazione - piantumazione essenze, diminuzione superficie impermeabile, ecc..
60 Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Strategia nazionale del verde urbano, Roma, 2017 61 Ivi 62 Ivi
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MISURA DI Il progetto risponde alle qualità di resilienza? RESILIENZA Standard e requisiti proposti
Riflessivo
Piante in grado di resistere alle previsioni peggiori di aumento delle temperature al 2050 Un quarto delle piante produce frutti/fiori edibili
Ricco di risorse
Indice di permeabilità fondiaria pari al 5% realizzabile anche attraverso forme di verde integrato nell’edificio (es. tetto o parete verde) Zona di transizione obbligatoria 25% di foresta naturale
Inclusivo
Mappatura e segnalazione criticità Rafforzamento ruolo Consorzio in programmazione
Integrato
Definizione del ruolo di comunità ed ecosistemi nelle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici; Liberare Km di fossi intubati
Concreto
Area impermeabile di Milano da 75% a 70% con interventi di rinaturalizzazione per aumentare la stabilità e l’efficienza ecologico-strutturale dell’ecosistema Inserimento di sole specie autoctone Portare a 3 i quartieri ad essere in aree a rischio inondazione Mantenere specie di fauna terrestre ad almeno 232
Ridondante Almeno 30% Comuni della Metropolitana che hanno intraprreso iniziative per la tutela della fauna tramite riqualificazione di aree/corridoi ecologici
Flessibile
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Strumento modificabile
PAES(C) Reg. edilizio
Reg. Verde Pubblico e Privato
PUMS Sharing City
Reg. per la gestione dei rifiuti urbani
Food Policy
Strategia di adattamento ai CC
Piano di Indirizzo Forestale
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3.9.2.1. Modifiche agli strumenti attuali
Di seguito, come per l'esempio precedente, si vedranno alcune proposte di integrazione agli strumenti pianificatori del Comune di Milano di cui a pagina 134 per portare elementi di Resilienza proprio in quegli strumenti tenendo conto anche dei contributi portati dalla Food Policy, da Paesaggi Futuri, dal Paes, dalle Linee di indirizzo strategico per la riforma della gestione del verde della città di Milano. Verranno sfruttate le positive esperienze soprattutto di Padova (per la gestione delle acque) e Bologna (per le modifiche al Regolamento del Verde) PAES Adeguare il vigente PAES al PAESC (Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile e il Clima) portando l'orizzonte temporale di scadenza al 2030 e l'obiettivo di riduzione della CO2 al 40%, ma affidancando alle preesisteni, ed eventualmente integrate, azioni di mitigazione, quelle di adattamento ai cambiamenti del clima. REGOLAMENTO EDILIZIO Compensazione ecologica In tutti gli interventi dovranno essere piantumati nel lotto interessato o, qualora non fosse possibile, in aree pubbliche indicate dall’amministrazione, ogni 20 m2 di Superficie Lorda interessata dall’intervento, 1 albero (di non meno di 1.50m di altezza) o 15 arbusti (di non meno di 60 cm di altezza). Nel caso di collocazione su terreni comunali, le essenze, concordate con l’amministrazione, dovranno essere fornite e messe a dimora dal privato. Per i complessi condominiali di due unità o più, ogni 3 unità edificate, è obbligatoria la predisposizione di un'area verde nei pressi del costruito adeguatamente piantumata (concordando le essenze con l'amministrazione) a fruizione pubblica di ampiezza non inferiore all'area del piano terreno del condominio più grande. Tetti verdi o pareti verdi Si prescrive obbligatorio, l’aumento della superficie inerbata attraverso l’impiego dei “tetti verdi”, per gli edifici pubblici; Le coperture verdi estensive devono essere applicati per almeno il 40% della superficie agli Edifici E1, E2, E3, E4, E7. Le coperture verdi intensive devono essere applicati per almeno il 40% della superficie agli Edifici E2, E3, E5, E6, E7. È opportuno disporre la vegetazione o altri schermi in modo tale da rendere massimo l'ombreggiamento estivo delle seguenti superfici, in ordine di priorità: -le superfici vetrate e/o opache esposte a Sud e Sud-Ovest;
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-le sezioni esterne di dissipazione del calore degli impianti di climatizzazione, i tetti e le coperture; -le pareti esterne esposte a Ovest, a Est e a Sud; -le superfici capaci di assorbire radiazione solare entro 6 metri dall'edificio; Al fine di avere un ottimale ombreggiatura degli edifici si consiglia la scelta di alberi piantatumati a distanze tali che la chioma sia a: -non più di 3 m di distanza dalla facciata da ombreggiare, se esposta a Est od Ovest; -non più di 2 m di distanza dalla facciata da ombreggiare se esposta a Sud;. È obbligatoria la piantumazione con verde rampicante da prevedere già nel progetto nei pergolati; Nella progettazione delle aree, circostanti gli edifici, dovranno essere utilizzate strategie che consentano la riduzione dell’effetto “isola di calore”, attuando un adeguato studio dell’albedo, con un’opportuna scelta di colori, materiali e utilizzo del verde; REGOLAMENTO DEL VERDE PUBBLICO E PRIVATO Specie Determinazione di quelle specie vegetali con elevata efficacia ambientale autoctone utili per la progettazione in aree urbane (bassa emissione di composti organici volatili (VOC) e allergenicità) e specie con una maggiore capacità di adattamento a fattori limitanti quali la riduzione delle risorse idriche ed il loro deterioramento qualitativo, l'impermeabilizzazione, la compattazione e l'impoverimento dei terreni, i problemi di drenaggio, la salinizzazione delle falde acquifere, l'inquinamento da polveri, metalli, ecc. Sfalcio tardivo Destinare almeno il 5% delle aree verdi pubbliche alla libera crescita delle piante e delle erbe studiandone l'evoluzione: prati misti di graminacee e leguminose autoctone di appezzamenti interi o fasce lineari di larghezza compresa tra i 3 ei 10 metri, Gli sfalci sono consentiti tra il 15 marzo ed il 31 marzo, e tra il 15 luglio ed il 31 agosto per favorire la biodiversità. PPOO Obbligo di ripensare le opere inserite nel Piano Triennale delle opere pubbliche secondo criteri di infrastrutture verdi e resilienza. Laddove ciò per questioni economiche non fosse possibile è preferibile predis-
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porre le opere in modo tale che siano agilmente integrabili (ad esempio lasciare ampie zone inerbite nel rifacimento delle strade e marciapiedi per una successiva piantumazione) PPP - Partnership Pubblico Privato Milano gode di una storia importante di coinvolgimento del settore privato per il benessere della Città, come visto essere stato fatto per EXPO - AreaMind, ma anche per molti altri importanti progetti. Proprio per questo motivo l'emulazione di Gaia, la partnership tra pubblico e privato attuata a Bologna con lo scopo di "piantare nuovi alberi sul territorio per contribuire all’assorbimento di CO2, al miglioramento dell’ambiente urbano e dell’aria." 63 può essere, anche grazie proprio alle "Linee guida per la replicabilità della partnership GAIA forestazione urbana", un ottimo esempio da cui copiare anche avendone visto il successo: infatti "questo documento ha lo scopo di rendere replicabile il progetto GAIA per ogni città (o altro ente locale equivalente) che desideri applicarlo nel proprio contesto. " 64 Attuare una progettazione sulla scia di GAIA, tra l'altro riconosciuta anche dalla Commissione Europea che lo ha selezionato come progetto “best of bests” trai finanziati dal programma Life dell’Unione europea, come detto aumenterebbe il beneficio per la resilienza della Città, ma porterebbe vantaggi anche per le aziende, che vedrebbero un ritorno d'immagine per la compensazione delle emissioni di CO2 con un progetto locale.
Specie
Classe di grandezza
CO2 immagazzinata (per anno)
Emissione Voc
Formazione di Ozono
Bassa/ Media/ Alta
Bassa/Media/Alta
Steerlng Commltlee del progetto GAIA , GAIA per le Città, Linee guida per la replicabilità della partnership GAIA forestazione urbana, Bologna 64 Ivi 63
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Assorbimento inquinanti
CapacitĂ trattenimento polveri sottili
AllergenicitĂ
Resistenza allo stress idrico
Bassa/Media/Alta
Bassa/Media/Alta
Bassa/Media/ Alta
Bassa/Media/Alta
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180
l'area minuta: una scuola
Immagine 37. Il progetto MiColtivo di una della scuole aperte
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AZIONE PRIORITARIA ScuoleResilienti SCALA
PERIODO
Città
Breve-Medio
DIMENSIONE E FATTORI CRF CRF ||
ENTE Comune di Milano OBIETTIVO Il progetto a quali obiettivi risponde?
