RASTAL specialisti del beverage dal 1919 RASTAL propone una serie di calici da vino professionali,
PA RT N E R U F F I C I AL E
dedicati alla degustazione e alla ristorazione. Calici studiati per sprigionare gli aromi, valorizzare il gusto, ed evidenziare il colore in tutte le sue sfumature. Personalizza il tuo bicchiere per rendere ancor più esclusivo il tuo calice da vino.
Periodico Trimestrale - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/03 conv. Legge n. 46 del 27/2/04 art. 1, comma 1, Aut. MBPA/CN/P/0006/2016
Cattura l’emozione, valorizza l’essenza e interpreta nuovi desideri
Rivista di enologia, gastronomia e turismo - Anno XXXVI n. 2 - 2018
Anno XXXVI - Numero 2 - 2018 - Dir. Resp. Roberto Rabachino - Reg. Trib. Pisa n. 21 del 15.11.1983 - Lg. 47/1948
Speciale FISAR al Vinitaly 2018 di Verona
RASTAL Italia srl Via Angelo Calvi, 35 29015 Castel San Giovanni
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Anno XXXVI - Numero 2 - 2018
Una FISAR nuova, dinamica e protagonista di Graziella Cescon, Presidente Nazionale F.I.S.A.R. Consumi: le previsioni di crescita a cura del Direttore Responsabile Roberto Rabachino La Segreteria Nazionale comunica di Laura Maggi, Segretario Nazionale Degustando selezionati, richiesti e provati dalla Redazione Centrale
parola all’esperto
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14 Raffaella Bologna e la sua Barbera: il vino è femmina di Lara Loreti 19 Wine & Siena di Nicola Masiello 22 Abruzzo Colline Teramane di Stefano Borelli 25 Sotheby’s di Hong Kong di Stefano Borelli 29 ProWein 2018: internazionalità e qualità di Gladys Torres Urday 32 OIV: bilancio della vendemmia e la situazione del mercato enoico nel 2017 a cura di Roberto Rabachino 35 Il futuro dei mercati, i mercati del futuro a cura di Roberto Rabachino 40 Le Frecce Tricolori: uniche come la Regione che le ospita di Jimmy Pessina 43 Biblioteca a cura di Gladys Torres Urday 46 turismo nel mondo Capo Verde. Il paradiso delle meraviglie di Jimmy Pessina 48 Grands Jours, XIV edizione: nel cuore dei terroir di Borgogna di Davide Amadei
I N R OSA
La Fisar in Rosa alla scoperta dei vini della Valpolicella
il piatto
Verdure ripiene: irresistibili scrigni di bontà di Enza Bettelli con l’abbinamento di Nicola Masiello
speciale La 52ª edizione chiude con 128 mila visitatori da 143 nazioni di Gladys Torres Urday Un Vinitaly and the City 2018 di successo di Roberto Rabachino Comunicare il vino, il Premio alla Comunicazione 2018 a Roberto Rabachino di Alice Lupi Si scrive Vinitaly e si legge Fisar in Rosa di Alice Lupi “Vini italiani prodotti da Vitigni Internazionali” – Seminari Mipaaf Un momento di riflessione sulle annate e sui vini presentati nelle Anteprime in Toscana di Nicola Masiello Collection 2018: alla Leopolda celebrato il Chianti Classico di Davide Amadei Anteprima Morellino 2018 di Riccardo Margheri In FAMIGLIA - Le notizie dalle Delegazioni
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di Graziella Cescon, Presidente Nazionale F.I.S.A.R.
Una FISAR nuova, dinamica e protagonista Rinnovare Fisar nel rispetto della sua lunga tradizione, ma rendendo la nostra Federazione attuale e vicina alle richieste della nuova generazione di wine lovers, è stato un obiettivo che abbiamo perseguito con impegno e costanza.
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a collaborazione con Vinitaly, che anche quest’anno si è affidata all’esperienza dei nostri sommelier, ci ha premiato confermando che la direzione intrapresa da Fisar coincide e completa quella del comparto enoico e del pubblico che ad esso si avvicina. La 52° edizione della kermesse veronese si è contraddistinta per una crescente professionalità; per una presentazione del settore vitivinicolo più fresca ed adatta alla comunicazione social e web; per un’elevata presenza di giovani e sempre più donne che cercano un approccio al vino consapevole e di qualità. 2
il Sommelier | n. 2 - 2018
Fisar si è dimostrata una risorsa ed un valore aggiunto sotto tutti i punti di vista. Rafforzati da un’immagine moderna e riconoscibile, i nostri eventi hanno intercettato pienamente target, tendenze e potenzialità. I sommelier della Fisar selezionati per la prima volta all’Enoteca Regionale della Liguria e dell’Abruzzo, come guida in tutte le degustazioni dei padiglioni, hanno svolto in modo eccellente il loro ruolo di ambasciatori del territorio. I 400 e oltre professionisti Fisar presenti all’interno del quartiere fieristico e al Vinitaly and the City, hanno condotto con competenza e passione gli appassionati di vino nell’esperienza che desideravano, aprendo loro un punto di vista privilegiato su questo mondo e proponendo il racconto inedito che solo un’approfondita cultura enologica sa donare. Dinamico, trasversale e contemporaneo, il nostro ventisettesimo Vinitaly ha sottolineato la professionalità e l’amore che legano Fisar al vino. Ha consolidato e avviato partnership di prestigio che mi rendono orgogliosa, ma soprattutto ha messo in luce la più grande forza di cui la Federazione dispone: i suoi Soci. Nel ringraziare tutti per il successo
che abbiamo ottenuto, è proprio a questa insostituibile risorsa che vorrei rivolgermi qui, oggi. Come sapete, il rinnovamento della nostra Federazione ha implicato anche una riorganizzazione significativa dello Statuto finalizzata, tra le altre cose, ad una maggiore trasparenza ed ad una migliore rappresentanza di ogni voce. Una novità importante che va proprio in questa direzione riguarda il regolamento elettorale: alle prossime elezioni sarà possibile presentare delle liste ed esprimere la propria preferenza tramite voto elettronico. Credo che dare ad ogni Socio l’opportunità di contribuire all’identità e al futuro di Fisar, rendendo più moderno e fruibile lo strumento di voto, sia il modo migliore per premiare il vostro impegno e riconoscere il vostro valore. Sono convinta che un largo coinvolgimento sia la via più efficace per scegliere una Dirigenza capace di interpretare le esigenze delle Delegazioni territoriali e costruire, attraverso la qualità regionale, la forza nazionale che permetterà a Fisar di affermare ulteriormente il suo ruolo di riferimento per tutto il mondo del vino.
a cura di Roberto Rabachino direttore responsabile
Consumi:
le previsioni di crescita vedono una Cina al secondo posto dietro solo agli USA Senza grosse sorprese, il primo motore di crescita sarà lo spumante, che crescerà del 2% annuo fino al 2021.
E
ntro il 2021 (con valore calcolato in un lasso temporale di 10 anni) il valore del mercato mondiale del vino crescerà del 40%, arrivando ad un volume di vendite di 2,66 miliardi di casse (pari a 31,92 miliardi di bottiglie), per un valore di 224,5 miliardi di dollari, grazie alle performance delle due principali economie, quelle di Stati Uniti e Cina, la cui crescita congiunta compenserà il declino dei consumi dei Paesi della Vecchia Europa. Ecco le previsioni di Vinexpo e IWSR - International Wine & Spirits Research. Nei prossimi cinque anni la Cina diventerà il secondo mercato mondiale del vino, dietro agli Stati Uniti, grazie ad un aumento dei consumi di oltre il 30%. Anche gli Stati Uniti di gran lunga il primo mercato del vino al mondo continueranno a correre, fino ai 45 miliardi di dollari del 2021 (+25%). Senza grosse sorprese, il primo motore di crescita sarà lo spumante, che crescerà del 2% annuo fino al 2021, proprio in Nord America, ma anche in Gran Bretagna e nell’area Asia-Pacifico, con Giappone e Australia in pole, che hanno spinto la crescita degli sparkling nell’area fino a quota 2,79 miliardi di dollari in valore nel 2016 per 9 milioni di casse (108 milioni
di bottiglie), con la prospettiva di arrivare, nel 2021, a 3,73 miliardi di dollari per 15,8 milioni di casse (189,6 milioni di bottiglie). Due saranno i continenti nei quali si noterà un fermento nei consumi. In Africa cresceranno i mercati di Angola, Nigeria, Kenia, Namibia (oltre a Sud Africa). Si consumeranno soprattutto vini spagnoli, grazie al loro prezzo competitivo, e in minor misura francesi. In Asia cresceranno invece Vietnam, Malesia e Indonesia, dove si prediligono vini di alta gamma, perché il vino in questi paesi rimane un prodotto di nicchia, accessibile
a una porzione della popolazione piuttosto limitata, che chiederanno vini di qualità (Bordeaux soprattutto, ma anche vini australiani). In linea con la tendenza a “bere meno ma meglio”, il consumo di vino fermo sarà spinto dalle etichette premium, quelle tra i 10 ed i 20 dollari allo scaffale/bottiglia. A perdere quote enormi, invece, ma non è necessariamente un dato negativo, sarà invece la categoria dei vini sotto i 5 dollari a bottiglia. Fonte Vinexpo e IWSR - International Wine & Spirits Research e WineNews
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Registr. Tribunale di Pisa n° 21 del 15.11.1983
Rivista Ufficiale della F.I.S.A.R.
Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori Ric. di Pers. Giuridica PI. n.° 1070/01 Sett. 1 del 9.5.01
Direttore Responsabile: Roberto Rabachino
C.so Galileo Ferraris, 138 - 10129 Torino Tel. +39 011 5096123 - Fax +39 011 5087004 direttore@ilsommelier.com Redazione Centrale: Gladys Torres Urday
C.so Galileo Ferraris, 138 - 10129 Torino Tel. +39 011 5096123 - Fax +39 011 5087004 redazione@ilsommelier.com Editore: Pacini Editore S.r.l.
Via A. Gherardesca, 1 - 56121 Ospedaletto (PI) Tel. +39 050 313011 - Fax +39 050 3130300 info@pacinieditore.it Proprietà: F.I.S.A.R.
Via dei Condotti, 16 - 56017 Asciano (PI) Amministrazione: Sede Nazionale F.I.S.A.R.
SEDE NAZIONALE F.I.S.A.R. Via dei Condotti, 16 - 56017 Asciano (PI) Tel. +39 050 857105 Fax +39 050 856700
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Via dei Condotti, 16 - 56017 Asciano (PI) Tel. +39 050 857105 - Fax +39 050 856700 segreteria.nazionale@fisar.com Grafica e Stampa: Industrie Grafiche Pacini Editore S.r.l.
Via A. Gherardesca, 1 - 56121 Ospedaletto (PI) Tel. +39 050 313011 - Fax +39 050 3130300 info@pacinieditore.it Controllo tecnico-scientifico testi
Il Comitato Tecnico Nazionale F.I.S.A.R. Claudio Genova, Katia Vergani e Augusto Gentilli ctn@fisar.com Comitato di Redazione e Controllo
Graziella Cescon, Filippo Franchini, Laura Maggi, Valerio Sisti, Luigi Terzago redazione@ilsommelier.com Hanno collaborato a questo numero
Giuseppe Martelli, Gladys Torres Urday, Lara Loreti, Jimmy Pessina, Enza Bettelli, Nicola Masiello, Davide Amadei, Alice Lupi, Riccardo Margheri, Stefano Borelli, Silvia Parcianello, Ufficio Stampa Veroafiere e le Delegazioni della FISAR Per la fotografia
Jimmy Pessina, Davide Amadei, Lara Loreti, Massimo Marchi, VeronaFiere ENNEVI, Roberto Rabachino, Gladys Torres Urday, Enza Bettelli e immagini di Redazione. Fotografia di copertina di Jimmy Pessina
Finito di stampare nel mese di Maggio 2018 presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore Srl Via A. Gherardesca • 56121 Ospedaletto • Pisa Telefono 050 313011 • Telefax 050 3130300 www.pacinieditore.it
Distribuzione della rivista La rivista viene inviata in abbonamento postale a tutti i Soci (abbonati) F.I.S.A.R., a tutti gli organi di informazione, a tutti i giornalisti dei gruppi di specializzazione di settore, a tutte le Istituzioni, a tutte le Associazioni di settore e a tutti gli IPSSAR che ne facciano richiesta. La rivista è associata al USPI Unione Stampa Periodica Italiana
Abbonamento alla Rivista € 25,00 per 4 numeri Segreteria di Redazione Il Sommelier: Via dei Condotti, 16 - 56017 Asciano (PI) - Tel. +39 050 857105 - Fax +39 050 856700 - segreteria.nazionale@fisar.com
di Laura Maggi, Segretario Nazionale F.I.S.A.R., segretario.nazionale@fisar.com
LA SEGRETERIA NAZIONALE COMUNICA Dopo il rinnovo dello statuto e dei regolamenti, ci prepariamo ora ad una importante innovazione: il VOTO ELETTRONICO.
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er il rinnovo delle cariche per il quadriennio 2019-2022 FISAR ha scelto di avvalersi di ELIGO, la piattaforma italiana per il voto online, per permettere a tutti i Soci la partecipazione al voto ovunque si trovino in sicurezza, nel rispetto della privacy e con la garanzia della segretezza. Gli aventi diritto al voto possono votare comodamente con un click ovunque si trovino con qualsiasi device mobile: da casa o in trasferta, via smartphone, PC o tablet. La piattaforma è dotata di sistemi di crittografia a diversi livelli. ELIGO genera automaticamente le credenziali personali e le invia via email e via SMS agli aventi diritto. Al momento del voto il sistema separa automaticamente l’informazione voto-votante garantendo la privacy dei votanti.
LA SCHEDA ANAGRAFICA AGGIORNATA È INDISPENSABILE PER ACCEDERE AL VOTO ONLINE Accedere alla scheda anagrafica che si trova nell’Area Riservata Soci del sito www.fisar.org con utente e password ricevuti unitamente alla tessera FISAR. In caso di smarrimento generare una nuova password con l’apposita funzione. Verificare che la scheda sia completa e che i dati inseriti siano corretti. I dati indispensabili sono: NOME e COGNOME CODICE FISCALE [tutto di seguito senza spazi]
POSTA ELETTRONICA [ad ogni Socio deve corrispondere un indirizzo di posta elettronica] CELLULARE [tutto di seguito senza spazi o segni separatori. Ad ogni Socio deve corrispondere un numero di cellulare] La Segreteria Nazionale invierà informazioni dettagliate per l’accesso al voto con le circolari e con la FIS@R News.
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Cantina Produttori Valle d’Isarco
Chiusa (BZ) - www.cantinavalleisarco.it La Valle Isarco offre uno dei paesaggi naturali più suggestivi dell’Alto Adige, caratterizzato da maestose montagne, antichi masi, castelli e monasteri e punteggiato di villaggi, magnifici castagneti e soprattutto vigneti terrazzati, con i loro ordinati muriccioli in pietra. La gente è abituata a lavorare terreni prevalentemente scoscesi, mantenendo e curando fino a 950m di altitudine vigneti anche di minuscole dimensioni. È appunto, e soprattutto, questa varietà che suscita rispetto e mantiene vivo l’attaccamento nei confronti di una natura assolutamente unica.
Grüner Veltliner Aristos 2016 - Alto Adige DOC È un Grüner Veltliner con 14 gradi di alcol da pigiatura delicata dopo un breve tempo di contatto con le bucce, fermentazione a temperatura controllata per metà in grandi botti di legno di acacia e metà in serbatoi in acciaio inox, nessuna fermentazione malolattica, 7 mesi di maturazione sulle fecce nobili. Colore da verdognolo a giallo chiaro. Profumo delicato, armonico, fruttato con nota floreale ed erbacea. Sapore piacevolmente speziato, fresco e leggermente aromatico, finale raffinato e persistente. Bottiglie prodotte: 8.000
Prezzo consigliato in enoteca: 15 euro
Az Agr. Villa Simone di Costantini Piero
Monte Porzio Catone (RM) - www.villasimone.it Nei primi anni ottanta Piero Costantini acquista l’azienda nel comune di Monteporzio Catone. Il Frascati spadroneggiava nei mercati internazionali solo grazie al suo nome. La prima cosa fu di reimpiantare nuovi vigneti inserendo le varietà minori (Bombino, Greco e Malvasia del Lazio) a scapito di quelle più produttive (Malvasia di Candia e Trebbiano), coltivandole controspalliera con sistemi di potatura corta in modo da ridurne drasticamente la produttività. Attualmente l’azienda per le proprie dimensioni può ritenersi all’avanguardia. Ferro e Seta 2014 - Lazio Rosso IGT Cesanese, Sangiovese a metà con 13,5 gradi di alcol con una piccola percentuale di varietà minori ottenuti da vigneti con densità d’impianto di 4500 ceppi ettaro per si producono in media 0,8 chili di uva per pianta. Macerazione classica con rimontaggi e délestage per 15 giorni, la fermentazione malolattica segue immediatamente quella alcolica. Viene invecchiato in barriques nuove per 12/18 mesi Dal colore rosso rubino intenso. Al naso è potente di confetture di frutti di bosco, spezie dolci, liquirizia e tabacco. In bocca è potente ma elegante, vigoroso e suadente, robusto come il ferro e morbido come la seta. Bottiglie prodotte: 3.000
Prezzo consigliato in enoteca: 22 euro
Az Agr. Ricci Curbastro e Figli
Capriolo (BS) - www.riccicurbastro.it Di tradizione agricola fin dal XIII secolo, la famiglia Ricci Curbastro conduce aziende a Lugo di Romagna, a Rontana di Brisighella e l’omonima azienda agricola di Capriolo in Franciacorta. Dei 32 ha di superficie aziendale 27,5 sono investiti a vigneti secondo i rigorosi indirizzi della moderna viticoltura e del Consorzio vini Franciacorta cui l’azienda aderisce fin dalla fondazione. Nel secolare parco ove sorge Villa Evelina vi è la cantina ipogea in cui vengono effettuate le fermentazioni e la lenta maturazione dei Franciacorta DOCG.
Franciacorta Satèn Brut 2013 - Franciacorta DOCG Chardonnay 100% vinificato in carati di rovere con 12,5 gradi di alcol. Fa seguito, in primavera, il tiraggio con l’inizio di una lenta rifermentazione in bottiglia secondo il metodo tradizionale della Franciacorta. Le bottiglie restano in catasta per almeno 40 mesi. Dopo la sboccatura, con l’aggiunta di uno sciroppo di dosaggio molto secco (7 g/litro) il Franciacorta compie un ulteriore affinamento in cantina di qualche mese. Colore giallo paglierino. All’olfatto si presenta con note fruttate mature, fitte e dense, con aromi speziati e lieviti che ricordano note biscottate e mandorlate. In bocca di grande eleganza, di corpo e struttura, buona acidità. Bottiglie prodotte: 30.000 Prezzo consigliato in enoteca: 22 euro 6
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Soc. Agricola Russiz Superiore
Capriva del Friuli (GO) - www.marcofelluga.it Le Aziende Marco Felluga e Russiz Superiore sono due prestigiose realtà vinicole del Collio che trovano nel loro rapporto con il vino cominciato oltre cent’anni fa un unicum perfetto. Negli Anni Trenta Giovanni Felluga decide di trasferirsi in Friuli e più precisamente nel Collio. Marco, il penultimo dei sette figli di Giovanni, continua l’attività di famiglia e fonda nel 1956 l’azienda omonima. Oggi a proseguire è il figlio Roberto, che rappresenta la quinta generazione e che oggi conduce entrambe le Aziende: Marco Felluga a Gradisca d’Isonzo (Gorizia) e Russiz Superiore a Capriva del Friuli (Gorizia).
Collio Sauvignon Superiore 2013 - Collio DOC 100% Sauvignon con 13,5 gradi di alcol. Dopo la raccolta le uve vengono separate dal raspo. Il succo e la polpa subiscono una macerazione a freddo, quindi una lieve pressatura che consente la separazione dalle bucce. Circa il 15% del mosto viene posto a fermentare in carati di rovere, il restante in vasche di acciaio. Il vino viene lasciato riposare circa otto mesi sui lieviti e poi in bottiglia. Giallo paglierino con sfumature verdi. Al profumo intense ed eleganti note vegetali e floreali quali la salvia, il peperone fresco, i fiori d’acacia ed il pompelmo. Al palato la freschezza e la sapidità si sposano splendidamente. Strutturato ed equilibrato, morbido con buon estratto, dal finale lungo. Bottiglie prodotte: 4.000 Prezzo consigliato in enoteca: 25 euro
Cantina del Nebbiolo Vezza d’Alba (CN) - www.cantinadelnebbiolo.com La Cantina del Nebbiolo è stata fondata nel 1959 a Vezza d’Alba da 23 soci fondatori, nel cuore del Roero, straordinaria terra di grandi vini e di tradizione agricola. Il Roero è una terra da secoli vocata alla viticoltura, l’ambiente è suggestivo e pieno di fascino; erte colline e dolci pendii il tutto in una cornice di montagne a fare da sfondo. Oggi, il patrimonio viticolo condotto dai soci della Cantina del Nebbiolo è di circa 300 ettari di vigneti specializzati dove prevalgono i vitigni tradizionali piemontesi.
Barolo Perno 2014 - Barolo DOCG È Nebbiolo in purezza con 14 gradi di alcol. La Frazione Perno del comune di Monforte d’Alba è una delle aree più pregiate della zona del Barolo. Lunghe macerazioni a temperatura controllata, affinamento in legno e maturazione in bottiglia conferiscono al Barolo Perno delle caratteristiche di unicità. Il colore è rosso intenso, con ampi riflessi riconducibili al granata, il bouquet presenta note di frutti rossi con toni speziati, sfumature minerali e di tostato. In bocca spicca l’equilibrio tra corposità acidità e note fruttate, con un finale ampio e tannini importanti. Vino di grande longevità ed ulteriori trasformazioni positive delle pur già notevoli sensazioni olfattive e gustative. Bottiglie prodotte: 2.500
Prezzo consigliato in enoteca: non dichiarato
Carlo Pellegrino & C. Spa Marsala (TP) - www.carlopellegrino.it Dal 1880 coltivano le migliori uve siciliane, oggi rappresentano una realtà di grande tradizione ed esperienza nell’isola. Inoltre 135 anni hanno acquisito una profonda conoscenza del nostro territorio, dei metodi di coltivazione dei vitigni autoctoni, delle migliori tecniche di vinificazione delle uve. La famiglia Pellegrino ha sempre gestito personalmente le attività in vigna e in cantina, e ancora oggi, alla settima generazione, è quotidianamente coinvolta nella gestione aziendale.
Marsala Sup. Ambra Riserva Old John 1998 - Vino Liquoroso Marsala DOC Grillo, Catarratto e Inzolia con 18 gradi di alcol. Epoca di raccolta nella seconda decade di settembre, a maturazione avanzata. Vinificazione a 20°-22°C. La fermentazione viene arrestata con aggiunta di alcol neutro. Successivamente viene aggiunto mosto cotto. Affinamento di minimo 48 mesi in botti di rovere da 80 e 50hl, con almeno 6 mesi di barrique. Colore ambra intenso. Profumo con gradevoli note di albicocca e carruba con lievi sentori di timo e pepe nero. Gusto pieno e caldo, con sentori di albicocca e frutta candita. Bottiglie prodotte: 15.000
Prezzo consigliato in enoteca: 22 euro il Sommelier | n. 2 - 2018
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Az Agricola Ca’ La Bionda Marano di Valpolicella (VR) - www.calabionda.it L’Azienda Agricola Ca’ La Bionda è situata nel comune di Marano di Valpolicella, nel cuore della zona storica del Valpolicella classico. L’azienda è stata fondata nel 1902 da Pietro Castellani (omonimo dell’attuale proprietario). L’azienda possiede 29 ettari di terreno, in posizione collinare coltivati a vigneto, ad un’altitudine che oscilla tra 150 e 300 metri, con esposizione est, sud-est.
Amarone Classico Vigneti di Ravazzol 2012 - Amarone della Valpolicella Classico DOCG 70 % Corvina, 20% Corvinone, 10% Rondinella e Molinara con 16 gradi di alcol. Vengono selezionate le migliori uve e messe ad appassire in cassette di legno fino ad inizio febbraio. Viene poi affinato in botti nuove di rovere della capacità di 30 ettolitri per almeno 42 mesi e successivamente in bottiglie da 0,750 litri per gli 8 mesi che precedono la commercializzazione. Dall’aspetto austero, di colore rosso rubino tendente al granato, ricco, fitto al naso e in bocca ricorda sentori di amarene sotto spirito, di more e talvolta di tabacco essiccato e canditi. Bottiglie prodotte: 14.000
Prezzo consigliato in enoteca: 65 euro
Azienda Zorzettig di Zorzettig Cav. Giuseppe Civitale del Friuli (UD) - www.zorzettigvini.it Un’azienda nata oltre un secolo fa con l’acquisizione della Tenuta Casali Pasch, location ideale per la produzione del Tocai friulano (oggi Friulano), che ha avviato l’espansione di Zorzettig nelle zone più idonee alla valorizzazione e tutela dei vigneti autoctoni, cui l’azienda dedica da oltre trent’anni particolare attenzione e ricerca.
Refosco dal Peduncolo Rosso Myò “Vigneti di Spessa” 2013 - Friuli Colli Orientali DOC 100% Refosco dal Peduncolo Rosso con 13,5 gradi di alcol. L’uva viene, pigiata, diraspata e messa a macerare per una quindicina di giorni, effettuando quotidianamente tre follature. Dopo aver svolto la fermentazione malolattica, viene travasato in barriques di cui metà nuove e metà di secondo passaggio, dove ha sostato per 12 mesi. Segue l’affinamento in acciaio e successivamente in bottiglia. Colore rosso rubino intenso con leggere sfumature violacee. Al naso risulta elegante e complesso con frutti rossi, amarena e mora di rovo. Al palato è equilibrato e ampio, strutturato, tannini dolci e morbidi. Le note conferite dall’affinamento sono delicate e piacevoli, con un ritorno al retrogusto ancora di frutta rossa. Bottiglie prodotte: 2.500
Prezzo consigliato in enoteca: 19 euro
Tenimenti Grieco
Portocannone (CB) - www.tenimentigrieco.it Guardando il mare verso le Isole Tremiti si trovano i migliori vigneti coltivati a Falanghina, Sauvignon e Montepulciano, che concorrono alla produzione di vini caratterizzati da tanta frutta e spiccata mineralità, tutti dotati di un’identità specifica e inimitabile, derivante dalle componenti ambientali dominanti: sole, vento, mare e terra.
Passo delle Tremiti Rosso 2015 - Molise Rosso DOC Montepulciano 100% con 13,5 gradi di alcol. Raccolta manuale con selezione attenta dei grappoli. Diraspa-pigiatura soffice, macerazione prefermentativa a freddo per circa 12 ore e successivo salasso di una parte di mosto. Fermentazione alcolica in acciaio a 28-30°C di circa 7-10 giorni, con successiva macerazione sulle bucce per ulteriori 10-15 giorni. Rimontaggi e délestage soffici per garantire l’estrazione di tannini dolci ed eleganti. Fermentazione malolattica e affinamento in acciaio. Di colore rosso intenso. Al naso ricorda la frutta scura matura, ciliegie sotto spirito e confetture di frutti rossi, su finale speziato di liquirizia dolce. Di corpo, si presenta ben strutturato ma con una componente tannica vellutata che lo rende piacevolmente morbido. Ottima la persistenza, sostenuta da una freschezza equilibrata. Bottiglie prodotte: 30.000 8
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Prezzo consigliato in enoteca: 9 euro
Cantine Borgo di Colloredo Campomarino (CB) - www.borgodicolloredo.com La tenuta è situata in Molise, su leggeri pendii rivolti verso il mare Adriatico che da sempre godono di un clima dolce, temperato, ideale per la coltivazione della vite. Accanto ai vitigni tipici della tradizione meridionale, come Montepulciano, Aglianico, Greco, Trebbiano, Malvasia, Falanghina, si è dato spazio all’innovazione con l’ampliamento del patrimonio viticolo a Garganega, Chardonnay e Syrah.
Gironia Rosso Riserva 2010 - Biferno Rosso Riserva DOC 80% di Montepulciano e 20% di Aglianico con 13,5 gradi di alcol. Tipologia del terreno franco argilloso medio impasto. Epoca di vendemmia prima/seconda decade di ottobre. Maturazione 24 mesi in botti di rovere e barriques. Rosso rubino con riflessi granati. Al naso note di spezie, vaniglia e liquirizia, note di confettura e frutti rossi maturi, amarena e prugna. In bocca è morbido, rotondo ed avvolgente con equilibrata tannicità, di grande struttura. Bottiglie prodotte: 40.000
Prezzo consigliato in enoteca: 20 euro
Az. Agricola Biologica Marco Carpineti
Cori (LT) - www.marcocarpineti.com Alle pendici dei Monti Lepini, a Cori, antica cittadina laziale risalente al IV secolo a. C, fiorisce e cresce solida questa azienda appartenente alla famiglia Carpineti da diverse generazioni. Dal 1986 è Marco che, spinto da autentica passione e dal desiderio di vivere in un ambiente intatto, ne prende in mano le redini e ne fa un’azienda modello e al momento in piena espansione. Il cambiamento più rilevante è stato senza dubbio l’adozione nel 1994 dei metodi di agricoltura biologica, frutto della volontà di realizzare prodotti veramente sani.
