Trimestrale internazionale di attualitĂ , storia e cultura esoterica Anno XXI - Giugno 2009 - numero 2
2 Un violino come ponte
52 Incontri
Anna Giacomini
Ragionar suonando
4 Per l età di un nuovo umanesimo
54 Charles Darwin, 200 anni fa...
12 La Massoneria tra associazionismo e poteri pubblici
58 Le scuole dei cantautori
18 Polveri di storia
60 Sotto il segno di Darwin
24 L acqua che già mai non si corse
62 L Aquila
28 Eggregoroi o svegliati dal fondo della Tradizione
63 Una Loggia per la Pace
Salvatore Favati
32 Templari ed Ospedalieri
64 Arte e Massoneria
34 Il ponte
65 Al Sole trionfante
Luigi Pruneti
Sergio Ciannella
Aldo A. Mola
Silvia Braschi
Raffaele Mazzei
Silvia Ghelardini
Marinella Caggiano
Leo Toscanelli
Enzo Valentini
Michela Torcellan
Renata Salerno
Luigi Pruneti
38 Dei simboli astrologici nel Tempio
66 In Biblioteca
42 Cesare Lombroso: misurazioni e certezze
70 Millelibri
48 Dei Virus, dei Batteri e dei Vizi dell Uomo
71 Fregi di Loggia
Recensioni
Sandra Zagatti
Massimo Centini
Paolo Maggi
V
Un violino come ponte Anna Giacomini
orrei raccontare una storia vera, una storia dei nostri giorni. Riguarda l avventura corsa da un uomo che abitava all Aquila, nella casa costruita con l impegno di una vita, lui, sua moglie e i suoi due figli. Una storia come ne sono nate tante, in quei giorni in cui la terra da madre si è trasformata in assassina, consumando fino in fondo la sua parte in una tragedia terribile. Non importa il nome dell uomo perché vorrei considerarlo come l emblema di qualcosa che può condurci a riflessioni generali, al di là dell innegabile senso di profonda solidarietà che ognuno prova nel suo intimo. La storia è semplice. Ormai da molto tempo le scosse telluriche avevano creato negli abitanti della città abruzzese uno stato di allerta e di paura. Alcuni dormivano da giorni nelle roulottes e nei camper, quando non in auto, e lì avevano già trasferito le cose a cui non era possibile rinunciare nell emergenza. La notte del 6 aprile avvenne ciò che nessuno aveva osato prevedere, anche se il timore
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aveva fatto balenare spesso il pensiero degli orrori di una simile esperienza. Quella fatidica notte il nostro uomo fuggì dalla sua casa. Fece in tempo a scendere le scale aiutando i suoi ad uscire dall inferno, mentre polvere, calcinacci, e vibrazioni senza tregua sembravano voler intrappolare tutti in un cumulo di rovine. Al buio, incespicando e perdendo l equilibrio più volte raggiunsero la porta e si precipitarono nell auto parcheggiata prudentemente poco lontano. Erano salvi. Intorno stavano crollando le case degli amici, la storia della città, un intera civiltà, forse la loro stessa casa da lì a poco sarebbe diventata un magma informe di detriti. Quali le dimensioni del sisma? Fin dove il pericolo? Quanto sarebbe durato il cataclisma? Nella disperazione del momento dilatato oltre ogni dire dal panico, non vi era risposta a questi interrogativi. Il nostro uomo ebbe l esatta percezione che lì, sotto quelle macerie, si sarebbe perso il ricordo, la traccia concreta di quattro vite, le cose che più contavano subito dopo le loro incolumità e non ebbe dubbi. Nell arco di pochi istanti
era di nuovo dentro l edificio oscillante, con il compito imperativo di salvare la memoria. Miracolosamente trovò il cellulare caduto a terra, poi corse a recuperare il computer, ma l impresa disperata non era finita. Doveva ancora salvare la sua cosa più cara, il suo ponte con il mondo, il suo strumento per dire di sé e della sua anima: il violino. Lo raccolse tra la polvere e brancolò di nuovo fuori con le braccia piene. Ora aveva con sé gli oggetti per comunicare e per ricominciare. Come dicevo è una storia vera e viene qui proposta perché contiene una verità universale. Il bisogno di comunicare è ormai per l uomo - in qualunque situazione si venga a trovare - fondamentale. Dietro a questo, come motore, agisce la memoria. Noi non possiamo perdere la memoria perché con essa perderemmo il senso delle nostre vite. E un concetto di sicuro assai antico, ma mentre nell antichità con la mnemotecnica si affidava alle menti il compito di ricordare, oggi la memoria viene affidata a cellulari e computer. Quanto di più effimero si possa trovare perché, come
tutti sappiamo, ogni due anni (bene che vada) i computer e i cellulari devono essere cambiati, le nuove tecnologie incalzano con più sofisticate soluzioni che propongono alla nostra capacità di comunicare funzioni ampliate. Comunicare con il computer, con internet, con i cellulari. Questi contengono tutta l esuberante quantità di movimenti cognitivi e creativi che possiamo mettere insieme nelle nostre giornate produttive: se li perdiamo siamo finiti. Nelle cantine ormai vi sono scaffali su cui si impilano, gli uni sugli altri, i vecchi computer in disuso che non possiamo buttare perché in essi vi è il disco rigido , divinità sacrosanta capace di sortilegi come riesumare un pensiero di 10 anni fa. Ci sono le chiavi USB si dirà, è lì che vanno immagazzinati i dati. Nelle chiavi senza alcuna selezione trovano posto giga e giga di informazioni, contrariamente a quanto accadeva nel serbatoio della mente umana da cui la ragione rimuoveva le cose non utili alla cultura del soggetto pensante. Nella chiave trovano posto tutti i dati che vi si immettono, a pari merito. Provvede lei allo stivaggio, democratica e livellante, ma quanto ancora funzioneranno le chiavi? Tra cinquanta anni chi le leggerà? Nel 2009 a quali artifici dobbiamo ricorrere per leggere un antiquato floppy, sempre che non abbia perso le sue funzioni? Eppure cinque anni
fa era pratica comune. Credo che si possa dire che la comunicazione sia un vero problema per l uomo di oggi, che sembra non riconoscere più la carta scritta, il libro, come uno strumento per la memoria, e si affida all effimero della cibernetica in continua evoluzione, pur sentendone la precarietà. Ma c è il violino. E uno strumento a corde che si suona con un archetto, è fatto di legno, le corde sono di budello, ha piccoli inserti in ebano. E tutto di materia organica, lucidato come un gioiello con sostanze preziose dai nomi magici, sangue di drago e gommalacca , sciolte nell alcool, prodotto alchemico della distillazione. Sinuoso e brillante affascina anche solo a guardarlo. È lui che insieme con gli altri strumenti tradizionali, con i libri, con gli oggetti dell arte manufatti, ci garantisce che, se anche i computer imploderanno nei gorghi di una tecnologia affamata cannibalescamente di se stessa, il pensiero, i sentimenti, le costruzioni del genio non saranno dimenticate. Certo, finché ci sarà qualcuno che sappia leggere un libro o uno spartito. Finché uomini come il nostro eroe sapranno salvare a rischio della propria vita, dalle macerie di una città in rovina, non solo il cellulare e il computer, ma anche il violino, ponte di sentimenti. Sul tema del ponte si articola questo numero di Officinae. Per ponte si intende quindi
non solo la costruzione architettonica ma anche il simbolo che essa sottende. Siamo di certo in un età-ponte che collega le sicurezze dei tempi trascorsi a novità avvolte nella bruma. Tutto va decifrato e le nostre capacità di farlo devono essere acutizzate, non ci possiamo perdere dietro false immagini o considerare come obbiettivi, fatti che costituiscono solo un momento di passaggio. Sempre più la cultura assume la sua dignità di sostegno all idea. Sempre più la capacità critica deve essere rivolta a ciò che abbiamo la facoltà di modificare in senso costruttivo, voglio dire a noi stessi. La rivista quindi procede con le sue analisi del mondo della storia, della scienza, dell arte, della letteratura non con la vanagloria dell autocompiacimento retorico, ma con umiltà curiosa e con libertà animata da coraggio. La ricostruzione non può incorrere negli errori di calcolo che l architettura affrettata ha mostrato di compiere, perché le conseguenze possono essere catastrofiche. La tragica vicenda dell Aquila ne è tangibile testimonianza e se ci ispira addolorata compartecipazione, non può non essere considerata come simbolo della fragilità dei colossi umani quando le loro fondamenta siano effimere. Il direttore P.2-3: Violini, collez. priv.
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Gran Maestro
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ra pochi giorni, il Sole entrerà in Ariete e sarà l equinozio di primavera, il momento dell equilibrio fra luce e tenebre, fra bianco e
nero. Come costellazione equinoziale l Ariete subentrò al Toro verso il 2200 A.C. e furono gli Egizi che individuarono in questo grumo di stelle poco splendenti il Capro celeste, simbolo di Amon - Ra, il Dio nascosto. Fu subito considerata una costellazione benefica, giacché culminava quando Sirio, sorgendo nella costellazione del Cane Maggiore, indicava che era giunto il momento della piena primaverile, apportatrice di limo e di acqua e dunque di benessere e di prosperità. Questa sua valenza positiva fu poi sposata dal Cristianesimo, che vide nel Capro sacrificale e nel Sole risorto dalle algide tenebre invernali una parabola del Salvatore e della Nuova Legge. La migliore stella acquistò una fama talmente positiva che si posero i giorni della Creazione sotto di lei, come testimonia Dante: Temp era dal principio del mattino, / e l sol montava n su con quelle stelle / ch eran con lui quando l amor divino / mosse di prima quelle cose belle . Versi tratti dalla Prima Cantica della Di-
vina Commedia, versi che indicano l incipit, il processo iniziatico di rigenerazione che, attraverso le prove del viaggio ultraterreno, portano il Poeta all illuminazione, alla salvezza. Non è però sempre così, alcune volte il viaggio fallisce, diventa folle volo come nel mito degli Argonauti e del vello d oro, ove l Ariete si muta in icona di un tragico processo dissolutivo. Al vello d oro ambiscono i 54 Argonauti, una sorta di supereroi, di personaggi eccezionali, dotati di caratteristiche sovrumane. Vi sono Argo, colui che ha progettato e dato il nome alla nave, Castore e Polluce, Laerte padre di Ulisse, Lincéo dalla vista acutissima, Orfeo, il magico cantore, Melampo, iniziato ai misteri dionisiaci ed anche una donna, Atalanta. Questo manipolo di prodi segue Giasone verso la magica Colchide, la parte costiera della attuale Georgia. Giasone è l iniziato, il protetto di Era e di Athena, la cui eccezionalità è raffigurata dalla zoppia sacra, da un calzare perduto mentre era sulla fatale via di Iolco. Siffatta compagnia di predestinati, nel corso di un lunghissimo itinerario, affronta imprese di ogni genere: s imbatte nelle sanguinarie donne di Lemno, si scontra con i giganti dagli arti tentacolari, misura l ira di Cibele, subisce gli attacchi delle
arpie e degli uccelli dalle piume di acciaio, supera gli scogli erratici del Bosforo. Ogni impresa è una prova, ogni prova riveste una valenza simbolica, un significato iniziatico. Giasone porta a termine la sua avventura grazie ai favori di Medea, figlia del re Eete, però, come accadrà a Didone, s innamora perdutamente dell eroe e l amore sarà per lei un atroce veleno: infelix Dido longum bibebat amorem . Per Giasone Medea tradisce il suo paese e il padre, uccide in modo orribile il fratello, rinuncia alla patria, all amicizia, all onore, sacrifica tutto per l uomo da un solo calzare. Giasone irriconoscente però la umilia innamorandosi di Creusa. La vendetta di Medea è allora atroce: uccide Creusa e poi i figli avuti da Giasone stesso, affinché il dolore non abbandoni mai il fedifrago. Terribili sono le parole che Euripide mette in bocca alla maga prima che compia il turpe delitto: Per qualche istante dimenticherò che sono i miei figli poi per sempre dolore, solo dolore . Pure per Giasone l esistenza è da quel momento in poi un buio gorgo di pena fino a quando muore fra la carcassa putrescente di Argo, scrigno di strazianti ricordi, come Medea stessa gli aveva profetizzato: Tu morirai di mala morte colpito al capo da un rottame della nave
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Gran Maestro Argo: questa sarà l amara fine delle nostre nozze . La saga degli Argonauti ricorda quella narrata da Melville. Anche qui un capitano di sventura Achab, un uomo che porta il nome del re maledetto di Samaria, l adoratore di Baal, il cui sangue fu leccato dai cani. Fosco e cupo, manifesta nello sguardo una volontà determinata e indomabile , ma reca nel sembiante un livido marchio , egli è un folgorato da Dio, un ribelle destinato all abisso. Anche qui vi è una nave segnata dal fato, il Pequod, anche qui un equipaggio di predestinati: Ismaele, il narratore che evoca il figlio di Abramo e di Agor, il bastardo, il nomade, l arciere diseredato del Vecchio Testamento, Quiqueg, il ramponiere, figura dai tratti metafisici. Proviene da un isola misteriosa, inesistente sulle carte geografiche e pratica incomprensibili riti, come Melchisedeck, sembra non aver origini, non possedere né padre, né madre, è il saggio, l iniziatore. A questi attori, si aggiunga Elia, il farneticante profeta, il maestro d ascia che ricorda i becchini di Shakespeare, vi è poi il resto della ciurma, gravato dal peso della maledizione: Ecco dunque [...] un equipaggio fatto principalmente di fuggiaschi, sanguemisti, di reietti e di cannibali, e inoltre moralmente indebolito dall insufficienza della semplice, inerme virtù [...] di Starbuck, dall invulnerabile spensieratezza e leggerezza indifferente di Stubb, e dalla mediocrità generale di Flask. Un simile equipaggio, così comandato, pareva scelto apposta da una fatalità infernale per aiutare Achab nella sua monomaniaca vendetta . Tale compagnia votata alla distruzione, si cimenta sul mare, simbolo sacrale dell umana vicenda. Armato dall Inferno Achab insegue Moby
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Dick, un essere straordinario, animato da una forza atroce innerbata da una malizia imperscrutabile . Per il vecchio capitano l immenso cetaceo rappresentava il sottile demonismo della vita e del pensiero, ogni male [era per lui ...] visibilmente personificato e fatto praticamente raggiungibile in Moby Dick. Egli accumulava sulla gobba bianca della balena la somma di tutta l ira e di tutto l odio provati dall intera sua razza dal tempo di Adamo, e poi, come se il suo petto fosse
un mortaio, le sparava addosso la bomba del suo cuore bruciante . L oggetto di tanto odio è bianco, come un essere soprannaturale, come lo squalo del celebre film di Spielberg, come lo spettro pallido dell albatros maledetto, de La ballata del vecchio marinaio, il cetaceo è, insomma una manifestazione ultraterrena, strumento misterioso di un Dio nei confronti del quale pietas ed accettazione s identificano, è l icona di un aldilà che l uomo non può impunemente sfidare. Il romanzo, come nella storia di Giasone, si conclude con la preannunciata tragedia finale Achab, andò a fondo con la nave, che come satana, non volle scendere all inferno finché non ebbe trascinata con sé, per farsene elmo, una parte vivente del cielo .