Milano: una città resiliente ai cambiamenti climatici Milano: una città società aperta, inclusiva, equa Milano: una città efficiente con processi resilienti
nd po
ris
su
bi
sc
e
e
SHOCK E STRESS
Alluvioni – allagamento Collasso sistema infrastrutturale Deprivazione e povertà Attacchi phishing Incidenti con materiali pericolosi Inquinamento aria e acqua Ondate di calore/caldo estremo Degrado degli spazi urbani Gestione della cantieristica Esclusione sociale, diseguaglianze Carenza alloggi dignitosi a prezzi accessibili Invecchiamento della popolazione Mancanza di sicurezza e attacchi terroristici Ondate migratorie Sommosse o disordini civili 182
SDG'S
SETTORE RESPONSABILE SETTORI COINVOLTI
STRUMENTO URBANISTICO CONTAMINABILE STAKEHOLDER FINANZIAMENTI
Lavori Pubblici Ambiente; Educazione e Istruzione; Impresa, lavoro e formazione; Mobilità ; Servizi on-line; Fascicolo digitale del cittadino; Anagrafe e servizi civici; Casa e assegnazione spazi; Lavori Pubblici; Sociale; Polizia Locale e Protezione civile; Servizi di Municipio; Pianificazione del Territorio PGT; PPOO; Piano delle Emergenze;
Comune di Milano, Istituiti comprensivi, Associazioni Statali, Comunali
183
3.9.3. Proposta di un nuovo progetto. Area piccola: una scuola
La Resilienza del sistema urbano non è data solamente dall'adattamento ai cambiamenti climatici, ma deve darsi anche l'obiettivo di modificare i modi in cui le persone si relazionano, col fine che possano conoscersi meglio, organizzare insieme attività e proposte, prendersi cura di pezzi di città e sviluppare progetti di solidarietà: ciò al fine di rafforzare la coesione sociale per rendere la città più unita dunque più sicura e in grado di trovare modi, reti, vie per rispondere agli stress. Nei Nidi, e nelle Scuole dell’Infanzia e Primarie milanesi, sono già nati oltre 320 orti nascosti nei giardini o all’interno degli edifici scolastici, progettati e curati dai bambini e dalle bambine insieme a educatori, genitori e nonni, grazie al supporto di fondazioni e associazioni per incrementare il rapporto con la natura, il rispetto per l’ambiente, la corretta alimentazione anche a seguito della fruttuosa esperienza EXPO, la consapevolezza dell'importanza del verde in città; ciò contribuisce notevolmente ad aumentare la percezione di Milano come città agricola e che vuole diventare sempre più verde, aumentando, pur in piccola parte, la capacità di autorpoduzione di alimenti che fanno diminuire la dipendenza dalle forniture dall'esterno. Questa idea ha suggerito, ad esempio, al Chief Resilience Officer di Parigi di reinventare, prima di tutto fisicamente, poi dal punto di vista delle proposte, i 600.000 m2 di corti scolastiche della Città di Parigi con l'ide che queste divengano isole di freschezza nella e per la città, verdi e permebili, capaci di lenire le isole di calore e aiutare lo scorrimento di acqua piovana senza che questa, in caso di piena, sovraccarichi la rete fognaria, in città già eccessivamente sfruttata e incapace di accogliere tutta l'acqua in caso di forti piogge. Sono già trenta le scuole che a Milano, per merito del programma Scuole Aperte proposto dal Ministero dell'Istruzione Università e Ricerca, non chiudono nei pomeriggi e d'estate, quando bambini e insegnanti vanno a casa, ma diventano punti di riferimento per la vitalità dei quartieri grazie ad associazioni di genitori, aumentando la sicurezza di questi, la partecipazione, la creazione di comunità coese che si porta dietro il mutualismo, l'aiuto reciproco, la capacità delle persone di essere presidio e aiuto in caso di difficoltà. Se infatti è vero, come visto negli esempi precedenti, che la resilienza può assumere aspetti fisici che modificano la forma della città per aumentarne le capacità di resistere agli stress aumentando la qualità e le possibilità della Città, è
184
Soggetto
Strumento
Azione
Stato
Bandi e finanziamenti
Contribuisce alla messa a norma degli istituti
Regione Lombardia
Bandi e finanziamenti
Contribuisce alla messa a norma degli istituti
Comune di Milano
Pianificazione cogente e volontaria; PPOO; Bandi e finanziamenti; DUP
Finanziamento e indirizzo
Direzione CittĂ Resiliente
Coordinamento
Istituti scolastici
PTOF degli Istituti
Finanziamento,
Terzo Settore
Bandi comunali
Propongono e sviluppano progetti
Cittadini
APP, Social Media, Stampa, formazione
Conoscono i piani di Emergenza e partecipano alla vita della comunitĂ
Scuole Resilienti
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altresì vero che questa può essere portavoce anche della modifica alle politiche che la organizzano e la gesticono. "Contrariamente a quanto si crede, la resilienza non consiste solo nella preparazione e protezione contro i fattori di stress legati al cambiamento climatico", afferma Steven Turckes, che guida la pratica K-12 di Perkins + Will", ma "si tratta anche di fattori di stress economico e sociale." 65 Prendendo esempio quindi dalle iniziative già proposte sia a Milano - dove alcune sono già realtà - sia a Parigi - dove progetti simili sono stati inseriti nella Strategia di Resilienza della Città di Parigi -, si propone che le scuole, opportunamente trasformate e messe in rete, possano diventare, in situazione normale, luoghi aperti - anche oltre le proprie normali attività per ospitare attività di
65
Turckes S., www.perkinswill.com Immagine 38. Scuole aperte in una scuola di Milano
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promozione sociale, di comunità, di laboratori e incontri per persone di ogni età -, in situazione di pericolo luoghi di prima accoglienza. La città dovrebbe implementare un approccio sistemico a rete per rendere le scuole in grado di sopportare i multi-rischi rendendone alcune, una per NIL inizialmente almeno, in grado di servire la Città in caso di necessità di strutture di emergenza. Un'iniziale valutazione della qualità e della capacità delle infrastrutture scolastiche di resistere agli shock (in particolare ondate di calore e di gelo, inondazioni, incidenti con inquinanti) dovrebbe suggerire quali istituti scegliere per questo fine. Successivamente si dovrebbe favorire contestualmente la riqualificazione delle scuole in termini di sicurezza - barriere architettoniche, CPI, antisismicità, riparo dalle inondazioni, autonomia energetica, ecc. - e di qualità ambientale - rinverdimento, tetti verdi, riduzione albedo, ecc. - e la rivitalizzazione di questi spazi tramite proposte culturali utili alle comunità ospitando studenti, insegnanti, genitori, anziani per proporre servizi alla più ampia comunità. possibile che aiutino le persone più isolate, aumentino la sicurezza e la partecipazione dei luoghi. Queste potrebbero essere proposte da associazioni e comitati d'accordo con gli istituti scolastici. Le scuole avrebbero in questo modo una duplice funzione, quella di promozione sociale e di rinforzamento della comunità, ma anche divenire luoghi adeguati in caso di necessità, una volta sistemate. Per esempio, in caso di alluvioni potrebbero essere luogo sicuro per le prime operazioni per dare vitto e alloggio agli sfollati, in caso di terremoti luoghi sicuri per accogliere gli sfollati, in caso di attacchi terroristici luoghi più sicuri e controllati dove rifugiarsi.
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MISURA DI Il progetto risponde alle qualità di resilienza? RESILIENZA Standard e requisiti proposti
Riflessivo
Ricco di risorse
20% delle 926 scuole pubbliche e private aperte Almeno 2 scuole aperta per NIL Almeno 88 di cortili rinverditi
Inclusivo
Almeno 8800 persone coinvolte nei progetti 352 h/g di apertura in più delle scuole 88 progetti socio-culturali avviati 10.000.000 € spesi per i progetti (ad ora 800.000 €)
Integrato Almeno 200 associazioni coinvolte nei progetti 80% Scuole con CPI
Concreto
17.600 m2 di superficie rinaturalizzata nei cortili delle scuole Ogni NIL ha un piano di emergenza e riferimento di scuola Riduzione delle scuole con accessibilità minima causa barriere architettoniche al 15% (ora 33%) 80% dell'accessibilità negli edifici
Ridondante
Flessibile
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Nuove scuole con standard di progettazione passiva
Strumento modificabile
PAES(C) Reg. edilizio Reg. Verde Pubblico e Privato PPOO PUMS Sharing City Piano di Indirizzo Forestale Food Policy Strategia di adattamento ai CC Piano delle Emergenze PTOF DUP
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3.9.3.1. Modifiche agli strumenti attuali
Di seguito, come per gli esempi precedenti, si vedranno alcune proposte di integrazione agli strumenti pianificatori del Comune di Milano di cui a pagina 134 per portare elementi di Resilienza proprio in quegli strumenti tenendo conto anche dei contributi portati dalla Food Policy, da Paesaggi Futuri, dal PAES, dalle Linee di indirizzo strategico per la riforma della gestione del verde della città di Milano. PIANO DELLE EMERGENZE Il Piano dovrebbe prevedere per i casi di rischio/emergenza, terremoto, inondazione, ecc. che le scuole dichiarate preparate quali luoghi possibili di rifugio e preparate all'operabilità di connessione e comunicazione con il C.O.C. diventino luoghi sicuri di accoglienza una per ogni NIL. REGOLAMENTO EDILIZIO 1. Progettazione passiva Gli edifici scolastici di nuova costruzione dovrebbero essere sfruttate per creare ulteriori benefici come, ad esempio, la progettazione passiva per l'incremento dell'illuminazione naturale e l'incremento della ventilazione meccanica; l'utilizzo di materiali resistenti con lo scopo di garantire la sostenibilità dei costi di manutenzione; utilizzo di materiali che migliorino la performance l'acustica della classe; introduzione di superfici permeabili, alberi e giardini per lenire il rischio di inondazione e la possibilità di fare educazione ambientale. 2. Multifunzionalità Le nuove costruzioni scolastiche dovrebbero rispondere a criteri di progettazione multifunzionale in grado di rispondere adeguatamente ai cambi di necessittà e ai cambi di condizioni nel breve e lungo periodo così come per l'operabilità in caso di emergenza. PTOF I Piani Triennali di Offerta Formativa dovrebbero prevedere una specifica sezione proprio per quei progetti che prevedono un'estensione di orario di apertura della scuola traendo arricchimento dalle risorse interne valorizzate, ma soprattutto dagli apporti esterni anche per aumentare quel rapporto tra scuola e territorio che incrementa la partecipazione e la capacità degli alunni di conoscere e interagire con soggetti differenti da quelli usuali, ampliandone le capacità di conoscere ambiti differenti da quelli usualmente affrontati a scuola nell'ottica di un apprendimento non convenzionale.
190
PAES La riqualificazione delle scuole atte alla loro indipendenza energetica e autonomia, ivi compreso l'isolamento termico, deve essere una priorità. PPOO Indirizzare e privilegiare la spesa per la sistemazione statica e della sicurezza delle scuole (CPI, abbattimento barriere architettoniche, ecc.) per arrivare gradualmente ad avere almeno per ogni NIL (e poi a crescere) una scuola che soddisfi tutte le esigenze per l'operatività in caso di emergenza e bisogno. Indirizzare e privilegiare la spesa nella riqualificazione dei cortili delle scuole e degli spazi comuni per renderli multifunzionali e utilizzabili per le scelte di cui al PTOF STRATEGIA DI ADATTAMENTO AI CAMBIAMENTI CLIMATICI Adattare gli spazi comuni delle scuole interni ed esterni ai cambiamenti climatici - ondate di calore e di gelo, inondazioni, ecc. - per renderli ospitali per le popolazioni più sensibili che, in caso di necessità, possono qui trovare un luogo ospitale.
3.9.4. Relazione con i piani vigenti
È importante, come detto precedentemente, che la presente proposta di Strategia non sia un nuovo piano che si sommi ai molti altri, anche per non perdere la visione olistica della resilienza. Per questo le azioni suddette dovranno inserirsi nei vigenti piani comunali e saper modificare questi, come visto per i tre esempi precedenti, per diventare parte integrante di Piani e Programmi del Comune di Milano. Per visionare meglio queste relazioni di seguito si vedrà come le azioni proposte dalla Strategia saranno ipoteticamente legate ai Piani vigenti del Comune di Milano.
