IL SOMMELIER

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Rivista di enologia, gastronomia e turismo - Anno XXXVI n. 3 - 2018

Periodico Trimestrale - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/03 conv. Legge n. 46 del 27/2/04 art. 1, comma 1, Aut. MBPA/CN/P/0006/2016

Anno XXXVI - Numero 3 - 2018 - Dir. Resp. Roberto Rabachino - Reg. Trib. Pisa n. 21 del 15.11.1983 - Lg. 47/1948

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Bologna, 14 luglio 2018 Ai Soci FISAR Loro sedi Prot. N. 205 Oggetto: convocazione Assemblea elettiva. I Soci di FISAR sono invitati a partecipare all’Assemblea elettiva che si terrà il giorno venerdì 26 ottobre 2018 alle ore 23:45 presso Hotel NH Firenze, Piazza Vittorio Veneto n. 4 Firenze, in prima convocazione, ed occorrendo il giorno sabato 27 ottobre 2018 alle ore 9:00, in seconda convocazione, stesso luogo, per discutere e deliberare sul seguente ORDINE DEL GIORNO 1. 2. 3. 4.

nomina del Presidente e del Segretario dell’assemblea; rinnovo Consiglio Nazionale per il mandato 2019-2022, adempimenti conseguenti; rinnovo dell’Organo di controllo per il mandato 2019-2022, adempimenti conseguenti; rinnovo del Collegio dei Probiviri per il mandato 2019-2022, adempimenti conseguenti.

Secondo quanto previsto dell’art. 2 del Regolamento Elettorale FISAR, il Consiglio Nazionale indica le ore 17:00 del giorno 5 settembre 2018 quale termine ultimo per il deposito in Segreteria Nazionale delle candidature. La presentazione delle candidature dovrà avvenire con le modalità previste dallo Statuto e dal Regolamento elettorale FISAR, i cui moduli sono disponibili nell'area riservata soci - fisar cloud. Secondo quanto previsto dall’art. 8, comma 7, dello Statuto FISAR si ricorda che possono intervenire all’Assemblea elettiva tutti gli associati in regola con il pagamento della quota associativa 2018 alla data di 60 giorni antecedenti la data dell’assemblea risultanti dal libro Soci FISAR, ossia coloro che risultano Soci alla data del 27 agosto 2018. Secondo quanto previsto dall’art. 12 del Regolamento Elettorale FISAR le operazioni di voto si svolgeranno in modalità elettronica attraverso la piattaforma per il voto online ELIGO. ELIGO genera automaticamente le credenziali di accesso al portale e le invia a tutti gli aventi diritto via email insieme al link per accedere al portale. Sul cellulare degli aventi diritto al voto ELIGO invia via SMS un codice richiesto in fase di accesso. La scheda anagrafica aggiornata con indirizzo di posta elettronica e numero di cellulare è indispensabile per accedere al voto online. Gli aventi diritto potranno partecipare al voto, ovunque si trovino, dalle ore 9:00 di sabato 27 ottobre 2018 alle ore 14:00 di domenica 28 ottobre 2018. Nella stessa sede dell’Assemblea saranno messe a disposizione dei Soci n. 2 postazioni per la votazione elettronica sabato 27 ottobre 2018 dalle ore 9:00 alle ore 20.00 e domenica 28 ottobre 2018 dalle ore 9:00 alle ore 14:00. Cordiali saluti

Graziella Cescon Presidente Nazionale FISAR


Anno XXXVI - Numero 3 - 2018

Il nostro amore per il vino di Graziella Cescon, Presidente Nazionale F.I.S.A.R. L’importanza della formazione e della comunicazione a cura del Direttore Responsabile Roberto Rabachino La Segreteria Nazionale comunica di Laura Maggi, Segretario Nazionale Degustando

selezionati, richiesti e provati dalla Redazione Centrale

parola all’esperto Torino, Firenze, Londra, Hong Kong: cifre da capogiro per i vini di Stefano Borelli Umbria, terra di Sagrantino di Stefano Borelli Immaginiamo una degustazione di vini da viti franche di piede di Mario Fregoni Soave Preview 2018: presente e futuro di un grande territorio a cura di Augusto Gentilli Il consumo di vino rosso e bianco in Italia ed Europa a cura della Redazione Centrale La Valle del Gigante Bianco 2018 da Redazione Centrale Terra Madre e Salone del Gusto 2018 in 10 mosse di Roberto Rabachino Il Salento, il fascino della natura di Jimmy Pessina Food & Wine Tourism Forum a cura di Roberto Rabachino A Bracciano l’edizione 2018 di “Rose...Rosati e Rosé”, un successo targato Fisar! di Elisa Tavilli CIAK IRPINIA 2018 “la vendemmia va in scena” di Luigi Terzago Alto Adige, il luogo delle tre culture a cura di Gladys Torres Urday Un Mare di Champagne VI edizione, la più bella di sempre a cura di Gladys Torres Urday Alla riscoperta del Verjuice di Amanda Dupas de Matos Biblioteca a cura di Gladys Torres Urday

turismo nel mondo

Thailandia, la mitica di Jimmy Pessina

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I N R OSA

Matilde Poggi, il carisma, la determinazione e l’eleganza di una vignaiola molto intraprendente di Patrizia Loiola

il piatto

Zuppa di Cozze, la protagonista della tavola estiva di Enza Bettelli con l’abbinamento di Nicola Masiello

Ritorna MareDiVino, la vetrina dei vini della Costa degli Etruschi di Davide Amadei In FAMIGLIA - Le notizie dalle Delegazioni

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di Graziella Cescon, Presidente Nazionale - Photo S. Fasano

Il nostro amore per il vino Promuovere una cultura del vino che raccolga l’eccellenza di questo prodotto nella sua pienezza e la metta a disposizione di tutti coloro che desiderano conoscerla.

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i sono diversi modi di essere sommelier, Fisar ha scelto di mettersi a disposizione del vino; di raccontarlo attraverso i territori che consentono ad un particolare vitigno di esprimersi al meglio; di ripercorrere la storia di un prodotto che unisce uomo e natura, tecnica e istinto, tradizione e innovazione; di emozionare attraverso tutte le singole note che compongono la sinfonia unica di ogni vino. È un approccio, il nostro, che impone una formazione costante e un’offerta molteplice sia per interpretare l’immensa varietà enoica del nostro Paese, sia per offrire agli appassionati di vino la soluzione più adatta all’obiettivo desiderato, professionale o amatoriale che sia. È un’attività corale che si fonda sulla passione, sulla presenza e sul contributo di ogni Delegazione e di ogni Socio, perché ciascuno di noi è un valore aggiunto per la nostra Federazione. 2

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A fine aprile si sono rinnovati i Consigli di tutte le Delegazioni d’Italia. Colgo l’opportunità di dare il benvenuto ai neo eletti e a tutto il Consiglio Direttivo: la continua crescita di Fisar nel numero di iscritti e il consenso che otteniamo, tanto negli eventi in cui collaboriamo quanto in quelli che organizziamo, è merito del vostro lavoro. Nei prossimi mesi nuovi importanti appuntamenti ci attendono: in primis “Vino è”. Giunto trionfalmente alla sua terza edizione, il nostro evento si è contraddistinto fin dall’esordio per la qualità, l’originalità e la cura dei dettagli. Confermare il prestigio ottenuto gli scorsi anni è il punto di partenza per creare un “Vino è 2018” ancora più straordinario e sorprendente. Sono certa che ci riusciremo perché “Vino è” rappresenta l’espressione concreta dell’identità di Fisar, delle sue capacità e della sua forza. In ogni particolare di questo evento c’è qualcosa di noi. Il

nostro amore per un’eccellenza che non smetterà mai di stupirci. La nostra preparazione che ha una base tecnica, ma comunica un’emozione e un calore che solo ciò che parte dal cuore sa donare. Il nostro desiderio di coinvolgere altri interlocutori per regalare tutte le sfumature del mondo enoico. Ed infine, la nostra voglia di esserci, sempre, tutti uniti, per realizzare la vocazione di Fisar: promuovere una cultura del vino che raccolga l’eccellenza di questo prodotto nella sua pienezza e la metta a disposizione di tutti coloro che desiderano conoscerla.


a cura di Roberto Rabachino – Fonte dati Federvini

L’importanza della formazione e della comunicazione Da solo l’evento “I love ITAlian wines” con mini corso in live streaming sul web cinese ha raggiunto 5 milioni di punti di contatto in Cina.

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i è concluso il corso “ITAlian wine & spirit” a Xi’an (Cina), capoluogo della provincia dello Shaanxi, già capitale di ben 13 dinastie della “Terra di

Mezzo”, crocevia dell’antica Via della Seta e nota in tutto il mondo per il suo esercito di guerrieri in terracotta. Il corso ha formato 32 nuovi “guerrieri-promotori del vino

italiano in Cina” nella provincia dello Shaanxi. Da solo l’evento “I love ITAlian wines” con mini corso in live streaming sul web cinese di domenica sera 20 maggio ha

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raggiunto 5 milioni di punti di contatto in Cina. Dopo il primo round dello scorso anno (10 edizioni in 5 città tra Pechino, Shanghai, Canton, Chengdu e Shenzhen) il format di ICE-ITA Agenzia creato per promuovere il vino italiano in Cina, infatti, ha iniziato il suo tour in ulteriori metropoli cinesi “di seconda fascia”. Un format che sta riscuotendo successo e ottimi risultati. Secondo un approccio di multilevel marketing, il momento formativo dedicato agli operatori del settore (corso di tre giorni “ITAlian wine & spirit course) viene affiancato da un momento di comunicazione offline2online (consegna dei diplomi con l’evento “I love ITAlian wines”) che rilancia sulle piattaforme web cinesi, con l’ausilio di selezionati k.o.l. (key opinion leaders, influencer che vantano milioni di followers e che con i loro post riescono a muovere le

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decisioni di acquisto del popolo più mobile addicted del mondo) e con l’utilizzo del live streaming il messaggio che Italian wine is good, is healthy, is cool. Sono già circa 250 i promotori diplomati dalla rete di ICE Agenzia in Cina. E il numero è destinato a raddoppiare con la tornata di corsi 2018. Mentre i punti di contatto raggiunti con “I love ITAlian wines” sul web cinese (wechat, weibo, yiqi, ecc.) supera i 50 milioni, anche questi destinati al raddoppio entro l’anno. “Dopo il +22% di export di vino italiano registrato nel 2017 – commenta Amedeo Scarpa, direttore di ICE Pechino e coordinatore della rete ICE in Cina –, nel primo trimestre del 2018 le dogane cinesi hanno registrato in arrivo dall’Italia un + 63% in valore. L’Italia è risalita di una posizione nella classifica fornitori, occupa ora la quarta, e la nostra quota di mercato in

soli 18 mesi è passata dal 4,8% al 7%. A conferma della validità delle azioni di Sistema e della efficacia dell’azione promozionale pubblica messa in campo, a sostegno di quella privata, e che va continuata e rafforzata. Per esempio, abbiamo stretto accordi con alcune piattaforme di vendita on line cinesi, da Alibaba’s Tmall a JD e altre più piccole, per aiutare le aziende italiane a raggiungere questo importante e-market. Soprattutto tenuto conto che la Cina rappresenta il mercato a più alta potenzialità di crescita di vino importato nei prossimi cinque anni, stimato in aumento crescita del +38,5% in valore (seguono gli Russia +27,5% e USA +22,5%). E noi siamo i primi produttori di vino al mondo e quelli con la più ampia varietà in assoluto”. L’obiettivo dell’edizione 2018 è di raggiungere i 500 promotori diplomati e superare i 60 milioni di contatti.


di Laura Maggi, Segretario Nazionale F.I.S.A.R., segretario.nazionale@fisar.com

LA SEGRETERIA NAZIONALE COMUNICA Tanti, anzi tantissimi, gli appuntamenti che attendono i Soci FISAR al ritorno dalle vacanze. Proseguono gli esami ed i corsi di formazione superiore in agenda: • 15 settembre: esami per aspiranti relatori – Napoli • 29-30 settembre: corso C&D – Milano • 3 novembre: corso per aspiranti DCSF – Firenze • 17 novembre: esami per aspiranti relatori – Mestre Per tutti i Sommelier che vogliono mettere alla prova le proprie capacità, i Coordinamenti territoriali organizzano le selezioni del concorso Miglior Sommelier dell’Anno. I Soci interessati possono rivolgersi al proprio Delegato. La Segreteria Nazionale comunicherà l’apertura delle iscrizioni alle selezioni territoriali mettendo a disposizione dei Soci i moduli per l’iscrizione. Per i Soci che vogliono dare sfogo alla loro fantasia e creatività, visto il grande successo riscosso nelle precedenti edizioni, è confermato per il quarto anno il concorso Progetta la Tessera FISAR 2019. Il vincitore vedrà la sua creazione diventare la tessera associativa FISAR che sarà inviata a tutti i soci.

Consiglio Nazionale, dell’Organo di controllo e del Collegio dei Probiviri per il mandato 20192022 sarà caratterizzata dalla nuova modalità di espressione del voto: il voto online, adottato per permettere una maggiore partecipazione dei Soci alla vita associativa. Le operazioni di voto si svolgeranno attraverso la piattaforma per il voto online ELIGO che genera automaticamente le credenziali di accesso al portale e le invia a tutti gli aventi diritto via email insieme al link per accedere al portale. Sul cellulare degli aventi diritto al voto ELIGO invia tramite SMS un codice richiesto in fase di accesso. La scheda anagrafica aggiornata con indirizzo di posta elettronica e numero di cellulare è indispensabile per accedere al voto online.

Il Congresso Nazionale sarà affiancato da VINOÈ, il più grande evento firmato FISAR, che per tre giorni animerà la Stazione Leopolda con degustazioni, cooking show, seminari e tavole rotonde. Come di consueto il Congresso avrà fra gli appuntamenti più attesi la Cena di Gala che si terrà sabato 27 ottobre nella suggestiva Sala Alcatraz della Stazione Leopolda e la finale del concorso che decreterà il Miglior Sommelier dell’anno. Il Congresso Nazionale si concluderà con la proclamazione dei nuovi componenti il Consiglio Nazionale, l’Organo di Controllo e il Collegio dei Probiviri. Tante ancora le attività alle quali sta lavorando il Consiglio Nazionale con il supporto della Segreteria Nazionale che vi comunicheremo nei prossimi mesi con le circolari e con la FISAR News.

Infine il 27, 28 e 29 ottobre appuntamento a Firenze per il Congresso Nazionale, l’Assemblea elettiva e VINOÈ. L’Assemblea elettiva per il rinnovo delle cariche del il Sommelier | n. 3 - 2018

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Registr. Tribunale di Pisa n° 21 del 15.11.1983

Rivista Ufficiale della F.I.S.A.R.

Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori Ric. di Pers. Giuridica PI. n.° 1070/01 Sett. 1 del 9.5.01

Direttore Responsabile: Roberto Rabachino

C.so Galileo Ferraris, 138 - 10129 Torino Tel. +39 011 5096123 - Fax +39 011 5087004 direttore@ilsommelier.com Redazione Centrale: Gladys Torres Urday

C.so Galileo Ferraris, 138 - 10129 Torino Tel. +39 011 5096123 - Fax +39 011 5087004 redazione@ilsommelier.com Editore: Pacini Editore S.r.l.

Via A. Gherardesca, 1 - 56121 Ospedaletto (PI) Tel. +39 050 313011 - Fax +39 050 3130300 info@pacinieditore.it Proprietà: F.I.S.A.R.

Via dei Condotti, 16 - 56017 Asciano (PI) Amministrazione: Sede Nazionale F.I.S.A.R.

SEDE NAZIONALE F.I.S.A.R. Via dei Condotti, 16 - 56017 Asciano (PI) Tel. +39 050 857105 Fax +39 050 856700

segreteria.nazionale@fisar.com

Via dei Condotti, 16 - 56017 Asciano (PI) Tel. +39 050 857105 - Fax +39 050 856700 segreteria.nazionale@fisar.com Grafica e Stampa: Industrie Grafiche Pacini Editore S.r.l.

Via A. Gherardesca, 1 - 56121 Ospedaletto (PI) Tel. +39 050 313011 - Fax +39 050 3130300 info@pacinieditore.it Controllo testi

Redazione Centrale Comitato di Redazione e Controllo

Graziella Cescon, Filippo Franchini, Laura Maggi, Valerio Sisti, Luigi Terzago redazione@ilsommelier.com Hanno collaborato a questo numero

Prof. Mario Fregoni, Augusto Gentilli, Elisa Tavilli, Gladys Torres Urday, Luigi Terzago, Jimmy Pessina, Enza Bettelli, Nicola Masiello, Davide Amadei, Amanda Dupas de Matos, Simone Vincenzi e Andrea Curioni, Stefano Borelli, Patrizia Loiola, Ufficio Stampa Slow Food e le Delegazioni della FISAR Per la fotografia

Jimmy Pessina, Amanda Dupas de Matos, Ufficio Stampa Slow Food, S. Fasano, Roberto Rabachino, Gladys Torres Urday, Enza Bettelli, www.maggiebeer.com.au e immagini di Redazione

Finito di stampare nel mese di Agosto 2018 presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore Srl Via A. Gherardesca • 56121 Ospedaletto • Pisa Telefono 050 313011 • Telefax 050 3130300 www.pacinieditore.it

Distribuzione della rivista La rivista viene inviata in abbonamento postale a tutti i Soci (abbonati) F.I.S.A.R., a tutti gli organi di informazione, a tutti i giornalisti dei gruppi di specializzazione di settore, a tutte le Istituzioni, a tutte le Associazioni di settore e a tutti gli IPSSAR che ne facciano richiesta. La rivista è associata al USPI Unione Stampa Periodica Italiana

Abbonamento alla Rivista € 25,00 per 4 numeri Segreteria di Redazione Il Sommelier: Via dei Condotti, 16 - 56017 Asciano (PI) - Tel. +39 050 857105 - Fax +39 050 856700 - segreteria.nazionale@fisar.com


Cantina San Marzano

San Marzano di S.G. (TA) - www.cantinesanmarzano.com Nel 1962 diciannove vignaioli di San Marzano, di famiglie legate da generazioni alla terra, si unirono per fondare “Cantine San Marzano”. Con i decenni questa cooperativa è cresciuta al punto da attrarre oltre 1200 viticultori, avvalendosi di impianti moderni e tecnologicamente avanzati e producendo vini sempre eleganti nel massimo rispetto dell’antichissima tradizione vitivinicola pugliese. Oggi la fusione di tradizione, passione e sensibilità verso le tecniche moderne ci consente di produrre vini dai caratteri varietali e regionali ben spiccati, che riflettono in maniera meravigliosa l’attenzione individuale, le variazioni stagionali ed il terroir locale.

Tramari 2017 - Rosé di Primitivo Salento IGT 100% Primitivo vinificato in rosé. L’area è caratterizzata da somme termiche elevate e piovosità medio-bassa. Il terreno è a medio impasto argilloso, poco profondo e con buona presenza di scheletro. Svinatura parziale del mosto di uve Primitivo dopo macerazione di qualche ora, affinamento in acciaio. Colore rosa tenue. Profumo intenso e persistente di macchia mediterranea, con sentori di ciliegia e lampone. Equilibrato al palato con una buona acidità. Bottiglie prodotte: 30.000

Prezzo consigliato in enoteca: 9 euro

Caparra & Siciliani Cirò Marina (KR) - www.caparraesiciliani.com Produttori di vino sin dal XIX secolo, le famiglie Caparra e Siciliani hanno una solida tradizione agraria e vitivinicola in particolare. Nel 1963, facendo tesoro comune di queste esperienze, nasce l’attuale proprietà. L’azienda opera esclusivamente nella zona del “Cirò” e del “Cirò Classico”, lavorando le uve provenienti dai vigneti di proprietà dei soci, estesi per circa 213 Ha. La cantina ha prestato fin dalla nascita particolare cura all’imbottigliamento ed il prodotto da imbottigliare viene selezionato dopo un accurato esame condotto con autentica passione vitivinicola, profonda competenza e coscienza professionale.

Volvito 2015 - Cirò rosso Classico Superiore DOC 100% Gaglioppo. Le tecniche di vinificazione e di invecchiamento, pur rispettando le antiche tradizioni del Cirò, sono state studiate per proporre al consumatore un vino decisamente più originale. Il vino viene affinato in piccole botti di legno di rovere Allier. Di colore rosso rubino. Al naso la frutta matura con una venatura di spezie riconducibile al caco amaro. In bocca un tannino equilibrato, una buona acidità e un’ottima persistenza. Bottiglie prodotte: 13.000

Prezzo consigliato in enoteca: 12 euro

Forteto della Luja

Loazzolo (AT) - www.fortetodellaluja.it Giunta all’attuale proprietario Giancarlo Scaglione dalla famiglia materna. L’accorpamento aziendale è documentato dal 1826 mentre la grotta-cantina in pietra è una parte dei fabbricati risale al 1700. Fino al 1985 l’Azienda veniva gestita nella produzione di uve per la vendita e solo una piccola parte vinificata per il consumo famigliare. Le uve delle nostre vigne erano tenute in alta considerazione da parte degli acquirenti ricevendo premi particolari per la loro eccellente qualità. Il 07 febbraio 2005 nasce ufficialmente il primo impianto piemontese di produzione di energia elettrica solare ad uso non abitativo, ma finalizzato alla produzione vitivinicola, e fa diventare questa cantina la prima a energia solare.

Pian dei Sogni 201 - Piemonte Brachetto Passito DOC 100% Brachetto. Le uve surmature, vendemmiate tardivamente, vengono lasciate appassire per un breve periodo, prima di essere pigiate. Il vino nuovo, dopo il travaso, viene posto a fermentare in piccole botti di rovere, dove completa la sua evoluzione. Nel corso dell’inverno viene favorita la stabilizzazione a freddo. L’imbottigliamento è preceduto da una delicata chiarifica. La distribuzione ha inizio nella primavera del 2° anno. Vino dolce dal colore rosso rubino chiaro con riflessi granati, delicatamente aromatico con sentori di rosa appassita, lampone e retrogusto vanigliato. In bocca un giusto equilibrio e una buona acidità. Bottiglie prodotte: 3.000 Prezzo consigliato in enoteca: 19 euro il Sommelier | n. 3 - 2018

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Villa Matilde Cellole (CE) - www.villamatilde.it Villa Matilde è un’azienda agricola vitivinicola che produce, da oltre mezzo secolo, solo vini di qualità in Campania, nei territori a maggiore vocazione vitivinicola, dall’alto casertano, al Sannio beneventano, all’Irpinia. Attualmente la cantina è guidata dai figli di Francesco Paolo, Maria Ida e Salvatore Avallone, i quali con dedizione esclusiva proseguono il sogno e il progetto del padre raccogliendone l’importante eredità e portando avanti un lavoro di innovazione e di espansione degli ettari vitati di proprietà.

Mata – Brut 2011 (sboccatura 2017) - V.S.Q.- Metodo Classico 100% Falanghina. Subito dopo la raccolta segue una soffice pressatura a grappoli interi e una prima fermentazione alcoolica in acciaio inox a temperatura controllata di 12°. Tirage e seconda fermentazione a contatto con i lieviti per 65 mesi. Di colore giallo paglierino con riflessi dorati e con un perlage fine e persistente. Al naso frutti a polpa gialla, su tutti la pesca, lievito e crosta di pane. In bocca è elegante e ben bilanciato con un percettibile finale ammandorlato. Bottiglie prodotte: 12.000

Prezzo consigliato in enoteca: 22 euro

Az. Agricola Negro Angelo e Figli di Giovanni Negro Monteu Roero (CN) - www.negroangelo.it Sin dal 1670 coltiviamo vigneti sulle colline del Roero interpretano al meglio le potenzialità di questo angolo di Piemonte, dedicando i vini ai prestigiosi vitigni autoctoni, valorizzati ciascuno nella propria identità. La passione che li anima e il rapporto di amore e rispetto che li lega profondamente al territorio hanno origini antiche. È una famiglia storica, fiera delle proprie radici e orgogliosa custode di un prezioso patrimonio di saperi e tradizioni.

Sudisfà 2015 - Roero Riserva DOCG 100% Nebbiolo. Zona di produzione: Monteu Roero, Santo Stefano Roero, Canale. Macerazione tradizionale, cappello sommerso per circa 24 giorni e 2 délestage. Affinamento 32 mesi totali, tra botti, barriques in rovere e bottiglia. Colore rosso granato intenso. Al naso profumi di frutta rossi e confettura, con note di vaniglia e pepe verde. In bocca grande struttura, con tannini evidenti, dolci e vellutati. Finale persistente, ottima acidità. Bottiglie prodotte: 6.500

Prezzo consigliato in enoteca: 30 euro

Senatore Vini

Cirò Marina (KR) - www.senatorevini.it La famiglia Senatore è considerata, nel panorama vitivinicolo del Cirò, una testimonianza antica di competenza e tradizione. Il patrimonio dell’Azienda è rappresentato da 40 ettari complessivi di cui 30 circa vocati a vigna, con produzione di vino DOP e IGP e presenta una locazione suddivisa in quattro grandi ambiti presenti tutti in area DOP. I vigneti sono coltivati rispettando le più attente tecniche di allevamento, in consulenza scientifica costante con ambienti universitari qualificati, in sintonia, in equilibrio e con il rigoroso rispetto dell’ambiente.

Cassiodoro Senator 2011 - Calabria Rosso IGP 60% Cabernet Sauvignon e il 40% Gaglioppo. Raccolta a mano, macerazione del pigiato e fermentazione a temperatura controllata in acciaio per 10 giorni. Affinamento per 15 mesi in piccole botti di rovere francese, successivamente in acciaio con microssigenazione e poi bottiglia per 4 mesi prima di essere posta in commercio. Colore rosso intenso, con sentori di frutta matura e note speziate di caffè, cioccolato e pepe nero; un gusto pieno accompagnato da una buona acidità che lo rende intenso e persistente. Bottiglie prodotte: 13.000 8

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Prezzo consigliato in enoteca: 35 euro


Alberto Quacquarini Soc. Agr. Sempl.

Serrapetrona (MC) - www.quacquarini.it Amore per la terra hanno fatto crescere negli anni l’entusiasmo della famiglia Quacquarini. Alberto è stato il capostipite di questa azienda: è lui che, aiutato dalla moglie Francesca, ha posto solide basi per le generazioni future. Monica, Luca e Mauro: sono loro che hanno raccolto il testimone e che attualmente gestiscono l’azienda, coadiuvandosi reciprocamente in una sorta di simbiosi naturale. L’azienda Alberto Quacquarini è il maggior produttore di Vernaccia di Serrapetrona Docg con i suoi 35 ettari di vigneto impiantati a Vernaccia Nera, impiegata quasi esclusivamente per la produzione della Vernaccia di Serrapetrona Docg.

Petronio 2014 - Marche IGT Vernaccia nera 100% in appassimento per 2 mesi circa. Il grado zuccherino finale è di circa 5 – 6 grammi / litro, praticamente la fermentazione arriva quasi all’esaurimento degli zuccheri. in barrique per almeno 24 mesi e poi tre anni in acciaio. Il vino viene prodotto solo nelle annate migliori. Il colore è rosso rubino. Al naso note floreali e fruttate riconducibili a piccoli frutti di bosco. In bocca è ampio con tannini ancora giovani. Buona acidità e persistenza. Bottiglie prodotte: 5.000 Prezzo consigliato in enoteca: 28 euro

Az. Agricola La Pietra di Tommasone Lacco Ameno (NA) - www.tommasonevini.it La cantina è proprietà di Antonio Monti, ereditata da suo padre Tommaso detto “Tommasone”, e oggi guidata da Antonio e sua figlia Lucia nella quarta e quinta generazione. La storia della famiglia Monti è una storia di emigrazione e ritorno alle origini. Fu nel 1980 dopo la perdita di Tommasone, che suo figlio Antonio si trasferì in Germania, dove nel 1982 sposò Birgit Görtz, e dal loro matrimonio nacquero due figlie: Lucia e Barbara. Nel 2004 furono prodotte le prime uve e nel 2005 commercializzate le prime bottiglie di vino. Nel frattempo la figlia maggiore Lucia decide di seguire la passione del nonno e di studiare viticoltura ed enologia e dal 2009 è responsabile della cantina e della gestione aziendale.

Per’è Palummo 2017 - Ischia DOC 100% Piedirosso prodotto a Sant’Angelo. Fermentazione in vasche di acciaio inox a 12 °C per 15 giorni circa. Affinamento in vasche di acciaio inox per 5 mesi. Colore rosso rubino con riflessi violacei. Al naso si notano aromi di frutti di bosco e ciliegia nera. Al palato si presente di buona struttura, fruttato e secco. Bottiglie prodotte: 10.000

Prezzo consigliato in enoteca: 11 euro

Cantina Sociale Sampietrana

San Pietro Vernotico (BR) - www.cantinasampietrana.com Per descrivere la storia della Cantina Sampietrana occorre andare molto indietro nel tempo, fin nel lontano 1952. L’Italia era da poco uscita dalla guerra e l’agricoltura iniziava a meccanizzarsi con i primi trattori, molti terreni incolti e grandi appezzamenti, prima appartenenti a grandi latifondisti, con la nuova riforma fondiaria venivano ridistribuiti e concessi a cooperative di contadini. La Cantina Sampietrana negli anni è rimasta fedele alle sue tradizioni e si è adattata alle sfide e alle opportunità del mercato globale. I vigneti dei soci si sviluppano su una superficie di circa 190 ettari di fertili terre, che unitamente ad un clima adatto a tali coltivazioni, donano un vino unico per la sua corposità, complessità ed eleganza.