L unico superstite della tragedia è Ismaele, il figlio bastardo del Patriarca salvato da un altra nave dal nome significativo la Rachele che, nella sua ricerca dei figli perduti, trovò soltanto un altro orfano . Favole di un Ariete dell oscurità, il cui sangue reca il seme della maledizione, tragiche parabole della primavera che a niente porta se la terra non è stata lavorata con perizia nel lontano autunno. Metafora del viaggio destinato al naufragio se gli impegni, le responsabilità assunte non sono rispettate. L ansia degli Argonauti, abbandonata la Colchide, impuri per il sangue versato, sembra ben ricordare una certa inquietudine millenarista, un attesa d infausti presagi che pervade questi nostri giorni. Molti ricordano ora la fine del Lungo Computo, uno dei tre calendari Maya il cui ciclo temporale, iniziato nel 3114, si concluderà il 21 Dicembre del 2012, quando Bolon Yokte, divinità della creazione, dovrebbe discendere di nuovo sulla terra. In questo humus d inizio millennio sono nati gruppi, cenacoli, associazioni, scuole profetiche, estremamente attive nel seguire le orme di Cassandra. I nuovi seguaci dell Apocalisse scomodano i veggenti e i mistici di ogni epoca, proponendo, insieme alle opere canoniche , anche personaggi e scritti poco conosciuti. Fra questi il testo di un papiro profetico risalente al regno di Ramsete II, chiamato talvolta il Canto di Anubis: Si sentirà allora il lugubre ululato di Anubis e [...] le città rovineranno [...] e si disseccheranno i fiumi e le piante e l agnello giudicherà il leone . Sicuramente questi anni non sono felici, forse non vi sarà il crac delle carte di credito, forse la General Motors non chiuderà i battenti, di certo però il 2009 sarà un anno più difficile del 2008 e sulla testa
dell economia incomberà una spada di Damocle, il rischio dei rischi come è stato definito da un nostro ministro: La stretta creditizia . Auguriamoci che ciò non avvenga ma con un P.I.L. calato del 2,6 % non c è da stare molto allegri. L ombra del 29 sembra imperare e fornire ispirazione anche ai rimedi, messi in cantiere un po ovunque. L ombra di Keynes e del New Deal impera di nuovo. Allora la ripresa ci fu, ma dopo il 36, grazie ad un esuberante offerta energetica dovuta alla coltivazione di nuovi campi petroliferi e soprattutto alla corsa al riarmo. Oggi queste condizioni non sussistono e ci si chiede se gli interventi, pur avendo valenze sociali, come e quando arriveranno a riverberarsi su un tessuto produttivo al pari del nostro, ove tanta parte ha la piccola e media impresa e il settore manifatturiero. base dell attuale situazione economica vi è il male relativamente oscuro ma complesso della politica che non ha saputo adeguarsi ai cambiamenti planetari che ha cercato di gestire il nuovo col vecchio. In generale si è dimostrata povera di idee, preoccupata soprattutto di mantenere al potere una nomenklatura di mestiere, tendenzialmente inerte ed improduttiva. Il navigare a vista, senza il radicamento ad un substrato di pensiero, ad un progetto sociale, ad una visione del modello uomo, porta poco lontano. Tutto sembra veicolarsi sulla strategia del messaggio mediatico e l incapacità di riflessione ha comportato e comporta, come uniche soluzioni gli slogan ottimistici, la demonizzazione degli avversari, le dichiarazioni populistiche d intenti. In tanta miseria sembrano interessanti innovazioni, atti di coraggio, l imitazione di modelli e soluzioni adottate in altri paesi. I risultati sono quasi sempre deludenti, giacché là sono il frutto di consoli-
data storia e tradizione, da noi corpi estranei, facciate di gesso e di cartone, destinate a sfarinarsi con le prime piogge. Vi è comunque una causa prima di questa ansia così ben motivata dalla crisi economica, la perdita di valori, e in primo luogo di un valore: l uomo. La modernità nasce con il Rinascimento, ma questa visione antropocentrica non rappresenta una frattura col passato. Non si tratta dello scendere da un piano di trascendenza ad uno d immanenza, ci si
limita a considerare l esistenza da un ottica diversa. Il vir assurge a microcosmo: in lui le leggi universali, in lui la voce dell Altissimo, in lui la gioia dell atto creativo, in lui la bontà del divino. Nel pensiero degli Umanisti l universo appare come un unità gioiosa e armonica, viva e pulsante ordinata e voluta dal Creatore che ha posto al suo centro l uomo. Scrive Eugenio Garin: Ogni cosa, ogni ente, ogni forza è quasi una voce non ancora intesa, una parola sospesa nell aria; ove ogni parola ha echi e risonanze innumerevoli; dove gli astri accennano a noi e si accennano fra loro, e si guardano e ci guardano, e si ascoltano e ci ascoltano; dove tutto l universo è un immenso, molteplice, vario colloquio, ora sommesso,
Gran Maestro ora alto, ora in toni segreti, ora in linguaggio scoperto e in mezzo vi è l uomo, mirabile essere cangiante, che può dire ogni parola, riplasmare ogni cosa, disegnare ogni carattere . Da allora l uomo fu il fine e il mezzo, l oggetto e il soggetto e con lui furono sempre meglio precisati i valori che ne rappresentavano l ecceità: la tolleranza, la libertà, l uguaglianza, la fratellanza, la pace, la solidarietà, l aspirazione alla felicità, l orgoglio di appartenere ad un popolo, ad una cultura, ad una patria, ad una tradizione. La contemporaneità è stata l omicida prima e poi il necroforo di questa concezione, trasformandoci in consumatori, attori - marionette posti su quel grande palcoscenico chiamato mercato. I valori si sono, di conseguenza, smarriti. Sono rimasti sì di fronte a tutti ma con la stessa concretezza di un apparato scenico. Anche l aspirazione alla felicità è stata mercificata nell aspettativa di avere, di possedere qualcosa di più, creando un pneumatico vuoto interiore. Il cosiddetto benessere, quando è limitato a una maggiore possibilità di consumi comporta quello che è sotto i nostri occhi: il branco che sostituisce il bisogno di appartenenza, l esaltazione del futile, l indifferenza, il darwinismo sociale, il sistema mondo governato dalla cupidigia, il crollo dell eticità, la fragilità emotiva, l entropia della partecipazione e la tendenza all egotismo. Al crollo dei valori si aggiunga il pericolo corso dalle libertà individuali. La necessità di sicurezza, moltiplicatasi dopo il fatale 11 settembre, la globalizzazione della criminalità, il processo complesso e delicato di trasformazione in chiave multietnica e pluriculturale della collettività han-
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Gran Maestro
no, infatti, imposto maggiori limiti alla libertà personale e, soprattutto, hanno creato un disinteresse politico verso la stessa, ponendola in sofferenza. La vigilanza sul rispetto dei diritti fondamentali dell uomo sta diventando sempre più virtuale, mentre al contrario sale la tendenza alle leggi speciali, al monitoraggio pervasivo dell individuo, alla creazione di monumentali schedature, al conformismo culturale che impone verità stabilite per legge o dettate dall immaginario collettivo spesso alimentato dai pregiudizi. Si aggiunga a ciò che nella nostra instabile società il sospetto è diventato una solida componente. Si tratta di un gas esplosivo, subdolo e incontrollabile, basta un nulla per farlo deflagrare, provocando il massacro dei diritti fondamentali di molti uomini e donne. Abbiamo sofferto i pogrom antimassonici degli anni Ottanta e Novanta, oggi o domani potremo assistere al ripetersi di linciaggi politico - mediatici con nuove o antiche vittime. La crisi economica, il pragmatismo a-valoriale, la conflittualità dei poteri sta, in effetti, rendendo l atmosfera di questi primi anni del terzo millennio ancora più grigia e tossica. State ben certi: prima o poi usciremo da questa valle che sembra avere l orizzonte
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sbarrato da una muraglia di grigia impotenza. Usciremo, ma solo trovando la giusta via, lavorando per un età di nuovo umanesimo capace di riscoprire l uomo e la sua attesa di felicità ed è questa la strada che da sempre percorre la Massoneria. La Massoneria, pertanto, può cogliere ora un occasione unica, può diventare oggi il sole della nuova primavera, alimentare la lucerna del mondo per ridonare agli uomini un sorriso che rischiano di dimenticare. Sì, Fratelli carissimi, possiamo. Se vorremo, però, trasformare una possibilità in fatto, un auspicio in vissuto, dovremo ritrovare noi stessi. La Libera Muratoria dovrà tornare ad essere palestra iniziatica e non contenitore di nulla, Tempio e Loggia e non club che anela a metamorfizzarsi in perversa imitazione di un aggregato politico. Noi ci stiamo provando, tutti insieme. Cerchiamo, con forza ed impegno, di non perdere questo momento così particolare e, nonostante il gravare delle difficoltà, tutto ci fa pensare che probabilmente, il giorno in cui le speranze diventino realtà non sia poi così lontano. L importante è comunque, proprio ora, proprio in questo attimo della storia per-
vaso di millenarismo e di catastrofismo, moltiplicare gli sforzi, cercare di realizzare, i punti di quel Manifesto massonico che stilammo nel 2007 E. V. E un carico di lavoro notevole che in modo graduale e diverso interessa tutti, ma lo dobbiamo sostenere giacché siamo chiamati ad assumere le nostre responsabilità di iniziati, ad essere Liberi Muratori veri e non di facciata. Ad oggi l impegno costante di tutti ci ha consentito di ottenere alcuni risultati che fanno ben sperare per il futuro, esaminiamoli. La Commissione per la stesura di un nuovo Statuto del C.S.I e quella sul cerimoniale sono ormai giunte a terminare i loro lavori e sulla stessa strada è pure la Commissione per la rivisitazione dei Rituali. Le altre stanno operando alacremente, anche se la velocità di marcia dipende dalle difficoltà e dai problemi da affrontare. Dall inizio dell anno ad oggi sono già stati organizzati tre convegni: a Paola il 31 Gennaio, a Viterbo il 14 Febbraio, ad Ancona il 21 dello stesso mese. E solo l inizio di una stagione culturale intensa e promettente. Vi ricordo, infatti, che sono in calendario i seguenti eventi: * 28 Marzo, Cremona: Spartiti segreti. Itinerari esoterici e presenze massoniche nella musica. * 23 Maggio, Cagliari: Massoneria, Monarchia ed Esercito in Italia fra Ottocento e Novecento. * 30 Maggio, Corigliano Calabro: Premiazione dei vincitori del Concorso indetto dalla Provincia Massonica della Magna Grecia (Delegazione Magistrale della Calabria), riservato agli studenti dell ultimo anno della Scuola Media Superiore. * 21 Giugno, Parigi, partecipazione al festival di musica massonica. * 4 Luglio Napoli: La Rivoluzione e l albero della Libertà a 210 anni dalla primavera napoletana del 1799. * 11 Luglio, Triora (SV): E farai in modo che niuna strega viva ... Lo spettro del nemico occulto nell immaginario collettivo e la persecuzione di minoranze, diversi e culture non allineate. * 25 Agosto, San Leo: Conferenza spettacolo dal titolo Frammenti, storie, testimonianze sul mistero dei Catari. * 26 Settembre, Roma: conclusione del primo concorso di arte massonica, con premiazione dei partecipanti.