Kius Brut 2015 - VSQ Biologico certificato Da uve Bellone con una gradazione alcolica con 12,5 gradi di alcol. Epoca di raccolta è l’ultima decade di agosto. Vinificazione a pressatura soffice di acini interi e fermentazione a temperatura controllata. L’intenso percorso è iniziato per la volontà d’interpretare questo antico vitigno in maniera originale. I lieviti, per almeno ventiquattro mesi scolpiscono e definiscono questo unico ed affascinante spumante. Colore giallo chiaro con riflessi dorati dal perlage persistente e fine. Un profumo fruttato con note di lievito. Lungo, sapido, con buona persistenza e una notevole e piacevole acidità. Bottiglie prodotte: 35.000
Prezzo consigliato in enoteca: 14 euro
Giuseppe Campagnola Spa
Marano di Valpolicella (VR) - www.campagnola.com Siamo giunti alla quinta generazione. Luigi Campagnola ha trasmesso con entusiasmo e costante dedizione a figli e nipoti, il legame con la propria terra, l’amore per la vigna e per il vino, l’impegno e la costante dedizione all’arte vitivinicola, sicuro di come queste caratteristiche – trasmesse in più di cent’anni di storia – potranno continuare a vivere di generazione in generazione. Oggi l’azienda segue la coltivazione dei vigneti, seleziona le uve e collabora attivamente con oltre 50 viticoltori dei più vocati vigneti del comune di Marano di Valpolicella per un’estensione di circa 80 ettari.
Amarone della Valpolicella Classico “Vigneti Vallata di Marano” 2014 Amarone della Valpolicella Classico DOCG Corvina Veronese e Corvinone Veronese 65%, Rondinella 35%, in bottiglia l’alcolicità è pari a 15 gradi. Appassimento da fine settembre per circa 100 giorni, con calo naturale del 35-40% in peso. Il 60% del vino ottenuto è affinato per 24 mesi in botti di rovere di Slavonia da 50hl; il restante 40% in barriques di rovere di Allier di media tostatura per 18 mesi. In bottiglia per 6 mesi. Colore rosso granato carico. Profumo etereo, vanigliato, speziato, con sentore di ciliegia, mandorla amara e prugna. Sapore pieno, caldo e vellutato. Acidità equilibrata. Bottiglie prodotte: 60.000 Prezzo consigliato in enoteca: non dichiarato il Sommelier | n. 2 - 2018
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Cantina di La Vis e Valle di Cembra Lavis (TN) - www.la-vis.com La Cantina vive intensamente il suo legame con il territorio e la sua antica tradizione vinicola. Il nome, che è il medesimo della cittadina in cui ha sede, trae origine dal torrente Avisio che scende dalle vette con l’impetuosità caratteristica della natura di questo splendido e ardito scenario naturale, ben rappresentata dal latino Vis, sinonimo di forza, in esso contenuto.
Diaol Chardonnay 2016 - Vigneti delle Dolomiti IGT 100% Chardonnay, con 14,5 gradi di alcol. Le uve sono raccolte manualmente intorno alla seconda/terza decade di settembre, pressatura soffice delle uve, fermentazione in serbatoi d’acciaio inox, barriques e tonneax di rovere francese, affinamento sulle lisi per 12 mesi circa prima dell’imbottigliamento, affinamento in bottiglia minimo 6 mesi. Colore giallo con evidenti sfumature verdi. I profumi di susina gialla e pesca si alternano a sentori minerali e salmastri. In bocca le sensazioni sono di spiccata salinità con un finale persistente. Bottiglie prodotte: 6.000
Prezzo consigliato in enoteca: 10 euro
Tenuta Fanti
Montalcino (SI) - www.tenutafanti.it L’esperienza quarantennale e la passione per la viticoltura di Filippo, unite all’energia e alla determinazione di Elisa, sua figlia entrata dal 2007 a tempo pieno in azienda, hanno fatto si che la Tenuta Fanti ricoprisse un ruolo sempre più importante nel panorama enologico nazionale e mondiale. Mantenendo salde le tradizioni è stata aperta la strada alle moderne tecnologie e basandosi sull’esperienza di varie generazioni è stato possibile innovare costantemente e consapevolmente, ma, soprattutto, rispettando e tutelando l’ambiente. Brunello di Montalcino 2013 - Brunello di Montalcino DOCG 100% Sangiovese, con 14,5 gradi di alcol. Diraspatura e pigiatura, fermentazione a temperatura controllata (massimo 28°C) e macerazione in tini d’acciaio inox per una durata di 25-30 giorni. La fermentazione malolattica viene sviluppata prima di andare a maturazione in legno. Parte del vino matura in barriques di rovere francese e parte in botti di media capacità per un minimo di 24 mesi. In bottiglia per almeno 4 mesi a completare la polimerizzazione dei tannini. Rubino intenso. In bocca note di frutta rossa con profumi netti di liquirizia, spezie e pepe. Intenso ed avvolgente. I tannini sono fitti ma rotondi e ben integrati nella corposità del vino. Bottiglie prodotte: 56.000
Prezzo consigliato in enoteca: non dichiarato
Soc. Agricola Villa Canestrari Colognola ai Colli (VR)- www.villacanestrari.com Centocinquant’anni di tradizione sono un’eredità importante, un bagaglio di esperienza e conoscenze, storie e valori. I vigneti sono ubicati nella Val d’Illasi, dove il terreno calcareo della Valpolicella che incontra il suolo di origine vulcanica del Soave ci permette di produrre entrambe la tipologie di vino. I terreni, grazie ai microclimi diversi, producono uve che valorizzano al meglio i vini nella loro tipicità e permettono di sperimentare diverse varietà di vecchi vitigni autoctoni.
Vigne di Sande 2017 - Soave DOC Garganega Veronese, Chardonnay. Con 12,5 gradi di alcol. Pigiatura a rulli, breve macerazione con enzimi e separazione del mosto-fiore per favorire l’estrazione dei profumi. Fermentazione con lieviti selezionati e temperatura controllata. Malolattica e sosta in acciaio per pulizia, imbottigliamento e breve riposo in bottiglia prima della vendita. Colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. Profumo di fiori di campo e frutta a polpa bianca. Sapore asciutto, armonico, morbido con una buona venatura acida. Bottiglie prodotte: 6.500 10
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Prezzo consigliato in enoteca: 11 euro
Marco Felluga
Gradisca d’Isonzo (GO) - www.marcofelluga.it Le Aziende Marco Felluga e Russiz Superiore sono due prestigiose realtà vinicole del Collio che trovano nel loro rapporto con il vino cominciato oltre cent’anni fa. Negli Anni Trenta Giovanni Felluga decide di trasferirsi in Friuli e più precisamente nel Collio. Marco, il penultimo dei sette figli di Giovanni, continua l’attività di famiglia e fonda nel 1956 l’azienda omonima. Oggi a proseguire è il figlio Roberto.
Collio Bianco Molamatta 2014 - Collio DOC Pinot Bianco 40%, Friulano 40%, Ribolla Gialla 20%. Con 13,5 gradi di alcol. Dopo la raccolta le uve vengono separate dal raspo. Il succo e la polpa subiscono una macerazione a freddo, quindi una lieve pressatura che consente la separazione dalle bucce. Il mosto ottenuto dalle uve di Pinot Bianco viene posto a fermentare in piccole botti di rovere, quello ottenuto dalle altre varietà viene posto a fermentare in contenitori di acciaio. Colore giallo dorato. Si caratterizza per un elegante profumo di frutta esotica che evolve nel tempo assumendo personali note dolci che ricordano la crosta di pane e la vaniglia. Avvolgente in bocca, grasso e lungo, nel finale presenta un ottimo equilibrio. Bottiglie prodotte: 10.000
Prezzo consigliato in enoteca: 18 euro
Azienda Agricola Adanti Bevagna (PG) - www.cantineadanti.com L’Azienda Agricola Adanti è una delle cantine storiche dell’area Montefalco in Umbria, famosa per la produzione di vini tutelati quali il Sagrantino e il Montefalco Rosso. L’azienda nasce negli anni 60 del secolo scorso, dall’intuizione di Domenico Adanti, che decide di acquistare la villa di Arquata allo scopo di crearvi una cantina moderna puntando ad una produzione di vino di alta qualità. Inizia così la ristrutturazione del vecchio convento dei Frati Celestini effettuando contemporaneamente il reimpianto dei vecchi vigneti e l’impianto di nuovi.
Montefalco Sagrantino Adanti 2010 - Montefalco Sagrantino DOCG 100% Sagrantino. Con 15,5 gradi di alcol. Diraspapigiatura, macerazione e fermentazione in vasche di acciaio inox, temperatura controllata a 28° per 21-24 gg, con rimontaggi giornalieri e délestage. Affinamento in botti di rovere di Hl 30 e tonneaux per 30 mesi. Affinamento in bottiglia di 24 mesi. Di colore rosso rubino. Importante è l’impatto olfattivo che, a visciole more e prugne, fa seguire suggestive note di grafite, liquirizia, bacche di ginepro ed erbe aromatiche. La tannicità e la freschezza sono ben bilanciate con l’alcool e gli zuccheri. Bottiglie prodotte: 20.000
Prezzo consigliato in enoteca: 26 euro
Braida di Bologna Giacomo Rocchetta Tanaro (AT) - www.braida.it Tutto ebbe inizio con un soprannome, “Braida”, che il bisnonno Giuseppe Bologna si guadagnò su piazze e sagrati giocando la domenica a pallone elastico. Giacomo Bologna ereditò dal padre vigna e soprannome. Dal 1961 ad oggi l’azienda Braida è l’immagine ampliata e fedele della filosofia di Giacomo ed Anna, del loro modo d’intendere la vita, la terra, il vino ed i rapporti con gli amici. Raffaella e Giuseppe Bologna, entrambi enologi, costituiscono la terza generazione “Braida”.
Vigna Senza Nome 2017 - Moscato d’Asti DOCG 100% Moscato. Con 5,5 gradi di alcol. Macerazione con le bucce per alcune ore in pressa orizzontale e successiva spremitura. Vinificazione in bianco con presa di spuma in autoclave a temperatura controllata per 20 giorni a circa 4 °C. Al termine della fermentazione, stabilizzazione con refrigerazione a -4 °C, poi microfiltrazione e successivo imbottigliamento. . Colore giallo paglierino brillante, bella schiuma e ricco perlage. Tra le tante note profumate si distinguono la frutta fresca, i fiori d’arancio, la rosa e il muschio. Sapore dolce ma con buona acidità e lunga persistenza. Bottiglie prodotte: 100.000
Prezzo consigliato in enoteca: 11 euro il Sommelier | n. 2 - 2018
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Peter Zemmer KG
Cortina s.s.d.v. (BZ) - www.peterzemmer.com Il toponimo “Cortina s.s.d.v.” è attestato da più di 700 anni ma l’etimologia del suo nome sembrerebbe rimandare ad un insediamento ancora più antico. In questa terra di vigneti di antica tradizione che risale addirittura all’impero romano, terra in cui viticoltura, arte e cultura si intrecciano indissolubilmente. Da quasi un secolo la viticoltura fa parte della storia di questa famiglia e l’entusiasmo per il vino è ancorato profondamente anche nel cuore della terza generazione.
Gewürztraminer “Selection R” 2016 - Alto Adige DOC 100% Gewürztraminer. Con 15 gradi di alcol. I grappoli vengono riversati nel torchio pneumatico già schiacciati e diraspati. Le uve vengono fatte macerare a freddo per 6-8 ore prima della spremitura al fine di favorire un’accentuazione del profumo fruttato del vino. Dopo una spremitura leggera i depositi vengono lasciati decantare naturalmente. La fermentazione alcolica avviene in vasche d’acciaio con lieviti puri. Colore giallo paglierino molto brillante a giallo oro. Profumo con note erbacee, fiori secchi, garofano e petali di rosa. Aromi di pesche ed albicocche, mango e frutto della passione. Sapore aromatico, di bassa e morbida acidità. Bottiglie prodotte: 6.000
Prezzo consigliato in enoteca: 16 euro
Cantine Salvatore Ururi (CB) - www.cantinesalvatore.it Cantine Salvatore è situata ad Ururi, piccolo centro sulle rigogliose colline del basso Molise, e nasce dalla ferma volontà di Pasquale Salvatore di valorizzare il proprio territorio e i suoi prodotti, seguendo le orme del padre Donato e mettendo a frutto l’esperienza accumulata dai propri avi. L’azienda dispone di circa 15 ettari vitati di proprietà, oltre a oliveti, frutteti e seminativi vari.
Don Dona’ 2013 - Molise Rosso DOC 100% Montepulciano, con 14 gradi di alcol. Macerazione di minimo 20 giorni sulle bucce in serbatoi di acciaio inox a temperatura controllata con frequenti rimontaggi e délestages. Pressatura soffice. Sei mesi in serbatoi di acciaio inox a temperatura controllata e minimo 12 mesi in barriques, seguono alcuni mesi di affinamento in bottiglia. Colore rosso rubino profondo con riflessi violacei. Al naso rivela un bouquet intenso di piccoli frutti rossi con sfumature minerali e delicate note speziate. In bocca mostra un corpo pieno e dall’elevata persistenza, integrato da una sensazione tannica equilibrata e da un gradevole retrogusto speziato. Bottiglie prodotte: 8.000
Prezzo consigliato in enoteca: 16 euro
Terre Cortesi Moncaro
Montecarotto (AN) - www.moncaro.com Un sistema di valori finalizzati all’orientare e al condividere, con continuità ed efficacia, le decisioni e le scelte che guidano l’attività aziendale. Nella convinzione che ogni attività sia uno scambio proficuo che conduce al conseguimento degli obiettivi istituzionali, i valori di riferimento che ne ispirano l’agire coniugano lo svolgimento del ruolo imprenditoriale con principi di correttezza e trasparenza rispettando scrupolosamente tutte le prescrizioni normative e comunicando in modo puntuale con tutti i propri interlocutori.
Tordiruta Passito 2011 - Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC 100% Verdicchio, con 13 gradi di alcol. Le uve a maturazione tardiva sono vendemmiate manualmente, selezionando i grappoli migliori e messe ad appassire con muffa nobile su graticci per 3 mesi. La fermentazione avviene in barrique e dura circa un mese. Affinamento in barrique per 12 mesi, maturazione in bottiglia per un anno. Giallo oro brillante, di grande spessore e consistenza. Al naso sentori di agrumi canditi, frutti esotici ed eleganti aromi terziari speziati e floreali. Nella grande sapidità si fondono le percezioni candite, leggermente caramellate e speziate di un intelligente uso delle barrique che esalta le essenze delle muffe nobili. Grande morbidezza, perfetto equilibrio, acidità percepibile. Bottiglie prodotte: 2.500 Prezzo consigliato in enoteca: 30 euro 12
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Soc. Agricola Antolini Marano di Valpolicella (VR) - www.antolinivini.it Se si rispetta il territorio, se ne identificano ed esaltano i valori. In queste poche parole è racchiusa la filosofia che dal 1992 guida i fratelli Pier Paolo e Stefano Antolini nella produzione dei vini tipici della Valpolicella: Amarone, Recioto, Ripasso, Superiore e Classico a partire dall’allevamento della vigna, condotto in prima persona e senza l’impiego di erbicidi e insetticidi chimici, preferendo tecniche alternative quali la confusione sessuale e il diserbo meccanico.
Corvina Veronese 2014 - Corvina Veronese IGT Corvina e Corvinone, con 13 gradi di alcol. Le uve fresche, raccolte in ottobre, vengono pigiate con una parte, circa il 20%, fatta appassire per 2 settimane nel fruttaio per conferire al futuro vino maggiore complessità e una piacevole rotondità. Affinamento parte in botti di rovere e parte in acciaio per 12 mesi. Colore rosso rubino intenso. Profumo di frutta in bacca e uva sultanina. Sapore fresco, sapido, con lieve tannicità e leggera speziatura. Bottiglie prodotte: 7.000
Prezzo consigliato in enoteca: 13 euro
Cantina Sociale Cesanese del Piglio Piglio (FR) - www.cesanesedelpiglio.it La Cantina Sociale Cesanese del Piglio vede la sua nascita nel 1960 grazie ad un gruppo di viticoltori il cui scopo era creare vini di elevata qualità. Fin dalla sua istituzione, la cooperativa ha sempre evidenziato un forte legame con i vitigni autoctoni ciociari: “l’amore per le vigne è una tradizione che si tramanda da generazioni”.
Contrada Elcini Cesanese del Piglio Superiore 2015 - Cesanese del Piglio Superiore DOCG 100% Cesanese di Affile, con 14 gradi di alcol. Raccolta manuale, diraspapiagiatura degli acini, macerazione sulle bucce per 15 giorni con prolungamento di altri 25 giorni dopo la fermentazione alcolica, fermentazione malolattica svolta in acciaio, elevazione in botte da 20hl per 20-22 mesi, e poi sei mesi in bottiglie. Colore rosso rubino con riflessi violacei. Olfatto con sfumature floreali, note molto concentrate di frutti a bacca scura e toni speziati. Di buon corpo, tannino morbido e sapido. Bottiglie prodotte: 7.500
Prezzo consigliato in enoteca: 13 euro
Caruso & Minini Marsala (TP) - www.carusoeminini.it Un antico baglio, edificato nel 1904 nel cuore della tradizionale area degli stabilimenti vinicoli marsalesi, ospita gli uomini della Caruso & Minini. Qui i preziosi frutti delle colline vengono trasportati e subito trasformati dalla grande capacità degli uomini che vi lavorano. L’obiettivo è unico e indiscutibile: trasferire la tradizione in bottiglia con meticolosità e sapienza, dando ai vini centenari della nostra zona un’espressione moderna ed al passo con i tempi.
Naturalmente BIO Catarratto 2017 - Sicilia DOC 100% Catarratto, con 13 gradi di alcol. Criomacerazione del diraspato in vinificatori di acciaio inox alla temperatura controllata di 4°C per 12-24 ore. Pressatura soffice degli acini, illimpidimento statico del mosto. Fermentazione in acciaio inox a temperatura controllata. Due mesi a riposare in bottiglia. Giallo dorato. Frutta bianca matura, salvia e timo. Note fresche e pulite. Fragranza elegante e armonica che continua con finale lungo e minerale. Acidità piacevole, lunga permanenza in bocca. Bottiglie prodotte: 15.000
Prezzo consigliato in enoteca: 12 euro il Sommelier | n. 2 - 2018
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di Davide Amadei
Grands Jours,
XIV edizione: nel cuore dei terroir
di Borgogna
Ogni due anni, quelli pari, va in scena la manifestazione che celebra i grandi vini di Borgogna, presentati nei loro territori di nascita: i Grands Jours de Bourgogne, giunti alla loro quattordicesima edizione, si sono svolti dal 12 al 16 marzo 2018.
C
on 2.500 operatori iscritti, di cui 1000 nuovi, in rappresentanza di più di 50 paesi del mondo, con netta prevalenza di importatori (29%) e enotecari o rivenditori di vino (22%), durante la settimana si presentano i territori di Chablis (lunedì), la Côte de Beaune (martedì), il Mâconnais e le Hautes-Côtes (mercoledì), la Côte Chalonnaise, i “giovani talenti” e le aziende biologiche (giovedì), per concludere con l’emozione dei rossi della Côte de Nuits (venerdì). Ci si deve destreggiare tra 84 denominazioni, tra le quali 33 grands crus, (poco più dell’1% della produzione), 44 villages e 1er Crus (47%), 7 AOC regionali, in un panorama complesso di 3900 Domaines vinicoli (di cui 1089 commercializzano più di 10.000 bottiglie), 288 Maisons de Négoce e 16 cooperative, che arrivano a produrre 1,34 milioni di ettolitri in media l’anno (61% di vino bianco, 28% di vini rossi e rosati, 11% di Cremant de Bourgogne), da 29.067 ettari, per circa 180 milioni di bottiglie e 1,48 miliardi 14
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di Euro. Di queste quantità, il 49% è destinato all’esportazione, ed il resto rimane in Francia tra circuiti tradizionali, come vendita diretta, enoteche, ristoranti (poco meno di un terzo) e grande distribuzione o simili (almeno un quinto). Ai Grands Jours 2018 gli espositori sono stati circa 1000, con quasi 10.000 vini proposti in assaggio, suddivisi in 14 eventi, in 10 diversi
luoghi, nell’arco di 5 giorni. La scelta è quella di consentire, per quanto possibile, gli incontri con le aziende e i loro prodotti in ambienti vicini ai territori di provenienza delle uve. Si realizza così, durante le degustazioni, un “impasto” originale di assaggi, approfondimenti, discorsi ed opinioni attorno al vino e al terroir,
incontri con i vignaioli e con amici operatori e giornalisti italiani, che fanno dei Grands Jours uno strumento di conoscenza e approfondimento dei vini di Borgogna indispensabile per chiunque. Le aziende hanno presentato prevalentemente l’annata 2016, sia per i bianchi sia per i rossi. Un millesimo segnato inizialmente dalle gelate e grandinate primaverili, che hanno notevolmente ridotto la quantità del raccolto, ma poi la mitezza del clima di agosto e settembre ha dato uve perfette, per vini freschi, ricchi e precisi, eleganti ed equilibrati, complice anche la tardività della raccolta. Un’annata definita “miracolata”. Qualcuno ha presentato prodotti della calda e precoce annata 2015, che in rosso è stata senz’altro ottima, solare e matura, per vini concentrati e pieni; in alcuni casi il clima, anche secco, ha un po’ penalizzato i
bianchi, in debito di freschezza, ma comunque anch’essi sono spesso ricchi e strutturati. In attesa dell’annata 2017, già indicata come classica, di eleganza borgognona, che soprattutto presenta volumi produttivi più elevati e più normali dopo la scarsità delle recenti vendemmie (per i rossi addirittura il 41% in più rispetto al 2016). Durante l’evento, il fascino della Borgogna rapisce e colpisce: emergono con forza le diversità dei vini delle varie zone, dove l’unico vitigno (pinot noir per i rossi, chardonnay per i bianchi) si “umilia” per farsi portatore dei singoli climats, con le loro caratteristiche di unicità per geologia e clima; ma soprattutto, è evidente la connessione con la terra che tutti i produttori, che siano veri vignaioli o responsabili di maisons, mostrano sempre con passione. Così, i Grands Jours sono la vetrina privilegiata
della Borgogna come variopinto mosaico di più di 1250 climats, Patrimonio Mondiale UNESCO. Da segnalare la recente adozione, da parte dell’assemblea del BIVB (il Bureau Interprofessional des Vins de Bourgogne) nel luglio 2017, di una carta programmatica intitolata Engager nos terroirs dans nos territoires: redatta dai vignaioli, frutto di un lavoro comune tra il BIVB la Confederazione delle Denominazioni e dei Vignaioli di Borgogna (CAVB), è volta principalmente a regolamentare e diminuire i trattamenti fitosanitari in vigna, verso una viticoltura più rispettosa dell’ambiente e della natura. Infine, non si può non registrare, tornando in zona dopo due anni, un ulteriore sensibile aumento dei prezzi delle bottiglie sempre più difficilmente acquistabili dal “comune appassionato”, che continua comunque a subire l’immagine della Borgogna come il Sommelier | n. 2 - 2018
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la precisione della lettura dei diversi terroirs, con vini davvero diversi a seconda delle zone di provenienza. HERITIERS DU COMTE LAFON Saint Veran 2016 (evento: Symphonie Mâconnaise, Beaune, 14 marzo)- Essere serviti da Dominique Lafon in persona è stato davvero un privilegio: un grande vignaiolo di Borgogna, un uomo che con i suoi Meursault ne ha esaltato la qualità e territorialità. Tra i vini del braccio del Mâconnais dell’azienda, colpisce il Saint Veran, molto marino all’olfatto, con salmastro, pietra focaia, polvere da sparo; in bocca ha una bella struttura, ha finale molto lungo, pieno di sapidità, quasi masticabile, anche gastronomico, persistente.
terra dove si esprime al massimo la qualità del vino nel suo legame con la natura, la terra e la tradizione. Alcuni assaggi. SAUMAIZE Pouilly-Fuissé Les Courtelongs 2016 (evento: Symphonie Mâconnaise, Beaune, 14 marzo) – Vigne piantate nel 1970, con esposizione a Nord della Roche de Solutré, che caratterizza il territorio della denominazione, 16
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su suoli di marna e rocce detritiche; ha naso sfaccettato, pieno di erbe aromatiche, toni marini iodati, roccia, anice, fiori bianchi (gelsomino); la bocca è progressiva, tesa come una lama, profonda. Sullo stesso tipo di terreno, ma con esposizione Sud, il Pouilly-Fuissé La Marechaude 2016 è freschissimo e marino, ma anche morbido e meno complesso. Dell’azienda ha colpito
GROS JULIEN CortonCharlemagne Grand Cru Les Languettes “Hommage à Louis Petitjean” 2016 (evento: Salon des Jeunes Talentes, Mercurey, 15 marzo) - Al salone dei giovani talenti, piccoli produttori emergenti, poco conosciuti, ma comunque ancorati a solide tradizioni di famiglia, presentano vini puri e territoriali. Questo CortonCharlemagne viene da vigne di 80 anni; ha naso fine e sfaccettato, ancora da arricchire, ma colpisce soprattutto in bocca per la grande struttura minerale; ha tutta l’acidità ed il potenziale evolutivo che si predicano al Grand Cru che fu di Carlo Magno. BRUNO LORENZON Mercurey 1er Cru Rouge Les Champs Martin 2016 (evento: Au coeur de Bourgogne, Mercurey, 15 marzo) - La veste è di un bel rosso rubino piuttosto intenso, concentrato; al
naso, ben definito, ha piccoli frutti, neri freschi e rossi maturi, cenni floreali, qualche nota speziata fresca; bocca di gran succo, agile ma ben presente, tannino appena rustico ma piacevole: centro polposo e finale goloso, pieno di frutto ma anche minerale e rinfrescante. CHRISTIAN MOREAU Chablis Grand Cru Le Clos 2016 (evento: Les Bio-Rencontres, Rully, 15 marzo) - Un vino “miracolato”, da vigne che hanno subito le drammatiche gelate primaverili del 26 e 27 aprile 2016, con drastica riduzione delle rese; la maestria del vigneron ha saputo portare in cantina poche uve ma perfette, ricche ed equilibrate. Un vino che al naso, nonostante la gioventù, è sfaccettato e complesso, tra note di erbe aromatiche e frutta tropicale fresca, toni marini e spezie fini, cipria e fiori bianchi; in bocca, ad un accenno burroso segue un sorso tagliente, sapido e decisamente acido, con finale di infinita persistenza, affusolato e penetrante, profondo. THIBAULT LIGER-BELAIR Richebourg Grand Cru 2016 (evento: Vosne Millésime, ClosVougeot, 16 marzo) – Da vigne del 1930 e 1934, con il 30% di raspi in fermentazione, è una quintessenza della grande Borgogna e dell’eleganza di Vosne-Romanée. Al naso rapisce con pietra e fiori, rosa, lampone e cassis; per la bocca è difficile trovare aggettivi: un soffio di tannino che non finisce mai, centro bocca salato, fresco, floreale, speziato, roccioso, così come il finale, di rara profondità. Il Richebourg è il Richebourg, e la mano di Thibault sa leggerlo benissimo. il Sommelier | n. 2 - 2018
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Degustazione per la stampa di vecchi Clos de Vougeot (16 marzo) Nel corso dell’evento di venerdì 16 marzo allo Chateau du Clos de Vougeot, denominato “Vosne Millesime – Noblesse du Clos Vougeot”, che è quello più ambito della settimana dei Grands Jours, con i vini di Vosne-Romanée, Echezeaux e Clos de Vougeot, è stata organizzata per i giornalisti una degustazione di vecchie annate di Clos-de-Vougeot Grand Cru, con 18 vini dalla metà degli anni 2000 fino al 1990 e 1989, da cui è emerso il potenziale evolutivo dei vini del più grande climat Grand Cru di Borgogna. Il “Grand Maupertui” 2005 di Michel Gros (presente personalmente a servire e descrivere i vari vini) è il vino che nel 2008 mi aveva fatto “incontrare” per la prima volta la grande Borgogna in rosso, e dopo dieci anni si presenta con un olfatto elegante tra note terrose tipiche del cru, tabacco e qualche spezia da affinamento; ma è in bocca che colpisce con la sua finezza ed il suo equilibrio, l’elevata struttura, il tannino ben addomesticato, il legno digerito, il finale anche minerale. Il 1996 di Confuron-Cotetidot è forse il migliore: estremamente complesso e sfaccettato, senza alcun cedimento all’evoluzione, è un susseguirsi di note marine fresche, caramella d’orzo, sentori di tè e infusi, cenni terrosi, fiori secchi; successivamente anche toni mentolati freschi; la bocca è eccezionale, con tanta freschezza, tannino pulito, risolto, finissimo, dolce; il finale è quasi salato, ficcante, in crescendo, iodato. Il 1991 di Armelle e Bernard Rion ha naso inizialmente incerto, con toni evoluti, ma poi si apre nel bicchiere su sensazioni balsamiche fresche e tabacco; in bocca dà il meglio di sé, è affusolato, con tannino piacevole, bella acidità a sostenere tutto il sorso, con elevata salivazione; il finale è sapido, pulito ed invitante, con cenni di erbe fini ed infusi, invitanti, ritorni anche pietrosi. Il 1990 del Domaine Jean Grivot ha naso elegante, complesso, tra il terroso ed il sottobosco, il malto d’orzo e i sentori iodati, minerali; gusto armonico, con tannino di grana molto fine, centro bocca sapido, finale con originali sensazioni di torba e salmastro, oltre a sottobosco e spezie a renderlo davvero ricco.