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Soggetto
Milano: co-creare una città società aperta, inclusiva, equa
Azione
Tipologia
Creare spazi inclusivi nei quartieri L’integrazione di principi di resilienza all’interno del piano periferie Implementazione del modello di Porta Romana/Chiaravalle Sharing City Creare una rete cittadina per supportare le crisi ed essere pronti al rischio
Milano: costruire una città resiliente ai cambiamenti climatici
Revisione del Piano di Governo del Territorio AreaExpo Le linee guida per l’economia circolare; La riqualificazione di alcune piazze e l’implementazione di vertical farming; Creazione di corridoi verdi Strategia di Forestazione La rigenerazione urbana su progetti a grande scala
Milano: una città efficiente con processi resilienti
Rendere definitivo l'ufficio per la Resilienza Le linee guida di adattamento climatico entro il 2019 La codificazione di indicatori e standard di resilienza all’interno di strumenti attuativi e normativi;
Creazione cabina di regia unica Revisione del Piano delle Emergenze Tavoli multilivello per condivisione Strategia Condivire e incentivare le scelte 192
Regolamento Edilizio Regolamento del Verde Piano Triennale Opere Pubbliche PAES - Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile PGT - Piano di Governo del Territorio PUMS - Piano Urbano della MobilitĂ Sostenibile Sharing City Piano Periferie Piano delle Emergenze Reg. per la gestione dei rifiuti urbani Food Policy PTOF - Piano Triennale dell'Offerta Formativa Piano di Indirizzo Forestale
193
3.10. La
Strategia di Resilienza come procedura standard
È stato già detto che le azioni proposte - anche se rappresentative delle esigenze principali e delle capacità di networking e di resilienza della Città - sono meramente esemplificative: le condizioni ambientali, sociali ed economiche potrebbero portare a dei cambiamenti di necessità e di capacità, suggerendone di nuove, archiviando quelle più obsolete, implementando quelle terminate. I cambiamenti non lineari sono anche difficilmente prevedibili e non è nemmeno pensabile, per esigenze di tempi, di burocrazia, di energie, che la Strategia possa essere aggiornata così spesso da riuscire ad inglobare tutte le nascenti azioni e bisogni, dunque è necessario prevedere una modalità grazie alla quale l'Ufficio per la resilienza definitio nel paragrafo 3.3.1. dovrebbe essere in grado di influenzare i progetti che ritiene valevoli. Proprio per questo, una volta che l'Ufficio per la Resilienza diverrà parte organica della strutturazione amministrativa, sarà più facile il controllo e il confronto tra uffici e direzioni per una collaborazione costante dei vari uffici per influenzare tutti i processi di cambiamento della città, tramite gli organi preposti, come ad esempio la Conferenza dei Servizi, ed essere annoverato tra gli uffici comunali competenti ad emettere giudizio sui progetti. Analizzeremo di seguito come è possibile agganciare la Strategia di Resilienza e la sua metodologia di cui sopra con il lavoro ordinario degli uffici del Comune. Vedremo, quindi, come è possibile che la Strategia di Resilienza possa interagire in modo formale e/o informale con i differenti piani, scegliendone solamente alcuni - i più toccati dagli esempi pratici di cui sopra: Piano Triennale dell Opere Pubbliche, Regolamento del Verde Urbano Pubblico e Privato, Regolamento Edilizio, Piano delle Emergenze - per osservare come queste nuove lenti resilienti sul Mondo possono creare, a seconda del caso, un'interazione normativa (regolamenti, pianificazione, ecc.), gestionale (procedure, organizzazione, ecc.) o spaziale (modificazioni fisiche, ecc.). Ciascuna Direzione potrebbe avere in carico un Regolamento da modificare implementando le misure e gli obiettivi della Strategia per avere riscontro pratico nel proprio agire. Piano Triennale delle Opere Pubbliche Il Piano, che contiene le opere pubbliche aventi importo superiore ai 100.000 €, viene approvato annualmente dal Consiglio Comunale.
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Le opere sono suddivise per ambito di applicazione: -Infrastrutture e mobilità; -Verde, Agricoltura e arredo urbano; -Demanio e Beni Comunali diversi; -Impianti; -Cultura; -Scuole; -Pianificazione e programmazione mobilità; -Infrastrutture per la mobilità; -Trasporto pubblico; -Ambiente ed Energia; -Parcheggi e sportello unico mobilità; Sarebbe interessante aggiungere una sommatoria parallela che includa tutte quelle opere, afferenti a tutti gli ambiti, che, ciascuna a modo proprio, danno un contributo alla resilienza del Comune di Milano con modificazioni urbanistiche, architettoniche, viabilistiche. Soggetto
Azione
Tipologia
Direzione Bilancio ed Entrate, Area programmazione bilancio
Riunisce le opere che contengono principi di resilienza sommandone gli importi
Gestionale
Direzione Resilienza
Definisce gli standard per i quali un'Opera Pubblica può contribuire alla resilienza
Regolativo
Inseriscono criteri di GIPP nei bandi gare di appalto di lavori, di concessione e per l’affidamento di incarichi
Regolativo
Direzione Centrale Unia Appalti Area Gare Opere pubbliche Area Gestione amministrativa Progetti e Lavori Unità Gestione amministrativa Infrastrutture, Unità Gestione amministrativa Appalti misti, Edilizia per la cultura, Sport e Im-
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pianti, Unità Gestione amministrativa Demanio e Beni comunali diversi Regolamento del Verde Pubblico e Privato Una volta integrato il Regolamento in oggetto con le modifiche proposte in precedenza - atte a favorire quelle specie vegetali con elevata efficacia ambientale e capacità di adattamento, la destinazione di sempre più aree verdi pubbliche alla libera crescita delle piante per favorire la biodiversità, il minor uso di acqua e la minor manutenzione - la resilienza delle aree verdi pubbliche o private dovrebbe essere monitorata e guidata con differenti modalità: Soggetto
Azione
Direzione Urbanistica , Area Verde, Agricoltura e Arredo Urbano, Unità Programmazione, Progettazione e Realizzazione Verde Predispone un piano di forUnità Pianificazione, estazione in linea con gli sceControllo e Relazioni nari di cambiamenti climatici con la Città Controlla che i progetti relativi al verde affidati a soggetti esterni abbiano caratteristiche resilienti
Tipologia
Spaziale
Gestionale
Spaziale Unità Manutenzione del Verde
Nell'esame dei progetti urbanistici verifica che la compensazione ecologica sia sufficiente
Spaziale
Rileva le esigenze ambientali di riqualificazione del verde pubblico a seconda delle isole di calore
Spaziale
Nel coordinamento delle attività di pianificazione territoriale
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relativa al verde indirizza le scelte Impone alla gestione in Global Service standard resilienti Unità Agricoltura
Regolativo
Regolativo Nei bandi di competenza inserisce punteggi premiali per le coltivazioni biologiche, sostenibili e promuove lo sviluppo di biodiversità in ambiente agricolo
Unità Programmazione, Progettazione e Realizzazione Arredo Urbano
Gestionale Controlla che acquisti pubblici e bandi di aree da cedersi al pubblico rispettino normativa GPP
Regolamento edilizio Come visto a pagina 62 il 23% delle emissioni di CO2 sono dovute all'edilizia residenziale, ma le emissioni dovute ai gesti diretti dei cittadini sono ampliabili di un altro 26,5% se si include anche la produzione energetica (25%) e il traffico su strada (11.5%). Per questo rendere meno energivori e più sostenibili i luoghi che abitiamo potrebbe avere un grosso impatto sulla produzione generale di CO2 climalterante. Soggetto
Azione
Tipologia
Direzione Resilienza
Partecipa al coordinamento Tavoli interistituzionali complessi
Gestionale
Partecipazione ai procedimenti di VAS e VIA
Gestionale
Direzione Urbanistica Area Pianificazione Urbanistica Attuativa e Strategica Unità Pianificazione Attuativa
Nella pianificazione e gestione Regolativo di piani e programmi attuativi impone elementi di adattamento ai cambiamenti climatici
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Unità Ambiti di Trasformazione e Pianificazione Attuativa 1 e 2
Area Sportello Unico per l'Edilizia Ufficio Progetto PGT
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Nella definizione dei contenuti delle convenzioni richiede che queste soddisfino criteri di vivibilità minimi e adattabilità per tutta la loro durata
Regolativo
Unifica i dati del SIT Urbanistica sotto l'occhio della resilienza
Spaziale
Nella gestione dei procedimen- Spaziale ti di Accordo di Programma , nella pianificazione e gestione di piani e programmi attuativi, verifica che questi rispondano ad esigenze di adattamento ai cambiamenti climatici Coordinando i progetti territoriali complessi o di particolare interesse strategico e paesaggistico definisce i Documenti Preliminari alla progettazione tenendo conto della Strategia di Resilienza
Spaziale
Partecipazione in qualità di autorità procedente allo svolgimento dei procedimenti di Valutazione Ambientale Strategica e partecipazione ai procedimenti di Valutazione di Impatto Ambientale e di Valutazione Ambientale Strategica di competenza regionale per gli strumenti urbanistici di competenza
Gestionale/Spaziale
Nella redazione della variante Spaziale al Documento di Piano e agli ulteriori strumenti del PGT tiene
conto delle linee programmatiche della Strategia di Resilienza
Unità Monitoraggio Tecnico
Nella redazione del Regolamento Edilizio tipo inserisce le prescrizioni necessarie a rendere gli stabili più resilienti
Regolativo
Esame della prestazione energetica di progetti edilizi e della documentazione di fine lavori, a supporto delle Unità/ Uffici dell’Area, al fine di riconoscere agevolazioni (oneri, bonus volumetrici, ecc.) ai sensi della normativa nazionale e regionale, nonché del Regolamento Edilizio
Regolativo
Esame e controllo adempimenti in materia sismica, rilascio certificazioni o autorizzazioni sismiche
Gestionale
Piano delle Emergenze Come visto a pagina 62 il 23% delle emissioni di CO2 sono dovute all'edilizia residenziale, ma le emissioni dovute ai gesti diretti dei cittadini sono ampliabili di un altro 26,5% se si include anche la produzione energetica (25%) e il traffico su strada (11.5%). Per questo rendere meno energivori e più sostenibili i luoghi che abitiamo potrebbe avere un grosso impatto sulla produzione generale di CO2 climalterante. Soggetto
Azione
Tipologia
Direzione Resilienza
Gestione dell’emergenza sociale in collaborazione con la Direzione Politiche Sociali e la Direzione Sicurezza Urbana
Gestionale
Gestione delle emergenze
Gestionale
199
attraverso il Centro Operativo Comunale e l’Unità di Crisi Direzione Sicurezza Urbana Area Sicurezza Integrata e Protezione Civile Unità Rischi del Territorio
Implementa la mappa del rischio in collaborazione con il SIT attraverso la raccolta dei fabbisogni
Spaziale/Gestionale
Collabora alla realizzazione di attività di sicurezza partecipata con gli istituti scolastici
Spaziale
Stila l'elenco delle azioni intraprese per la gestione della sicurezza urbana e propone modifiche
Gestionale
Piano di Governo del Territorio Tra tutti i Piani citati in precedenza, quello che sicuramente ha di più le capacità di modificare lo spazio della Città verso una nuova forma è il Piano di Governo del Territorio. All'interno di questo è il Piano delle Regole che "definisce all'interno dell'intero territorio comunale gli ambiti del tessuto urbano consolidato, disciplina la regolamentazione del territorio". 66 Direzione Urbanistica Area Pianificazione Urbanistica Attuativa e Strategica Unità Pianificazione Attuativa
Per i PUA effettua la Verifica di Resilienza
Spaziale/Gestionale
66 www.comune.milano.it/wps/portal/ist/it/servizi/territorio/piano_governo_territorio_vigente/pdr_vigente/pdr_norme_doc_generali
200
Area Pianificazione Urbanistica Generale UnitĂ Certificati Urbanistici
Adegua i certificati urbanistici alle variazioni del Regolamento Edilizio Comunale
Gestionale/Regolativo
UnitĂ Pianificazione Generale
Modifica il PGT in base alla Strategia di Resilienza
Spaziale
Direzione Resilienza
Coadiuva l'Area Pianificazione Urbanistica Attuativa e Strategica nella Verifica di Resilienza ai PUA
Spaziale/Gestionale
201
3.10.1 Esempi attuativi È stato delineato il quadro delle esigenze e sono state definite le competenze possibili di alcune esemplificative Unità della varie interne alla macchina amministrativa del Comune di MIlano. Ora si prenderanno in carico alcune delle procedure e azioni definite sopra, quelle evidenziate in grassetto, perché ne venga illustrata per ciascuna la fase attuativa, eventualmente corredata da schede tecniche e cartografiche al fine di implementare nella pratica il processo amministrativo proposto e non lasciare la Strategia di Resilienza a uno strumento programmatorio e strategico privo di riscontro fattivo e concreto. Questo servirà a proporre delle istruzioni per l'uso procedurali e tecniche che, aggangiate alla Strategia di Resilienza definita in precedenza, possano essere ora applicate concretamente.