* 10 Ottobre, Siena: La donna e l iniziazione nella storia. * 24 Ottobre, Roma: Roma: 3000 anni di storia 3000 anni di misteri. Inoltre bisogna considerare che: * La Regione Massonica Calabria ha ripreso le pubblicazioni del bimestrale regionale di cultura esoterica Il Tempio . * Il 18 Aprile a Roma vi sarà la cerimonia per il conferimento delle onorificenze di Prima Classe dell Ordine della Croce Greca. * 6 Giugno, sempre nella Capitale, vi sarà il Secondo Meeting dei giovani massoni. Come ben sapete, di concerto con la Gran Maestranza, attribuisco a questa iniziativa una particolare importanza, giacché i giovani sono il nostro futuro, coloro che in un prossimo domani avranno la responsabilità di portare avanti il testimone della Libera Muratoria. Questo anno il meeting sarà incentrato su un tema tratto dal 1° Articolo degli Statuti Generali della Società dei Liberi Muratori: L Ordine dei Liberi Muratori ha per fine il perfezionamento degli uomini ed il bene della patria e dell umanità . Una siffatta traccia nasce dal ritenere necessario il riconsiderare continuamente quelle che sono le basi della Libera Muratoria e il suo metodo che è progressivo: si va dal semplice all arduo, attraverso un approfondimento graduale, secondo il dettato di tutte le scuole iniziatiche. Alcune volte, invece, si prevaricano i tempi, posponendo la nigredo all albedo. Vorrei fra l altro sottolineare come quello specifico , complesso e difficile da definire, quel vaso ermetico , che comunemente e erroneamente è chiamato esoterico lo si acquisisce con difficoltà ed estrema pazienza e prudenza, solo quando si è preparati. L affascinante mitologia di Valentino, il grande eretico gnostico vissuto nel II secolo d.C., narra che all origine vi era l Abisso - Silenzio, era l immenso Nulla, lo sterminato Non Essere, l inconcepibile vuoto, che conteneva in sé la possibilità di tutti gli esseri e i nomi che esistono . Poi s accese la scintilla vitale, ebbe luogo il big bang della creazione. Abisso depose un seme in Silenzio e Silenzio generò Intelletto, che risplendeva della luce [...] dell Essere, della Conoscenza, della Parola . L intelletto del segreto massonico, germina solo quando si è stati capaci di creare
dentro di noi il fertile vuoto, rimuovendo con pazienza le scorie della propria profanità, l orgoglio inutile di un sapere pur sempre limitato, il desiderio sconsiderato di incensare il nostro io. Solo allora il silenzio che ascolta può accendere la luce fertile dell Essere. Per arrivare a ciò bisogna lavorare con costanza sul semplice, sul fondamentale, ritornare a domandarci chi siamo e dove vogliamo andare, quale sia il valore intrinseco della Massoneria. Interrogarsi sul fine di conseguire il perfezionamento degli uomini e di realizzare il bene della patria e dell umanità , significa comprendere il significato delle origini, così ben sintetizzato da Gotthold Ephraim Lessing, ne i Dialoghi massonici, Quando Falk afferma: Però voglio dirti ancora una cosa: le vere buone azioni dei massoni hanno un solo scopo, rendere inutili la maggior parte di quelle che oggi si chiamano buone azioni . Al ché Ernst risponde sconfortato: Delle buone azioni che cercano di rendere inutili le buoni azioni! E un enigma! . E l arcano semplice e complesso della soglia del Tempio, non si può proseguire correttamente il viaggio se non si è capaci di risolverlo. Inoltre, carissimi Fratelli e dilette Sorelle,
Gran Maestro molte forze sono state spese sul piano della difesa della Massoneria, con il proseguo delle azioni legali, con un documentario che presto sarà distribuito anche in lingua francese e con i progetti, in parte già operativi, approntati dalla Consulta per la difesa della Massoneria, Monitorare il fenomeno, esporlo, approfondirlo, denunciarlo, aggredirlo con l azione giudiziaria è comunque insufficiente, dato che bisogna combattere contro tre secoli di pregiudizi. Il rimedio principale è quella azione culturale, d interscambio, di dialogo, di avvicinamento all intellighenzia del Paese che stiamo facendo a 360°. In più, bisogna uscire dalle mura di casa, far sì che anche in Europa si conosca ciò che avviene in Italia, si sappia che nel bel Paese sono spesso colpite le libertà fondamentali come quelle di pensiero e di associazione. Per questo in Novembre quando mi recai in Francia, cercai di sensibilizzare i Fratelli e le Sorelle d Oltralpe su siffatto aspetto. Cosicché sia nell allocuzione fatta nel Tempio Arthur Groussier il 6 di novembre sia nella conferenza tenuta nel Palazzo del Lussemburgo il giorno 8 parlai della discriminazione e dei continui attacchi alla Massoneria in Italia. Evidente-
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Gran Maestro mente quella opera di sensibilizzazione ha dato buoni frutti, giacché mi sono continuamente richiesti dossier sull argomento. Sempre per quanto concerne la difesa della Massoneria si stanno aprendo altre porte. Fra qualche tempo ne vedremo i risultati. Mi sia consentito a tal punto di esporvi quale sia l attività che stiamo esplicando sul piano internazionale. Come ben sapete nel breve volgere di un anno abbiamo firmato trattati di amicizia e di collaborazione con il Grande Oriente di Francia, la Gran Loggia Massonica Femminile d Italia, il Grande Oriente dell Uruguay, il Grande Oriente di Svizzera, la Gran Loggia Mista di Francia e, a livello di Rito, col Supremo Consiglio Massonico dell Ordine di Delphi e col Supremo Consiglio Femminile di Francia, domani, inoltre stipuleremo un analogo accordo col Supremo Consiglio Misto di Francia. Entro giugno riusciremo probabilmente a sancire rapporti ufficiali con altre due, forse tre, Potenze massoniche. Numerosi sono inoltre gli appuntamenti che ci attendono lungo tutto il 2009, fra i tanti vi cito solo la Riunione degli Alti Gradi Scozzesi che si terrà a Casablanca il 29-30 Maggio e la IX Conferenza dell Unione del Mediterraneo, fissata a Venezia per il 7-8 Novembre. Il 20 Febbraio 2009 siamo stati accolti in A.M.M.L.A. Associazione di Musei, Biblioteche ed Archivi Massonici in Europa e invieremo un nostro delegato alla conferenza annuale che si terrà a Bayreuth in Germania dal 10 al 12 Luglio. Recentemente, infine, il Gran Segretario agli Affari Esteri del Grande Oriente di Francia ci ha comunicato che siamo stati ammessi a partecipare alla cadre del dialogo che la Commissione Europea intrattiene con le Comunità religiose e le associazioni filosofiche non convenzionali . Cercheremo pure di incrementare i rapporti internazionali di collaborazione anche tramite la Loggia di Ricerca, il cui antico nome è stato cambiato in Alètheia. Alètheia: verità che si oppone all ignoranza e al pregiudizio, sincerità che avversa la menzogna, realtà che confuta l apparenza. Si legge in Platone: te ou pro tes alètheias timetéos aner : non bisogna preferire l uomo alla verità . Non si devono inse-
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guire i fantasmi che spesso vanagloria, opportunismo presunzione agitano di fronte ai nostri occhi ma la verità, i principi i valori. Non è forse questa la Massoneria?! La Loggia di ricerca riveste un aspetto importante, perché la Massoneria può far sentire la sua voce soprattutto attraverso la cultura, una cultura che diventerà del tutto spendibile quando le Comunioni massoniche cesseranno di avere una visione da chiesette, pronte a scomunicarsi l un l altra ma comprenderanno il senso primo della Libera Muratoria che non pone ostacoli ma li rimuove, partendo dal presupposto che è, in primis, una fratellanza universale. La cultura può essere, attraverso le logge di ricerca, un metodo per abbattere steccati, attraverso una corrispondenza di studi, progetti, contributi reciproci. Insomma, carissimi Fratelli e dilette Sorelle ci stiamo muovendo in ogni direzione, seguendo un progetto preciso, niente è casuale, niente è estemporaneo. Numerosi sono i semi affidati alla terra e tante pianticelle sono già spuntate per ascoltare le parole che reca il vento e salutare il Sole; sta a noi, a tutti noi, farle crescere, operando per il bene dell Istituzione che si compenetra con il bene dell uomo. Certo i tempi, se da un lato sono propizi, dall altro manifestano la difficoltà del momento. I problemi economici, la recessione colpisce un po tutti, coinvolgendo purtroppo diversi nostri Fratelli e Sorelle. Come se non bastasse ultimamente il nome Massoneria è comparso sulla ribalta mediatica, a causa di una sorta di guerriglia interna che ha riguardato una compagine massonica. Non è stato divertente, né edificante leggere i commenti spesso sarcastici dei giornali su quanto bene si vogliono i Fratelli . Ha fatto, tuttavia, piacere notare come qualcuno al termine di tale bagarre abbia distinto. Ad esempio su Liberal del 5 Marzo è uscito un articolo sulla situazione massonica in Italia che così si conclude: Non tutta la Massoneria italiana [...] si dibatte in questa situazione. La Massoneria di Piazza del Gesù, estranea all idea del potere e dell influenza politica, vive con serenità e senza troppe contraddizioni la sua funzione di scuola iniziatica, che è quella di coltivare e di meditare una tradizione regolare che ha come fine l af-
finamento e la nobilitazione dell uomo e gli ideali di fraternità e di libertà . E un piccolo ma significativo riconoscimento per il nostro comune impegno che prosegue con sempre maggior convinzione sul sentiero segnato dai Nostri Maggiori, da quei Fratelli, come Giovanni Ghinazzi, che seppero interpretare al meglio il portato e il significato della Libera Muratoria. Siamo certi, infatti, che chi lascia la via di Damasco per tentare altre strade estranee al viaggio iniziatico, ineluttabilmente si smarrisce nel deserto ove vi è sempre un Pozzo di Samara che lo attende. Noi proseguiremo sereni, sulla strada della Tradizione, vivendo nella Tradizione questi nostri giorni, felici per quello che riusciremo a realizzare con fervore e consapevolezza, con zelo e prudenza, seguendo un sogno di libertà, di conoscenza, d amore. In ogni momento del nostro percorso non dimenticheremo mai, nemmeno per un istante, di essere degli iniziati e serberemo nel chiuso del nostro cuore le parole che un tempo il Venerabile rivolgeva al neofita, consegnandogli i tre doni dell apprendista gesso, carbone ed argilla: Nulla è più libero del gesso; il più leggero tocco lascia una traccia. Nulla è più fervido del carbone; poiché quando viene propriamente acceso nessun metallo può resistere alla sua forza. Nulla è più zelante dell argilla, la nostra madre Terra; essa travaglia continuamente per sostenerci . Seguiremo l unico cammino che si addice ad un Libero Muratore, quello indicato dalla Lucerna del mondo che in questi giorni equinoziali quattro cerchi giugne con tre croci , affinché Con migliore corso e con migliore stella / [...] la mondana cera / Più a suo modo tempera e suggella . Che la nuova luce equinoziale rischiari, carissimi Fratelli e Sorelle, il vostro percorso di uomini e di iniziati e che la Gran Loggia d Italia possa essere sempre di più, per noi tutti, l ameno giardino ricco d acqua, di frutta e di verzura ove curare lo spirito e ritemprarsi dalle temperie della vita.
P.4 e segg: Objets de vertu, collezione G.L.D.I, Palazzo Vitelleschi, Roma; p.5: Cranio di ariete (foto P.Del Freo).
Gran Maestro
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Diritto
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P
remessa L anno di grazia 1751, addì 10 luglio, in Napoli, Carlo III Re delle Due Sicilie, per contrastare la dilagante presenza massonica nel Regno e riparare allo "scandalo" prodotto dalla scoperta che Gran Maestro era un personaggio di alto rango molto vicino a Corte, don Raimondo de Sangro Principe di Sansevero, emanava un Editto nel quale si legge questo significativo preambolo: "In qualunque ben regolato Governo non vi è male che più contraddica e distrugga i principi dell intrinseca sua costituzione, quanto la perniciosa libertà che si arrogassero i cittadini di poter a lor capriccio formare unioni e stringersi in società. Le leggi romane non soffrirono mai codesta usurpazione di sovranità...". Più avanti, per motivare in maniera convincente la proibizione, definiva la Società dei Liberi Muratori "troppo sospetta per la profondità del segreto, per la vigilantissima custodia delle sue assemblee, pel sacrilego abuso del giuramento, per l arcana caratteristica con cui i suoi membri si riconoscono tra di essi e per la dissolutezza delle crapole, sorgive tutte di perniciose conseguenze". In questo emblematico Editto, tipico esempio di persecutorio antimassonismo di Stato, si ritrova la particolare avversione dei poteri assoluti per le società a carattere iniziatico e più in generale per le associazioni, considerate aprioristicamente un nemico da combattere. Questo rifiuto preconcetto non ha logiche motivazioni, cerca solo pretesti o appigli, come nel caso di Carlo III che, a corto di seri argomenti, scomoda il diritto romano per giustificare in qualche modo la sua iniziativa. L incontestabile disfavore dei pubblici poteri verso libere e spontanee aggregazioni di cittadini non è facilmente comprensibile. Se si considera la sproporzione tra la forza impositiva e coercitiva di qualunque Stato e i limitatissimi mezzi d influenza a disposizione delle associazioni, si può giudicare a prima vista un "eccesso di difesa" quello che vieta o scoraggia la libera unione di cittadini. A ben vedere però l offensività delle associazioni non è nel loro agire, ma nella perico-
Diritto losità delle idee che sono in grado di elaborare e diffondere. I governi non sono soggetti etici, gestiscono la cosa pubblica e provvedono ai bisogni della collettività in funzione del mantenimento di equilibri precari, suggeriti più dalla esigenza di autoaffermazione che da principi di giustizia e di buona amministrazione. Accade perciò che il potere dell associazione si sviluppi in maniera direttamente proporzionale alla debolezza morale dello Stato, per cui quanto più è criticabile l operato del governo, tanto più risulta efficace la censura dei cittadini uniti da un medesimo orientamento intellettuale. Una corretta analisi del rapporto non idilliaco tra Stato e associazioni non può prescindere da una valutazione del fenomeno associativo nel suo complesso che ne consideri la genesi, lo sviluppo e l affermazione nella società contemporanea. Su queste basi sarà più agevole inquadrare quel particolare aspetto dell associazionismo che è dato dalle comunità a carattere iniziatico e più specificamente dalla Società dei Liberi Muratori, nella forma moderna acquisita con la ormai mitica unificazione londinese del 24 giugno 1717. La spinta a raccogliersi in gruppi omogenei per affinità elettive allo scopo di coltivare valori condivisi è un esigenza innata dell essere umano, é il carattere qualificante che sta alla base della stessa formazione sociale e che esprime la libertà fondamentale dell individuo di scegliere un personale ambito di aggregazione. Qualsiasi forma di governo, per quanto dispotica e repressiva, se vuole durare deve prendere atto di questa realtà e tenerla in debito conto, perché è in questa libera scelta che i cittadini riescono a dare voce alle loro istanze ed è nella forza dell accordo stipulato tra di loro, che si delinea un potere concorrente rispetto a quelli costituiti, corroborato dalla capacità di produrre e realizzare idee e progetti, nel ristretto ambito dell autonomia privata. Nell interpretare e sostenere interessi comuni al gruppo di appartenenza, le associazioni affermano quindi un esistenza propria, indipendente, che si oppone alla tendenza accentratrice dei poteri
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Diritto dello Stato e genera inevitabilmente una divaricazione tra interessi privati e pubblici, tra l aspirazione dei cittadini a costituire corpi sociali autonomamente organizzati e l esigenza dell autorità centrale di controllare e contenere un fenomeno capace di produrre quella forza unitaria, che è la risultante di omogenee aspirazioni individuali e che spesso travalica i confini dell associazionismo, andando ad incidere sulle dinamiche sociali con una forte influenza sui costumi e sulla stessa politica. Le associazioni alle quali si fa riferimento sono, beninteso, quelle dotate di un substrato etico, comune alle aggregazioni che nascono unicamente per tutelare interessi di categoria, come i sindacati, o per sostenere un progetto politico, come i partiti. Se viene a mancare questo carattere, ci si imbatte in motivazioni puramente materiali di natura economica, che trovano il loro naturale sbocco nelle società commerciali, o in aggregazioni socialmente insignificanti, se non pericolose quando finalizzate a scopi illeciti. Il fondamento morale é quindi ciò che qualifica le associazioni e che le colloca ad un livello superiore di considerazione. Nella più elevata espressione del fenomeno, la loro funzione è infatti quella di affermare valori umani e sociali e di raccogliere la domanda di verità e giustizia alla quale le istituzioni non possono o non vogliono dare risposta. Governi illuminati, nati per rispondere a queste istanze, esistono solo nelle utopie di Platone o di Tommaso Campanella; nella realtà i sistemi di organizzazione del potere politico hanno come obiettivo principale e spesso assorbente, quello di perpetuare la supremazia conquistata dai suoi reggitori. Questa constatazione faceva dire a Pascal nei Pensées "non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto". Sviluppo storico e culturale della libertà di associazione La storia dell associazionismo parte dall antichità classica, con le eterìe dei Greci, che riunivano gruppi gentilizi della stessa città ed incidevano
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direttamente sulle vicende della polis aristocratica. Più documentati i collegia dell antica Roma, corporazioni di arti e mestieri che, secondo la tradizione, ebbero legittimazione fin dall epoca dei re e che si dicevano fondate dallo stesso re Numa. Godevano di autonomia nell ammissione dei soci, nella redazione degli statuti, nell insegnamento delle regole dell arte e nella disciplina del lavoro. Ben presto questo sistema troppo libero si rivelò incompatibile con i poteri pubblici, sempre attenti al controllo di qualsiasi movimento che potesse metterli in pericolo. Una lex Julia dispose quindi che per essere considerate licita, dovessero ricevere apposita autorizzazione dal Senato. Giulio Cesare, l uomo di potere artefice della transizione dalla democrazia repubblicana all assolutismo imperiale, decretava a sua volta l abolizione degli scomodi sodalicia, lasciando in vita solo le inoffensive associazioni artistiche e a carattere religioso, oltre a quelle più antiche istituite con legge regia. Il fenomeno associativo riprende massimo vigore nel Medio Evo, sotto forma di corporazioni mercantili e artigiane che rappresentano un contrappeso al potere feudale ed un recupero di autonomia dei ceti produttivi legati dai medesimi interessi. L attività delle corporazioni non si ferma alle iniziative economiche, attinge agli ambiti della morale, della beneficenza, della religione e in alcuni casi conquista anche i poteri pubblici. Con le grandi monarchie decade l influenza delle corporazioni e si afferma un principio economico improntato alla libertà, che si oppone alla logica di chiusura di associazioni che pretendono di monopolizzare arti e mestieri. La nuova cultura dell economia influenza anche la Rivoluzione Francese che, se da un lato proclama il diritto alla libertà personale, dall altro la limita fino a vietare espressamente il diritto di associazione. In questo atteggiamento incide non solo l avversione per le forme corporative, ma anche il pensiero di Rousseau, il quale auspicava che nello Stato non vi fossero società particolari che lasciassero il cittadino libero di pensare ed agire per suo conto.