CHATEAU DE LA TOUR Clos de Vougeot Grand Cru Vieilles Vignes 2016 (evento: Vosne Millésime, Clos-Vougeot, 16 marzo) – Da vigne anche ultracentenarie, nel cuore del Clos a metà pendio, è vino profondo, territoriale, di grande carattere; ha gran frutto al naso, ben espresso, rosso e nero, sensazioni di terra umida, spezie orientali; in bocca ha tannino con bella presa sul palato, fine e giovane, arrembante, poi sapido e roccioso, dinamico ed equilibrato, lunghissimo. FOREY Echezeaux Grand Cru 2016 (evento: Vosne Millésime, Clos-Vougeot, 16 marzo) Una piccola azienda, un vero vigneron di Borgogna, contadino consapevole della natura che 18
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gli è affidata, per vini intensi. L’Echezeaux è pura sensualità: fiori e piccoli frutti, con nette sensazioni minerali, rendono intrigante l’olfatto, ma è in bocca che colpisce per la setosità dei tannini, la tensione acida rinfrescante, la densità quasi salata, il finale floreale e roccioso. Un equilibrio disarmante, un’eleganza fuori dal comune, una piacevolezza estrema. PONSOT Clos de La Roche Vieilles Vignes 2016 (evento: Quatuor en harmonie, Gilly-LesCiteaux, 16 marzo) - Un vino monumentale. Olfatto con profumi ben espressi, distinti, con la tipica terrosità del Grand Cru, ma anche i suoi fiori rossi, i precisi frutti di bosco, i cenni balsamici e officinali; in bocca è avvolgente
e penetrante, denso e teso, con una progressione inarrestabile, in crescendo, verso una scia sapida finale interminabile. Un’opera d’arte della natura (vigne vecchissime) e della famiglia Ponsot. PERROT-MINOT Chambertin Grand Cru 2016 (evento: Joyaux en Côte de Nuits, GevreyChambertin, 16 marzo) – C’è tutta l’energia del “Re Chambertin” in questo vino maestoso, che ha tutto per essere definito potente ed elegante come sanno essere i grandi Borgogna rossi; un naso ricco, intenso, pieno di roccia, radici aromatiche, spezie orientali, frutti rossi, ed una bocca dirompente, carnosa ma affusolata, con tannini di velluto, succosità e sapidità inarrivabili, persistenza senza fine. TRAPET Latriciéres-Chambertin Grand Cru 2016 e 1999 – Prima di ripartire per l’Italia, su invito, a Gevrey-Chambertin si assaggiano in cantina tutti i vini prodotti da Jean-Louis Trapet; una batteria che è una progressione esaltante per precisione, territorialità, carattere ed eleganza, dal Bourgogne al Gevrey-Chambertin Ostrea, da vigne di più di 50 anni, dall’assemblaggio di cinque Premier Crus ai tre Grand Cru Chapelle-Chambertin, con la sua sensualità, Latriciéres-Chambertin e Chambertin. Di questi ultimi tre (insieme al Premier Cru Clos Prieur) Jean-Louis propone anche i 1999, con un Latriciéres emozionante per complessità aromatica e freschezza ed uno Chambertin indimenticabile per forza, finezza dei tannini, profondità e ricchezza. Il Latriciéres 2016 ha una tensione minerale che percorre tutto il sorso, ha equilibrio indicibile, finale luminoso, penetrante, lunghissimo.
di Lara Loreti
Raffaella Bologna e la sua Barbera: il vino è femmina Un po’ polso di ferro un po’ “monella”. Professionale e dolce. Di sicuro appassionata. In una parola “femmina”, proprio come la sua Barbera.
U
na produttrice piena di vita e di risorse, pronta a svelarci caratteristiche e segreti di una delle cantine più affascinanti di Italia: dal cuore del Piemonte, Raffaella Bologna, regina dell’Astigiano, simbolo per antonomasia del vitigno piemontese. Siamo a Rocchetta Tanaro, a una cinquantina di chilometri da Torino, in un paesino che è uno spettacolo. Nel suo centro c’è
ancora un bel locale, il bar degli amici, dove il padre di Raffaella, Giacomo Bologna, amava stare in compagnia e passare dei momenti di svago e di sperimentazione enogastronomica, tra jazz e agnolotti cucinati dalla mamma. Nel cuore del paese poi c’è la cantina, circondata dalle colline inondate di vigne: 70 ettari di cui circa 11 dedicati alle uve a bacca bianca. Tutto il resto è Barbera, con qualche appezzamento
di vitigni internazionali come il Cabernet Sauvignon. Ma la parte migliore è all’interno dell’azienda: varcando la soglia del cancello si entra in un mondo fatto di storie, aneddoti, battute, arte… Sulle botti c’è una bellissima collezione di opere in terracotta dipinte a mano e tra i tini d’acciaio, dove avviene l’affinamento, fa bella mostra di sé un’esposizione di locandine spiritose che per ironia e simpatia ricordano molto quelle
Raffaella & Giuseppe Bologna family, Braida vineyard
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Braida, barriques
Raffaella Bologna
del Vernacoliere, giornale satirico di Livorno. Un mondo giocoso che porta l’impronta proprio di Giacomo Bologna, l’uomo che ha nobilitato la Barbera, trasformandola da uva semplice a vitigno importante e complesso grazie all’intuizione dell’affinamento in barrique di rovere francese. Giacomo, scomparso nel 1990, si è formato negli anni 70 viaggiando tra Usa e Francia. Bella e importante la sua amicizia con Luigi Veronelli oltre con i mastri bottai della famiglia Gamba. Ed è tuttora considerato l’uomo del rinascimento del vino piemontese. Un mondo che oggi Braida racconta attraverso le sue espressioni del 20
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vitigno: a Vinitaly 2018 l’azienda ha presentato la Barbera del Monferrato frizzante doc 2017 La Monella, la Barbera d’Asti Docg Montebruna 2015 e la Barbera d’Asti Docg Bricco dell’Uccellone 2015. Ciascuno di questi vini racconta moltissimo il territorio non solo nelle sfumature che riguardano i suoli e il clima, ma soprattutto svelando l’universo Braida e lo spirito astigiano e piemontese. Esempio lampante è proprio la Monella: ha più di 50 anni, ma è rimasta bambina, non ha perso il brio, anzi, negli anni è diventata ancora più leggera e simbolo di festosità. Il padre di Giacomo Bologna selezionava in cantina
la botte di Barbera più ribelle ed esuberante, “Mio nonno origliava e la sentiva sussurrare – racconta la produttrice – Per questo la chiamava così, e la riconosceva per il suo caratteristico ed incontenibile frizzare”. Ma la vera monella non è la Barbera, ma la stessa Raffaella. “Da piccola ero molto vivace, non stavo mai ferma, avevo un’effervescenza per così dire naturale e per questo mio padre mi dedicò il nostro vino conviviale per eccellenza. E devo dire che crescendo non sono poi così cambiata...”. La Monella macera sulle bucce per dieci giorni e poi affina per almeno quattro mesi in acciaio con presa di spuma in autoclave. Seguono due mesi in bottiglia. Montebruna invece è il nome di una bellissima collina rivestita di viti che Giacomo Bologna guardava da sempre con grande interesse. Comprarla era il suo pallino, ma non è stato facile. Un progetto poi realizzato dai figli: “Portare a termine il sogno di nostro padre, per me e per mio fratello Giuseppe è stata la cosa più naturale e più bella del mondo. Ne siamo tuttora molto orgogliosi”, dice commossa Raffaella. Montebruna fermenta in vasche d’acciaio per due settimane a temperatura controllata e poi affina un anno in grandi botti di rovere. È un vino importante: il sapore in bocca è profondo, pieno, armonico, con un finale lungo che mantiene la persistenza gustativa e termina con sentori di mandorla. E che dire del Bricco dell’Uccellone?
“Un giorno la nostra etichetta, attraverso il cardinale piemontese Angelo Sodano, finì sulle tavole del Vaticano. L’alto prelato chiamò mio padre e gli disse: “Giacomo, vino ottimo, ma che imbarazzo questo nome… Non potresti cambiarlo?”. E fu così che mio padre inventò Il Bricco della Bigotta...”, dice sorridendo Raffaella. E pensare che il Bricco dell’Uccellone altro non è che il soprannome di un’anziana dal naso importante, che viveva sulle colline astigiane, sempre vestita di nero, chiamata “l’uselun”, dunque nessun imbarazzo… Il vino, intenso ed equilibrato, affina 15 mesi in legno, facendo tre passaggi in altrettante diverse barrique. E un altro anno lo passa in bottiglia. Nella scorsa edizione di Vinitaly, l’azienda ha presentato anche il mitico Ai Suma, fatto non in tutte le annate, ma solo in quelle speciali, riserva di Barbera d’Asti Docg, il top della gamma. Un vino che parla della caparbietà monferrina e del valore dell’amicizia: ai suma vuol dire ci siamo. Braida, nella sua storia, che prende il via con nonno Giuseppe nel 1961, ha conosciuto un’ascesa importante, ma ha vissuto anche un momento difficile agli inizi degli anni 90, quando è stata devastata dall’alluvione. Tuttavia, ha intrapreso una nuova vita nel 1994 quando Anna, moglie di Giacomo e madre di Raffaella, ha costruito la cantina nuova, da cui si entra da una porta regale, di legno intarsiato, piccola piccola. “Mia madre scelse questo ingresso importante ma molto basso per invitare coloro che entravano in cantina a inchinarsi, simbolicamente, alla nobiltà della Barbera – spiega la produttrice – Un modo per riconoscere
Raffaella Bologna con il marito Norbert Reinisch e seduto il fratello Giuseppe
l’importanza del vitigno nel passato snobbato. Inoltre, dopo l’alluvione, abbiamo ricostruito la cantina con piani a salire invece che seminterrati, proprio memori del disastro naturale vissuto”. A proposito di donne, l’azienda Braida è decisamente al femminile, non solo perché a guidarla è Raffaella, ma anche per la prevalenza di gentil sesso in vigna. “Non facciamo battaglie femministe – dice la viticoltrice – ma da noi la parità è di casa e a lavorare la terra c’è una netta prevalenza di potatrici, donne bravissime orgoglio del nostro territorio”. Nella vasta gamma di produzione, non manca un vino per così dire
di avanguardia, a base di Merlot, Pinot Nero e Cabernet Sauvignon, che entrano nei vigneti e nelle cantine dei Braida con “Il Bacialè”, in dialetto piemontese, lo sponsale, colui che combina i matrimoni. Già perché amore è la parola d’ordine di tutto il mondo Braida: basti dire che il marito di Raffaella, il medico austriaco Norbert Reinisch, ha mollato tutto per lei e attualmente è il direttore commerciale dell’azienda. “Ancora oggi mi chiedo perché abbia sacrificato tutto per me… – dice Bologna – Una cosa però è certa: Vinitaly ci ha fatto incontrare e io, ancora adesso, vado a Verona tutti gli anni in ricordo di quel colpo di fulmine”. il Sommelier | n. 2 - 2018
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di Nicola Masiello
WINE & SIENA Castelfeder e Roeno presentano: i territori del Riesling. Due aziende Trentine che si presentano in maniera completamente diversa rispetto al Riesling. Degustazione guidata con la collaborazione tecnica di Masiello Nicola - Fisar Ambassador.
L’
Azienda Castelfeder è una realtà importante del Trentino Alto Adige, con una sua storicità e soprattutto conoscenza del territorio per la produzione dei vini più rappresentative della Regione, ma che in realtà non ha in loco una produzione significativa) di Riesling. La produzione del Riesling nasce da una scommessa fra Ivan Giovanett contitolare di Castelfeder ed il suo amico Tedesco Tobias Treis, titolare
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dell’azienda Mosel a Koblenza. I due amici amano definirsi “Transfrontalieri” proprio per definire la posizione geografica su cui operano per questa che loro stessi hanno chiamato la “sfida dell’impossibile che diventa il possibile”. Siamo nella valle del fiume Mosella a pochi chilometri dalla sua confluenza con il fiume Reno, un habitat importante proprio per questa combinazione unita alla particolare orografia del territorio;
valli di origini glaciale composte da ardesia rossa, scoscese, con pendenze importanti ed a volte impossibile per la coltivazione della vite, siamo anche nella parte destra della Mosella quella riconosciuta oggi come la sponda minore, la più povera, la più improduttiva, qualitativamente inferiore rispetto alla blasonata sinistra. L’ardesia rossa qui, più che in altri luoghi, gioca un ruolo fondamentale; con la sua struttura lamellare costringe da vite ad
abbarbicarsi per nutrirsi e per sopravvivere, la grande quantità di minerali di ferro e composti di carbonato di calcio apportano quella nota minerale molto spiccata che tipicizza e marca questo vino. È qui che Tobias scopre un vigneto con ceppi di Riesling, abbandonato da anni, ubicato ad oltre 800 mt di altezza con un migliaio di viti vecchie di centinaia di anni e che sono rimaste lì in attesa della rinascita. Si studiano le viti, le esposizioni, i venti ed i tempi di sole, importanti per la maturazione del frutto e per la vendemmia, che a causa di ciò avviene in tempi molto lunghi con numerosi passaggi; infine si decide di continuare la storia del Vigneto Sorentberg e di dare vita ad un nuovo vino senza cambiare nulla, neppure la vecchi cantina, applicando solo le nuove conoscenze in tema di fermentazione e controllo fermentativo. Passati alcuni anni di rodaggio dal 2011 tutto è diventata una realtà ed una sfida vinta!!!. Altra storia quella della Cantina Roeno la cui proprietà come ci dice racconta Giuseppe si estende su un territorio che comprende Veneto e Trentino, in quella Val d’Adige che rappresenta l’essenza del lavoro dell’uomo, della sua caparbietà nel voler produrre qualità in ambienti per certi versi quasi ostili, quella Val D’Adige dove le colline arrivano ai 500 mt di altitudine e non te ne rendi conto, dove la conformazione di valle glaciale assume tutta la sua imponenza con pareti ripide e impianti a terrazzamenti, dove la fatica è pane quotidiano. Giuseppe e la sua famiglia sono entusiasti di questa situazione e si adoperano quotidianamente nella
valorizzazione dei loro prodotti e della loro azienda. Tornando al territorio serve ricordare che oltre ad un aspetto prettamente politico riferito ai confini regionali, è importante capire la tessitura del terreno, siamo nella “Terra dei Forti”, una denominazione ma soprattutto una linea di confine tra Veneto e Trentino incastonata tra il monte Baldo, il lago di Garda e l’altopiano dei Monti Lessini, una valle di origine glaciale che presenta una variabilità di situazioni che vanno da terreni limosi a terreni ricchi di scheletro fino a terreni con grande presenza di ciottolo;in queste condizioni è possibile produrre molte tipologie di vino, quella che a noi interessa è la produzione di Riesling. Un vitigno internazionale che ama le situazioni estreme, allocato preferibilmente su terreni poveri, ricchi di minerale, con scarsa piovosità, come si usa dire: il vitigno che non ha mai sete nonostante abbia sempre bisogno di sole!! Ed un vino, che in base al “terroir” è capace di stupire oltre quelli che sono i marcatori tipici, aumentando il ventaglio aromatico sia in fragranza che in complessità. Un internazionale duttile, fruibile, di pronta beva in gioventù, che non disdegna l’invecchiamento, anzi lo metabolizza molto bene.
Le degustazioni di Nicola Masiello CANTINA ROENO Riesling Renano “PRAECIPUUS” 2010 Giallo, riflesso dorato scorrevole. Naso complesso fine, esalta la nota di frutta gialla e bianca in maturazione, sentori di gesso che legano piacevolmente con un floreale dolce di acacia in appassimento, la nota di idrocarburo comincia la sua evoluzione, si nota, ma serve ancora tempo .Caldo, di corpo, freschezza acida vestita, sapido con ritorni di frutta matura, buon equilibrio, sapido. Riesling Renano “PRAECIPUUS” 2011 Giallo paglierino carico, scorrevole e luminoso. Naso complesso, persistente, con richiami netti al frutto anche esotico di buona polpa, il floreale è netto di acacia, nota minerale integrata che richiama la grafite con leggero vegetale. Caldo, di corpo, fresco, quasi in armonia, lascia la bocca pulita con buona salinità. Riesling Renano “PRAECIPUUS” 2013 Giallo paglierino con riflesso brillante, scorrevole. Naso schietto e fine di buona complessità, richiama il frutto acerbo a pasta bianca dalla pera alla pesca,
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leggero cedrino legato ad un floreale bianco in evoluzione. Caldo, di corpo, fresco vivo, gioca molto sugli zuccheri residui che danno avvolgenza di bocca e persistenza di beva, sapido. Riesling Renano “PRAECIPUUS” 2014 Giallo paglierino con riflessi verdognoli, scorrevole. Naso pulito, intenso e netto nella combinazione fiore/frutto con biancospino e leggero vegetale su frutto acerbo a polpa bianca, mela verde, pera, melone. Caldo, di corpo, fresco vivo, lascia la bocca asciutta con ritorni di note agrumate piacevoli e lunghe, salinità marcata. Riesling Renano “PRAECIPUUS” 2015 Giallo paglierino verdognolo nei riflessi, scorrevole. Naso lineare nel frutto acerbo e fiore bianco, non molto intenso, schietto. Caldo, di corpo, mostra la gioventù, con equilibrio precario in una girandola di sensazioni acide/ sapide. Buone prospettive di invecchiamento. Riesling Renano “PRAECIPUUS” 2016 Giallo verdognolo, scorrevole. Naso fragrante di frutto acerbo con note agrumate e salvia. Il floreale è piacevole di biancospino, molto intenso. Caldo, ancora i troppo giovane per esprimere equilibrio e morbidezza per le note acide, 24
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il grado alcolico e la spiccata mineralità, buona pulizia di bocca, lungo. AZIENDA CASTELFEDER / MOSEL Riesling Rotschiefer 2014-Weingut Sorentberg-Mosel Giallo paglierino, con riflesso vivo, scorrevole. Naso importante, con sentori di frutta a polpa bianca in maturazione, evidenza di pera bianca, pesca a pasta gialla, vegetale di salvia appassita e leggero muschio, note minerali di grafite ed idrocarburo in evoluzione. Caldo, di corpo, leggermente sotto tono, quasi giovane, fresco, equilibrato, richiama il sapido e la freschezza di bocca. Riesling Rotschiefer 2015-Weingut Sorentberg-Mosel Giallo paglierino con riflesso verdognolo, scorrevole. Naso intense e fine, di media complessità, leggermente chiuso, gioca molto sulla fragranza legata alle note minerali primarie di grafite. Caldo di corpo, fresco vivo, sapido con richiami agrumati, asciutto. In evoluzione. Riesling Rotschiefer 2016-Weingut Sorentberg-Mosel Verdognolo, scorrevole e brillante. Naso che richiama la tipicità del vitigno, evidenza di note agrumate
su frutta bianca acerba, il fiore si sposta dal biancospino al gelsomino, note minerali di gesso. Caldo, fresco vivo, quasi acidulo, esprime piacevolezza di bocca per un buon residuo zuccherino, marcata sapidità. Riesling von 1000 Alten Reben 2013-Weingut Sorentberg-Mosel Giallo paglierino, brillante, scorrevole. Naso complesso con note vegetali di muschio e salvia, buona mineralità che richiama il gesso, note di burro grezzo segno che la catena degli zuccheri si sta evolvendo, la frutta è presente nella polpa bianca già matura. Caldo, di corpo, equilibrato, si sposta verso la morbidezza tipica del vino in maturazione, molto lungo, sapido. Riesling von 1000 Alten Reben 2014-Weingut Sorentberg-Mosel Vino molto particolare si presenta con un colore giallo paglierino, scorrevole. Naso intenso, molto evoluto nelle note di minerali e grafite, la frutta è in maturazione, richiami a fiori gialli di ginestra e note di zafferano. Caldo, di corpo, fresco vivo, con marcata sapidità, lascia la bocca pulita ed asciutta. Dà l’impressione di un vino che voglia maturare in fretta, già in evoluzione sull’idrocarburo e con note di dolcezza improntate all’equilibrio del vino. Riesling von 1000 Alten Reben 2015-Weingut Sorentberg-Mosel Giallo paglierino con riflessi verdolini, scorrevole. Naso molto interessante, con note di sambuco e acacia, la frutta è bianca con richiami cedrini ed agrumati, minerale. Caldo, fresco vivo, asciuga molto la bocca con la combinazione sapidità/acidità. Grande prospettive di evoluzione.
di Stefano Borelli
Abruzzo Colline Teramane
Le usanze locali sono onorate da 3000 anni di viticoltura, agli albori sotto l’influenza degli Etruschi e dei Piceni, e hanno permesso alle uve di radicarsi nel suolo e il suolo radicarsi in esse.
È
quando si supera il Gran Sasso, ci si lascia Teramo alle spalle e si guarda indietro che si capisce la forza di questa zona dell’Abruzzo. Qui l’Appennino con il Corno Grande e il Corno Piccolo raggiunge i suoi picchi più alti. Le cime innevate e selvagge guardano dall’alto con fierezza un territorio, aspro, difficile, dove l’uomo ha dovuto sconfiggere la roccia per scavare le sue chiese, i suoi conventi, le sue case. I borghi conservano intatti deliziosi vicoli medievali, scalette di pietra bianca, ringhiere di ferro battuto. A volte si incontra
un portico con pilastri, antiche scuderie, spalti di vecchie fortezze all’apparenza inespugnabili. Le usanze locali sono onorate da 3000 anni di viticoltura, agli albori sotto l’influenza degli Etruschi e dei Piceni, e hanno permesso alle uve di radicarsi nel suolo e il suolo radicarsi in esse. Più ci si avvicina al mare più il territorio diventa dolce, morbido, sfuma nelle colline teramane, dove il suolo respira, insieme all’aria della montagna, quello del vicino mare Adriatico. Siamo a pochi passi dalle Marche, dove su terreni per lo più calcarei e argillosi il
Montepulciano d’Abruzzo, vitigno autoctono, raggiunge il più alto grado di finezza e complessità tanto da meritarsi l’unica Docg della regione: il Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg. E dove con ottimi risultati brillano anche i vini bianchi realizzati con il Trebbiano d’Abruzzo e il Pecorino. Ma andiamo in ordine e venendo dal mare, da Giulianova, cominciamo il nostro viaggio a Controguerra, uno dei comuni delle Colline Teramane che, tra l’altro, dà vita alla Doc Controguerra. Ogni volta che si alza lo sguardo verso l’interno si vede il gran Sasso, che il Sommelier | n. 2 - 2018
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immutabile domina il paesaggio da millenni. Lentamente si sale, i terreni si fanno più dolci, 250 300 metri; gli spazi si aprono e si incontrano i primi filari con le aziende vinicole che si susseguono una dopo l’altra. Corrado De Angelis Corvi è titolare dell’omonima azienda, otto ettari di vigna esposti a sud-est e sud ovest, coltivati con certificazione biologica. È marchigiano d’origine e nel 2000 dopo aver lavorato come imprenditore edile ha iniziato con grande entusiasmo l’avventura del vino, comprando un terreno, impiantando nuovi vigneti e recuperandone uno vecchio di 50 anni coltivato a Trebbiano. “Il vino è nel dna della mia famiglia – racconta accanto alla sua cantina ricavata da un vecchio casale e circondata dalla sua tenuta – in queste zone lo facevano i miei nonni e per me è stato come tornare alle origini. Il mio sogno è sempre stato fare il mio vino e di coltivarlo con agricoltura biologica con lieviti indigeni, fertilizzanti e concimi naturali.” I risultati si sono visti subito: il suo Cerasuolo D’Abruzzo, realizzato con vendemmia mirata, anticipandola la raccolta 26
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di Montepulciano di 10 giorni e tenendo a contatto bucce e mosto per tre ore, ha vinto la medaglia d’oro a Vinitaly nel 2006. Altrettanto promettente il Cerasuolo D’Abruzzo Superiore 2016 ora in bottiglia, dai profumi eleganti di frutta fresca rosa. Il suo segreto De Angelis lo descrive con voce pacata, accanto alle sue barriques che dopo l’affinamento daranno vita ai suoi Montepulciano D’Abruzzo Docg Riserva. “Il vino – dice con uno sguardo entusiasta – dà modo di esprimere quelle che sono le proprie idee, il proprio carattere, sia la propria filosofia di vita, che di produttore. È importante fare le cose che ti appagano e danno più soddisfazione, così quando ho individuato questo terreno sono partito senza pensarci troppo e oggi, dopo tanti anni, l’amore è immutato. Anzi è cresciuto perché, facendolo, ho capito cosa c’è dietro il vino”. Da Controguerra andando verso l’interno, si arriva a Torano Nuovo, un borgo di poco più di mille abitanti piccolo per dimensioni, ma grande per i nomi dei winemakers che vi hanno dimora. I vigneti di Guido Strappelli
sono appena fuori dal paese in contrada Villa Torri e ci si arriva dopo una lunga serie di strade tortuose. Anche Strappelli ha certificazione biologica, usa solo lieviti indigeni, e come fonte energetica il fotovoltaico. Il suo sorriso, dietro un folto capello brizzolato e occhi azzurri è contagioso e ci racconta anche lui di aver ereditato l’amore per il vino dalla famiglia. “A quei tempi – spiega – da queste parti si faceva esclusivamente vino da taglio per il mercato piemontese e nessuno considerava i vitigni abruzzesi per la loro qualità”. “Il mio approccio – prosegue Strappelli che ha studiato alla scuola agraria e ha un linguaggio molto tecnico – è quello di preservare la biodiversità. Uso pochissimi prodotti chimici, e in vigna metto il favino, il cardo e la lupinella per riportare equilibrio nei terreni e tenere lontani gli insetti. Coltivo solo vitigni tradizionali, montepulciano, trebbiano e malvasia”. Nella cantina dove ha affinato il suo vino di punta il Montepulciano D’Abruzzo Colline Teramane Colle Trà 2013, un rosso dai tannini decisi, Strapelli lavora a
stretto contatto con il suo enologo Riccardo Brighigna e confessa di non aver mai perso la sua fiducia: “Sono innamorato di questo lavoro, amo la campagna, il fatto che ogni anno è un’esperienza che si rinnova. La natura, poi, non ti tradisce mai, anche quando sembra che tutto vada per il peggio trova il suo equilibrio”. Ci sono in bella vista, insieme ai molti premi ricevuti, anche dei pupitres dove Strapelli, realizza sempre da uvaggio Montepulciano, uno spumante metodo classico extra brut rosè ora in bottiglia nell’annata 2015. Non poteva mancare, in questa realtà a conduzione familiare, l’angolo per le degustazioni in un vecchio casale con un enorme camino in pietra dove d’inverno, in serate fredde e nevose, ci si unisce per stare insieme davanti ad un pasto caldo e un buon bicchiere di vino. Sempre a Torano Nuovo, tornando verso il paese, c’è l’azienda di un winemaker che è diventato una leggenda. Un ambasciatore dei vini dell’Abruzzo conosciuto, da decenni, in tutto il mondo dagli Stati Uniti, al Giappone: Emidio
Pepe. Un “giovanotto” di 86 anni che accoglie uno ad uno i sui visitatori, va su e giù per la scale della sua cantina senza mai avere il fiatone e ha ancora la mente piena di progetti. Pochi altri viticoltori italiani hanno la sua storia e la sua fama. È alla sua 80 esima vendemmia, ha avuto l’onore, unico viticoltore italiano, a presenziare per i suoi 50 anni di attività il rito della campanella di apertura delle contrattazione a Wall Street, la rivista Wine Spectator lo ha messo più volte nel novero dei “grandi winemakers”, Zachis di New York non manca ogni anno di mettere i suoi lotti all’asta. E ha un altro prestigioso record: è presente nella lista dei vini di tutti gli otto ristoranti a tre stelle Michelin di Manhattan. Una notorietà che però non gli ha dato alla testa e dopo quasi 55 anni di conduzione della sua azienda, la sua filosofia è rimasta immutata, come il suo modo autentico e originale di concepire la vigna. “Dopo un viaggio in Olanda ho deciso di dare un’impronta nuova all’azienda che aveva fondato mio
nonno e puntare alla qualità. Un azzardo per quegli anni, quando i vini abruzzesi erano quasi sconosciuti”. E così è nato l’Emidio Pepe che conosciamo oggi, un vino Montepulciano d’Abruzzo al 100 per cento, che nella sua versione del 1964 è stato venduto ad un’asta per 4000 dollari, ma che si realizza nello stesso modo di 50 anni fa. Diraspata a mano in tini di legno, l’uva ancora oggi viene pigiata con i piedi. Poi fatta fermentare in piccole vasche di cemento senza l’aggiunta di lieviti selezionati. Su questo metodo, controcorrente, Emidio Pepe ha le idee chiare: “il mio vino fermenta in cemento, perché nell’acciaio si deve fare una casa e perde le sue caratteristiche, come un giovane che si compra per la prima volta un’abitazione e rimane senza soldi, si impoverisce.” Altra peculiarità è la rinuncia al legno. “Il vino deve avere il suo tempo per affinare – spiega – le botti mettono fretta, mentre il vetro dà al vino il tempo di cui ha bisogno”. Per queste scelte i sui vini non hanno la docg, ma la doc. “Ma questo – spiega – è il
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mio modo di fare vino e di amarlo rispettando la natura, senza stravolgere le sue leggi”. Lo dice, mentre accompagna il visitatore con lo sguardo di un ragazzo nella sua cantina dove riposano in una sala, accatastate una sopra l’altra in piccole piramidi, circa 300 mila bottiglie di rosso, dal ‘64 ad oggi e in un’altra i bianchi, con i suoi famosi Trebbiano. Il Trebbiano che, confessa, è il suo vino preferito e di cui ogni giorno a pranzo beve mezzo bicchiere. “Un vino che ti lascia la bocca asciutta, fa digerire” dice portandosi il bicchiere al naso. Lo descrive senza usare troppo fronzoli e metafore tirate per i capelli. Si inserisce la nipote Chiara, alla quarta generazione di viticoltori. Lei si occupa delle vendite 28
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all’estero, oltre il 65 per cento in 40 paesi e frequenta i corsi dell’enogastronomo Sandro Sangiorgi. “Sa di crosta di pane”, aggiunge con un gergo da addetta lavori, degustando una bottiglia del 2104 appena stappata. Emidio Pepe, sorride e guarda verso le sue vigne che ogni giorno va a visitare a piedi in lunghe passeggiate e poi col trattore. Le guarda con rispetto e amore pensando ai suoi progetti futuri: allargare le cantine, costruire altre stanze nel suo bio-agriturismo con ristoro di campagna e chissà, tornare a suonare la campanella di apertura di Wall Street per festeggiare i suoi 60 anni di azienda.
di Stefano Borelli
Sotheby’s di Hong Kong È inattesa la star assoluta delle prime aste di vini e distillati del 2018: un whisky. Ma non un Macallan o un Glenfiddich. Si tratta di un distillato giapponese, esattamente un Yamazaki Single Malt invecchiato 50 anni, partito da un prezzo base di 150 mila dollari e, contesissimo dai compratori, venduto per circa 300 mila dollari (289.879).