3.10.1.1 Rendiconto di resilienzia Il primo esempio preso in carico è quello della rendicontazione, all'interno del Rendiconto annuale di Gestione, delle azioni che contribuiscono alla resilienza. Il Rendiconto di gestione rappresenta infatti il documento che permette di verificare come le risorse sono state spese durante l'anno e avere perciò modo di verificare per quale importo percentuale il bilancio pubblico della Città ha destinato risorse all'aumento della resilienza del proprio metabolismo è, senza dubbi, il primo passo per essere in possesso di uno strumento grazie al quale poter controllare, e dunque indirizzare con più forza e coscienza, negli anni successivi, le azioni. L'Unità Pianificazione Strategica, Controllo e Patto Milano, nell'espletamento dell'"elaborazione dei rendiconti gestionali di periodo, con analisi degli scostamenti dal budget" 67 aggiungerà un allegato oltre a quelli previsti dalla legge 23 giugno 2011, n. 118, prevedendo un'opportuna modifica al Regolamento di Contabilità, in cui, appunto, mettere in chiaro le spese effettuate durante l'anno per la resilienza, in tutte le aree dell'amministrazione: culturale, ambientale, urbanistica, mobilità, sociale, ecc.. Ciascuna Direzione proporrà, in tempo utile affinché "la direzione bilanci del
67 www.comune.milano.it
202
Servizio finanziario predisponga gli schemi di rendiconto e della relativa proposta di deliberazione consiliare in tempo utile, perché la Giunta Comunale possa provvedere al loro esame e approvazione, di norma, entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello cui si riferisce il rendiconto." 68, le azioni che ritiene possano essere assoggettabili alla resilienza secondo la scheda n° 1 (Verifica contributo resilienza di un'azione) qualora l'azione non sia un'opera oppure secondo la scheda n°2 (Verifica contributo resilienza di un'opera); l'Unità Pianificazione Strategica, Controllo e Patto Milano, d'accordo con la Direzione Città Resilienti, determinerà quali delle suddettte potranno essere annoverate, dunque l'Unità di cui sopra compilerà la scheda n° 3 riassuntiva. Questa novità potrebbe sembrare un appesantimento per l'Amministrazione Comunale, ma è altresì un comodo metodo per avere la visione globale delle attività della stessa e di come le sue azioni, non ultimo dal punto di vista economico, stanno modificando le abitudini e le capacità resilienti della Città.
3.10.1.2 Prescrizioni al Piano Triennale delle Opere Pubbliche Avendo visto, nelle pagine 159, 175, 189, che il Piano Triennale delle Opere pubbliche è, tra tutti, uno dei Piani che più subirebbe le influenze della Strategia per l'entità e la quantità delle azioni che lo coinvolgono, risulta prioritario indirizzare le scelte dell'amministrazione verso opere pubbliche che sappiano essere fatte con criteri resilienti e che sappiano creare luoghi e aree maggiormente capaci di subire e superare shock e stress. Per questo la Direzione Città Resilienti dovrebbe definire gli standard per i quali un'Opera Pubblica può contribuire alla resilienza come da Scheda n° 2, mentre l'Area Gare Opere pubbliche della Direzione Centrale Unica Appalti, in conformità alle indicazioni del nuovo “Codice Appalti” (Dlgs. 50/2016), così come è stata prevista l’integrazione dei CAM nel Capitolato di gara così come richiesto dall’articolo 34 del Codice, in fase di partecipazione alla gara ulteriori criteri premianti potrebbero derivare anche criteri di resilienza, così come visto essere avvenuto per AreaExpo. I concorrenti con relazioni descrittive, indicazioni e dichiarazioni specifiche dovrebbero dimostrare che le modalità e la progettazione dell'Opera risultano resilienti e in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici secondo la Scheda n° 2,
68 Ivi
203
che sarà successivamente valutata dalla Direzione Resilienza.
3.10.1.3. Piani attuativi resilienti Se la resilienza, come ampiamente visto nei capitoli precedenti, non riguarda solo le strutture fisiche della Città, ma anche i modi in cui viene gestita, vissuta, relazionata, è altresì vero che la pianifiicazione urbanistica indirizzata in tal senso è forse la sfida primaria dalla quale deriva tutto il resto. Sulla scia ed emulando l'Esame dell'impatto paesistico dei progetti - "applicato in forma sperimentale agli interventi edilizi maggiori. (Approvato ai sensi dell’art. 30 delle Norme di Attuazione del Piano Territoriale Paesistico Regionale con D.G.R. 8 novembre 2002 n. 7/II045)" 69 adottato dal Consiglio Comunale di Milano con delibera n. 16 del 22 maggio 2012 che ha approvato il Piano di Governo del Territorio che impone agli "interventi di nuova costruzione nonché interventi di sostituzione e interventi di ristrutturazione edilizia o urbanistica che comportino entrambi cambio di destinazione d’uso da funzioni urbane produttive verso altre funzioni urbane, su aree di intervento inserite nell’ambito del Tessuto Urbano Consolidato (TUC) con superficie maggiore di 15.000 m2 (art. 11.3.3 PdR)" 70 un esame supplementare di impatto paesistico, si propone, considerate le modifiche preliminari al Regolamento Edilizio della Scheda n° 5, che ogni intervento edilizio maggiore di 10.000 m2 subiscano una similare assoggettazione al parere della Direzione Resilienza che verifichi la resilienza dell'intervento in oggetto come da Scheda n° 6; l'istruttoria prevede inoltre la compilazione delle schede n° 2 e 4. L'istruttoria è da ritenersi necessaria, pur in via sperimentale, per: -interventi con superficie maggiore di 10.000 m2 -interventi con opere negli Ambiti di Trasformazione Urbana (ATU) del Documento di Piano; -piani Attuativi Obbligatori; -realizzazione di Grandi Strutture di Vendita nei Nuclei di Antica Formazione (NAF) e realizzazione di GSV > 5.000 m2 di superficie di vendita nel tessuto di recente formazione (TRF) L’ istruttoria viene svolta in collaborazione tra l''Area Pianificazione Urbanistica Attuativa e Strategica e la Direzione Resilienza che ne verificherà la corrispon-
69 Comune di Milano, Esame di impatto paesistico, Milano, 2005 70 Ivi
204
denza con gli obiettivi definiti dalla Strategia ed è da considerarsi in aggiunta rispetto alle altre procedure cogenti o imposte da differenti procedimenti urbanistici o amministrativi.
3.10.2. Abaco resiliente Risulta utile, infine, con lo scopo di consolidare la logica della Strategia di Resilienza che permea tutti gli aspetti dell'amministrazione della cosa pubblica, proporre un abaco che espliciti la logica progettuale con delle proposte attuative di azione. Questo Abaco andrebbe condiviso, per i motivi visti nel paragrafo "3.3.2. La partecipazione come strumento per migliorare i processi verso una consapevolizzazione collettiva" che creano, di per sè e per definizione, resilienza del processo, con gli attori che, in ciascun ambito, sono stati esaminati nella immagine 25. Per il collegamento di cui sopra agli scopi generali della Strategia, queste azioni specifiche, poi, come si vede nella Scheda 1, rimanderanno agli obiettivi, goal e azioni della tabella generale di pagina 140.
