Vivere lavagno 25 01 2014

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VIVERE LAVAGNO

Periodico trimestrale - Anno quarto - Numero 1 - Gennaio 2014 Editore Università Popolare di Lavagno - Reg Trib.n° 1871 Direttore responsabile Alberto Menini - Progetto grafico Giuliano Bergamini - Studio 7 Publish, Sommacampagna (VR)

Il Forte di San Briccio da p. 2 a p. 6 Lavagno Comune virtuoso Tradizione campanaria Illasi Valleys

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Forte San Briccio

Il Forte di San Briccio prima dell’intervento dei volontari L’EDITORIALE

Cari lettori,

Lavagno, come tutta la terra veneta, è una comunità ricca di realtà associative, molto dinamiche e partecipate.Il nostro tessuto sociale sa riconoscere e dare valore alla buona volontà delle persone che mettono a disposizione un po’ di tempo libero, i propri saperi e le proprie abilità, per lavorare a dei progetti dedicati al bene comune. Nel caso del Forte di San Briccio, facendo una valutazione di fine anno, si è constato che sono state donate più di mille e duecento ore di lavoro, dai nostri soci volontari, il sabato mattina, per circa 6 mesi, levando i periodi dell’autunno in cui la nostra gente è impegnata con la vendemmia e la raccolta delle olive. Quasi cento ore di lavoro di trattore, macina e carretti, che sono stati forniti gratuitamente da un abitante di San Briccio, oltre alle ore dedicate all’organizzazione del piano della sicurezza sul lavoro e alla fase iniziale dell’attività di studio e progettazione degli interventi, svolte dall’ala tecnica del Consiglio Direttivo dell’Associazione. È iniziata così con concretezza l’opera di ripristino di questo edificio militare di gran pregio, che in un futuro non lontano potrà essere una grande risorsa per Lavagno e dintorni, ma che non sarebbe mai decollata senza le forza costruttiva del volontariato. Maria Grazia Belli Presidente dell’associazione All’Ombra del Forte

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Forte San Briccio

Forte San Briccio... dopo gli interventi

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Intervento di pulizia dalla vegetazione infestante e disboscamento, autorizzata dalla Forestale, del “Percorso di Guardia” che si estende sopra il perimetro del fossato che circonda il Forte, lungo tutto il suo perimetro. Via Della Liberazione dopo la pulizia dalla vegetazione infestante e disboscamento, autorizzati dalla Forestale, (strada bianca, principale di accesso al Forte, dal centro di San Briccio) per sua sistemazione

Portone di Accesso al Forte dotato di ponte levatoio

Inizio di pulizia del Fossato che circonda il Forte

Intervento di pulizia dalla vegetazione infestante e disboscamento, autorizzata dalla Forestale, dentro al Forte, nell’area della cosiddetta piazza d’armi

Androne ripulito dalle masserizie di quattordici anni di abbandono

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Forte San Briccio

Il quadro dell’antica prebenda di San Briccio Una ricostruzione fondata su documenti di Renzo Zerbato La prima ricostruzione grafica della vecchia Prebenda parrocchiale di San Briccio, riportata nel libro All’ombra del Forte di Renzo Zerbato e Giuseppe Corrà, non è frutto di fantasia ma si fonda scrupolosamente sull’attenta lettura degli atti di esproprio del Genio militare, delle mappe catastali militari e di altri documenti conservati negli archivi comunali dove vengono riportate le planimetrie delle strade, dei fabbricati e dei terreni. Di grande aiuto è stato anche il Libro delle memorie di don Giustino Lonardi, un manoscritto nel quale, durante i suoi quasi trent’anni di reggenza della pieve di San Briccio, in più occasioni ha avuto modo di descrivere gli interventi sui fabbricarti, effettuati per esigenze conservative, per migliorarne la funzionalità o per la realizzazione di nuovi spazi. Anche il Centone di storia di don Antonio Pighi, manoscritto del 1929 che don Remo Bertolini ha provveduto a trascrivere a macchina, in più di qualche parte descrive e

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conferma quanto già si conosceva grazie a don Lonardi. Tutti questi documenti sono stati recentemente riprodotti nel libro Memorie sotto la polvere con cui Renzo Zerbato e Giuseppe Corrà hanno contribuito ancora ad aumentare le conoscenze storiche sull’intero territorio di Lavagno. Il quadro, sia pure con la liRicostruzione pittorica della Prebenda bertà interpretativa nei conLa tela misura cm. 50x70. Dopo il disefronti dei personaggi, dell’ambiente gno e l’imprimitura di base, il lavoro è esterno e del tono di fondo, è una ripresa proseguito mediante successive velature fedele della prima ricostruzione grafica. I di colore. Sono stati usati colori ad olio, volumi dei fabbricati sono stati desunti dai toni prevalentemente caldi, con qualdalla descrizioni di don Lonardi. I serra- che aggiunta di olio di papavero e qualche menti e le decorazioni, anche questi rica- goccia di trementina. Il dipinto è protetto vati in parte dalla documentazione, sono da una vernice finale Damar mediamente stati volutamente sfumati per non condi- lucida. zionare l’osservatore. Infine, gli uccelli Ora si trova nella canonica di San Briccio che migrano vogliono indicare il presagio grazie all’impegno finanziario di chi ha dell’abbandono della vecchia prebenda e voluto regalarlo alla parrocchia. della fine di un ciclo.