Diritto La linea proibizionista viene raccolta dal codice penale napoleonico, che all art. 291 dichiara illegali le associazioni non autorizzate e limita la libertà di associarsi ad un numero non superiore a venti soci, previo consenso del governo e alle condizioni dettate dall autorità pubblica. Il percorso verso l affermazione, nella società moderna, dell associazione come valore riconosciuto è stato lungo e tortuoso non solo per le descritte remore di natura politica, ma anche per i dubbi espressi sull argomento dal pensiero giuridico e filosofico. Tra le principali posizioni negazioniste va ricordata quella di Hobbes, contrario alla tesi tradizionale che da Aristotele in poi fa dell uomo un essere naturalmente socievole e quindi politico. Il pessimismo del filosofo, in buona parte condizionato dalle personali esperienze delle sanguinose vicende del suo tempo, gli faceva negare che l uomo fosse nato con una naturale disposizione alla vita sociale. L indole è quella animalesca dell homo homini lupus ed è la mera paura a spingerlo ad aderire ad un ragionevole patto (contratto sociale) con i suoi simili e a rimettere nelle mani di un sovrano il potere assoluto, perché sia punita ogni trasgressione e garantita la pace. In tale visione lo Stato chiede al suddito una obbedienza esteriore e rispetta le sue personali opinioni a condizione che non diventino politicamente rilevanti; non è consentito infatti al cittadino di ostacolare la volontà sovrana. Nel Leviathan Hobbes afferma che causa d infermità di uno Stato è, oltre alla smodata grandezza della città, il grande numero di corporazioni che sono tanti stati minori nelle budella di uno maggiore, simili a vermi negli intestini di un uomo naturale. Con questo viene negata la libertà di associarsi anche per fini non immediatamente politici, perché il giudizio insindacabile sulla politicità spetta soltanto allo Stato. I limiti alla naturale propensione degli uomini ad associarsi, fissati dalla teoria hobbesiana, venivano ben presto rimossi dal pensiero opposto di Locke che insieme ai contrattualisti valorizzava questa nuova realtà politica, come necessaria
intercapedine fra Stato e individuo. I cittadini non sono soggetti passivi alla mercé di un potere assoluto centrale, ma sono dotati di autonomia di giudizio e di capacità critica che legittimano lo stesso governo. La loro libertà diviene quindi una sorta di "legge dell opinione" che condiziona il potere politico. Se le esercitazioni teoriche dei filosofi nel XVII secolo ponevano ancora in dubbio la riconoscibilità di un diritto ad associarsi, nella pratica, a conferma dell inarrestabile affermazione dei diritti fondamentali dell uomo, il fenomeno si andava fortemente radicando nel tessuto sociale. Specialmente in Francia, circoli culturali e scientifici costituivano importanti poli di aggregazione, dove semplici cittadini privi di diritti potevano coltivare interessi comuni e gli intellettuali, disimpegnati dalla politica, trovavano affinità elettive in ambienti adatti al confronto di esperienze. Alla fine del XIX secolo, non per sovrana concessione, ma per la naturale ed autonoma forza di affermazione di una delle fondamentali esigenze dei cittadini, la libertà di associazione riceve finalmente formali riconoscimenti in tutti gli Stati occidentali, in particolare in Francia, dove con la nota legge del 1901 raggiunge il pieno consenso pubblico e la massima legittimazione. Stato e comunità iniziatiche Ogni governo della cosa pubblica ha come principio di base l autoconservazione; non deve quindi sorprendere la diffidenza dello Stato verso forme di autonomia che, rette da un diritto proprio, si rivelano autosufficienti e mal sopportano l imposizione di regole formali di controllo esterno. Il problema diviene particolarmente acuto nell associazionismo iniziatico, dove il segreto, suggerito da ragioni puramente esoteriche, costituisce una barriera impenetrabile, tanto più censurata quanto più autoritaria è la forma di governo. Si spiega così l ostilità dei pubblici poteri verso questo settore dell associazionismo. Ma il segreto è solo l aspetto esteriore di una realtà che presenta ben altre ragioni sostanziali per essere tanto sgradita ai poteri forti. E il pretesto sfruttato da sempre
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Diritto -e ancor oggi costantemente- per giustificare, come nell Editto di Carlo III, divieti e discredito. Si lasciano immaginare artatamente trame nascoste, cospirazioni e quant altro possa minacciare la sicurezza dello Stato, ignorando volutamente che qualsiasi comunità alla quale si accede per iniziazione e nella quale si adottano riti e forme simboliche, non può fare a meno di mantenere sui propri lavori una riservatezza, in mancanza della quale verrebbe meno il suo carattere esoterico e la sua stessa ragione di esistere. Le ragioni vere dell avversione stanno invece nel fatto che le associazioni di questo tipo, a differenza di tutte le altre, sono dotate di una forte coesione interna, che conferisce una rara forza morale e un grande potenziale di idee. Il segreto, quindi, non è certo nella volontà di nascondere qualcosa agli occhi dei profani -come vorrebbero far intendere i detrattori- ma negli interessi elevati condivisi dagli associati, che non si rivolgono soltanto ai valori culturali ed etici, ma attingono alla sfera del "sacro", laddove per sacro si intende quel deposito di beni immateriali di cui è consapevole ogni essere umano, nascosto nella tradizione, nelle scritture, nei miti, nelle religioni, nello stesso patrimonio genetico che ci ha trasmesso remote consapevolezze, insieme al desiderio di cercare una verità, un dato universale, oltre l effimera condizione materiale umana. L iniziato che sceglie di seguire questo percorso mira ad una conoscenza che non è l apprendimento di nozioni formatrici di mera erudizione, ma acquisizione di saperi che è frutto di macerazione nel dubbio e di personale percezione del vero. Cittadini come questi, indocili perché dotati di una coscienza vigile e formata a valori superiori, espressione di quella che è stata definita in termini moderni "religiosità laica", sono i naturali nemici della menzogna, del compromesso, della ipocrisia, della ingiustizia. Non li assolve nemmeno il fatto di cooperare al bene ed al progresso della società, colpa imperdonabile è la loro libertà di pensiero, la loro libertà di coscienza. Comunità iniziatiche sono state presenti in ogni
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epoca storica, quasi a conferma del fatto che la società ha sempre ritagliato uno spazio a quelli che si potrebbero definire "operatori del sacro", perché il bisogno di elevazione spirituale è necessario all uomo non meno del nutrimento materiale. Le prime tracce non potevano partire che dall Antico Egitto, riconosciuta matrice dei più elevati e misteriosi saperi. Collocabile nel periodo dell Antico Regno (2660-2015 a.C.), si chiamava per-djet (l Eterno Regno) ed era una sorta di corporazione di costruttori e artigiani che dipendevano direttamente dal Faraone. I membri di questa corporazione, apprezzati al punto di essere autorizzati a collocare i loro sepolcri a fianco di quello del loro sovrano, avevano una concezione sacrale del loro lavoro, ispirato dalla Dea Maat. Un inno ritrovato nella tomba di un architetto recita:"Io afferro il regolo, impugno il ligneo martello e il filo, insieme con la Dea della Saggezza. Seguo con il volto il movimento delle stelle. Fisso con gli occhi il Grande Carro e stabilisco gli angoli del tempio". Fin quando il sovrano ha assorbito anche il potere religioso, le comunità iniziatiche, dedite ad arti e mestieri e sempre proiettate verso il metafisico, sono state accettate ed onorate. Nell Antica Grecia l artefice era considerato socialmente inferiore al poeta, al filosofo, al politico e quindi le comunità di mestiere (Koina), per quanto protette da una Dea importante come Atena, non avevano un ruolo di particolare rilievo. Diversa la considerazione goduta a Roma dai collegia, che già nella mitica origine attribuita, rivelavano il rango ad essi riservato. La commistione fra arte/artigianato e religione si ritrova nel loro carattere sacerdotale e iniziatico, che rendeva sacra l attività degli adepti e segreta la gestione e trasmissione dell arte. Significativa al riguardo la traccia incisa in un ara dedicata a Minerva dai collegia fabrorum tra I e II Secolo d.C., che mostra scene di culto e al disopra degli utensili da lavoro, arredi rituali quali il galerus, copricapo dei sacerdoti (flamines) ed il coltello sacrificale. La sublimazione del lavoro, atto creativo nel quale
Diritto l uomo si assimila alla divinità, sarà tramandato fino ai nostri giorni attraverso le gilde, i Maestri Comacini, il Compagnonaggio, nello strumentario rituale e simbolico della Massoneria. La perdita da parte dei poteri sovrani del sacro, che resiste invece nelle associazioni a carattere iniziatico, è motivo sufficiente perché sia assunto un diverso atteggiamento, che coincide con l ostracismo delle istituzioni pubbliche verso queste comunità. Eppure è proprio in esse che le associazioni stabiliscono una ininterrotta continuità: dalla scuola di Pitagora alle Corporazioni Medievali, alle Confraternite dei RosaCroce, ai Templari, alla Massoneria moderna, sul filo dell Iniziazione corre l istanza dei centri di libero pensiero che non conosce ostacoli e che alla fine vincerà la riluttanza dei governi a concedere il diritto di esistere. Nella Magna Grecia, a Crotone, 2500 anni fa, veniva colpita una Comunità scomoda, quella Pitagorica, colpevole agli occhi del potere costituito, di sostenere un ideale etico religioso di ricerca e affermazione della verità. Nel Medioevo, per sfuggire al potere oppressivo della Chiesa, le Corporazioni muratorie erano costrette a nascondere le loro conoscenze superiori nelle misteriose architetture gotiche. Nel XVIII secolo é lotta aperta alle società segrete, ma nel 1717 rinasce a Londra, come l araba fenice, la più potente delle associazioni, la Massoneria, che riorganizza in forma moderna, la tradizione iniziatica e la consegna ai tempi a venire. Malgrado la ventata libertaria di fine secolo, le società segrete vengono avversate nella stessa Inghilterra e in Francia, dove lo spirito rivoluzionario, come si evince dalla "Dichiarazione dei Diritti dell Uomo", si limita a proclamare la libertà di comunicare, ma non di associarsi. Ma il XIX secolo è tempo di raccolto. Segna il punto di massimo sviluppo delle associazioni massoniche, che assumono un ruolo propulsivo nell attuazione dei principi di libertà-uguaglianza-fratellanza da sostenere in opposizione ai poteri forti consolidati dalla Restaurazione post-napoleonica. Sono bandite e perseguitate, ma malgrado tutto riescono ad
inculcare quei valori patriottici che porteranno all affermazione di un ideale di giustizia e libertà. Il XX secolo è un periodo di stasi per la Massoneria, che sembra aver esaurito il suo compito dopo aver portato a termine la conquista di diritti fondamentali dei cittadini. Due disastrose guerre mondiali ed un periodo intermedio di regime dittatoriale frena l attività latomistica e per recuperare una libertà di associazione che non sia solo tollerata, ma riconosciuta come diritto fondamentale dei cittadini, occorre attendere la fine del secondo conflitto mondiale e due Atti internazionali, "La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani" (10.12.1948) e la "Convenzione per la Protezione dei Diritti dell Uomo e delle Libertà Fondamentali" (4.11.1950), che sanciscono il diritto di ogni individuo alla libertà di associarsi. A partire dal secondo dopoguerra si assiste ad una forte ripresa d interesse. Nonostante le campagne antimassoniche ed alcune deviazioni che contribuiscono a farne scadere l immagine, ai giorni nostri l Istituzione risulta presente ovunque esista un regime democratico e, dopo la caduta del muro di Berlino, rinasce anche nei paesi dell Europa Orientale. I governi conservano un atteggiamento di diffidenza, ma la tendenza alla condivisione in un mondo sempre più globalizzato, gioca decisamente a favore dell azione massonica. Le Obbedienze non si accontentano più di operare a livello nazionale, mirano ad ampie aggregazioni in tutto il Mondo per formare sodalizi moralmente potenti, forti della loro indipendenza e della capacità di interpretare i segni dei tempi, pronti a dialogare con Organismi internazionali come l UE o l ONU, sui grandi temi che impegnano l Umanità del Terzo Millennio.