Since 1952 2015 - Brindisi Rosso riserva DOP 80% Negroamaro e il rimanente 20% Montepulciano 20%. Tipologia di terreno argilloso e calcareo. Macerazione termocontrollata, di seguito svinatura e pressatura soffice alla fine della fermentazione. Affinamento in barrique per 12 mesi ed in bottiglia per 2 anni. Colore rosso rubino intenso, straordinariamente elegante. Aroma vinoso e note di frutti di bosco. Affinato in piccole botti di rovere. Sapore delicato, giustamente tannico e molto persistente. Bottiglie prodotte: 86.000 Prezzo consigliato in enoteca: 9 euro il Sommelier | n. 3 - 2018

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Maison Anselmet Villeneuve (AO) - www.maisonanselmet.it Dalle 70 bottiglie imbottigliate da Renato nel 1978 con etichette fatte dalle stesse mani che lavoravano la vigna, Giorgio supera, nel 2008, quota 70.000 bottiglie. Ora si viaggia per le 100.000. La data più recente che la Maison scolpisce nella propria storia è quella legata alla inaugurazione della nuova cantina in Località Vereytaz, una struttura che nella zona di accoglienza ha mantenuto i valori e le caratteristiche delle costruzioni storiche della valle.

Petite Arvine 2016 - Valle d’Aosta DOP 100% Petite Arvine è ottenuto da vigneti di circa 20 anni collocati tra i 600 e i 900 metri sul livello del mare, nei comuni di St.Pierre e Chambave, quasi tutti terrazzati e dal suolo morenico-sabbioso. La vinificazione prevede un affinamento del 30% del vino in botti di legno francese nuove, dalla capacità di 600 litri. Colore giallo paglierino luminoso, dai riflessi verdolini. Al naso offre profumi fruttati e citrini, a cui seguono sentori floreali, di mela, arricchiti da una delicata nota speziata. In bocca vibrante acidità e spiccata mineralità. Bottiglie prodotte: 1.500

Prezzo consigliato in enoteca: 33 euro

Cantine Produttori San Michele Appiano Appiano (BZ) - www.stmichael.it Da oltre un secolo la Cantina San Michele Appiano domina con il suo profilo elegante e signorile il cuore del più importante comune vitivinicolo dell’Alto Adige. I terreni che circondano la località alle porte di Bolzano, dove il vino è di casa da oltre 2000 anni, hanno caratteristiche ideali per la produzione di grandi uve che poi vengono trasformate con cura dalla Cantina San Michele Appiano. La Cantina San Michele Appiano è stata fondata nel 1907 e raccoglie, oggi, circa 340 famiglie di viticoltori che ne costituiscono la spina dorsale.

Sanct Valentin – Cabernet Merlot 2015 - Alto Adige Riserva DOC Cabernet Sauvignon (45%), Cabernet Franc (15%), Merlot (40%) Età: da 15 a 20 anni Vendemmia la fine di ottobre con uva raccolta e selezione delle uve a mano. Vinificazione con 20 giorni di macerazione, seguita da 12 mesi di invecchiamento in barrique/tonneaux. Di colore rosso intenso. Al naso profumi intendi di cassis, menta, cuoio, note sottili di cacao e mora. In bocca di ottimo corpo, complesso con tannini equilibrati e dolci, lunga persistenza. Bottiglie prodotte: 20.000

Prezzo consigliato in enoteca: 29 euro

Azienda Agricola Scubla Roberto Ipplis di Premariacco (UD) - www.scubla.com L’Azienda Agricola Roberto Scubla è stata costituita nel 1991, da alcune vecchie vigne esistenti cui si sono aggiunti nuovi impianti, fino ad arrivare a 12 ettari vitati. Le vigne si trovano tutte sui fianchi di una dolce collina completamente soleggiata, nella zona meridionale dei Colli Orientali del Friuli, luogo d’elezione per vini dalle straordinarie armonie di aromi e sapori.

Verduzzo Fiulano Cràtis 2014 - Fiuli Colli Orientali DOC 100% Verduzzo Friulano. I grappoli perfettamente sani vengono esposti su graticci sotto la tettoia rivolta a nord-est da dove soffia il tipico vento di Bora, freddo e secco, che in ottobre, novembre e dicembre porta all’appassimento in maniera naturale riducendo la resa a 18 litri per quintale. Prima di Natale le uve vengono pressate dando un mosto denso che viene fatto fermentare in barrique di rovere francese (50% nuove, 50% secondo passaggio). Colore ambrato intenso, profumi di miele d’acacia, mallo di noce e vaniglia. Dolce e concentrato, dona sentori di frutta secca, fichi, agrumi e caramello, sostenuti dalla tannicità tipica dell’uva. Bottiglie prodotte: 2.100 10

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Prezzo consigliato in enoteca: 32 euro


Carlo Pellegrino & C. Marsala (TP) - www.carlopellegrino.it La famiglia Pellegrino ha sempre gestito personalmente le attività in vigna e in cantina, e ancora oggi, alla settima generazione, è quotidianamente coinvolta nella gestione aziendale. Una lunga storia di famiglia fatta di rispetto, cura, amore e dedizione, di valori tramandati di padre in figlio, che oggi la rendono una delle più grandi famiglie del vino siciliano.

Tripudium 2014 - Terre Siciliane IGT Nero d’Avola in purezza. Terreno a tessitura argillosa con scheletro ciottoloso. Vendemmia tradizionale, a partire dalla prima decade di settembre. Lunga macerazione a temperatura controllata fino a completamento della fermentazione alcolica. Affinamento di almeno 24 mesi in vasche di acciaio e barrique. Colore rosso intenso. Profumo di note fruttate di prugna, frutti rossi e ciliegia nera, con lievi accenni di eucalipto. In bocca caldo e persistente con piacevoli aromi di prugna e frutti rossi, accompagnati da accenni balsamici e note di rosmarino. Tannicità equilibrata. Bottiglie prodotte: 60.000

Prezzo consigliato in enoteca: 20 euro

Soc. Agricola Les Cretes Aymaville (AO) - www.lescretes.it L’azienda vitivinicola Les Crêtes nasce nel 1989 in Aymavilles (Valle d’Aosta), per opera di Costantino Charrère ed è oggi gestita dalla sua famiglia che, proprietaria di uno storico mulino ad acqua del ’700 e delle antiche cantine di Via Moulins, si occupa, da cinque generazioni, di produzioni agroalimentari. La zona di coltivazione dei vigneti si estende per 25 ettari lungo l’asse orografico della Dora Baltea nei comuni di Saint Pierre, Aymavilles, Gressan, Sarre, Aosta e Saint Christophe.

Cuvée Bois 2015 - Valle d’Aosta DOP Chardonnay 100%. Vinificato e affinato “sur lie” per 11 mesi in rovere francese con “batonnage”. Il Cuvée Bois nasce dall’incontro di Costantino con il Conte Gagnard de la Grange, nobile viticoltore di Puligny Montrachet. Nella condivisione con il conte della potatura a “gobelet”, praticata anche in Valle d’Aosta, nasce un’amicizia da cui trae ispirazione l’élevage di questo vino. Oggi ai vertici della qualità nazionale e internazionale. Colore giallo dorato. Al naso si spazia dalla banana al cedro candito, all’uva compositiva, da sentori di rovere giustamente tostato. Grande equilibrio ed eleganza. Lunga persistenza si dirada lentamente con grande piacevolezza. Bottiglie prodotte: 22.000

Prezzo consigliato in enoteca: 39 euro

Antichi Vigneti di Cantalupo

Ghemme (NO) - www.cantalupo.net La storia di Cantalupo inizia, per lo meno, due secoli fa ed è intimamente legata a Ghemme ed ai vigneti della famiglia Arlunno, la cui presenza nel comune novarese è documentata fin dall’inizio del ‘500. Nel 1969 con il decreto di riconoscimento della Doc Ghemme inizia la svolta. Il 3 maggio 1977 nasce Antichi Vigneti di Cantalupo. Nel 1981 Alberto Arlunno, da poco laureato in agraria e specializzato in viticoltura ed enologia, prende in mano le redini della giovanissima azienda. Da allora Alberto, credendo fermamente nella vocazione viticola del territorio, continua ad investire risorse nei vigneti, nelle strutture ed attrezzature di cantina e lancia Cantalupo nel panorama internazionale.

Colli Breclemae 2010 - Ghemme DOCG 100% Nebbiolo. Vinificazione tradizionale con fermentazione a una temperatura di 28-30 °C. Affinamento di almeno 30 mesi in botti di Rovere di Slavonia. Di colore rosso rubino-granato ha un profumo avvolgente con note di liquirizia, frutti rossi di sottobosco, sentori di viola. Al gusto si avverte una persistente sapidità e un’elegante sensazione di pienezza impreziosita da tannini morbidi che si armonizzano nella sua vibrante struttura. Bottiglie prodotte: 7.000 Prezzo consigliato in enoteca: 55 euro il Sommelier | n. 3 - 2018

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Cantina Sociale Cesanese del Piglio

Piglio (FR) - www.cesanesedelpiglio.it Le città del Cesanese, adagiate sulle propaggini dei Monti Ernici, offrono una straordinaria vista sulla Valle del Sacco e sugli assolati vigneti, la cui coltivazione da sempre costituisce il cardine dell’economia del vasto territorio. Città ricche di storia, monumenti, vestigia antiche e tradizioni consolidate vivono, immerse nel verde delle colline. La Cantina Sociale Cesanese del Piglio vede la sua nascita nel 1960 grazie ad un gruppo di viticoltori il cui scopo era creare vini di elevata qualità. Fin dalla sua istituzione, la cooperativa ha sempre evidenziato un forte legame con i vitigni autoctoni ciociari.

De Antiochia 2015 - Cesanese del Piglio Superiore DOCG 100% Cesanese di Affile. Raccolta manuale, diraspapiagiatura degli acini, macerazione prefermentativa a freddo per 2 giorni, macerazione per 15 giorni con prolungamento di altri 10 giorni dopo la fermentazione alcolica, fermentazione malolattica svolta in acciaio, elevazione in botte per 8-12 mesi. Colore rosso rubino con riflessi violacei. All’olfatto sfumature floreali, note molto concentrate di frutti a bacca scura e toni speziati. Di buon corpo, tannino morbido e sapido. Bottiglie prodotte: 13.000

Prezzo consigliato in enoteca: 8,5 euro

Cantine Riva del Garda

Riva del Garda (TN) - www.agririva.it È la loro passione per la nostra terra, per il loro territorio ad unirli. La qualità e l’unicità dei loro prodotti sono l’impronta del nostro territorio, una ricchezza espressa quotidianamente attraverso un lavoro certosino e la passione per il dettaglio in ogni fase, dal campo al consumatore, privilegiando filiera corta e prodotti a Km zero. Per far conoscere la loro produzione di Vini trentini e Olio Extra Vergine del Garda Trentino abbiamo realizzato uno Store Rurale in grado di soddisfare le esigenze dei consumatori più attenti.

Maso Elisi 2013 - Trentino Superiore DOC 100% Pinot Nero biologico. L’uva è stata trasportata rapidamente in cantina, dove è stata subito diraspata e gli acini interi sono stati fatti cadere in un apposito serbatoio in acciaio per la fermentazione alcolica. Inizialmente è stata eseguita una macerazione pre-fermentativa a freddo per 3 giorni a 12°C. La fermentazione alcolica è avvenuta a temperatura compresa fra 23 e 24°C. A metà ottobre, dopo 11 mesi di affinamento, il vino è stato assemblato ed imbottigliato. L’affinamento in bottiglia si protrarrà per 6 mesi, fino a primavera. Rosso rubino tipico del Pinot. Elegante complessità di sfumature odorose con note di piccoli frutti, che vanno dal mirtillo rosso alla marasca, e note floreali di rosa. Al palato il vino offre struttura ed equilibrio. Buona freschezza e sapidità. Bottiglie prodotte: 2.000 Prezzo consigliato in enoteca: 22 euro

Fattoria Lavacchio

Pontassieve (FI) - www.fattorialavacchio.com La storia della Fattoria risale al 1700 quando la nobile famiglia fiorentina dei Peruzzi la edificò. Nel 1800 passò ai marchesi Strozzi Sacrati di Mantova ed infine, nel 1978, fu acquistata dalla famiglia Lavacchio, di origine genovese ma da sempre amanti della Toscana. Da allora hanno intrapreso una completa opera di ristrutturazione dell’azienda consentendone il rilancio produttivo, preservando le migliori tradizioni di azienda agricola vocata alla coltivazione e produzione biologica del vino. Nel parco della casa padronale si trova un secolare cedro del Libano di oltre 250 anni, diventato il simbolo della Fattoria.

Puro 2016 - Chianti DOCG 95% Sangiovese e altre uve rosso autoctone per il restante 5%. Diraspatura e pigiatura delicata delle uve, fermentazione spontanea e macerazione a temperatura controllata in acciaio per circa 10 giorni. Dopo la fermentazione malolattica, che avviene molto rapidamente data l’assenza di solfiti, il vino viene travasato e mantenuto ad una temperatura di 10 gradi. Maturazione in acciaio per circa 6 mesi. Il vino viene quindi imbottigliato per sigillare tutta la sua freschezza e integrità. Colore rosso porpora. Al naso frutta rossa di piccoli frutti di bosco con sentori di violetta. In bocca evidenti note di amarena e mora. Persistenza con una buona acidità. Bottiglie prodotte: 110.000 Prezzo consigliato in enoteca: 10 euro 12

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di Stefano Borelli

Torino, Firenze, Londra, Hong Kong:

cifre da capogiro per i vini

La prima metà del 2018 delle aste dei vini ha confermato in tutto il mondo numeri da record.

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a new York, a Londra, a Firenze, a Torino è stato ovunque un tutto esaurito con bottiglie contese a suon di migliaia di euro. In Italia a marzo Pandolfini, in collaborazione con la casa di champagne Maison Perrier-Jouet, ha realizzato un’asta a palazzo Ramirez-Montalvo con un incasso di più di un milione di euro. Mentre a Torino l’asta realizzata a maggio da Bolaffi, in collaborazione con Slow Food Editore, ha realizzato un milione e centomila

euro con ottime performance del reparto italiano, soprattutto con i vini piemontesi. Al primo posto per incassi ci sono, però, le aste del 30 e del 31 marzo di Hong Kong di Sotheby’s dove i 1758 lotti venduti hanno raggiunto la cifra monstre di 29 milioni di dollari, primato assoluto per una due giorni dedicata solo all’enologia. Parte bene anche Christie’s che il 15 marzo a Londra ha messo all’asta champagne e bottiglie di alcune note aziende italiane.

Per fare un confronto e rendersi conto di quanto sia in crescita il settore vino e distillati basta guardare i risultati delle aste in altri settori. Tanto per citarne alcune: l’asta di orologi da polso della Sotheby’s di Hong Kong del 2 aprile 2018 ha raggiunto un totale di circa 17 milioni di dollari con elegantissimi Audemars Piquet, Girard Perregaux, Rolex, Jaeger Le-Coultre venduti ben al di sotto di quanto si spende oggi per una bottiglia di Romanée Conti. O la

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famosa asta di automobili d’epoca del 6 aprile a Fort Lauderale in Florida dove, con tanto di Mercedes Benz 300 del 1962 Roadster, Bentley Special del 1949, Ferrari 458 Spider del 2014, si è totalizzato 19 milioni di dollari. Ma partiamo dalla regine delle aste, quella di Hong Kong. La due giorni del 30 del 31 marzo ha visto il susseguirsi di tre eventi: “La Cantina del Filantropo”, la vendita di “Vini dalla tenuta di Jerry Perenchio” e la “Finest and Rarest

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Wines”. Un risultato quello di aver venduto tutti i lotti che ha colto di sorpresa anche Jamie Ritchie a capo della Sotheby’s vini nel mondo. “I collezionisti – ha detto Ritchie – hanno apprezzato la qualità dei grandi Bordeaux e vini della Borgogna proposti”. I lotti della prima asta, “La cantina del filantropo” provenivano dalla collezione di un anonimo collezionista orientale e da sola ha totalizzato 16 milioni di dollari, con compratori provenienti per

l’85 per cento dall’Asia. I ricavati della vendita verranno utilizzati per fini caritatevoli: saranno donati per migliorare le condizioni di salute e di istruzione di bambini e ragazzi nella Cina rurale. A seguire il progetto attraverso il REAP, Programma di Azione per l’Educazione Rurale, sarà l’università americana di Standford. La vendita all’incanto è stata dominata dal Domaine de la Romanée-Conti, con dodici bottiglie di Romanée Conti 1971 vendute a 376 mila dollari, equivalenti a 31 mila dollari per bottiglia. Subito dietro sempre dalla Borgogna, dodici bottiglie de La Tâche 1971 Domaine de la Romanée-Conti a 235 mila dollari. Poi dodici di bianco, Montrachet 1989 Domaine de la RomanéeConti a 188 mila dollari. Risultato top anche per il Bordeaux Lafleur 1982, con sei magnum del 1982 battute a 133 mila dollari. Sempre lo stesso giorno si è tenuta l’asta dei vini appartenuta a Jerry Perenchio, produttore cinematografico, promoter e organizzatore di eventi sportivi e musicali statunitensi, uno degli uomini più ricchi del mondo, recentemente scomparso. I ricavati di quest’asta andranno alla Perecnhio Foundation che si occupa di sostenere progetti di arte visuale a Los Angeles. Al primo posto la Borgogna, con dodici bottiglie di Romanée Conti 1971 battute a 407 mila dollari equivalenti a 33 mila a bottiglia, più del triplo della stima pre-asta. Anche il 1966 vintage, sempre della Romanée Conti offerta in nove bottiglie, ha superato le attese e totalizzato 297 mila dollari. Tre bottiglie di Henri Jayer’s Richebourg del 1985 sono state aggiudicate per


125 mila dollari; dodici Clos de la Roche 1985 Domaine Dujac per 109 mila dollari. E sempre dodici bottiglie, questa volta di Chevalier Montrachet 1996 Domaine d’Auvenay, per 101 mila dollari. Passando alla terza asta di questo infuocatissimo week-end asiatico, oltre ai Bordeaux e alla Borgogna nella “Fine e Rarest Wines” sono andati bene anche i whisky. Un multi-formato di Château Margaux 2015 direttamente dalle cantine dell’azienda con tutte le bottiglie firmate dal proprietario dello Chateau, Corinne Mentzelopoulos, ha raggiunto quota 117 mila dollari. Mentre una collezione complete di Angelus 2012 in tutti i formati, a partire dalla bottiglie da 0,75 alla Melchior di diciotto litri, ha totalizzato 86.200 dollari. Tra i whisky, il Macallan Lalique Collezione da sei bottiglie ha raggiunto il prezzo top di 407 mila dollari. Un Glenfiddich Rare Collection, invecchiato 64 anni del 1937 è stato venduto per 101.872 dollari, mentre quattro bottiglie del giapponese Hanyu Ichiro’s, 50 mila. Complessivamente la selezione di Scotch Rari e Whisky

Giapponesi ha totalizzato 1.3 milioni di dollari. Andando in Europa l’asta Sotheby’s di Londra di marzo Finest and Rarest Wines, Spirits & Vintage Port ha totalizzato 2 milioni di dollari. II lotto più importante un Petrus imperial del 1982 è stato battuto per 63 mila dollari. Buone performance anche per una magnum Château Mouton Rothschild 1945, 41 mila dollari e un magnum Château Cheval Blanc 1947, a 33 mila dollari. Sempre a

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Londra il 15 marzo la Christie’s ha dedicato un’asta al nostro paese: la “Fine & Rare Wines Featuring Wines Direct from Grandi Cru d’Italia Estates”. Hanno brillato i piemontesi con diciotto bottiglie di Bruno Giacosa, Barolo Falletto di Serralunga d’Alba 2005, vendute per 5 mila dollari; dodici bottiglie di Bruno Giacosa, Barbaresco Asili del 2005 a 2.600 dollari; dodici di Gaja, Sorì San Lorenzo del 1999 a 6.300; tre magnum di Giovanni Rosso, Barolo Tommaso

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Canale Vigna Rionda 2011 a 1.600 dollari. Tra i toscani, sei bottiglie di Masseto, Tenuta dell’Ornellaia del 2001 a 8.000 dollari. Tra i veneti, diciotto bottiglie di Amarone della Valpolicella Dal Forno del 2008 per 4000 dollari. In Italia il 22 e il 23 marzo Pandolfini ha realizzato un’asta a palazzo Ramirez-Montalvo. Nella prima giornata ha brillato la sezione dedicata agli champagne con un buon risultato per i Krug e i Dom Perignon, oltre che di alcuni lotti della maison PerrierJouet. Tra i vini francesi, altri top lot della giornata sono stati dodici bottiglie di Chateau MoutonRothschild 2000, in cassa di legno battute a 20 mila euro e sei bottiglie del medesimo Chateau Mouton-Rothschild del 2000 per 9800 euro. Tra le etichette italiane in evidenza le due magnum di Barolo Monfortino Riserva Giacomo Conterno del 1990 vendute rispettivamente a 2.818 euro e 2.695 euro. Il 23 marzo, sei bottiglie di Masseto del 2001 hanno chiuso la gara a 5.780 euro e due bottiglie di Petrus del 1988 a 4.624 euro, nonostante un’etichetta fosse

lievemente danneggiata. I lotti più richiesti, due assortimenti di dodici bottiglie ciascuno di Domaine de la Romanée Conti 2000 e 1995 aggiudicati a 35 mila euro ciascuno. Molto contesa anche una magnum di Richebourg Domaine Henri Jayer del 1986 che è stata venduta per 24.600 euro. Per la produzione straniera va segnalata anche il buon successo ottenuto da una bottiglia di Magnun di Screaming Eagle del 1992 di Napa Valley, aggiudicato per 15.925 euro. Bene anche gli unici due lotti spagnoli di Vega Sicilia Unico, Ribera del Duero. A Torino, il 17 maggio, all’asta di vini pregiati e distillati di Bolaffi, con la collaborazione di Slow Food Editore, bene le etichette italiane. Tra i top lot 12 bottiglie di Barolo della cantina Mascarello del 1961 aggiudicate per 7500 euro e per la Toscana un assortimento di 12 bottiglie dal 1999 al 2001 di Masseto vendute a 8750 euro. Tra i distillati ha brillato una verticale di Macallan 18 Years Old dal 1967 al 1984 aggiudicata per 22 mila euro e sei bottiglie di Springbank 10 Years Old per 17.500.


di Stefano Borelli

Umbria, terra di Sagrantino L’Umbria è raccolta, piccola, al centro dell’Italia, quasi il suo ombelico. Non è bagnata dal mare, ha montagne, molte colline e poca pianura.

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e sue città sono piccoli scrigni fatti di giardini chiusi tra case di rocce color avorio e rosa, di cattedrali affrescate e chiese baciate dal sole tutto il giorno, di casolari rustici senza tempo. È una regione calma, ordinata, con paesi, campi, prati e cipressi ondulati ancora uguali a quelli dipinti dai pittori del ‘400. Le piante sono alte, folte, gli ulivi sono

dappertutto, un po’ meno le vigne. La viticoltura qui è austera come il suo paesaggio. Non ha preso possesso di ogni terreno come nel Chianti, rispetta la discrezione del paesaggio, ma non per questo non è capace di raggiungere grandi vette. I vini di questa regione sono infatti famosi in tutto il mondo e ogni anno più ricercati. Vini di origine antichissime, le cui viti un

tempo si arrampicavano sui pioppi, amati dagli antichi Umbri, dagli Etruschi, dai Romani e portati fino a noi grazie al lavoro certosino dei monasteri. I vitigni sono cresciuti sui pendii collinari e argillosi dei colli Martani, dei colli del Trasimeno, dei colli Altotiberini, del monte Subasio. E se i bianchi più apprezzati da sempre sono quelli della zona

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di Orvieto, a volte affinati nelle caverne scavate nelle morbide rocce di tufo, il vino umbro rosso per eccellenza è il Sagrantino di Montefalco. La città, in provincia di Perugia a circa 25 chilometri da Spoleto, sorge al centro di una valle e dal paese scrutando l’orizzonte si vedono Spello, Assisi, Foligno e i rilievi dell’Appennino. Qui il rapporto con la vite è talmente importante che la si trova anche in città, all’interno delle mura. Girando nel borgo antico, nell’elenco dei cento più belli d’Italia, non è difficile incontrare giardini e porticati con viti storiche. La più antica nel convento di Santa Chiara, dove vivono le suore di clausura: una vite di Sagrantino considerata la più vecchia

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dell’Umbria, ha 150 anni. Attorno e fuori dalle mura medievali di Montefalco, intramezzate dalla porte di Federico Secondo, s’incontrano tante cantine e aziende che vale veramente la pena visitare. A pochi chilometri dal centro c’è l’azienda Romanelli che fa vino da tre generazioni e dove insieme al padre Francesco lavora Devis, giovane vignaiolo di 35 anni. “Abbiamo puntato sulla nostra unicità – spiega Devis Romanelli – volevamo un prodotto che desse qualcosa di diverso. E abbiamo potuto farlo valorizzando i nostri vitigni, coltivandoli bene e soprattutto mettendoli nei posti giusti”. “L’esempio del Sagrantino è indicativo; è una varietà che

coltivata anche dieci chilometri fuori da questo territorio perde quasi tutte le sue caratteristiche. Se poi viene coltivato in altri continenti – aggiunge – e ci è capitato di assaggiare alcuni tentativi, li perde completamente. È una questione di terreno, di posizione unica, di corretta esposizione al sole. Montefalco è circondata da valli, una volta grandi specchi d’acqua, ed è molto assolata. Viene fuori un vino, il Sagrantino, con una struttura importante e una capacità di esprimere una grande eleganza. E se fino a qualche anno fa si lavorava molto sulla concentrazione e c’era un’idea molto giocata sul muscolo, oggi si sta lavorando sulla finezza”. Il Sagrantino in realtà, è un fenomeno recente anche se l’uva è qui da secoli. È quasi stato sempre usato come complemento di altre uve come il sangiovese con cui si produce il Montefalco rosso o come vino da meditazione, il Sagrantino passito. Un vino, lo dice anche l’assonanza con la parola sacro, che era coltivato per lo più nelle chiese ed usato come vino da messa. Solo negli anni ‘80 si iniziò a produrre la versione secca e solo negli anni ‘90 scoppia la moda Sagrantino, che abbandona le vesti di vino rustico per assurgere al ruolo di grande rosso. Nel 1992 il Sagrantino di Montefalco, sia secco che passito, ottiene la DOCG. La zona però ha anche bianchi di tutto rispetto e lo sa azienda


Romanelli che si sta convertendo al biologico, non usa chimica e per corroborare la vite ha fatto ricorso all’aloe vera e l’estratto di jucca “Una nuova scommessa – prosegue Devis Romanelli – è il Trebbiano, nel 2015. Abbiamo preso una vigna di quello spoletino e secondo me verrà un prodotto molto interessante, un vino bianco fatto con 40 - 50 giorni di macerazione sulle bucce”. Da segnalare il LeTese del 2015, ottenuto da viti di trebbiano spoletino con più di cento anni e il Grechetto 2016. Lasciato l’azienda poco più a valle c’è la cantina che fatto la storia del Sagrantino, la Arnaldo Caprai. Centotrenta ettari di vigna, 2200 barriques, un casale al cui ingresso si è accolti da un bancone in acciaio vetro e un’elegante reception. Numeri impressionanti con una produzione che non ha però perso in qualità e dove la ricerca e la sperimentazione continuano a dare i loro frutti. È stata quest’azienda negli anni 90’ a cercare nei comuni tipici della produzione (Montefalco, Bevagna, Gualdo Cattaneo) le piante madri di Sagrantino. Una ricerca fatta per lo più in vecchi impianti abbandonati e in aziende agricole, dove venivano coltivate solo poche piante per uso familiare. Insieme all’università di Milano vennero individuati i tre cloni migliori e si capì che la forma più adatta di allevamento era il cordone speronato. Nacque cosi il Sagrantino che conosciamo oggi grazie ad una sperimentazione che continua con il lavoro dell’enologa Vera Lanfraconi, coadiuvata dalla star internazionale degli enologi Michel Rolland. Percorrendo qualche chilometro in direzione Todi, non lontano dal

paesino che si chiama Bastardo, si arriva alla località Scacciadiavoli e all’omonima cantina. Il nome lo si deve alla presenza nel XV secolo di un esorcista, che viveva in un borgo a confine con la proprietà, famoso per le sue capacità di guaritore. L’azienda è il risultato del sogno di un principe, Ugo Boncompagni-Ludovisi che nella seconda metà dell’ottocento lasciò Roma per dedicarsi alla produzione di vino e fondare uno stabilimento, un complesso enologico imponente che avrebbe dovuto produrre quasi un milione di bottiglie. E che nel 1905 già esportava vino negli Stati Uniti. La struttura realizzata nel 1884 si appoggia al profilo della collina ed è stata sviluppata verticalmente

su quattro piani comunicanti, ispirandosi alle realtà vinicole di Bordeaux. Lo scopo era utilizzare il sistema a caduta o gravità che consente di spostare il vino da un piano all’altro senza l’utilizzo di pompe. L’uva entrava al quarto piano, veniva pigiata e fatta fermentare al terzo, maturare al secondo, affinata al primo livello dove ancora oggi si trova una barricaia con più di 500 elementi. All’interno della cantina, importante esempio di archeologia industriale sono ancora visibili le colonne in ghisa con impresse le iniziali del Principe Ugo Boncompagni. Altre testimonianze storiche sono una caldaia per produrre il vapore necessario all’igienizzazione e una botte del 1909 costruita all’interno

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della parete del muro e rivestita in vetro, oltre ai pavimenti a schiena d’asino perfetti per lo scolo dell’acqua. La Scacciadiavoli oggi è di proprietà della famiglia Pambuffeti, e continua a produrre vini di grande spessore, tanto che il Monfalco Sagrantino Docg 2011 è stato messo da Wine Spectator tra i cento vini più importanti del mondo per 2017. Altre eccellenze il Montefalco Rosso 2014 (Sangiovese, Sagrantino, e Merlot) e il Montefalco Bianco 2015 (Grechetto, Trebbiano toscano, Chardonnay). Tornando verso Spoleto in località

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Terzo La Pieve, sui pendii dei colli Martani si trova l’azienda Collecapretta gestita da Vittorio Mattioli e la moglie Anna, veri e propri artigiani del vino che sui loro sei ettari di vigne,distribuite in un paesaggio dominato da uliveti e boschi, producono 15 mila bottiglie di ottima qualità. Tutto viene fatto manualmente: la potatura, la raccolta, la vinificazione, rispettando i cicli della natura, senza erbicidi e pesticidi. La scelta delle varietà è stata dettata dalla tradizione storica: oltre ai vitigni locali come il Trebbiano spoletino e il Sangiovese che copre la maggior

parte del vitato, ci sono varietà tradizionali come il Barbera, e il Greco. “Mi occupavo di tutt’altro, da ragazza – racconta Anna Mattioli – cucivo giacche a vento, poi una volta che i miei tre figli sono cresciuti mio marito mi ha coinvolto in quest’attività. Me ne sono innamorata subito: vedere crescere la vite ti dà un’enorme soddisfazione, così come assistere alla sua trasformazione dalla prima potatura al germoglio, al grappolo. Sono talmente presa da questo lavoro, che se non posso andare in vigna per qualche motivo mi dispiace e quando io e mio marito torniamo a casa da una giornata nelle vigne non siamo affatto stanchi, ma abbiamo voglia di fare altro. Questo significa che è il tuo lavoro”. Le etichette dei loro vini sono create dal figlio architetto, Il Burbero ottenuto da uve Sangiovese, Merlot e Ciliegiolo, Il Galantuomo e il Le Cese, entrambi da Barbera e descrivono la filosofia dell’azienda: il principio dell’assoluta naturalità con la terra che viene aiutata solo con concimi ricavati dagli animali, senza l’aggiunta di lieviti se non quelli derivanti dalle uve e dalla cantina. “Molti si fregiano di fare vini naturali ma poi nella cantina fanno altro. Noi – aggiunge Anna Mattioli – facciamo tutto alla luce del sole, la gente ci chiede di fare la vendemmia e vinificare con noi e accogliamo tutti. Imbottigliamo il vino solo quando è pronto. Una volta con il Trebbiano abbiamo aspettato fino a settembre perché non era pulito, non si era chiarificato da solo. Anche per la vendemmia 2017 ancora non lo abbiamo fatto. Aspettiamo la luna buona, la luna calante”.


di Mario Fregoni, Presidente Onorario OIV- Organisation Internationale de la Vigne et du Vin

È per me, e per tutti noi, motivo di prestigio ospitare un articolo a firma del Prof. Mario Fregoni, illuminato accademico, orgoglio della nostra Italia e nostro Sommelier Onorario. Bentornato Prof!