205
3.11 Allegati Scheda n° 1 - Verifica contributo resilienza di un'azione La presente scheda, come visto a pagina 202, va allegata all'allegato al Rendiconto di Bilancio solo se presenta il parere favorevole della Direzione Resilienza AZIONE descrizione
codice DUP
annualità
n° Direzione proponente SCALA
PERIODO
Metropolitana
Quartiere
Città
Via
Breve
Medio
Lungo
ATTORI COINVOLTI OBIETTIVO Il progetto a quali obiettivi risponde? Perché? Milano: una città resiliente ai cambiamenti climatici
Milano: una città società aperta, inclusiva, equa
Milano: una città efficiente con processi resilienti
SDG'S Si barrino gli SDG's cui l'azione aiuta ad arrivare specificando, ove possibile, i sotto obiettivi
206
QUALITÀ DI RESILIENZA Riflessivo es: Contribuisce a risolvere stress/shock che affliggono o hanno subito in precedenza l'area/il tema?
Ricco di risorse es: Sfrutta al meglio tutte le risorse materiali e immateriali coinvolte? È innovativo e creativo nell'uso di queste?
Inclusivo es: Coinvolge tutti gli stakeholder possibili nell'ideazione/sviluppo/attuazione dell'azione, ciascuna secondo le proprie capacità? Integrato es: Aumenta il dialogo e l'interazione tra sistemi, enti, ambiti differenti per un arricchimento reciproco?
Concreto es: Prevede e pianifica tutti gli scenari possibili adottando per ciascuno processi e modelli di risposta? Ridondante es: È in grado di sopperire a più bisogni di quelli strettamente necessari?
Flessibile es: In caso di cambio delle necessità e delle condizioni, sa adattarsi alle mutate esigenze senza intaccare la sua qualità?
PARERE DELLA DIREZIONE RESILIENZA Favorevole Contrario, eventualmente integrabile:
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Scheda n° 2 - Verifica contributo resilienza di un'opera La presente scheda, come visto a pagina 202, va allegata all'allegato al Rendiconto di Bilancio solo se presenta il parere favorevole della Direzione Resilienza OPERA descrizione
n°
codice DUP
annualità
Direzione proponente SCALA
PERIODO
Metropolitana
Quartiere
Città
Via
Breve
Medio
Lungo
ATTORI COINVOLTI OBIETTIVO Il progetto a quali obiettivi risponde? Perché? Milano: una città resiliente ai cambiamenti climatici
Milano: una città società aperta, inclusiva, equa
Milano: una città efficiente con processi resilienti
SDG'S Si barrino gli SDG'S cui l'azione aiuta ad arrivare specificando, ove possibile, i sotto obiettivi
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QUALITÀ DI RESILIENZA Riflessivo es: Contribuisce a risolvere stress/shock che affliggono o hanno subito in precedenza l'area/il tema?
Ricco di risorse es: Sfrutta al meglio tutte le risorse materiali e immateriali coinvolte? È innovativo e creativo nell'uso di queste?
Inclusivo es: Coinvolge tutti gli stakeholder possibili nell'ideazione/sviluppo/attuazione dell'azione, ciascuna secondo le proprie capacità? Integrato es: Aumenta il dialogo e l'interazione tra sistemi, enti, ambiti differenti per un arricchimento reciproco?
Concreto es: Prevede e pianifica tutti gli scenari possibili adottando per ciascuno processi e modelli di risposta? Ridondante es: È in grado di sopperire a più bisogni di quelli strettamente necessari?
Flessibile es: In caso di cambio delle necessità e delle condizioni, sa adattarsi alle mutate esigenze senza intaccare la sua qualità?
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Energia % impiego energie rinnovabili eolico solare idrico geotermico biomassa
kWh kWh kWh kWh kWh kWh kWh
Risorse Utilizzo acqua Verde a suolo Verde in copertura Verde a parete tonnellate di CO2 Essenze piantumate Produzione edibile Macchine sottratte al traffico Acqua riutilizzata Richiesta idrica Materiale utilizzato riciclato Sergenti di ricarica elettriche Area impermeabilizzata
l/utente m2/utente m2/utente m2/utente CO2/anno/utente n°/utente ton/anno n° l/utente l/utente % n° m2
Cambiamenti Climatici e Resilienza Durata opera con standard di partenza Capacità dell'opera di mantere temperature vivibili in assenza di corrente Stoccaggio idrico Autonomia di stoccaggio energetico Servizi offerti Acqua piovana raccolta Illuminazione naturale Aree condivise
210
anni ore
litri ore n° litri lux m2
PARERE DELLA DIREZIONE RESILIENZA Favorevole Contrario, eventualmente integrabile:
211
Scheda n° 3 - Riassunto azioni resilienti in allegato al Rendiconto La presente tabella, come visto a pagina 202, costituirà allegato specifico al Rendiconto di Bilancio e va compilata, in ogni sua parte, a opera dell'Unità Pianificazione Strategica, Controllo e Patto Milano, d'accordo con la Direzione Città Resilienti che ne contrassegnerà la validità. Questo allegato al Rendiconto annuale di Gestione servirà a focalizzare l'attenzione sugli investimenti per l'aumento della resilienza della città in campo economico, sociale, ambientale. Missione, titolo, programma del DUP Denominazione
Azione/Opera Direzione
Totale
Totale
Totale
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Importo
di cui Entrate proprie Mutui
Trasferimenti e Avanzo di entrate vincolate amministrazione
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213
Scheda n° 4 - Relazione descrittiva con indicazioni e dichiarazioni specifiche circa la resilienza dell'Opera Ogni Capitolato d'appalto dovrà contenere un articolo specifico per richiedere che la prestazione contenga principi che attrezzino l'opera di strumenti per la resilienza, come da esempio successivo: Art. X RESILIENZA L’impresa, ai fini delle premialità definite dal bando di gara, dovrà dimostrare redigendo la relazione successiva, la resilienza e la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici dell'opera da realizzarsi. Con una relazione descrittiva si dovranno dichiarare e spiegare le qualità che danno alla suddetta le capacità di rispondere con successo a shock e stress fisici, economici, sociali. Si dovranno descrivere: -gli stress e gli shocks che si subiscono, che si potrebbero subire, fornendo adeguata risposta agli stessi; -gli attori e i soggetti coinvolti, le modalità delle consultazioni effettuate e i metodi partecipativi preliminari e successivi alla realizzazione dell'opera che ne migliorino il legame territoriale; -le alternative progettuali non perseguite con relativa motivazione; -gli obiettivi che si perseguono; -le qualità della resilienza cui si dà risposta (riflessiva, ricca di risorse, inclusiva, integrata, concreta, ridondante, flessibile) -una specifica parte nella quale si dichiara quale dei Sustainable Developpment Goals si possono raggiungere, motivando l'asserzione e specificando quale dei sotto-obiettivi si raggiungono e in che quantità. -le previsioni di monitoraggio e le sue modalità per l'adattabilità dell'opera in base alle mutate esigente e contesto.
214
Scheda n° 5 - Integrazioni al Regolamento Edilizio 1. Progettazione passiva Gli edifici scolastici di nuova costruzione dovrebbero essere sfruttate per creare ulteriori benefici come, ad esempio, la progettazione passiva per l'incremento dell'illuminazione naturale e l'incremento della ventilazione meccanica; l'utilizzo di materiali resistenti con lo scopo di garantire la sostenibilità dei costi di manutenzione; utilizzo di materiali che migliorino la performance l'acustica della classe; introduzione di superfici permeabili, alberi e giardini per lenire il rischio di inondazione e la possibilità di fare educazione ambientale. 2. Multifunzionalità Le nuove costruzioni scolastiche dovrebbero rispondere a criteri di progettazione multifunzionale in grado di rispondere adeguatamente ai cambi di necessittà e ai cambi di condizioni nel breve e lungo periodo così come per l'operabilità in caso di emergenza. 3. Compensazione ecologica In tutti gli interventi dovranno essere piantumati nel lotto interessato o, qualora non fosse possibile, in aree pubbliche indicate dall’amministrazione, ogni 20 m2 di Superficie Lorda interessata dall’intervento, 1 albero (di non meno di 1.50m di altezza) o 15 arbusti (di non meno di 60 cm di altezza). Nel caso di collocazione su terreni comunali, le essenze, concordate con l’amministrazione, dovranno essere fornite e messe a dimora dal privato. Per i complessi condominiali di due unità o più, ogni 3 unità edificate, è obbligatoria la predisposizione di un'area verde nei pressi del costruito adeguatamente piantumata (concordando le essenze con l'amministrazione) a fruizione pubblica di ampiezza non inferiore all'area del piano terreno del condominio più grande. 4. Tetti verdi o pareti verdi Si prescrive obbligatorio, l’aumento della superficie inerbata attraverso l’impiego dei “tetti verdi”, per gli edifici pubblici; Le coperture verdi estensive devono essere applicati per almeno il 40% della superficie agli Edifici E1, E2, E3, E4, E7. Le coperture verdi intensive devono essere applicati per almeno il 40% della superficie agli Edifici E2, E3, E5, E6, E7. È opportuno disporre la vegetazione o altri schermi in modo tale da rendere massimo l'ombreggiamento estivo delle seguenti superfici, in ordine di priorità: -le superfici vetrate e/o opache esposte a Sud e Sud-Ovest; -le sezioni esterne di dissipazione del calore degli impianti di climatizzazione, i tetti e le coperture;
215
-le pareti esterne esposte a Ovest, a Est e a Sud; -le superfici capaci di assorbire radiazione solare entro 6 metri dall'edificio; Al fine di ottenere un ottimale ombreggiatura degli edifici si consiglia la scelta di alberi piantati a distanze tali che la chioma venga a situarsi a: -non più di 3 metri di distanza dalla facciata da ombreggiare, se esposta a Est od Ovest; -non più di 2 metri di distanza dalla facciata da ombreggiare se esposta a Sud;. È obbligatoria la piantumazione con verde rampicante da prevedere già nel progetto nei pergolati; Nella progettazione delle aree, circostanti gli edifici, dovranno essere utilizzate strategie che consentano la riduzione dell’effetto “isola di calore”, attuando un adeguato studio dell’albedo, ovvero un’opportuna scelta di colori, materiali e utilizzo del verde; 5. Acqua piovana Per l’urbanizzazione dei nuovi comparti edificatori, si dovrà prevedere, quale opera di urbanizzazione primaria, la realizzazione di reti duali per l'utilizzo di acque meno pregiate e dunque apposite cisterne di raccolta dell’acqua piovana, della relativa rete di distribuzione e dei conseguenti punti di presa per il successivo riutilizzo esclusivamente per irrigazione delle aree verdi e per lo scarico dei water. La quantità di acqua che tali cisterne dovranno raccogliere dipenderà dalla massima superficie coperta dei fabbricati da realizzarsi nell’intero comparto e non dovrà essere inferiore a 50 l/m2; l'acqua dovrà essere debitamente filtrata. 6. Risparmio Idrico Si obbliga l’adozione, negli edifici di nuova costruzione e nelle ristrutturazioni di servizi igienici pubblici e privati, di dispositivi per la regolazione del flusso di acqua dalle cassette di scarico dei gabinetti dotate di un dispositivo comandabile manualmente che consenta in alternativa la regolazione, prima dello scarico, di almeno due diversi volumi di acqua 7. Recupero delle acque grige Gli organismi edilizi vanno concepiti e realizzati in modo tale da favorire il recupero delle acque grigie provenienti dagli scarichi di lavabi, docce, vasche da bagno, lavatrici. Il requisito e soddisfatto se: - i sistemi di captazione e di accumulo delle acque grigie assicurano un recupero, pari ad almeno al 70%, delle acque provenienti dagli scarichi di lavabi, docce, vasche da bagno, lavatrici; - sono predisposti filtri idonei a garantire caratteristiche igieniche di qualità dell’acqua concordati con l’ASL che le rendano atte agli usi compatibili all’interno dell’edificio o nelle sue pertinenze esterne;