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Forte San Briccio

Il forte di San Briccio risorge dal proprio abbandono

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Volontari all’opera con entusiasmo e capacità di Giuseppe Corrà

Il lavoro dei volontari dell’associazione “All’ombra del forte” procede spedito e ben orientato per recuperare e valorizzarel’ex proprietà militare ceduta al Comune di Lavagno. In soli cinque mesi è già stata realizzata quella parte di attività programmata per quasi un intero anno grazie all’operosità di un gruppo di persone dalle capacità più varie unite nel desiderio di metterle a disposizione di tutti. E’ stato pulito dalla vegetazione infestante il percorso d’accesso al forte, che va dalla recinzione esterna al portone d’entrata ed anche quello che era il camminamento di guardia tutt’intorno al forte. Una volta messo in sicurezza, quest’ultimo può divenire un buon percorso della salute immerso nel verde ed usufruibile da tutti. Il lavoro di pulizia ha interessato anche il vallo che difende il forte, come anche alcune delle sue numerosissime stanze. Il disboscamento ha interessato anche Via della Liberazione, la strada principale che dal paese di San Briccio porta al forte e alla località Cesete. Dal taglio sono stati esclusi gli alberi di grosse dimensioni e di pregio come le querce, gli olmi e i bagolari presenti non in grandissima quantità. Tutto questo lavoro è stato compiuto secondo le indicazioni del Servizio forestale regionale impartite durante un sopraluogo avvenuto l’11 settembre scorso. “Molto importanti per il raggiungimento degli scopi della nostra associazione – commenta il presidente Maria Grazia Belli – si stanno rivelando anche i due vo-

Dany Chiocchetta Segretaria ed organizzatrice dei corsi dell’Università Popolare di Lavagno (tel. 329 6040157)

lumi di recente pubblicazione da parte del Comune, “All’ombra del forte” e “Memorie sotto la polvere”, dedicati al forte e all’intero territorio di Lavagno perché

sualizzare in modo rapido le foto di ogni ambiente. Un lavoro che risulterà assai utile sia per la documentazione, sia come presupposto

Volontari all’opera

permettono di conoscere più a fondo la realtà su cui stiamo operando. Inoltre la vendita del quadro realizzato da Renzo Zerbato che illustra l’ex prebenda parrocchiale di San Briccio, abbattuta per la costruzione del forte, ha fruttato all’associazione 1.300 euro che abbiamo speso per dotarci dell’attrezzatura indispensabile per il nostro lavoro”. Intanto l’ingegner Luca Zenari e l’architetto Nedda Taioli stanno predisponendo una pianta del forte in formato digitale CAD per avere un supporto digitale completo. I due tecnici hanno intrapreso il lavoro partendo dal rilievo effettuato negli anni ‘90 dall’architetto Fortunato Dal Ben ed intendono completarlo nelle parti mancanti ricontrollando anche le varie misure. Provvederanno anche a realizzare una documentazione fotografica dello stato di fatto del forte per arrivare ad ottenere una mappa utile per individuare e viwww.viverelavagnonline.it

per ogni progettazione d’intervento. Il lavoro di raccolta e di documentazione servirà pure per predisporre delle piante dell’edificio con ipotesi di riuso dei vari locali Questo anche in relazione al possibile loro affitto ad aziende che intendano adoperarli per finalità proprie, compatibili con la struttura ed i vincoli del forte stesso. L’affitto a dei privati di alcune delle stanze del forte permetterebbe al Comune di Lavagno di avere a disposizione delle somme da poter adoperare al recupero e alla valorizzazione dell’ex struttura militare a favore dell’intera comunità. Un’opportunità da valutare attentamente e da non scartare a priori.


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Forte San Briccio

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Specie arboree autoctone nei pressi del Forte di Fausta Croce

Salire adagio la strada sterrata che dall'ultima contrada del paese, quattro case, conduce al Forte. Un passo dopo l'altro. Silenzio. Si inizia a scorgere tra la vegetazione la dolce collina di fronte, la collina della tenuta Musella di San Martino e poi in lontananza la distesa della pianura. Silenzio.