P.12 e segg: Il Re di Aragona da Armorial Equestre de l'Arsenal, miniatura da codice pergamenaceo, Bibliotheque National, Paris.
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Storia
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L
illusione che la Storia abbia un percorso razionale è morta nel fango della Grande Guerra e sotto le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Ai tremila anni di Rivelazioni seguirono due secoli di Rivoluzioni (1789-1917/1989). La Bastiglia e il Muro di Berlino vennero celebrati quali annunci di libertà perpetua. In realtà furono solo la demolizione di tramezzi fatiscenti tra epoche diverse: un passato ormai consunto e un futuro dai lineamenti incerti. Monarchia assoluta, privilegi feudali ed ecclesiastici da inizio Settecento appartenevano al passato remoto: chiuso nel Castello di Versailles, edificato quale teca per le loro friabili reliquie, e nei Sacri Palazzi vaticani ove il Verbo venne pietrificato e indorato. L'illuminismo tentò di scrollarsi di dosso quella millenaria corteccia dichiarando di parlare a nome della Ragion Pura, della Ragion Pratica, dell'Universo. La Dichiarazione di Filadelfia del 1776 e l'Assemblea Nazionale francese del 1789 enunciarono i diritti dell'uomo (e del cittadino), mentre Immanuel Kant annunciava la pace universale perpetua. Il suo più illustre discepolo ed epigono, G. W. Fr. Hegel, squadernò l'atlante della Fenomenologia dello Spirito e spiegò la Filosofia della Storia, popolata di uomini cosmico-universali e via esemplificando e semplificando. Karl Marx, mano sinistra di Hegel, cercò nelle biblioteche di Londra, capitale finanziaria del pianeta, lo spiritello rivoluzionario destinato a sprigionarsi dalla lampada del Capitale. La sua opera dottrinale rimase incompiuta. I tentativi di continuarla nella prassi ebbero esiti catastrofici: cento milioni di morti per mano assassina o di fame procurata in nome di una uguaglianza orchestrata da gerarchi che si autoelevarono a interpreti del "cammino verso il progresso". L'Occidente stava ancora preparando i cartoni per affrescare la propria apoteosi sulla volta celeste di un cosmo inesplorato quando il castello incantato delle sue certezze crollò in frantumi. Due colpi di pistola a Sarajevo il 28 giugno 1914, dieci milioni di morti in divisa e almeno altrettanti in borghese. Sangue. Ideologie. Totalitarismi. I sopravvissuti tentarono l'improbabile ritorno alla casella di partenza. Per la gran parte dei morti rimase appena un segno, un nome su una tra le innumerevoli lapidi dei "caduti"; in molti casi neppure quello.
Lo statista britannico David Lloyd George sentenziò subito che l'umanità era alle prese con la peggior catastrofe dal diluvio universale. E cercò invano di cogliere in cielo il battito d'ali annunciante il sereno. Da allora l'azzurro venne attraversato da bombardieri e da sempre più potenti e fulminei vettori di ordigni per distruzioni di massa. Si prospettò la fine della storia. O, più correttamente, la verifica che la storia universale altro non è se non l'insieme di innumerevoli storie particolari. Da allora tante persone continuarono a pensare, a cercare spiegazioni ragionevoli degli eventi propri e generali, ma non pretesero più di farlo a nome di tutti gli altri uomini, popoli, epoche, oggi per domani e addirittura per il passato: una pretesa, quest'ultima, tuttora oggi rimbombante e traboccante nei propositi (ingenui o in malafede) di "esportare la democrazia" o di dare lezioni di moralità e rettitudine ai secoli andati, in nome di principi che solo da pochi decenni si sono affacciati nell'Occidente (un lembo del pianeta) e stentano a radicarsi almeno in cerchie circoscritte come fossero specie rare per aiuole protette. Da allora ci si rassegnò all'evidenza: non esiste la storia; vi sono le storie che tutte insieme fanno la "storia". La "storia" vede, memorizza e narra. Segue un processo (o cammino) apparentemente lineare. Per coglierne la complessità basti però osservare che persino una videocamera fa altrettanto: riprende. Se è fornita di speciale "intelligenza", essa si orienta; ma non vede oltre l'orizzonte programmato. La registrazione, accantonata a futura memoria, dirà moltissimo a chi saprà leggerla (non solo quanto si vede ma anche ciò che dalle immagini si potrà trarre confrontandolo con innumerevoli altri reperti). Essa però fissa solo uno spicchio dell'orizzonte e quindi non consentirà mai una narrazione globale di quanto stava accadendo durante la ripresa. Lo stesso vale per l'osservatorio di qualsiasi uomo, per quanto si pretenda onniveggente e lungimirante. La storia, appunto, è originariamente visione di quanto accade: nasce dall'accumulo e dal filtro dell'opera di cronisti, annalisti, diaristi,...: altrettante videocamere disseminate nei siti, talora ostentati talaltra occulti, del flusso cronologico. Essa anzitutto ricorda. Ma proprio per farlo senza trovarsi la memoria troppo
Storia
ingombra, pesante, a rischio di rigetto, via via filtra, archivia, dimentica: vale a dire, leva (provvisoriamente) dalla mente, pone da parte" (oblia: oblivisci, che non significa cancellare, distruggere) quanto di tempo in tempo pare meno attuale o tale risulta per comodità, opportunismo, mera distrazione. Ma chi opera la scelta? Chi decide quali fra le innumerevoli registrazioni degli eventi e delle riflessioni su di esse meritano di essere riprodotte ed elevate a storia? Paiono davvero lontani gli anni delle "meditazioni sulla storia universale", della Storia universale in 45 volumi diretta da Wilhelm Oncken e delle Lezioni sulla Enciclopedia e Metodologia della Storia di Johann Gustav Droysen, che ancora facevano testo negli Anni Sessanta dello scorso secolo. In passato vi fu una pressoché totale coincidenza tra dominio sulle genti e controllo della memoria storica. Nell'antico Egitto
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Storia
la datazione iniziava di Faraone in Faraone. Ogni nuovo sovrano segnava l'inizio di un tempo nuovo e aveva potere assoluto di ricordare o cancellare il passato. Altrettanto fecero le monarchie sorte su quel modello, incluso Alessandro Magno che si separò dalla propria ascendenza dinastica per ergersi a simbolo universale. Dal canto suo la Repubblica Romana affermò la propria continuità iscrivendo i nomi dei consoli nei fasti: espressione del governo collegiale del senato e dell'ordine dei cavalieri. La sua eclissi venne annunciata con l'avvento della damnatio memoriae di quanti demeritavano della Patria, cioè con la guerra civile, che alterna trionfi e distruzioni totali e
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legittima la massima crudeltà contro il nemico, mortificato nella carne, nell'identità spirituale e nel ricordo. La storia presente è il manto erboso applicato sulle rovine di secoli e millenni di civiltà le cui reliquie affiorano e persino incombono, ma inavvertite, inerti e mute sino a quando non vengano scoperte, esplorate, interrogate. D'improvviso quanto da gran tempo pur era, ma stava come non esistesse, si disvela, risponde e torna a far parte del presente. L'interesse per le civiltà sepolte e il confronto tra le culture dei diversi continenti, paesi, genti sono recenti. Datano appena dal Settecento. Scaturirono in uno spazio cir-
coscritto: alcuni lembi dell'Europa occidentale. Essi sorsero con la nascita e la diffusione della Massoneria. Si può anzi affermare che ne costituiscano il merito precipuo. Sono però "conquiste" precarie. I tre secoli seguenti vennero infatti stati segnati da rivoluzioni, avvento tumultuoso di imperi effimeri (è il caso di Napoleone I) e da conflitti sanguinosi tra opposte forme di potere, sfociati infine nella nuova Guerra dei Trent'anni (1914-1945), conclusa con una crisi senza precedenti e perdurante del dominio europeo sul mondo. Quegli stessi secoli sono stati scanditi dall'imposizione coatta di nuove "storie". Goethe rimase così abbacinato dalla vittoria
dei rivoluzionari francesi a Valmy da non vedere gli orrori perpetrati dai giacobini in Vandea. Il nobile ideale della liberazione delle nazioni senza Stato degradò in genocidi ed etnocidi. La pedagogia al bastone e allo staffile aggiunse la scuola obbligatoria come strumento per imbonire e imporre i tanti "libretti rossi" del Ventesimo Secolo. La morale s'irrigidì in Stati etici. La regalità in regimi. La fratellanza in totalitarismo. La parità dei diritti in uniformità coatta. Dalle rovine delle due guerre mondiali e dei totalitarismi seguenti germogliò tuttavia una sensibilità nuova verso le reliquie. Troppe persone si ritrovarono nella desolazione. Scoprirono che bastava tendere la mano per rinvenire un segno di vita, un pur flebile motivo di speranza. Di lì sorse anche il ribrezzo per la cancellazione della memoria. Questa è la novità del Terzo Millennio. Sconcerta, pertanto, che in alcuni Paesi della Vecchia Europa stia dilagando la pretesa di legiferare sulla memoria. E' un paradosso. Infatti da un canto assistiamo alla diffusione del culto dell'antichità, delle microstorie o, se si preferisce, della consapevolezza che ogni vicenda umana, anche minima, ha dignità irripetibile, da conoscere e rispettare; e pare rallenti la profanazione degli spazi nei quali sopravvivono nuclei di antichissime culture sino a poc'anzi destinate a essere spazzate via con assoluto disprezzo. Al tempo stesso, però, irrompe l'arroganza di chi pretende di stabilire per legge non solo quanto va detto ma persino quanto è meritevole di indagine. Si vuole imporre la mordacchia non solo alla libertà di pubblicare, scrivere, ricercare ma persino a quella di pensare, di porsi domande. Porsi domande comporta il rischio di finire al muro come negazionisti. E' giusto confutare affermazioni infondate e pretese negazioni della verità documentata e accertata dei fatti. Ma il rifiuto del cosiddetto revisionismo diviene a sua volta una negazione, anzi la pretesa di fissare una volta per tutte i confini invalicabili della ricerca. La criminalizzazione del revisionismo nasconde o può nascondere altro: il timore della libertà di ricerca. La storia è appunto l'immenso deposito di cassette registrate dalla miriade di persone che, come altrettante videocamere, hanno veduto uno spicchio pur limitato di mondo. Che cosa farne? Chi ha il diritto di selezionare quelle valide dalle altre e ordinarne la
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distruzione? Chi ci dice che un giorno quella piccola memoria non risulti ricca di domande e risposte? Dopo il Ventesimo Secolo, perduta per sempre l'età dell'innocenza - annientata con il lancio delle bombe atomiche sul Giappone - e con essa ogni residua illusione di razionalità universale, la "storia" appare come una sorta di pulviscolo che quotidianamente si solleva e si deposita: vicende ora ragionevoli o comprensibili ora meno. La polvere ha il grande fascino di ciò che è quasi impalpabile e si percepisce solo per differenza, solo quando se ne leva un piccolo tratto, quanto basta a cogliere l'immensità della sua patina. Inutile illudersi di distruggerla. La si può solo raccogliere e riporre ove rimarrà sino a quando non sarà smossa chissà come e da chi per tornare ad animarsi e a vivere di vita nuova. Così è di questo Terzo Millennio. Proprio
perché ha fatto male, anzi molto male talvolta, il passato va conservato in tutte le sue residue tracce (monumenti, ostentazioni, edifici...) quale termine di confronto per la peregrinazione attraverso il tempo. Ben venga dunque anche il revisionismo storiografico se concorre a impedire lo scempio delle memorie imperversante da decenni quale effetto perverso della finis Europae. La Massoneria, che visse e vive tra inenarrabili traversie anche perché circondata da una fama negativa, ha motivo di rivendicare una novella storia, fondata su documenti e sulla riscoperta della moltitudine delle microstorie di realtà troppo a lungo cancellate e negate.
P.18: A.Manzoni, F.Hayez; p.19: A.A.Mola (foto P.Del Freo); motti fascisti; p. 20 e 21: F.Depero, anni 30; p. 22 e 23: Targa franchista ripulita dagli spray.