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-escluso il WC sono previsti per i terminali della rete duale idonei accorgimenti per evitare usi impropri (per edifici esistenti, in caso di sostituzione dell’impianto idrico, i sistemi di captazione e di accumulo delle acque grigie devono assicurare un recupero pari ad almeno il 50% del totale). È data possibilità di integrare a parte del fabbisogno di energia reintegrando fluidi aventi terminato il loro ciclo sfruttando il calore associato a fluidi - e in riscaldamento e in raffreddamento - al termine o durante le fasi di cicli produttivi o di climatizzazione (scambiatori e/o recuperatori acqua-acqua, aria-acqua, acqua aria, ecc). L’installazione di uno dei sistemi suddetti è da considerarsi titolo di merito, se l’efficienza del dispositivo è > 60%. Tali dispositivi possono essere: a) non abbinati al ciclo produttivo; b) abbinati al ciclo produttivo. 8. Energia solare In mancanza comprovati impossibilità date da fattori di natura tecnica, funzionale, storico, ambientale ed urbanistica, adeguatamente dimostrati e relazionati, in ogni intervento, gli edifici devono essere posizionati con l’asse longitudinale principale orientato lungo la direttrice Est-Ovest con una tolleranza indicativa di +/- 30° al fine di beneficiare al massimo dall'illuminazione naturale; le interdistanze fra edifici attigui devo permettere la riduzione al minimo dell’ombreggiamento sulle rispettive facciate nelle peggiori condizioni stagionali (indicate al 21 dicembre). Gli ambienti definiti di vita diurna devono essere disposti preferibilmente a Sud–Est, Sud e Sud–Ovest, mentre i locali che necessitano di un minore riscaldamento (vani tecnici, magazzini, garage, corridoi, disimpegni, ripostigli, lavanderie ecc.) devono essere disposti preferibilmente lungo il lato Nord. Su edifici di nuova costruzione è obbligatoria l'installazione di almeno 1,5 kW annui di fotovoltaico/100m2 e di impianti che producano almeno il 50% di ACS (acqua calda sanitaria) da solare termico. 9. Mobilità In parcheggi di nuova costruzione una quota non inferiore al 5% dell’area relativa, adeguatamente attrezzata, dovrà essere riservata al parcheggio di biciclette. Prevedere inoltre almeno un posteggio ogni 100 per auto elettriche con relativa sorgente di ricarica. 10. Illuminazione naturale E' obbligatorio un indice di illuminazione naturale interna media pari a: Abitazioni: salotto - 500 lux, soggiorno- 500 lux, cucina- 400 lux, camera da letto- 350 lux, zona di lettura- 400 lux, bagno - 400 lux, corridoi, scale- 200lux, garage, cantine, solai - 100 lux; Uffici - 600 lux; Scuole - 600 lux; Negozi - 450 lux; Grandi magazzini - 800 lux;
217
11. Socialità È obbligatorio, nei palazzi a uso residenziale di nuova costruzione, la creazione di una stanza con misure minime di 20m2 ogni 4 unità abitative da adibire a lavanderia collettiva. Negli edifici residenziali è obbligatorio, ogni 5 unità abitative, adibire uno spazio di 30 m2 per la socializzazione. Almeno il 20% dell'area di proprietà deve essere adeguatamente messa in sicurezza e adibita al gioco. 12. Economia circolare Nel caso in cui il progetto di urbanizzazione ed edificazione preveda la realizzazione di rilevati, re-interri, riempimenti, sottofondazioni devono essere impiegati materiali e componenti derivanti da attività di riciclaggio in quantità, espresse in volume percentuale, non inferiore del 50% del volume complessivo movimentato. Almeno il 20% dei materiali utilizzati per l'edificio devono avere comprovata certificazione di qualità ambientale 13. Riflettanza È obbligatorio in tutti gli interventi ove sia previsto il rifacimento di coperture, l’utilizzo di matriali e finiture superficiali con un alto coefficiente di riflettanza solare, in grado di garantire un efficace controllo dei guadagni termici delle strutture opache e ridurre l’effetto isola di calore. Si fa salvo il parere degli organi competenti in materia di edifici vincolati ai sensi del Dlgs 42/2004. Per nuovi edifici e per le ristrutturazioni e riqualificazioni che riguardino i tetti, laddove possibile, è obbligatorio il 20% di superficie inerbata sui tetti. Per gli edifici produttivi l'area del tetto da predisporre a verde è del 50%. 10. Isolamento acustico Nelle nuove costruzioni, ampliamenti o interventi di recupero dell’esistente che prevedano interventi sull’involucro esterno e la sostituzione dei serramenti il livello sonoro del rumore provocato in un alloggio da impianti tecnologici (ascensori, impianto termico, impianti di condizionamento, ecc.) installati in altri alloggi o in spazi comuni anche esterni all’edificio, non deve superare i 25 dB(A) continui con punte di 30 dB(A). 14. Permeabilità Parcheggi con più di 8 posti macchina devono essere adeguatamente permeabili, almeno nei posteggi. (rapporto pieno/vuoto minima nei posteggi 50%) E' vietata la progettazione di superfici maggiori di 800mq totalmente impermeabili. In parcheggi di più di 4 posti macchina ogni 4 posti deve essere piantumato almeno un albero.
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Scheda n° 6 - PUA: Verifica di Resilienza La verifica di resilienza del Piano Urbanistico è riferito alla capità di questo di subire e reagire agli shock e agli stress attualmente insistenti sull'area e quelli previsti dalla Strategia di Resilienza del Comune di Milano. Per questo la sua valutazione dovrà tenere conto della conformazione fisica dell'area in oggetto, delle sue qualità, delle capacità di modificazione e di relazione con il resto della Città.
SPAZIO RISERVATO AL PROPONENTE PERMESSO DI COSTRUIRE n°
PROTOCOLLO n°
via
OPERA descrizione
SCALA Metropolitana
Quartiere
Città
Via
INTERVENTO DI Nuova costruzione
Ampliamento
Recupero
Altro:
DESTINAZIONE ATTORI COINVOLTI NEL PROCESSO DECISIONALE
OBIETTIVO Il progetto a quali obiettivi risponde? Perché? Milano: una città resiliente ai cambiamenti climatici
Milano: una città società aperta, inclusiva, equa
Milano: una città efficiente con processi resilienti
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Riflessivo Comprende tutti i rischi e pericoli cui l'area può andare in contro Modifica la sua forma in base a esigenze future Capacità di contribuire a risolvere gli stress presenti nell'area Capacità di contribuire a risolvere gli shock presenti nell'area Supera gli stress e gli shock che ha eventualmente subito in precedenza Crea maggior capacità del territorio di adattarsi ai cambiamenti climatici Mitiga, per quanto può, i cambiamenti climatici Ricco di risorse Evita al meglio ogni spreco di risorse naturali Evita al meglio ogni spreco di risorse intellettuali Trova nuovi modi di utilizzo/riutilizzo delle risorse È capace di limitare i danni in caso di shock fisici È collegata con similari opere anche oltre i confini comunali Condivide conoscenze/mezzi/persone con altre aree Riduce i costi di gestione rispetto a simili interventi Abbassa costi ed esigenze di manutenzione Rinnova e supera metodi usualmente adottati in simili contesti Possiede più di una soluzione per affrontare gli stress Inclusivo Risponde alle esigenze di più stakeholders Coinvolge marginalità sociali Coinvolge fin dall'ideazione stakeholders disparati Trova metodi partecipativi per l'attuazione delle sue specificità Permette l'accesso alla più vasta gamma di usufruitori L'intervento contribuisce a diminuire il disagio sociale Si sperimentano modi nuovi di vivere la città Si favorisce il flusso di persone Aumenta lo spazio pubblico Integrato Aumenta dialogo e interazione tra sistemi ed enti differenti per un arricchimento reciproco Sviluppa reti multilivello Aiuta altri enti/associazioni a conoscerne altre È pensato come parte di reti più grandi È collegata con opere o persone che hanno accomunabili scopi Concreto
220
Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì
No No No No No No No No No No No No No No No No No No No No No No No No
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No No No No No No No No No No No No No No No No
Per la maggior parte delle difficoltà o potenziale problema ha una soluzione pianificata I suoi sistemi sono ben pensati I materiali sanno rispondere a tutte le esigenze È progettato in maniera tale da gestire in modo ottimale i flussi Diminuisce le esigenze rispetto alle medie cittadine Ridondante Rispetto alle esigenze dell'area, sa influire su più dei bisogni direttamente correlati Sa variare la proposta in caso di variate necessità Sa aumentare la sicurezza dell'area Contribuisce a bisogni generalizzati della Città Contribuisce a bisogni generalizzati della Regione Prevede più stress e shock di quelli attesi Flessibile Senza eccessivi costi sa adattarsi agli scenari climatici mutati Senza eccessivi costi sa adattarsi alle mutate esigenze economiche e sociali È dotato di spazi che sanno modifarsi per mutate esigenze Mantiene le sue qualità e specificità anche in caso di difficoltà Si prevede un adeguato monitoraggio delle condizioni e dei risultati
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Altro
SPAZIO RISERVATO AGLI UFFICI Coerente con giudizio complessivo
1 2 3 4 5
Riesame per le seguenti motivazioni:
Integrazioni suggerite:
221
Scheda n° 7 - Abaco Obiettivo
Goal
Azione
Creare spazi inclusivi nei quartieri
Milano: co-creare una città società aperta, inclusiva, equa
Rafforzare le comunità L’integrazione di principi nei quartieri e l'integrazi- di resilienza all’interno one sociale del piano periferie