I
l risultato è arrivato dall’asta Sotheby’s di Hong Kong del 27 gennaio, ma non ha colto di sorpresa tutti. Da anni i prodotti giapponesi, che rispettano alla lettera i metodi e i disciplinari di quelli scozzesi, fanno incetta di premi e rischiano di far vacillare il mito del whisky del paese anglosassone, prodotto che gli fa guadagnare con l’export oltre 5,5 miliardi di euro. Certo siamo ancora lontani da 460 mila dollari pagati qualche anno fa in un’asta di beneficenza, per un Macallan conservato in un decanter di cristallo firmato Lalique e creato da tre botti separate risalenti al 1942, 1945, 1946, ma non di troppo. E la distilleria, che sorge dal 1923 nella periferia di Kyoto e che ha botti di varia grandezza e varietà di legni di quercia, inclusa la Mizunara (quercia giapponese) che cresce nella grande foresta di Hokkaido, è ora guardata con gran rispetto dagli addetti lavori delle case d’aste. Secondo Paul Wong, responsabile della Sotheby’s Wine Asia,“il risultato è un nuovo record mondiale per una Yamazaki invecchiato 50 anni ed è il più alto prezzo raggiunto per una bottiglia d’acquavite giapponese a dimostrazione che il mercato asiatico e i suoi prodotti sono in grande crescita e sempre più richiesti dagli investitori”. L’asta di Hong Kong ha visto coprotagonista anche la Francia con i suoi vini più famosi. Subito dietro il Sommelier | n. 2 - 2018
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il Yamazaky si è posizionato, infatti, un Richebourg del 1976, anch’esso battuto ad una cifra di tutto rispetto, 188 mila dollari. Terza, quarta e quinta posizione per alcuni lotti di Romanée Conti, onnipresenti in tutte la aste e sempre nelle top ten: tre bottiglie di Romanée Conti 1996 Domaine de la Romanée-Conti sono state battute a 75 mila dollari; stessa cifra per sei magnum Domaine de la Romanée-Conti Assortimento 2003 e tre bottiglie di Romanée Conti 2010 Domaine de la Romanée-Conti, 70 mila dollari. Al sesto posto un Macallan 30
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Millennium Decanter invecchiato 50 anni del 1949, venduto per 63 mila dollari e al settimo un altro distillato del Giappone, un Karuizawa Single Malt Whisky invecchiato 50 anni del 1965, venduto per 55 mila dollari. Questa piccola distilleria, ormai diventata di culto, ha iniziato ad operare nel 1955 usando sherry cask spagnoli nel distretto di Nagano, in quella zona ribattezzata “Alpi giapponesi” ed ha chiuso i battenti nel 2000. Le bottiglie, rimaste sul mercato, sono quindi poche e molto costose. Tornando in Europa, il 24 gennaio
Sotheby’s ha aperto le aste di Londra con la vendita di una cantina proveniente da una grotta segreta in Nord Europa appartenuta ad un singolo collezionista. L’asta ha totalizzato 1 milione 300 dollari contro una stima iniziale di un milione. Star della giornata nove bottiglie di Le pin del 1989 vendute a 30 mila dollari e 12 bottiglie di Petrus del 1989 a 28 mila dollari. Subito dopo tra i lotti più importanti tre magnum di Chateau Lafite del 2000 vendute a 13 mila dollari, poi alcuni vini di St. Emilion - Chateau Cheval Blanc, Chateau Ausone, Chateau Figeac, Chateau Angelus e tra gli italiani alcune bottiglie di Gaja. Oltreoceano è stata l’asta Sotheby’s di New York del 27 febbraio ad aprire l’anno con risultati importanti per i vini di Bordeaux, della Borgogna, di Napa Valley in California, ma anche alcuni Vega Unico Sicilia 1942, fiore all’occhiello della produzione enologica iberica, con uve 100 % tempranillo. I compratori in sala, on line e al telefono sono stati 115, per un totale di quasi 2 milioni di dollari di incasso. Tra i lotti che più hanno attirato l’attenzione degli offerenti per la rarità e la condizione delle bottiglie, una verticale di Petrus dal 1964 al 1999, venduta per un 113 mila dollari, mentre 7 lotti di Vega Sicilia “Unico” dal 1942 al 1994 hanno raggiunto la cifra 17mila e 500 dollari. Nove bottiglie di Margaux del 1982 sono state vendute per 14.760 dollari e 5 bottiglie di Echézeaux Domaine du Comte Liger-Belair 2010, partite da una base d’asta di 2600 dollari, dopo numerosi rialzi, per 9.840. Il primato assoluto, spetta però, manco a dirlo alla “blue chip” Romanée Conti: 12 bottiglie de la
Tache Domaine Romanée Conti del 1995 sono state battute per 51 mila dollari. L’asta è stata, inoltre, caratterizzata dal lotto chiamato “Leggende della cantina di un vecchi enofilo”, che comprendeva una selezione acquistata da un collezionista della West Coast American. Un mix di vini della California, che ha registrato un tasso di vendita del 100% e ha venduto per 416mila 663 dollari. A chiudere la giornata il capitolo dei distillati con una bottiglia di Whisky nero scozzese Bowmore Rare Single Malt 42 anni 1964, venduta a 9 mila 225 dollari. In attesa dei risultati delle aste italiane di vale la pena dare un sguardo cosa è successo tra le aste on line. Tra quelle più note vanno menzionate Wine Bid, Wine Gavel, Zachis, Spectrum e la Munich Wine Company. I vini sono spesso gli stessi che si trovano nelle case d’aste internazionali: Bordeaux, vini della Borgogna, SuperTuscan e molti prodotti della California. Ma il vantaggio delle aste su web è che possono durare anche una settimana e si ha più tempo per pensare ad un rialzo, prima di fare una mossa avventata di cui ci si possa pentire. C’è poi da dire, che
spesso alcuni lotti partono da basi molto basse (20 o 30 euro) e anche chi non dispone di grandi budget e ha un po’ di fortuna può fare qualche affare, a differenza della aste più blasonate appannaggio del gotha della finanza e di pochi fortunati milionari. L’asta on line di Zachis del 2 marzo a San Francisco, tanto per citarne una, ha fatto il tutto esaurito con oltre 468 bottiglie di Domaine de La Romanée Conti dal 1929 al 2012 vendute. Piazzate ad anonimi compratori anche lotti di altre leggende della Borgogna: Domain Armand Rosseau, Domaine Bachelet, Leroy, Rouget e Ponsot. Una chicca è stata un super lotto di jeroboam e magnum di Chambertin dal Domaine Dujac, per la prima volta in vendita in questo formato. Wine Bid ha aste ogni settimana e vende in media in ogni edizione 5000 vini rossi, 600 vini bianchi, 400 da dessert, e 200 spumanti, provenienti da tutto il mondo. Nell’asta della prima settimana di marzo c’erano sul mercato 788 bottiglie italiane. Tra questi gli arcinoti e piuttosto costosi Barbaresco Gaja, Barolo Giacomo Conterno, Tenuta san Guido Sassicaia, ma anche tante proposte interessanti e alla portata di tutti. Tra gli altri: uno spumante La Cave du Vin Blanc de Morgex de La Salle Avalanche del 2010, a base d’asta 30 euro. Per l’Alto Adige un Josep Brigl Cabernet Sauvignon a 21 euro. Tra i lombardi un 2008 Fondazione Fojanini La Castellina, Valtellina Superiore Sassella a 25 euro e per il Friuli un ricercatissimo Radikon Oslavje del 2004, simbolo italiano del vino naturale, per 44 euro. Per comprare on line bisogna però avere alcuni accorgimenti. Intanto preferire i siti che hanno degli
ottimi ingrandimenti delle foto delle bottiglie, così da poter scorgere eventuali difetti nelle etichette e nei tappi. Bisogna anche calcolare che l’offerta non include gli extra: dal 15 al 25 per cento come provvigione alla casa d’aste, più le spese per la spedizione e l’assicurazione per il trasporto. Un’altra incognita delle aste online è la conservazione delle bottiglie che potrebbe influire sulla qualità del prodotto. Se è quindi vero che si possono acquistare vini praticamente impossibili da trovare e fuori dal mercato da anni si rischia, a volte, di comprare prodotti conservati a casa di qualcuno al caldo, o se viene da una cantina di un collezionista con caratteristiche veramente impeccabili, che costi molto. Prima dell’acquisto, se ci si è rivolti ad una casa d’asta fidata, è bene chiedere al venditore (online o al telefono) di ispezionare la bottiglia descrivendone il livello di riempimento e il colore. Un calo di un paio di centimetri potrebbe essere un pericoloso segnale di evaporazione, mentre un vino bianco troppo scuro o un rosso quasi marrone potrebbe essersi ossidato. il Sommelier | n. 2 - 2018
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ProWein 2018: internazionalità e qualità
Un visitatore su due è giunto a Düsseldorf dall’estero. Oltre il 70 percento apparteneva al top e medio management.
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al 18 al 20 marzo tutto il settore internazionale dei vini e delle bevande alcoliche si è incontrato alla fiera leader ProWein di Düsseldorf. 6.870 espositori da 64 paesi (2017: 6.500 espositori da 60 nazioni) hanno presentato una panoramica unica al mondo sull’offerta di vini e di bevande alcoliche. Circa 60.000 visitatori specializzati (2017: 58.500) hanno utilizzato questa piattaforma, per ottenere
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informazioni e effettuare i loro ordini. Pertanto, con questi risultati, la ProWein stabilisce nuovi record. “Colui che ha fatto del vino e delle bevande alcoliche l’oggetto della propria professione, non può astenersi dal visitare la ProWein di Düsseldorf”, riassume così il fenomeno della ProWein, il direttore della fiera Hans Werner Reinhard. La ProWein convince soprattutto per la sua elevata internazionalità
e qualità. Un visitatore su due è giunto a Düsseldorf dall’estero – da complessivamente 133 paesi. Oltre il 70 percento dei visitatori apparteneva al top e medio management. Per tutti loro la ProWein è stata una meta assolutamente indispensabile. Circa l’85 percento ha visto nella fiera soprattutto una piattaforma per effettuare ordini, il 90 percento ha apprezzato la fitta rete di contatti e per il 95
percento la ProWein è stata una fonte importante di informazione. Quest’anno, la maggior parte dei visitatori si è particolarmente interessata alle nuove annate tedesche, francesi e italiane. Il punteggio massimo è stato raggiunto nella valutazione complessiva: un visitatore su due ha dichiarato di aver trovato nuovi fornitori in fiera. Due terzi di essi è ritornato a casa portando con sé utili informazioni sulle tendenze e sulle novità. Il 95 percento ha dichiarato di aver raggiunto pienamente lo scopo della sua visita in fiera. Offerta unica in tutto il mondo Quest’anno alla ProWein si sono presentati in totale 6.870 espositori provenienti da 64 nazioni. I visitatori del settore, hanno avuto così l’opportunità di esaminare in tre giorni, l’offerta completa e mondiale di vini e di bevande alcoliche. Sono stati rappresentati i principali paesi di coltivazione come l’Italia (1.700 espositori), la Francia (1.550 espositori), la Germania (990 espositori) così come i produttori d’oltreoceano (700 espositori), soprattutto dagli Stati Uniti, dal Sudafrica, dall’Argentina, dal Cile, dall’Australia e dalla Nuova Zelanda. Una particolare attenzione è stata rivolta quest’anno al paese Germania. Tra le altre cose è stata pubblicata in fiera, l’edizione speciale “Wine made in Germany”, in cui sono
state evidenziate tutte le 13 regioni vinicole tedesche e gli espositori tedeschi, inclusi i loro programmi di degustazione. A questo proposito Monika Reule, Managing Director dell’Istituto Vinicolo Tedesco - Deutsches Weininstitut (DWI), dichiara: “I visitatori specializzati provenienti dalla Germania e dall’estero hanno mostrato alla ProWein di quest’anno, un grande interesse per i vini delle regioni vinicole tedesche. Sono stati ben accolti specialmente i vini bianchi piuttosto leggeri e sopraffini dell’annata 2017, in quanto corrispondenti anche all’attuale tendenza del gusto dei consumatori. Pertanto, dopo la chiusura della fiera, gli espositori tedeschi hanno tratto una conclusione generale positiva. In particolare, è stato nuovamente apprezzato l’alto grado di professionalità dei visitatori in fiera. Molte nuove scoperte sono state fatte anche nel campo delle bevande alcoliche. Circa 400 espositori provenienti da 30 nazioni hanno presentato qui le loro specialità come i nobili brandy, whiskey, cognac, malto singolo, grappa o l’acquavite esotica Cachaça. Nuova presentazione delle bevande artigianali Il tema delle bevande artigianali della ProWein, ha vissuto sotto il motto “same but different”, una presentazione completamente
nuova. Soprattutto nella gastronomia le bevande artigianali sono di tendenza, cosi che la ProWein è stata una piattaforma ideale. In un’atmosfera alla moda, 76 espositori provenienti da 15 paesi hanno presentato nel proprio padiglione 7.0, birre scelte con cura, bevande alcoliche originali e sidri. “La nostra offerta è stata ottimamente accettata. Questo dimostra che siamo entrati nel vivo del settore ed abbiamo centrato e presentato in modo esatto il nostro tema. Siamo sulla strada giusta e siamo lieti di ampliare ulteriormente in futuro il nostro concetto”, dichiara Marius Berlemann, Global Head Wine & Spirits e Direttore della ProWein. Biologico Di vasta portata e molto seguita è stata anche l’offerta del settore biologico. Qui i visitatori specializzati hanno potuto incontrare le associazioni di agricoltura biologica della Germania, Italia e Francia così come numerosi singoli espositori provenienti da tutto il mondo – complessivamente circa 300 produttori. Ulteriori informazioni sono stati fornite dalla manifestazione speciale Organic World. Le principali associazioni tedesche di agricoltura biologica Bioland, Demeter e Ecovin hanno offerto con la loro Organic Lounge, un’ulteriore fonte di informazioni che includeva anche un adeguato concetto di gastronomia. il Sommelier | n. 2 - 2018
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Trasferimento di conoscenze incluso La ProWein non è solamente la piattaforma di ordinazioni del settore. Anche il tema dell’informazione ha occupato un posto rilevante ed è stato molto richiesto: circa 500 eventi informativi e numerose degustazioni moderate si sono svolte direttamente presso gli stand degli espositori ed anche nel Forum della ProWein dei padiglioni 10 e 13. Un percorso effettuato attraverso i diversi eventi tematici e le degustazioni moderate dei singoli espositori, ha fatto vedere, quale livello approfondito di knowhow è stato trasmesso in fiera. I punti forti degli eventi sono stati i temi champagne, bevande alcoliche, bevande artigianali, settore biologico e biodinamico, maturazione e potenziale, combinazioni di cibi e vino cosi come temi di marketing e di logistica per il commercio. Circa 70
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eventi hanno avuto luogo sul tema “Wine made in Germany”. ProWein come piattaforma di tendenza Quali temi svolgeranno nel futuro un ruolo importante? La ProWein di quest’anno ha affrontato anche questa domanda. L’offerta ha mostrato soprattutto che vanno di moda i vini leggeri, semplici, caratteristici del proprio territorio. Così come i vini delle regioni climatiche in cui 20 anni fa, una viticoltura di qualità era ancora impossibile, come per esempio, la Danimarca, la Polonia ed il Regno Unito. Tra le altre cose, queste ed altre tendenze hanno definito anche i nuovi Trendscouts della fiera, presentati nel Forum della ProWein. ProWein goes city: tutta Düsseldorf presa dalla febbre della ProWein Mentre i professionisti del settore si intrattengono tra loro nei padiglioni della fiera, anche la
città di Düsseldorf si arrende alla febbre della ProWein. Alla fine della fiera, numerosi viticoltori hanno presentato i loro vini pregiati in locali alla moda. Sotto il motto “ProWein goes city“ hanno avuto luogo 110 eventi in ristoranti, alberghi o nel commercio specializzato, dove tutto ruotava intorno ai vini e alle bevande alcoliche. La gamma delle manifestazioni è stata varia ed è passata da una serata enologica slovena ad una lettura sul vino e sulla gastronomia, fino ad arrivare al party in cucina con i migliori enologi. Così continua Subito dopo la ProWein di Düsseldorf, si terrà a Singapore dal 24 al 27 aprile 2018 la ProWine Asia 2018. Seguirà a Shanghai, dal 13 al 15 novembre la ProWine China 2018. La prossima ProWein Düsseldorf si terrà dal 17 al 19 marzo 2019.
a cura di Roberto Rabachino - Fonte OIV
OIV: bilancio della vendemmia e la
situazione del mercato enoico e degli scambi internazionali nel 2017 Nel 2017, il commercio mondiale di vino è aumentato in termini di volume (+3,4%, 108 Mio hl), e ha continuato a crescere in termini di valore, attestandosi a 30 miliardi di euro (+4,8% rispetto al 2016).
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l direttore generale dell’OIV, Jean-Marie Aurand (nella fotografia), ha presentato presso la sede dell›Organizzazione a Parigi il resoconto sul potenziale produttivo viticolo, il bilancio del raccolto e la situazione del mercato e degli scambi internazionali nel 2017.
243 Mio hl di vino. Un consumo quasi stabilizzato dopo la crisi economica del 2008, che segna una tendenza positiva da 3 anni. • saldo molto positivo per il commercio mondiale di vino sia per volume (108 Mio hl, +3,4%
rispetto al 2016) sia per valore (30 Mrd EUR, +4,8% rispetto al 2016). • nel 2017 si riduce il ritmo di crescita del vigneto cinese (+6 mha), mentre diminuisce la dimensione dei vigneti turco (-20
I numeri • con 7,6 Mio ha (milioni di ettolitri) nel 2017, la dimensione del vigneto mondiale sembra stabilizzarsi. • nel 2017 sono stati prodotti 250 Mio hl di vino, una produzione storicamente bassa, in calo dell’8,6% rispetto all’anno precedente, le cui cause sono da ricercarsi in particolare nelle condizioni climatiche sfavorevoli nell’UE (-14,6% rispetto al 2016). • nel 2017 sono stati consumati il Sommelier | n. 2 - 2018
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mha) e spagnolo (-8 mha). In Europa, il solo vigneto in crescita è quello italiano (+5 mha). • la Spagna rimane saldamente in testa per quanto riguarda le superfici coltivate, con circa 1 Mio ha di vigneti, davanti alla Cina (0,87 Mio ha) e alla Francia (0,79 Mio ha). Produzione mondiale di vino storicamente bassa La produzione mondiale di vino (esclusi succhi e mosti) nel 2017 cade a 250 milioni di ettolitri (Mio hl), segnando un calo del 8,6% rispetto al 2016. L’Italia (42,5 Mio hl) si conferma primo produttore mondiale, seguita dalla Francia (36,7 Mio hl) e dalla Spagna (32,1 Mio hl).
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Il livello di produzione rimane alto negli Stati Uniti d’America (23,3 Mio hl) e in Australia (13,7 Mio hl). In America del Sud, dopo una vendemmia 2016 fortemente segnata dall’influenza de El Niño, le produzioni vinicole si sono evolute in modi differenti. Mentre in Argentina (11,8 Mio hl) e in Brasile (3,4 Mio hl) si è registrata una crescita rispetto al 2016, tornando a livelli di produzione medi, la produzione cilena è in calo per il secondo anno consecutivo, attestandosi a 9,5 Mio hl. Il livello di produzione del Sud Africa si stabilizza a 10,8 Mio hl, ossia in crescita del 2,6% rispetto al 2016.
precedente. Dopo la flessione dovuta alla crisi economica del 2008/2009, il consumo mondiale di vino ritrova un’evoluzione positiva. Questa tendenza alla crescita si osserva dal 2014. Con 32,6 Mio hl di vino consumati nel 2017, gli USA confermano la posizione di primo consumatore mondiale, detenuta dal 2011, seguiti da Francia (27 Mio hl), Italia (22,6 Mio hl), Germania (20,2 Mio hl) e Cina (17,9 Mio hl). Il calo del consumo nei paesi storicamente consumatori (Francia, Italia e Spagna) sembra essersi stabilizzato, mentre il consumo negli Stati Uniti d’America, in Cina e in Australia continua a crescere.
Il consumo mondiale di vino è stabile a 243 milioni di ettolitri Il consumo di vino del 2017 è stimato in 243 Mio hl, in leggera crescita rispetto all’anno
Commercio internazionale: aumento del volume e del valore Nel 2017, il commercio mondiale di vino è aumentato in termini di
volume (+3,4%, 108 Mio hl), e ha continuato a crescere in termini di valore, attestandosi a 30 miliardi di euro (+4,8% rispetto al 2016). L’entità di questi scambi è stata sospinta in particolare dalla crescita delle esportazioni dei vini spumanti (+11,2% in volume e +8,9% in valore rispetto al 2016). Queste cifre confermano la crescente internazionalizzazione del mercato del vino. Prime stime dei raccolti 2018 nell’emisfero australe Il livello di produzione nell’emisfero sud rimane stabile nel 2017 (52,7 Mio hl2). Questa apparente stabilità è il risultato di evoluzioni diverse: sebbene le previsioni per Argentina, Cile, Nuova Zelanda e Uruguay siano positive, la produzione di vino 2018 in Sud Africa (fortemente influenzata dalla siccità), in Australia e in Brasile sarà inferiore rispetto al 2017. il Sommelier | n. 2 - 2018
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a cura di Roberto Rabachino (fonte dati Vinitaly/Nomisma-Wine)
Il futuro dei mercati, i mercati del futuro.
Più Est e meno Europa, la migrazione dei consumi nei prossimi 5 anni L’Italia cavalca e trascina l’onda dei consumi di sparkling nel mondo: +240% in 10 anni, contro media mondiale a +50%, leader in 16 mercati mondiali, contro 29 della Francia. Nel Sud del mondo (più Cina) però ha un peso ancora marginale, con quote di mercato sotto il 10%.
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alla bottiglia al centro della tavola a bene voluttuario, da abitudine a strumento di costume, da bevanda storica del Vecchio Continente a simbolo globale del lifestyle, che crescerà ulteriormente ma in gran parte fuori da dove è nato. Il vino nel mondo è cambiato e lo farà ancora di più nel prossimo quinquennio. Una second life del principale asset del nostro export agroalimentare (quasi 6 miliardi di euro il valore esportato nel 2017) che i produttori dovranno coltivare sì in vigna ma anche sui mercati, nel marketing, nelle praterie digitali. È lo scenario articolato dall’Outlook “Il futuro dei mercati, i mercati del futuro” di VinitalyNomisma Wine Monitor. E in questo contesto anche il peso dei Paesi buyer cambierà inesorabilmente, con la geografia dei consumi concentrata sempre 40
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più oltre i confini europei. Con Cina e Russia, seguite dagli Stati Uniti, che da Est sono pronte far lievitare gli ordini (anche italiani), complice l’escalation del Pil pro-capite che nel Paese del Dragone è atteso in crescita addirittura del 10,6 per
cento. Lo studio è partito dagli ultimi 10 anni per prevedere come si evolveranno i consumi nei prossimi 5 e per capire soprattutto chi ‘darà le carte’ tra i Paesi produttori in un mercato
monstre, che per le sole cantine vale circa 31 miliardi di euro l’anno di export. Il quadro che ne è emerso è in parte confortante e allo stesso tempo allarmante per l’Italia. Da un lato infatti c’è la locomotiva-vino del Belpaese che si è fatta sempre più strada negli ultimi 10 anni, con una crescita tendenziale in valore (+69%) doppia rispetto a quella francese e con 16 Paesi dove il tricolore è market leader (ma la Francia ne ha 29); dall’altra invece c’è una lontananza siderale dai mercati del futuro, quel Sud del mondo (più la Cina) in cui il nostro share di vendite non raggiunge mai – o quasi – la doppia cifra. “Motivi strutturali, geopolitici, ma anche di marketing e commerciali – ha spiega il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese –, siamo ancora troppo poco organizzati e decisivi nel posizionamento di un prodotto il cui vero discriminante sarà sempre più quello del prezzo e non del volume, che non è certo illimitato. Oggi per sopperire al nanismo delle nostre imprese e per penetrare nei mercati più lontani da noi sul piano delle affinità culturali serve un brand ombrello e una
struttura qualificata in grado di accompagnare nel mondo non le singole aziende ma tutto il made in Italy enologico con modalità aggregative”. Per il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani: “Dobbiamo essere in grado di cavalcare alcune tendenze che ci favoriscono, come quella sparkling dei consumi mondiali, che è stata l’arma vincente degli ultimi anni, con una crescita nel decennio del 240% a fronte di una media mondiale sul segmento ferma a +50%. Con
Vinitaly lavoreremo sempre di più fuori dai confini nazionali, anche in stretta collaborazione con ICEAgenzia, perché siamo e restiamo convinti che solo attraverso un progetto di promozione di sistema oggi sia possibile per il vino italiano crescere in valore”. Il futuro dell’ecosistema-vino italiano e le previsioni di export al 2022 vedono stazionari la Germania e il Regno Unito, dove incidono negativamente età media e Brexit; in leggera crescita il Giappone, grazie all’imminente accordo di libero
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scambio; in ulteriore incremento nell’ordine Cina, Russia e Stati Uniti, veri player della crescita dei consumi grazie a fattori congiunturali considerati decisivi: aumento dell’upper class (fino al 25% della popolazione in Russia), tasso di urbanizzazione (arriverà al 63% in Cina) e Pil pro-capite in forte aumento. L’ecosistemavino dei prossimi 5 anni, indagato dallo studio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, restituisce un quadro positivo dei trend delle vendite a valore, anche se con meno impennate rispetto al recente passato in 6 mercati top del mondo (64% dell’intero valore dell’export italiano). Per il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini “Accanto alla «premiumization» si prevede l’accentuarsi di tendenze di fondo legate ai consumi di vino, come la forte crescita dei consumi di sparkling e sempre più legati a modalità di consumi in linea con i cambiamenti sociodemografici, che confermano l’aumento del consumo di vino conviviale da parte di giovani. Un’altra variabile – ha concluso Pantini – è data dagli accordi di libero scambio, che sin qui stanno avvantaggiando notevolmente Australia e Cile, specie in Cina, Giappone e Sud America”. Per l’Italia, che presenta variazioni complessivamente in linea con la domanda generale di vino, il forecast a 5 anni presenta una media di crescita in valore dello 0,5% annuo in Germania e dell’1% nel Regno Unito (valori leggermente inferiori al mercato). Va meglio in Giappone, dove il trend delle vendite dovrebbe 42
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crescere nell’ordine del 2% l’anno e ancora di più nel principale mercato per il vino italiano, gli Usa, con variazioni previste attorno al 4,5% annuo e un incremento medio ipotizzato da qui al 2022 del 22,5%. Infine i 2 mercati top a maggior tasso di crescita, con la Russia che dopo la crisi del Rublo ha ripreso a volare (+27,5%) e la Cina, su cui si ipotizza un incremento nell’ordine del 38,5%.
L’analisi previsionale (forecast) di Nomisma Wine Monitor su consumi ed import di vino nel prossimo quinquennio è stata realizzata attraverso l’implementazione di un modello complesso che comprende dati e informazioni qualitative (consumer insight e stakeholder consultation) e quantitative (variabili economiche e socio-demografiche) derivanti da fonti statistiche (pubbliche e private) e literature review.
testo e foto di Jimmy Pessina
Le Frecce Tricolori: uniche come la Regione che le ospita È il palcoscenico più grande del mondo: il cielo: Duemila metri d’altezza per un’estensione di 9 chilometri.