Olmo

Abbandoni lo sguardo ed entri dal cancello. Ecco il bellissimo viale di accesso. Lo sforzo dei volontari dell'Associazione "All' ombra del Forte" che da alcuni mesi, ormai, lavorano settimanalmente per ripulire questo storico manufatto di architettura militare dalle sterpaglie e dalle piante invasive che lo stavano quasi inglobando, l' hanno reso ampio e maestoso. E' il viale degli olmi, quasi una dozzina, allineati, imponenti. I tronchi bruni, lun-

Gelso

ghi e slanciati con le chiome larghe ed eleganti. Si percorre con leggerezza e si Orniello giunge in vista della costruzione di muratura in pietra bianca. Uno sguardo all' impalcato in legno del ponte di accesso e uno scalpiccio furtivo e veloce. E' una grossa lepre che fugge tra gli arbusti del fossato. Quattro abili salti, si vedono solo le lunghe orecchie e il fiocco della coda. Impossibile immaginare che possa risalire l'alto rivestimento murario del fosso per cui questo vallo, che gira tutto intorno, sarĂ diventato la sua tranquilla dimora. E si accede al "percorso di guardia", l'ampio sentiero che gira come un anello intorno al Forte e che diventerĂ un percorso salute. E' stato anch' esso completamente pulito e reso percorribile, ma si sono lasciati alcuni alberi, esemplari scelti per dimensione, peculiaritĂ e caratteristiche. Ci sono le spinose robinie, qualcuna solitaria, altre in boschetto; i sambuchi dalle belle bacche nerastre e lucide ottime per marmellate e i bagolari E poi i gelsi, ricordo di tempi, quando l'allevamento dei bachi da seta, voraci divoratori delle loro foglie, contribuiva ad arrotondare le magre entrate delle nostre famiglie rurali. Ci sono i peri e i ciliegi selvatici, il biancospino, un grande fico e alcuni ornielli con le loro belle cortecce lisce e grigiastre. E non mancano gli arbusti: la rosa canina, la berretta del prete con i frutti rossi autunnali dalla curiosa www.viverelavagnonline.it

forma simile al cappello usato dai nostri sacerdoti e il caprifoglio dai fiori profumatissimi. Questi alberi sicuramente serviranno anche da studio per i ragazzi delle classi delle nostre scuole, per avviarli ad una migliore conoscenza delle specie bo-

Rosa canina

taniche e delle creature che abitano questi luoghi. Queste conoscenze forniranno loro nuovi strumenti per comprendere quanta bellezza esista cosĂŹ vicino a noi.

Sambuco con bacche


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Lavagno

Il sindaco incontra l’Università Popolare di Giuliano Bergamini

Il 28-11-2013 il sindaco di Lavagno Arch. Simone Albi ha tenuto per il numeroso pubblico dell'Università Popolare presso la Sala civica di Vago di Lavagno una conferenza sul tema: Lavagno, Comune virtuoso. Dopo un breve excursus sulla nascita e la storia dei Comuni a partire dal Medio Evo, il Sindaco passa ad illustrare la differenza essenziale tra un Comune oggi e i Comuni medievali: oggi il "Comune è un'autonomia direttamente riconosciuta dalla Costituzione con un territorio e una popolazione che vi risiede", ieri era una vera e propria forma di governo incarnata dal Podestà che esercitava i tre poteri fondamentali: il potere di fare le leggi, di farle eseguire e di giudicare. I Comuni oggi sono 8092 ed incrociando

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i dati tra numero degli abitanti delle Regioni e numero dei Comuni di ogni Regione si evince che la Lombardia, il Piemonte e il Veneto hanno un maggior frazionamento del territorio rispetto alle Regioni del sud per cui, soprattutto al nord, sono auspicabili aggregazioni per ridurne il numero e Municipio di Lavagno quindi il costo della ne avevano sottolineato la buona e sana politica. condotta amministrativo-contabile. Le caratteristiche di Lavagno in sintesi: Sono solo 143, tra gli 8.092 Comuni ita8216 abitanti con una densità abitativa tra liani, quelli “collocati nella classe più le più alte della Provincia data la superfivirtuosa”. Questi enti, infatti, sono stati cie di soli 14 chilometri quadrati, 560 abiclassificati sulla base di alcuni riferitanti per chilometro quadrato, 16 menti e indicatori di virtuosità che si baconsiglieri (11 + 5 di minoranza). Sono sano principalmente sul rispetto del stati attivati alcuni servizi particolari patto di stabilità, l’equilibrio delle spese come lo Sportello unico delle attività procorrenti, la capacità di riscossione dei duttive che serve a semplificare servizi comunali e l’autonomia finaned agevolare i rapporto tra l'Amziaria. ministrazione e le imprese e lo Dal 13 aprile 2013 finalmente il Forte sportello catastale decentrato che di San Briccio è stato ceduto dal Demapermette, gratuitamente, le vinio al Comune, con finalità di recupero sure e il rilascio di certificati. e valorizzazione: si tratta di una sfida di Con decreto del Ministero delgrande impegno, per la quale è stata col’Economia e delle Finanze stituita una apposita associazione deno(anno 2012) Lavagno è incluso minata "All'ombra del Forte" presieduta nell’elenco dei Comuni “virdalla professoressa Maria Grazia Belli, tuosi” d’Italia. Il riconoscimento che con lena ed entusiasmo se ne sta ocgiunge dopo quello della Corte cupando, assieme ai numerosi volontari dei Conti e dell’Ifel (Istituto che ogni sabato prestano la loro opera dell’ANCI, Associazione NazioConferenza del sindaco Simone Albi per il recupero. nale dei Comuni Italiani) che già