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Storia Contro ogni legge sulla memoria per la libertà degli studi storici
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rutti tempi per gli storici. Hanno sempre avuto vita dura, per la verità; ma oggi se la passano proprio male. Perciò il loro mestiere merita attenzione. Troppo spesso, come tutti sanno, annalisti e memorialisti scrissero e scrivono sotto dettatura di regimi, governi, potentati economici, partiti, sindacati, chiese (grandi e piccole), sétte (più o meno segrete), o in stato di necessità ed evitare il peggio o per ingraziarseli e trarne vantaggi; e quindi subirono e subiscono i contraccolpi delle sorti dei potenti e committenti, oggi sugli altari domani nella polvere. Quando scrivono secondo il proprio libero convincimento, fondato su studi non condizionati se non dalla ricerca della verità (o di quella che di volta in volta appare tale), gli storici entrano fatalmente in conflitto con i pregiudizi prevalenti, precorrono i tempi e scivolano nella categoria dei profeti (in o senza patria) e vengono ignorati e scansati dai contemporanei (sempre meglio che finir perseguitati, incarcerati o peggio). Se sopravvive a qualche cambio di regime, talvolta lo storiografo ha la magra soddisfazione di essere riscoperto sul limitar di Dite ; ma nella maggior parte dei casi ha quella, macabra, di sentirsi dar ragione da morto, magari secoli dopo la pubblicazione delle sue opere, chissà come sottratte all oblio. D altronde anche quando si occupa del suo tempo, per metodo e prospettive lo storico è necrofilo: indaga e valuta come se tutto fosse consegnato al passato remoto; diversamente cessa di essere storico e diviene cronista (con tutto il rispetto che si deve ai cronisti, preziosi per la prima selezione dei fatti e perché ci fanno capire quale fosse il punto di vista prevalente nel loro tempo: oggi come secoli o millenni orsono). Mentre si occupa dei casi altrui (istituzioni, popoli, religioni...), sia nella visione della contemporaneità sia volgendo lo sguardo ai secoli o millenni andati lo storico sa di mettere in gioco la propria esistenza, sa che tutto gli
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potrà accadere per quel che scrive e non deve attendersi altro se non la soddisfazione di pensarlo, perché, dopotutto, può anche darsi che i tempi gli sconsiglino o gl impediscano di pubblicare o gli consentano di farlo in forme irrilevanti per la formazione dell opinione generale. Oggi il lavoro storico è intralciato dalla devastante confusione di concetti elementari e dall abuso di moralismo retrospettivo: anzitutto dalla dilagante pretesa che gli uomini siano buoni e che se vogliamo esserlo noi così dovessero fare gli antichi. Non bastassero comandamenti e precetti di varie chiese, editti di imperatori e di governi, da due secoli e mezzo si susseguono dichiarazioni universali sull uomo, che dovrebbe essere così e cosà secondo le buone intenzioni dei loro autori. Inoltre da qualche tempo molti consessi internazionali e governi hanno preso a legiferare su ciò che è vero e ciò che è falso, sui termini che si possono usare e quelli che vanno invece evitati sotto pene gravissime. La condizione dello storico è sempre più simile a quella dell alchimista costretto di tempo in tempo a nascondersi nelle voragini della terra o a rifugiarsi sulle vette più remote; pare lo scienziato dal doppio laboratorio, quello ufficiale per le indagini ammesse e l altro, oscuro, per quelle cui viene spinto dalla sete inesauribile di ricerca, memore del celebre motto: se Dio stesso gli offrisse in una mano la verità e nell altra l impervio cammino della ricerca sceglierebbe la seconda. Mentre dilaga la melassa della confusione tra (lodevoli) buone intenzioni (personali e delle istituzioni) e realtà dei fatti e sempre più, ingenuamente, si pretende che gli uomini non siano come sono ma come dovrebbero essere (secondo quale modello?) vengono introdotte categorie sempre più nocive per la libertà di ricerca, tutt uno con quella di pensiero. In troppi casi chi cerca di veder chiaro nel passato viene liquidato come revisionista (un addebito fatuo) o addirittura quale negazionista: marchio applicato non solo a chi nega fatti accertati (e in questo caso anziché negazionista andrebbe classificato solo come ignorante trascurabile o povero visionario) ma anche chi cerca di stabilire se tutto ciò che è stato asserito su un argomento risponda davvero alla verità dei fatti.
Al riguardo va detto in modo chiaro e tondo che non esiste alcuna verità che non possa essere ripresa in esame e che prevedere sanzioni (anche penali) a carico di chi ricerca è una pretesa che neppure gli Dei hanno giacché, dopotutto, si limitano a minacciare le punizioni più severe: ma per l al di là, mentre in alcuni Stati oggi si pretende di punire il ricercatore nell al di qua, sia per ciò che fa, sia per ciò che pensa o addirittura per ciò che si propone di studiare.
Questo deplorevole regime di terrore culturale va denunciato e combattuto, giacché si moltiplicano i casi di studiosi che vengono condannati perché violano leggi che prestabiliscono ciò che è vero e ciò che è falso sulla base di principi che sono come la foglia frale di Giacomo Leopardi: vengono affermati in Dichiarazioni Universali che vanno dove li porta il vento. Sbandierati a piacere da un potere che è strabico e che mentre predica bene razzola malissimo. Tempo è venuto di dire che allo storico poco importa dei divieti . Lo storico ha
un solo dovere: la ricerca della verità. Aggiungiamo che storiografia non fa necessariamente rima con democrazia : sono mondi diversi. Questo ha a che fare con le regole del vivere. L altro con la comprensione di quanto avvenne (o avviene) per opera degli uomini. Non ha in sé propositi pedagogici, meno ancora si propone di rieducare i defunti. Lo storico non fa la reprimenda a Nerone perché fece assassinare la madre, né deplora il ruvido trattamento
riservato dai crociati al nemico nella conquista di Gerusalemme o da Maometto II ai cristiani in quella di Costantinopoli. Cerca invece di capire come e perché quelle vicende siano accadute. Né si deve far condizionare dalla costituzione di questo o quel Paese o dalle opinioni di capi di Stato e cosiddette cariche istituzionali: prima, seconda, terza, quarta e cosivvia e gli emeriti . Va precisato soprattutto in Italia ove ogni qualche anno codeste persone cambiano, mentre la storiografia ha il dovere di guardare l età contemporanea come se fosse
antica, una civiltà sepolta meritevole di rispetto. Benché siano ovvie, codeste considerazioni vanno ripetute per recuperare spazio di libertà al mestiere dello storico, sempre più insidiato, calpestato, ristretto da pretese altrui. Lo storico, dunque, non si fa intimidire da prepotenze. Anziché riflettere sulle prospettive imposte dai grandi cambiamenti del Ventesimo Secolo e anzitutto dall immigrazione, alcuni governi si baloccano con leggi sulla memoria storica. Poiché costituiscono un pericoloso precedente per altri Paesi (ed è il caso dell Italia) soggetti o inclini a cedimenti di memoria il loro caso merita attenzione. Vediamo, per esempio che cosa sta accadendo in Spagna. Morto Francisco Franco e instaurata la monarchia con Juan Carlos di Borbone, la Spagna completò la transizione dal regime monopartitico alla democrazia pluripartitica: un processo in corso da anni, vivente il Generalissimo, e consolidato dalla costituzione e, successivamente, da larghe autonomie per regioni che ne possedevano i prerequisiti (Paesi Baschi, Catalogna, Galizia ), modello poi imitato da chi se li inventò (Aragona, Castiglie, Andalusia...). Tutto o quasi filò liscio. Il cambio comportò alcuni adeguamenti, ma nulla di traumatico, neppure dopo il tentato golpe del colonnello della Guardia Civil, Tejero, che anzi rafforzò monarchia e democrazia. Ogni provincia e ogni città vissero i decenni seguenti secondo ritmi propri. Così, mentre Barcellona oscurò subito il ricordo di Miguel Primo de Rivera, la plaza major di Palencia continuò a essere intitolata al generale Emilio Mola, a Palazuelo rimase immutata la memoria del caudillo e nessuno si sognò di cancellare le memorie del franchismo a Salamanca e in cento altre città. Un decreto reale del 19 gennaio 1996 riconobbe la cittadinanza spagnola a chi aveva combattuto per la Repubblica di Madrid nelle brigate internazionali a patto che optasse per questa sola, ma il 3 novembre 2008, auspice il capo del governo, Zapatero, cancellò la clausola e asserì che era il riconoscimento dovuto alle vittime della guerra civile e del franchismo e alla più importante esperienza democratica che possiamo contemplare guardando al nostro passato : cioè quella sciagurata Seconda Repubblica che generò la guerra civile per insipienza della dirigenza
Storia democratica e socialista e per i calcoli malvagi dei comunisti, eterodiretti dall URSS di Stalin. Zapatero e lo stesso Juan Carlos possono dire e decretare quello che vogliono (o che possono), cioè che loro conviene oggi; ma la storiografia ne tiene il conto che crede. Così accade che, per assecondare supinamente una condanna del franchismo pronunciata dal Consiglio d Europa (17 marzo 2006), il 26 dicembre 2007 sia stata promulgata in Spagna la legge sulla Memoria storica comportante, tra altro, la rimozione dei monumenti (escudos, insignias, placas, y otros objetos o menciones conmemorativas de exaltacion, personal o colectiva, de la sublevacion militar, de la Guerra Civil y de la represiòn de la dictadura), tranne gli stretti ricordi privati o quando ricorrano ragioni artistiche, architettoniche o artistico-religiose protette dalla legge : una legge fortemente voluta dalla pugnace vicepresidente Maria Teresa Fernandez de la Vega. Un apposita norma ha retrocesso il Valle de los Caidos da luogo memoriale a semplice tempio religioso. Perché scriverne? Sentiamo crescere un nuovo brontolio iconoclastico a senso unico. Si smarrisce il senso della storia e tutto diviene possibile. Solo la sua caduta impedì che il governo Prodi varasse in Italia una legge sulla memoria che avrebbe comportato la mordacchia per gli studi storici. Poiché però il rischio è sempre incombente è il caso di affrontare l argomento. Vi sono termini presenti e ricorrenti nella Costituzione vigente (Patria, nazione...) che vanno meditati e posti al centro dello studio. Occorre farlo in questo scialbo 150° della proclamazione del Regno d Italia: con un onesto dibattito sulla libertà di pensiero e di ricerca storica. Nel Manifesto con il quale propose la propria elezione la Gran Maestranza della Gran Loggia ricordò l opera di tutti i predecessori, da Ghinazzi in poi: fu una bella dimostrazione di senso della storia, tanto più eloquente se raffrontata ad altre Comunioni che hanno invece demonizzato e cancellato il proprio passato, salvo poi pretendere rispetto per un presente di tempo in tempo minato dalle fondamenta proprio da chi dovrebbe essere custode della memoria e pratica invece non solo l iconoclastia ma la distruzione del pensiero.
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È
scorso l'ultimo seme di melagrana che Proserpina ha bevuto dalla coppa che Plutone le ha porto, e la dea fanciulla, Kore,adesso può ritornare dalla madre. può tornare a sorridere, a donare agli uomini le messi verdeggianti che recheranno i frutti che il sole maturerà. Il ciclo oscuro è finito: è il giorno del concepimento perché, da oggi in poi, la luce trionferà sull'oscurità. E' l'inizio della metà luminosa dell'anno. L'Equinozio di Primavera è il momento in cui il sole si trova al di sopra dell'equatore celeste: è il nuovo inizio e, come tale, è il Grado Zero dello Zodiaco, il principio di un nuovo ciclo con l'Ariete (così come ogni era zodiacale prende il nome del segno in cui cade il punto equinoziale, nel suo cammino a ritroso lungo le costellazioni). L'Equinozio di Primavera rappresenta, così, il vero inizio: presso gli antichi Persiani esso (Tahvil) segnava l'inizio di un nuovo anno (Nowruz); nella Roma arcaica l'anno iniziava a primavera, nel mese di Marzo sacro a Marte, padre di Romolo e Remo e di tutti i Romani. In molte tradizioni ricorreva addirittura la nascita del mondo: il mito persiano narra che Mitra sacrificò il toro cosmico, da cui nacquero tutte le piante e tutti gli animali, e poi suggellò la sua amicizia con il sole offrendogli la carne del toro in un banchetto sacrificale. E la tradizione iniziatica occidentale, con i nostri rituali massonici, pone l'inizio dell'anno nel mese di marzo, il mese in cui avviene l'Equinozio di Primavera: poiché è solo quando la luce può cominciare a crescere che l'anno, il percorso dell'iniziato, può cominciare, come cammino nella luce, verso la Luce. E, proprio perché il nuovo inizio ha un valore profondamente spirituale, le tradizioni antiche offrono una serie di miti legati alla primavera, che hanno al loro centro l'idea di un sacrificio a cui succede una creazione-rinascita-nascita. Dopo l'Equinozio si svolgevano, nel mondo ellenico, le Adonie, le feste della resurrezione di Adone, bellissimo giovane amato da Afrodite e ucciso da un cinghiale mandatogli contro dal dio Ares geloso. Ma Adone era il dio assiro-babilonese Tammuz, chiamato dai fedeli Adon (Signore): anch'egli dimorava sei mesi all'anno negli Inferi, come il sole quando si trova al di sotto dell'equatore