Implementazione modello di Porta Romana/ Chiaravalle Sharing City
Preparare la società alla Creare una rete cittadina resilienza per rispondere per supportare le crisi ed a shock e stress essere pronti al rischio
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Misura
Direzione
Tipologia
Aprire le scuole anche in orario extrascolastico Attrezzare i parchi giochi anche per disabili Dotare gli alloggi ERP di luoghi comuni e di struttute di cogestione delle abitazioni Coinvolgere gli abitanti e le associazioni di categoria nel prendersi cura di spazi pubblici Uso creativo di spazi in disuso Utilizzo creativo di case anziani Convivenza anzini e bambini
Educazione Sport Politiche Sociali
Policy Gestionale Policy
Politiche Sociali
Policy
Urbanistica Politiche Sociali Politiche Sociali
Urbanistica Policy Policy
Creare nuovi luoghi verdi decementificando suolo impermeabile Ristrutturare energeticamente gli ERP/ERS e diffondere tra affittuari la coscienza del risparmio energetico Aumentare la dotazione di orti urbani e specie edbili nelle periferie Aumentare le competenze digitali e i livelli di empowerment delle comunità
Urbanistica
Urbanistica
Politiche Sociali
Urbanistica
Ambiente
Policy
Poliche Sociali
Policy
Rendere i punti luce intelligenti e integrati Sviluppare app e reti di condivisione Implementare tecnologie intelligenti di parcheggio Intensificare la rete di stazioni di ricarica elettrica Favorire utilizzo veicoli elettrici in logistica urbana Intensificare il bike/car sharing Estendere il bike/car sharing al territorio metropolitano
Ambiente Sistemi informatici Sistemi informatici Sistemi informatici Sistemi informatici Ambiente Ambiente
Gestionale Policy Gestionale Gestionale Policy Gestionale Policy
Preparare le associazioni alla collaborazione durante eventi emergenziali Intraprendere azioni per l'aumento del BES Nuovi metodi di comunicazione coi cittadini Produrre una comunicazione di resilienza mirata a sensibilizzare i cittadini
Sicurezza Urbana
Policy
Poliche Sociali Sistemi informatici Generale
Policy Gestionale Policy
Aumentare i tetti verdi Incentivare progetti di Infrastrutture Verdi per riconnettere gli spazi verdi urbani e periurbani Considerare i viali alberati come “parchi lineari” utili per la connessione ecologica delle foreste urbane Integrare le Infrastrutture Verdi con la mobilità urbana sostenibile sostenendo la riduzione degli spazi asfaltati Favorire una più equa distribuzione delle aree verdi tra le diverse aree della città
Urbanistica Urbanistica
Urbanistica Urbanistica
Ambiente
Gestionale
Urbanistica
Urbanistica
Urbanistica
Urbanistica
223
Obiettivo
Goal
Azione Revisione del Piano di Governo del Territorio
Preparare le infrastrutture e i sistemi ai cambiamenti e renderle sostenibili AreaExpo
Milano: costruire una cittĂ resiliente ai cambiamenti climatici
Le linee guida per lâ&#x20AC;&#x2122;economia circolare;
Passare a un'economia innovativa, circolare e della condivisione
La riqualificazione di alcune piazze e lâ&#x20AC;&#x2122;implementazione di vertical farming;
Creazione di corridoi verdi La rigenerazione urbana su progetti a grande scala
224
Misura
Direzione
Tipologia
Creare zone umide, cunettte erbose e filtri vegetali Aumento riflettanza e emissività superfici edifici Aumento riflettanza e emissività superfici Sostituire le pavimentazioni destinate a parcheggio con aumento di superfice verde Creare vasche di laminazione in ampie superfici pavimentate (viadotti, rotonde, tangenziale) Migliorare le capacità e la comprensione della resilienza nei fornitori di servizi pubblici
Ambiente Urbanistica Urbanistica Ambiente
Urbanistica Urbanistica Urbanistica Gestionale
Ambiente
Urbanistica
Centrale Unica Appalti
Policy
Favorire i processi di recupero dei corsi d’acqua e delle cenosi ripariali e acquatiche Promuovere l’uso e la durata di vita dei prodotti legnosi Turismo sostenibile e lento (Vento, via Francigena, ecc) Promuovere l’uso e la durata di vita dei prodotti legnosi Utilizzo acqua piovana irrigazione pubblica Incentivare l'installazione di cisterne di recupero dell'acqua piovana proveniente dai tetti/pluviali Filtrare/intercettare le acque di prima pioggia provenienti dalla rete stradale Teleriscaldamento Luoghi per riuso/riparo/riutilizzo/recupero
Ambiente
Policy
Ambiente
Policy
Marketing Metropolitano Policy Ambiente
Policy
Centrale Unica Appalti Urbanistica
Gestionale Policy
Ambiente
Gestionale
Ambiente Politiche Sociali
Urbanistica Policy
Aree umide Piazze inondabili Parchi inondabili al bisogno Formare al rispetto della natura i più giovani e stimolare senso critico e identità nei più grandi
Ambiente Urbanistica Urbanistica Educazione
Urbanistica Urbanistica Urbanistica Policy
Incrementare copertura degli alberi e di aree verdi Incrementare la diversità vegetale delle foreste urbane in linea con le potenzialità del territorio Selezionare specie vegetali autoctone coerenti con le caratteristiche ecologiche del territorio per garantire piena funzionalità dei servizi ecosistemici Supportare progetti di ricerca per la valutazione dei benefici economici delle foreste urbane Favorire i processi di recupero dei corsi d’acqua e delle cenosi ripariali e acquatiche Incentivare l'installazione di Rain Garden dove convogliare le acque piovane provenienti dal tetto domestico per scollegarsi dalla rete fognaria Incentivare l'installazione di Dry wells
Ambiente Ambiente
Urbanistica Gestionale
Ambiente
Policy
Educazione
Policy
Urbanistica
Urbanistica
Urbanistica
Urbanistica
Urbanistica
Urbanistica
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Obiettivo
Goal Rafforzare le infrastrutture verdi e blu per mitigare i cambiamenti e migliorare la qualitĂ della vita
Azione Rendere definitivo l'ufficio per la Resilienza
Le linee guida di adattamento climatico entro il 2019 La codificazione di Applicare la resilienza ai indicatori e standard di processi amministrativi resilienza allâ&#x20AC;&#x2122;interno di strumenti attuativi e normativi;
Creazione cabina di regia unica Milano: una cittĂ efficiente con processi resilienti
Applicare la resilienza ai processi amministrativi La revisione del Piano delle Emergenze
Cooperare con altri enti per la trransizione digitale ed energetica
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Tavoli multilivello per condivisione Strategia Condivire e incentivare le scelte
Misura
Direzione
Tipologia
Coinvolgimento delle istituzioni scolastiche allo scopo di promuovere la resilienza delle comunita' e l'adozione di comportamenti consapevoli e misure di autoprotezione da parte dei cittadini
Educazione
Policy
Aumento monitoraggio e sorveglianza in tempo reale degli eventi e della conseguente evoluzione degli scenari di rischio Coinvolgimento delle istituzioni scolastiche allo scopo di promuovere la resilienza delle comunita' e l'adozione di comportamenti consapevoli e misure di autoprotezione da parte dei cittadini Informare la popolazione sugli scenari di rischio e le relative norme di comportamento nonche' sulla pianificazione di protezione civile; Promozione e organizzazione di esercitazioni ed altre attivita' addestrative e formative, anche con il coinvolgimento delle comunita', sul territorio nazionale al fine di promuovere l'esercizio integrato e partecipato della funzione di protezione civile; Raccordo tra la pianificazione di protezione civile e la pianificazione territoriale e le procedure amministrative di gestione del territorio per gli aspetti di competenza delle diverse componenti. Definizione e messa a sistema di indicatori di misurazione impatto
Sicurezza Urbana
Gestionale
Educazione
Policy
Sicurezza Urbana
Policy
Sicurezza Urbana
Gestionale
Urbanistica
Urbanistica
Urbanistica
Urbanistica
Facilitare la condivisione dei dati tra le agenzie del settore pubblico e il terzo settore Facilitare le discussioni con i partner economici per garantire che la resilienza della societĂ sia un risultato voluto di nuovi interventi economici
Direzione Generale
Policy
Direzione Generale
Policty
Sviluppare un meccanismo efficace per il trasferimento delle conoscenze e la condivisione dei migliori pratiche tra agenzie
227
conclusioni
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Con questa Tesi di Laurea si è voluto provare a trovare la migliore soluzione per dare uno strumento alle Città - in particolare quelle Europee e Italiane a partire dal caso studio della Città di Milano - che sapesse considerare, collegare, far dialogare e arricchire reciprocamente, tutti gli aspetti di queste, aiutandole a modificarsi in ottica resiliente ai cambiamenti climatici, economici e sociali cui vanno tutte, inesorabilmente, in contro o che in alcuni casi, come visto, già subiscono. Negli anni si sono succedute, con spinte e coordinamenti globali, ma non solo, in risposta alle esigenze planetarie di un cambio di passo nei confronti dell'ambiente, varie iniziative per modificare le città, fisicamente o dal punto di vista dei metodi e delle procedure seguite e implementate, siano queste burocratiche o no. Provando a trarre ricchezza da tutte queste esperienze con questa tesi, e grazie all'esperienza maturata dal network 100 Resilient Cities, si è proposto una Strategia che potesse essere applicata alle Città al fine di renderle organismi - in ottica metabolica - più capaci di affrontare gli shock e gli stress che vediamo e che ci attendono. Si è proposto uno strumento il più aperto, flessibile, dinamico possibile, non solo per non appesantire ulteriormente e rendere più complessa la macchina amministrativa, già talvolta eccessivamente macchinosa, ma proprio per la convizione che gli obiettivi da raggiungersi, così ampi, difficili, complessi e concatenati, abbisognino del contributo libero, anche volontario, ma deciso di tutti gli attori in gioco: dal singolo, alla comunità, al settore privato, quello del terzo settore, non ultimo le istituzioni. Uno strumento però diverso, perché "la crisi climatica ci sfida proprio a immaginare altre forme di esistenza umana, perché se c'è una cosa che il surriscaldamento globale ha perfettamente chiarito è che pensare al mondo solo così com'è equivale a un suicidio collettivo. Per avere qualche possibilità di sopravvivere, abbiamo bisogno di figurarci come potrebbe essere." 1, aprendoci a soluzioni rinnovate, pensieri e metodi inesplorati. E però è fondamentale che questa nuova visione sul e del Mondo e dei suoi meccanismi, non si perda, come già avvenuto da decenni a questa parte, in eccessive splendide parole cui non sono conseguiti sufficienti fatti.