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Varie

Francesco Lonardi nuovo capogruppo degli Alpini di Vago

Il Gruppo Alpini di Vago nasce nel 1975, su iniziativa di Roberto Cisamolo, il primo Capo Gruppo, conseguentemente nel ’76 ci fu il primo tesseramento. La prima Adunata Zonale tenutasi a Vago nel 1980, fu occasione per presentare nell’ambito della grande tradizione Alpina, testimonianze di sofferenza, vissute durante le campagne di guerra e di prigionia, di nostri concittadini Alpini. Dopo Roberto Cisamolo divenne capogruppo Aldo Zumerle, per un breve periodo. L’ha seguito Leonardo Molinaroli che ha saputo caratterizzare in modo dinamico le attività sociali e ricreative. Aldo Montanari, nel 1994 ha sottoscritto la convenzione con l’Amministrazione comunale per la concessione trentennale del diritto di superficie a favore del Gruppo Alpini di Vago, per la costruzione della Baita. I lavori sono progrediti grazie all’impegno profuso da Giovanni Bussinelli e Gaetano Cecchetto, rispettivamente capogruppo e Vice presidente della costituita Associazione “ La Baita Alpini Vago”. Per poterla gestire si è creato l’attuale Circolo “La Baita Alpini Vago”, nel 2007. L’ultimo capogruppo Bruno Dal Colle, ha passato il testimone a Francesco Lonardi che dal 1 dicembre 2013 a seguito di votazioni statutarie, è stato eletto nuovo Capo Gruppo. L’abbiamo intervistato chiedendogli qualche anteprima sui suoi progetti per il prossimo triennio di reggenza. Francesco Lonardi ha sottolineato innanzitutto di voler promuovere iniziative in linea con “lo spirito alpino”, apertura e collaborazione con il gruppo Alpini di San Pietro e San Briccio e con l’Associazione Combattentie reduci. Sinergie anche con l’Associazione All’Ombra del Forte, per il suo legame con la storia militare, perchè, afferma il neo Capogruppo “l’union fait la force”.

Baita degli Alpini di Vago di Lavagno

Francesco Lonardi Capogruppo

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Visite guidate

ESCURSIONE AD AVESA Aves, falda acquifera di Mario Patuzzo

Il programma di escursioni culturali dell’Università Popolare di Lavagno è iniziato il 30 ottobre con l’uscita ad Avesa, quartiere di Verona di grande importanza storico, artistica e naturalistica. Ci siamo ritrovati presso la chiesa di San Martino di Tours, costruzione neoclassica del 1791, affiancata dal maestoso campanile opera dell’architetto Giuseppe Barbieri, dove sono alloggiate nove campane che danno vita ai concerti dei famosi campanari di Avesa. Le due pigne marmoree sul sagrato sono sicuramente provenienti da una vicina area cimiteriale romana dove, nel medioevo, è sorto il monastero delle Agostiniane i cui resti sono ancora visibili nel porticato sul lato occidentale. Adiacente alla chiesa c’è la villa dove è nato, nel 1707, il pittore Pietro Antonio Rotari, morto alla Corte Imperiale di San Pietroburgo nel 1762 avvelenato per gelosia dalla Zarina Caterina II di Russia. Di lui rimangono le sue innumerevoli opere pittoriche collocate nella reggia di Peterhof. La cascatella di Corte Parisato ha ricordato un vecchio mulino la cui grande ruota motrice è stata tolta recentemente. Ai giardini di Avesa incontriamo il passaggio di uno dei rami del Lorì, 120 metri slm, che si getta nelLa cascatella l’Adige percorrendo i 60 metri di dislivello in soli 3,600 km. Questo fiume (perenne) ha fornito, nei secoli, l’energia ai tanti mulini della zona e dato vita all’attività delle famose “Lavandare di Avesa”. Nel giardino è posto il monumento a don Giuseppe Graziani che ricorda il tragico 25 aprile 1945, quando per suo interessamento è stata parzialmente svuotata la cava piena di munizioni a nord del quartiere, che l’esercito tedesco in fuga ha

fatto esplodere nella notte causando vittime e gravi danni. Ha meravigliato osservare, in Piazza del Plebiscito, il grande pannello che descrive il percorso del Sentiero Europeo che. partendo proprio da Avesa, raggiunge in 600 km e un mese di cammino il Lago di Costanza. In via Indentro inizia il percorso agreste che conduce alla sommità della dorsale occidentale della Valpantena, le nostre Torricelle, e dove si può notare un passaggio del Lorì sotto le case e sotto la strada, per riemergere in uno dei tratti dove le lavandare operavano. Pilastri e architravi circostanti in roccia di tufo dimostrano quanto sia stata importante per l’economia della zona e dell’intera città l’estra-