Immaginiamo una degustazione di vini da viti franche di piede Il sommelier conosce la differenza sensoriale fra i vini delle viti franche di piede ed i vini delle viti innestate sui portinnesti americani? È un’esperienza degustativa che suggerisco perché vale la pena di viverla.

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a un recente servizio australiano, pubblicato su OIV News del 19 giugno 2018, emerge la profonda preoccupazione degli organi ufficiali per i danni (mortalità) dei vigneti franchi di piede (non innestati) provocati dalla fillossera radicicola; questi vigneti rappresentano il 74% della superficie esistente in Australia, nelle zone della Barossa Valley, di Victoria e della Tasmania. Analoga

situazione si riscontra in Nuova Zelanda, dove lo scrivente ha dovuto cambiare le scarpe per evitare di propagare la fillossera in un vigneto sperimentale, debitamente recintato e sottoposto a misure precauzionali sanitarie. La fillossera è un insetto che attacca e distrugge le radici della Vitis vinifera, rappresentante il 99% delle varietà coltivate nel mondo. L’insetto attacca anche le foglie

della Vitis vinifera (es. Sangiovese, Croatina) ma generalmente non richiede interventi. Importata dall’America alla fine dell’800, in Europa distrusse milioni di ettari vitati e dopo due missioni di studiosi francesi in America, si decise di innestare la Vitis vinifera sui portinnesti americani, aventi radici resistenti alla fillossera, in genere ibridi di Vitis riparia, Vitis Berlandieri, Vitis rupestris e qualche altra. Il sommelier conosce la differenza sensoriale fra i vini delle viti franche di piede ed i vini delle viti innestate sui portinnesti americani? È un’esperienza degustativa che suggerisco perché vale la pena di viverla. Di norma, per complesse ragioni fisiologiche, i vini delle viti franche sono qualitativamente migliori di quelli delle viti innestate, come gusto più morbido e persistente, sia come olfatto, grazie agli aromi più complessi, intensi e delicati. Fortunatamente il sapore foxy o selvatico (originato dall’antranilato di metile e dai polifenoli) e l’aroma di fragola il Sommelier | n. 3 - 2018

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LE VITI NATIVE AMERICANE E ASIATICHE Ibridi portinnesti e varietali Ci.Vin srl - Città del Vino, 2018. Pagine 146. Formato: 17,5x24,5. Copertina cartonata. Rilegatura filo refe. Prezzo: € 25,00 Il sottoscritto ................................................................................................................ Tel. .............................................................. ordina l’acquisto di n° ........... copia/e del libro oggetto del presente buono d’ordine al prezzo speciale con sconto 50% riservato a FISAR di € 12,50 a copia (anziché € 25,00) per un totale di

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delle uve americane (dato dalla molecola del furaneolo) non passa dalle radici dei portinnesti alle bacche delle varietà di Vinifera. Immaginiamo di dover reperire i vini per organizzare dei confronti di degustazione tra vini internazionali da viti franche di piede e di viti innestate, della stessa età, stessa area, stessa tecnologia, ecc. Domandiamoci in quali Paesi e aree geografiche si trovano le viti franche di piede, che secondo una nostra stima, suffragata dalla visita di una sessantina di Paesi viticoli, rappresentano circa il 15-20% della viticoltura mondiale. Iniziamo dall’Italia: vini di viti franche di piede si producono soprattutto in Sardegna, nell’isola di S. Antioco e nel Sulcis, dove esiste la DOC Carignano del Sulcis. In Valle d’Aosta a Morgex e La Salle (sino a 1200 m di

altitudine) si coltiva il Prié blanc franco di piede. Sull’Etna, anche qui alla stessa altitudine di Morgex, si ricontrano diversi vitigni, bianchi e rossi precoci, franchi di piede. Analogamente a Pantelleria da secoli si coltiva lo Zibibbo (ndr: Moscato di Alessandria, d’Egitto). Infine nel Delta del Po ferrarese si può trovare la Fortana del Bosco Eliceo, franca di piede e innestata, molto prossime fra di loro. Se l’esercizio degustativo si vuole estendere anche all’estero, allora le aree franche di piede sono numerose. In Francia nelle Salines su Midì, alle foci del Rodano e soprattutto nella Camargue, dove i vigneti d’inverno vengono allagati per circa un mese per ottenere la morte della fillossera radicicola. In Spagna aree franche si trovano nella Mancha, in Andalusia,ecc. In Portogallo nell’incantevole vigneto

del Douro e nell’isola di Madera. In Grecia diverse isole hanno viti franche di piede, tra le quali Creta. Cipro, poco distante, è del tutto indenne. In zone desertiche del Nord Africa ( Marocco, Algeria, Tunisia) e nel Sud Africa vi sono vigneti non innestati. In America sono presenti in California, nello Stato di Washington, nell’Oregon, in Canadà, in Messico, Venezuela, Colombia, Ecuador, Argentina e soprattutto in Cile. In quest’ultimo Paese in diverse visite abbiamo appurato che almeno 150.000 ettari sono franchi di piede e nella prefazione di un libro sosteniamo che la viticoltura cilena dovrebbe essere riconosciuta come patrimonio culturale dell’umanità dell’UNESCO. Essa è protetta ad est dall’alta catena delle Ande e a ovest dal Pacifico,a nord dal deserto e a sud dai freddi del polo

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sud. In Asia la Cina è tutta senza fillossera e in parte anche l’India. Senza fillossera sono in gran parte l’Egitto, l’Iran, l’Irak,l a Siria,ecc. Vi sono poi i Paesi Caucasici (Georgia, Armenia), la Russia, il Kazakistan, che sono indenni dalla fillossera per le basse temperature invernali, che raggiungono anche i - 50 gradi C., e dove le viti, d’inverno, sono coperte con terra. Sono orgoglioso di essere stato protagonista e di aver salvato la viticoltura franca di piede del Kazakistan, per il quale i francesi

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avevano consigliato di spiantare i vecchi vigneti e di sostituirli con barbatelle innestate. Sintetizzando si può affermare che i vigneti franchi di piede possono resistere nelle aree desertiche, soprattutto sabbiose, o nelle zone con inverni aventi minime assai basse e con molta neve che fa da coibentante. Generalmente chi scrive consiglia l’impianto franco di piede nei terreni molto sabbiosi, aventi al massimo il 7% di argilla; questa, infatti, consente ai maschi della fillossera si camminare per andare alla ricerca delle femmine. Vi sono altri sistemi di lotta contro la fillossera? All’inizio si è tentato con iniezioni gassose nel terreno di solfuro di carbonio, oggi abbiamo insetticidi e erbicidi potenti che potrebbero falcidiare la fillossera radicicola, ma sono tossici e inquinanti per il suolo. L’allagamento del vigneto si può attuare nei terreni argillosi e vicino ai fiumi, ma è sempre costoso. Rimane l’innesto su soggetti ibridi americani, operazione unica al mondo di lotta biologica ormai ultrasecolare. Non è tuttavia esente da difetti: i vini delle viti innestate su piede americano sono generalmente di qualità e durata inferiore e i vigneti durano 20-25 anni, causa diverse malattie (virus, batteri, Mal dell’Esca, ecc.), contro i 100 anni ed oltre delle viti franche di piede. Ho potuto anche osservare viti di Vitis vinifera franche di oltre 200 anni (con radici protette da muri) e una vite selvatica (Vitis silvestris, madre di tutte le nostre varietà) di circa 1000 anni in un bosco dell’Ogliastra (Sardegna), sulla quale stiamo conducendo ricerche genetiche e di carattere nutraceutico.


a cura di Augusto Gentilli

Soave Preview 2018: presente e futuro di un grande territorio

E

ra il 16 dicembre 1931 quando, con Regio Decreto, venne istituito il Soave Tipico, delimitandone l’area produttiva e dando così il via a un percorso che ha portato il territorio del Soave, con le sue differenti Denominazioni e tipologie, a divenire uno dei territori vitivinicoli italiani più noti al mondo. Tale lungo viaggio ha visto una serie di tappe essenziali tra le quali è importante ricordare il raggiungimento della Doc nel 1968 – della quale, pertanto, ricorre quest’anno il 50° anniversario – e, nel 2001, il prestigioso riconoscimento della Docg per la tipologia Superiore. Questo lungo e costante percorso di crescita, nel pieno rispetto della qualità e

dell’ambiente, ha portato questo territorio ad essere, nel gennaio 2016, il primo dichiarato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali “Paesaggio rurale di interesse storico” iscrivendolo nel “Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali” con il nome di “Colline vitate del Soave”.

Il Soave in Italia e nel Mondo Attualmente, il territorio del Soave ospita 7.000 ettari di vigneto, che rappresentano il 3% del sistema produttivo a Denominazione in Italia; nelle sue vigne la Garganega occupa, ad oggi, circa l’88% dell’intera superficie ed è affiancata da Pinot grigio, Chardonnay e

Trebbiano di Soave oltre che da altri vitigni presenti, però, in misura minore. La produzione, considerando tutte le differenti tipologie e Denominazioni, ha raggiunto e superato i 54.000.000 di bottiglie grazie all’impegno di 2870 aziende agricole, 190 produttori e 50 imbottigliatori. I suoi principali mercati, oltre all’Italia (15%), sono la Germania (30%), il Regno Unito (15%) e gli Stati Uniti (8%); complessivamente il Soave, nelle sue varie declinazioni, viene esportato in oltre 70 paesi in tutto il mondo. Per fare il punto della situazione e raccontare alla stampa e agli appassionati il territorio e gli ultimi sviluppi di questa Denominazione, il Consorzio il Sommelier | n. 3 - 2018

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Valorizzare le tipicità: le Menzioni Geografiche Aggiuntive Il territorio del Soave è caratterizzato da un’alternanza di porzioni calcaree, vulcaniche – con presenza di basalti e/o tufi – e sedimentarie, queste ultime a loro volta divise in calcaree e non calcaree. Queste diverse porzioni, spesso tra loro profondamente frammiste e articolate, si combinano con le ulteriori differenze dovute all’orientamento e alla pendenza dei versanti, alle quote delle diverse vigne nonché al loro differente sistema d’allevamento, suddivisibile in pergola e spalliera, generalmente guyot; da ultimo, ma non certo per importanza, la differente composizione in termini di vitigni coltivati offre ulteriore tipicità a ciascuna vigna. Questa grande variabilità del terroir non può non riflettersi nelle caratteristiche dei differenti vini rendendo la Denominazione un mosaico di vini connotati da alcune caratteristiche comuni (ricchezza di note fruttate e floreali, spiccata mineralità, chiusa frequentemente amman-

dorlata e ottima longevità) ma capaci di mostrare chiare differenze in relazione alla loro vigna d’origine. Sono state analoghe considerazioni a guidare gli sforzi del Consorzio che, dopo circa 20 anni di lavoro, si appresta a modificare i Disciplinari di Produzione affiancando alle sottozone Classico e Colli Scaligeri, già in essi presenti (la seconda esclusivamente per il Soave Doc), un sistema di 33 Menzioni Geografiche Aggiuntive (MGA) atte a preservare e valorizzare quel grande patrimonio di tradizione e tipicità che contraddistingue i vini di questa porzione del veronese. Per ciascuna MGA è stata mappata la posizione geografica, la composizione del suolo, il profilo altimetrico, la pendenza dei versanti, le modalità di allevamento della vite oltre, ovviamente, alla superficie totale e a quella vitata; sono, inoltre, stati identificati i fogli cartografici comunali interessati, i toponimi noti all’interno di ciascuna MGA, l’elenco dei

relativi produttori e sono state raccolte informazioni relative all’andamento climatico. Il quadro così delineato non rappresenta quindi solamente un’importante guida alle caratteristiche della zona bensì una vera e propria importante chiave di lettura dei vini prodotti in ciascuna MGA e un’ulteriore motivo di interesse per chi voglia visitare e comprendere questo magnifico territorio oppure, più semplicemente, voglia approcciare la degustazione di un vino in modo più consapevole delle caratteristiche pedoclimatiche delle vigne che lo hanno visto nascere. Ovviamente, non è possibile descrivere in queste pagine le caratteristiche delle 33 Menzioni Geografiche Aggiuntive ma mi riservo di fornire le caratteristiche principali di alcune di esse all’interno dello spazio dedicato alle degustazioni compiute nel corso di questa edizione di Soave Preview.

Tutela Soave ha organizzato, nei giorni 17 - 20 maggio 2018 nello storico Palazzo del Capitano a Soave (VR), l’ormai consueto appuntamento con Soave Preview, durante il quale, per mezzo di approfondite relazioni e ampie e interessanti degustazioni, è stato possibile comprendere quali siano gli sviluppi di questo grande territorio vitivinicolo alla luce degli stringenti problemi legati, in modo particolare, alla sostenibilità ambientale ed economica nonché ai cambiamenti climatici. Un grande spazio è poi stato dato alle prossime modifiche al disciplinare soprattutto per quanto riguarda l’introduzione delle Menzioni Geografiche Aggiuntive.

Consorzio e il territorio tutto si stanno fortemente impegnando. Queste colline, infatti, con il nome di “Soave Vineyards - I Vigneti del Soave”, rappresentano la prima candidatura italiana al programma GIAHS (Globally Important Agricultural Heritage Systems Sistemi del Patrimonio Agricolo di rilevanza mondiale) della FAO, iniziato nel 2002 e sottoscritto dall’Italia nel 2016. Tale progetto, di importanza e respiro mondiale e che ha attualmente raggiunto le 50 aree già ammesse a pieno titolo in 20 differenti paesi, mira a identificare e tutelare quelle aree che hanno permesso il sostentamento delle popolazioni residenti pur nel mantenimento della loro eccezionale bellezza, della loro biodiversità e della loro sostenibilità economica, sociale e ambientale. Per il Soave e il suo territorio la sua ammissione al programma rappresenta una nuova importante

conferma dei suoi ben noti valori ambientali, paesaggistici ed etici e offre un grande opportunità per un ulteriore sviluppo del turismo sostenibile legato al vino, alla sua storia e alla sua qualità.

Il Programma GIAHS - FAO Durante la manifestazione, ampio spazio è stato giustamente concesso all’approfondimento del nuovo importante riconoscimento internazionale per il quale il 26

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Dalla terra al calice: le degustazioni Tra le numerose degustazioni organizzate nel corso dell’evento, quella dedicata alle MGA e intitolata “All’Origine dell’Origine - Soave evoluzione: il clima, il luogo, il vitigno e il tempo” condotta da Alessandro Torcoli e Chiara Maria Mattiello è risultata essere, a mio parere, di particolare interesse in quanto capace, con 12 assaggi, di fornire uno spaccato rappresentativo di un terroir assai composito e capace di espressioni notevolmente diverse. Di seguito riporterò le mie note di degustazione corredate di brevi informazioni riguardante le MGA coinvolte.


Cecilia Beretta - Soave Doc Classico “Brognoligo” - 2016 Brognoligo costituisce una delle zone storiche del Soave Classico. Questa MGA, in comune di Monteforte d’Alpone, si estende per oltre 77 ha, dei quali 65ha vitati, a quote comprese fra i 50 e i 160m s.l.m. con esposizione tra sud e sud-est su suoli di origine basaltica ad esclusione della sua porzione più meridionale dove affiorano depositi di detriti. Ottenuto da uve Garganega (85%) e Chardonnay, interamente vinificato e affinato in acciaio, questo Soave Classico si presenta di un bel color paglierino chiaro, preludio a un panorama olfattivo connotato da note croccanti di frutta bianca e tropicale fresca, sensazioni di mandorla amara e sentori di biancospino. All’assaggio risulta pronto, immediato, di ottimo corpo e arricchito da un’evidente morbidezza; la più che spiccata freschezza gli conferisce carattere ed equilibrio. Cantina di Monteforte - Soave Superiore Docg Classico “Castellaro” - 2015 Ospitato da un cono vulcanico all’estremità settentrionale della zona classica in comune di Monteforte d’Alpone, Castellaro si estende per circa 32ha, dei quali 27 vitati, in parte sulla sommità del cono stesso e in parte sui versanti, ovviamente interamente vulcanici, con esposizione compresa tra est e ovest a una quota tra i 140 e i 260 metri di altitudine. Prodotto da uva Garganega in purezza coltivata a pergola veronese e affinato parte in barrique e parte in botte da 15hl, regala dal calice, nel quale si offre di un intenso color paglierino, un frutto ricco e maturo accompagnato da

note di erbe provenzali, fiori di gelsomino e anice stellato; il suo bouquet, assai ampio ed elegante, si completa grazie a piacevoli sensazioni minerali riconducibili direttamente alla roccia. L’attacco al palato è avvolgente, ampio e rotondo; la pienezza del corpo e la ricca morbidezza trovano nerbo, sostegno ed equilibrio nella ben presente freschezza nonché nell’altrettanto evidente sapidità; una nota di merito è dovuta alla lunga persistenza.

Soave (30%). Di color paglierino intenso, coniuga la pienezza della frutta bianca matura e della frutta tropicale con l’eleganza delle spezie dolci e delle erbe aromatiche; lievi e non invadenti note boisé ne completano lo spettro olfattivo. Una lieve dolcezza, il buon corpo e la ricca morbidezza fungono da contraltare alla nitida acidità e alla piacevole sapidità che gli offrono sostegno e gradevolezza di beva; buona la persistenza.

Balestri Valda - Soave Doc Classico “Sengialta” - 2015 Sita nel comune di Soave, questa MGA - di 31ha di superficie che ospitano quasi 28ha di vigneti a quote tra i 48 e i 157m s.l.m. nel cuore dell’area classica - è caratterizzata da rocce interamente di origine basaltica e pendii assai ripidi con orientamento tra oriente e mezzogiorno. Per la produzione di questo Soave Classico, affinato in botti da 20hl, sono state impiegate uve Garganega (70%) e Trebbiano di

Corte Mainente - Soave Doc Classico “Pigno” - 2014 Con il Pigno (38ha dei quali ben 37 vitati), nel cuore più tipico della zona classica, siamo ancora in comune di Soave su suoli assai pendenti di origine basaltica con l’eccezione della porzione più orientale nella quale emergono affioramenti calcarei; i versanti, fortemente terrazzati, godono di esposizioni tra sud e sud-ovest e si estendono fra i 60 e i 150 metri di altitudine. Ottenuto da uve Garganega in

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purezza, questo vino sfoggia un bel paglierino intenso che ci conduce a un naso elegante e di buona complessità nel quale, oltre alle sensazioni di frutta bianca non eccessivamente matura e gelsomino, è possibile scorgere le note agrumate del mandarino e quelle aromatiche delle erbe provenzali. All’assaggio, ci conquista per ampiezza ed equilibrio: l’ottimo corpo e la ben presente morbidezza sono, infatti, sostenute adeguatamente dalla freschezza e dalla sapidità dando così vita a un Soave Classico dalla beva piacevole, persistente e certo non banale. Inama - Soave Doc Classico “Vigneti di Foscarino” - 2014 Foscarino, compreso nei comuni di Soave e Monteforte d’Alpone, rappresenta una delle MGA più note dell’intera zona classica e si estende per oltre 148ha,

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dei quali ben 120 sono vitati, occupando i versanti orientali, meridionali e occidentali di tre coni vulcanici a quote comprese fra 80 e 289m s.l.m.; i suoli sono, pertanto, quasi esclusivamente di origine basaltica ad eccezione di una piccola porzione al limite occidentale della Menzione dove emergono calcari stratificati di origine marina. Il “Vigneti di Foscarino” 2014, prodotto con sole uve Garganega, è stato fermentato in barrique esauste e successivamente affinato in acciaio. Di colore paglierino assai intenso, offre un naso di grande interesse, ampio e fine nel quale, tra le maglie di un frutto giallo maturo fitto e intenso, si scorgono eleganti sensazioni di cera d’api, miele di castagno ed erbe aromatiche; l’intero bouquet è, inoltre, attraversato da tipici sentori di pietra focaia. All’assaggio,

colpisce per morbidezza, corpo ed equilibrio; la lineare freschezza, infatti, ne percorre la struttura donandogli spinta e una beva di grande piacevolezza; assai lunga la persistenza. Cantina di Soave - Soave Superiore Docg Classico “Castelcerino” - 2013 Castelcerino, in comune di Soave, rappresenta la MGA con la maggiore superficie vitata (229ha dei 426 complessivi) oltre a racchiudere in sé molti degli aspetti fondamentali dell’intera Denominazione. La sua porzione orientale, infatti, ha origini vulcaniche e i suoi pendii sono caratterizzatati da acclività estremamente elevate; al contrario, la porzione occidentale rivela una natura calcarea e pendenze decisamente più contenute; nel suo complesso, Castelcerino si estende fra i 110 e i 380 metri di altitudine e le esposizioni, pur variabili, sono comprese fra sud-est e sud-ovest. Prodotto da uve Garganega in purezza, questo Soave Superiore Docg Classico è stato affinato per nove mesi in acciaio e, successivamente, per altri tre mesi in botte. Alla vista, si presenta di un luminoso color paglierino, preludio a un naso molto fine e di inaspettata gioventù. La frutta bianca matura è affiancata da quella tropicale fresca oltre che da piacevoli sensazioni floreali riconducibili al gelsomino; le note agrumate del bergamotto e quelle minerali della roccia ne completano il già ampio panorama olfattivo. Al palato, si presenta ampio, avvolgente e di ottimo corpo; l’equilibrio è garantito dall’ancora vibrante freschezza e da una ben percepibile sapidità.


Vino di lunga persistenza che chiude con un fin di bocca di particolare piacevolezza. Gianni Tessari - Soave Doc Classico “Monte Tenda” - 2013 La MGA Tenda, di 174ha di estensione dei quali 97 occupati dai vigneti interamente in comune di Soave, nasce dall’unione di due zone note col nome di Rocca e Monte Tondo; Tenda è di natura prevalentemente calcarea con una porzione vulcanica in prossimità del suo margine nord-orientale; le quote sono comprese fra i 70 e i 170m s.l.m. e i versanti sono prevalentemente esposti a meridione e a ponente. Ottenuto da Garganega (80%) e Trebbiano di Soave (20%), si offre con profumi marcatamente fruttati tra quali spiccano note di frutta bianca croccante e di bergamotto oltre a note riconducibili ai frutti tropicali; i fiori di camomilla e un evidente sentore minerale, riconducibile direttamente alla roccia, ne completano il bouquet. L’attacco assai citrino di questo Soave Classico si stempera rapidamente nella sua morbidezza e nella pienezza del suo corpo originando un unicum lineare e affilato ma assai piacevole; più che adeguata la persistenza.

quasi 39 vitati), è compresa fra i 40 e i 160m di altitudine e gode di esposizioni comprese fra sud e sud-est. Il Froscà 2012 di Gini, ottenuto da sole uve Garganega in gran parte prodotte da antiche pergole, ha visto metà della propria massa affinare in legno per circa otto mesi. Dal calice, emerge un insieme di ottima finezza nel quale le immancabili note di frutta bianca croccante si sposano alle sensazioni speziate dei chiodi di garofano e ai sentori floreali del biancospino; leggeri ricordi boisé ne completano il bouquet. Al palato, è ampio, molto morbido e avvolgente ma, nel contempo, diretto ed equilibrato grazie alla vivace freschezza e alla sempre ben presente sapidità; una menzione è dovuta alla lunga persistenza.

comprese fra i 30 e i 100m s.l.m.; l’esposizione dei versanti è compresa fra sud e sud-est. Ottenuto da uve Garganega in purezza, questo Soave Classico ha terminato in barrique la fermentazione alcolica e svolto quella malolattica. Di color paglierino intenso, apre al naso con le sempre presenti note di frutta a polpa bianca alle quali si affiancano quelle di banana e bergamotto; lievi sensazioni boisé e di cera d’api, oltre a leggerissime screziature fumé, danno pieno compimento al suo intrigante panorama olfattivo che inizia, però, a rivelare i primi sentori di ossidazione. All’assaggio, si presenta di ottima struttura e morbidezza; equilibrio, nerbo e carattere sono garantiti dalla ancora ben presente freschezza e dalla ben percepibile sapidità; lunga la persistenza.