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celeste (autunno ed inverno); e, a primavera, risaliva alla luce, ricongiungendosi alla dea Ishtar (equivalente alla greca Afrodite). Si tratta, sempre, dell'unione di un simbolismo celeste (il cammino del sole nel cielo) e di un simbolismo terrestre (il risveglio della Natura) in cui riecheggia il tema del matrimonio fra una divinità maschile, celeste o solare, ed una femminile, legata alla terra o alla luna. Così il mito di Proserpina, così quello di Adone. E la primavera era la stagione per accoppiamenti rituali, le nozze sacre in cui il Dio e la Dea (personificati spesso da un sacerdote e da una sacerdotessa) si univano per propiziare la fertilità: come in alto, così in basso. E' con l'inizio a cui dà accesso l'Equinozio di Primavera che possono trovare senso le parole dell'Anonimo Islamico che ci hanno aperto il cuore nel Solstizio d'Inverno, quando la Luce era solo una speranza: Morii come minerale e divenni pianta. Morii come pianta e divenni animale. Morii come animale e fui uomo: Che dovrei temere? Quando mai fui sminuito dalla Morte? Ancora una volta morirò come Uomo per librarmi benedetto fra gli Angeli; ma anche oltre agli Angeli devo passare: tutto perisce al di fuori di Dio. Quando avrò sacrificato la mia anima di Angelo diverrò ciò che mente umana ha mai concepito. Oh ch'io non esista! La non-esistenza canta con voci d'organo: noi ritorneremo a Lui. Adesso, con l'Equinozio di Primavera, nel passaggio verso la metà luminosa, il transito è possibile, la rinascita avviene. Il simbolo dell'Equinozio è, infatti, un cerchio dal quale spuntano due corna: è l'Ariete che, segno vitale e creativo, fornisce l'energia e la volontà; perché quello che nella tradizione cristiana è l'Agnello, non è altro che l'Agni della tradizione vedica, lo spirito creatore che è il fuoco ed è la forza vitale. Senza Agni non esiste la vita: esso è la spinta che tutto crea e tutto fa iniziare, il fuoco dalla trasformazione, l'energia indifferenziata che tutto muove, che agisce promanando dall'unione di Purusha e Prakriti, la coppia divina, divino con loro. Purusha e Prakriti, lo Spirito e la Materia; Proserpina e Plutone, la Fanciulla e il Dio;
Adone e Afrodite, il dio Tammuz ed Ishtar: il maschile ed il femminile che si uniscono e danno la vita. E il principio vitale è nell'uomo e nella donna che, nell'unirsi, creano la nuova vita: l'energia bianca e beata del padre e quella rossa e calda della madre, dopo essersi unite a formare il cuore, prendono l'una (quella paterna) la direzione ascendente, l'altra (quella materna) la direzione discendente, andando a costituire ed a vivificare quei punti vitali che, Chakra e Sephirot ad un tempo, costituiscono il canale di collegamento con l'Energia cosmica per il nuovo essere. Ma il nucleo fondamentale, il primo a formarsi, è quell'incredibile serbatoio, conosciuto come il Chakra del cuore, chiamato in sanscrito Anahata, che significa "suono non udito con i normali sensi di percezione". Dice il Vangelo di Giovanni, che è aperto nei nostri lavori: "Tutte le cose ebbero esistenza per mezzo di lei (la parola) e senza di lei nemmeno una cosa delle create
fu creata. Lei era la vita ed era la luce degli uomini.". Il seme, nel buio della terra, va trasformandosi: Proserpina ha ingoiato i tre semi di quella melagrana che la fanno vivere nelle viscere della terra, ma, al contempo, sono la garanzia stessa della rinascita. Allora, come dice Dante, "quando l'articular del cerebro è perfetto", pronto e formato, l'anima entra a vivificare il corpo, a stabilire la differenza tra l'Uomo ed ogni altra forma vivente che, in lui, è compresa e portata al migliore sviluppo. Il principio vitale, la Via della Vita, compie un cerchio attraverso le dodici grandi Porte: le Porte si aprono e si richiudono, e i Figli di Dio, che sono figli degli uomini, avanzano. "Lentamente l'umanità impara, e nell'imparare oltrepassa infinite volte i pilastri delle grandi Porte". Alcuni trovano la P.20: Napoleone ritratto da J.L.David nel 1812; p.21: Un Via. rivoluzionario; p.22: Un interno della Biblioteca manifesto Nazionale Parigi; p.23: Gargoyle, Parigie (foto Freo); E' la Viadiche l'Iniziato percorre che,P.Del quando p.24: Il J Accuse di Zola; p.25: Cattedrale di Reims, monumento aèGiovanna d Arco. con autoconsapevolezza, può attraversata
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Mitologia essere considerata lo stadio finale del sentiero dell'evoluzione. E' un processo di raffinazione, sublimazione e trasmutazione, perseguito costantemente; i misteri nascosti e le forze latenti negli esseri umani devono essere scoperti e chiedono di essere utilizzati in armonia con gli scopi consapevolmente appresi. Allorché ha appreso tali misteri, l'Iniziato diviene un collaboratore del piano evolutivo e coopera con le grandi Forze attraverso le quali la Vita universale guida tutta la creazione verso un esito glorioso. Un tale Iniziato è adombrato nella figura di Ercole che, attraverso le dodici fatiche, girando attorno al grande zodiaco dei cieli, rappresenta l'individuo che aspira alla verità e l'umanità tutta nel suo insieme. Egli emerge come ricercatore poiché inverte la rotta, affronta le porte zodiacali in senso antiorario. E l'inizio dello svolgimento del suo compito avviene nel segno dell'Ariete: il lavoro da compiere ha, infatti, come primo obiettivo, l'eliminazione di tutte le paure e il controllo delle forze insite nella natura umana: ogni iniziato, se vuole diventare un novello Ercole, deve affrontare ogni possibile difficoltà prima di salire il monte dell'ultima iniziazione in Capricorno e divenire servitore dell'umanità. In Ariete, dunque, con l'Equinozio di Primavera, il Viaggio inizia. E la prima fatica è quella di dover catturare delle giumente feroci, che generano continuamente cavalli feroci e malvagi. Ercole le catturò, ma poi le consegnò al fido Abderis, perché le portasse sulla Via verso Diomede. Ma Abderis non riuscì ad imbrigliarle: le giumente si rivoltarono contro di lui e lo uccisero. Allora Ercole dovette catturare nuovamente le giumente, avendo imparato la lezione impartitagli. "Il segno dell'Ariete, campo di questa prima prova, è sempre stato ritenuto il primo segno dello Zodiaco; in esso la grande ruota comincia il suo ciclo: perciò l'Ariete è il segno del principio. Nel linguaggio cosmico è il segno della creazione, e questo richiama alle parole della Bibbia: "L'Agnello sacrificato dalla creazione del mondo" (Apocalisse, XIII, 8)", dato che è chiamato il segno dell'Ariete o, come abbiamo già detto, dell'Agnello (ma nel significato sanscrito di Agni). "Nella vita dell'essere umano segna l'inizio
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di una soggettiva, latente coscienza di esistere e il momento nel quale l'uomo comincia la propria esperienza". Nella vita dell'Iniziato l'Ariete connota il periodo del riorientamento, dello sforzo verso l'autoconsapevolezza, l'inizio della fase conclusiva del suo cammino evolutivo, che lo porterà fuori dal regno umano e lo preparerà al passaggio nel regno degli dei: dall'Equinozio al Solstizio. Tre sono gli stimoli che caratterizzano questo segno: l'impulso a cominciare, l'anelito a creare, l'impulso alla resurrezione. E' il segno, perciò, degli impulsi violenti e forti, dei grandi sforzi, spesso, quindi, dell'insuccesso, ma sempre, anche, del trionfo finale. Nel suo segno opposto, la Bilancia, viene raggiunta la realizzazione della stabilità e dell'equilibrio, poiché saranno messe a frutto l'esperienza e la lezione apprese nelle cinque fatiche intermedie. Come nella religione cristiana Cristo è l'Agnello-Agni, anche nello zodiaco Brahmanico, Vishnu presiede su Ariete: Vishnu è anch'esso la seconda persona della Trimurti Indù; Vihsnu e Cristo incarnano l'impulso a creare e costruire la forma e, insieme, l'impulso alla liberazione o alla resurrezione dalla forma stessa. Ariete governa la testa, ed è, perciò, un forte segno mentale. Ogni principio origina nel piano mentale, nella mente del Creatore, sia esso Dio o l'anima dell'uomo. L'anima ha cominciato il suo cammino nella materia attraverso il medesimo processo di pensiero. La razza umana, quarto regno di natura, venne in essere quando la mente sorse e l'uomo si distinse dagli animali: "quando l'articular del cerebro è perfetto", appunto dice Dante. Le giumente da riproduzione, come si incontrano nella prima fatica di Ercole, rappresentano l'aspetto femminile della mente nell'atto di far nascere idee, teorie, concetti; le idee, se lasciate libere nel mondo, devastano e distruggono quando provengono dalla mente inferiore, ma costruiscono e salvano quando provengono dallo spirito. Il governatore essoterico del segno è Marte, il dio della guerra (e l'iniziato, in questo segno, deve essere militante, guerriero); ma il governatore esoterico è Mercurio, che "illumina la mente ed è intermediario fra l'anima e la personalità". Tre sono le costellazioni connesse all'Ariete. La prima è Cassiopea, la Regina sul trono, simbolo della materia, la Donna Dominan-
te (mentre, più avanti, sul sentiero, ci sarà la Madre col Bambino, la madre-materia nutrice di Cristo, la Vergine che partorisce il Bambino Eterno; e infine, in Pesci, ci sarà Andromeda, la donna Incatenata, che rappresenta la materia dominata e controllata). E Cassiopea è seduta vicino a Cefeo, il Re o Legislatore, che è una delle tre costellazioni che governano i Pesci: la legge al principio ed alla fine del percorso sullo zodiaco. Non per nulla Mosè il legislatore e Maometto il guerriero sono nati sotto il segno dell'Ariete. La seconda costellazione dell'Ariete è Cetus, il Mostro Marino, il nemico dei Piccoli Pesci: simbolo di ciò che tenta di distruggere l'anima incarnata, simboleggiata dal pesce. La terza costellazione è quella di Perseo che, nello zodiaco egiziano di Denderah, è chiamato "il distruttore": ed è questo simbolo che promette la vittoria. Se, infatti, le prime due costellazioni costituiscono l'allusione alle difficoltà ed ai problemi che l'Iniziato si trova ad affrontare sul suo cammino (la materia dominante e la distruzione dell'anima), Perseo, che possiede l'elmo dell'invisibilità, i sandali della velocità, lo scudo della saggezza, e la spada dello spirito, consentirà la vittoria sulle difficoltà. Così, quindi, la nota chiave dell'Ariete è la speranza: la speranza, la sua divinità da sperimentare, la sua clava e tanto entusiasmo sono gli attrezzi di colui che si mette in cammino. Ercole deve cominciare nel mondo del pensiero per acquistare il controllo della mente: quel controllo che, sin dal primo grado, l'Iniziato Massone impara ad operare. Egoismo, malevolenza e tendenza alla critica sono le giumente, costantemente nutrite dall'egoismo e dall'illusione e che, anziché dar vita a idee e concetti originati dal regno dell'anima, nascono dall'aspetto inferiore della natura: queste giumente devono essere imbrigliate ed impastoiate. Ma Ercole commise l'errore di sottovalutarle, e le affidò al sé inferiore, simboleggiato da Abderis; ma era necessario che Ercole, l'Anima, ed Abderis, la personalità, vigilassero insieme. Così Abderis fu ucciso, pagando il prezzo della scelta della stessa anima. E' una grande legge psicologica e dell'occultismo: mai mettersi in cammino se non si ha la capacità, il desiderio e la costanza di andare fino in fondo.
Ancora e sempre Dante lo chiarisce bene, quando ammonisce i suoi lettori:
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O voi che siete in piccioletta barca, desiderosi d'ascoltar, seguiti dietro al mio legno, che cantando varca, tornate a riveder li vostri liti: non vi mettete in pelago, ché forse, perdendo me, rimarreste smarriti. L'acqua ch'io prendo già mai non si corse; Minerva spira, e conducemi Appollo, e nove Muse mi dimostran l'Orse. Ma noi, che oggi, da iniziati, celebriamo con consapevolezza questo Equinozio di Primavera, siamo certi della possibilità del nuovo inizio, del cammino che l'Universo, ancora una volta, e proprio per noi, ci dischiude. E' il cammino che ci è aperto dal lavoro di coloro che ci hanno preceduto e che aspetta la nostra adesione consapevole per diventare reale ed effettivo per ognuno. E'la reale possibilità di un nuovo inizio, è la speranza che sia definitivo, concreto, davvero nostro. Ed è la speranza che Dante ci dà: Voialtri pochi che drizzaste il collo per tempo al pan de li angeli, del quale vivesi qui ma non sen vien satollo, metter potete ben per l'alto sale vostro navigio, servando mio solco dinanzi a l'acqua che ritorna equale. Se abbiamo drizzato per tempo il collo per assaggiare quel pane che è il cibo degli angeli; se abbiamo mantenuto il desiderio di cibarcene, senza mai sentircene sazi; se abbiamo imparato a seguire con sollecitudine quella traccia che segna il cammino, prima che essa, visibile solo per poco, scompaia; se abbiamo riconosciuto i Maestri; se abbiamo ammirato lo splendido monumento della Massoneria ed abbiamo riconosciuto il suo insegnamento, il cammino è alla nostra portata, la Porta è aperta e, ciò che più conta, possiamo realizzare il nostro compito di uomini.
P.24 e p.27: Corsica, P.Del Freo (1997); p.25:Tolomeo mentre effettua misurazioni astronomiche.
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Ideale del massone. Egli signoreggia il regno dei concetti e stende il suo sguardo sul dominio delle verità umane, il più lungi possibile. Ma la verità è per lui, interamente, soltanto una, solo un tutto unico e indivisibile; nessuna parte di essa egli antepone ad un altra. Anche se la stessa cultura dello spirito è tuttavia per lui solo una parte dell intera cultura: e tanto poco gli va a genio di farla finita esclusivamente con quella, quanto meno gli verrà in mente di farne a meno. Vede benissimo, e non si fa ritegno di convenire, quanto altri siano in ciò più addietro di lui; ma non si sdegna per questo, poiché sa quanto dipenda anche in ciò dalla fortuna. Non impone a nessuno la sua luce, e tanto meno la mera apparenza della luce; sebbene egli sia sempre pronto a darne, secondo le sue capacità, a ciascuno che ne desideri, e a dargliela in quella singola forma che gli è più gradita, tuttavia egli si tiene contento anche quando nessuno ha brama de suoi lumi. È integralmente retto; coscienzioso, forte, contro se stesso nel suo intimo, senza dare esteriormente la minima importanza alla sua virtù, né impone agli altri la contemplazione mediante affermazioni della propria onorabilità e sacrifici clamorosi e affettazioni di alta serietà. La sua virtù è tanto priva di artificio e, direi, quasi pudica, quanto la sua sapienza; il suo sentimento dominante verso le debolezze degli altri uomini è di benevola compassione, non già, affatto, di sdegnoso corruccio. Egli vive fin di quaggiù nella fede in un mondo migliore, e questa fede soltanto conferisce agli occhi suoi valore, significato e bellezza alla sua vita su questa terra; ma egli non impone menomamente questa fede a nessuno bensì la porta in sé, come un tesoro nascosto. Questa è l immagine del-
l uomo perfetto, l ideale del Massone1.