I lavatoi delle Lavandare di Avesa

zione nella Val Borago e nella Val Galina sia del “tufo” che della pietra “galina”. Un piccolo gioiello medievale è la chiesetta del Camaldolino, che i frati benedettini di Camaldoli hanno edificato nel 1202. Assieme agli affreschi alle pareti si è potuto ammirare il “palioto” dell’altare, ancora in posizione pre-conciliare con l’orientamento ad est, finemente scolpito in pietra Galina con i bassorilievi dei simboli zoomorfi dei quattro evangelisti dell’ortodossia cattolica. Anche il tabernacolo, tutto ricavato dalla pietra Galina, un marmo bianco e duttile famoso nel mondo. È stato ricordato, infatti, che il basamento della Statua della Libertà a New York è costituito da questa pietra, per la sua eccezionale resistenza e indeformabilità. Alcuni storici ritengono che la provenienza marmorea della base sia proprio di questa zona in quanto, all’inaugurazione della Statua della Libertà il 28 ottobre 1886, erano presenti alcuni rapwww.viverelavagnonline.it

9 presentanti del Comune di Avesa. Nella corte a fianco della chiesetta sono conservati, lungo un tratto del Lorì con copertura, gli asi e le brele che servivano alle lavandare per operare il lavaggio a mano dei panni dell’Ospedale Civile, della biancheria degli alberghi e delle famiglie facoltose di Verona. Alla risorgiva del Lorì, dove l’acqua esce compressa nel tufo del sottosuolo dalla forza di gravità terrestre alla velocità di 72 litri al secondo e con una temperatura costante di 15 gradi, si è potuto raccogliere dal fondo, con apposita attrezzatura, alcuni macro-organismi, i gamberetti di fiume. La presenza di questi animaletti garantisce la buona qualità dell’acqua. All’imbrunire abbiamo visitato Villa Scopoli, edificio Seicentesco ora di proprietà della Pia Società Don Mazza, con l’ampio Brolo con il lungo viale dell’Amore e la Peschiera alimentata da alcuni rami del Lorì, le cariatidi, i telamoni e la grotta artificiale ricordano la scenografia del Giardino all’Italiana in cui vivevano le nobili famiglie isolate dal contesto sociale. Tornando diamo un ultimo sguardo al monte Ongarine: sul fianco di questa montagna sono ben visibili anche le antiche cave di tufo, i famosi Busi de Avesa, raggiungibili, però, con un pò di difficoltà risalendo un impervio sentiero.

Mario Patuzzo giuda i visitatori ad Avesa

Durante il breve ristoro all’Osteria del Leon si è commentato il grande interesse che la visita di questo quartiere ha suscitato.


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Campanari San Pietro

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Gruppo campanari di San Pietro - Intervista al signor Luigi Volpato di Giuliano Bergamini

Il 2 dicembre 2013 Maria Grazia Belli ed io siamo stati ospitati a casa del signor Luigi Volpato che, con voce calda, intonata ma ferma nonostante l'età, ha esordito "Allora dobbiamo raccontare la storia..." intendendo la nascita e lo sviluppo del gruppo di suonatori di campane di San Pietro di Lavagno; e dopo una pausa... "E come se fa?!"... a rendere semplice una lunga vicenda di avvenimenti, aneddoti, persone che si sono succedute nel gruppo a partire dal 1943 quando l'Italia, dopo l'8 settembre, si è ritrovata sotto la dominazione nazista? Così, assieme anche ad alcuni attuali suo-