Nardello - Soave Doc Classico “Zoppega” - 2011 MGA marcatamente basaltica nella suo porzione orientale, diviene calcarea spostandosi verso occidente. Sita nel comune di Monteforte, Zoppega si estende per quasi 72 ha, dei quali circa 51 occupati da vigne, a quote

Suavia - Soave Doc Classico “Monte Carbonare” - 2011 Carbonare, in comune di Soave, ha origini esclusivamente vulcaniche e i suoi versanti, talvolta con elevate pendenze, sono rivolti a est e a nord-est; questa MGA, che si sviluppa fra i 120 e i 280m di quota, ha

Gini - Soave Doc Classico “Froscà” - 2012 Sito interamente nel comune di Monteforte d’Alpone, Froscà rappresenta uno dei cru storici del Soave Classico ed è costituito quasi interamente da suoli di origine vulcanica con abbondante presenza di tufi ad eccezione di una piccola porzione al suo limite sud-occidentale di natura calcarea; questa MGA, che si estende per circa 42ha (dei quali il Sommelier | n. 3 - 2018

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una superficie di circa 52ha dei quali quasi 42 sono dedicati alla coltivazione della vite. Ottenuto da sole uve Garganega, il Monte Carbonare 2011 ha riposato per circa 15 mesi sulle proprie fecce fini. Nel suo bouquet, di ottima finezza e complessità, spiccano – in prima battuta – le note agrumate del bergamotto a cui seguono sensazioni di pesca bianca, mela Golden matura, banana e gelsomino; col trascorrere dei minuti, dal calice si alternano ulteriori sentori tra i quali mi piace ricordare la mela cotogna e un’elegante sfumatura minerale ben riconducibile alla polvere da sparo. In bocca, è sostenuto dall’ancora nitida acidità, oltre che dalla

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sempre presenta sapidità, che conferiscono carattere ed equilibrio all’importante struttura e alla sua ottima morbidezza; assai lungo, chiude con un fin di bocca di grande interesse nel quale ben si percepisce la tanto tipica nota ammandorlata. Cantina del Castello - Soave Doc Classico”Pressoni” - 2011 Posto tra i comuni di Soave e Monteforte e di origine esclusivamente vulcanica, Pressoni rappresenta un cru di grande rilevanza anche storica pur essendo una delle più piccole MGA. La sua superficie è, infatti, di poco meno di 15ha dei quali 11,5 sono occupati di vigneti. Le quote sono comprese fra gli 80 e i 190 m s.l.m. e i versanti, con pendenze molto contenute, godono di esposizione compresa fra est e sud-est. Vino prodotto con uve Garganega (80%) e Trebbiano di Soave (20%), vinificato esclusivamente in acciaio e lasciato maturare per tre mesi sulle proprie fecce nobili. Di color paglierino cristallino, offre un naso “dolce” – probabilmente dovuto alla presenza della quota di uve Trebbiano – nel quale le note di frutta a polpa bianca e dei fiori di biancospino sono affiancate dalle sensazioni del talco oltre che da quelle agrumate del cedro fresco e da una netta mineralità “rocciosa” che, nel loro insieme, realizzano un bouquet elegante e armonico; infine, col passare dei minuti, al già complesso quadro olfattivo si sono aggiunti inattesi sentori di uva fragola. Al palato, regala sapidità e una garbata spina acida che regalano al vino spinta e carattere; entrambe sono ben bilanciate dalla pienezza del corpo e dalla

morbidezza dell’insieme. La lunga persistenza e la finezza del fin di bocca concludono un assaggio capace di esprimere in modo accurato uve e territorio. Coffele - Soave Doc Classico “Castelcerino” - 2004 Questo secondo Castelcerino 2004 di Coffele – presentato in una doppia Magnum – ha preso origine esclusivamente da uve Garganega ed è stato lavorato interamente in acciaio. Il primo approccio a questo vino è affidato al suo lucente paglierino intenso che lascia presagire un prodotto in perfetto stato di conservazione nonostante i quasi 14 anni trascorsi dalla sua nascita. Al naso, è un continuo alternarsi di nuove sensazioni che sembrano rincorrersi tra le fitte maglie delle note di frutta bianca matura. Ecco allora comparire, scomparire e poi ritornare note di bergamotto, zafferano, frutta esotica fresca, mela cotogna e foglie di tè nero. A completamento del suo bouquet, e a ricordarci l’origine in buona parte vulcanica di questa MGA, l’insieme è percorso, nel corso dell’intero assaggio, da evidenti sentori di pietra focaia. Al palato, si presenta ancora giovane, lineare e teso grazie alla vibrante acidità e alla ben presente sapidità che insieme offrono sostegno ed equilibrio a un vino ampio e profondo, di eccellente corpo e grande morbidezza. La lunga persistenza e l’eleganza della chiusa accompagnano alla fine di una lunga serie di assaggi poliedrici ma, nel contempo, sempre ben riconoscibili come figli di queste colline e del lavoro delle persone che, nei secoli, ne hanno fatto la storia.


Redazione Centrale - Fonte: IDEALO MAGAZINE (www.idealo.it/magazine/)

Il consumo di vino rosso e bianco in Italia ed Europa Trovare il vino giusto per una buona esperienza culinaria è un compito spesso difficile. Per un determinato piatto, è meglio un vino rosso oppure uno bianco? Da quale paese?

P

er scegliere in modo consapevole tra prodotti di notevole qualità e differenti fasce di prezzo, sempre più persone si affidano all’e-commerce e alla comparazione prezzi di idealo. Vino: chi lo beve di più? I dati dell’ISTAT e quelli di idealo

Secondo una recente indagine dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) sul consumo di vino e alcol in Italia, nel 2017 Il 65,4% della popolazione di 11 anni o più ha consumato almeno una bevanda alcolica durante l’anno. La percentuale di chi consuma

giornalmente bevande alcoliche è pari al 21,4%, in diminuzione rispetto a dieci anni prima (29,3% nel 2007). Al contrario, è in aumento la quota di quanti consumano alcol occasionalmente (dal 38,9% del 2007 al 44,0% del 2017) e quella di coloro che bevono alcolici fuori dai pasti (dal 25,6% del 2007 al 29,2% del 2017). In particolare, le persone che hanno consumato vino almeno una volta durante l’anno sono state il 52,6% mentre il consumo è stato giornaliero nel 19,0% dei casi. Per fare un confronto con altre bevande, la birra ha raggiunto il 48,0% (4,9% ogni giorno) mentre aperitivi, amari e superalcolici hanno toccato il 43,8% (0,7% ogni giorno). In proporzione, sono gli uomini a bere di più il vino, almeno una volta durante l’anno: il 65,7% della popolazione di sesso maschile. Diversi punti percentuali in più rispetto alle donne, la cui quota è pari al 40,3%. Anche per quanto riguarda la comparazione prezzi di idealo, l’interesse online verso la categoria riguarda per l’80,6% dei casi gli uomini contro il 19,4% delle donne. il Sommelier | n. 3 - 2018

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A proposito di idealo idealo è un comparatore prezzi internazionale con 330 milioni di offerte da parte di oltre 50 mila negozi online. L’azienda viene fondata a Berlino nel 2000 e da allora è cresciuta costantemente. Dal 2006 entra a far parte del gruppo editoriale Axel Springer SE (editore anche di Bild Zeitung). Attualmente è presente in Germania, Austria, Regno Unito, Francia, Italia, Spagna, con sei portali nazionali. Nel corso dei suoi primi 17 anni di attività ha ricevuto eccellenti recensioni e ha vinto numerosi test condotti da enti autorevoli e indipendenti impegnati nella tutela dei consumatori. Nel 2014 ha ottenuto dall’ente di certificazione tedesco TÜV Saarland il marchio di “comparatore certificato” per la qualità delle informazioni reperibili sul portale e le misure a protezione dei dati degli utenti. idealo mette a disposizione dei propri utenti centinaia di test sui prodotti e opinioni di altri utenti, non limitandosi ad offrire un servizio di comparazione per individuare i prezzi più convenienti, ma ponendosi anche come una guida autorevole e imparziale allo shopping on-line con schede tecniche, filtri di ricerca avanzati e recensioni di esperti. Circa 700 persone provenienti da quasi 40 nazioni lavorano nella sede di Berlino.

Vino: grande interesse offline e online negli over-44 Molto interessante è anche la ripartizione in fasce d’età. Sulla base dei dati elaborati dall’ISTAT, è possibile tracciare una fotografia molto fedele di chi consuma vino in Italia: 18-24 anni: 8,5% / 25-34 anni: 14,4% / 35-44 anni: 17,9% / 45-54 anni: 20,0% / 55-64 anni: 15,7% / 65+ anni: 23,4%. Se consideriamo le intenzioni di acquisto, i dati di idealo mostrano che gli under-44 rappresentano il 25,0% degli utenti online mentre gli 32

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over-44 il 75,0%. Secondo l’ISTAT le percentuali “offline” sono pari al 40,8% e al 59,2% rispettivamente. La differenza tra i due gruppi potrebbe essere legata allo scarso accesso ai metodi di pagamento online delle fasce più giovani, come per esempio le carte di credito. Inoltre, sempre grazie all’ISTAT, è possibile stilare una classifica regionale in base al consumo abituale di vino: 1-Marche 60,4%, 2-Emilia-Romagna 59,5%, 3-Valle d’Aosta 58,5%, 4-Friuli-Venezia Giulia 58,1%, 5-Umbria 57,6%, 6-Veneto 57,5%, 7-Trentino-Alto Adige 57,3%, 8-Liguria 56,2%, 9-Toscana 56,1%, 10-Piemonte 55,9%, 11-Lombardia 54,9%, 12-Abruzzo 51,3%, 13-Lazio 49,8%, 14-Puglia 49,8%, 15-Molise 47,4%, 16-Calabria 47,1%, 17-Campania 46,8%, 18-Sardegna 46,5%,19- Basilicata 44,9%, 20-Sicilia 42,7%. In pratica, se accorpiamo le regioni per macro-aree, è nel nord-est che si consuma maggiormente vino, con una quota del 58,3%. A seguire ci sono il nord-ovest (55,3%) e il centro (53,7%). Più staccati, infine, troviamo il sud (48,1%) e le isole (43,6%). Un andamento differente riguarda l’online, anche a causa della diversa propensione delle regioni italiane all’uso dell’e-commerce. Sul portale italiano di idealo, infatti, le prime regioni in cui è molto forte l’interesse verso il vino

online, rosso o bianco, sono la Lombardia (37,4% delle intenzioni di acquisto), la Campania (18,8%) e il Lazio (12,5%). Vino: rosso oppure bianco? Scelte simili in Italia ed Europa In base alle ricerche degli utenti nei primi mesi del 2018 è anche possibile capire se nel nostro paese gli utenti online preferiscono bere il vino rosso oppure il vino bianco. Allo stesso modo, è possibile analizzare l’andamento complessivo dell’interesse anche nelle altre nazioni in cui è presente idealo: Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e Austria: Italia: rosso 64,4%, bianco 35,6% Europa: rosso 68,1%, bianco 31,9%. Al momento, in Italia, la penetrazione dell’online sulla vendita totale del vino è più bassa rispetto agli altri paesi in cui è presente idealo, ma il nostro paese, insieme alla Germania, è pur sempre il terzo consumatore di vino al mondo dopo Stati Uniti e Francia (dati dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, 2015). L’e-commerce può quindi contribuire sensibilmente al rafforzamento del commercio classico con vantaggi molteplici non solo per i consumatori, ma anche per i negozi online. Nel caso degli utenti è evidente la possibilità di avere una maggiore scelta così come quella di poter acquistare prodotti in alcuni casi difficilmente reperibili. Gli e-shop, invece, non dovrebbero trascurare l’opportunità di ampliare il proprio mercato, eventualmente anche all’estero. Si consideri, per esempio, che nel solo mercato tedesco ci sono 58 milioni di consumatori digitali potenzialmente interessati al vino e a tutte le altre categorie tipiche del made in Italy.


da Redazione Centrale

La Valle del Gigante Bianco 2018 Si è concluso con successo l’evento che vede scendere in campo personaggi pubblici, privati e associazioni con il solo scopo di valorizzare un territorio ed il suo prodotto principe che si identifica con la razza bovina Chianina quale eccellenza gastronomica di grande pregio e qualità della Valdichiana.

L’

evento organizzato dall’Associazione “Amici della Chianina” e dal Circolo Culturale intitolato ad Ezio Marchi, giunto alla sua XXIV edizione, valorizza e rende merito al ricercatore e veterinario che per primo ha studiato la razza Chianina e per primo raggiunse risultati ottimali per il suo sviluppo

e selezione. Ancora oggi questo tema è di attualità, soprattutto alla luce dell’importanza di avere prodotti di eccellenza per la promozione del territorio e dei suoi aspetti storici e culturali; anche la F.I.S.A.R. Delegazione Valdichiana collabora a questo progetto di qualificazione curando tutta la parte inerente la

gestione degli abbinamenti dei vini e il loro servizio, servizio che per l’occasione è stato capitanato da Emma Lami. Non è stato escluso in questo percorso anche la promozione di altri prodotti di eccellenza come l’Aglione della Valdichiana e i vini, presentati con le loro peculiarità, attraverso degustazioni guidate.

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Nel contesto degli eventi si è cercato di premiare il lavoro del contadino /allevatore attraverso i Consorzi di tutela e valorizzazione genetica della razza, in primis quello del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale. Un ruolo importante è demandato alla comunicazione, fatta da esperti e comunicatori che quotidianamente si occupano di qualità dei cibi, della loro promozione e illustrazione qualitativa con richiami efficaci sulla carne di Chianina. In questa direzione il Comitato organizzatore ogni anno assegna un riconoscimento ad un personaggio, che si sia distinto in questa opera, con il premio “Ezio Marchi” e per l’edizione 2018 questo è andato al Direttore di questa rivista. Nell’ambito della stessa conviviale c’è stato anche un altro momento importante, quello della nomina di “Ambasciatore della Valdichiana” come territorio di eccellenza la scelta è andata su Donatella Cinelli Colombini, nota imprenditrice in rosa dell’enologia Italiana e vulcanico personaggio del turismo del vino e dell’Associazione Donne del vino ma soprattutto ambasciatrice e promotrice di un progetto di valorizzazione e marketing di un luogo, la Valdichiana, ricco di storia, cultura e tradizioni. Un territorio che ha avuto anche un riconoscimento importante a livello regionale quale catalizzatore del brand Toscana. La serata è stata presentata da Nicola Masiello, presidente emerito FISAR. I premi sono stati consegnati da Riccardo Agnoletti, Sindaco di Sinalunga e da Giovanni Corti, Presidente Ass. Amici della Chianina. È intervenuto il giornalista Claudio Zeni. 34

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di Roberto Rabachino – Fonte Ufficio Stampa Slow Food

Terra Madre e Salone del Gusto 2018 in 10 mosse Nella corte interna di Palazzo Reale si trova l’Enoteca, un impareggiabile scenario con oltre 600 etichette dei produttori del Progetto Vino, 200 Chiocciole Slow Wine e più di 100 vini della selezione Triple A proposte al pubblico come sempre dai Sommelier della F.I.S.A.R.! 1 – Terra Madre IN… Piemonte

locali, per incontrare il cibo buono,

rossa e del nebbiolo, e permette di

pulito e giusto nei luoghi dove

conoscere due Presìdi Slow Food:

Per la prima volta entrano a far parte del programma 15 itinerari, disponibili dal 15 al 30 settembre, progettati per l’occasione da Tour DiVini e dalle Condotte Slow Food

viene pensato, desiderato, coltivato

il burro dell’Alto Elvo e il formaggio

e trasformato. Nel Biellese, ad

macagn. Un itinerario di due giorni

esempio, il tour tocca il santuario

tra Alba, Langhe e Roero, dove

di Oropa e il ricetto fortificato, che

Slow Food è stata fondata e ha il

sono nella zona della pezzata

suo quartier generale, per scoprire

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le colline del “vino dei re”, il Barolo, gli altri grandi vini piemontesi e per partecipare a una ricerca in notturna del pregiato tartufo bianco. A ridosso dell’evento il programma si arricchisce di tutte quelle iniziative organizzate dalle oltre 120 Città di Terra Madre in cui famiglie ed enti ospitano in tutto oltre 2000 delegati: si tratta di piccoli ma importanti occasioni di scambio culturale e divertimento, come le cene a tema e la possibilità di condividere musica e danze della propria tradizione.

2 – Terra Madre IN… Torino Nella prima storica Capitale d’Italia, centro nevralgico dell’intero Piemonte, Turismo Torino e Provincia propone visite guidate, anche in bici, tra Residenze reali, chiese barocche e artigiani dell’agroalimentare. In particolare, i tradizionali appuntamenti di visita nelle Residenze reali si concludono con una degustazione di eccellenze locali a cura dei Maestri del Gusto, organizzate in collaborazione con la Camera di

Commercio di Torino e Slow Food Torino. Forti dell’esperienza di evento diffuso del 2016, quando Terra Madre Salone del Gusto ha invaso il centro cittadino, appuntamenti sono in programma in numerosi quartieri, organizzati da enti e associazioni che hanno risposto al bando Io sono Terra Madre. Impossibile non fare un salto a Mirafiori Sud e San Pietro in Vincoli dove sono in programma due festival: Mirafiori h24 e Siediti Vicino a me con tantissime proposte tutte da scoprire. Ad esempio si può partecipare a uno dei laboratori di autoproduzione collettiva Mani in pasta, dove le anziane del quartiere Mirafiori insegnano a confezionare diversi formati di pasta fresca, dalla farina alla tagliatella. Oppure assistere a uno degli incontri – spettacoli teatrali, reading letterari, concerti – ideati da A.C.T.I. Teatri Indipendenti, Almateatro e Tedacà per riflettere sul tema della migrazione, della convivenza, dell’incontro.

3 – Il cuore di Terra Madre Salone del Gusto Palazzo Reale Nella corte interna di Palazzo Reale si trova l’Enoteca, un impareggiabile scenario con oltre 600 etichette dei produttori del Progetto Vino, 200 Chiocciole Slow Wine e più di 100 vini della selezione Triple A (Agricoltori, Artigiani, Artisti) proposte al pubblico come sempre dal personale Fisar. Sotto il portico, inoltre, è stata allestita l’aula per i Laboratori del Gusto. A completare la panoramica del “mondo liquido” ci sono il Punto Mixology con le creazioni dei bartender de I Maestri dei cocktail e il Punto Vermouth, appuntamento immancabile nella patria storica di questo “vino speciale”, curato dall’Istituto del Vermouth di Torino. La Piazzetta Reale Nella Piazzetta Reale trovano spazio lo stand Qba - Quality beer academy, Official partner dell’evento, i Food truck, chioschi furgone con proposte di cibi di qualità a prezzi popolari, e l’area il Sommelier | n. 3 - 2018

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a cura della Regione Piemonte, una “vetrina” delle bellezze del territorio. Su piazza Castello si affaccia anche il Palazzo della Giunta regionale che ospita 28 Laboratori del Gusto, grandi “classici” di Slow Food dedicati al buon bere consapevole. Nuvola Lavazza nel quartiere Aurora È il nuovo quadrilatero polifunzionale Lavazza, firmato dall’architetto Cino Zucchi e inaugurato recentemente. Tra i partner storici del Salone del Gusto fin dal 1996, Lavazza ha messo a punto un programma di appuntamenti nel suo spazio eventi La Centrale. Inoltre il Museo Lavazza, che propone un viaggio interattivo alla scoperta dell’universo del caffè, ospita i Laboratori del Gusto realizzati dagli esperti del Training center: nove appuntamenti dedicati alla degustazione, alla scoperta delle diverse miscele, modalità di preparazione e consumo del caffè.

4 – Laboratori del Gusto, Scuole di cucina e Appuntamenti a Tavola Da sempre un classico degli eventi organizzati da Slow Food, anche nell’edizione 2018 non potevano mancare i Laboratori del Gusto, le Scuole di Cucina e gli Appuntamenti a Tavola. Per scoprire tutto il programma e i protagonisti e non perdere 40

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l’occasione di partecipare a uno di questi appuntamenti il consiglio è prenotare al più presto su www. salonedelgusto.it. I posti sono limitati. Piazza Castello – Palazzo della Giunta Regionale – I Laboratori “classici” Vino e non solo. I 28 Laboratori del Gusto ospitati dal Palazzo della Giunta regionale sono i “grandi classici” di Slow Food. Sul fronte vinicolo si può partecipare a rare e interessanti verticali come quella dedicata al libanese Chateau Musar; ad approfondimenti su territori specifici, dall’Alsazia di Marcel Deiss alla Corsica della denominazione Patrimonio; ma anche entrare nel mondo della mixology con un approccio originale, scoprendo ad esempio come realizzare un cocktail con soli ingredienti toscani, veneti o piemontesi; affinare le proprie competenze nel campo brassicolo; o cercare di approcciarsi ai rum districandosi tra fermentazioni, alambicchi e serpentine con la voglia di scoprire e, al contempo, di essere all’avanguardia. Lingotto Fiere – Laboratori del Gusto e Scuole di Cucina tematici Ecco un’altra novità: i Laboratori del Gusto quest’anno approfondiscono le tematiche delle aree #foodforchange allestite al Lingotto, 104 occasioni in cui cuochi, produttori, appassionati ed esperti ci aiutano a capire che il cambiamento è davvero

a portata di forchetta (vedi sotto l’approfondimento sulle aree tematiche #foodforchange). Appuntamenti a Tavola al Cambio e da Eataly Ecco a voi i primi nomi in programma: Matteo Baronetto, padrone di casa con il Cambio a Torino, Paolo Casagrande, tre stelle Michelin con il Lasarte a Barcellona, Spagna; Ana Roš, miglior cuoca del mondo nel 2017 secondo The World’s 50 Best Restaurants, Hiša Franko di Caporetto, Slovenia; Arcangelo e Peppino Tinari, Villa Maiella (Guardiagrele, Chieti); Artur Martínez e Marc Ribas, una stella Michelin con La Taverna del Ciri a Terrassa, Barcellona, Spagna; Gísli Matthías Auðunsson, giovane chef dell’Alleanza Slow Food con il suo Slippurinn a Haimaey, Islanda; Moreno Cedroni, che ripercorre i 34 anni de La Madonnina del Pescatore (Senigallia, Ancona). State comunque connessi perché abbiamo già altre proposte pronte per essere condivise nei prossimi giorni!

5 – Le grandi questioni internazionali legate al cibo si discutono a Torino Cinque grandi aree tematiche con incontri a tema, Laboratori del Gusto, appuntamenti pratici, e un percorso interattivo in cui visitatori di ogni età e studenti delle scuole possono approfondire i diversi argomenti mettendo alla prova sensi e conoscenze… Sono le aree #foodforchange, grande novità dell’edizione 2018 di Terra Madre Salone del Gusto. Costruite insieme ai delegati della rete di Slow Food e Terra Madre – l’evento di Torino conta con la partecipazione di circa 5000 tra


contadini, pescatori, cuochi, docenti e ricercatori – presentano un programma fittissimo di incontri con 104 fra Laboratori del Gusto e Scuole di Cucina e 43 forum tematici. L’obiettivo è tenere sempre viva l’attenzione sulle grandi questioni internazionali legate al cibo, come produzione e consumo di carne e il benessere animale con Slow Meat; la tutela delle risorse ittiche, degli ambienti marini e costieri e delle comunità di pescatori artigianali con Slow Fish; il tema della tutela dei Semi, selezionati dai contadini secondo princìpi di saggezza, che si concretizza nella possibilità per il pubblico di imparare piccole regole di autoproduzione del cibo nei laboratori di orticoltura; il rapporto tra stili di vita sani, comportamenti alimentari consapevoli e le ricadute sulla salute nell’area Cibo e salute; e infine, un’area dedicata alla discussione, alla degustazione di mieli e al gioco intorno al tema Api e insetti. Sui temi che stanno a cuore ai delegati di Terra Madre, oltre ai forum delle aree #foodforchange, sono in programma le grandi conferenze, organizzate in collaborazione con il Circolo dei Lettori di Torino. Tra i primi nomi confermati, lo scrittore, giornalista e antropologo indiano, Amitav Ghosh; il professore emerito di Agricultural & Applied Economics all’Università del Missouri, John Ikerd; il ricercatore Stefano Mancuso che all’Università di Firenze dirige il Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale; l’ambientalista e attivista indiana, direttrice dell’Ong Centre for science and environment, Sunita Narain; il filosofo tedesco Wilhelm Schmid;

il professore e scrittore John Thackara, che gira il mondo in cerca di progetti che aiutino il pianeta nella realizzazione di un futuro sostenibile; la chef statunitense e membro del comitato esecutivo di Slow Food, Alice Waters. Ma non finisce qui, nell’Arena di Terra Madre, realizzata grazie al sostegno di Ifad, ospitiamo il confronto tra alcune delle diverse reti che fanno parte del mondo Slow Food per approfondire molti dei temi importanti sui quali il movimento internazionale sta lavorando da anni: migranti, indigeni e giovani.

6 – Lingotto: il mondo viene a Torino Gli spazi di Lingotto Fiere e Oval ospitano circa mille espositori,

tra cui molti produttori dei Presìdi Slow Food e comunità del cibo, in rappresentanza di oltre 100 Paesi del mondo. Tra gli spazi espositivi internazionali più attesi quelli di Slow Food Giappone e di Slow Food Great China, segno – quest’ultimo – di una presenza della Chiocciola sempre più capillare nel paese che ha ospitato l’ultimo congresso internazionale dell’associazione. Tra le proposte da non perdere i focus sul gelato e sul cioccolato, la caffetteria dei Presìdi Slow Food e la nuovissima Fucina Pizza e Pane. Quest’ultima, ideata in collaborazione con Agugiaro & Figna, ospita appuntamenti sulla pizza, il pane e la pasticceria, e un laboratorio di produzione del pane per rifornire gli espositori. Al pubblico sono invece riservati

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i panini gourmet realizzati con i prodotti dell’Arca del Gusto e dei Presìdi Slow Food.

7 – Salone di sera: cucine di strada e birrifici artigianali Negli spazi all’aperto, di fronte all’Oval, tutti i visitatori possono rifocillarsi grazie alla più ricca e invitante area dedicata a cibi di strada e birre artigianali mai realizzata da Slow Food nei suoi eventi. Rispondendo alle sollecitazioni del pubblico, abbiamo voluto assicurare a Terra Madre Salone del Gusto uno sviluppo serale ancora più ricco. I padiglioni del Mercato infatti restano aperti fino alle 21.30, mentre è possibile godersi in tutta tranquillità le cucine di strada e le birre fino alle 24, approfittando della formula del biglietto serale.

8 – Un evento sostenibile Per l’edizione 2018 gli organizzatori e il team di

ricerca di Terra Madre Salone del Gusto leggeranno tutte le azioni durante la preparazione e nello svolgimento dell’evento attraverso i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con cui gli Stati si impegnano migliorare le condizioni del pianeta e garantire a tutti i suoi abitanti gli stessi diritti. L’applicazione del progetto di ricerca Systemic Event Design (SEeD) – che ha mosso i primi passi dentro gli eventi di Slow Food nel 2006 e che oggi è diretto dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – a Terra Madre Salone del Gusto 2018 è condotta da un team di esperti. A fine evento sarà prodotto un report che permetterà di comprendere come siano stati raggiunti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, per calibrare ancor meglio l’organizzazione per l’evento del 2020.

9 – Un tour in Piemonte e a Savona per raccontare in anteprima Terra Madre Salone del Gusto Slow Food, La Stampa e l’Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte tornano insieme, come già nel 2016, per portare i contenuti di Terra Madre Salone del Gusto in otto capoluoghi di provincia. Asti, Alessandria, Biella, Cuneo, Novara, Torino, Vercelli e Savona ospitano una serie di incontri per raccontare la presenza dei territori nel programma dell’evento che si tiene a Torino e non solo dal 20 al 24 settembre. Durante gli incontri, che si svolgono nei mesi di giugno e luglio e sono quasi tutti ospitati nelle prestigiose sedi delle 42

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Fondazioni Cassa di Risparmio, si affrontano i temi principali di Terra Madre Salone del Gusto 2018. Prima tappa giovedì 14 giugno alle 18 alla Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli.

10 – B2B Sempre all’insegna del #foodforchange, Terra Madre Salone del Gusto propone quest’anno un’area B2B particolarmente ricca di opportunità per gli operatori dell’agroalimentare con un doppio appuntamento al Lingotto Fiere. Il primo, dedicato alle tecnologie e aperto ad aziende, ricercatori, università, è in programma giovedì 20 settembre, organizzato dalla Camera di commercio di Torino con Slow Food, per la prima volta in collaborazione anche con Enterprise Europe Network – EEN, la più grande rete al mondo di supporto alle PMI, presente in 66 Paesi con oltre 600 punti di contatto (di cui 55 in Italia). A seguire il B2B commerciale – venerdì 21 settembre e sabato 22 settembre (mattino) – riservato agli espositori di Terra Madre Salone del Gusto, con buyer internazionali del settore.


Testo e foto di Jimmy Pessina

Il Salento,

il fascino della natura Il salentino è un popolo straordinario che si appella alla propria intelligenza, alla propria passione, che rivendica il possesso della propria terra, che rifiuta la politica dell’emergenza, che sa che non c’è risarcimento possibile per un solo ulivo eradicato.