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l Friuli è un piccolo compendio dell’universo: alpestre, piano e
lagunoso, in sessanta miglia da tramontana a mezzodì”. Così un grande scrittore definiva il FriuliVenezia Giulia, e mai descrizione fu più calzante. In questa regione troverete una tale varietà di paesaggi, che vi meraviglierà scoprire quanto siano vicini l’uno con l’altro. In poco tempo potrete spaziare dallo spettacolo degli scenari alpini ai meravigliosi
panorami sul mare, passando per graziosi borghi medievali, dove il tempo sembra essersi fermato. Il raffinato fascino di Trieste vi porterà a scoprire i suoi castelli da fiaba e i caffè storici del centro. Lasciatevi emozionare dalla natura selvatica del Carso, un territorio aspro e incontaminato, ideale per chi ama le escursioni e gli sport estremi. I profumi dei vini del Collio vi porteranno a scoprire le atmosfere mitteleuropee di Gorizia. Attraversate le incantevoli Valli
del Natisone e scoprite i tesori di storia ed arte custoditi da Cividale del Friuli, antico capoluogo del regno Longobardo. La signorile Udine, con la sua buona tavola, sarà il punto di partenza ideale per scoprire piccole gemme come Venzone, San Daniele e Palmanova, la città-fortezza. Giù verso l’Adriatico, Aquileia conduce alle rive della Laguna di Grado e Marano, con le sue vivaci attività turistiche e le gustose
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proposte della cucina di mare. Dalle brillanti spiagge di Lignano Sabbiadoro potrete risalire verso l’elegante Pordenone e poi su, lungo gli itinerari naturalistici dei Magredi, fino alle catene montuose settentrionali. Passeggiate d’estate e giochi sulla neve d’inverno: dalle Dolomiti Friulane, ai monti della Carnia e alle Alpi Giulie, verso i tesori
di confine, come Tarvisio. Un piccolo compendio dell’universo, una terra d’infinita bellezza. Tra le attrattive della Regione Friuli Venezia Giulia e la sede in provincia di Udine, della Pattuglia Acrobatica Nazionale le: Frecce Tricolori della nostra Aviazione Militare. Teatro della Pattuglia Acrobatica Nazionale è l’aeroporto militare di Rivolto. Il palcoscenico, certamente il più grande del mondo, è nel cielo: duemila metri
d’altezza per un’estensione di 9 chilometri. Le dimensioni non sono casuali ma rispondono a precise esigenze per consentire a centinaia di migliaia di spettatori di cogliere tutti i particolari della formazione, scomposizione e ricomposizione dei velivoli impegnati nella creazione di fantastici arabeschi e manovre millimetriche. Gli attori, protagonisti e solisti del cielo, sono 10 piloti, che rappresentano il top dell’arte del volo. Il complesso è quello delle “Frecce Tricolori”, universalmente conosciuto e apprezzato, che da oltre 50 anni fa stare con il naso all’insù il pubblico di tutto il mondo, è stata affettuosamente adottata dai friulani, gente schietta e generosa, tanto da essere considerata parte integrante della realtà regionale condividendo, con orgoglio, successi e fama.
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di Gladys Torres Urday – gladys@torresurday.com
Rosso Bologna, percorsi tra i vini di collina Elisa Azzimondi, Raffaella Melotti - Edizioni Minerva
Il volume nasce dalla collaborazione tra l’associazione FISAR Bologna e Il Consorzio Colli bolognesi per far conoscere cantine e vini: il lettore seguirà veri e propri percorsi enologici, partendo dal cuore cittadino e percorrendo itinerari che attraversano le quattro grandi vallate bolognesi. Riscoprirà così i principali produttori, intervistati per l’occasione sulle caratteristiche dei propri vini. Non solo. Al lettore infine sarà consigliato da diversi chef l’abbinamento giusto in cucina.
A tavola con le spezie Slow Food Editore
Le spezie non sono altro che sostanze ricavate da piante aromatiche, a cui oltretutto si lega buona parte della storia gastronomica ed economica dell’Italia: fu per approvvigionarsene in modo diretto che Colombo salpò per “le Indie”, trovando l’America. Di esse si utilizzano parti diverse: il frutto o il seme (pepe, noce moscata), la corteccia (cannella), le gemme floreali (chiodi di garofano), il fiore (zafferano), la radice (curcuma), la bacca (peperoncino). Le cucine regionali continuano a utilizzarle diffusamente, mentre le cucine etniche sono sempre più apprezzate dagli italiani. Tra tutte spiccano il pepe, il peperoncino e lo zafferano che, oltre che nel risotto alla milanese, entra in molti piatti siciliani, per esempio nella pasta con le sarde. Civé e salmì, di derivazione francese, prevedono come aromatizzanti chiodi di garofano, ginepro e cannella. Per finire i dolci speziati, su tutti panforte, pan pepato, mostaccioli. Questo libro contiene tante ricette della tradizione italiana in cui le spezie giocano un ruolo fondamentale.
Giulio Gambelli. L’uomo che sapeva ascoltare il vino Carlo Macchi Slow Food Editore
Giulio Gambelli ha creato i più grandi vini toscani, ma soprattutto ha insegnato a tutta la prima generazione di produttori toscani di qualità. Era un uomo all’antica che sapeva dare valore al tempo ed esigeva che i vini entrassero in commercio solo quando secondo lui erano pronti. Insieme a Giacomo Tachis è stato la persona che più ha influenzato la grande enologia toscana dal dopoguerra fino ai primi anni Duemila. In questo libro Carlo Macchi, giornalista enogastronomico e direttore di winesurf.it, ne delinea il profilo, forte della conoscenza diretta di Gambelli e della condivisione di molte esperienze.
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Testo e foto di Jimmy Pessina
Capo Verde. Il paradiso delle meraviglie
L’aereo della nuova compagnia Airitaly, galleggia monotono e silenzioso tra cielo e mare, in un sandwich d’azzurro senza confini apparenti, per approdare all’aeroporto internazionale Amilcar Cabral, nell’isola di Sal, arcipelago di Capo Verde.
L’
arcipelago è composto da dieci isole di origine vulcanica nell’Oceano
Atlantico, situato al largo della costa occidentale dell’Africa settentrionale. Gode di un clima caldo tutto l’anno ed è per questo adatto a quel tipo di turista che 48
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ama il sole, il caldo e le spiagge in ogni stagione. I panorami di Capo Verde, offrono colori intensi e sono molti diversi da un’isola all’altra. Pressoché desertiche le isole al nord, dette di sopravvento, con una scarsa vegetazione, lunghe distese di sabbia e dune dai colori dorati,
paesaggi lunari e selvaggi. Le isole più a sud, dette di sottovento, sono invece caratterizzate da rilievi alternati a vallate, coste frastagliate, con il vulcano di Fogo e una vegetazione più ricca. Per una vacanza all’insegna del relax, scegliete l’Ilha do Sal (Isola del
Sale). Il metodo più veloce e non troppo costoso, per raggiungere l’arcipelago è di sicuro l’aereo, basta fare una breve ricerca in rete per trovare ottime soluzioni e varie proposte. Infatti, è uno dei viaggi che io ricordo con piacere è quello trascorso sull’Isola di Sal,
che è riuscita, nella sua semplicità, a conquistarmi non solo per i paesaggi, ma per molti aspetti dello scorrere della vita su questa piccola isola nell’Oceano Atlantico. Ilha do Sal, come molte altre isole dell’arcipelago il nome Sal divenne di uso comune solo dopo la
scoperta e lo sfruttamento dei depositi di sale da cucina (cloruro di sodio), subentrando all’originale Ilha Plana (Isola Piatta) con cui venne battezzata quando venne scoperta nel dicembre del 1460. L’isola ha un’estensione totale di 216 km², e si presenta con un profilo altimetrico praticamente piatto, tranne che per alcune piccole colline nella zona nord, resti di antichi vulcani, allungandosi per 30 km nella sua aridità in un mare blu cobalto dai toni spettacolari. Sal è diventata ultimamente il principale polo turistico, grazie anche alla presenza di uno dei due aeroporti internazionali dell’arcipelago, Almicar Cabral di Espargos e alla spiaggia di sabbia bianca di Santa Maria, su cui sorgono i principali complessi turistici. Oggi l’aeroporto che ha contribuito in maniera determinante a far conoscere la località essendo il punto d’ingresso del mondo nell’arcipelago di Capo Verde e la sua attività cresce ogni anno di pari passo con lo sviluppo del turismo, tra gli investitori anche il presidente della Russia Vladimir Putin e il re del Bahrein, solo per citarne alcuni. Visto che dista solo 6 ore dall’Italia potrete rigenerare il corpo e lo spirito, galleggiando nelle saline del vulcano spento di Pedra de Lume, oppure rilassarvi a bordo di un catamarano, che vi porterà alla scoperta della splendida costa sud dell’isola. Da non perdere l’occasione di fare una passeggiata a Punta Petra, una delle più belle spiagge dell’isola e nell’incantevole oceano o ammirare le acrobazie di chi pratica kite surf. Grazie al vento teso e costante Sal è considerata una delle migliori località al mondo, soprattutto in inverno, per la pratica del surf, del windsurf, del kitesurfing e di il Sommelier | n. 2 - 2018
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molti altri sport acquatici. L’isola di Sal offre spiagge incredibili, sabbia bianca che s’incontra con acque turchesi, il massimo per chi vuole trascorrere una rilassante giornata al sole o per chi ama gli sport acquatici. Tra i personaggi dello spettacolo che frequentano l’Isola del Sal, la cantante Ornella Vanoni trascorre dai quattro ai cinque periodi all’anno al Crioula Resort. Gli amanti dello snorkeling e delle immersioni troveranno una ricca fauna di pesci tropicali, tartarughe e delfini. Sulla terra ferma, grandi e bambini possono stupirsi del 50
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miraggio nel deserto di Terra Boa, un’illusione ottica che fa apparire un pacifico lago nel mezzo di una grande e distesa pianura. Alla sera invece tutto cambia, il tramonto del sole pone fine alla grande calura del giorno e la gente esce a mangiare per strada mischiandosi ai turisti che animano le strade e i locali lungo la spiaggia. La zona più gettonata dai turisti dei tour organizzati è quella occidentale; in questo lato di Santa Maria si trovano i grandi hotel internazionali schierati verso l’oceano. Qui la rena è più chiara, quasi abbagliante alla il Sommelier | n. 2 - 2018
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luce diurna del sole, e verso il lato ovest dell’Isola di Sal la grande distesa raggiunge l’apice massimo di estensione e bellezza. Siamo a Punta Preta, l’angolo di Sal spesso definito il paradiso in terra. Principalmente perché è la zona destinata ai turisti e, anche volendo star fuori dai classici gruppi, qui si trovano le spiagge e i servizi migliori. Se volete gustare al meglio i sapori dell’isola sappiate che esiste un locale attorno al quale oserei dire che tutto ruota intorno, è la Padaria, ovvero la panetteria (chiusa all’ora di cena) dove si possono trovare calde ciambelle alla mattina, ottimo pane tutto il giorno e dove si può mangiare accomodandosi su piccoli e spartani tavolini su cui vi verranno servite delizie eccezionali. La mia preferita è il risotto di mare, con grandi e polposi pezzi di aragosta saporita da leccarsi le dita. Tra le vie del centro molti sono i ristoranti, turistici, più ci si sposta verso ovest e più è facile trovare i turisti che arrivano dai villaggi dall’altro lato di Santa Maria, ma la regola base è sempre una: lasciarsi ispirare e fermarsi dove dice l’istinto, qui a il Sommelier | n. 2 - 2018
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Capo Verde dove vai, vai e spendi sempre poco e mangi bene un po’ ovunque. Nelle ore tarde inoltre la movida si accende, l’isola risuona della musica vivace che la cultura creola riesce a generare, ritmi misti tra i balli latini e le musiche africane tra i più giovani e meno, si lanciano nelle danze a corpo libero che riescono a trasmettere ritmo ed emozioni. Uno dei locali che ricordo con piacere è Odjo d’Agua, che si trova poco distante dal Porto Antigo, un luogo che ci ha regalato una cena sfiziosa e originale, accompagnando poi la serata con drink e balli tipici sulla spiaggia antistante. Molto gettonata dai più discotecari è invece il Pirata, che si trova a nord del paese lungo la strada che conduce a Espargos. Il periodo migliore per un viaggio a Cabo Verde va da novembre a luglio, per evitare il periodo afoso tra agosto e ottobre. Per informazioni: www.caboverdetime il Sommelier | n. 2 - 2018
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di Chiara Bagnato
La Fisar in Rosa
alla scoperta dei vini della Valpolicella, un viaggio tra tradizione e innovazione
I N R OSA
È proprio in Valpolicella che si snoda l’itinerario del viaggio proposto quest’anno dalla Fisar in Rosa alla fine di questa primavera, alla scoperta, in particolare, del suo vino più rappresentativo l’Amarone.
I
l gruppo di oltre 110 tra Sommelier ed appassionate (con la presenza di qualche maschietto!) mi aspetta a Bussolengo. Uscita dall’Autostrada, a Verona Nord, comincio ad apprezzare il sinuoso andamento delle colline, sormontate dalle vigne che si alternano a boschi, cipressi e prati e piccoli paesi. La Valpolicella classica si estende a nord ovest di Verona, come una mano aperta: le sue cinque dita formano quattro distinte valli, dove le correnti di aria fresca che scendono dai Monti Lessini, vengono mitigate dalle brezze provenienti dal lago di Garda, dando luogo ad un microclima perfetto per la crescita della vite. Arrivata a Bussolengo, in albergo, trovo Luisella Rubin, Coordinatrice nazionale Fisar in Rosa, che accoglie tutte noi
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con il suo splendente sorriso.
la Presidente Nazionale Fisar
Ho giusto il tempo per salutare
Graziella Cescon per ricevere
le mie compagne di avventura
il Sindaco della città, la Dr.ssa
ed indossare l’abito grigio
Maria Paola Boscaini, che ci
di “ordinanza” ed alle 12.30
porge il suo saluto e ci omaggia
Luisella ci richiama tutte nella
di una delizia del luogo: i baci di
sala da pranzo, dove ci aspetta
San Valentino, dei dolcetti deliziosi
a base di nocciole, albume, zucchero e Liquore Strega. Il pranzo è l’occasione per ritrovare amiche e amici che non vedo da un po’, salutarsi e fare due chiacchiere. Poi si parte tutti in autobus alla volta di San Pietro di Cariano, a Villa Lebrecht dove si svolgerà l’evento cruciale di questa due giorni: la tavola rotonda dal titolo l’Amarone tra tradizione e innovazione: prospettive future. La villa risale al XVI secolo e sotto la guida della famiglia Lebrecht divenne un punto di riferimento per gli uomini d’arte e di cultura. Ora è la sede del corso di laurea in Scienze e Tecnologie Viticole ed Enologiche dell’Università di Verona. Prendiamo posto tra i banchi
degli studenti e ci prepariamo ad ascoltare i racconti delle donne del vino durante la tavola rotonda, moderata da Gianpaolo Giacobbo, giornalista e Wine Blogger. Il tema dell’incontro viene subito sottolineato da Matilde Poggi, Presidente della FIVI, che richiama la nostra attenzione parlando dell’importanza che ha, al giorno d’oggi, il rispetto e la fedeltà per le tradizioni che hanno fatto la nostra storia e nel caso del vino, della necessità di rispettare e riportare alla luce i vitigni autoctoni, che sono piena espressione di un territorio, perché la forza dei vignaioli è proprio la fedeltà al territorio. Il vignaiolo è colui che vive nella sua terra, non ci
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specula e la valorizza. Interviene Ilenia Pasetto, la quarta generazione della famiglia Venturini, che assieme alla mamma rappresenta la quota rosa dell’Azienda. Ilenia ci racconta di come la sua famiglia da sempre sia legata alla tradizione, al modo di fare il vino del nonno Antonio che ha bandito la Barrique dalla sua cantina preferendo le botti grandi ed i Tonneaux per l’affinamento del suo Amarone. Rispetto della tradizione anche per le modalità di appassimento delle uve Corvina, Corvinone, Rondinella, Molinara: i grappoli migliori vengono selezionati e raccolti a mano e lasciati appassire nei “futtai” asciutti e ben areati in modo naturale, senza l’utilizzo di deumidificatori. Ci racconta inoltre di come sia importante il ruolo della donna nella produzione del vino, che completa ed è complementare al ruolo dell’uomo. Quest’aspetto viene poi sottolineato da Giampaolo che racconta di come sia cambiato il ruolo della donna nelle aziende vinicole: prima presenza discreta che agiva dietro le quinte, occupandosi dell’accoglienza e dando sostegno al lavoro degli uomini ed oggi da protagonista in prima linea in tutte le fasi. Segue il racconto di Lucia 58
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Benedini, responsabile dell’Ufficio stampa dell’azienda Zenato. Lucia ci racconta di come quest’azienda diventata famosa per la produzione del Lugana, abbia investito anche in Valpolicella, perseguendo il sogno di produrre un grande vino come l’Amarone, nel rispetto della tradizione, ma con un occhio puntato sull’innovazione e la tecnologia. In collaborazione con la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige è stato svolto uno studio triennale sulle uve Corvina della Tenuta Costalunga, che ha dimostrato il valore fondamentale della comunità microbica nella definizione della qualità e tipicità dell’Amarone, evidenziando come i microrganismi che ritroviamo nel vino appartengono a un luogo, geograficamente e climaticamente ben determinato. Tale risultato mette in risalto come la difesa del microbiota delle uve possa divenire la futura frontiera dell’appartenenza di un prodotto a un territorio. Cristina Valenza è la responsabile della comunicazione di Masi, un’importante azienda vinicola per la produzione di Amarone, conosciuta in Italia ed all’estero. Cristina racconta di come in Masi si coniughi perfettamente il rispetto della tradizione, che affonda le sue radici nel XVIII secolo, e l’innovazione, grazie al costante
aggiornamento tecnologico. All’interno dell’azienda è stato creato il Gruppo Tecnico Masi che è impegnato nella ricerca e nella sperimentazione, in collaborazione anche con Istituti scientifici ed Università, creando sistemi all’avanguardia per la produzione del vino ma anche recuperando la tradizione attraverso la coltivazione e l’utilizzo di uve veronesi autoctone, ma poco note come l’Oseleta, che viene vinificata in purezza. È il turno di Elena Farina, che assieme al cugino Claudio, rappresenta la quarta generazione dell’azienda di famiglia. Una tradizione che inizia nei primi anni del ‘900, nel cuore della Valpolicella Classica. Il rispetto della tradizione contadina, l’esperienza, e l’amore per il rischio, caratterizzano l’azienda, che ha fatto della ricerca e sperimentazione, dalla cura nel vigneto fino in cantina, un punto fondamentale per esaltare la qualità della produzione. Le uve destinate alla produzione dei Vini Amarone e Recioto vengono selezionate, raccolte e riposte ad appassire nei tradizionali fruttai, a temperatura ed umidità controllate, grazie all’utilizzo di appositi impianti di condizionamento, consentendo in tal modo di
rendere omogenei i trattamenti per tutte le uve. Uso della tecnologia e del legno, cercando di unire innovazione a naturalità e qualità, mediante l’utilizzo di botti da 2.000 litri e fusti da 500 litri per l’Amarone Classico e botti di rovere di Slavonia e Barrique per la Riserva Montefante. Attenzione anche alla sostenibilità attraverso la ricerca di fonti di energia alternative come l’impianto fotovoltaico che alimenta il sistema di imbottigliamento del vino. Maria Sabrina Tedeschi dell’Azienda F.lli Tedeschi racconta la storia della sua Azienda che affonda le origini nei primi anni del ‘900, quando la famiglia gestiva una trattoria a Pedemonte e produceva vino per gli ospiti del locale. Solo negli anni ‘60, da un’intuizione del padre, nasce l’azienda vinicola vera e propria, iniziando a produrre Amarone. Maria Sabrina assieme ai fratelli, oggi porta avanti il lavoro iniziato dal padre, mantenendo comunque l’impronta tradizionale e famigliare delle origini. Tradizione ed innovazione, attraverso gli studi di zonazione, caratterizzazione e sperimentazione sui vigneti per cogliere al meglio i segni della natura, comprendere le esigenze del terreno e della pianta e poter esprimere al meglio il carattere del
“terroir”. Conclude il suo intervento con una frase che scatena gli applausi in aula: Non bisogna abbandonarsi al mercato facile, occorre puntare sulla qualità, perché l’Amarone deve essere la punta dell’eccellenza del Nostro territorio! Dulcis in fundo il racconto di Olimpia Rizzardi, che appartiene ad una delle famiglie storiche più prestigiose del Veneto, i GuerrieriRizzardi. La sua, è la storia di un passato lontano, quella dei Conti Guerrieri, proprietari di una secolare tenuta con vigneti e cantina in Bardolino e quella dei Conti Rizzardi che avevano acquistato i loro vigneti a Negrar nel XVI secolo, e costruito la storica cantina di Pojega. L’azienda è oggi una realtà vitivinicola presente nelle quattro zone classiche di produzione dei vini veronesi: Bardolino, Valpolicella, Soave, Valdadige. La storia e la tradizione della famiglia va traghettata nel futuro, attraverso l’innovazione scientifica e la tecnologia, che permettono un intervento sulle viti e sui vini non invasivo, preservando nei vini, le naturali qualità che la terra conferisce alle sue uve, con un occhio attento anche alla viticoltura sostenibile e biologica, per far sì che il vino più rappresentativo,
l’Amarone, possa esprimere al massimo il proprio carattere, ma rimanendo al passo con i tempi. E cita la nonna Il nostro vino è la vera espressione della nostra terra e della nostra gente, e cerchiamo di non dimenticarcelo mai. I racconti delle donne del vino, vengono via via scanditi dagli assaggi dei loro vini, guidati dalla Fisar Ambassador Karen Casagrande, che come sempre, nel suo stile, riesce a raccontare un vino, catturando completamente l’attenzione e i sensi di chi l’ascolta. Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2013 (16%) - Az Agr. Venturini Massimino, San Floriano, San Pietro in Cariano (VR) Nel bicchiere si presenta di un colore rubino intenso; al naso sentori di frutti rossi (prugna, mora, ciliegia) appena accennati e velati da profumi floreali e speziati. In bocca il primo impatto è caratterizzato da acidità, freschezza e un tannino delicato. Sentori più amari sul finale che gioca in una commistione tra dolce/amaro, caratteri maschili e femminili. Ed infine le note speziate di tabacco e liquirizia. Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2013(16,5%) - Az. il Sommelier | n. 2 - 2018
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Vinicola Zenato, Peschiera del Garda. Dal colore rubino intenso. Sentori floreali di rosa, viola e giacinto e poi frutti rossi freschi e aciduli come il lampone; sul finale note speziate di cacao. In bocca il carattere dolce persiste dall’inizio alla fine, l’acidità emerge solo in un secondo momento e smorza la dolcezza. Il tannino è delicato. “Vaio Amaron” Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2011 (15,5%) - Az. Masi, Sant’Ambrogio di Valpolicella (VR). Colore rubino acceso nel bicchiere, note fruttate di ciliegia e marasca; speziatura che domina successivamente con sentori di cannella, tabacco, cacao, vaniglia e pepe. Elegante. In bocca il 60
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filo conduttore è la frutta, quasi croccante, briosa, esplosiva. Seguono poi la dolcezza e la speziatura, ed infine il cioccolato che racchiude in un abbraccio morbido, la freschezza della frutta. “Montefante” Amarone Della Valpolicella DOCG Classico 2011 (17%) - Az. Farina, Pedemonte, San Pietro in Cariano (VR). Colore rosso granato. Al naso prevale inizialmente la potente alcolicità che fa spazio, dopo aver roteato il calice, a profumi intensi e complessi: dai sentori floreali, alle note di confettura di lamponi, more e di prugne sotto spirito; quindi le spezie: pepe, coriandolo e cannella. Al palato è complesso, dominato dalla rotondità e dai tannini dolci che entrano in punta
di piedi e si sviluppano sinuosi sulle guance. “Monte Olmi” Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2011 (17%) - Az F.lli tedeschi, Pedemonte (VR). Rosso rubino intenso. Al naso sentori di ciliegia, lampone e ribes, che si amalgamano ai sentori speziati, ma delicati del legno. In bocca la sua freschezza è la sua potenza, con i sentori fruttati e floreali che ritornano anche al palato. Lungo, persistente, fiero. “Calcarole” Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2008 (16%) - Az. Guarrieri-Rizzardi Bardolino (VR) Granato con un’unghia aranciata. I sentori dolci ricordano il recioto, l’alcolicità conferisce una nota eterea che unisce in armonia tutti gli elementi: fiori, frutta, note ossidative e tostate di noce e mandorla, poi miele e sentori vegetali. È un vino che racconta dell’”appassimento” delle sue uve. In bocca predominano la dolcezza, la morbidezza e l’alcolicità. Il tannino è delicato; la dolcezza è contrapposta ad una tenue sapidità che fa salivare e sostiene l’assaggio. Sul finale una lieve sensazione “amara” di caramello. La degustazione dei vini è inframezzata da un assaggio di un’altra chicca di questo territorio, il Monte Veronese, formaggio delle malghe dei Monti Lessini e del Monte Baldo, Presidio Slow-Food, presentato da Paola Giagulli, Direttore del Consorzio di Tutela del Monte Veronese DOP, e da Silvia Parcianello, Sommelier FISAR. Il nome “monte” fa riferimento più che ai monti di provenienza, alla tecnica di
produzione, in cui il latte che veniva cagliato proveniva da più mungiture. Ci vengono proposte 2 stagionature di Monte Veronese il 2014 e 2015. Il colore giallo è conferito dalle erbe dei pascoli di montagna di cui si cibano le vacche. I formaggi presentano sentori evoluti di burro e nocciole, sapidità e “piccantezza” che ben si accompagnano ai sentori floreali e fruttati dei vini Amarone presenti nei calici. Terminata la tavola rotonda e la degustazione, ci dirigiamo verso Sant’Ambrogio di Valpolicella, per visitare l’Azienda Masi. Ci troviamo nel cuore della Valpolicella Classica, tra colline circondate da una leggera nebbiolina, distese di vigneti e piccoli borghi rurali. La tenuta si trova in una piccola valle “Vaio dei Masi” ed è di proprietà della famiglia Boscaini dal XVIII secolo. Oggi a condurla sono Sandro Boscaini e i figli Alessandra e Raffaele. Ci addentriamo subito nel cuore pulsante dell’azienda, il fruttaio dove si svolge la fase di appassimento delle uve, tecnica nota fin dall’epoca romana, e di cui Masi ha un’expertise riconosciuta in tutto il mondo. Nella cantina lunghi corridoi contengono le “arele”, tipici graticci di bambù su cui vengono fatte appassire le uve, raccolte al giusto punto di maturazione, prima della pigiatura, e che contraddistingue la produzione dei vini Amarone e Recioto. Dopo la visita della bottaia entriamo nell’edificio che accoglie il Gruppo Tecnico Masi impegnato nella ricerca e nella sperimentazione in collaborazione
Poli cella come a dire tante cantine in valle fin dall’antico quindi qui s’è fatto vino Pan Bacco e Sileno erano di casa e sulle aie i baccanali vi si svolgevano annui ove le Arianne e le figlie di Lot mescevano danzando fra fauni ninfe e cupidi che i dardi scoccavano rapidi fra un banchettare un bacio ed un sorso ad esaltare il vivere Ernesto Bussola - 17 settembre 2002
con prestigiosi Istituti e Università. Si tratta di una cantina laboratorio, dove il gruppo tecnico formato da enologi, chimici e studiosi, svolge le sue attività di ricerca sulle uve e la sperimentazione sui vini. All’interno della cantina sperimentale si utilizzano metodi di affinamento innovativi, come le botti quadrate che arrivano dalla Svizzera, consentono di sfruttare meglio gli spazi a disposizione e dopo averle adoperate per un certo numero di anni, possono essere smontate, riassemblate e quindi riciclate. Dopo la visita dell’Azienda ci dirigiamo verso un’altra proprietà di Masi, la Villa Serego Alighieri. La proprietà, storicamente nota come Casal Dei Ronchi in Gargagnago, nella Valpolicella storica, fu acquistata nel 1353 da Pietro figlio di Dante, dopo che il padre si era recato in esilio a Verona, da “Ghibellin Fuggiasco”, ospite di Cangrande della Scala. Oggi l’eredità di questa storica famiglia è perpetrata dal Contee Pieralvise Serego Alighieri, e dalle figlie Massimilla e Marianna due giovani donne del vino. Da oltre 40 anni, con la collaborazione con Masi, sono nati grandi vini e la villa è diventata parte del Masi Wine Experience, un progetto di ospitalità e cultura, che ha
l’obiettivo di far conoscere al mondo le dimore storiche del vino della Valpolicella. Peccato che sia ormai sera e che il buio non ci abbia consentito appieno di godere delle bellezze di questo luogo suggestivo. Visitiamo l’antica cantina, dove appena entrati, veniamo investiti dal profumo di ciliegie che si sprigiona dai fusti di ciliegio dove viene fatto affinare l’Amarone. Quindi ci inoltriamo verso la foresteria, cuore dell’accoglienza della villa, dove all’interno del ristorante si svolge la cena. Qui gustiamo l’elegante menù proposto dallo chef: Tortino di sfoglia alle verdure della Lessinia su fonduta di Monte Veronese, Risotto all’Amarone, Girello di vitello cotto nel fieno con erbette e
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millefoglie di patate al latte, Delizia di Recioto con pere candite e biscotto alle mandorle. Le pietanze vengono servite con impiattamenti raffinati ed eleganti, ed abbinato perfettamente ai vini di Masi: uno spumante metodo classico Conte Federico 2012, da possedimenti di Masi in trentino, Possessioni Bianco 2016 da un uvaggio di Garganega e Sauvignon, Montepiazzo 2014 Valpolicella classico Superiore DOC, Amarone Riserva Costasera 2012, Recioto della Valpolicella Casal dei Ronchi 2013. Al termine della serata Luisella Rubin, Graziella Cescon e Patrizia Loiola omaggiano tutti i partecipanti a questa suggestiva 2 giorni nelle terre dell’Amarone, con un dono: un attestato di partecipazione ed un libro, dal titolo WE, donato per quest’evento dalla Casa Editrice Harper Collins. Il libro che si propone come “un manifesto per tutte le donne del mondo”, scritto dall’attrice Gillian Anderson (la protagonista di X files) e da Jennifer Nadel, è un invito a tutte le donne del mondo di qualunque etnia, cultura, estrazione sociale ad unirsi, sostenersi e incoraggiarsi l’un l’altra. È un invito a cambiare la propria vita attraverso 9 principi: onestà, accettazione, coraggio, 62
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fiducia, umiltà, pace, amore, gioia e gentilezza, attraverso i quali ci si possa allontanare dalla dimensione dell’”io” verso il “noi”. “Di fronte a qualsiasi sofferenza, ricordate che unendo le forze sarà più facile incarnare l’amore che portate dentro di voi”. Un dono realmente significativo per ricordare un evento come questo della Fisar in Rosa. La serata si chiude, torniamo in albergo.Domenica mattina la partenza dall’albergo è prevista per le 9.30. Fuori piove, eppure, ombrelli alla mano, saliamo sui bus per andare verso San Pietro in Cariano, a visitare l’Azienda Zymè. La cantina, è il frutto del progetto visionario di Celestino Gaspari, che nel 1999, partendo da “ un ufficio e 10 barrique”, ha creato questa azienda, unica nel suo genere nel cuore della Valpolicella Classica. La struttura ideata da un giovane architetto padovano, Moreno Zurlo, è l’esempio di un’architettura moderna e sostenibile, che è un equilibrio perfetto tra natura, paesaggio e lavoro dell’uomo. La sua forma ricorda il pentagono di una foglia di vite, che è il simbolo dell’azienda. Il pentagono rappresenta l’unione tra 5 elementi: uomo, vite, terra, sole, acqua, ciascuno dei quali ha bisogno degli altri per rimanere in
equilibrio. L’esterno dell’edificio è in pietra calcarea estratta in fase di scavo. La struttura in pietra, i giardini pensili creati sul tetto mitigano l’impatto visivo della costruzione armonizzandolo con l’ambiente collinare circostante. Celestino, enologo, dopo collaborazioni con diverse aziende in Valpolicella, incontra il suo maestro e padre di sua moglie, Giuseppe Quintarelli, “un Re dell’Amarone” dal quale impara le tecniche di produzione di vini classici, secondo la tradizione della Valpolicella. Una volta entrato in Zymè ( il nome deriva dal greco e significa lievito, elemento basilare in enologia), Celestino comincia a produrre vini che sono frutto della sua intuizione, vini di ricerca, sperimentazione, rivoluzionari in un territorio così radicato alla tradizione, come l’ambizioso Harlequin, nato dall’assemblaggio di 15 differenti uve tra rosse e bianche. Solo in un secondo momento si dedica alla produzione di vini classici come l’Amarone e il Valpolicella, rispettando la tradizione e reinterpretandola secondo la sua visione. All’interno della cava sotterranea è accolta la barricaia. Camminando lungo i corridoi delle gallerie si percepisce il suono di una sorgente, che quasi sembra cullare i vini mentre riposano nelle botti. L’assenza di luce solare, la stabilità termica consentita dall’ambiente sotterraneo, forniscono le condizioni climatiche migliori per l’affinamento del vino. Con un ascensore che richiama la forma di un tappo di sughero e della vite, saliamo al piano superiore dove si trova la sala di
degustazione. Qui ci vengono proposti in assaggio tre vini: Igp Veneto bianco From black to white (13%): un vino ottenuto da Rondinella Bianca (60%), Gold Traminer (15%), Kerner (15%) e Incrocio Manzoni (10%). La Rondinella Bianca oggi è stata riconosciuta tra i vitigni autoctoni del Veneto. Questa uva è nata dal recupero di un vigneto abbandonato dove sono state isolate ed allevate piante di Rondinella che avevano subito una mutazione genetica, producendo uve a bacca bianca. Da qui il nome “From Black to White”. La rondinella bianca è la base di questo vino, che si caratterizza per il delicato profumo floreale e agrumato, che evoca sentori di acacia, sambuco, pompelmo. Minerale in bocca e persistente. Igp Provincia di Verona Oseleta (13,5): vitigno della Valpolicella dal carattere rustico e selvatico che solitamente compone il blend dell’Amarone o del Valpolicella. Celestino Gaspari è stato uno dei primi a vinificarlo in purezza. Al naso sentori di frutta a bacca rossa si mescolano ad una sottile nota balsamica di fondo. In bocca sebbene il tannino sia protagonista il vino si presenta “polposo” ed equilibrato lungo e persistente. Un vino che può resistere nel tempo e che si sposa perfettamente con arrosti e stufati. Igp Veneto Rosso Kairos (15%): come per Harlequin, il cui richiamo si percepisce anche nell’etichetta multicolore, è un vino ottenuto da un minimo di quindici vitigni, 4 bianchi e 11 rossi: Garganega, Trebbiano toscano, Sauvignon Blanc, Chardonnay, Corvina,
Corvinone, Rondinella, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Syraz, Teroldego, Croatina, Oseleta, Sangiovese e Marzemino. Le uve vengono raccolte nella fase della loro piena maturazione, dopo la vinificazione, il vino affina per circa 36 mesi in barrique. Al naso sentori di confettura di frutta rossa, fiori e spezie. In bocca è avvolgente per la sua spiccata morbidezza, intenso e persistente, e restituisce tutte le sensazioni olfattive al palato. Tradizione e innovazione, il filo conduttore che ci ha guidato in questa due giorni alla scoperta dei vini della Valpolicella, sono elementi fondamentali in Zymè, dove il rispetto della tradizione nella produzione dei vini della Valpolicella, si affiancano all’innovazione e sperimentazione per creare dei vini che siano effettivamente espressione del territorio di appartenenza. Lasciamo Zyme e riprendiamo il nostro viaggio verso l’ultima tappa: la città di Verona. Nonostante la pioggia, accompagnati da 3 preparatissime guide, ci concediamo una passeggiata attraverso le bellezze di Verona, città moderna dalla storia antichissima, dove convivono in un equilibrio perfetto resti dell’impero romano, palazzi medievali e
rinascimentali, edifici dell’impero austro-ungarico. Dopo la visita della città ci ritroviamo per pranzo al ristorante Scaligero che si trova a pochi passi dall’Arena di Verona. Un’osteria tradizionale che ci propone un menù tipico veronese: risotto al tasta-sal ( il cui nome si rifà alla consuetudine delle massaie, di assaggiare la carne conservata sotto sale per valutarne il corretto punto di salatura), bigoli al ragù di anatra, filetto di manzo all’Amarone, tris di dolci con torta fregolotta (sbrisolona veronese), pan di Spagna al cioccolato e Recioto e semifreddo all’amaretto. Il nostro viaggio tra tradizione e innovazione alla scoperta dell’Amarone si conclude qui. Dopo i saluti e gli abbracci con le amiche della Fisar, risalgo in macchina e mi lascio alle spalle le bellezze di Verona e della Valpolicella. La pioggia non ha guastato il fascino di questi luoghi, anzi ha reso ancora più suggestivo e malinconico il paesaggio delle colline sormontate da vigne per ora ancora spoglie. Mi porto dentro il ricordo di questa esperienza, il profumo dell’uva appassita e del legno di ciliegio delle botti. Ci ritroviamo al prossimo viaggio alla scoperta di nuovi territori, bellezze e grandi donne del vino. il Sommelier | n. 2 - 2018
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di Enza Bettelli con l’abbinamento di Nicola Masiello Presidente Emerito F.I.S.A.R.