muovere le campane era anche molto faticoso perché non erano montate come ora su cuscinetti e quindi l'attrito era maggiore; inoltre la corda andava dalla campana a terra mentre oggi solo l'ultimo tratto dalla parte dei campanari è corda, il resto è un cordino d' acciaio, per rendere la manovra più agevole. Volpato interrompe la sua attività di campanaro nel '56 per il servizio militare a Montorio e a Sterzing Vipiteno, dove prendeva 114 lire al giorno ma gliene davano 100 perché magari rompeva qualche piatto... poi ha sempre continuato, con alterne vicende, a suonare. Tuttavia con l'arrivo in parrocchia di Don Leonello, appassionato di musica, nel'66 l'arte dei suonatori di campane prende nuovo slancio e nel '77 si decide, spinti dagli amici campanari di Montorio e dal maestro Sabaini, di installare altre tre campane fornite dalla fonderia Capanni. Intanto la squadra campanaria cresceva, si aggiunsero Bianchi, Santi detto el gato, il maestro Castagnini, ed altri, fino ad arrivare ad oggi, con molti giovani, tra i quali Gabriele Colombari e qualche raSquadra campanaria San Pietro di Lavagno gazza. Occorre almeno uno per natori di campane tra i quali il tenore Ga- campana ma quella grossa si suona in due. briele Colombari, è iniziato il suo racconto. Fino agli anni '60 si suonava tante volte duAlla fine del '43 - inizio '44 i Tedeschi re- rante i giorni di festa e in particolare a Paquisirono le campane della zona, escluse squa, il primo dell'anno e a Natale alle quelle di Colognola perché erano state do- quattro, quattro e mezzo e cinque della matnate dagli Austriaci, per fonderle e farne tina. Nel '77 quando vennero issate le tre bossoli di mitraglia. Dal campanile di San nuove campane, si rese evidente la necessità Pietro furono portate via tre campane che di prima restaurare il campanile perché, riperò non vennero fuse e finita la guerra nel corda Volpato, gh'era un figar che nasea '45 dopo pochi mesi furono ritrovate intatte, drento al campanil che con le radici aveva ma a Torino. Andarle a prendere non fu fa- danneggiato il cornicione. Erano stati i cocile data la condizione disastrata delle vie lombi a portare i semi lassù e non si sa di comunicazione, in particolare dei ponti come, era nata e cresciuta la pianta del fico. della ferrovia. Entro l'anno arrivarono co- Oggi si suona alle feste liturgiche munque alla stazione di San Martino Buon più importanti, ai matrimoni, alle Albergo e qui andarono a prenderle i lavo- comunioni, cresime, alcune doranti della corte Gelmi di San Pietro con un meniche prima di mezzogiorno e carro trainato da buoi. Furono poi issate sul tutti i sabati prima della messa. campanile da Bepi Antonini che l'gh'ea pa- Il campanile di San Pietro conta ranchi. Finita la guerra si è ripreso a suo- dieci campane in do maggiore per nare le campane ma erano rimasti solo cui servono dieci suonatori più il quatro veci. Nel '53 un gruppo di giovani maestro, tutti all'interno della della stessa contrada, Luigi Volpato, Gino cella campanaria ed è molto inteBazzon, Lino e Angelo Conti, Gino e Anto- ressante vederli all’opera. Perché nio Rigon e i tre Taioli, hanno fondato la i giovani possano allenarsi senza prima squadra campanaria. Si trattava di arrecare eccessivo disturbo alla giovani volontari, praticamente autodidatti, popolazione, bisogna salire sul interessati e desiderosi di apprendere l'an- campanile e legare il batacchio da tica arte dagli anziani. A quel tempo far una parte in modo che non sbatta mentre la www.viverelavagnonline.it

campana fa tutto il suo giro e viene posta in verticale, con la bocca in alto, secondo il Sistema Veronese. Attualmente il signor Luigi Volpato non suona più però è Sistema Veronese disponibile a trasmettere la sua esperienza, conoscenza e passione a giovani interessati a questa "arte" così lontana dal modo di vivere odierno ma indubbiamente ricca di fascino e tradizione. In marzo di quest’anno proprio qui a San Pietro di Lavagno ci sarà una gara tra squadre campanarie secondo il Metodo veronese, con giuria e premiazione. Originariamente i campanili possedevano in genere cinque campane, numerate da 1 a 5 dalla minore alla maggiore; succesivamente, i campanili si arricchirono di un sesto bronzo, la sestina e ad essa venne assegnato il numero 6. Il Sistema Veronese prevede, per realizzare una suonata, di mettere prima tutte le campane “a bicchiere”, con la bocca rivolta verso l’alto, agendo a strappi successivi sulla fune facendo descrivere al bronzo oscillazioni sempre più ampie finché raggiunge la posizione di equilibrio e qui mantenuta. Ora il maestro “chiama” la successione delle campane (1...2...4... ecc.) secondo lo spartito musicale. Conclude il tenore Colombari: ogni campanile ha le sue peculiarità: Marcellise ha la grossa difficile, San Briccio ha la quinta che ribalta... è un gioco-sport di coordinazione e di capacità.. certo che se uno conosce la musica è avvantaggiato.

Campanari di San Pietro in azione


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Tradizioni locali

Gruppi Campanari di Vago e San Briccio

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Una tradizione che si tramanda da oltre un secolo

SQUADRA CAMPANARI VAGO quattro anni si sono uniti anche i gruppi Il Gruppo Campanari di Vago mantiene di San Pietro e San Briccio: si suona nei viva una tre campanili in tradizione contemporanea nata in secon la partecipaguito all’inzione di 15 squastallazione dre dei paesi e delle camprovince limitrofi. pane nella Le attività del cella camgruppo di VAGO panaria si svolgono prindella veccipalmente nelle chia Chiesa feste religiose e al di Vago avsabato sera, su riv e n u t a chiesta suoniamo Squadra campanaria di Vago nell’anno a concerto per 1899. Nel 1980 quando per motivi ana- matrimoni e altre cerimonie. Un grazie grafici il gruppo si stava sciogliendo, l’al- particolare va a Don Gianni che ci ha dilora Presidente Dal Ben Antonio riuscì a mostrato vicinanza e amicizia, sia come spingere alcuni giovani a cimentarsi con parroco che come persona. le corde. Ed è proprio grazie all’inserimento di alcuni giovani che il gruppo SQUADRA DI SAN BRICCIO oggi può far sentire la melodia delle suo- La tradizione campanaria a San Briccio nate dando solennità alle funzioni reli- vive da secoli. La "grossa" reca la seguente giose. I soci tesserati attualmente sono 42 iscrizione "Divis Briccio patrono et Blasio mentre i suonatori sono 10: Molinaroli sacrum fusum denuo aelemosinis piorum de Giampietro, Florio Raffaello, Caloi Ro- Lavagno A.D. MDCCCXIII refusa A.D. berto, Bonomo Lionello, Molinaroli Pie- MDCCCLXXXVIII". tro, Burato Palmerino, Santi Claudio, L'attuale gruppo campanario è stato rifonFacchini Walter, Auricchio Antonio, dato nel '97-98' per iniziativa di un gruppo di una decina di giovani volenterosi, su iniIseppi Stefano. ziativa di Roberto Donisoni e dell' allora Dal 1992, la seconda domenica di ottobre, parroco Don Remo Bertolini. in chiusura della sagra paesana, si svolge Attualmente i suonatori "effettivi" sono una la Rassegna Campanaria. Quest’ anno decina. Due i maestri, Mattia Libelli e Rosiamo arrivati alla 22° Rassegna e da berto Donisoni. Altri due suonatori effettivi,