1
Ghosh A., La Grande Cecità, Neri Pozza Editore, 2016, Vicenza
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Il titolo dell'ultimo libro di Luca Mercalli ci da la spiegazione in modo chiaro e inequivocabile: "Non c'è più tempo" 2, per il Pianeta, soprattutto per le persone, per i luoghi che abitiamo, destinati al collasso e l'inabitabilità. Proprio per questa necessità si è proposto uno strumento tecnico capace di interagire agilmente con la pianificazione urbana e il policy making esistente, per non perdersi nei rivoli della burocrazia e delle numerose strategie urbane che, abbiamo visto negli ultimi anni, sono spesso rimaste nei cassetti dei funzionari, ma invece per toccare, con le differenti aree di azione della pubblica amministrazione - spaziale, gestionale, regolativa - tutti gli aspetti di questa, estendendo la pianificazione territoriale consueta ai nuovi ambiti, il più delle volte informali, che stanno trasformando le città. Fondamentale senza dubbio è la questione della misurazione degli effetti e, in un momento successivo, il supporto di una normativa nazionale o europea di riferimento per la definizione di standard, indicatori e modelli resilienti comuni che possano offrire una panoramica complessiva quantitativa oltre che qualitativa e reindirizzare gli sforzi di tutto il Pianeta verso un necessario obiettivo comune. Proprio questo dovrebbe tornare ad esservi la spinta del governo del territorio, divenendo però capace di integrare i piani, le azioni e i gesti estranei e incompatibili con la normale pianificazione, ma tutti, ciascuno, per il proprio peso e ambito, capace di concorrere, contro la settorialità amminsitrativa e sociale, al miglioramento comune di quei "Luoghi di vita" di cui ci parlava Leonardo Benevolo. Il collegamento perenne con gli SDG's effettuatuo nella tesi va, senza esitazioni, in tal senso, divenendo un'opportunità molteplice: da un lato il collegamento con la scala globale, dall'altro il necessario approccio multilivello per raggiungere obiettivi ambiziosi e però fondamentali per la qualità di vita e la dignità delle persone.. Con questo spirito la Strategia proposta vuole essere un modo per rendere le Città - principali luoghi dell'abitare in tutto il mondo già ora e sempre più nel futuro - posti sempre più vivibili, belli, in armonia con la natura attorno e dentro di esse.
2 Mercalli L., Non c’è più tempo, come reagire agli allarmi ambientali, Giulio Einaudi editore, 2018, Torino
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D'altr'onde, come diceva Gandhi, “La Terra fornisce abbastanza risorse per soddisfare i bisogni di ogni uomo, ma non l’avidità di ogni uomo”. 3 Ciò potrà avvenire, però, solo se queste spinte di cambiamento resiliente non rimarranno relegate alla buona volontà dell'Amministrazione Comunale - come è per 100RC, C40, PAES(C), ecc. - o dello Stato - vedasi il protocollo di Kyoto, l'Accordo di Parigi, ecc. -, ma se saranno parte fondamentale, cogente e organica della Pianificazione a tutti i livelli. Meglio: di una nuova pianificazione territoriale. Per il Pianeta che abitiamo, difatti, la nostra presenza, e di conseguenza i cambiamenti antropocenici che stiamo apportando visti nel primo e terzo capitolo, non sono che un piccolo squilibrio, all'interno dei suoi 4,5 miliardi di anni passati e i probabili 5 miliardi di anni che ancora le restano prima di essere assorbita dal Sole. La questione in ballo è, in realtà, l'abitabilità del Pianeta e la sopravvivenza dell'umanità, minata dall'umanità stessa. Il cambiamento necessario però avverrà solo se le scelte di cui sopra saranno consciamente appoggiate da un cambiamento di attitudine, scelte, pensieri, da parte degli abitanti di questo pianeta, tornando ad essere, appunto, ospiti, e non consumatori e possessori. Un solo metodo: reinventare la Città.
3
Gandhi M.
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_grafia
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Filmografia
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L'uomo che piantava gli alberi, Jean Giono, 1953, Francia Mediterraneo bollente, Eugenio Manghi, Italia, 2014 Migranti ambientali: Caterina Sarfatti C40, Festival dei diritti umani 2018, 2018 Pillole di Mercalli, RaiNews, Luca Mercalli, Italia Presadiretta, Caldo artico, 10.09.2018, Italia Punto di non ritorno - Before the flood, Fisher Stevens, 2016, USA Scala Mercalli, Rai3, Luca Mercalli, Italia Severn Suzuki, Environmental Children Organization: La bambina che zittì il Mondo per 6 minuti alle Nazioni Unite, 1992, USA Sindrome Cinese, James Bridges, USA, 1979 Soylent Green, Richard Fleischer, 1979 Sun come up, Jennifer Redfearn, 2011, USA Terra Madre, Ermanno Olmi, 2009, Italia The Age of Stupid, Franny Armstrong, 2009, USA The End of Suburbia: Oil Depletion and the Collapse of The American Dream, Gregory Greene, 2004, USA Una scomoda verità, Davis Guggenheim e Al Gore, 2006, USA Una scomoda verità 2, Bonni Cohen, Jon Shenk e Al Gore, 2017, USA WALL•E, Andrew Stanton, 2008, USA Waste Land, Lucy Walker, Karen Harley, João Jardim, 2010, Gran Bretag na e Brasile
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explicit
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Nel periodo di scrittura di questa Tesi, sono continuati ad arrivare nuovi stimoli a confermare le tendenze rischiose denunciate in tutto il primo capitolo della tesi: quella del 2018 è stata l’estate più calda mai registrata nella storia - come prima quella del 2017, del 2016, del 2015 e così via -; la Svezia ha subito incendi grandi in modo tale che non era preparata a domare; i miei parenti in Belgio hanno sofferto il caldo - anche se non estremo - in un modo mai così forte, soprattutto per l'inadeguatezza delle case a rispondervi - non ci sono condizionatori, tende alle finestre, e la moquette ovunque non aiuta -; in tutta Italia ci sono più zanzare degli anni scorsi, dal 20% al 40% in più a seconda delle zone, e in particolare le provincie di Padova e Venezia sono diventate aree endemiche per la trasmissione del virus West Nile che ha cominciato a causare anche non poche morti; il Mediterraneo ha registrato il nuovo record di 117 specie aliene multicellulari; lo Special report 15 (Sr15) redatto del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) ci ha spaventato e responsabilizzato una volta in più dicendo che se l'attuale trend di riscaldamento sarà mantenuto porterà la Terra a sfondare la barriera dei +1,5 gradi definita dall'Accordo di Parigi già nel 2030 con +3 gradi entro il 2100; il tragico e disarmante Living Planet Report del 2018 del WWF; i danni fino a un miliardo provocati, nei giorni 29 e 30 ottobre 2018, dalle forti piogge in Veneto, anche e soprattutto a causa di un territorio non sufficientemente curato e difeso. Mi fermo qui, ma potrei, purtroppo, a lungo continuare nell'elenco. Questo dice una cosa sola, in fin dei conti: tutti, indipendentemente dalla condizione sociale o dal luogo geografico di abitazione, soffriremo, direttamente o indirettamente, gli effetti dei cambiamenti climatici e la distruzione degli ecosistemi. Probabilmente, in modi che nemmeno immaginiamo; sicuramente con tempi che nemmeno prevediamo. Perché se la febbre sale, "l’unico modo per arrestarla è una terapia d’urto" 1 Ma la notizia positiva è che, se vogliamo davvero sopravvivere su questo Pianeta, assicurare dignità eguale per tutti e sette i miliardi dei suoi abitanti, lasciare questa Terra ai suoi futuri abitanti migliore di come l'abbiamo trovata, gli strumenti ci sono: "quindi spegniamo i nostri cellulari e diamo un calcio in culo a
1 Mercalli L., È l’ora: terapia d’urto: IPCC, ultima chiamata “Si può ancora curare la febbre del Pianeta”, La Stampa - tuttogreen, 9.09.2018
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questi mostri" 2 e impegniamoci in uno "sforzo imponente, rapido e determinato: bisogna che l’economia verde assuma il controllo di tutti i processi produttivi planetari in modo prioritario e non ancillare come accaduto fin’ora." Forse, "la consapevolezza di vivere in uno di quei «momenti fatali» [...] dovrebbe motivarci tutti a essere protagonisti di un cambiamento epocale del quale possiamo essere gli unici artefici, anche di fronte al giudizio delle generazioni future" 3 Agiamo subito, sapendo che la risposta agli avvisi che sin dal 1972, come visto a pagina 24, abbiamo ricevuto già c'è: "ora e sempre Resilienza." 4 Vale la pena impegnarsi per questo.
2 Ford H., Il discorso da brividi di Harrison Ford contro i potenti, Global Climate Action Summit di San Francisco in California, 24.09.2018 3 Ivi 4 Mezzi P., Pelizzaro P., La città resiliente, Altreconomia, Milano, 2016
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grazie
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Ai professori: tutti hanno insegnato, alcuni hanno appassionato, qualcuno ha guidato. Alla Direzione Città Resilienti del Comune di Milano e al CRO. Ai tanti, che indirettamente o meno mi hanno portato alle scelte fatte; tra tutti Luca Mercalli che in uno scambio di mail del 2014 mi ha suggerito la facoltà che poi, due anni dopo, avrei scelto per il "bisogno urgente di nuovi architetti brillanti e innovativi ed ecologici, dotati della consapevolezza dei limiti planetari." Agli Scout, che da quando ho 8 anni mi hanno richiamato costantemente a “Lasciare il Mondo un po’ migliore di come l’ho trovato” - sapendo altresì che "Non esiste buono o cattivo tempo, ma buono o cattivo equipaggiamento": ogni mio pensiero e azione cerca di essere un piccolo passo in questa direzione. A Spinea, per l'opportunità di mettere in pratica molte delle cose scritte; speriamo ancora di più in futuro: ce n'è bisogno. Ai colleghi e amici che mi hanno aiutato scientificamente nella stesura di questa tesi. Agli amici, ai familiari: non serve dire il perché.
Giovanni
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