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l turismo mondiale e quello italiano in particolare sono in continua crescita, nonostante molteplici fattori che ne hanno sfavorito l’incremento come la crisi globale, il terrorismo, i fenomeni migratori e l’affermazione di nuove forme di protezionismo in alcuni tra i principali Paesi a vocazione turistica. Le previsioni restano positive anche per i prossimi anni con prospettive di espansione nel medio termine a supportare l’industria turistica italiana, volàno di sviluppo per l’economia nazionale. Il turismo in Italia sta vivendo un momento felice: stiamo raccogliendo i risultati della visibilità internazionale di EXPO e il Sommelier | n. 3 - 2018

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siamo agevolati dalla situazione nel Mediterraneo. Occorre seguire quindi una via italiana al turismo che valorizzi i nostri attrattori, tradizionali e nuovi, e consolidi nel tempo i positivi risultati di

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questi anni anche in un contesto competitivo diverso dal quello attuale. Tra le Regioni italiane, la Puglia turistica è cresciuta nel 2017 - +7,5% per le presenze d’italiani e + 15,7% gli stranieri. Dal confronto

con le altre regioni italiane emerge una Puglia che cresce di più. Il dato ci invita a non mollare sulle politiche di sviluppo del turismo in Puglia. Il grande impegno di questi anni sta dando i suoi frutti. Il turismo è il settore sul quale l’Italia deve impegnarsi ancora tanto nei prossimi anni, perché ha enormi potenzialità di crescita economica e dell’occupazione e coinvolge le comunità locali in un percorso virtuoso di consapevolezza della bellezza e della tutela del proprio territorio. Grazie anche alla lungimiranza della giornalista Carmen Mancarella, sviluppando un Piano Strategico del Turismo, in collaborazione con la regione Puglia ha organizzato più di 50 press tour per la stampa nazionale e estera, per far conoscere il Salento, puntando ad utilizzare efficacemente gli strumenti digitali,


essendo la rete determinante nella fase di ispirazione, pianificazione e fruizione del viaggio, ottenendo eccellenti risultati. Il salentino è un popolo straordinario che si appella alla propria intelligenza, alla propria passione, che rivendica il possesso della propria terra, che rifiuta la politica dell’emergenza, che sa che non c’è risarcimento possibile per un solo ulivo eradicato, che pretende studi e conoscenza, trasparenza e partecipazione. Che rifiuta qualsiasi intervento distruttivo che cambierà il volto del Salento. Vai per ulivi, guardali e toccali, abbracciane uno in silenzio. Fermati sotto la sua chioma, siediti sulle sue radici e ascolta la sua storia, osservalo come farebbe uno scienziato o un poeta, un fotografo, un pittore o un giornalista, un contadino e un bambino. Il Salento il Sommelier | n. 3 - 2018

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è una terra le cui origini affondano nella notte dei tempi, intrecciandosi con il mito, la leggenda… Le testimonianze dell’antica presenza dell’uomo in zona risalgono alla remota preistoria, quando l’Uomo di Neanderthal abitava le grotte che punteggiano il paesaggio, in particolare le cavità naturali del Capo di Leuca, le quali hanno restituito parti di manufatti e rudimentali arnesi (punte di lancia, pietre ed ossa levigate). Agli albori della civiltà (Paleolitico) appartengono anche le famose Veneri di Parabita, ritrovate presso una grotta dell’omonimo piccolo centro e raffiguranti la Dea Madre. Il fascino dell’arte, l’ottima cucina mediterranea e l’ospitalità sincera vi accolgono in un paesaggio da sogno, dalla costa adriatica con le marine di Melendugno, Santa Cesarea Terme, Otranto e Salve, dove la sua spiaggia è chiamata le “Maldive” d’Italia e fino a Gallipoli. Lo Ionio 46

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che bagna Porto Cesareo, Porto Selvaggio. Lasciatevi guidare dai sensi alla scoperta di habitat molto diversi: uliveti secolari e pascoli, dune fossili e, infine, spiagge incantevoli. Qui il Medioevo

si colora d’Oriente e antiche filastrocche in “griko” risuonano nella Grecia Salentina, come a Melpignano, dove antichi ritmi diventano musica contemporanea nella Notte della Taranta.


a cura di Roberto Rabachino – Fonte Ufficio Stampa Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero

Food & Wine Tourism Forum Per i turisti l’enogastronomia è la prima motivazione di viaggio in Italia. Le analisi e i bilanci degli esperti in enogastronomia, turismo e comunicazione digitale sullo stato di salute del turismo enogastronomico in Italia nella giornata di formazione al Castello di Grinzane Cavour.

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l primo forum dedicato al turismo enogastronomico in Italia si chiude con notizie positive: secondo la ricerca “Italia destinazione turistica 2017” di ISNART-Unioncamere, le eccellenze dell’enogastronomia italiana sono la prima motivazione

di visita per i turisti italiani e stranieri che trascorrono una vacanza nel Bel Paese con il 26% di preferenze assolute. Prima motivazione di viaggio per i turisti italiani e stranieri in vacanza in Italia, le eccellenze dell’enogastronomia made in Italy

muovono, da sole, 1 turista su 4 (il 22,3% dei turisti italiani ed il 29,9% degli stranieri), più della ricchezza del nostro patrimonio culturale e degli eventi. Nel 2017 si stima che le presenze legate al turismo enogastronomico siano state oltre 110 milioni ed il loro

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impatto economico abbia superato i 12 miliardi di euro – 15,1% del totale turismo, terza tra le voci di spesa dopo gli alloggi (quasi 24 miliardi di euro) e ristoranti/ bar/caffè (oltre 17,4 miliardi di euro) – con il 57% dei soggiorni da turismo straniero (63 milioni di

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presenze) ed il restante da quello italiano (47 milioni di presenze), ma con gli italiani che hanno speso di più degli stranieri (7,3 miliardi di euro contro 4,9). È emerso oggi nei numeri presentati da Flavia Coccia, esperta di turismo dell’Isnart-Unioncamere.

Un riscontro concreto di questa preferenza è fornito dai dati di una ricerca interna di Tripadvisor, illustrati nel dettaglio durante il Food & Wine Tourism Forum, che si è svolto oggi, 21 giugno 2018 nel Castello di Grinzane Cavour, in Provincia di Cuneo. Il volume totale delle visualizzazioni degli utenti unici globali verso i contenuti ITALIA su Tripadvisor è cresciuto del 19,3% nel 2017 rispetto al 2016, registrando picchi positivi nei mesi estivi. In cima alla lista dei Paesi Top 20 per le visualizzazioni dei contenuti ITALIA troviamo in ordine: Regno Unito, Stati Uniti e Germania. Un altro dato interessante, sempre proveniente dai dati interni di Tripadvisor, riguarda la crescita del numero di prenotazioni all’interno della categoria enogastronomica presente sulla piattaforma. In Italia, le prenotazioni dei tour gastronomici su Tripdvisor sono aumentati nel 2017 su 2016 del 38,7% , mentre le prenotazioni dei tour enogastronomici e le degustazioni dei vini sono cresciuti del 59%. Nella top 10 delle regioni italiane più prenotate su Tripadvisor, ai primi tre posti compaiono Toscana, Lazio e Veneto, mentre Piemonte e Liguria sono all’ottava posizione. I dati forniti da Google Trends relativi alle ricerche online sul turismo enogastronomico italiano da utenti su tutto il territorio globale rivelano che nel 2017 le search dall’estero legate all’Italia come meta di turismo enogastronomico sono aumentate rispetto all’anno precedente. Di seguito, in dettaglio, alcuni estratti dei dati forniti da Google trends, basati sulle ricerche effettuate sul principale motore di ricerca mondiale.


Nel biennio 2017-2018, i Paesi che hanno dimostrato il maggiore interesse per l’Italia come destinazione turistica legata al settore agroalimentare sono nell’ordine: Paesi Bassi (+14%) Belgio (+20%) Svizzera (+4%) Francia (+21%) e Danimarca (+70%). Per quanto riguarda in particolare il turismo enologico, i paesi in cui l’Italia è più cercata sono: Svezia (+57%), Slovenia (+50%), Danimarca (+160%), Stati Uniti (+10%) e Irlanda (+17%). Gli utenti globali interessanti all’Italia da un punto di vista enogastronomico cercano principalmente le regioni e le città, in particolare: Toscana e Firenze, Piemonte e Alba, Lazio e Roma, Sardegna, Sicilia. In riferimento alle specialità enogastronomiche, il prodotto italiano più cercato nell’ambito del

turismo enogastronomico su tutto il territorio globale è il prosecco, seguito nell’ordine da mozzarella, gorgonzola, ricotta e tartufo. A livello globale le eccellenze italiane spiccano anche rispetto ai prodotti esteri: la Mozzarella raccoglie il quadruplo delle ricerche del Camembert, il Parmigiano Reggiano il doppio del Brie, il Gorgonzola è cercato una volta e mezzo il Roquefort, la Grappa il triplo del Cognac, il Limoncello il triplo del Cointreau. Bene anche il Prosciutto nostrano

che è cercato tre volte tanto rispetto al Jamón iberico. Nonostante gli ottimi risultati testimoniati dai dati presentati a Grinzane Cavour, c’è ancora molto lavoro da fare in termini di innovazione, sviluppo, promozione e valorizzazione del patrimonio enogastronomico italiano. I relatori, a termine degli interventi hanno lanciato agli oltre 300 partecipanti (studenti, giornalisti, blogger, operatori del settore turistico) nuovi interrogativi e nuove sfide per il futuro del turismo italiano.

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di Elisa Tavilli della Delegazione F.I.S.A.R. Manziana Monti Sabatini

A Bracciano l’edizione 2018 di “Rose...Rosati e Rosé”, un successo targato Fisar! Il mondo dei rosati italiani sa regalare prodotti di qualità, versatili nell’abbinamento con gli alimenti ed in grado di entusiasmare anche i palati ancora poco confidenti con il vino.

L

a F.I.S.A.R. Delegazione Manziana Monti Sabatini è impegnata da alcuni anni nella promozione e valorizzazione dei vini rosati e rosé provenienti da tutte le regioni italiane. Come ogni anno, “Rose... Rosati e Rosé” ha preso vita il 12 e 13 maggio in una location speciale, la Sala dell’Aranciera a Palazzo Patrizi di Castel Giuliano - Bracciano (RM), e nell’ambito della “Festa delle Rose”, manifestazione florovivaistica molto nota al pubblico della zona. La scelta del contesto non è casuale: l’omaggio va non solo alla splendida fioritura delle rose del giardino del palazzo, ma anche ai colori visibili sia fuori dalla sala sia dentro, nei bicchieri. Così come l’esplosione di profumi, all’aria aperta e dentro i calici pieni. Nell’edizione 2018, per incentivare

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ancora di più i produttori a parlare di rosati ed i consumatori a degustarli, la Delegazione Manziana Monti Sabatini ha organizzato una selezione con l’obiettivo di mettere in luce i due migliori tra i vini rosati e le bollicine rosé rispettivamente presenti all’edizione 2018. Il tutto, sotto l’esperienza e la professionalità di un panel d’eccezione. Infatti

quest’anno la Delegazione ha avuto l’onore di ospitare il Miglior Sommelier F.I.S.A.R. 2017 Emanuele Costantini ed altre cinque figure di rilievo del mondo del vino: - l’enologo Paolo Peira, diplomato alla facoltà di enologia di Bordeaux, che vanta un’esperienza internazionale pluriennale come consulente vitivinicolo;

- il socio Fernando Iannozzi, Degustatore Ufficiale F.I.S.A.R., componente dell’Organo di indirizzo del Consiglio Tecnico Nazionale e docente abilitato, nonché protagonista degli appuntamenti enogastronomici mensili presso il ristorante “Il Frantoio” di Trevignano Romano (RM); - i delegati di Le Due Valli - Cecina, Sabino Caroti, e Civitavecchia e Costa EtruscoRomana, Antonio Vaia; - il giornalista Franco Santini, esperto in enogastronomia, che da 15 anni scrive su vino ed enoturismo, da 10 è parte del team di degustazione della guida Vini Buoni D’Italia Touring. Domenica 13 maggio, i sei membri hanno svolto la degustazione alla cieca di 22 vini tra rosati e spumanti rosé preselezionati sui banchi di assaggio dai sommelier della Delegazione. La delegata Silvia Zannetti, con il supporto di Franco Rossi, Responsabile di Zona del Comitato Tecnico Nazionale Fisar, ha coordinato la degustazione. Gli invitati hanno valutato Sof Toscana IGT 2017 il Sommelier | n. 3 - 2018

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della Tenuta di Biserno (Bibbona - LI) come meritevole di attenzione per la categoria rosati, mentre, per la categoria spumanti rosé, Rocce Rosse della Cantina Ogliastra (Tortolì - OG). Le note sensoriali di entrambi i vini sono state poi condivise con il pubblico attraverso la degustazione guidata da Emanuele Costantini. Il giornalista esperto di vino Franco Santini, entusiasmato dall’iniziativa, ha rilasciato qualche commento a margine: “Ho accettato con grandissimo piacere l’invito della delegazione di Manziana, per una serie di motivi. Intanto da abruzzese DOC ho sempre considerato il vino rosato una cosa molto seria. Col mio piccolo gruppo editoriale GroupMediaLive stiamo da tempo pensando di farci una guida a parte, tanto ne siamo appassionati e innamorati! Tra le zone “che vinificano in rosa”, l’Abruzzo è forse quella che gode di maggior fama: è una delle poche regioni italiane (insieme a Puglia, Veneto e alcune zone del Trentino) dove si può parlare a pieno titolo di “scuola” o tradizione rosatista. Altrove invece l’approccio col rosato è più recente e probabilmente dettato principalmente da motivazioni commerciali. Ciò detto, proprio perché sono un “fan” della tipologia, l’invito della Fisar mi ha permesso di confrontarmi con le versioni in rosa di altre regioni d’Italia ed è stato un gran bel bere. I vini rosati in generale per troppo tempo sono stati ingiustamente considerati “vinelli”. Si tratta invece di prodotti di gran dignità, che fanno della versatilità a tavola e della piacevolezza i loro punti di forza. Per me sono i vini della gioia! Mi è piaciuto poi moltissimo il contesto della manifestazione: l’idea di abbinare una selezione di 52

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vini rosati ad un festival vivaistico dedicato al più femminile dei fiori è senz’altro vincente. E credo che sia il modo giusto per avvicinare un pubblico, non necessariamente di appassionati, a questa tipologia di vini che merita solo di essere seguita e bevuta di più. Infine anche il fatto di aver composto un panel misto con diverse “anime” – quella del sommelier, quella più tecnica dell’enologo, e infine quella del critico giornalista – secondo me è stata garanzia di equità e trasversalità di giudizio. Che dire? Spero che la manifestazione cresca ancora e di esserci anche il prossimo anno”. La manifestazione ha dato ampio

spazio a rosati e rosé italiani, senza dimenticarsi delle tradizionali zone storiche dei vini rosati: le cantine Terzini (Tocco Da Casauria - PE) e Talamonti (Loreto Aprutino PE) per il Cerasuolo d’Abruzzo DOC, Villa Merighi (San Giorgio In Salici - VR) e Guerrieri Rizzardi (Bardolino VR) in rappresentanza del Bardolino DOC Chiaretto e Torrevento (Corato - BA) per il Castel del Monte DOCG Rosato. E non vanno dimenticati i numerosi partecipanti che si sono avvicinati alla manifestazione, chi con approccio esperto, chi con genuina curiosità: il successo e la voglia di fare sempre meglio sono anche e soprattutto grazie a loro.


di Luigi Terzago

CIAK IRPINIA 2018 “la vendemmia va in scena”

L’iniziativa vuole promuovere le denominazioni locali in chiave territoriale, non per stilare classifiche dei brand aziendali, ma per testimoniare l’unità del comparto in uno sforzo corale che mira alla crescita della filiera vitivinicola nel suo complesso.

L

o scorso 19 maggio nella suggestiva cornice del castello ducale della Leonessa a Monemiletto (Avellino), il Consorzio di tutela dei vini d’Irpinia ha acceso i riflettori per il secondo anno consecutivo sull’evento Ciak Irpinia 2018, che ha come scopo l’incontro tra stampa specializzata, produttori, tecnici e esperti per seguire l’evoluzione del territorio prendendo spunto dall’ultima vendemmia per i bianchi Fiano, Greco e Falanghina, mentre per il rosso Taurasi si valuta la vendemmia 2014. Il focus ha la prerogativa di delineare i tratti distintivi dei vini, presentati da oltre 50 cantine, che andranno prossimamente sul mercato, il tutto evidenziato nelle parole di Stefano di Marzo, Presidente del Consorzio: “Vogliamo promuovere le nostre denominazioni in chiave territoriale, non certo per stilare classifiche dei brand aziendali, ma per testimoniare l’unità del comparto; uno sforzo corale per la crescita della filiera vitivinicola nel suo complesso”. Il blind tasting dei campioni inizia con la valutazione di 24 tipologie di Docg Greco di Tufo 2017, 24 Docg

Fiano di Avellino 2017, 10 Doc

da parte della Commissione

Irpinia Falanghina 2017 e 12 Docg

Tecnica Territoriale, presieduta

Taurasi 2014.

dal Prof. Luigi Moio e da una

I caratteri dei vini riguardo

rappresentanza di enologi operanti

l’ultima vendemmia, esprimono

nel territorio irpino, con l’analisi

morbidezza, corpo e struttura per il

dell’andamento delle annate in

Fiano, meno persuasivi per il Greco

questione, momento di sintesi tra

e deludenti per la Falanghina.

esperti, enologi, giornalisti e

La vendemmia 2014 ha evidenziato

produttori per giungere alla

nel Taurasi acidità più sostenuta

valutazione qualitativa delle

e buoni precursori aromatici,

vendemmie presentate.

con minore concentrazione e un

Il territorio della provincia, per

corpo moderato. Il programma

quanto riguarda i vini, può essere

prosegue con un approfondimento,

suddiviso in due principali aree:

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la prima a nord-est rappresenta la terra dell’Aglianico e della Docg Taurasi con le colline a ridosso del fiume Calore con suoli di medio impasto, media dotazione in sostanza organica, ricchi di scheletro e sali minerali, con alcune aree ricche di argilla; la seconda più ad ovest con le colline lungo il corso del fiume Sabato, areale di grandi bianchi a Docg, Fiano di Avellino, lato destro, con suoli argilloso-calcarei, in parte ricchi di minerali e Greco di Tufo, lato sinistro, con suoli argillosocalcarei, in parte ricchi di zolfo,

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carbonato di magnesio o con tracce di ceneri vulcaniche. La vendemmia 2017, dei bianchi, inizialmente molto fredda con gelate notturne ad aprile, poi da maggio a luglio temperature in costante aumento, per raggiungere in luglio l’apice siccitoso degli ultimi 15 anni, a settembre le piogge hanno poi riequilibrato un’annata di certo non facile. La vendemmia 2014, si presenta come un’annata difficile, come del resto su tutto il territorio nazionale, con piogge iniziali poi grande caldo in agosto, con

piogge assenti, che ha consentito il recupero della fase di stress patita dai grappoli, per arrivare a settembre caratterizzato da piogge costanti e una fase asciutta con temperature sopra la media, che si è protratta sino alla prima quindicina del mese di novembre L’evento continua con un walk round tasting riservato alla stampa accreditata, accompagnato da banchi d’assaggio curati dagli stessi produttori, per poi proseguire con degustazioni libere ai wine lovers, sommelier e appassionati. Come nella precedente edizione il vino è stato l’assoluto protagonista di questa iniziativa tra i colori, profumi di una terra che da sempre vive della seduzione del vino. Le cantine che hanno aderito all’iniziativa: Feudo Castelmozzo; Antica Hirpinia; Antico Borgo; Antonio Caggiano; Tenuta Scuotto; La Molara; Molettieri Adelina; Perillo Michele; Petilia; Torricino; Vigne Irpine; Vini Contrada;Giovanni Molettieri; Salvatore Molettieri; D’Antiche Terre; Orneta; Boccella Sergio; Borgodangelo; Calafè; Cantina Dei Monaci; Cantine Di Marzo; Cantine Di Tufo; Macche Santa Maria; Ciro Picariello; Colline Del Sole; Contea De Altavilla; Macchia Dei Briganti; Dodici Ettari; Feudi Di San Gregorio; Fiorentino Vini; Manfredini Rosa; Mastroberardino; Nardone Nardone; Nolurè; Peppe Buio; Quintodecimo; Bellaria; Colli Di Castelfranci; Terre D’Aione;Donnachiara; Vigne Guadagno; Tenuta Cavalier Pepe; Tenuta De Lisio; Tenuta Del Meriggio; Tenuta Sarno 1860; Terredora; Villa Matilde; Gerardo Perillo; Corte Corbo; Boccella Rosa; Piccirillo Giorgina; Il Cortiglio-Rocca Normanna.


a cura di Gladys Torres Urday – Ufficio Stampa Alto Adige

Alto Adige,

il luogo delle tre culture

Esiste un luogo dove il tempo non vola, né si ferma, ma regola. È una sorta di metronomo della vita che batte il ritmo costante della qualità. Questo è l’Alto Adige.

U

n fazzoletto di terra di circa 7.400 km2 perfettamente sintonizzata sulle frequenze della natura, la sola in grado di costruire un mondo a misura d’uomo. Nessuna fretta, qualche pausa, rallenta quando deve: qui il tempo ha un valore assoluto e custodisce il segreto dell’eccellenza e del benessere. Un territorio spettacolare dove i contrasti che caratterizzano il paesaggio, la cultura e i sapori sono le note gravi e acute da cui nasce una melodia armoniosa. È così che le autorevoli montagne proteggono le vallate feconde; i vitigni si alternano alle palme; il clima alpino fa da contraltare a quello mediterraneo; i trecento

giorni di sole all’anno intermezzano le abbondanti piogge primaverili, garantendo frutti dal sapore unico. E se è vero che i luoghi fanno le persone, l’Alto Adige ha fatto un gran lavoro perché ha plasmato un popolo che gli ha dato dedizione, passione e rispetto. Sia attraverso la tradizione, che da anni si tramanda fino ad arrivare alle odierne 20 mila aziende agricole a conduzione familiare, sia tramite l’innovazione e la tecnologia che ruota attorno all’esperienza alpina, rendendo questo posto il luogo migliore in cui vivere. Uno degli elementi che spiega l’unicità dell’Alto Adige è la

commistione di tre culture differenti che la Storia ha fatto incontrare: quella italiana, austriaca e ladina. Questa convivenza ha generato un’identità ben marcata, che in ogni sua espressione si nutre dell’influenza alpina e mediterranea, dei costumi e delle usanze dei popoli del nord e di quelli del sud. È grazie a questo particolare DNA che l’Alto Adige e i suoi abitanti riescono ad eccellere, ad esempio, nel campo dell’enogastronomia, consegnando prodotti tipici di altissima qualità. Dallo Speck Alto Adige IGP al Latte e ai suoi derivati a marchio di Qualità Alto Adige, dalla Mela Alto Adige il Sommelier | n. 3 - 2018

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IGP al Formaggio Stelvio DOP, fino ai pregiati vini Lagrein, Gewürztraminer e Schiava/ Vernatsch, frutto dei vigneti autoctoni che crescono sui morbidi e soleggiati pendii delle vallate. Dai prodotti di qualità ad una cucina autentica il passo è breve: tra tradizione contadina, influsso mediterraneo e contaminazioni internazionali, la food experience in Alto Adige conquista i palati più esigenti. La varietà delle sue proposte si rispecchia anche nella diversità dei luoghi dedicati: rifugi di montagna – dove assaporare pietanze semplici e saporite – ma anche ristoranti stellati, dove gustare piatti raffinati e di

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sperimentazione. La reciprocità tra territorio e persone emerge anche in un altro settore in cui la competenza altoatesina raggiunge livelli notevoli: l’architettura. Chiese, monasteri, castelli, antichi masi raccontano la storia di questa terra, ma rappresentano anche lo spunto da cui partire per creare forme nuove di progettazione. L’Alto Adige è una terra molto particolare, che offre tanto a chi la abita, chiedendo in cambio un grande rispetto. Qui lo spazio edificabile ancora a disposizione è limitato e gli spazi pubblici che possono essere realizzati sono pochi. Per questa ragione è essenziale, per architetti e

urbanisti, incrociare la progettazione con i dati geografici e geologici del luogo. Ne deriva un patrimonio edilizio curato nei minimi dettagli, attento ad una contemporaneità che coniuga innovazione e tradizione, design e usabilità, che utilizza materiali locali perseguendo l’integrazione delle opere nel paesaggio circostante. Ne sono un esempio edifici classici come le Terme di Merano – progettate da Matteo Thun – ma anche costruzioni residenziali, alberghi, cantine ed edifici scolastici, in cui l’architettura coniuga bellezza e utilità, scopo e mezzo. Un argomento talmente importante per il territorio, tanto da dedicargli tre giornate intere per comunicarlo al mondo esterno. Nasce con questo intento l’evento “Le giornate dell’architettura”, un momento annuale dedicato alla scoperta di edifici vari dell’Alto Adige, in compagnia di architetti e professionisti coinvolti in progetti che raccontano il legame indissolubile tra architettura e stile di vita. Ovviamente “made in Alto Adige”. Le caratteristiche geologiche di questo territorio ne hanno fatto una perla rara in tutta Europa, ma hanno anche rappresentato una sfida continua per i suoi abitanti, stimolandoli a sviluppare innovazioni e tecnologie per superarla. Qui, sul versante meridionale delle Alpi, dove il 60%


del territorio si trova sopra i 1.600 metri di quota e le imponenti vette dolomitiche fanno da cornice a qualsiasi panorama, l’uomo ha dovuto ben presto imparare ad affrontare e superare gli ostacoli posti dalla natura. Ecco a cosa ci si riferisce quando si parla di Competenza Alpina degli altoatesini, ovvero quell’insieme di abilità e prodotti che in questo contesto hanno trovato le condizioni migliori per svilupparsi e crescere. Un discorso che vale per gli alpinisti che, sin dalla fine del 1700, hanno cominciato a scalare le vette; vale per i contadini, che sono riusciti a trarre sostentamento dalle malghe costruite nelle zone più impervie, dando vita ad un’architettura rurale non solo adeguata al clima e al paesaggio ma anche capace di resistere fino ai giorni nostri. E vale per i tanti pionieri dell’impiantistica funiviaria che, dai primi anni del Novecento, hanno ridotto le distanze fisiche tra montagna e valle, grazie a continue innovazioni tecnologiche, trasformando l’Alto

Adige in una delle destinazioni turistiche più gettonate. Oggi, questa storia di innovazione e creatività continua grazie alle aziende leader di mercato e di innovativi operatori di nicchia in tutti i settori delle tecnologie alpine, da quella applicata agli sport invernali all’attrezzatura outdoor e sportiva, da macchinari speciali per l’agricoltura e la silvicoltura delle zone alpine alle soluzioni in materia di sicurezza in montagna, dalla protezione civile all’edilizia e alla mobilità sostenibili. E proprio la sostenibilità è il trait d’union di tutte le attività condotte in Alto Adige, tanto da essere definita la Green Region d’Italia. Una sensibilità che tocca tutti i settori locali: dall’economia allo sviluppo, dalla mobilità al turismo, fino alla sfera privata dei singoli cittadini. Da diverso tempo, infatti, l’Alto Adige si impegna nell’utilizzo di energia pulita e nello sviluppo di fonti alternative, con progetti locali nel settore idroelettrico, legno, biogas, fotovoltaico, eolico e geotermico.

Numerosi sono stati gli investimenti pubblici in questi settori, permettendo di ridurre in maniera significativa la dipendenza da fonti di energie fossili, di creare posti di lavoro a livello locale e di salvaguardare l’ambiente. Oggi, l’obiettivo è quello di aumentare la percentuale di fabbisogno energetico coperto da energie rinnovabili fino al 75% entro il 2020 e oltre il 90% entro il 2050. Per fare qualche esempio, nel settore dell’efficienza degli edifici, secondo la certificazione dell’agenzia indipendente CasaClima, su 5.630 edifici costruiti sul territorio nazionale ben 4.700 si trovano in Alto Adige. Inoltre, anche i sistemi fotovoltaici offrono grandi potenziali di sviluppo, grazie alle caratteristiche climatiche dell’Alto Adige e ai circa trecento giorni di sole all’anno; mentre l’elevata presenza di boschi – che coprono circa il 42% del territorio – rappresenta una risorsa importante non solo per l’industria della lavorazione del legno ma anche per il settore

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energetico (teleriscaldamento). Infine, la conformazione orografica del territorio, con caratteristiche tipicamente montuose e grande abbondanza di acqua, garantisce un elevato potenziale idroelettrico, portando alla realizzazione di 963 centrali idroelettriche attive, che producono energia sufficiente a coprire il fabbisogno annuo di oltre un milione e mezzo di famiglie. Ma come vivono gli altoatesini? Come scorrono le loro giornate? Quali sono gli elementi che rendono così unico questo territorio e così alta la qualità di vita? In Alto Adige è ben radicata una cultura quotidiana che perpetua il buon vivere. Una cultura fatta di tradizioni, usanze antiche e recenti, proiezioni sostenibili verso il futuro che si intrecciano con il rispetto della natura e dei suoi ritmi. Tutto inizia dalla vita nel maso, motore dell’efficienza e simbolo dell’autenticità del territorio. Un luogo in cui la vita scorre all’insegna della semplicità e della genuinità, dove le giornate sono scandite dal sorgere del sole e dalle esigenze dei pascoli. Delle circa 20 mila aziende agricole presenti su tutto il territorio, l’80% è costituito da imprese familiari con estensioni inferiori ai cinque ettari. Circa la metà di esse alleva bestiame, in particolare bovini, con cui produrre latte e derivati. Il restante 50% si occupa invece principalmente di 58

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viticoltura e coltivazione delle mele, attività questa che aveva visto negli ultimi decenni una crescita davvero importante a discapito di altre colture quali ortaggi, cereali, piante aromatiche e frutti di bosco, che invece ora hanno di nuovo un ruolo importante nell’economia del luogo, il che dimostra l’importanza che gli abitanti danno alla tipicità e alla regionalità. Il 65% dei masi si trova ad un’altitudine di oltre 1.500 metri e lavorare lungo pendii scoscesi e in condizioni onerose complica qualsiasi attività. Ma le difficoltà non riescono a vincere il forte legame che unisce i contadini alla loro terra, anzi, quasi rafforza il loro senso di appartenenza: la conseguenza è che sono pochissimi quelli che decidono di andarsene e la percentuale di abbandono delle aziende agricole è inferiore rispetto a quasi tutti gli altri paesi europei. Per oltre metà degli agricoltori altoatesini il lavoro dei campi non è sufficiente al sostentamento: l’offerta di prodotti e specialità del luogo e l’ospitalità garantisce agli abitanti un reddito ulteriore e permette ai turisti di vivere a diretto contatto con il mondo contadino e di assaggiare le specialità regionali in un ambiente tradizionale e genuino. Sono oltre 1.600 i masi che offrono vacanze in agriturismo per scoprire in prima persona la vita dei contadini. Ma prima che il mondo contadino si aprisse all’esterno, quando

ancora i collegamenti non erano agevolati e molte valli restavano isolate, le tradizioni hanno potuto conservarsi intatte, tramandandosi di generazione in generazione e mantenendo la loro genuinità. Usanze e costumi non sono quindi diventati mero folclore, ma sono vivi ancora oggi come parte della vita quotidiana. Da Pasqua a Natale, dall’autunno all’estate, è tutto un susseguirsi di celebrazioni cristiane e pagane, dal “Klöckeln” della Val Sarentino al “Scheibenschlagen” della Val Venosta, antiche usanze che si rinnovano ogni anno per celebrare il raccolto, invocare la fortuna o semplicemente per stare insieme e conservare gli antichi valori di questa terra. Un esempio molto esplicativo è il Törggelen, un’usanza tipica del periodo che va da ottobre all’Avvento e che ricorda l’abitudine di contadini e commercianti di vino di riunirsi per degustare il vino novello. Oggi il Törggelen abbina le passeggiate autunnali al piacere della gastronomia stagionale. Dopo una camminata immersi nella natura ci si dà appuntamento nelle tradizionali osterie contadine chiamate Buschenschänke, per assaporare in compagnia Schlutzkrapfen (ravioli agli spinaci), canederli, carne di maiale salmistrata e salsicce con crauti. Il tutto accompagnato dal vino nuovo, da castagne arrosto e dai tipici dolci Krapfen.


a cura di Gladys Torres Urday – Fonte Ufficio Stampa, Photo S. Fasano

Un Mare di Champagne

VI edizione, la più bella di sempre Bisogna sempre tenere una bottiglia di champagne in frigo per le occasioni speciali. A volte, l’occasione speciale è che hai una bottiglia di champagne in frigo (Hester Browne).