VERDURE RIPIENE:
IRRESISTIBILI SCRIGNI DI BONTÀ Farcire le verdure è un’arte sicuramente molto antica, sempre creativa e che spesso ripropone in modo accattivante quanto è avanzato in cucina.
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ggi si parla molto di spreco alimentare e per limitarlo nel modo più concreto sono tornate in auge molte ricette delle nostre nonne, che di sprechi ne facevano sicuramente pochi. Tra queste preparazioni, le verdure ripiene sono tra le più diffuse e costituiscono un piatto molto versatile in grado di risolvere molte voci del menu. E così i pomodorini sono perfetti come antipasto e non sfigurano nemmeno al momento dell’aperitivo. I pomodori più grossi sono un eccellente contorno mentre peperoni, melanzane e zucchine fanno da secondo. La nostra tradizione regionale propone innumerevoli varianti su questo tema, non necessariamente come mezzo di riciclo. Le ricette liguri, sono tra le più raffinate e hanno spesso un delicato ripieno costituito da patate lessate e schiacciate, rese soffici da uova e formaggio. La presentazione è molto accurata e, pur se gli ingredienti della farcitura sono diversi, ricorda quella dei petit farcis della vicina Nizza. In Piemonte è spesso il riso a farcire i peperoni, mentre gli amaretti aggiungono un raffinato tocco agrodolce alle cipolle. Percorrendo le nostre regioni da Nord a Sud, in Emilia Romagna i profumati funghi dell’Appennino sono farciti con 64
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la carne o arricchiscono il ripieno di altre verdure. Nelle regioni meridionali la carne è spesso sostituita dal pane, raffermo ma non secco perché l’impasto resti morbido anziché vagamente sabbioso, arricchito però da ingredienti tipici di quelle regioni come capperi, basilico, olive e acciughe. Vengono “imbottiti” così peperoni, melanzane, pomodori e carciofi. Una falsa versione povera, squisita e perfettamente in linea con le attuali tendenze vegetariane.
La non ricetta dei ripieni La scelta degli ingredienti è spesso dettata dalla disponibilità,
quindi impossibile replicare esattamente una ricetta. Le varianti sono date anche dalla stagionalità e alcune verdure presenti ormai tutto l’anno sul mercato (patate, zucchine, champignon, ecc.) sono farcite in modo da poter essere servite calde o fredde. Queste ultime non solo in estate ma anche in primavera perché sono perfette per sostituire alla grande le solite scatolette per un pic nic. E le farciture che non richiedono cottura (formaggi cremosi, tonno, salse) sono invece l’ideale per approntare velocemente un buffet freddo o un ricco aperitivo per ospiti inattesi.
L’abbinamento di Nicola Masiello La storia della cucina, affonda le radici nella semplicità degli ingredienti e nel loro giusto dosaggio che molto spesso, una volta, rappresentavano la vera alternativa ai” soliti” piatti di zuppe, di verdure o di legumi che imbandivano le tavole familiari. Nella concezione del riciclo, o per meglio dire del recupero, i ripieni rappresentavano tutto l’ingegno e l’amore delle donne di cucina che si inventavano così, piatti nuovi con ingredienti già cucinati; oggi per fortuna , grazie ad uno status diverso, questo aspetto non è più di uso quotidiano anzi rappresenta una casualità dove magari , far rivivere i ricordi dei tempi passati ,in cui affiorano le ricette della nonna, che si ripropongono come tradizione e non come esigenza culinaria, costituiscono una prelibatezza. Con piatti di questa tipologia, che siano di verdure, funghi poveri o altro, questi dobbiamo considerarli come” contenitori “del nostro ripieno, quindi la ricerca dell’abbinamnto va fatta in egual modo sulla tipologia della verdura , del ripieno e del tipo di preparazione. Preparazioni calde. La scelta del vino dovrà prendere in considerazione anche la posizione della pietanza all’interno di un ipotetico menù; se servita come antipasto questa avrà un ripieno leggero con pane ammollato, formaggi freschi o dolci, erbe aromatiche, poca carne, cottura al forno non molto lunga, tanto quanto serve per asciugare e gratinare. Abbineremo quindi dei bianchi leggeri, fruttati, morbidi e freschi come un Riesling dell’Oltrepò Pavese, una Malvasia Piacentina secca, un Nosiola non molto impegnativo , un Lugana o un Vermentino continentale. Se servita come primo piatto il ripieno sarà importante, con formaggi anche stagionati, leggera speziatura, carne generosa, uova, pinoli, uvetta e pane. La cottura potrà avvenire sia al forno che al tegame e in questo caso abbineremo dei vini Rosati Salentini, Chiaretti, Cerasuoli, Ortrugo, alcuni Pinot noir dell’Appennino Tosco Emiliano, dei rossi giovani con bella evidenza di frutto a base Merlot o leggermente speziati come un Syrah. Se nella cottura interviene il pomodoro dovremo ricercare, invece, vini che abbiano una buona morbidezza in contrapposizione alla parte acida ed in riduzione per cottura del pomodoro. Se servita come piatto unico, il ripieno sarà importante, a base di carne, formaggio, uova, zafferano, spezie, con note anche piccanti ed aromatiche di origano, basilico, olive conservate, ecc. Cottura medio lunga, al tegame o a ”fuoco sopra e sotto”, tipica dell’area Pugliese ; sicuramente con pomodoro e serviti con salsa di accompagno data dal fondo di cottura. I vini devono essere importanti, fragranti con un bel frutto in polpa, poco tannici, rotondi, quali alcuni Chianti del versante mare, un Negramaro,un Bombino nero un Nero D’Avola, un Ciro rosso, Montepulciano d’Abruzzo, Barbera e Dolcetti. In tutte queste preparazioni, se servite a temperatura ambiente, la componente aromatica del piatto diminuisce, mentre si alza la percezione della struttura per il fatto che raffreddandosi il ripieno tende a rapprendersi ,quindi dobbiamo optare per vini con meno frutto ed un po’ di alcolicità in più a secondo del piatto.
Preparazioni fredde o a crudo. Il nostro contenitore deve essere scottato in acqua acidulata per togliere ad esempio alle zucchine la croccantezza, alla melanzana l’amaricante ecc .Il ripieno potrà essere a base di prosciutto cotto, mortadella di Bologna o altri insaccati a grana fine cotti o crudi , legati con caprini freschi o formaggi a pasta molle, conditi con spezie , erbette fresche e concassè di pomodoro . E qui allora vini bianchi fruttati, leggermente minerali, caldi e freschi come una Vernaccia di San Gimignano, un Cortese di Gavi, un Soave, un Orvieto Classico, una Passerina Marchigiana o un Greco Calabrese. Se adoperiamo tonno, bottarga, pesci marinati od affumicati in “spuma”, questi generalmente sono legati con maionese, creme di latte o puree bianche per abbassarne la sapidità, quindi vini sottili, anche frizzanti, secchi , di medio corpo, come un Prosecco tappo spago o spumanti metodo Charmat ottenuti da vitigni bianchi della stessa tipologia. Se invece la parte sapida/amaricante del pesce “conservato” è predominante abbineremo dei vini fragranti, fruttati, di corpo, equilibrati e morbidi ma che abbiano una buona persistenza di bocca: Vermentino di Sardegna, Grillo Siciliano Greco di Bianco Albana di Romagna. Con i classici pomodori ripieni” estivi” attenzione alla parte acida dovremo abbassarla con un ripieno abbastanza “grasso” fatto di uova lesse, tonno, maionese, quindi vini bianchi giovani, poco profumati ed una acidità vestita per non andare a sommare tutte le parti dure. Caldi e persistenti come un Fiano di Avellino,un Verdicchio di Jesi, un Bianchetta Genovese, un Arneis delle Langhe. Il carciofo merita un capitolo a parte, infatti le preparazioni con questo elemento prevedono sempre un passaggio obbligato per abbassane il tenore tannico sia a freddo, con immersione in acqua acidulata, o in latte per diverse ore, sia a caldo con la sbollentatura in acqua e bicarbonato. Queste operazione riducono di molto la componente amara che comunque resta la caratteristica dell’ortaggio; cercheremo sempre di attenuare questa sensazione amara con ripieni grassi o dolciastri e per il vino sarà sempre una scommessa!!!! Provar per credere.
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a cura di Gladys Torres Urday – Fonte VeronaFiere – Credit Photo Ennevi-Veronafiere
La 52ª edizione chiude con 128 mila visitatori da 143 nazioni
La prossima edizione in programma dal 7 al 10 aprile 2019
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peratori esteri in crescita percentuale rispetto al 2017 da Stati Uniti (+11%), Cina (+34%), Nord Europa – Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca (+17%) -, Paesi Bassi (+15%), Polonia (+27%) e triplicati da Israele; mentre la top ten delle presenze assolute sul totale vede primi i buyer da USA seguiti da quelli provenienti da Germania,
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Regno Unito, Cina, Francia, Nord Europa (Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca), Canada, Russia, Giappone, Paesi Bassi insieme al Belgio. A Veronafiere per quattro giorni presenti oltre 4.380 aziende espositrici (130 in più dello scorso anno) da 36 paesi. Il 52°Vinitaly chiude oggi a Verona registrando complessivamente 128mila presenze da 143 nazioni,
in linea con l’edizione precedente ma aumentando invece la qualità e il numero dei buyer esteri accreditati che quest’anno registrano un significativo +6% per un totale di 32 mila presenze. Un risultato ottenuto grazie ai continui investimenti nell’incoming da parte di Veronafiere, selezionando operatori top attraverso la rete dei propri delegati in 60 paesi
presentato anche la nuova iniziativa Wine South America, in programma a settembre di quest’anno nello stato di Rio Grande do Sul». Ad integrare e ampliare l’offerta di Vinitaly, si sono svolte come ogni anno in contemporanea Sol&Agrifood, la manifestazione di Veronafiere sull’agroalimentare di qualità ed Enolitech, rassegna su e con la collaborazione di ICEAgenzia nell’ambito del piano di promozione straordinaria del made in Italy, voluto dal Mise (Ministero dello sviluppo economico). A Veronafiere per quattro giorni presenti oltre 4.380 aziende espositrici (130 in più dello scorso anno) da 36 paesi e più di 15.100 vini proposti tramite l’innovativo strumento della Vinitaly Directory online, in lingua italiana, inglese e cinese per favorire contatti commerciali tutto l’anno. «Vinitaly 2018 ha confermato la vocazione di rassegna dedicata al business e alla promozione del mondo vitivinicolo – commenta il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese –. Siamo sulla strada giusta, individuata con determinazione in occasione del Cinquantesimo. La rassegna in quartiere è sempre più orientata al professionista, mentre cresce notevolmente il fuori salone pensato per i wine lover in città. Proprio Vinitaly and the City quest’anno ha portato quasi 60 mila appassionati nel centro storico di Verona e nei comuni di Bardolino, Valeggio sul Mincio e Soave. Un progetto uscito dalla fase di start-up e diventato ormai un prodotto a sé stante e come tale sarà sviluppato a partire dalla prossima edizione». «La crescente presenza di professionisti all’edizione 2018 –
spiega il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani –, testimonia il consolidamento del ruolo b2b di Vinitaly a livello internazionale, con buyer selezionati e accreditati da tutto il mondo. La top ten delle presenze assolute sul totale di 32.000 buyer accreditati da 143 nazioni, vede primi gli Stati Uniti d’America seguiti da Germania, Regno Unito, Cina, Francia, Nord Europa (Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca), Canada, Russia, Giappone, Paesi Bassi insieme al Belgio. Paesi che presidiamo durante tutto l’anno anche attraverso il sistema Vinitaly e con Bellavita Expo, la società compartecipata con Fiera di Parma attraverso la new.co VPE. Nel corso di questa edizione, abbiamo
accessori e tecnologie per la filiera oleicola e vitivinicola.
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di Roberto Rabachino, Credit Photo Massimo Marchi e EMMEVI-FiereVerona
and the City 2018 di successo Un
Toccata quota 60 mila presenze, con i sommelier della FISAR protagonisti. E dal 2019 diventerà un evento autonomo.
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numeri sono netti. E le cifre, sessantamila le presenze stimate nei tre giorni di Vinitaly and The City, il doppio rispetto all’edizione 2017, segnano una svolta: «D’ora in poi l’evento diverrà autonomo, camminerà sulle proprie gambe. Non più la “startup“ che era all’inizio ma un marchio con una vita e un bilancio, parte integrante della manifestazione principale», annuncia Maurizio Danese, presidente di Veronafiere. Per Vinitaly and The City una medaglia conquistata sul campo. Conferma Alessandra Biti, presidente di Studio Ventisette, che ha curato l’organizzazione insieme con Veronafiere. Successo e una conferma: «Alla gente piace muoversi, la formula della delocalizzazione delle iniziative è stata apprezzata». Promozione piena anche per il Vinitaly nelle capitali della produzione in provincia: «Ho sentito sindaci davvero soddisfatti, quelli già “rodati“ come gli altri che hanno affrontato il debutto in questa edizione», conferma il presidente di Veronafiere. I Sommelier della FISAR, capitanati dal Referente Nazionale dei Servizi
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FISAR Massimo Marchi, sono stati nuovamente protagonisti negli spazi predisposti per il servizio e presentazione dei vini e per le degustazioni guidate. Nell’edizione dei record i nostri sommelier hanno nuovamente dato prova di professionalità distinguendosi per eleganza e competenza. il Sommelier | n. 2 - 2018
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di Alice Lupi
Comunicare il vino,
il Premio alla Comunicazione 2018 a
Roberto Rabachino
“Perché una notizia sia efficace necessita di tre cose: un evento, un giornalista e un luogo da descrivere e raccontare. Perciò il giornalista è solo il tramite fra il bello, il giusto e il corretto”.
“N
on si può non comunicare” è il primo assioma della comunicazione redatto dalla Scuola di Palo Alto in California. Se vero è che ogni persona comunica anche se non lo vuole (basti pensare ai significati multipli del silenzio) occorre che sia una comunicazione efficace e mirata, non certo indisciplinata e indefinita. Da questo concetto prende le mosse l’istituzione del
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Premio alla Comunicazione Fisar, giunto alla sua terza edizione. Un riconoscimento annuale dedicato ai professionisti del settore che hanno meglio saputo, con le loro competenze e abilità nel comparto del vino, distinguersi e arrivare ai destinatari del messaggio in modo chiaro e appassionato. Quest’anno, durante la 52° edizione di Vinitaly presso lo spazio istituzionale del Ministero
delle Politiche Agricole e Forestali, il premio è stato consegnato dal Presidente della Fisar Graziella Cescon e dalla Giunta Fisar al Dottor Roberto Rabachino – Presidente Nazionale dei Giornalisti e Comunicatori del Settore Agroalimentare Italiano (ASA). La motivazione è stata letta dal moderatore dell’incontro Lugi Terzago, Tesoriere Nazionale Fisar e Responsabile attività Fisar per il Vinitaly 2018: “per aver
contribuito in qualità di giornalista, e presidente dell’Associazione Stampa Agroalimentare Italiana, alla crescita culturale economica e sociale dello specifico comparto”. Roberto Rabachino, nostro direttore, vanta un copioso e illustre curriculum professionale e accademico; lui stesso afferma: “Ho passato tre quarti della mia vita all’università prima come studente poi nelle vesti di docente”. Giornalista professionista dal 1979, ha conseguito con lode sia la laurea in sociologia che il dottorato in comunicazione e marketing internazionale. È professore universitario in diverse facoltà in Italia, negli Stati Uniti d’America e in Brasile. Inoltre, è autore di ben 27 libri tecnico scientifici, di cui 17 sono stati tradotti in inglese, spagnolo e portoghese ed adottati in diverse università del mondo. Nel 2004, per meriti legati alla divulgazione scientifica, l’Western States University di Portland, gli ha conferito la laurea Honoris Causa in “Scienze della Comunicazione”. Autore di programmi televisivi per RAI2 e Sky. È dal 2006 Presidente dell’Associazione Stampa Agroalimentare Italiana. Dirige diverse riviste nazionali tra cui Il Sommelier, Turismo del Gusto e la rivista nazionale dei giornalisti di settore ASA Magazine. Visibilmente commosso il nostro direttore alla consegna del premio
ha aggiunto: “Ringrazio la Fisar per questo premio, ringrazio la Presidente, la Giunta e il Consiglio Nazionale […]. Questo premio lo ritiro in nome e per conto di tutti i giornalisti italiani, di tutte le persone che fanno il mio stesso mestiere, di tutte le persone che giornalmente si spendono per comunicare le eccellenze italiane e l’agroalimentare è una di queste eccellenze […]”. Come la passione è il valore che accomuna tutti i produttori di vino, è altrettanto vero che essa va saputa raccontare dai comunicatori del settore. La componente affettiva dell’informazione giornalistica è un plus distintivo che fa emergere quella realtà seconda che spinge all’azione non solo i produttori ma gli stessi “narratori del vino” come li ha definiti nel suo discorso di apertura la Presidente Fisar Graziella Cescon. L’affettività è la parte passionale del giornalista che esprime nel suo enunciato affinché arrivi al lettore, ma “[…] perché una notizia sia efficace – ha affermato il Presidente Nazionale dei Giornalisti e Comunicatori ASA Roberto Rabachino - necessita di tre cose: un evento, un giornalista e un luogo da descrivere e raccontare. Perciò il giornalista è solo il tramite fra il bello, il giusto e il corretto”. il Sommelier | n. 2 - 2018
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di Alice Lupi con le degustazioni di Silvia Parcianello
Si scrive Vinitaly e si legge Fisar in
Rosa I N R OSA
Anche l’edizione 2018 di Vinitaly si è arricchito dell’evento realizzato dalla Fisar in Rosa: “Grandi Vini spumanti rosé metodo classico d’Italia”.
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na tavola rotonda, o meglio, un wine tasting organizzato da Luisella Rubin, Coordinatrice Nazionale del progetto Fisar in Rosa volto ad esprimere: “vini che hanno una forte personalità e una forte identità”. Sei spumanti rosé prodotti con metodo classico ed interpretati ciascuno dalle proprie appassionate vignaiole, ambasciatrici dell’autentico
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patrimonio del vino italiano. Alla guida sensoriale delle sei proposte enologiche Silvia Parcianello Sommelier e Degustatrice Ufficiale Fisar. L’evento, anche quest’anno sold out, si è aperto con le parole di benvenuto del Presidente Nazionale Fisar Graziella Cescon: “È sempre un piacere salutare tanti soci e tante persone che vogliono avvicinarsi e scoprire le prelibatezze di questa
degustazione”. A moderare l’incontro la giornalista Gladys Torres Urday che ha sottolineato come: “Nell’ambito dell’agroalimentare, il vino sia il prodotto più comunicativo in assoluto”. In questa narrazione a più voci, i vini spumanti rosé indicano la tendenza del mercato quale espressione del gusto dei consumatori che, negli ultimi anni, è cambiato. Questa trasformazione
di fatto è stato intercettata con lungimiranza dalle sei produttrici presenti. “Parlare in rosa è una cosa divertente che merita attenzione” è con questo gioco di parole che Teresa Severini, enologa e produttrice, dell’Azienda Lungarotti Società Agricola a.r.l di Torgiano, apre le danze dell’evento prima di presentare il suo Brut Rose’ Metodo Classico VSQ. L’affascinate capacità comunicativa di Maria Ida Avallone - produttrice dell’azienda vinicola Villa Matilde sita a Cellole - affonda sul concetto di storicità del vitigno quale espressione di un territorio e del suo passato: “La Campania è una terra magica
che vanta natali molto antichi e con la sua storicità enologica… di oraziana memoria”. Il Falerno del Massico, con il suo passato importante, è stato da lei interpretato con il “Mata” Rose’ VSQ Metodo Classico Brut 2013. Il duro lavoro in vigna e in cantina poggia inevitabilmente sull’amore: “Penso che la passione sia la cosa più importante da trasmettere ai consumatori”. È così che Lara Mercandelli responsabile dell’accoglienza dell’azienda agricola Mosnel di Camignone si è espressa. In degustazione la Cantina ha proposto Franciacorta Rose’ Pas Dose’ “Parose” 2013. Angela Sini, socia e amministratrice delegata della
Cantina della Volta, sita a Bomporto, ha presentato il suo Lambrusco Rose’ di Modena Spumante Brut Doc Metodo Classico 2013. Un colore scarico pienamente voluto, frutto di un progetto aziendale “un gioiello […] che vuole catturare l’attenzione”. Il carattere, la personalità dei vini rosati è sintetizzato nelle parole di Lucia Letrari, enologa e produttrice Letrari sas di Rovereto che pensa che: “[…] i rosé siano più maschili che femminili […] dove ritrovo struttura, potenza sia al naso che in bocca“. Coerente con quanto espresso il suo +4 Brut Rose’ Riserva 2009 Trento Doc. Barbara Cicconi in rappresentanza della produttrice
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Angela Velenosi della Cantina Velenosi Srl sita ad Ascoli Piceno che ha proposto in degustazione “The Rose” Velenosi 2010, ha evidenziato che “La Cantina Velenosi è nata grazie alla forte volontà della signora Angela […] che ha trasmesso ai collaboratori la passione che ha ereditato dalla sua famiglia” I racconti aziendali, l’affettività e tenacità delle produttrici sono elementi fondanti il mondo del vino che si ritrovano e si ripetono in tutte le esperienze enologiche narrate da quelle donne che hanno contribuito a far grande il mondo del vino italiano.