Giovanni Gamba (presidente) e Alberto Ramazzin, si stanno formando per diventare maestri. La reale forza del gruppo campanario di San Briccio sono però i simpatizzanti arrivati a più di 100 persone. Il concerto di campane è costituito da 6 campane. Le cinque più grosse, furono fuse nel 1888 dalla gloriosa officina Cavadini di Verona. La "grossa" pesa circa 8 quintali. L'anno giubilare del 2000 ha offerto l'occasione di completare il concerto con l'ultima nata nella cella campanaria, la "sestina" intitolata alla Beata Vergine Maria e fusa presso le officine Allanconi di Cremona. Al momento la squadra ha smorzato lo spirito "agonistico" dei primi anni dalla fondazione. Non partecipa a gare, ma a rassegne amatoriali. Ospita diversi eventi dell'associazione tra i quali ricordiamo la rassegna dei "3 campanili", insieme al campanile di San Pietro e Vago. I campanari di San Briccio si ritrovano abitualmente il sabato sera dopo messa, alle 19.15, per un segno o due in compagnia. Ovviamente le feste più importanti sono l'occasione perfetta per risvegliare i sacri bronzi e far vibrare le corde di una sinfonia squillante e lieta. La squadra è aperta a chiunque volesse apprendere l'arte del suonatore di campane. Tra i propositi per il nuovo anno vi è l'organizzazione di una scuola proprio a San Briccio. Chiunque fosse interessato può contattare la squadra tramite e-mail a info.campanari.sanbriccio@gmail.com . Venite e provate!

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Economia

San Briccio incontra Illasi Valleys di Enrico Ruffo

La sera del 6 novembre, presso la Sala Civica “Don Lorenzo Boso”, la popolazione di San Briccio ha incontrato Illasy Valleys, la rete d’imprese creata nel 2012 al fine di realizzare un progetto di riqualificazione del territorio e di attivazione turistica internazionale. L’evento, voluto ed organizzato dall’Associazione San Briccio in Festa, è stato il risultato di una proficua collaborazione avvenuta durante la manifestazione "Vino in Corte 2013". Nei tre giorni della manifestazione, la “Corte Illasi Valleys”, nuova corte allestita per l' occasione in Casa De Boni, ha ottenuto un sensazionale successo, con i moltissimi ospiti che hanno degustato l’eccellenza dei vini del territorio in una cornice suggestiva e molto accogliente. Vi era inoltre la possibilità di avvicinarsi alle attività della rete d’imprese, conoscendone progetti ed obbiettivi, grazie alla presenza di uno stand interattivo d’informazione. È nato così un binomio importante, che vede rilevanti punti di congiunzione nonostante le profonde diversità strutturali e sociali. Entrambe le realtà lavorano, pur con mezzi e strumenti diversi, alla valorizzazione del territorio, promuovendone i prodotti e i luoghi al fine di creare un ambiente sociale di partecipazione comunitaria e di accoglienza. L’incontro ha avuto inizio con la presentazione da parte del Presidente SBIF , En-

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rico Ruffo. In seguito Bernardo Pasquali, getti e gli obbiettivi, con numeri e dati riPresidente della rete d' imprese, ha illu- feriti al turismo della zona. strato le dinamiche di Illasi Valley, la Ne è uscita una maggior consapevolezza struttura e i metodi di lavoro e di rela- del nostro territorio, ed una chiave di letzione. tura nuova, che prevede impegno non L’innovazione di pensiero di questa re- solo delle Amministrazioni, ma anche altà prevede un cambio di mentalità pro- delle popolazione, delle Associazioni e fondo e un modo nuovo di vivere e soprattutto delle Imprese. Valorizzare i valorizzare il territorio, responsabiliz- nostri paesi e le nostre belle vallate, tutezando le aziende. Illasy Valley è, in assoluto, la prima rete d’impresa di turismo sul territorio nazionale. Si pone obbiettivi di promozione turiEnrico Ruffo, Mirko Meneghelli e Bernardo Pasquali stica e di scoperta del territorio, formando le landone le caratteristiche, comporta una aziende partner ed offrendo loro consu- crescita non solo economica ma anche solenza professionale e giuridica. Conta più ciale che porta ad un benessere collettivo di 50 aziende diversificate per produzioni, e sempre più propositivo. e dislocate in un territorio che va da San Al termine della riunione, come da tradiBriccio di Lavagno fino ai comuni della zione SBIF, si è potuto bere un buon bicLessinia. chiere di vino e mangiare una fetta di In conclusione ha relazionato Mirko Me- dolce. Chi ha avuto la fortuna di partecineghelli,Vice Presidente della rete, che, pare, ha di sicuro portato a casa una bella mediante slide e grafici ha illustrato i pro- esperienza e tante nuove idee.