M

ille presenze, oltre 1500 bottiglie stappate, due giorni in cui lo Champagne è stato protagonista indiscusso della kermesse alassina che da ormai sei anni incorona le bollicine francesi sovrane di Alassio per un week end. Come protagonisti sono stati i Sommelier della FISAR di Savona e Imperia chiamati al servizio e alle degustazioni.

è riempita di appassionati, operatori del settore e giornalisti accorsi per degustare, conoscere e apprezzare il grande vino francese. Secondo Barbara Porzio del Consorzio Macramé – Dire Fare Mangiare, Responsabile della Segreteria Organizzativa e dei rapporti con le Maison che da

sempre si occupa in prima persona dell’organizzazione di Un Mare di Champagne: “È stata senza dubbio l’edizione della svolta: Un Mare di Champagne è cresciuto ed è diventato grande! Non sono solo i numeri a testimoniarlo ma i contenuti stessi dell’evento: l’altissima qualità degli Champagne

La VI edizione di Un Mare di Champagne ha superato ogni previsione. Complice una giornata limpida e piena di sole, la terrazza del Diana Grand Hotel di Alassio si

Il Consorzio Macramé - Dire Fare Mangiare, da sei anni si occupa con successo dell’organizzazione di Un Mare di Champagne. Nato da un pool di ristoratori alassini, il Consorzio Macramé - Dire Fare Mangiare è ambasciatore di Alassio e delle sue eccellenze, mantenendo un focus particolare sul Food & Wine. Lo scopo dei ristoratori che fanno parte del Consorzio, infatti, è portare Alassio nel mondo e il mondo ad Alassio.

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presenti, l’aumento esponenziale delle etichette presentate da ciascun produttore, i momenti di approfondimento grazie ai seminari tematici e un maggior coinvolgimento dei produttori attraverso interviste mirate condotte da grandi esperti del settore. L’obiettivo era quello di parlare di Champagne, non a caso l’hashtag di questa edizione a favore dei social è #parlamidichampagne. I visitatori di Un Mare di Champagne sono operatori del settore esperti e appassionati, desiderosi di degustare ma anche di conoscere, approfondire, scoprire e la VI edizione è stata più che mai luogo di incontro e confronto, degustando la bellezza di 1500 bottiglie nell’arco di 8 ore. La nuova location del Diana Grand Hotel si è dimostrata perfettamente all’altezza delle aspettative e adeguata al salto che ci eravamo prefissati ed è soprattutto una cornice unica, una terrazza sul mare incorniciata da palme e bougainvillee: non credo esista luogo migliore per un evento del genere che è allo stesso tempo altamente professionale ma anche degno dei più esclusivi eventi mondani. Un Mare di Champagne ha portato non solo tantissimo Champagne di qualità eccelsa ma anche tante persone 60

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provenienti da diverse regioni italiane, obiettivo che il Consorzio Macramé si prefigge fin dalla sua costituzione, ovvero accendere i riflettori su Alassio, la perla della Riviera, con l’obiettivo di riportarla agli antichi splendori e attirare un turismo di qualità. A nome del Consorzio Macramé vorrei aggiungere che lavorare in gruppo, abolire le divisioni, ci ha insegnato che si possono raggiungere grandi risultati. Infine un grazie universale a tutti i soggetti che hanno collaborato a questa fantastica edizione a partire dagli sponsor che ne hanno reso possibile la realizzazione”. La grande qualità e particolarità di quest’edizione di Un Mare di

Champagne è sottolineata anche dall’agronomo e giornalista italofrancese Alessandro Felis, che ha avuto modo di parlare, intervistare e confrontarsi con i produttori presenti a Un Mare di Champagne e che sottolinea “La rilevanza di un evento che ha visto rappresentata l’essenza stessa della Champagne e dello Champagne. Tutte le sfaccettature di questo incredibile universo erano presenti. Grandi maisons, récoltants e cooperative con cuvées tradizionali, millesimate, blanc de blancs, blanc de noirs, extra brut, pas dosé ma anche provenienti da agricoltura biologica e biodinamica. Un mare spumeggiante dalle mille emozioni gustative e non solo!”


di Amanda Dupas de Matos, Simone Vincenzi e Andrea Curioni – Fonte immagini Eliza Harley www.maggiebeer.com.au

Alla riscoperta del Verjuice Un prodotto che risale a tempi antichi ma che solo recentemente è stato proposto dall’alta gastronomia come ingrediente versatile nel settore di ristorazione e sommelierie.

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grappoli d’uva acerbi possono essere utilizzati per dare origine a un ingrediente alimentare chiamato, in inglese, VERJUICE, che viene definito come un succo d’uva fresco prodotto mediante la pressatura dell’uva acerba. Nel mercato mondiale si possono trovare diverse tipologie di verjuice e esso prende diversi nomi a seconda del luogo d’origine. Verjuice è il termine in inglese, ma in francese è conosciuto come

“verjus”, in spagnolo come “agraz”, in turco come “koruk”, in persiano come “abe ghureh”. Nel caso in cui questo succo venga riscaldato e concentrato, prende il nome di salsa d’uva acerba (“sour grape sauce”, in inglese), che in Italia è conosciuto come “agresto”. Il verjuice è caratterizzato da un sapore unico, una elevata acidità - paragonabile a quella dell’aceto - e basso contenuto di zucchero. Già nell’antichità, al tempo dei

Grappoli di Pinot noir acerbi per la produzione di verjuice

Greci e dei Romani, il verjuice fu usato prima dell’avvento dell’aceto e successivamente fu diffuso in epoca medievale e nella cucina rinascimentale principalmente come condimento utilizzato nei banchetti e nelle tavole dei nobili. Tuttavia, solo recentemente tale ingrediente non alcolico ha ricevuto attenzione nel mondo occidentale, che lo ha riscoperto come condimento alimentare vista la possibilità di usarlo come

Bottiglia di Verjus

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Verjuice, lime

sostituto dei condimenti più usuali, quali l’aceto e il succo di limone, essendo più delicato e meno aggressivo in bocca anche dal punto di vista dell’abbinamento cibo-vino. Avendo molteplici utilizzi e dunque potendo essere impiegato per svariati scopi alimentari, il verjuice viene comunente utilizzato come condimento per pietanze, nella preparazione di diversi cocktails,

Banana con mirtilli, anacardi, cannella e verjuice con miele

Avocado con mirtilli, anacardi e verjuice e miele

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Verjuice, lime, bitters

drinks, e salse di senape, oltre come acidificante nell’industria enologica. Considerato che il verjuice non ha l’acidità volatile presente nell’aceto, ma solo quella fissa presente naturalmente anche nel vino, dal punto di vista dell’abbinamento cibo e vino esso possiede il vantaggio di non apportare note acetiche percepibili al naso oltre ad essere più armonioso e delicato al gusto rispetto all’aceto. In alcuni paesi questo condimento è già affermato, soprattutto dove le cantine dispongono anche di una parte dedicata alla ristorazione, in cui utilizzano il verjuice come ingrediente in sostituzione dell’aceto in diverse preparazioni alimentari, proprio perché è considerato da Sommelier e Chef un condimento più versatile, armonico ed equilibrato dal punto di vista sensoriale. Abbinare un piatto ed un vino significa ottenere un’armonia ovvero un equilibrio tra le sensazioni percepite facendo in modo che si completino a vicenda generando migliori, diverse o nuove sensazioni di piacevolezza in bocca. Si sa che non è sempre facile creare il giusto abbinamento tra vini e pietanze, visto che debbono essere l’uno al servizio dell’altro senza sovrastarsi. Quindi, quando l’acidità dell’aceto presente nel cibo, che può essere un’insalata o un sottaceto, è forte al

punto di interferire negativamente sulla degustazione del vino, si crea uno squilibrio dal punto di vista sensoriale e forse anche una distorsione nel riconoscimento della qualità del vino che si consuma. In questo senso, per esempio, i prodotti sottaceti che vengono erroneamente abbinati ai vini durante gli aperitivi potrebbero felicemente essere sostituiti dagli stessi prodotti conservati sotto verjuice. Tenendo in considerazione che i consumatori che apprezzano il vino hanno di solito anche una buona cultura del cibo e una maggiore sensibilità nell’abbinamento, il verjuice può essere considerato un prodotto enologico di importanza nel settore gastronomico e una bella alternativa alimentare da inserire nel contesto della ristorazione. Tra l’altro questo ingrediente potrebbe essere ricavato anche dall’uva acerba derivata dall’operazione di diradamento dei grappoli, una operazione che si effettua in vigneto prima della maturazione dell’uva per migliorare la qualità del raccolto. Poiché l’uva staccata precocemente dalla vite non viene normalmente utilizzata, ecco che la sua conversione in verjuice potrebbe suscitare l’interesse di aziende vitivinicole e di altre industrie connesse al settore vitivinicolo.


di Gladys Torres Urday – gladys@torresurday.com

Non è il vino dell’enologo Corrado Dottori - Habitus Editore

Corrado Dottori è un vignaiolo: Un viaggio dentro il mondo della vigna e dentro la vita di chi se ne prende cura. Che passa per la cantina e gli scaffali di vendita. Per la critica del gusto e la storia della produzione vitivinicola nel Novecento. Per l’enologia e Luigi Veronelli. Per le grandi fiere del vino e i terroir. Una riflessione lungo i sentieri che partono dalla “natura” e sfociano in un prodotto di “artificio” quale una bottiglia di vino. Articolato nella forma di un lessico, questo libro è anche il racconto di ciò che definisce il mondo del vino ma che non trova spazio nelle guide o nei manuali sul bere.

Il mondo della fermentazione Katz, Sandor Ellix - Manuali Slow Food

È il manuale più completo sulle fermentazioni, che negli Stati Uniti ha dato il via a un vero e proprio rinascimento moderno del cibo, con una prospettiva fresca ed entusiastica, costruita sull’esperienza di tanti viaggi intorno al mondo. I fermentati sono gustosi e hanno tanti benefici per la salute: il libro è ricco di ricette per trasformare frutta, latte, cereali, legumi e verdure in qualcosa di nuovo e conservabile, soltanto attraverso processi naturali con secoli di tradizione alle spalle in tutto il mondo. Aprite questo libro per iniziare una piccola food revolution nella vostra cucina di casa. Gli associati F.I.S.A.R. possono ottenere dall’editore lo sconto del 50% (12,50 euro in luogo di 25).

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MARIO FREGONI

Secondo l’autore che solca il terreno della ricerca da circa 60 anni c’è l’esigenza di “tornare” a valorizzare le origini delle viticoltura mondiale attraverso una migliore conoscenza proprio delle viti native che hanno dato origine 10.000 anni fa alla viticoltura moderna. Al momento non esiste un testo così completo che fa il punto dettagliato delle varietà di viti native americane ed asiatiche sin’ora censite a livello mondiale. Il prof. Mario Fregoni ha dapprima elencato le caratteristiche principali di queste viti presenti nei diversi continenti di origine (America e Asia) mettendo in evidenza le prerogative che ciascuna di esse possiede ed il motivo per cui alcune di esse hanno raggiunto una certa diffusione. Gli associati F.I.S.A.R. possono ottenere dall’editore lo sconto del 50% (12,50 euro in luogo di 25).

LE VITI NATIVE AMERICANE E ASIATICHE Ibridi portinnesti e varietali

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Testo e foto di Jimmy Pessina

Thailandia, la mitica

“Il sorriso dei tailandesi è una morbida espressione che si forma tanto con le labbra quanto con la dolcezza dello sguardo”.

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l Boeing 747-400 della Thai nella sua lunga corsa verso il sole d’Oriente incontra terra a Bangkok all’alba. E le risaie fumiganti di nebbia calda, le chiazze d’acqua accese di riflessi nel verde profondo, il profilo azzurrino dei templi, la luce morbida e rosata, lo scenario insomma così diverso da quanto un europeo si è lasciato alle spalle, Lo convincono di essere davvero dall’altra parte del mondo, dove tutto ciò che è inedito, per la legge dei contrari, deve essere assolutamente l’opposto di ciò

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con cui è abituato a confrontarsi. Splendida e nevrotica, la “città degli angeli” (questo significa il suo nome dell’antica lingua thai), vive oggi le violente contraddizioni di un’occidentalizzazione convulsa. Qui il caos di un traffico mostruoso si unisce ai gesti cadenzati e profondi che i monaci buddisti ripetono ogni giorno nella pace di 400 templi, in cui il tempo sembra essersi fermato; qui, le seduzioni notturne di Pat Pong, il quartiere divenuto, durante e dopo la guerra del Vietnam, una sorta di enorme “sex shop”, si alternano

al silenzio dei canali non ancora colmati dai bulldozer, dove le vecchie casa coloniali, immerse in una profumatissima vegetazione tropicale, conservano una quiete gentile. Ma il convivere di queste due anime è anche l’aspetto più affascinante per il visitatore occidentale, che per apprezzare la città deve abbracciarne tutti i contrasti. Ma ricondurre ogni esperienza a quanto già si conosce per renderla comunque rassicurante, è un errore che a Bangkok si comprende subito dopo qualche ora di sonno


ristoratore in albergo per rimettersi dallo sbalzo dei fusi. Perché l’intera Thailandia, e dunque anche la sua capitale, non risulta il contrario di niente di conosciuto. Percorriamoli a uno a uno i luoghi comuni di questo Oriente quasi estremo: qui, si dice con l’aria di chi giunge dal futuro e ha capito molto dopo appena un paio di giorni di permanenza, il passato è ancora così vivo che la monarchia di re Bhumibol Adulyadei, ovvero il nono Rama della dinastia Chakri, prospera incarnando la tradizione. Altri luoghi comuni

quasi obbligati riguardano l’intensa spiritualità e la connaturata dolcezza dell’anima thailandese, due sentimenti, guarda caso, che sono l’opposto di quanto alligna nel mondo occidentale così materialista e aggressivo. Certo, l’esperienza della visita a un tempio può risultare toccante per un occidentale: al Wat Phra Keo, il tempio del Budda di smeraldo, dove ancora oggi il re si reca a pregare e a portare le offerte ai bonzi in tonaca arancio, il tempo sembra sospeso negli aromi dei legni preziosi e si rimane

quasi ipnotizzati ai gesti misurati, armoniosi e sereni dei fedeli, così lontani dagli atteggiamenti contriti che si incontrano nelle chiese cattoliche. Incanta infine la delicata, soave abitudine di esprimere un voto ponendo una pellicola d’oro impalpabile come un sogno sulla statua di un Budda oppure un bocciolo di una magnolia accanto a centinai di altri fiori. La chiave per capire Bangkok, e amarla, è dunque quella di scoprirne e accettarne i contrasti. Alcuni, come quello fra l’insita dolcezza del carattere thai e la il Sommelier | n. 3 - 2018

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violenza di una città paralizzata dal suo stesso sviluppo, non sfiorano quasi mai il viaggiatore che anzi è portato ad apprezzare, queste due facce assolutamente speculari, soltanto la prima e a convenire con quel antropologo americano che ha scritto: “Il sorriso dei tailandesi è una morbida espressione che si forma tanto con le labbra quanto con la dolcezza dello sguardo”. Ci sono invece alcuni contrasti che coinvolgono il viaggiatore in prima persona; limite sfuggente fra le due identità di Bangkok, è il breve spazio del tramonto: la città diurna dei templi e delle lunghe file di bonzi che solcano il traffico pregando e accettando umili offerte, si tramuta di notte in un supermarket del sesso con una sola parola d’ordine: trasgressione. È l’ora in cui 5.000 “tuc-tuc” i taxi triciclo gravidi di immaginette sacre, ghirlande di fiori lampadine colorate, schizzano nel traffico portando turisti di tutto il mondo a Pat Pong, le tre stradine private

dove, fra sale di massaggio e topless bar, si nascondono i teatrini porno abusivi, in realtà tollerati o addirittura controllati dalla polizia. Nonostante i templi, che soddisfano l’immediata sete d’esotismo del turista medio e lo rassicurano d’essere andato veramente lontano, Bangkok non è

una città monumentale, da vedere. È da vivere. Però anche lo scenario merita d’essere inquadrato perché il suo caotico sviluppo: da 500. 000 abitanti a circa 15 milioni in solo quarant’anni, ci mostra in diretta come si stano evolvendo le metropoli del Sudest asiatico, dirimpettaie della costa

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californiana e prossimo baricentro dell’economia mondiale. Qui piovono investimenti che prendono forma di grattacieli, banche e

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centri commerciali e i timori del 1975, quando sembrava che la Thailandia fosse il prossimo obiettivo comunista dopo il

Vietnam, la Cambogia e il Laos, sono ora svaniti. In realtà Bangkok rappresenta per il viaggiatore un’esperienza molto gradevole e le tensioni e le contraddizioni di una città sottoposta a uno sviluppo forzato artificiale rimangono in secondo piano ben dissimulate, per esempio, dal servizio impeccabile offerto da alberghi fra i migliori del mondo, ricchi anche di storia come l’“Oriental” che ebbe fra i suoi ospiti un certo Conrad, il romanziere. E poi uno shopping molto variegato a prezzi assai interessanti, un ventaglio di escursioni ancora scarsamente battute sia verso nord, Chiang


Mai e Chiang Ria. Chiang Mai offre attrattive simili a quelle di Bangkok, in scala minore, ed è molto meno congestionata con un clima più temperato. Il ritmo di vita più rilassato rispetto alla capitale e la vicinanza con aree protette come i parchi nazionali, consentono in questa regione attività escursionistiche e naturalistiche. Verso sud, a Puket, un’isola eden dove è stato girato il film “L’uomo dalla pistola d’oro” della famosa serie di 007, fanno della Thailandia una meta che calamita, e non delude milioni di turisti. Nel caso di Bangkok comunque è tutto da verificare se i

turisti accorrono per via delle molte seduzioni offerte dalla città oppure se queste sono state programmate e predisposte per soddisfare la domanda di esotico espressa dalla borghesia occidentale. Anche se per il turista si tratta di un finto problema, Bangkok infatti, mantiene fedelmente tutte le sue promesse. È difficilissimo, da parte di noi occidentali, cogliere tutte le sfaccettature di una società così lontana, diversa e in evoluzione velocissima; anche il fatto di analizzarne i contrasti è, in un certo qual modo, una dichiarazione d’impotenza a racchiudere la complessa

identità in un’immagine sintetica e comprensibile. Ma forse è proprio l’anima religiosa buddista a rappresentare lo specifico della cultura tailandese; fra tutte le grandi religioni il buddismo infatti è l’unica a non avere mai iscritto nella storia i capitoli sanguinosi delle guerre sante ed è la tolleranza, che del buddismo è un cardine, il sentimento più radicato nei comportamenti collettivi thailandesi. Con questo non si vuol dire che in Thailandia non esiste la violenza, ma a differenza del nostro mondo, essa non è dovuta all’immortalità, bensì ad una indifferente amoralità.

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a cura di Patrizia Loiola, Referente Fisar in Rosa Nord Est

Matilde Poggi,

il carisma, la determinazione e l’eleganza di una vignaiola molto intraprendente I N R OSA

È oggi una delle donne più influenti nel mondo del vino in Italia: settima nella lista di Wine Power List 2018, “i potenti del vino”. Attualmente è la Presidente Fivi - Federazione italiana vignaioli indipendenti.

R

accontare una donna del mondo del vino? Il pensiero è andato immediatamente a Matilde Poggi, anche se, conoscendo molte donne in gamba del settore vitivinicolo, sarebbe stato facile individuarne altre: sarà perché negli ultimi tempi l’ho sentita e incontrata per vari motivi, sarà perché ho appena assaggiato i suoi vini per le degustazioni della Guida Slowine, sarà perché la sua eleganza schiva, il suo sguardo delicato ma franco, ma soprattutto il ruolo che occupa oggi nel mondo del vino la rendono una persona estremamente interessante, insomma tanti motivi per scegliere proprio lei! Abbiamo avuto come FISAR la fortuna di averla ospite il 10 marzo 2018 nella tavola rotonda dell’evento “Fisar in Rosa alla scoperta dei vini della Valpolicella” e il suo contributo è stato davvero prezioso e concreto: 70

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un modello di donna produttrice ma anche impegnata in ruoli di rappresentanza che ci auguriamo possa essere sempre più di esempio nel mondo del vino. Matilde Poggi, veronese di origine, produttrice di ottimi vini nella zona del Garda, Le Fraghe

la sua azienda, è oggi una delle donne più influenti nel mondo del vino in Italia: settima nella lista di Wine Power List 2018, “i potenti del vino”, è presidente Fivi, Federazione italiana vignaioli indipendenti, associazione sempre più influente in Italia, presente alla


Camera e al Senato e punto di riferimento per il Mipaaf. Matilde è anche vice-presidente CeviConfederazione europea vignaioli indipendenti, dove porta le istanze dei vignaioli italiani per incidere di più a livello europeo. Prima di tutto una lunga esperienza come vignaiola, ruolo assunto dal 1984, quando decise di prendere in mano l’azienda del padre, nell’area DOC Bardolino: trent’anni durante i quali ha lavorato soprattutto per la valorizzazione delle uve autoctone, Corvina, Rondinella e Garganega, creando vini dalla forte personalità, espressione autentica del territorio in cui sono prodotti. Le Fraghe si sviluppano su 30 ettari di vigneto biologico, con possibilità di fermarsi anche in un delizioso agriturismo: i vigneti si trovano nel raggio di un paio di chilometri intorno alla casa padronale, nei comuni di Montalto, Rivoli e Affi e sono tenuti con cura e passione, tanto da riconoscerle da anni, dalla Guida Slowine, la chiocciola, assegnata appunto alle cantine che interpretano al meglio i valori di Slowfood, sia in vigna che nei vini prodotti. I vini hanno carattere come lei, serietà e leggerezza, migliorano negli anni, di grande bevibilità, pensati per essere abbinati ai cibi di ogni giorno: il Bardolino Le

Fraghe, sempre gustoso e fine con le spezie in evidenza, intrigante il Bardolino Chiaretto Ròdon dalla beva piacevolissima, la Garganega Camporengo che cresce nel tempo, sapido e con tanta polpa, solo per citarne alcuni. Ma chi è veramente Matilde Poggi? L’ho chiesto ad alcuni amici fidati, che la conoscono molto bene, per diversi motivi e occasioni: non c’è miglior processo conoscitivo che chiedere agli altri cosa pensano di te! Luca Ferraro, il vignaiolo social di Bele Casel, scarpe grosse e cervello fino, la conosce molto bene perché è presente nel consiglio nazionale di FIVI e affianca Matilde in diverse occasioni: “Matilde lavora

tantissimo per Fivi, anche trascurando a volte la sua azienda, va nei diversi contesti e poi ci racconta tutto, ascolta i nostri pareri, non decide mai da sola, condivide, la sua cosa più bella è che non si impone mai sugli altri, con umiltà, ma quando dice una parola è sempre quella giusta” e prosegue con un esempio di quando di recente sono stati alla CEVI a Bruxelles “anche a livello europeo quando parla lei tutti l’ascoltano, è schiva, ma se deve spingere il piede sull’acceleratore, lo spinge fino in fondo!” Ho poi chiesto a Jacopo Cossater, editor di Intravino e acuto degustatore, da quest’anno anche collaboratore di Slowine che, in questa veste, l’ha incontrata

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pochi giorni fa in azienda da lei: “Visitare Le Fraghe è stato per certi versi illuminante” esordisce Jacopo, “dopo anni di assaggi dei vini di Matilde Poggi (a casa, al ristorante, alle manifestazioni più diverse) sono finalmente riuscito a cogliere il senso del Bardolino più autentico: un vino straordinariamente espressivo, fresco e profondo al tempo stesso. Le stesse peculiarità che ho ritrovato in Matilde, donna curiosa e coraggiosa che negli anni non ha mai esitato nel farsi carico delle idee in cui credeva” e conclude dicendomi “Per il sottoscritto, Matilde è una stella polare nel panorama dei vignaioli e non solo del veronese”. Infine le parole di un’altra donna del vino, Desirèe Pascon Bellese, vignaiola FIVI, presidente della neonata Associazione dei Vignaioli FIVI Trevigiani che mi dice “Una donna nel mondo del vino non è una posizione sempre facile: eppure Matilde è una delle persone più influenti nel mondo del vitivinicolo, averla conosciuta di persona me l’ha fatta conoscere meglio, pugno d’acciaio in guanto di velluto, ferma e decisa ma gentile e affabile nello stesso tempo. Intelligenza e ponderatezza al servizio di un gruppo di vignaioli che hanno trovato in lei un punto di 72

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riferimento”. Insomma, emerge un profilo di una donna di grande carisma, appassionata e determinata, che lavora molto anche per gli altri: ma Matilde Poggi cosa ci racconta di sé? Quanto sei soddisfatta di questi due ruoli della tua vita professionale? Quello di vignaiola e quello di rappresentanza di un’importante associazione come la Fivi? Le soddisfazioni sono tante, per la mia attività, essere riuscita a creare Le Fraghe partendo dall’inizio, un’azienda giovane quindi, e aver realizzato i vini che volevo, prima immaginati e poi sviluppati: non dovrei essere io a dirlo, ma credo che per il Bardolino siamo diventati un punto di riferimento. Per FIVI la crescita in cinque anni sia quantitativa, siamo passati da 600 soci a 1200, e l’autorevolezza che abbiamo conseguito, la riconoscibilità sul mercato ma anche nelle istituzioni che adesso, a fronte di nuovi provvedimenti, ci cercano e ci chiedono cosa ne pensiamo. Quali sono i tuoi progetti per il futuro sempre in questi due ruoli? Hai un sogno nel cassetto come si suol dire? Mi piacerebbe molto una posizione forte italiana sull’agricoltura

sostenibile, noi vignaioli dipendiamo dalla terra, dovremmo essere più presenti nelle decisioni sull’utilizzo dei territori a livello delle scelte prese nei Comuni. So che hai tre figlie: cosa cerchi di trasferire loro come donna, dalla tua esperienza di vita e professionale? Innanzitutto mi interrogo molto, gli impegni mi hanno portato spesso lontano e ho peccato qualche volta in presenza, ma cerco sempre di sostenerle nello loro idee, le lascio libere di fare (nessuna, ad esempio, ha studiato enologia…) di stimolarle a fare quello in cui credono, di andare avanti nonostante le difficoltà. È anche per questo che ci piace molto camminare in montagna, fare fatica per poi goderci il risultato. Che dire? Ne esce un quadro molto interessante, un modello di riferimento un po’ per tutti, come dice Desireè Pascon Bellese “Una sorta di paladina che ambisce, un po’ come tutti noi vignaioli a ristabilire un po’ di equilibrio nel mondo del vino, con la stessa determinazione di una principessa Leila”. I modelli positivi sono sempre interessanti, soprattutto per le nuove generazioni, e vanno fatti conoscere, questo articolo ha un po’ questo intento. Vorrei chiudere comunque con un’immagine di Matilde che mi ha fatto molto sorridere: se andate a qualche manifestazione, tipo il Mercato dei Vini Fivi non è detto che troverete Matilde sempre al suo banchetto, molto più facile trovarla da altri produttori, con un bicchiere di vino in mano, curiosa di conoscere quello che fanno gli altri, di ascoltarli e di tornare a casa con tante idee nella testa!


di Enza Bettelli con l’abbinamento di Nicola Masiello Presidente Emerito F.I.S.A.R.