Le Note di Degustazione di Silvia Parcianello LUNGAROTTI BRUT ROSE’ Cominciamo il nostro viaggio con uno spumante prodotto in Umbria, cuore verde d’Italia. Uve Sangiovese e Pinot Grigio a comporre un calice rosa antico molto elegante con perlage fine e persistente. Al naso è dolce e floreale, glicine e fresia arricchiti da note di piccoli frutti rossi e melograno. La permanenza sui lieviti per la presa di spuma è breve e i profumi varietali rimangono nitidi. Il sorso è leggiadro, accompagnato dall’inizio alla fine dal perlage che solletica le papille e porta il ricordo della frutta acida. Perfetto per l’aperitivo ma capace anche di sostenere piatti a base di pesce o verdure, è un vero e proprio invito a bere. ROSE’ 2010 – VELENOSI Siamo nelle Marche, con un pinot nero in purezza che si propone color buccia di cipolla con riflessi ramati. Il bouquet è importante e fruttato, con arancia rossa e ciliegia matura a farla da padrone, accompagnate da pepe rosa, datteri e una nota mielata a creare un intreccio
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gustoso. In bocca è suadente e pieno con l’acidità stemperata da note dolci in un continuo rincorrersi. Un vino solare e piacevole, da provare con insalate e carpaccio di pesce. MATA 2013 – VILLA MATILDE Proseguiamo il nostro viaggio in una terra magica, alle pendici del vulcano spento di Roccamonfina. Bellissimo color pesca per uno spumante metodo classico al 100% da uve aglianico. Il perlage è delicato e molto persistente. Al naso l’aglianico fa il prezioso, com’è nella sua natura scontrosa, si scopre a poco a poco. Prima note di pepe rosa, poi si stupisce con sentori di arancia rossa e mandorla, un bouquet singolare ed elegante. Al palato conferma la grande eleganza e aggiunge una persistenza succosa che invoglia a mangiare. Una pizza margherita magari. PAROSE’ 2013 – MOSNEL Approdiamo ora in uno dei territori italiani più vocati per la produzione di spumanti e già alla vista il calice la dice molto lunga. Siamo in Franciacorta, cuvèe pinot nero e chardonnay, 30 mesi sui lieviti e un colore rosa antico pallidissimo. Al naso pasticceria alla nocciola, zeste di limone, pompelmo rosa e rabarbaro. Il sorso è solido e strutturato, intriso di freschezza ma con un gusto tostato che preannuncia grandi cose e lascia una sensazione di estrema pulizia. Un vino che si può bere come aperitivo ma che si deve provare a tutto pasto. Fantastico con risotto ai fegatini di pollo. ROSE’ 2013 – CANTINA DELLA VOLTA Lambrusco di Sorbara in purezza insolitamente spumantizzato con il metodo classico. Unisce il carattere indomabile del vitigno
con l’eleganza del metodo di lavorazione. Il colore è quello dell’eleganza, rosa antico tenue, il perlage è energico, scintillante. Il profumo è una macedonia di frutta rossa, melograno, scorza d’arancia, fragolina e mandorla leggera. Fantastica la beva, caratterizzata dall’acido malico presente nel Lambrusco di Sorbara che regala grande freschezza al gusto di frutta che sferza le papille e chiede il secondo calice. Io lo sento perfetto con un piatto di salumi e crescentine e credo che poi vorrei continuare a metterlo alla prova con piatti più impegnativi. +4 2009 - LETRARI Chiudiamo con un’altra zona di grande tradizione spumantistica,
il Trentino. Il colore nel calice è sorprendente, rosa con riflessi dorati, sembra abbia fatto un bagno nell’oro. Cuvèe classica a base pinot nero e chardonnay e 72 mesi sui lieviti per uno spumante dal carattere ben definito. Al naso il territorio si fa sentire subito con forza grazie a un netto sentore iodato e poi i fiori, ricorda i prati primaverili cosparsi di margherite. Infine i profumi si intrecciano con fragola matura, dattero e crosta di pane tostata. Il sorso è pieno, pulito, con una breve nota tannica che ne prolunga la beva. Il fin di bocca è di pompelmo rosa e persistente sapidità. Un grande vino che chiede di essere accompagnato da del gran cibo.
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Vini italiani prodotti da Vitigni Internazionali Seminario del Coordinamento Italia Centro Spazio Ministero delle Politiche Agricole Forestali e Alimentali Credit Photo Jimmy Pessina
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Vini italiani prodotti da Vitigni Internazionali Seminario del Coordinamento Italia Nord Est Spazio Ministero delle Politiche Agricole Forestali e Alimentali Credit Photo Jimmy Pessina
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2018 - AttivitĂ istituzionale FISAR
Vini italiani prodotti da Vitigni Internazionali Seminario del Coordinamento Italia Nord Ovest Spazio Ministero delle Politiche Agricole Forestali e Alimentali Credit Photo Jimmy Pessina
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Vini italiani prodotti da Vitigni Internazionali Seminario del Coordinamento Italia Sud e Isole Spazio Ministero delle Politiche Agricole Forestali e Alimentali Credit Photo Jimmy Pessina
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di Nicola Masiello
Un momento di riflessione sulle annate e sui vini presentati nelle Anteprime in Toscana L’annata 2017 sarà ricordata come ”annus horribilis” per la viticultura italiana e mondiale: dalle gelate primaverili al caldo estivo, alla poca piovosità del periodo estivo. Nonostante questo il risultato è da considerarsi buono, in alcuni casi ottimo!
I
l problema del caldo estivo, rapportato ai vitigni bianchi, è stato soprattutto nella resa di uva per ettaro, molto bassa. In degustazione il vino ha
fatto riscontrare un carico cromatico più accentuato rispetto alla norma in cui le note floreali e fruttate sono risultate più pesanti e meno
piacevoli. Anche in questi casi la vendemmia è stata difficile ed anticipata ma ha comunque salvato la parte acida dando una piacevole freschezza.
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MONTEPULCIANO e MONTALCINO Assegnate le stelle dell’annata 2017 Per quanto riguarda queste 2 denominazioni si è lavorato sul vitigno Sangiovese il quale non soffre le vendemmie ritardate rispetto ad altri vitigni e quindi questo fattore ha di fatto aiutato il risultato finale riferito alla qualità. Si è cercato di capire, attraverso l’andamento stagionale, il collegamento con altre annate calde spostando l’attenzione maggiore alla vigna ed ai terreni. Il termine di paragone più assimilabile al 2017 è stata l’annata 2003 con la differenza che, nel 2003, la pioggia non si è vista se non dopo il periodo della vendemmia: quindi vini cotti e ricchi di estratto. L’esperienza e la conoscenza, nel tempo, hanno fatto sì che dai responsi del 2003 si sia operato
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in maniera diversa al fine del miglioramento qualitativo. In definitiva suoli ed esposizione coniugati all’esperienza ed alla pazienza dei vignaioli hanno portato a buoni risultati. Montepulciano Annata 2017: 5 stelle, il massimo. Forse una classificazione un po’ sopra le aspettative dei massmedia ma che lascia sperare in un livello qualitativo elevato. Montalcino Annata 2017: 4 stelle Un’ottima annata che lascia aperta una porta sulla qualità in divenire. Sicuramente, alla luce dei cambiamenti climatici e degli andamenti stagionali degli ultimi anni, i produttori dovranno prendere in considerazione una rielaborazione dei disciplinari di produzione ove si privilegi il territorio e la collocazione dei vigneti in quanto risultano questi i parametri qualitativi delle ultime vendemmie.
Le degustazioni
San Gimignano Dalla zona “bianchista” per eccellenza della Toscana, San Gimignano, gli assaggi di Vernaccia 2017 si sono rivelati interessanti, con vini che per la maggior parte dei casi portano come elementi distintivi la fragranza olfattiva quasi evoluta, mentre la vena acida accentua la freschezza tipica del vitigno e marca la sapidità.
Vernaccia di San Gimignano 2017 Cesani: giallo paglierino, limpido e scorrevole, progressione olfattiva su fiore bianco e agrumato e frutta matura, caldo, di corpo con note acide in evidenza. Sapido Fattoria Poggio Alloro- il Nicchiaio: colore giallo paglierino intenso e fragrante con sentori erbacei e frutta gialla; al gusto caldo, rotondo, di buona acidità. Persistente. Fattoria San Donato – Angelica: Colore giallo paglierino carico, scorrevole. Naso fine e schietto, note floreali di tiglio ed acacia, frutto a pasta bianca matura, leggera nota minerale. Caldo, di corpo, fresco vivo, sapido, di buona beva. Il Colombaio di Santa ChiaraSelvabianca: Giallo con riflessi appena dorati, scorrevole. Naso fine ed elegante con note di fiori bianchi, frutta in maturazione, note minerali. Caldo, rotondo, fresco, sapido, di piacevole beva. Panizzi 2017: giallo paglierino, limpido, luminoso. Elegante schietto, con sentori di frutta gialla in maturazione, e floreale. Di buona struttura generale, fresco vivo, sapido, equilibrato e persistente.
Pietraserena - Vigna del Sole 2017: giallo paglierino, trasparente, intenso, pulito al naso, fine, sottile, richiami di fiori freschi e frutta bianca. Piacevole, equilibrato, leggera nota sapida, chiude con la nota ammandorlata. Tenuta Le Calcinaie 2017: riflessi dorati evidenziano un giallo paglierino intenso; scorrevole, fine e schietto, note floreali di acacia, di frutta bianca e salvia, leggero minerali. Di corpo, equilibrato, sapido.
Le Riserva della Vernaccia di San Gimignano Il Palagione – Ori 2016: Limpido, intenso, colore giallo paglierino che con i suoi riflessi appare elegante alla vista; al naso si avvertono sentori di frutta a pasta gialla matura, fiori di camomilla, leggero vegetale. Rotondo, equilibrato, fresco di acidità. Note di mineralità e sapidità. Persistente. Mormoraia - Antalis 2015: giallo paglierino, brillante, grande complessità olfattiva, con richiami a frutta e leggero vegetale; caldo, rotondo, buona acidità, persistente, sapido, con ritorno del frutto. Vagnoni- i Mocali 2013: giallo paglierino dorato all’unghia. Naso fine e schietto, di buona complessità; in evidenza note vegetali, agrumato dolce, sentori floreali di oleandro, note di grassezza e minerale. Caldo, rotondo, fresco, richiama in bocca le note olfattive. Montepulciano 2015 Annata che rispecchia in pieno le qualità più schiette e performanti del vino Nobile di Montepulciano; un’ annata che propone vini con buona intensità cromatica,in alcuni casi anche” profonda” per filosofia aziendale,scorrevole e brillante introducendo ad una componente acida peraltro riscontrabile a
livello gustativo. Il naso è pulito e schietto, esalta le note fruttate con sottobosco e spezie; il vegetale e la mineralità sono presenti in alternanza. Al gusto sono caldi, marcano l’acidità che lega con il tannino elegante che, solo raramente, si esprime con durezza, sapidi e di buona beva.
Nobile di Montepulciano 2015 Boscarelli: naso complesso ed intenso, piacevole l’inizio del frutto e delle spezie che volge al pepe, leggero vegetale, al gusto è caldo, rotondo, giustamente tannico, pienezza di bocca. Tenuta Trerose”Santa Caterina”: naso intenso, schietto, evidenzia un buon equilibrio tra frutto maturo e fiore, la spezia è marcata e variegata: caldo, di corpo, giustamente tannico, gira bene in bocca. Dei: concretezza e concentrazione dal colore al naso, frutta rossa ben matura, speziatura che richiama la cannella ed il chiodo di garofano, minerale con note mentolate; caldo, di corpo, tannino in evoluzione, sapido. Salcheto: naso ancora poco intenso ma persistente sulle
note di finezza, il frutto rosso in maturazione si lega ad un piacevole legno e spezia con note minerali; caldo e di corpo presenta un tannino in evoluzione e battente, fresco, sapido. Tiberini” Podere Le Caggiole”: naso pulito, intenso, esalta la zona di produzione con la presenza di frutta rossa, sensazioni di sottospirito e piccoli frutti neri; caldo, robusto, giustamente tannico, beva importante. Le Badelle: naso complesso e fine, richiama la frutta rossa matura ed il sottobosco, leggero vegetale di muschio, legno pulito e piacevole, spezia dura; caldo, di corpo, tannino presente e pulito, sapido. Poliziano: naso complesso e fine, floreale di mammola e frutto in polpa, legno pulito con ritorni mentolati, nota minerale; caldo, di corpo esalta la tannicità e freschezza di bocca.
Nobile di Montepulciano Selezione 2015 Gattavecchi”Parceto: molto fine e complesso richiama la frutta rossa, soprattutto il sottobosco maturo ed il vegetale secco con tabacco e
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paglia, minerale ; caldo, robusto, di carica tannica marcata e pulita, beva importante. Bindella “I Quadri”: netta e pulita la parte aromatica con evidenza di frutto nero maturo, ciliegia sottospirito, spezia di cannella con note di floreale secco sulla rosa, leggero balsamico; caldo, robusto, gioca la bevibilità su acidità e tannino setoso. Fassati “Gersemi”: piccolo frutto maturo e note di frutta rossa in confettura si alternano a spezie dure e mineralità; caldo di corpo, giustamente tannico, sapido e di beva piacevole.
Nobile di Montepulciano 2014 Palazzo Vecchio ”Maestro”: naso complesso e persistente con evoluzione di frutta rossa e frutti piccoli, leggero boisè che richiama a spezie di pepe e coriandolo; molto caldo, robusto, giustamente tannico , asciuga la bocca. Contucci selezione 2014 ”Mulinvecchio”: naso importante e ben definito su viola mammola e frutta rossa matura con susina in evidenza ,piacevole il legno
e la spezia che si legano a note minerali: caldo, di corpo, esprime un tannino setoso che accarezza il palato.
Altre annate di Nobile di Montepulciano Canneto Selezione 2013” Casina di Doro”: naso accattivante su espressioni di frutto maturo, vegetale con richiamo al fungo, note balsamiche e minerali; caldo, robusto, trama tannica netta e pulita, esalta la persistenza di bocca. Romeo Selezione 2012 ”Lipitiresco”: naso molto persistente e complesso, piacevole il frutto maturo e il ventaglio di spezie, boisè, cuoio, evidenzia un balsamico che volge alla complessità, vegetale secco di fungo; molto caldo, robusto, tannino setoso e battente, ancora fresco d’acidità, sapido. Carpineto Selezione 2010” Poggio Sant’Enrico”: naso complesso e persistente, esalta le note del vitigno che in maturazione esprime sentori fruttati importanti a cui lega il pepe, la liquerizia, il cuoio e una piacevole mineralità; caldo e rotondo mostra la parte tannica evoluta e pulita di grande avvolgenza, fresco e sapido.
Montalcino Nel gioco dei rating assegnati nell’anno di produzione, Montalcino quest’anno ci propone una ” riflessione” sulle stelle date alle due ultime annate . Infatti in molti riteniamo che la classificazione di 4 stelle, assegnata alla 2013, sia di fatto “stretta” rispetto alla qualità dei vini nel bicchiere e quindi da rivalutare proprio alla prova dei fatti; di contraltare la 2012, alla quale furono assegnate 5 stelle, il 90
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“massimo”, quindi eccellente, nel bicchiere si presenta leggermente sottotono, lasciando prevedere una longevità ridotta rispetto al rating assegnatole.
Brunello di Montalcino 2013 Podere Brizio: naso complesso, profumi di frutti rossi e maturi con sentori di erba tagliata, note minerali e boisè; caldo, rotondo, esprime tutta la forza del Sangiovese con tannini ancora forti. Uccelliera: naso pulito, fine e schietto. Richiama la concentrazione della frutta rossa, spezie dolci e sentori di cioccolato. Caldo, rotondo, equilibrato; leggera freschezza con tannino dinamico. Persistente in bocca. Cortonesi - La Mannella: naso complesso ed intenso, prevale il frutto rosso maturo e sottobosco, note vegetali di tabacco e leggera macchia. Caldo, di corpo, piacevolmente tannico e sapido. Caprili: naso netto e persistente, presenta un fruttato maturo con evidenza di sottobosco, speziatura fine che volge al pepe, leggero mentolato. Caldo, robusto, fresco, esalta il tannino con richiami alle note olfattive, sapido e lungo. Salvioni-La Cerbonaia: naso complesso ed intenso, presenta frutta e sottobosco maturo in maturazione, speziatura dolce e legno pulito. Caldo, fresco, leggermente tannico, non ancora in equilibrio ma dalle grandi potenzialità. Gianni Brunelli -Le Chiuse di Sotto: naso fine ed intenso, mostra il frutto maturo con richiami al sottobosco, minerale e vegetale di fungo. Caldo, di corpo, piacevole ingresso di bocca con presenza di tannini pronti, sapido. Tenuta La Fuga: naso molto fine e persistente, richiami alla viola e fruttato maturo di prugna e ribes,
chiude con tabacco e pepe. Caldo, morbido, con tannino evoluto e piacevole beva, sapido. Tenuta Crocedimezzo: naso elegante, marca molto il frutto maturo con spezie in ventaglio e buon legno, piacevole richiami di muschio e minerale. Caldo, di corpo, il tannino marcato aspetta di completarsi, buona beva. Val di Suga: naso netto e lineare sul frutto maturo e spezie, note di leggero fumè e tabacco, legno pulito. Caldo, di corpo già in equilibrio con la vena tannica setosa e piacevole. Tenute Silvio Nardi: naso molto fine e persistente, alterna la parte fruttata con la spezia in evoluzione, richiami di tabacco e foglia di tè. Caldo, di corpo, ancora fresco, leggermente tannico, sapido asciuga la bocca. Col di Lamo: naso fine e persistente, richiama il frutto rosso maturo ed il sottobosco, spezia presente in evoluzione con note di minerale. Caldo, di corpo, tannino in divenire e nota sapida piacevole. Capanna: naso fine e schietto, complesso, marca il frutto rosso e sottobosco, trama speziata fine su note di pepe e cacao. Caldo di corpo, tannino battente e pulito, ha pienezza di bocca e persistenza. Col d’Orcia: naso fine e complesso, polpa matura e sottobosco, speziatura in alternanza, sentori di macchia. Caldo, robusto, trama tannica piacevole, sapido con finale di bocca piacevole. Casisano: naso importante sulla polpa matura, concentrato, con ampia speziatura, note minerali e vegetali, chiude con cacao e pepe. Caldo, robusto, esalta il tannino setoso, buona sapidità. Il Poggione: naso fine e complesso, marca sulla frutta rossa
e spezia, leggera mammola, note di balsamico e mentolato. Caldo, di corpo, giustamente tannico esalta la bocca.
Brunello di Montalcino Selezione 2013 Colombini –Prime Donne: naso intenso, fine e persistente, sentori di frutta rossa matura e note balsamiche, profumi di sottobosco maturo, spezia dolce, piacevole nota vegetale di tabacco con finale di cuoio. Caldo, rotondo, equilibrato, buoni i tannini puliti, bella persistenza Banfi-Poggio alle Mura: naso intenso e fine, piacevole il frutto maturo con note minerali, tabacco e cuoio, leggero balsamico, speziatura e legno marcate e pulite Caldo, giustamente tannico marca la freschezza e la sapidità, buona la beva. Il Marroneto - Madonna delle Grazie: naso molto fine e persistente, si esalta nel frutto maturo e sottobosco, elegante speziatura che polarizza il palato, corredo di frutto maturo e frutto piccolo, minerale. Caldo, di corpo, ancora in freschezza acida,
piacevole beva e giustamente tannico. Tiezzi -Vigna Soccorso: naso intenso e fine, si esalta sulla frutta matura ed il vegetale di macchia e tabacco, note speziate di caffè e cacao. Caldo, robusto gioca su tannino e freschezza, pienezza di bocca.
Brunello di Montalcino Riserva 2012 Solaria: limpido, scorrevole, fine; al naso intenso, netto, con eleganti note speziate e fruttate. Al gusto caldo e rotondo, di corpo, giustamente tannico, buona l’acidità vestita. Persistente. Bellaria – Assunto: naso intenso ed elegante con note piacevoli di frutta rossa evoluta, note di mineralità e spezie chiusura su vegetale secco e fiori secchi. Caldo, robusto, equilibrato, di buona e lunga beva. Il Poggiolo - Il mio Brunello: naso fine, intenso e complesso, piacevole floreale sulla frutta matura e sottobosco, caffè e pepe aprono a leggera mineralità. Caldo, rotondo, equilibrato con carica tannica ben presente, sapido. il Sommelier | n. 2 - 2018
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di Davide Amadei
Collection 2018: alla Leopolda celebrato il Chianti Classico Un’anteprima del Chianti Classico, quella del 2018, caratterizzata dalla presentazione di vini delle annate 2016 e 2015, ambedue eccellenti.
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er quanto riguarda i 2016 si tratta di prodotti di piacevolezza estrema, equilibratissimi, con tanta freschezza, complessità olfattiva ed eleganza di gusto. L’andamento stagionale è stato regolare, senza problemi sanitari, con un inizio di stress idrico a fine luglio poi “sanato” dalle piogge della seconda metà di agosto; il caldo è stato costante, senza picchi eccessivi, con maturazione regolare ed equilibrata delle uve senza sovra-maturazioni o “cotture”. Sul finale dell’estate le escursioni termiche sono state notevoli ed hanno garantito tanti profumi e 92
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Alla Leopolda hanno presentato i loro vini 186 aziende per 659 etichette in degustazione (di cui 59 anteprime da botte dell’annata 2017 e 92 etichette di Gran Selezione). Sempre di più la denominazione si presenta forte ed unita, consapevole della sua storia e tradizione, e della sua energia economica basata sulla qualità e sull’origine: 36 milioni di bottiglie esportate in più di 130 paesi ogni anno, prodotte da 350 aziende che custodiscono quello che viene definito il “primo territorio vitivinicolo del mondo”. Ed in funzione della promozione del territorio novità di questa edizione della Collection è stata la nomina dei primi “Chianti Classico Ambassador”, cinque personaggi del mondo del vino (associazioni, operatori commerciali, giornalisti) che siano dei veri e propri portabandiera del Gallo Nero nel mondo.
ottima acidità. Anche l’annata 2015 ha avuto uno sviluppo regolare, con estate calda, temperature elevate in luglio e agosto, poca piovosità, per vini ricchi, pieni, anch’essi decisamente equilibrati, con una maggiore maturità del frutto ed una leggermente minore acidità. In entrambi i casi, ma soprattutto nell’annata 2016, i vini sono in grado di leggere chiaramente i territori dei Comuni di provenienza. Ed in annate così è sempre più difficile trovare vini poco piacevoli, scarsi di profumi o freschezza; la qualità media è sempre più elevata e diffusa tra le aziende del Chianti Classico.
Alcuni assaggi. Chianti Classico 2016 MONTERAPONI - Naso molto minerale, roccioso, con tanti fiori eleganti; bocca affusolata, precisa, succosissima, di grande tipicità territoriale; il finale è roccioso. Chianti Classico 2016 VALLONE DI CECIONE - Naso originale, molto intrigante, con erbette aromatiche fresche, fiori, spezie fini, cenni marini; in bocca ha tanto carattere e grande salivazione, è teso e minerale, il tannino è netto e puntuale, con sviluppo naturale e finale preciso. Chianti Classico 2016 ROCCA DI CASTAGNOLI - Bellissimo olfatto, elegante, ben espresso, con piccoli frutti, fiori, terra; bocca golosa, tesa, rinfrescante, con finale preciso, succoso. Chianti Classico 2015 CASTELLINUZZA E PIUCA - Alloro
ed altre erbe aromatiche ben armonizzate con piccoli frutti rossi di bosco e arbusti, fiori, complesso; bocca precisa, affusolata, di ricca salivazione. Chianti Classico 2015 ISOLE E OLENA - Bel naso fine, marino e floreale, alloro e terra; bocca ricca, presente, con frutto pieno a centro bocca e tanta sapidità che si schiaccia sul palato; finale tagliente, con piccoli frutti e roccia, piuttosto lungo, invitante. Chianti Classico 2013 CASTELL’IN VILLA – Ogni anno sempre al top. Il naso è come sempre bellissimo, intrigante, con erbe aromatiche, alloro e timo, cenere e pietra, terra, frutto rosso, fiori appassiti; bocca grande, sapidissima, acidità perfetta, tannino preciso, molto lungo il finale, senza cedimenti. Chianti Classico Riserva Doccio a Matteo 2015 CAPARSA - Note minerali e balsamiche fresche, ciliegia fresca; in bocca è goloso, sapidissimo, il tannino è più netto del Caparsino (l’altra Riserva aziendale), ha più grip, è più strutturato e comunque succosissimo; territoriale e gastronomico, da attendere (gran bel tannino, struttura). Chianti Classico Riserva 2015 VAL DELLE CORTI - Naso molto fine, tra fiori, terra, pietra, erbette aromatiche, ciliegia fresca, cenere; bocca piena di tensione e dinamica, tutta in crescendo, ha energia, verso un finale invitante, con una scia sapida che lo allunga, ricco e preciso. Chianti Classico Gran Selezione San Lorenzo 2015 CASTELLO DI AMA - Frutto rosso e arbusti aromatici, radici ed erbe profumate, alloro e tanta terra umida; nel bicchiere diventa sempre più complesso; bocca tesa, dinamica, con tanta sapidità a centro bocca, il Sommelier | n. 2 - 2018
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senza cessioni al legno, finale sfaccettato, lungo. Chianti Classico Riserva “Levigne” 2014 ISTINE - Naso intrigante, con fiori e piccoli frutti di bosco fraganti molto fini, distinti; bocca freschissima, tagliente, con bel frutto a centro bocca, finale pieno di succo, ricco di sensazioni minerali e floreali. Chianti Classico Gran Selezione Vigna Paronza 2013 CASALE
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DELLO SPARVIERO - Bellissimo naso con un rincorrersi di erbette aromatiche, note cineree, piccoli frutti di bosco (lampone, fragolina); bocca di grande succosità, tannino ben presente, giovane, di grana fitta; sapidità masticabile a centro bocca, finale molto lungo, anche con note floreali; promette un bell’avvenire. Chianti Classico Gran Selezione Vigneto di Campolungo 2013
LAMOLE DI LAMOLE - Naso classico, piccoli frutti e cenni marini, terra e fiori, molto fine e sfaccettato; bocca con un bel tannino arrembante, grande salivazione, quasi salato, il finale è decisamente minerale, pieno di fiori e piccoli frutti. Chianti Classico Gran Selezione “Stielle” 2013 ROCCA DI CASTAGNOLI - Terra umida, cenni affumicati, mineralità, fiori appassiti ed arbusti aromatici, decisamente fine, elegante, sfaccettato; bocca scattante, dinamica, mossa, è quasi salato; il finale è lunghissimo, pare non finire mai, pulitissimo, goloso, profondo. L’eleganza e la complessità del sangiovese chiantigiano. Chianti Classico Riserva 2008 IL POGGIOLINO - 10 anni, ma il naso è ancora sul frutto, ci sono cenni di sottobosco ed eleganti note terrose; bocca di grande equilibrio, con tannino risolto, finale puro, fresco, molto sapido; non un mostro di struttura, ma è veramente piacevole, territoriale e gastronomico.
di Riccardo Margheri
Anteprima Morellino 2018 Aria nuova per il Consorzio Morellino di Scansano, che per la prima volta in ambito Anteprime Toscane si è presentato alla Fortezza di Basso di Firenze insieme al Consorzio Chianti.
I
l Consorzio è sempre più alla ricerca di una maggiore visibilità e distinzione in un periodo in cui vengono immesse sul mercato annata 2017 e (teoricamente) Riserva 2016. Annate quanto mai diverse l’una dall’altra: un millesimo più recente singolarmente torrido e arido, nel quale era impresa non da poco azzeccare momento della vendemmia, rese, ecc. per conservare la caratteristica bevibilità senza tannini amari e surmaturazione; e un 2016 comunque caldo ma molto più equilibrato, che ha dato adito a Riserve sorprendentemente eleganti, senza che la presenza
del rovere annichilisse l’esuberanza del frutto, come è più volte avvenuto in passato. La tipologia guadagna sempre più in ambizione, visto che più di un produttore ha peraltro portato in degustazione annate precedenti, anche non ancora in commercio. Dalle risultanze degli assaggi, l’esame 2017 è stato abbastanza brillantemente superato, con perdonabili segni di rigidità tannica, e vini non troppo in difetto di acidità, con solo un minimo di carenza di polpa al palato. Bene ad esempio il Pietramora dell’omonima azienda, articolato al naso con fragola e tabacco, più chiuso al gusto ma assolutamente
elegante; il campione da vasca di San Felo, dal gran succo, di maturità di frutto netta e godibile e tannino rifinito; e l’altro campione in affinamento di La Selva, levigato e piacevolmente fragrante. Tra le etichette più attempate (riserve e selezioni ma non solo) si sono distinte il Morellino Passera ‘16 di Poggio Trevalle (note floreali e di macchia mediterranea all’olfatto, bella tessitura al palato con corrispondenza nasobocca); la Riserva ’15 di Val delle Rose, naso fragrante con legno ancora da digerire, ma bocca ricca, saporita, di gran presa ma equilibrata; il coevo Reviresco di Val di Toro, che ben gestisce i 14,5° di alcool con tannino potente ma fitto, dolcezza e profondità; e il non ancora in commercio Madrechiesa 2014 di Terenzi, aromaticamente ancora da definire ma sapido e reattivo.
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In FAMIGLIA - Le notizie dalle Delegazioni Notizia inviata da Fabio Ciarla della Delegazione FISAR Roma e Castelli Romani
A VELLETRI TERMINATO IL QUARTO CORSO
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iplomi per il quarto corso interamente svolto a Velletri, sede distaccata ma ormai consolidata per la Delegazione Roma e Castelli Romani. A qualche settimana dagli esami, la cerimonia di consegna degli attestati e del taste-vin si è tenuta lo scorso 23 febbraio nei saloni del ristorante Benito al Bosco, con il Delegato
Filippo Terenzi, il segretario Antonio Mazzitelli, la consigliera Angela Maglione e il Direttore del Corso Paolo Pietromarchi. Allegria ma anche tanta voglia di fare per il corso forse più numeroso di quelli svoltisi a Velletri, sede ormai storica per la Delegazione visto che a ottobre è partito il quinto corso consecutivo giunto ora al Secondo Livello, sempre nell’Aula Magna del CREA Viticoltura Enologia di via Cantina Sperimentale. Cena, come sempre, di alto livello su menu dedicato e abbinamenti cibo/ vino realizzati dai neo-sommelier, che hanno poi ricevuto l’attestato dalle mani del Delegato Filippo Terenzi, nello specifico parliamo di: Claudio Aniello, Flavia Astolfi, Sabrina Aureli, Serena Buratti,
Francesco Dezi, Ferdinando Di Giacobbe, Eleonora Fini, Angelo Guerriero, Stefania Imperiali, Giada Leoni, Silvia Mancini, Daniele Moroni, Sara Pennacchini, Ottaviano Robibaro, Andrea Romaggioli, Daniele Ronconi, James Schwarten, Jasmine Tartaglia, Elias Ticca e Federica Vuolo. Senza dimenticare anche gli attestati consegnati a Jennifer Di Tullio, Andrea Donatore, Antonio Renna, Christian Pontecorvi, Giordano Scifoni, Luca Cocco, Danilo Rossi e Francesco D’Amata (molti dei quali si trasformeranno in attestati da sommelier). Una bella soddisfazione per la Delegazione capitolina, che continua a crescere anche ai Castelli Romani come testimoniato dai corsi attivi a Velletri, appunto, Anzio e Marino.
