Si può essere felici? Dal passato un ponte per comprendere il presente ed immaginare il futuro di
Giada Giglio
Classe IV B Liceo Scientifico1
Ogni autore, pensatore o filosofo che si possa definire “grande” è un uomo che non è rimasto immobile né immune alle questioni ed alle problematiche del proprio tempo. Uomini esemplari hanno cercato di reagire alle condizioni storiche avverse creando pensieri e insegnamenti che spesso hanno oltrepassato il tempo, tanto che ancora oggi possono essere grandi ed importanti esempi, oltre che ponti per riflettere sul nostro presente immaginando il futuro. Questa considerazione vale a maggior ragione per compiere una riflessione su una delle tematiche centrali nella vita di uomini e donne in ogni tempo: la ricerca della felicità. Il periodo al quale desidero fare riferimento per trovarvi uno spunto concreto di riflessione è il tempo che seguì alla morte di Alessandro Magno. Fu un periodo di crisi, frantumazione e grandi cambiamenti. Ogni uomo vive personalmente la condizione di cambiamento, spesso con paura, ma è il cambiamento che stimola la riflessione e rende l’umanità interessante. Il periodo ellenistico è stato non privo di avversità e quindi di riflessioni, un po’ come dovrebbe essere – in teoria- anche il nostro tempo. Gli uomini hanno ragionato sulla propria esistenza, si sono rivisti infelici e impauriti e si sono posti come obiettivo essenziale quello di trovare una soluzione al proprio turbamento. Così, con gli scettici, gli stoici e gli epicurei è iniziata la ricerca verso la felicità, una ricerca che non si è limitata al loro periodo storico, ma, essendo connaturata alla natura umana, è confluita nel pensiero occidentale, ha trovato continuità nelle religioni e ha continuato a caratterizzare incessantemente il pensiero e il comportamento di ogni individuo fino anche ai giorni nostri. Epicuro, in particolare, evoca molto con il suo pensiero i turbamenti contemporanei a noi purtroppo noti. Risulta alquanto strano riflettere su come una filosofia che per molto tempo è stata volutamente esclusa dalla memoria collettiva fin quasi ad essere dimenticata e tramandata quasi unicamente da una sola opera, “Il de rerum natura” di Lucrezio, possa essere attuale ed anche molto di più: un vero e proprio esempio di equilibrio, fratellanza e nobiltà. In un clima di barbara follia, frammentazione e violenza, caos e paura, i filosofi epicurei hanno trovato protezione e sicurezza nelle parole e nel modello del maestro e nel Giardino sono stati capaci di creare un concreto locus amoenus di pace, che ha influenzato poeti come Orazio e Virgilio e offre !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 1
!Docente tutor prof.ssa Giuseppina Severino
ancora oggi una “ricetta” in quattro punti su come dominare le paure per raggiungere una felicità stabile. A distanza di secoli è evidente che troppo poco sia cambiato. Gli uomini, oggi come allora, sono disorientati e impauriti, circondati dal caos e dalla violenza. Mentre i ricchi e i potenti si litigano le sorti del mondo, i cittadini di ogni paese partecipano come spettatori passivi ad una recita alla quale non vorrebbero assistere. Rosso e nero, sangue e fucili, ricchezza e povertà, repubblicani e democratici costituiscono la trama di questo spettacolo per certi versi “orribile” (horridus). In tutto ciò ogni individuo si chiede, come al suo tempo anche Epicuro fece, come si possa
essere felici. Forse questa volta la situazione è peggiore: alle quattro paure di Epicuro si aggiunge la quinta, la sesta e la settima, anche la Terra si rivolta all’uomo ed ai suoi errori. Che la risposta sia la stessa? Che le risposte alle domande del futuro siano nel passato? Che già Epicuro ci abbia suggerito dove trovare la felicità? Come Epicuro tanti sono stati gli uomini che hanno individuato la felicità nella virtù e nel equilibrio, ma forse la vera rivoluzione ci sarà quando l’uomo del presente riuscirà ad avere consapevolezza del proprio comportamento e modificarlo. Sicuramente in ciò Epicuro e classici ci hanno dato suggerimenti importanti.