ZUPPA DI COZZE, LA PROTAGONISTA DELLA TAVOLA ESTIVA Un popolare ingrediente della tradizione, un sapore coinvolgente, i profumi del mare: sono gli elementi che fanno di questo piatto una piccola grande meraviglia gastronomica

L

e cozze, o più propriamente mitili o muscoli, che sono alla base di questo antico piatto, provengono ormai quasi solo dagli allevamenti. E questo per questioni

di praticità e di garanzia sanitaria poiché i molluschi si nutrono assorbendo le sostanze presenti nel mare, che ne influenzano sapore e colore ma allo stesso

tempo cedono loro anche eventuali fattori inquinanti. Pare che la zuppa sia nata a Napoli, per soddisfare la golosità di re Ferdinando I di Borbone anche durante il digiuno

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L’abbinamento di Nicola Masiello Il piatto proposto è sicuramente il piatto mediterraneo del periodo estivo che anche nella cromaticità degli ingredienti ci riporta ai colori caldi e netti del sud Italia. È un piatto apparentemente semplice ma che in realtà può creare qualche riflessione nel momento dell’abbinamento. Ho voluto provare le cozze nelle due versioni e me le sono cucinate arrivando, per sommi capi, a definire gli ingredienti e le temperature di servizio del piatto quali elementi che spostano e suggeriscono l’abbinamento. Per gli ingredienti è soprattutto il pomodoro a dettar legge in quanto là, dove come nella preparazione della Campania è “salsa” quindi cotto e concentrato, concede struttura al piatto mantenendo la sua acidità relativamente bassa dovuta al tipo di pomodoro, “il Vesuviano”, che in definitiva non risulta così acido grazie all’apporto di una nota dolce/minerale che non sposta l’equilibrio e che, grazie alla frisella passata nell’acqua di cottura del polpo, ne fissa i parametri gustativi sul quale incide il peperoncino con la nota piccante. Con il pomodoro fresco pugliese la situazione cambia in quanto la nota acida è più marcata,la cottura breve, non concentra e la frisella, bagnata sul liquido di cottura delle cozze, offre un tocco di sapidità più marcato. Il fattore temperatura di servizio del piatto è importante in quanto alza ed abbassa le componenti olfattive, aromatiche e piccanti. Se servito ben caldo, le note aromatiche /piccanti sono ben marcate grazie alla volatilità del piatto, mentre a livello gustativo le sensazioni grasse /untuose sono ridotte o meno percepite grazie alla temperatura. Se il piatto è servito a temperatura più bassa o ambiente, la volatilità aromatica è ridotta, si sentono di più le note gustative grasso/untuose. In entrambe le preparazioni il polpo è un ingrediente che

del periodo pasquale. Infatti, ancora oggi, ‘a zupp ‘e cozzeche chiude la giornata del Giovedì Santo, dopo la passeggiata (‘o struscio) in via Toledo e la messa serale. La zuppa può essere di sole cozze o di cozze e vongole, di solito con pezzetti di polpo lessato e ‘o russ (il rosso), il condimento di peperoncini piccanti, olio e concentrato di pomodoro che si può acquistare anche già pronto dal pescivendolo. Completano il piatto le friselle, fette di pane inzuppate nell’acqua di cottura del polpo prima di deporvi sopra la zuppa. Altrettanto tradizionale è la cozz a zupp di Taranto, piccante ma non quanto quella napoletana e insaporita con pomodorini freschi, aglio e prezzemolo. Anche in 74

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non sposta l’abbinamento per il fatto che ha già avuto una cottura separata “a bollito” e che viene aggiunto al piatto nell’ultima fase della preparazione. Per gli abbinamenti resto nella fascia Mediterranea, con vini bianchi di buona aromaticità primaria, freschi, di buona struttura, provenienti dalla conca di Benevento, Campi Flegrei, fino ai vini del Cilento tutti a base di Falanghina, Fiano, Biancolella, Greco e Coda di volpe. La versione in rosato da vitigni Aglianico, Piedirosso, Sciascinoso ben si coniugano all’abbinamento. I bianchi Pugliesi e Calabresi (costa Ionica) a base di Verdeca, Bombino Bianco, Malvasia lunga e Greco ben si sposano soprattutto al piatto Pugliese anche se la vera esaltazione si ottiene con i rosati a base di Negroamaro, Primitivo, Montepulciano, Malvasia nera e Gaglioppo serviti freschi in modo da esaltare le note olfattive ma soprattutto per mettere in evidenza il corpo, l’acidità e la leggera tannicità che a bassa temperatura si fa sentire come “entrata di bocca” per poi svanire dandoci piacevolezza gustativa. Le preparazioni internazionali esulano dal contesto mediterraneo in quanto avvengono con cotture diverse e separate, bollitura e frittura, dove i due ingredienti sono solo complementari e funzionali tra di loro ad esclusione di quelle in cui la preparazione prevede l’aggiunta di panna acidulata o arricchita di spezie ed erbe aromatiche, soprattutto nell’area Belga. Nel primo caso l’abbinamento potrà trovare il giusto equilibrio con birre bionde, dal basso contenuto alcoolico, semplici come la preparazione, nel secondo caso possiamo abbinare birre ambrate, con una tostatura del malto più importante senza raggiungere complessità gustative tali da “coprire” il piatto con le note tendenzialmente amarognole.

Puglia la zuppa è versata su friselle, bagnate però con salsa e liquido delle cozze, oppure su fette di pane pugliese fritto. Tra le ricette al di fuori dei nostri confini, la più famosa è forse la moules et frites, cioè cozze e patatine fritte, per la quale si contendono la paternità la Francia, in particolare la città di Lille, e il Belgio. Ha però senza ombra di dubbio origine belga la ricetta delle moules à la bière, cotte nell’ottima birra belga e spesso arricchita con panna ed erbe aromatiche, così come è francese quella al sidro.

Dal pescivendolo Oltre al mitilo comune allevato nel Mediterraneo, non molto grande ma carnoso e saporito, tra le più importanti c’è la grossa cozza

spagnola. La cozza pelosa (o modiola) ha il guscio ricoperto da peluria ed è una varietà ricercata e poco diffusa, molto saporita. Le cozze devono essere vive e pesanti in proporzione alla dimensione del loro guscio; sono vendute già spurgate e praticamente pulite, ma è comunque consigliabile lavarle sotto l’acqua corrente, raschiandole con un coltellino o con una paglietta nuova non saponata.


di Davide Amadei

Ritorna MareDiVino, la vetrina dei vini della Costa degli Etruschi

Sabato 17 e domenica 18 novembre 2018 il Terminal Crociere Porto di Livorno si riempirà di più di 70 produttori di vino della Provincia di Livorno e Costa Etrusca per la IX edizione di MareDiVino, l’evento organizzato dalla Delegazione di Livorno della FISAR.

È

la grande vetrina dei vini del territorio che, anche grazie alla vicinanza al mare, è ricco di eccellenze; accanto alla grande degustazione al banco, con le aziende vitivinicole a presentare i propri prodotti e ad incontrare appassionati ed operatori, si svolgerà il concorso enologico a giuria popolare “Rosso Buono per Tutti” e moltissimi saranno i produttori di olio e gastronomia. Ricco il programma di eventi, cooking-show, presentazioni di libri, dibattiti attorno al vino e al buon cibo, sia durante i due giorni di MareDiVino sia nella successiva “Settimana di Gusto”; non mancheranno i laboratori per bambini, che sono sempre i primi a registrare il “tuttoesaurito”. Il gemellaggio con la FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) e con l’Associazione Donne del Vino garantirà ulteriori occasioni di assaggio ed approfondimento. Un appuntamento da non perdere. Per informazioni: www.maredivino.it il Sommelier | n. 3 - 2018

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In FAMIGLIA - Le notizie dalle Delegazioni Notizia inviata da Roberto Saraceno della Delegazione FISAR Manziana e Monti Sabatini

NUOVI TRAGUARDI

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iamo giunti ad un nuovo traguardo importante per Fisar Manziana, per il territorio che viviamo sempre più attivamente, per la Federazione che vede tra le sue fila i nostri nuovi sommelier. Un momento di gioia! Lo è specialmente per i corsisti che si sono impegnati con abnegazione, sia rinunciando a serate di riposo per seguire le lezioni serali, sia rinunciando ai fine settimana per studiare, rubando tempo alle famiglie, agli amici, ai propri cari, alla vita sempre più

frenetica che ci vuole sempre in prima linea. Un momento di gioia, dicevamo, ma anche di tristezza nel sapere che qualche amico non ha potuto raggiungere ancora la meta. Voglio che questi amici, che per mille ragioni dovranno ancora affrontare la prova d’esame, ci sentano vicini e sappiano che possono contare su tutta la Delegazione per ricevere un supporto per ogni necessità. Questa vicinanza sarà per me, e per ogni socio, uno stimolo per fare le dovute riflessioni per evitare che

nel prossimo futuro ciò si ripeta. Un ringraziamento per coloro che mi sono stati vicini durante i tre livelli del corso: Silvia, Mario, Santo ed Alberto ed ancora Fernando, Barbara e tutti i sommelier. Diffondere la cultura del vino, del bere degustando consapevolmente, portando sempre più questa passione che condividiamo verso i giovani che sempre più numerosi ci stanno seguendo, è sicuramente un momento di soddisfazione di cui la nostra piccola Delegazione si può con orgoglio fregiare.

Notizia inviata da Valentina Ricca dalla Delegazione FISAR MILANO

IL SAUVIGNON TRA VECCHIO E NUOVO MONDO

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all’Italia alla Nuova Zelanda, andata e ritorno, grazie a un unico vitigno: il Sauvignon Blanc. Una degustazione per assaporare le diverse sfumature che questa varietà assume a seconda del paese in cui viene coltivata e dei metodi di vinificazione è quella che FISAR Milano ha organizzato lo scorso Giovedì 31 Maggio. Per scoprire

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le caratteristiche di questo vitigno giramondo – famoso per sviluppare nel vino sentori erbacei e vegetali come l’ortica e il peperone, nonché l’inconfondibile sentore di bosso – sono stati degustati 8 vini, provenienti da 4 zone del mondo diverse. Siamo partiti dall’Italia con l’assaggio di un Collio DOC Sauvignon 2017 di Cadibon e di un Lieben Ach Alto Adige DOC Sauvignon Blanc 2015 di Manincor per poi salire nella Loira nella zona di Sancerre (con il Sancerre Silex Galinot 2015 di Gitton Père et Fils) e nella zona del Pouilly sur Loire (con il Pouilly-Fumé 2015 di Domaine Landrat-Guyolott). Abbiamo poi raccolto le suggestioni dalla Nuova Zelanda (con il Gladstone Sauvignon Blanc BLANC 2015 di Urlar nell’isola nord della Nuova

Zelanda e il Sauvignon Blanc 2017 di Whitehaven a Marlborough), terra in cui il Sauvignon dà il meglio di sé con profumi caratteristici e intensi. Siamo poi approdati in Sud Africa – dove si producono Sauvignon Blanc a metà strada tra lo stile classico europeo e quello tipico del nuovo mondo – con una degustazione di Sauvignon Blanc 2016 di Klein Costantia (che sprigiona note di uva spina e frutti tropicali) per continuare con il Sauvignon Blanc 2016 di Dalla Cia a Stellenbosch (che offre dolci aromi di fichi maturi bilanciati da note minerali). Il sondaggio finale tra i partecipanti ha premiato nella categoria ‘Nuovo Mondo’ il Sauvignon Whitehaven, mentre per il ‘Vecchio Mondo’, ha riscosso successo il Lieben Ach di Manincor.


Notizia inviata da Ester Mazzoni dalla Delegazione FISAR MILANO

IL FASCINO INDISCRETO DEI VINI DOLCI

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on la serata di Giovedì 7 Giugno FISAR Milano ha inaugurato “Dolce Italia mia”, una serie di appuntamenti dedicati ai vini dolci; tipologia spesso trascurata e sottovalutata, ma ingiustamente perché sono i vini che meglio raccontano la storia vitivinicola del nostro Paese. Le loro radici affondano, infatti, nel Medioevo e le tecniche, affinate nel tempo, sono il frutto di secoli di ricerca, esperienza e simbiosi con il territorio. Per onorare questa tradizione, abbiamo scelto 7 chicche che rappresentano le diverse tipologie di vini passiti e botritizzati dell’Italia Centrale. Dalle bottiglie più premiate delle grandi cantine alle piccole realtà locali, abbiamo selezionato il meglio del cuore dolce dell’Italia. Le perle presentate in degustazione

hanno goduto di uno speciale abbinamento, pensato insieme ai Maestri Pasticcieri della nota Pasticceria Martesana di Milano. Tra gli armoniosi connubi che abbiamo avuto la fortuna di apprezzare si sono distinti: il Brumato Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Passito della Cantina Garofoli abbinato alla Mignon Sacher e il Sommo Passito Marche rosso IGT della Cantina Terre di Serrapetrona abbinato al Mignon Poseidon (base di Sablè al cioccolato “Manjari”, mousse al “Manjari”, pan di spagna al cioccolato, Namelaka al mango e al frutto della passione). Il Sagrantino Passito (in anteprima) della Cantina Colsanto è stato degustato insieme al Trancetto Sacher e, infine, il Clematis Passito Rosso

Colline Pescaresi IGT Cantina Zaccagnini è stato valorizzato dalla Mignon Ciocolampone. Si è trattato di un’ottima occasione per assaporare, in un connubio perfetto, il meglio del cuore dolce dell’Italia perché i vini che hanno un finale di bocca dolce, si sa, trovano nei dolci i migliori compagni, e in questo caso in dolci meraviglie d’autore.

Notizia inviata da Corrado Pasqualin della Delegazione FISAR di Vercelli e Novara

CONSEGNA ATTESTATI AI NEO SOMMELIER

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abato 7 Luglio fra le colline moreniche del Canavese, presso la “Tenuta Roletto”, sì è svolta la consegna degli attestati di qualifica ai neo Sommelier. Con grande soddisfazione il Delegato Claudio Valenza con i Direttori di Corso Barbara Tosi e Simone Antonietti hanno premiato tramite la consegna del simbolico tastevin i neo Sommelier: Abondio Mirko, Abondio Simone, Angiulli Federico, Barbirato Alberto, Beltrame Lido, Bosco Maurizio, Bosio Paolo, Chiovini Matteo, Crosta Marco, De Fabiani Denny, Doati Laura, Grazioli Stefano, La Spina Irene,

Luna Vincenzo, Maggio Roberto, Maltese Lauretta, Massetti Andrea, Perin Helen, Perissinotto Ivan, Reiso Claudio, Rosas Giorgia, Ruzza Matteo, Sonzogni Sandra, Tacchini Andrea, Vallania Silvia, Villa Simone, Zanello Andrea, Zarrillo Marco. Un bel momento di aggregazione dove tutti i soci della Delegazione, e simpatizzanti, hanno potuto apprezzare oltre che i vini del territorio anche alcune particolarità come la forma di allevamento a “Pergola Canavesana”. Da parte del Consiglio di Delegazione un particolare ringraziamento alla

Famiglia Roletto-Iuculano per l’accoglienza e la gentilezza riservataci. Congratulazioni ai nuovi Sommelier e complimenti a tutta la Delegazione per il lavoro svolto.

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Notizia inviata da Simone Nannipierid ella Delegazione FISAR Livorno

MR ALLEGRI CHARITY DINNER

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abato 16 Giugno i sommelier della Delegazione di Livorno hanno prestato servizi per un evento molto importante e prestigioso: il “Mr Allegri Charity Dinner 2018”, l’iniziativa benefica organizzata ogni anno dall’allenatore della Juventus nella sua città natale. Nello splendido contesto dei Bagni Lido in una

bellissima serata di inizio estate i nostri sommelier, coordinati dal Segretario della Delegazione Nino Amadei e dal Consigliere Giovanni Raimondi, si sono alternati tra il banco aperitivi ed i diversi tavoli allestiti per l’occasione sulla grande terrazza fronte mare dello stabilimento. Molte le personalità del mondo dello sport e dello spettacolo presenti a questo evento che hanno potuto vivere l’esperienza di una cena in riva al mare. Servizio articolato caratterizzato da un aperitivo a buffet che si è tenuto sulla terrazza nel punto più vicino al mare, che in occasione del tramonto ha regalato effetti di luce magici per tutti i fortunati partecipanti, e proseguito

poi con menu al tavolo composto da 5 portate tutte a base di pesce. Piacevole intermezzo della cena, lo spettacolo dei palleggiatori acrobatici del gruppo “Fast Foot Crew” che a ritmo di musica si sono esibiti in una performance che ha lasciato tutti senza fiato. A fine serata foto di rito del Mister con tutti i partecipanti. Allegri ha confermato in pieno la sua grande disponibilità e simpatia prestandosi a numerosi scatti ricordo con i nostri ragazzi. È un grande orgoglio per la nostra Delegazione veder riconfermato l’impegno per una serata così importante, che si sta guadagnando con il tempo la fama di vero e proprio Happening estivo per la nostra città.

Notizia inviata da Aldo Mussio della Delegazione FISAR di Firenze

FISAR VINO E CULTURA A FIRENZE

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a Mostra Internazionale dell’Artigianato, arrivata all’82°edizione, è la più importante manifestazione fieristica dedicata all’artigianato d’eccellenza italiano. Nell’ambito della fiera vengono organizzati eventi legati al GUSTO che hanno visto protagonisti importanti operatori del settore enogastronomico. La Mostra è aperta al grande pubblico e quindi è una vetrina d’eccezione sia per la Delegazione di Firenze sia per FISAR nazionale. La Delegazione di Firenze è stata presente nello spazio riservato al GUSTO partecipando alla ideazione e realizzazione di un 78

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ciclo di appuntamenti dedicati principalmente al panorama enologico, durante il quale abbiamo coadiuvato in maniera impeccabile le degustazioni a tema. Gli incontri serali, tutti assolutamente gratuiti, hanno visto coinvolti 26 nostri sommelier impegnati davanti a una sala sempre al completo. Si sono susseguiti in degustazioni a tema vini diversi da circa una trentina di produttori. Grande entusiasmo di un pubblico incuriosito e partecipe che ha riempito ogni sera la platea e gli spazi adiacenti soffermandosi successivamente anche per chiedere informazioni sui corsi e sulla nostra attività.

Fisar si è dimostrata come sempre capace di svolgere al meglio il proprio lavoro professionale durante le presentazioni adatte sia a un pubblico di neofiti che di professionisti. Un nostro Sommelier è stato inoltre impegnato come giurato durate il concorso enogastronomico “COTTO&SERVITO” per scuole professionali alberghiere con l’obbiettivo di valutare gli abbinamenti proposti dai partecipanti. Diffondere la cultura del vino con professionalità, passione e convivialità si sono dimostrate ancora una volta le chiavi del successo della nostra Delegazione.


Notizia inviata dalla Delegazione FISAR Milano Duomo

RODANO SETTENTRIONALE

C’

è un quadro di Vincent Van Gogh che si intitola “Notte stellata sul Rodano”. Il cielo in parte rischiarato dalle luci di una cittadina che si specchia sul fiume; le stelle pulsano luminose; l’acqua brilla in mille riflessi accesi dalla luce che la colpisce dall’alto; una coppia di contadini passeggia davanti all’argine: forse marito e moglie si concedono una passeggiata serale, o forse stanno già tornando a casa. È una festa di gialli e blu e azzurri, ma Van Gogh, riesce a trasmetterci l’impressione di una calma, e calda, notte estiva. In questa stessa atmosfera siamo stati condotti, la sera del 19 aprile, dalla nostra sommelier Céline

Caffot, che attraverso sponde fluviali, declivi terrazzati e boschi, ci ha avvicinato e ci ha illustrato sei vini del Rodano che sommano e sintetizzano emozioni, sensazioni e percezioni complesse, lasciando trasparire nei loro profumi e sapori, le radici di terroir uguali tra loro eppure vari e diversi, passando dall’esuberanza e gioiosità del Côtes-du-Rhône al tappeto speziato del Crozes-Hermitage; dalla frutta e dall’equilibrio del Saint Joseph all’eleganza, finezza e persistenza del Côte-Rôtie. Per approdare, infine, sulle sponde ricche di spezie, frutti e aromi terziari di due Hermitage che hanno chiuso la serata. Il Syrah in molte delle sue declinazioni

ha riempito una già (troppo) calda serata di aprile con i suoi sentori di pepe, frutti rossi, erba, pellame e tannini più o meno maturi, invitandoci a proseguirne la conoscenza, perché no, nelle sue versioni italiane.

Notizia inviata da Fabio Cabianca Foto di Milena Monici. Delegazione FISAR di Venezia

CONSEGNA DEGLI ATTESTATI AI CORSISTI DI 1° LIVELLO DELLA F.I.S.A.R. DI VENEZIA

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ll’interno del suggestivo parco, nell’area appositamente allestita, dell’Hotel Ai Pini di Mestre (Ve) la sera del 4 giugno u.s. si sono ritrovati per un esclusivo aperitivo, i soci di F.I.S.A.R. Venezia che nei mesi precedenti avevano partecipato, con grande passione e impegno il corso di primo livello per aspiranti sommelier organizzato dalla Delegazione. La riuscita della gradevole serata è stata garantita anche dalla professionalità dello staff del Park Hotel Ai Pini, in particolar modo dalla Direttrice Sig.ra Roberta Ferrari che ha seguito con cura tutta l’organizzazione del nostro

evento, così come aveva risposto con la massima disponibilità, alle nostre esigenze durante le lezioni del corso svolte proprio presso le sale di quella location. Alla serata erano presenti il Delegato Sig. Lorenzo De Rossi, la Segretaria di Delegazione Sig.ra Cinzia Vanzan e il Direttore di Corso Sig. Fabio Cabianca, che hanno consegnato i meritati attestati di partecipazione ai corsisti presenti: Carlo Barison, Iulian Carpovici, Elena Gravina, Marco Mardegan, Elena Pesce, Jacopo Paoluzzi, Sergio Rodino, Guido Sesani, Andrea Sitri, Daniele Sartori, Massimiliano Silvestro, Marina Zanotto. Tutti i corsisti hanno manifestato l’intenzione

di iscriversi al corso di secondo livello che sarà organizzato dalla Delegazione di Venezia, subito dopo l’estate per continuare nel percorso formativo proposto da F.I.S.A.R.

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Notizia inviata da Laura Sandoli della Delegazione FISAR di Pavia

DI VILLA IN VILLA CON FISAR PAVIA

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ISAR Milano Duomo ospita uno dei Padri nobili del vino sardo, in particolare del suo vitigno più rappresentativo: il Cannonau. È Tonino Arcadu a condurre una serata interamente dedicata al Cannonau. Sei vini in degustazione, tutti selezionati

da Tonino e tutti rappresentativi di un territorio o di uno stile specifico. La cultura di Arcadu è vasta, si viaggia con la mente, passando da una nota tecnica ad una citazione latina. Ampio spazio alla storia e allo sviluppo dell’ampelografia sarda, con la presentazione dei risultati di un recente studio compiuto dall’università Bicocca di Milano insieme a Agris Sardegna e il Crea di Asti. La ricerca dei cloni originari e della storia vitivinicola sarda è sempre stata un punto di partenza e arrivo per Tonino Arcadu, ovvero la valorizzazione del territorio attraverso la vinificazione di vini sempre più legati al territorio. Escluso l’uso di legno se questo

è troppo invasivo, banditi aggiustamenti e qualunque azione che comporti l’omologazione del gusto verso uno stile certamente corretto tecnologicamente, ma poco o nulla rappresentativo del territorio d’origine. In tutti i vini presenti in degustazione i trenta fortunati partecipanti hanno potuto riconoscere alloro, mirto, lentisco e corbezzolo, erbe tipiche della macchia mediterranea, ovvero “la Sardegna” Tra i sei vini ce n’era anche uno dallo stile internazionale che, seppur di altissimo livello, ha consentito al pubblico di comprendere meglio la differenza tra perfezione asettica e territorialità. Una felice scelta didattica.

Notizia inviata dalla Delegazione FISAR Milano Duomo

TONINO ARCADU E I VOLTI DEL CANNONAU

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ISAR Milano Duomo ospita uno dei Padri nobili del vino sardo, in particolare del suo vitigno più rappresentativo: il Cannonau. È Tonino Arcadu a condurre una serata interamente dedicata al Cannonau. Sei vini in degustazione, tutti selezionati da Tonino e tutti rappresentativi di un territorio o di uno stile

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specifico. La cultura di Arcadu è vasta, si viaggia con la mente, passando da una nota tecnica ad una citazione latina. Ampio spazio alla storia e allo sviluppo dell’ampelografia sarda, con la presentazione dei risultati di un recente studio compiuto dall’università Bicocca di Milano insieme a Agris Sardegna e il Crea di Asti. La ricerca dei cloni originari e della storia vitivinicola sarda è sempre stata un punto di partenza e arrivo per Tonino Arcadu, ovvero la valorizzazione del territorio attraverso la vinificazione di vini sempre più legati al territorio. Escluso l’uso di legno se questo è troppo invasivo, banditi

aggiustamenti e qualunque azione che comporti l’omologazione del gusto verso uno stile certamente corretto tecnologicamente, ma poco o nulla rappresentativo del territorio d’origine. In tutti i vini presenti in degustazione i trenta fortunati partecipanti hanno potuto riconoscere alloro, mirto, lentisco e corbezzolo, erbe tipiche della macchia mediterranea, ovvero “la Sardegna” Tra i sei vini ce n’era anche uno dallo stile internazionale che, seppur di altissimo livello, ha consentito al pubblico di comprendere meglio la differenza tra perfezione asettica e territorialità. Una felice scelta didattica.


Notizia inviata da Simone Nannipieri della Delegazione FISAR Livorno

SEMINARIO SULLO CHAMPAGNE

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i è concluso nelle scorse settimane un seminario di approfondimento dedicato ai nostri Sommelier sul mondo dello Champagne. 6 splendide lezioni che hanno permesso di sviluppare ed approfondire i diversi temi della produzione, delle tipologie, degli abbinamenti. Nel dettaglio i temi trattati sono stati: La cultura dello Champagne e la tecnica della degustazione, il territorio, i vitigni e la viticoltura, il disciplinare di produzione, l’assemblaggio ed il metodo, le tipologie, gli stili, la storia e il mercato dello Champagne, l’abbinamento con il cibo e la tecnica di servizio,

la prima lezione è stata tenuta da Pietro PALMA Ambasciatore Italiano dello Champagne del 2017. Il riscontro è stato ottimo e 38 Sommelier hanno partecipato e concluso il percorso mettendo in pratica gli insegnamenti nel convivio conclusivo dove è stato possibile degustare alcuni degli Champagne conosciuti durante le lezioni. Nelle 6 lezioni i partecipanti hanno avuto la possibilità di degustare tra gli altri: HUTASSE Grand Cru (Bouzy), SELOSSE - Initial. Dom Perignon 2009, BOLLINGER – Grande Année 2007, JACQUESSON – Cuvée 740, BOLLINGER – Grande

Année 2007, ROEDERER Cristal 2009, BEAUFORT Ambonnay GC 2009 e tanti champagne di piccoli vigneron di qualità selezionati in collaborazione con “Le Bollicine”.

Notizia inviata da Laura Grossi dalla Delegazione FISAR MILANO

VIGNE SOSPESE TRA TERRA E MARE

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n itinerario tra antichi villaggi di pescatori, coste frastagliate, borghi dalle case colorate, vigneti aggrappati a ripidi terrazzamenti con visita a 4 cantine del territorio e una speciale degustazione di Sciacchetrà. È quello che ha organizzato FISAR Milano gli scorsi Sabato 12 e Domenica 13 Maggio con un weekend alle Cinque Terre, in una delle più belle aree mediterranee naturali della Liguria, lungo il tratto costiero del Levante caratterizzato dalla presenza di cinque antichi borghi affacciati a picco sul mare. Un territorio in cui mare e terra si fondono a formare un’area unica e suggestiva, dal 1997 riconosciuta dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità, quale uno dei siti naturalistici più belli al mondo. Un

mito, quelle delle Cinque Terre, che da sempre viene associato a un altro mito: lo Sciacchetrà che nasce a strapiombo sul mare, su minuscole “fasce” strappate al monte con fatica. Facendo base a Monterosso al Mare, abbiamo dapprima raggiunto il paese di Riomaggiore dove abbiamo visitato Cantina Possa (una cantina giovane che si pone il progetto di salvaguardare una produzione antica e preziosa coltivando Bonamico, Moscato Rosso, Bosco, Rossese Bianco nel pieno rispetto della natura) e Cantina Terre di Bargon, arrampicata sui rilievi in posizione suggestiva e celebre per il suo Cinque Terre Sciacchetrà DOC. Nella giornata di Domenica ci siamo spostati a Vernazza per una visita alla Cantina Cheo e

una degustazione di 4 vini di gran carattere. Abbiamo terminato il nostro finesettimana con una visita all’Azienda Buranco collocata in un anfiteatro naturale protetto dai venti che ha fatto da cornice alla conclusione della nostra due giorni alla scoperta della viticoltura della Liguria di Levante, permettendoci di conoscere uno dei territori più incontaminati d’Italia.