Notizia inviata da Riccardo Ricci della Delegazione FISAR Genova
CONSEGNA ATTESTATI AI NUOVI SOMMELIER
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a sera di venerdì 23 febbraio scorso, in occasione dell’evento “Pasetti e l’Abruzzo”, con degustazione di prodotti e vini abruzzesi, si è svolta la cerimonia di consegna degli attestati ai nuovi Sommelier della Delegazione di Genova.
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La cena, molto piacevole, ha visto il servizio di piatti tipici regionali, come pecorino e pere, sagne e lenticchie, arrosticini e salsiccia, abbinati a vini come Passerina Terre Aquilane IGP, Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo DOC, Montepulciano d’Abruzzo DOC Testarossa, tutti prodotti dalla storica e pluripremiata azienda Pasetti di Francavilla al Mare. Al termine del momento conviviale, il Delegato Mattia Briganti, appena riconfermato, e il neo Segretario Gian Carlo Stellini, hanno “incoronato” i nuovi Sommelier, fra gli applausi e l’affetto di tutti i presenti.
Hanno ricevuto l’attestato e l’ambito tastevin: Roberta Castriconi, Francesco Lobianco, Laura Bullio, Elisabetta Mazzaraco, Luigi Rizzo, Rosalba Stelluto, Enrico Gorini, Adelia Roveda e Bruno Battaglia. Grande entusiasmo e soddisfazione da parte di tutti i ragazzi, che hanno visto coronato il loro sogno dopo un anno e mezzo di studi e fatiche, e di tutto il Consiglio di Delegazione. Un ringraziamento particolare va a Rosita, Stefania e a tutto il personale del Circolo il Quadrilatero, sede della serata e dei corsi, e ai sommelier di servizio Paolo Odino e Davide Cafaro.
Notizia inviata da Biancalana luciano della Delegazione FISAR Costa Etrusca Piombino
CONSEGNA ATTESTATI A I NEO SOMMELIER
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unedì 19 Febbraio la delegazione Fisar Costa Etrusca Piombino ha consegnato gli attestati di sommelier del corso che si è appena concluso.Prima della cerimonia ilDelegato Emilio Butti e il Direttore di corso Luciano Biancalana hanno intrattenuto I neo sommelier con una cena presso l’azienda Monte Solaio, situata sulle colline di Campiglia Marittima,cena accompagnata dai vini dell’azienda con l’anteprima del Viognier 2017. Questi I nuovi sommelier che hanno
ricevuto l’ambito tastevin: Bartalini Michela,Ceccarelli Andrea,Cruciani Claudia,Fiorelli Giulia,Guerrini Manuela,Iannuzzo Caterina,Laccetti Cristiano,Mascia Lucia Ivan,Nocentini Federico,Volyanska Olena. Grande soddisfazione nel poter conferire gli attestati ai nuovi sommelier della Fisar,ha dichiarato ilDelegato Emilio Butti, con la cosapevolezza che molti di loro potranno usare la nuova qualifica anche e soprattutto a livello lavorativo. Un ringraziamento anche a tutti I Sommelier della Nostra
delegazione che con il loro aiuto hanno contribuito alla realizzazione del corso.
Notizia inviata da Laura Grossi e Ester Mazzoni dalla Delegazione FISAR MILANO
FRONTE DEL PORTO
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na storia antica, un passato caratterizzato da floridi scambi commerciali e un presente in cui conserva il suo indiscusso fascino e la sua eleganza nei diversi stili. Il Vinho do Porto, inconfondibile vino fortificato, dalla seducente dolcezza, prodotto esclusivamente da uve provenienti dalla regione del Douro (nel nord del Portogallo, a 100 km dalla città di Oporto), è stato il protagonista di un evento di degustazione che FISAR Milano ha organizzato lo scorso 19 Aprile. Nel corso della serata abbiamo avuto la possibilità di degustare 6 eccezionali bottiglie di Porto – selezionate in esclusiva per noi e molte di queste rarissime in Italia – che meglio rappresentano le varie tipologie. Inaspettati sono risultati
i due Porto Branco: per chi è abituato alle versioni dolciastre che vengono solitamente servite nei bar e utilizzate per i cocktail, il Porto Branco White Reserve di Rozès e il Porto Branco 10 anos di Niepoort si sono rivelati molto più complessi ed evoluti al naso, con ricchi sentori di frutta secca e caramello il primo e con una piacevole nota balsamica il secondo: in bocca entrambi molto equilibrati con un’elegante dolcezza. Il secondo flight prevedeva uno stimolante confronto fra il Tawny 20 anos di Quinta do Vallado, il Tawny Colheita 1998 di Real Companhia Velha e un Ruby Vintage 1997 di Quinta do Infantado: a parità di invecchiamento, erano evidenti le differenze tra i due Tawny – colore aranciato, sentori di frutta
essiccata e cuoio il primo – e il Ruby che spiccava per la nota di cassis e la vivace freschezza in bocca. Il più giovane tra i vini in degustazione, il Porto Vintage 2011 di Quinta do Infantado, si è meritato di chiudere la serata perché era fra tutti il più ricco e potente, tanto da poter accompagnare i formaggi erborinati proposti in abbinamento.
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Notizia inviata da Germano Febo della Delegazione FISAR L’Aquila
LA FISAR INSEGNA A SCUOLA
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i è conclusa con successo un’importante collaborazione tra la Fisar e l’Istituto professionale ”Via Pedemontana” di Palestrina-Cave. Fra le attività curriculari di due quinte
classi dell’Istituto Alberghiero di Cave è stato inserito il corso di ‘avvicinamento consapevole’ al vino. Il contratto, sottoscritto dalla dirigente scolastica prof. ssa Ester Castaldo e dal delegato Marcello Carrabino, prevedeva 10 lezioni sulla viticoltura, sul servizio del sommelier, ma anche sui vini italiani, esteri e sui vini speciali . L’ultima lezione inoltre, comprendeva una cena riepilogativa e l’abbinamento dei vini col cibo. A conclusione è stata anche organizzata la visita nella
cantina dell’azienda Falesco di Montecchio. Particolarmente felici I ragazzi che hanno apprezzato moltissimo il corso. Durante le lezioni sono stati degustati sia vini del territorio che internazionali. Il corso inoltre, è stato inserito nel programma di alternanza scuolalavoro con il conseguimento di crediti scolastici spendibili in sede di esame di maturità. Davvero un’ottima opportunità che la scuola e la Fisar, di concerto, hanno messo a disposizione delle future generazioni.
Notizia inviata da Laura Grossi dalla Delegazione FISAR MILANO
NEL CUORE DELLA PIÙ PICCOLA DOC D’ITALIA
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ome da tradizione, è stato il Piemonte il protagonista della prima visita dell’anno che FISAR Milano ha organizzato lo scorso Sabato 27 Gennaio precisamente a Loazzolo, un comune di 350 abitanti che dà nome alla più piccola DOC d’Italia, perla rara grazie alla produzione di un pregiato Moscato Bianco Passito. La Cantina Isolabella
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della Croce, visitata in mattinata, è adagiata in un territorio unico. Qui le colline dell’Alta Langa astigiana rivolte verso il fiume Bormida sono, infatti, disposte a formare un suggestivo anfiteatro lungo 3 km che ospita, tra le altre, anche le antiche vigne di Moscato bianco (75-80 anni), lavorate con l’obiettivo della massima estrazione dei profumi varietali del vitigno. Dopo il pranzo all’Agriturismo ‘Tre Colline in Langa’ di Bubbio – con degustazione della cucina langarola ispirata alle ricette tipiche della – si è continuato il viaggio alla scoperta delle migliori espressioni enogastronomiche delle Langhe Astigiane. Dalla storia ultrasecolare, la Cantina Torelli – di generazione in generazione – è oggi guidata dall’enologo Gianfranco Torelli
che avviò la vera e propria svolta decidendo con lungimiranza, già nel 1987, di mettere in pratica le regole dell’Agricoltura Biologica. E nel 1992 fu proprio un suo vino – il Moscato d’Asti – a ottenere la primissima certificazione da Agricoltura Biologica in Italia. Dopo la degustazione di grandi classici delle terre di Langa, la sorpresa finale è stato l’assaggio, en primeur, di affascinanti esperimenti di vini macerati in anfora tra cui il Bubeum Amphora 2015 (Chardonnay vinificato in anfora con 7 mesi di macerazione pellicolare, da imbottigliarsi in primavera). Oggi la cantina è presente con 80.000 bottiglie di Vino Biologico in tutto il mondo, esprimendo e testimoniando l’autenticità di questo territorio.
Notizia inviata dalla Delegazione FISAR di Genova e Varazze
I SOMMELIER DI GENOVA E VARAZZE AL NUOVO MERCATO DEL FERRO
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el suggestivo scenario offerto dal mercato del ferro di Genova Sestri Ponente, nei giorni del 13 e 14 febbraio 2018 la FISAR delegazione di Genova e delegazione di Varazze, hanno celebrato ancora una volta il sapere e il sapore dal gusto, firmato made in Italy. Presentando un parterre di vini e cibi che raccontano la nostra penisola, dalla Calabria al Piemonte, la Sommelier Nunzia Pannace, ha sapientemente coordinato i due
sommelier presenti, Luciana Serpato, della Delegazione di Genova, e Daniele Barbieri, della delegazione di Varazze, che si sono alternati durante le due giornate dedicate alla degustazione, stupendo ancora una volta i palati del pubblico presente, raccontando qualche frammento della nostra cultura enogastronomica, che non finisce mai di sorprenderci e di incuriosirci. La kermesse è stata organizzata nel contesto
di altri eventi quali Il carnevale e San Valentino, grazie al grande impegno profuso da Romolo Fieschi, presidente dell’associazione U MERCOU DE ZENA. A co-organizzare e supportare l’iniziativa è Intervenuta A.I.E., Associazione delle Imprese Europee, che sempre più spesso collabora per incentivare le attività che promuovono e sviluppano il futuro delle nostre Piccole Medie Imprese sul territorio.
Notizia inviata da Laura Grossi dalla Delegazione FISAR MILANO
I NEBBIOLI DELL’ALTO PIEMONTE CHE GUARDANO IL MONTE ROSA
L’
Alto Piemonte deve la sua fama, oltre agli splendidi paesaggi, anche ai suoi prodotti enogastronomici: dal riso ai formaggi, fino alle due più rinomate DOCG, Gattinara e Ghemme, seguite da una lunga serie di interessanti etichette con Denominazione di Origine Controllata come il Coste della Sesia, il Bramaterra, il Lessona, il Boca e il Fara, tutti vinificati a partire da uve Nebbiolo affiancate da altri uvaggi espressione del territorio quali Vespolina, Croatina, Bonarda e/o Barbera. Siamo andati a scoprire questi Nebbioli dell’Alto Piemonte nel corso della visita che FISAR Milano ha organizzato lo scorso Sabato 7 Aprile. La prima tappa è stata Pietro Cassina, cantina a conduzione famigliare del comune di Lessona
(BI), dove abbiamo degustato le diverse declinazioni della DOC Coste della Sesia (Bianco, Rosato, Rosso, Nebbiolo, Vespolina) per terminare con un Tanzo Lessona DOC. Abbiamo poi proseguito la nostra giornata visitando la storica Cantina Montecavallo, sita nell’omonimo castello, un gioiello neogotico tra le verdi colline incorniciato dalle prealpi biellesi. Oggi, seguita direttamente da Maria Chiara Reda e da Andrea Manfrinati, produce annualmente circa 10 mila bottiglie di vino con i frutti provenienti dai quasi 3 ettari di vigna di proprietà. Qui abbiamo degustato Primomiglio, prodotto con uve Erbaluce da coltura biologica senza solfiti aggiunti (caratterizzato da un quadro aromatico esotico), il Cajanto Coste Sesia DOC Rosso 2014
(Nebbiolo 80%, Vespolina 20%, Neretta cuneese) e il Montecavallo Coste Sesia DOC Nebbiolo 2011, complesso, con note fruttate di lampone, ma anche speziato con note tostate, di pepe e liquirizia, sapido, armonico, con buona intensità, nonché caratterizzato da tannini robusti come nella tradizione piemontese.
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Notizia inviata da Elisa Lucano della Delegazione FISAR Venezia
TITOLO 17 NUMERO FORTUNATO
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l vino prepara I cuori e li rende più pronti alla passione” scriveva Ovidio...
e certamente la passione era presente nell’aria magica di Venezia lunedì 26 Febbraio, quando nell’esclusiva cornice del Ristorante alle Corone, si è svolta la cerimonia conclusiva di un brillante percorso didattico che ha consegnato gli attestati a 17 corsisti della nostra Delegazione. La cena si è svolta in un clima festoso e conviviale, ed è stata resa ancora più gradevole dai piatti sapientemente preparati dallo chef, dalla presenza del direttivo Fisar e dei soci intervenuti.
Ai nuovi sommelier: Marco Cerutti, Alex Crivellaro, Francesco Cupoli, Carlotta Cusinato, Manuel Emorano, Barnaba Fagarazzi, Erica Geremia, Roberto Grassi, Mattia Grigolato, Alvise Iannaccio, Fabrizio Lo Verde, Hiroyo Omura, Emilia Pasta Germana, Alvise Pasqualin, Arianna Sommavilla, Giuliano Tessier e Chiara Visconti, diamo il nostro caloroso benvenuto, augurando loro che questo sia il punto di partenza all’ interno dell’ affascinante mondo del vino.
Notizia inviata da Laura Grossi dalla Delegazione FISAR MILANO
OSTRICHE E VINO IN UN CONNUBIO PERFETTO
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i ha l’impressione di baciare il mare con la bocca”, così il poeta francese Léon-Paul Fargue descriveva il suo amore per le Ostriche, il prezioso frutto di mare che trasmette al palato irripetibili emozioni, grazie alla sua grassezza, sapidità e fragranza. Abbiamo approfondito la conoscenza di queste “Oreilles de Venus” (come si
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compiaceva di definirle un certo Alexandre Dumas) nel corso della serata che FISAR Milano ha organizzato lo scorso Lunedì 12 Febbraio. Abbiamo così indagato l’interessante abbinamento con il Vino assaggiando 8 ostriche di 4 diverse tipologie (di cui tre allevate nella Costa Atlantica Francese e una in Irlanda) e accostando a ciascuna varietà 2 differenti vini. Le ostriche solitamente vengono accostate alle celebri bollicine dello champagne, ma noi abbiamo sperimentato nuovi accostamenti con vini che – grazie ad alcune loro proprietà, come l’assenza di bollicine e la minore acidità rispetto allo champagne – li rendono accompagnamento ideale per la sapidità dell’ostrica. Con la Fine de Claire, il Gavi DOCG 2016 Tenuta Santa Seraffa è
stato amplificato nei suoi profumi; mentre la stessa degustata con il Bordeaux Blanc AOC Château de Bonhoste ha offerto un connubio più equilibrato. La Speciàle de Normandie (Utah Beach), particolarmente carnosa, ha presentato un abbinamento perfetto con il Sancerre Blanc Domaine Serge Laloue Les Creots poiché è stato esaltato il profumo di mango, mentre l’ostrica irlandese, molto burrosa, è stata sorprendente assaggiata con il Terresinis Valle del Tirso IGT 2016 Cantina Sociale della Vernaccia. Abbiamo terminato con un fuori programma: Speciale de Claire (3 anni in mare aperto e Medaglia d’Oro al Concorso Agricolo di Parigi) bagnata con un sorso di Whisky Laphroaig 10 anni che si è rivelata una vera sorpresa.
Notizia inviata da Cinzia Vanzan della Delegazione FISAR di Venezia
GRADITO L’ABITO ROSSO 8a EDIZIONE
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n gemellaggio che va in scena per l’8° anno consecutivo quello tra Venezia ed i vini di Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Croazia. La kermesse è stata preceduta da un intero pomeriggio dedicato a tre interessanti laboratori guidati in compagnia delle aziende Z.O. Vina Cattunar, Tenute Tomasella e Gaspare Buscemi, con la presenza dei produttori e la supervisione di Paolo Ianna, che anche quest’anno ha collaborato con F.I.S.A.R. Venezia per la realizzazione dell’evento. L’intera giornata di domenica
ha visto le sale dell’Hotel Westin Europa & Regina riempirsi delle 60 e più aziende che hanno presentato i loro vini rossi di punta. Tanti i tecnici del settore e gli appassionati che ci hanno fatto visita, ogni tanto in mezzo a loro anche qualche turista attirato dal Carnevale e dalla stupenda cornice che da sempre offre la nostra città. Ma se la Serenissima con l’antistante Basilica della Salute ha affascinato i molti visitatori presenti, non di meno è stato lo spettacolo offerto da molte delle nostre ospiti che come ogni anno fanno a gara
per dare alla frase “Gradito l’abito rosso” un significato che travalica il rosso dei vitigni friulani, esibendo look dalle molteplici sfumature di rosso dal porpora al tiziano. Fotografia di Fabio Cabianca.
Notizia inviata dalla Delegazione FISAR “Le due Valli” Cecina (LI)
LA DELEGAZIONE “LE DUE VALLI” - CECINA FESTEGGIA I NEO SOMMELIER
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a Delegazione “Le due Valli”-Cecina ha organizzato, venerdì 16 marzo 2018, nell’accogliente Ristorante “Il Casale Mancini” nella campagna di Rosignano Marittimo, una serata conviviale per la consegna degli attestati di qualifica ai neo Sommelier e degli attestati agli allievi del Corso di 1° livello. I partecipanti all’evento hanno degustato i piatti della cucina toscana, proposti dallo Chef, accompagnati dai vini: Metodo Classico Brut, Az. La Regola,Tresassi Rosato, Az. Fontemorsi,Principe Guerriero, Az. Pagani de Marchi,-Vin Santo Az. Santa Maria. Il servizio di Sommelier è stato curato, con la competenza di sempre, dai nostri Sommelier:
Cacci Marco, Caroti Alberto, Chelini Cristiano, Marchetti Dario. L’evento ha visto la presenza di Marchi Massimo, Consigliere Nazionale Fisar, di Berrugi Marzio, Responsabile Fisar di zona, di Costantini Emanuele, Miglior Sommelier FISAR 2017, che hanno accompagnato il Delegato Caroti Sabino nella consegna degli attestati di qualifica e del Tastevin ai neo Sommelier: Balestri Alessandra, Benvenuti Michele, Carli Marco, Creatini Simona, Esposito Genny, Gragnani Riccardo, Lapini Vanessa, Morelli Filippo, Palmieri Elena, Salvadori Francesca, Santi Fabrizio. Questo attestato di qualifica ha coronato il loro percorso formativo, ma sono consapevoli che è anche l’inizio di
una nuova fase che li porterà ad acquisire nuove conoscenze ed esperienze. Si è poi proseguito con la consegna degli attestati di partecipazione al corso di 1°Livello degli allievi che hanno iniziato il loro lavoro con passione ed ottimi risultati.
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Notizia inviata dalla Delegazione FISAR Venezia
ATTESTATI SOMMELIER FISAR VENEZIA 2018
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ella splendida cornice della Riviera del Brenta, presso l’Osteria da Caronte a Strà (Ve), si è svolta la consegna degli attestati e dei tastevin ai 6 nuovi Sommelier da parte del delegato Fisar Venezia Lorenzo De Rossi e dal Direttore di Corso Stefano dal Corso. I nomi dei nuovi Sommelier sono: Agnoletto Cristina, Contin Caterina, Ferrari Luca, Galeazzo Federico, Minotto Maurizio, Ulian Chiara. I neo diplomati hanno organizzato il momento conviviale
proponendo tutti gli abbinamenti enologici al menù della serata. Dopo l’aperitivo con il Blanquette de Limoux Brut 2016 (Cantina Flassan) ed il Bjana Brut Zero millesimato 2013 ( Cantina Bjana) , sono seguiti il Soave Classico DOC (Az .Ag. Gini), il Gewurztraminer (Az. Agr. Donati Marco), il Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Classico Superiore (Az. Casalfarneto), il Pinot Noir (Az. Agr. Forchir). I dessert sono stati serviti con il Recioto di Gambellara spumante Az. Ag.
Dal Maso ed il Marsala Vergine (Cantine Buffa). Un ringraziamento particolare a Roberto Masato, Tesoriere Fisar Venezia e Assistente del Direttore di Corso, che ha anch’egli affiancato i neo sommelier aiutandoli a raggiungere questo importante traguardo, che per alcuni è il coronamento di una passione, per altri una qualifica a livello professionale, che in entrambi i casi rappresenta la scoperta di un nuovo mondo ricco di profumi, sapori e emozioni.
Notizia inviata da Fabio Cabianca della Delegazione FISAR di Venezia
I SOCI DI FISAR-VENEZIA DEGUSTANO I VINI UMBRI DELLA CANTINA TUDERNUM
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ell’ampia sala messa a disposizione dall’Hotel Crowe Plaza di Quarto D’Altino (Ve) la Delegazione Fisar di Venezia, in collaborazione con Dvino NordEst, ha organizzato un’incontro serale in cui sono stati degustati alcuni dei migliori
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vini ( due bianchi e quattro rossi) prodotti dalla Cantina Cooperativa Tudernum con sede a Todi (PG). All’evento hanno partecipato una cinquantina di soci e i loro accompagnatori i quali condotti nel percorso degustativo dal Sig. Andrea Patacca in rappresentanza dell’Azienda, hanno avuto modo di degustare le due Doc bianche come il Grechetto di Todi-2017, prodotto con uve in purezza dall’omonimo vitigno e il Grechetto di Todi Superiore Colle Nobile-2016 la cui fermentazione è stata svolta in barriques nuove di rovere francese. Interessante anche la degustazione dei vini rossi con il Todi Merlot Doc2013, che pur non essendo un vitigno tipico dell’Umbria ha raccolto
generali apprezzamenti da parte dei soci. Altrettanto apprezzato è stato il Todi Sangiovese Doc degustato nell’annata 2015, dal colore rosso rubino con riflessi violacei e maturato per otto mesi in botti di rovere. I soci presenti hanno avuto modo di degustare anche il Rojano Todi Rosso Superiore Doc-2013, un vino rosso ottenuto con le migliori uve Sangiovese, Merlot e Sagrantino provenienti da vigneti selezionati dall’Azienda. Infine, ma non ultimo, i soci sono stati generalmente entusiasti nel degustare il Fidenzio Sagrantino Montefalco Docg 2012 prodotto da uve selezionate di Sagrantino in purezza e affinato per diciotto mesi in barriques di rovere francese.
Notizia inviata da: Massimiliana Quartesan della Delegazione FISAR SienaValdelsa
UN ANNO “…ALLA GRANDE…”
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rande fermento durante tutto il 2017 per la Delegazione FISAR Siena Valdelsa. Vari corsi sommelier aperti a Siena, dove ben tre livelli (1, 2 e 3) si sono avvicendati in tre diverse location e seguiti da differenti DDCF; due livelli a Poggibonsi: un terzo livello conclusosi a fine febbraio (del quale si è parlato in un numero precedente della rivista) ed a ruota un nuovo primo livello iniziato subito dopo, mentre un secondo livello era già in corsa… Un nuovo primo livello iniziato in
tempo di vendemmia a Colle V. Elsa ed esploso con successo in termini numerici, miccia per far partire un ulteriore nuovo primo livello a Siena a ridosso delle festività dei Santi. Una Delegazione particolarmente vivace quest’anno che ha trasmesso il proprio entusiasmo a nuovi sommelier e ai soci che con tanto sprint hanno frequentato corsi di formazione avanzata offerti in FISAR. Nuovi C&D, DDCF, Relatori…di tutto e di più e se si pensa che la delegazione Antica Terra Siena e Valdelsa, nel proprio piccolo,
conta appena 200 soci e circa 50 sommelier attivi sparsi nel proprio territorio….è un buon punto di partenza!
Notizia inviata da Laura Grossi dalla Delegazione FISAR MILANO
LE VIGNE ACROBATICHE DELLA VALTELLINA
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isseminata di vigneti che sorgono sulle sue terrazze d’argilla e di silicio, troviamo la Valtellina, valle alpina caratterizzata da una viticoltura difficile e impegnativa. Qui, infatti, la vigna trova posto solamente sulle scoscese pendici della montagna, aggrappata alla roccia e trattenuta da muretti, fino a quasi 1.000 metri, curata da infaticabili viticoltori. Un terroir unico al mondo lungo 2.500 chilometri di terrazzamenti dove la viticoltura richiede la fatica del trasporto a spalla dell’uva raccolta, anche se sono stati introdotti sistemi su rotaie che alleviano un po’ le fatiche della vendemmia. Abbiamo approfondito questi aspetti nel corso della giornata organizzata da FISAR Milano lo scorso Sabato
3 Marzo grazie alla visita in due cantine molto rappresentative della viticoltura di montagna: Cantina Marsetti e la Nino Negri che rappresenta la maggiore realtà vitivinicola della Valtellina e dove, a tutti gli effetti, è nato lo Sfursat, il più antico dei vini della Valtellina. Qui abbiamo avuto la fortuna di degustare, tra gli altri, Quadrio Valtellina Superiore DOCG, Sassorosso Grumello Valtellina Superiore DOCG, Inferno Carlo Negri Valtellina Superiore DOCG e Carlo Negri Sfurzat DOCG. Quest’ultimo deriva da una selezione delle migliori uve Chiavennasca provenienti dalle vigne più vocate sulle pendici delle Alpi Retiche, sottoposte ad appassimento naturale “Forzato”. Al naso è intenso e complesso
con note di frutta rossa surmatura e spezie, quali il pepe e la cannella. Dal tannino austero e con un finale dai toni di chiodi di garofano e liquirizia, questo è indiscutibilmente il miglior frutto di una grande viticoltura detta ‘eroica’ – per la fatica e le difficoltà che comporta – che solo la grande passione e l’amore per la propria terra riescono a giustificare.
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Notizia inviata da Germano Febo della Delegazione FISAR L’Aquila
NUOVI SOMMELIER A TERAMO
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a famiglia Fisar cresce con i neo sommelier Teramani che si sono dati appuntamento in Umbria nella Tenuta Castelbuono di Lunelli per la consegna dei loro diplomi. La bella cerimonia, avvenuta in un’atmosfera suggestiva, è iniziata con la visita
del Carapace ideata dal maestro Arnaldo Pomodoro. Dopo invece, è avvenuta la degustazione di ottimi vini, quali: Ziggurat Montefalco Rosso Doc 2015, Lampante Montefalco Rosso Doc Riserva 2014, Carapace Montefalco Sagrantino Docg 2013. Presenti alla cerimonia il delegato Marcello Carrabino, la vice delegata Angela Palombo, il consigliere Germano Febo e la docente Anna Gravina. Carrabino in particolare, ha conferito ai nuovi sommelier sia gli attestati che il ‘Tastevin’ orgogliosamente portato al petto come emblema. Grandissima soddisfazione ovviamente, per I neo esperti di vini che ora potranno
spendere la nuova qualifica anche a livello lavorativo. “Ancora una volta una grande gioia per noi il conferimento degli attestati ai nuovi sommelier della Fisar-dichiara entusiasta Marcello Carrabino delegato Fisar L’Aquila-ringraziamo tutti I partecipanti, gli intervenuti e la professionalità e cortesia della famiglia Lunelli che ci ha ospitati”. Questi I neo sommelier Fisar che avevano frequentato il corso a Teramo: Alessandro Aclasto, Gilda De Carolis, Luca Fabiocchi, Giuseppe Ialonardi, Claudia Moriconi, Giuseppe Papa, Massimiliano Perelli, Sonia Petruzza, Lorenzo Reale, Viviana Valentini.
Notizia inviata da Caterina Castiello della Delegazione FISAR Caserta
FINALMENTE SOMMELIER!
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na magnifica serata quella dello scorso giovedì 8 febbraio che ha visto la consegna degli attestati ufficiali di Sommelier per la Delegazione Fisar Caserta, guidata dal Delegato Mariano Penza e dal Direttore di Corso Carlo Iacone, con una cena svoltasi presso il
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ristorante associato Tre Farine. Un traguardo importante per i neo sommelier, gratificati dagli attestati e soprattutto dal tanto ambito tastevin, segno tangibile di una passione che li ha accompagnati alla scoperta del complesso mondo del vino e alla conclusione del percorso con successo, anche grazie all’attento supporto del Delegato e del Direttore di Corso, visibilmente commossi e orgogliosi. Protagonisti indiscussi della serata i vini in degustazione delle cantine amiche Castelle, Tenuta Cavalier Pepe e Pitars, accuratamente abbinati al ricercato menu d’autore dello chef Antonio Tedesco, il tutto in una cornice indiscutibilmente appropriata. Buon vino, buon cibo
e buona compagnia hanno reso la serata una bellissima occasione per celebrare l’unione di una grande famiglia e di una squadra dinamica, che con numerose attività ed iniziative, condivide giorno dopo giorno gli obiettivi della Fisar. Va a Giuseppe Altarelli, Ermanno Bugetto, Nunzio Bugetto, Imma Calvino, Caterina Castiello, Roberto Coppola, Alessandro Di Giacomo, Saverio Grauso, Davide Guarino, Erminia Iodice, Rosa Nacca, Giovanna Romeo, Serena Romeo, Vincenza Pesce, Luca Petricella, Gerardo Petrillo, Pierluigi Piccirillo, Adriana Taborda e Claudia Volpe, l’augurio di continuare a coltivare la passione per questo fantastico mondo.
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