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Gennaio 2014

Varie

E sono... atmosfere di Natale

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La docente di musica prof.ssa Silvia Belli con alcuni suoi ex allievi in Sala Civica di Vago il 19 dicembre

Il 19 dicembre il Laboratorio Musicale della prof.ssa Silvia Belli ha presentato “E SONO ATMOSFERE DI NATALE”

Si è trattato di un collage di canti tradizionali, brani strumentali e letture inerenti il Natale. Oltre ai classici canti natalizi, sono state presentate canzoni e ballate della tradizione europea che hanno spaziato dall’Andalusia con Marimorena, all’Inghilterra vittoriana con God Rest You Merry, allo spiritual afro-americano Go Tell It on the Mountain ad un canto tradizionale francese, Les Anges Dans Nos Champagnes. Non sono mancate interpretazioni in chiave pop e rock. Molto bravi i tre ragazzi, Chiara Ferrante voce, Alessandro Tomasicchio chitarra e Alessandro Dall'Amico alla tastiera. www.viverelavagnonline.it


Dicembre 2013

Varie

Antica Osteria dal Signore a Mezzane di Sopra

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di Giuliano Bergamini

L'Antica Osteria dal Signore, a Mezzane di Sopra, compie cent'anni. La segnalazione dell'evento ci è giunta dal signor Felice Taioli, grande amico dei proprietari, che ci ha accompagnato in loco e che ha contribuito coi suoi ricordi al richiamo alla memoria. La storia di questa antichissima osteria la racconta il giovane attuale gestore Achille Carradone, pronipote del fondatore Attilio e che ha frequentato la scuola alberghiera con indirizzo cucina. Nel 1913 Attilio Bogoncelli e la moglie Attilia Achille e Silvana oltre alla vendita di sale, tabacchi e bevande, iniziano l'attività di ristorazione. La gestione è passata dal bisnonno Attilio al figlio Nello Cornelio, poi alla figlia Silvana che attualmente lavora nell'Osteria assieme al figlio Achille. Ma come mai l'osteria ha un nome così strano? Racconta la signora Silvana: Attilio, il capostipite, uomo di alta statura, dal portamento signorile, di ritorno dalla Grande Guerra, si presentò nella contrada di Mezzane di Sopra in condizioni fisiche precarie, magro, emaciato, con la barba lunga. Le donne del luogo cominciarono a chiamarlo el signor perché prima di partire era un bell'uomo, ora ricordava il Cristo. I locali nel corso dei decenni hanno subito poche trasformazioni. La sala da pranzo era una stalla ed ancora oggi conserva inserti in legno e pietra originali a significare la continuità nella tradizione. Infatti l'Osteria, dice Achille, nel proporre la cucina tipica veronese si caratterizza per la cura nella scelta degli alimenti, continuità nell'antica modalità della preparazione delle pietanze ed uso degli strumenti tradizionali come testimonia il maestoso camino che troneggia in cucina.

Buoni risultati per il doposcuola della media Don Lorenzo Milani di Maria Grazia Belli

All’ex biblioteca di Vago, anche in quest’anno scolastico 2013-’14 si svolge il doposcuola delle medie. Il martedì, giovedì e venerdì, alle ore 13 gli alunni delle medie, all’uscita dalla scuola di San Pietro, salgono sui pulmini del trasporto comunale e vengono condotti a Vago, presso la sede del doposcuola. Questi stessi pulmini riconducono a casa gli studenti verso le 16. Obiettivo dell’iniziativa è aiutare gli alunni a svolgere i compiti scritti dati per casa e studiare gli argomenti assegnati, utilizzando un efficace metodo di studio che ogni alunno è guidato a costruirsi. Si svolgono anche lezioni individuali di lingua inglese, tedesca e di matematica, su richiesta. Ci sono i

computer necessari per le ricerche su Internet con relativa connessione ADSL messa a disposizione dal Comune. L’attività didattica è svolta privilegiando il rapporto individuale con i ragazzi, per alcune materie, per piccoli gruppi omogenei per altre. Gli alunni possono pranzare in mensa o portarsi il pranzo ”al sacco” da casa. Viene servita dopo il pasto una bevanda calda a tutti. La gestione didattica e l’organizzazione è curata dall’Università Popolare di Lavagno in www.viverelavagnonline.it

collaborazione con il Comune. Per lezioni individuali di matematica, inglese e tedesco cell. 3409697216


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