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Notizia inviata da Loretta Gamma della Delegazione FISAR Castelli di Jesi

UNA LADY…DELEGATA

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innovamento è la parola d’ordine per la Delegazione Fisar Castelli di Jesi che sabato 7 aprile, nella storica sede di Monte Roberto (AN),

ha visto l’elezione di un nuovo Consiglio Direttivo. Pur tenendo fede ai valori e ai principi che hanno portato alla nascita di questa Delegazione, molte sono state le novità introdotte. Siamo di fronte ad un Consiglio tutto rinnovato dove a spiccare è stata l’elezione a Delegato di una Lady: Mariella Dubbini. Attiva nella Delegazione già da alcuni anni, nel precedente mandato aveva svolto egregiamente il ruolo di Segretario di Delegazione. Sommelier, Relatore, Direttore di Corso, Degustatore Ufficiale FISAR, ma soprattutto amata e

stimata da tutti i soci, Mariella è la figura cardine che nei prossimi anni traghetterà la Delegazione Fisar Castelli di Jesi verso obiettivi e traguardi, ci auguriamo, sempre più prestigiosi. Accanto a lei numerosi volti giovani che, con le loro idee e il loro spirito, si sono subito messi all’opera per rimarcare con positiva energia la presenza della FISAR sul territorio marchigiano. Non ci resta che seguire la Delegazione Castelli di Jesi nei prossimi appuntamenti che si preannunciano numerosi e attraenti.

Notizia inviata da Anna Ostrovskyj dalla Delegazione FISAR MILANO

8 SFUMATURE DI BORDEAUX

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vamposto sull’oceano di un’enologia da primato che unisce terroir e storia: Bordeaux è un luogo mitico. La vite qui è coltivata sin dal periodo romano in terreni ad alta percentuale d’argilla e ciottoli, e si declina in Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot che compongono il cosiddetto “taglio bordolese”. Abbiamo dedicato

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una serata di degustazione ai vini bordolesi lo scorso 17 Maggio 2018, mettendo a confronto 4 vini Francesi e 4 Vini Italiani. Per l’Italia abbiamo presentato Loredan Gasparini Montello Venegazzù Superiore DOC 2012 (vino storico del Conte Loredan di Venegazzù, piena espressione del terroir della DOC Montello), il Salvan Oltre il Limite Colli Euganei DOC Rosso 2009 (che nasce nelle vigne del Pigozzo sui Colli Euganei solo in anni eccezionali, da piante di almeno 15 anni), il Tenuta Setteponti Orma Toscana IGT 2008 (frutto di un luogo mitico per i bordolesi, ossia Bolgheri, con un taglio a base di Merlot e di Cabernet Sauvignon, che coniuga potenza e finezza dal grande respiro mediterraneo) e il Manincor Castel Campan Vigneti

delle Dolomiti IGT Rosso 2004 (prodotto da vecchie viti di Merlot e Cabernet Franc, nel cuore della tenuta Manincor). Per la Francia hanno risposto lo Château Galeteau Saint Emilion Grand Cru 2012, lo Château Bouscaut Grand Cru Classé de Graves Pessac Leognan 2010 (la riva sinistra della Gironde), lo Château Beauregard Pomerol 2010 e lo Château Saint Robert Poncet-Deville Graves 2009 (sulla left bank di Bordeaux, nelle Graves, ossia quel misto di ciottoli e ghiaia che rappresentano uno dei terreni più interessanti per la produzione di vini longevi e strutturati). Si è trattato di una sfida ad armi pari e senza esclusione di colpi, ma soprattutto di un percorso consapevole alla scoperta di queste magnifiche 8 realtà vinicole.


Notizia inviata da Laura Grossi dalla Delegazione FISAR MILANO

ITINERARIO ALLA SCOPERTA DELLA VITICOLTURA ETNEA

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l più grande vulcano attivo in Europa, nonché uno dei più alti del mondo e Patrimonio Mondiale dell’UNESCO: l’Etna è la punta di diamante della Sicilia. FISAR Milano è andata a scoprire questa perla del Sud Italia con un lungo weekend enogastronomico, dal 9 all’11 giugno scorsi, tra crateri e colate di lava, in un paesaggio fuori dall’immaginario durante il quale abbiamo approfondito la conoscenza della vinificazione alle pendici del vulcano, attraverso degustazioni e visite guidate di vini dell’Etna presso le Cantine più rinomate. Siamo partiti dal versante Nord con la visita a Vivera a Linguaglossa (nella Contrada Marinella – il cuore dell’azienda – nel 2003 sono state piantate le prime viti di Nerello Mascalese,

Nerello Cappuccio e Carricante) per poi proseguire con Palmeto Costanzo (nata nel 2011 dal recupero di un vecchio caseggiato del XIX secolo rispettando i principi della bioarchitettura). Spostandoci sul versante Est abbiamo conosciuto Cantina Murgo (con una produzione mirata ai vini Etna DOC nel rispetto delle tecniche naturali e a basso impatto ambientale) e Cantina Barone Villa Grande a Milo (con vigneti di montagna, circondati da boschi di querce e di castagni che donano profumi intensi e riconoscibili). Abbiamo, infine, dedicato il terzo giorno al versante Sud Est dove si trovano i vigneti più alti del vulcano che in certe contrade superano i 1.000 metri di altitudine, visitando Cantina Tenuta Monte

Gorna a Trecastagni (un luogo di selvaggia bellezza, immerso nelle aree protette del Parco Regionale) e Cantina Falcone a Santa Maria di Licodia (una delle più antiche tenute della Val di Cornia) che ha rappresentato la tappa finale del nostro viaggio in questa zona speciale nella viticoltura mondiale, dove lava e uva si compenetrano in un terroir unico al mondo.

Notizia inviata da Giorgia Chiopris della Delegazione FISAR di Udine

ATTESTATI PRIMO LIVELLO

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enerdì 27 aprile, nella splendida cornice dell’Hotel Ristorante Carnia di Venzone (UD), si è tenuta la cena per la consegna degli attestati di primo livello ai nuovi aspiranti sommelier Fisar Udine, “premiati” congiuntamente dalla Direttrice di corso Sandra Romano e dal nuovo Delegato Lorenzo Verona. “È stato un gruppo appassionato, partecipe ed entusiasta”, dice Sandra Romano, che ha seguito il gruppo fino a questo primo importante traguardo; “tant’è vero che il corso di secondo livello

è già organizzato e partirà il 25 settembre”. A nome di tutta la Delegazione FISAR, congratulazioni ed un grosso “in bocca al lupo” per il proseguo in questa nuova avventura a: Baracchini Claudia, Bertino Luisa, Biscontin Raffaella, Chiarandini Cecilia, Cruz Garcia Judit, Cucchiaro Roberta, De Monte Greta, D’Orlando Devis, Goi Paola, Magris Niccolò, Martinez Alberto, Melocco Piergiovanni, Molinaro Cristina, Molinaro Paolo, Pampagnin Adelio, Paronitti Laura, Plozner Arianna, Pompolano Anna, Rossi

Daniela, Santi Katia, Tondolo Manuel, Torlai Giulio, Venchiarutti Susan, Virgolino Deborah e Zulli Sabina. Congratulazioni a tutti. La Delegazione Fisar Udine.

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Notizia inviata da Laura Brichese della Delegazione FISAR di Portogruaro

SUA MAESTÀ RABOSO PIAVE

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ell’area viticola trevigiana fra i vitigni autoctoni, un posto d’eccellenza, per la sua lunga storia e soprattutto per le peculiarità intrinseche varietali è occupato dal Raboso Piave. Scoprire le sue origini comporta un viaggio nelle più antiche tradizioni vinicole e culturali venete; l’evoluzione della tecnica

enologica ha permesso di valorizzare l’espressione delle sue elevate ed originali qualità organolettiche. Le uve di Raboso non hanno generalmente, alla raccolta, elevati contenuti zuccherini, mentre sono sempre elevati i contenuti acidi. Il vino della tradizione, ottenuto dalle uve di Raboso era di colore rosso intenso, non molto alcoolico, al sapore era acido, aspro, dotato di notevole corpo; particolarmente gradito come ‘vino da mezzo taglio’, per aumentare colore, corpo ed acidità di altri vini. La scelta di far appassire le uve di Raboso per un periodo variabile, con lo scopo di aumentare i contenuti zuccherini, portò a produrre un vino adatto ad ingentilire

di morbidezza il vino Raboso ottenuto direttamente dalle uve vendemmiate. Nella degustazione guidata sono stati proposti 5 vini, ottenuti da vinificazioni diverse di uva Raboso Piave, in abbinamento a cibi della tradizione veneta: • ‘Rosa Bruna’ 2012 spumante MC di Cecchetto Giorgio soppressa veneta • ‘Raboso DOC’ 2015 della ‘Confraternita del Raboso’ ‘anatra al Raboso’ • ‘Malanotte DOCG’ 2011 di Ornella Molon - ‘formaggio ubriaco’ • ‘Raboso Passito Dulcis in Fundo’ dell’Azienda ‘Le Rive’ - ‘ salame di cioccolato’ • ‘Elisir Gambrinus’, vino raboso liquoroso - praline dolci

Notizia inviata da Emma Lami della Delegazione FISAR Valdichiana

7 TERRITORI PER IL SANGIOVESE 2018

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ella bucolica cornice di Villa Olda in Bettolle, si è svolta la 14°edizione della Valle del Gigante Bianco a cui la Delegazione FISAR Valdichiana ha contribuito, anche quest’anno, con il suo evento ITINERARI DIVINI in cui ha proposto un viaggio simbolico nel territorio del comprensorio, alla scoperta ed alla conoscenza del vitigno Sangiovese, diverso nelle sue peculiarità e sfaccettature in riferimento al terroir di provenienza. È così che la delegazione ha coinvolto nel suo progetto i 7 Consorzi di tutela dei Vini: Valdichiana, Cortona

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DOC, Chianti, Chianti Classico, Nobile di Montepulciano, Brunello di Montalcino, Orcia DOC che hanno contribuito, con i loro prodotti , alla realizzazione del nostro progetto, permettendoci di allestire uno stand ENOTECA in cui si potesse apprestare un banco d’assaggio per i vini inviati e 2 Laboratori del Gusto nei giorni di domenica 27 maggio e sabato 02 giugno 2018. I laboratori, denominati “7 TERRITORI PER IL SANGIOVESE” hanno presentato, nel corso della degustazione, le varie sfaccettature del vitigno in questione che conferisce senza dubbio pregio e qualità ai prodotti

e ai produttori di questa magica parte della Toscana in cui si stendono la Val di Chiana, la Val d’Orcia, il Chianti e ha offerto ai partecipanti la possibilità di poter usufruire di degustazioni gratuite, guidate dal relatore Nicola Masiello in abbinamento a prodotti tipici quali salumi, prosciutto, formaggi, pane etrusco, crostate.. Ciò ha permesso di apprezzare e comprendere al meglio il connubio importante che lega un vino ad una pietanza ed in tale occasione, come sempre, i nostri sommelier hanno messo a disposizione dei visitatori la loro professionalità e le proprie competenze.


Notizia inviata da Federico Latta dalla Delegazione FISAR MILANO

L’ARGENTINA DEL VINO IN DEGUSTAZIONE

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n territorio quattro volte più grande di quello della Francia, una delle riserve naturali più importanti al mondo con ricchezze ambientali straordinarie e la Cordillera delle Ande a far da cornice: è l’Argentina, 5° produttore di vino al mondo. Il Sommelier Gianluca Bacca e Federico Bruera di Via dell’Abbondanza (leader nell’importazione di vini Sudamericani) ci hanno guidati alla scoperta dei vitigni, dei vini e di alcuni dei produttori più rappresentativi di questa terra in occasione della serata che FISAR Milano ha organizzato lo scorso Giovedì 3 Maggio. 3 i Flight della serata: i vini bianchi, i vini rossi e i Malbec. Nel 1° Flight abbiamo degustato il Rutini

Collection Sauvignon Blanc 2017 di Rutini Wines, il Rutini Collection Gewurztraminer 2016 di Rutini Wines e il Torrontes 2015 di San Pedro de Yacochuya che si è distinto per le note aromatiche, i sentori di mentolo, di rosa, di lychees e di ananas. Nel 2° Flight i vini sono stati il Saltimbanco Pinot Noir 2016 de La giostra del vino, il Fin Cabernet Franc 2010 di Bodega del Fin del Mundo e il Gran Cabernet Sauvignon 2014 di Bodega Riglos. Ha stupito tutti il Cabernet Franc capace di sviluppare in Patagonia sentori di mirtillo e prugne nere, note balsamiche, cuoio e cocco. Il gran finale ha avuto come protagonisti il Catena Alta Malbec 2014 di Catena Zapata, l’Alteza Malbec 2015 di Matervini e l’Achaval Ferrer

2014 di Finca Altamira. Tra gli ottimi Malbec sono emersi l’Alteza con note di mirto, di gelso, di alghe e l’Achaval Ferrer con note di smalto, caffè, frutti neri e spinaci. Infine i partecipanti hanno giocato con il proprio cellulare per rispondere correttamente e rapidamente a 4 domande sui territori e sui vini presentati. In palio per il più bravo e veloce una preziosa bottiglia di Achaval Ferrer!

Notizia inviata da Giuseppe Ianni della Delegazione FISAR Tigullio e Cinque Terre

SILENT WINES – SESTRI LEVANTE

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a terza edizione di Silent Wines si è tenuta nei giorni 25 e 26 marzo nell’incantevole cornice dell’Ex Convento dell’Annunziata, affacciato sulla Baia del Silenzio di Sestri Levante. Quest’anno il tema era l’incontro tra la Liguria e tutto il territorio italiano: numerosi produttori di vino (con centinaia di etichette da degustare) e moltissimi produttori di eccellenze alimentari si sono ritrovati per una “due giorni” di altissima qualità. Il successo dell’evento è andato anche quest’anno ben oltre le più rosee aspettative e ha visto la presenza di un mare di persone fortemente

interessate a vivere appieno la fantastica esperienza; con tasca e bicchiere, appassionati ed operatori del settore si sono dedicati alle diverse degustazioni enogastronomiche: i vini potevano anche essere abbinati al cibo in esposizione o a quello cucinato al momento (come , ad esempio, focaccia al formaggio, specialità siciliane e diversi piatti della tradizione ligure). Come nelle passate edizioni erano presenti moltissime chicche del panorama enoico nazionale, che hanno dato grande lustro alla manifestazione. Cogliamo quindi l’occasione per ringraziare di cuore, anche

in questa sede, per l’enorme aiuto prestato, tutti i Soci della Delegazione di Tigullio e Cinque Terre (che continua a crescere e a raccogliere sempre più consensi ed iscrizioni) e tutti coloro che con noi hanno collaborato, in primis le istituzioni che hanno dimostrato grande attenzione ed interesse nei confronti dell’evento, che – di fatto – apre la stagione. Ci stiamo già preparando con entusiasmo e nuove idee alla quarta edizione alla quale, fin d’ora, siete tutti invitati. Vi aspettiamo e… buona estate dal meraviglioso Golfo del Tigullio e da Cinque Terre e Colli di Luni! il Sommelier | n. 3 - 2018

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Notizia inviata da Laura Grossi dalla Delegazione FISAR MILANO

FISAR MILANO PARTNER DI WINE DAYS ITALY

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ISAR Milano è stata Partner Tecnico di Wine Days Italy, Evento enogastronomico nazionale organizzato nell’ambito della Milano Food Week 2018 che si è tenuto a Milano Venerdì 11, Sabato 12 e Domenica 13 Maggio con un percorso di degustazioni che si è snodato tra le principali regioni italiane. Sono state presenti Cantine provenienti da tutta Italia

con le loro migliori etichette. La manifestazione si è tenuta presso Base Milano, location dedicata all’arte e alla creatività particolarmente evocativa grazie all’importante progetto di recupero post-industriale che è stato realizzato. Qui, FISAR Milano ha avuto a disposizione uno spazio dedicato con 30 posti a sedere e un’area proiezioni dove ha preso vita, per tutto il corso dei tre giorni di manifestazione, un vasto programma di Degustazioni e Masterclass in cui abbiamo coinvolto produttori altamente riconosciuti. A partire dall’eleganza dei Bianchi aromatici Altoatesini di Cantina Tramin, per passare alla Masterclass dedicata alla ‘Toscana del Vino’ in cui abbiamo coinvolto Frescobaldi, fino ad arrivare agli Spumanti e ai Gavi che non

temono il tempo con le migliori etichette di Tenuta La Scolca. Restando in Piemonte, lo storico cru della denominazione di Barolo Batasiolo, che ha scritto la storia vinicola delle Langhe, è stato il cuore di una Masterclass dedicata al Re dei Vini. Abbiamo poi virtualmente raggiunto la Valtellina e approfondito il trionfo della viticoltura eroica con una degustazione di Sassella, Inferno e Sfursat della cantina Nino Negri, per chiudere in bellezza con un brindisi di Metodo Classico e Chardonnay dalla Vallagarina grazie a una degustazione dedicata alla Cantina ipogea più grande d’Europa, la Mori Colli Zugna in provincia di Trento, che coniuga i terroir della valle dell’Adige e quelli del Lago di Garda.

Notizia inviata da Omar Vidoni della Delegazione FISAR di Udine

NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO

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unedì 12 marzo si è tenuta l’annuale Assemblea Ordinaria dei soci della Delegazione di Udine, momento

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di condivisione del bilancio delle attività svolte nel corso dell’anno da poco concluso. Il 2017 ha visto la Delegazione impegnata nell’organizzazione di due corsi di primo livello, uno di secondo ed uno di terzo livello, e di diverse visite in cantina; numerosi i prestigiosi eventi e le interessanti degustazioni guidate in cui i Sommelier sono stati chiamati a prestare servizio. Nello stesso contesto assembleare si sono svolte le elezioni che hanno portato alla formazione del nuovo Consiglio

Direttivo: il neo Delegato Lorenzo Verona guiderà la Delegazione nel prossimo mandato coadiuvato da Claudio Chieu, Andrea Giordano (Tesoriere), Massimiliano Loca, Armando Londero, Marta Poian e Omar Vidoni (Segretario). Il 2018 vedrà il nuovo Consiglio Direttivo impegnato nell’organizzazione di numerosi eventi quale attrattiva per un numero sempre maggiore di appassionati al mondo del vino, finalizzati alla crescita della delegazione.


Notizia inviata da Laura Grossi dalla Delegazione FISAR MILANO

CONGRATULAZIONI AI NEO SOMMELIER FISAR MILANO

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anti nuovi Sommelier per la Delegazione di FISAR Milano che ha raggiunto quota 160 Sommelier attivi. Durante lo scorso mese di Maggio, FISAR Milano ha infatti festeggiato tutti i Neo Sommelier che sono stati proclamati nel corso dei primi mesi del 2018 con due eventi celebrativi. Il 1° evento di consegna attestati si è svolto Sabato 5 Maggio 2018 nell’Azienda Agricola Redaelli De Zinis a Calvagese della Riviera (BS). Questo angolo esclusivo del Garda e della Valtenesi ha accolto i tutti i Sommelier che hanno seguito i corsi nella città di Milano e che hanno conseguito la qualifica nei mesi di Febbraio (Sara Capovilla, Sabatino Carriaggio, Nicola Decesari, Jacopo Moro, Anna Ostrovskyj,

Anna Paoletti e Nadia Zvereva) e di Marzo (Elena Bettinelli, Michela Chemello, Cristina Corciovei, Carlo Costantini, Simona Gadaleta, Roberta Galli, Alessandro Lisi, Alberto Manuzzi, Cristiana Piludu, Luigi Piscitelli, Sara Pizzagalli, Giuseppe Ricciardi, Silvia Suardi, Diego Vita, Martina Zanonato, Luigi Ciannamea, Santino Giglio, Anna Kircheis, Barbara Manzoni, Giacomo Oggioni, Ilaria Perzolla, Lorenzo Salvatori e Silvia Silveri). Il 2° evento di consegna attestati si è svolto Mercoledì 30 Maggio all’Osteria dei Mercanti di Gallarate che si trova dove un tempo si svolgeva il mercato cittadino: un luogo dove si intrecciavano storie di cibo e di vita con un forte richiamo alle radici popolari. In questo contesto, abbiamo organizzato una serata conviviale

per brindare con i Sommelier che hanno seguito il corso presso la sede di Lainate e che hanno conquistato il titolo nel mese di Febbraio (Rodolfo Alemanni, Omar D’Alema, Giulia Fenu, Stefano Ferroni, Chiara Grassi, Fabio Lanaro, Stefano Migliano, Rosalba Palumbo, Eleonora Varisco e Caterina Zunino). Congratulazioni a tutti i nostri neo Sommelier!

Notizia inviata da Arianna Setzu della Delegazione FISAR Livorno

ALLA SCOPERTA DELLE NUOVE DOCG

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ensando al futuro dei sommelier all’interno dell’associazione ed al necessario approfondimento di materie ed argomenti che durante il corso non è stato possibile affrontare, abbiamo deciso di istituire una nuova forma di aggiornamento che preveda la degustazione di quei vini e di quei vitigni, meno noti, ma altrettanto tipici e rappresentativi di una regione, che rimangono in ombra, per la presenza di ben più importanti e blasonati “fratelli maggiori”. La novità sta nell’affrontare gli argomenti come formazione professionale, più che come semplice degustazione. Ci sembrava importante poter

ripassare intanto le denominazioni italiane nate dopo il 2010, per dar modo a coloro che, conseguito l’attestato anni orsono, non si sono più confrontati con il mondo del vino. Con il 3 luglio si conclude il ciclo di 3 serate, che hanno visto un’importante partecipazione dei sommelier della Delegazione (una cinquantina per evento) che hanno potuto conoscere 12 vini “diversi”, quali ad esempio la Tintilia del Molise, l’Asprinio di Aversa, il Ruchè di Castagnole Monferrato, il Nasco di Cagliari, che formano il patrimonio ampelografico della nostra nazione. La partecipazione agli incontri costituirà una parte importante del curriculum del singolo sommelier che sarà

chiamato a partecipare sia come corsista che come parte attiva e promotrice. Gli incontri proseguiranno dopo l’estate con la scoperta dei viaggi che i vitigni hanno dovuto affrontare per arrivare da noi e proseguire oltre. L’enologia, la cultura e la storia. Un viaggio emozionale di incontro tra uomini e nuove terre da assaporare attraverso il vino.

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Notizia inviata da Laura Grossi dalla Delegazione FISAR MILANO

VIAGGIO IN SICILIA CON TASCA D’ALMERITA

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egaleali, Capofaro, Tascante, Whitaker e Sallier de La Tour: queste sono le Tenute di Tasca d’Almerita, ciascuna con le sue caratteristiche, suoli e climi differenti, che attraversano l’intera Isola dando vita a una lunga stagione di vendemmie che inizia a metà agosto per completarsi alla fine di Ottobre e gli inizi di Novembre. Alla tenuta storica,

Regaleali, attraverso un preciso progetto di valorizzazione delle varietà autoctone e dei territori a maggiore vocazione vitivinicola, si sono, infatti, aggiunte: Capofaro a Salina nell’arcipelago delle Eolie, Tascante sull’Etna, Whitaker a Mozia in provincia di Trapani e Sallier de La Tour nella DOC Monreale, ciascuna con la sua storia da scrivere e ciascuna con una Sicilia diversa da raccontare. Abbiamo approfondito la storia di questa azienda nel corso della serata che FISAR Milano ha organizzato lo scorso Mercoledì 27 Giugno. Si è trattato di un vero e proprio tour della Sicilia attraverso le Tenute di Tasca d’Almerita quello che abbiamo intrapreso insieme al Produttore, che è stato rappresentato dal Responsabile di

zona. Tra i vini che abbiamo avuto l’opportunità di degustare sono spiccati il Cataratto Antisa 2017 Sicilia DOC (Tenuta Regaleali) per la sua aromaticità tipica con note di pompelmo rosa, il Grillo Mozia 2017 Sicilia Grillo DOC (Isola di Mozia) con profumi di ginestra, citronella, anice, speziatura di pepe bianco, fresco e con un piacevole finale salino, il Ghiaia Nera 2015 Sicilia DOC (Tenuta Tascante), La Monaca 2015 Monreale DOC (Tenuta Sallier de la Tour) con note nere e profonde, balsamiche e speziate, miste a una freschezza mediterranea e il Capofaro Malvasia 2016 IGT Salina (Tenuta Capofaro) che ha chiuso in dolcezza la serata accompagnato da prodotti di alta pasticceria siciliana.

Notizia inviata da Simone Nannipieri della Delegazione FISAR Livorno

I GRANDI BIANCHI DI BORGONA

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a Borgogna è una terra magica, altamente evocativa per ogni appassionato di vini, con le sue sfaccettature, l’espressività dei diversi terroir, il profondo legame dei vignaioli e

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delle aziende con la terra e con la storia. Giovedì 12 aprile 2018, nella sede della Fisar Livorno, si è tenuta una degustazione di sei grandi chardonnay di Borgogna, da Chablis alla Côte d’Or e al Mâconnais. Ha introdotto la serata Davide Amadei, che ha illustrato, con passione, le caratteristiche della regione e dei singoli territori da cui provengono i bianchi più famosi del mondo. Poi, con la guida anche di Luca Canapicchi, si sono assaggiati i sei vini, ben rappresentativi delle varie zone, tutti dell’annata 2016. Per primo il Saint-Veran “Les Deux Moulins” 2016 della maison di Beaune

Louis Latour, poi lo Chablis Vieilles Vignes 2016 di Bessin, a seguire lo Chassagne-Montrachet 2016 di Philippe Colin; quindi si cambia passo, ed ecco il profondo e tagliente Chablis Grand Cru Le Clos 2016 di Christian Moreau; infine, due grandi vini di uno stesso produttore, Michel Bouzereau, il Puligny-Montrachet 1er Cru Les Champs Gains 2016 ed il potente ed elegante Meursault 1er Cru Genevriéres 2016. Serata istruttiva e goduriosa, con vini pienamente rappresentativi di una terra dove i vignaioli riescono a far parlare davvero la natura.


Bologna, 14 luglio 2018 Ai Soci FISAR Loro sedi Prot. N. 205 Oggetto: convocazione Assemblea elettiva. I Soci di FISAR sono invitati a partecipare all’Assemblea elettiva che si terrà il giorno venerdì 26 ottobre 2018 alle ore 23:45 presso Hotel NH Firenze, Piazza Vittorio Veneto n. 4 Firenze, in prima convocazione, ed occorrendo il giorno sabato 27 ottobre 2018 alle ore 9:00, in seconda convocazione, stesso luogo, per discutere e deliberare sul seguente ORDINE DEL GIORNO 1. 2. 3. 4.

nomina del Presidente e del Segretario dell’assemblea; rinnovo Consiglio Nazionale per il mandato 2019-2022, adempimenti conseguenti; rinnovo dell’Organo di controllo per il mandato 2019-2022, adempimenti conseguenti; rinnovo del Collegio dei Probiviri per il mandato 2019-2022, adempimenti conseguenti.

Secondo quanto previsto dell’art. 2 del Regolamento Elettorale FISAR, il Consiglio Nazionale indica le ore 17:00 del giorno 5 settembre 2018 quale termine ultimo per il deposito in Segreteria Nazionale delle candidature. La presentazione delle candidature dovrà avvenire con le modalità previste dallo Statuto e dal Regolamento elettorale FISAR, i cui moduli sono disponibili nell'area riservata soci - fisar cloud. Secondo quanto previsto dall’art. 8, comma 7, dello Statuto FISAR si ricorda che possono intervenire all’Assemblea elettiva tutti gli associati in regola con il pagamento della quota associativa 2018 alla data di 60 giorni antecedenti la data dell’assemblea risultanti dal libro Soci FISAR, ossia coloro che risultano Soci alla data del 27 agosto 2018. Secondo quanto previsto dall’art. 12 del Regolamento Elettorale FISAR le operazioni di voto si svolgeranno in modalità elettronica attraverso la piattaforma per il voto online ELIGO. ELIGO genera automaticamente le credenziali di accesso al portale e le invia a tutti gli aventi diritto via email insieme al link per accedere al portale. Sul cellulare degli aventi diritto al voto ELIGO invia via SMS un codice richiesto in fase di accesso. La scheda anagrafica aggiornata con indirizzo di posta elettronica e numero di cellulare è indispensabile per accedere al voto online. Gli aventi diritto potranno partecipare al voto, ovunque si trovino, dalle ore 9:00 di sabato 27 ottobre 2018 alle ore 14:00 di domenica 28 ottobre 2018. Nella stessa sede dell’Assemblea saranno messe a disposizione dei Soci n. 2 postazioni per la votazione elettronica sabato 27 ottobre 2018 dalle ore 9:00 alle ore 20.00 e domenica 28 ottobre 2018 dalle ore 9:00 alle ore 14:00. Cordiali saluti

Graziella Cescon Presidente Nazionale FISAR


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Rivista di enologia, gastronomia e turismo - Anno XXXVI n. 3 - 2018

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Anno XXXVI - Numero 3 - 2018 - Dir. Resp. Roberto Rabachino - Reg. Trib. Pisa n. 21 del 15.11.1983 - Lg. 47/1948

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