II. Del ponte sul Fiume. Nell ora in cui cominciano i Lavori di Loggia, Goethe dà inizio ad un racconto che culmina nel sacrificio del serpente verde. Il suo corpo, che custodisce la luce di pietre preziose, darà prima vita e spirito al cadavere, grazie alla catena d unione che collega la bella Lilia al serpente e al cadavere, poi decomponendosi lascerà sfavillare la luce intensa della ricchezza che in lui alberga spegnendo i Fuochi fatui della profanità, avidi e incostanti. Nell atto di riprendere la sua cesta, la Vecchia aveva inavvertitamente urtato il Serpente. Al colpo, gli elementi di cui esso era composto si erano
sparpagliati. Ed ora, dell antica forma animata non restava che uno splendido cerchio di gemme luminose sparse sull erba, che il Vecchio fu sollecito a raccogliere tutte nella cesta, e, aiutato dalla moglie, trasportò sull alto di un dirupo. Di qui ne versò l intero, preziosissimo contenuto nel Fiume. Di ciò rimasero un poco contrariate Lilia e la Vecchia, poiché avrebbero preferito poter scegliere qualche gemma per il loro personale diletto. Come stelle scintillanti, le luminose pietre fluttuarono un poco fra le onde, poi si dispersero senza che fosse possibile distinguere se si perdevano nella lontananza oppure se stavano affondando2. L indomani
Iniziazione uno spettacolo meraviglioso apparve al nuovo re. Il ponte, dai molteplici archi, congiungeva le due rive del Fiume transitato da genti, greggi e carri. Ai suoi lati, colonnati riparavano i bisognosi e, nello spiazzo, s ergeva nella sua luce il Tempio. Il gran Fiume della vita non scorreva più immemore per gli svegliati che saldamente avevano edificato la propria interiorità; il flusso sempre uguale ed insensato era vinto. Onora la memoria del Serpente! Disse allora l uomo della Lampada, rivolgendosi al re. Tu gli devi la vita, ed il tuo popolo questo ponte, grazie al quale le due rive vicine hanno potuto popolarsi e diventare un unico dominio. Le luminose gemme nelle quali si è decomposto il suo corpo sacrificato costituiscono i pilastri di questo magnifico ponte che, nascendo sulle sue fondamenta, è sorto e si conserverà da se stesso3. III. La farfalla di Lessing. Nei Dialoghi massonici, dove Lessing mette sulla bocca di Falk i tre principii che ispirano il cammino del Massone e che sono anche una risposta ai fraintendimenti e alle vere e proprie interpretazioni malevole cui è esposto quel modello di vita, ad un certo punto dell intenso confronto col profano Ernst, Falk indica all interlocutore una farfalla. Ernst crede che Falk si faccia beffe di lui, ma viene immediatamente rassicurato e invitato a rivolgere davvero la sua attenzione alla farfalla. Ciò di cui i due stanno discutendo è giustappunto il secondo principio secondo il quale gli atti, veramente massonici, del libero muratore hanno un unico scopo: rendere inutile la maggior parte delle azioni che noi chiamiamo buone azioni. Per la precisione, il contesto è il seguente: i massoni non fanno tutte le cose in quanto massoni,
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Iniziazione
ma alcune le fanno con diversa intenzione, in altre parole: i massoni, vivendo, fra non massoni devono saper impegnarsi in cose e imprese che acquistino credito, per così dire dall esterno, alla Massoneria, ma il loro vero scopo è quello di lavorare per una società in cui certe buone azioni sono superflue perché si suppone attuata l educazione e l emancipazione del genere umano. Siccome Ernst fatica a capire, d improvviso Falk gli indica una farfalla. Che cosa si vuol far intendere? Questo, credo, l iniziato, come uomo liberato dai condizionamenti che impediscono il volo dell intelligenza, si muove con eleganza e tatto fra gli altri uomini (è questo il significato d Afrodite nel Tempio), inducendoli a ben pensare di lui secondo parametri di comportamento che essi approvano, ma in verità egli è libero rispetto a quei pesi e quelle misure; le sue intenzioni
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vanno al di là di un immediata comprensione dei profani, ma egli con la grazia di un vero iniziato non turba le loro menti con un inopportuna rivelazione d intenzioni, ma li induce, con le sue azioni, ad un buon giudizio su di lui, di modo che una volta conquistata la fiducia possa progressivamente palesare i suoi intenti, senza esporli al pericolo di fraintendimento e anzi, grazie all ammirazione che lo circonda, far proseliti fra i nati liberi e di buoni costumi (come appunto farà Falk con Ernst). Questa mente che è tanto agile proprio perché è profonda e che si muove con grazia e senso dell opportunità, il fratello Lessing ce l ha resa in metafora come il volo di una farfalla4 . IV. Nel luogo in cui vari linguaggi della tradizione confluiscono nella specifica tradizione
massonica, l iniziato è chiamato ad orientarsi e a capire la sostanza della propria forma di vita. Al bussante, nei percorsi che la ritualità gli prescrive, vien intimato di por mente all onda letea delle antiche iniziazioni . È questo forse il punto più alto e di più difficile intendimento del Rituale iniziatico, anche per chi da anni è un Fratello massone5. Le tracce per incamminarsi nella comprensione di quel cruciale passaggio sono cancellate da secoli e ne rimane sostanziale documento il X libro della Politeia di Platone, laddove ci vien narrata la vicenda di Er Panfilio che poté assistere nel regno dei morti alle scelte della forma di vita da parte di coloro che venivano adunati per un ritorno alla vita. Ciò che di quel mito deve essere meditato da noi è il fatto che costoro, condotti per un assolata pianura detta della dimenticanza, approdati al fiume Amelete
(Indifferenza), bevendone troppo avidamente, tutto dimenticavano della vita passata, incorrendo così di nuovo negli stessi errori, invischiandosi del tutto nelle trame estenuanti della vita. Soltanto chi ne beveva con moderazione aveva ancora il ricordo di quel che avrebbe dovuto insegnare la vita già vissuta e poteva così progredire nel cammino della liberazione. Fin qui Platone. Noi potremmo aggiungere che costoro progressivamente attingono alla liberazione destandosi dal torpore della vita vissuta come mera reazione alla casualità e al capriccio degli eventi e possono così acquisire la vista tipica degli eggregoroi, degli svegliati eraclitei, che non vivono ognuno in un proprio mondo privato, parziale e dunque spossantemente in conflitto con quello di altri dormienti . Quel rimando del Rituale d iniziazione, una volta compreso, permette all iniziato di orientarsi nell intreccio, altrimenti, inestricabile, dei linguaggi che la nostra forma d iniziazione ha ereditato. Da un lato, infatti, noi ereditiamo il linguaggio e il simbolismo muratorii dei costruttori delle cattedrali, linguaggio che avvolge l iniziato alla sua prima esperienza di lavoro nell officina, ma meglio dovremmo dire nel cantiere. D altro lato ereditiamo il linguaggio e il codice della cavalleria intessuto e pervaso dai principii di fedeltà, lealtà e onorabilità. In aggiunta, si deve dire che quei due lasciti di differenti tradizioni vengono assorbiti nel linguaggio più recente della Massoneria illuminista che è volta alla liberazione degli uomini dalla superstizione e dal fanatismo, protesa a creare una nuova forma di convivenza ispi-
rata alla giustizia sociale, all emancipazione progressiva degli uomini e alla loro convivenza pacifica sotto il segno sovrano della tolleranza. Dicevo che il rimando all onda letea delle antiche iniziazioni offre all iniziato una chiave per comprendere e disporre gerarchicamente quella complessa eredità che confluisce nella Massoneria. E questo perché palesemente in quel breve richiamo - che è breve e sembra perfino episodico, proprio perché il linguaggio del razionalismo illuminista è così prevalente da oscurarne
Iniziazione e non li lascia solidificare in opposizioni sterili, in comparti che si delimitano per conflitto. Gli svegliati sono gli uomini della conoscenza che sanno evitare le fonti dell oblio e dell indifferenza, coloro per i quali la vita è un appassionante progetto di consapevolezza crescente e di fraternità avveduta. L alto ideale etico che dettava al Fratello Fichte le eloquenti parole che aprono questa meditazione; la meravigliosa opera alchemica del serpente verde in cui il Fratello Goethe ha addensato tanta della simbologia a noi cara per guidarci nella trasformazione alchemica che deve farci uomini reali (nel duplice significato di uomini veri, e d uomo divenuto Re), la farfalla del Fratello Lessing che mostra al profano quanto agili devono essere la mente e l animo del Massone, verranno da noi compresi e diverranno sostanza di vita se capiremo innanzi tutto quella dottrina del risveglio intellettuale che il rimando all onda letea delle antiche iniziazioni custodisce in sé, infrangendo il sigillo dell incomprensione. ________________ Note:
l alto significato - c è tracciato un compito che sovrasta quello del cavaliere, del competente nell arte muratoria e del filosofo illuminista che si propone la libertà e l uguaglianza fra gli uomini. Il compito non è altro che quello nascosto nella parola eggregoroi, svegliati. Gli svegliati son coloro che guardano alla vita come dallo scanno del Maestro Venerabile la guarda l occhiuta Atena che tra-vede, vede attraverso il bianco e il nero
1 J. G. Fichte, Filosofia della massoneria, Foggia 1995, p. 36. 2 J. W. Goethe, Il serpente verde, Foggia 2003, p. 55. 3 Ivi, pp. 64-5. 4 Accogliere chiunque abbia la potenzialità di essere un libero muratore senz altra discriminazione; agire per l avvento di una società che renda inutili le buone azioni; infine: la massoneria è qualcosa che anche coloro che la conoscono non sanno dire. Verrebbe da aggiungere: proprio perché sono massoni non sanno dirlo. 5 Lessing, Gespräche für Freimàure, Aubier, Paris s.a., p. 44. P.28: Farfalle, 2005 (foto P.Del Freo); p.29: Targa commemorativa di Gotthold Ephraim Lessing posta in Nikolaikirchplatz 7 a Berlino; p.30: Lessing e Lavater ospiti in casa di Moses Mendelssohn, olio su tela di Moritz Daniel Oppenheim, 1856, collez. priv;. p.31: L onda letea.
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uando si parla di Ordini monastico-cavallereschi, il pensiero corre subito ai Templari ed agli Ospedalieri, questi ultimi poi meglio conosciuti col nome di Cavalieri di Malta. Dopo di loro ci fu una grande diffusione di istituzioni similari, basti pensare ai Teutonici, famosi per aver evangelizzato a colpi di spada le popolazioni pagane dell'Europa orientale, oppure ai cavalieri lebbrosi di San Lazzaro, o ancora ai cavalieri del Santo Sepolcro. Furono comunque loro, Templari ed Ospedalieri, ad essere considerati i precursori di ogni compagine religiosomilitare, originando quello strano connubio tra uomo di pace e uomo di guerra, contaminando reciprocamente le due classi sociali ideate da Adalberone da Metz nel X secolo: quella degli oratores e quella dei bellatores. Templari ed Ospedalieri, crearono una classe ulteriore, quella del monacoguerriero, in cui riunirono il meglio delle due classi precedenti: il profondo senso religioso e l'ortodossia più profonda, completate dall'abilità nel combattimento e dalla prestanza fisica, nonché dalla voglia di sconfiggere il Male con le armi a loro disposizione, la croce e la spada. Ci si può chiedere, allora, per quale motivo creare due Ordini che avevano la stessa ideologia, lo stesso scopo, la stessa ragione di esistere. Tutto va ricercato nelle origini di queste due mirabili istituzioni medievali: ne accenneremo molto brevemente. Cronologicamente, il primo ad essere istituito, agli inizi dell'XI secolo, fu l'Ordine di San Giovanni Gerosolimitano, spesso chiamato dell'Ospedale di San Giovanni, da cui il nome di Ospedalieri dato ai suoi cavalieri. Il suo scopo principale era quello di prestare assistenza ai pellegrini che si recavano in Terrasanta, rifocillandoli, alloggiandoli e, quando necessario, anche curandoli nelle proprie strutture. In questo periodo iniziale l'Ordine era quindi concepito come istituzione religiosa ed assistenziale, al pari della odierna Croce Rossa, e come questa, possiamo dire, "smilitarizzata". Il cambiamento radicale nacque circa mezzo secolo più tardi, a seguito della nascita dell'Ordine della Milizia del Tempio, avvenuta nel primo ventennio del XII secolo, nel quale erano confluiti molti dei cavalieri erranti che, in quei tempi, vagavano per l'Europa alla ricerca di una sistemazione
degna della loro origine altolocata. Questi cavalieri, infatti, erano i cadetti delle casate nobili che, per la legge del maggiorasco, venivano cacciati dai fratelli maggiori, eredi dei patrimoni di famiglia, i quali non desideravano altro che allontanare dei probabili pretendenti. L'Ordine del Tempio raccolse sotto il suo vessillo bipartito tutti questi cavalieri, con lo scopo di inviarli in Terrasanta per farli combattere contro gli Arabi. L'Ordine dipendeva direttamente dal papa che, però, non poteva avere un proprio
esercito: venne trovato un sotterfugio, creando un Ordine religioso, che fosse al tempo stesso anche combattente, non in favore del potere temporale, ma a maggior gloria della Cristianità. Era nato, insomma, il vero miles Christi, il soldato di Dio. Sulla scia dei Templari, anche l'Ordine dell'Ospedale decise la sua conversione "guerresca", mutuando la struttura militare dal Tempio ed affiancandolo nella buona e cattiva sorte. Da queste poche righe salta agli occhi come, seppure simili nella loro organizzazione e nelle loro finalità, i due Ordini differiscono per la loro origine: provengono infatti da due classi sociali diverse, quelle di cui abbiamo già parlato poco sopra. Gli Ospedalieri, infatti, sono inizialmente degli oratores che, in seguito, impugnano la spada, mentre i Templari sono bellatores i quali, per motivi di opportunità politica, professano i tre voti canonici, più il quarto della difesa della Terrasanta. Che poi entrambi acquisiscano anche le caratteristiche dell'altra classe, questo è un fatto secondario, ciò che conta è la diversità dell'origine, diversità ben individuabile nei
Templari due Santi protettori: San Giovanni Evangelista, per i Templari, e San Giovanni Battista, per gli Ospedalieri. Non è un caso che questi due Ordini così diversi, ma così simili, abbiano due protettori diversi che al tempo stesso riconducono al solstizio. Templari ed Ospedalieri altro non sono che le due facce della stessa medaglia, come i solstizi sono la metà di un intero ciclo annuale: i primi sono cavalieri che annullano la loro rozzezza guerriera con la pratica della preghiera e la recita dei salmi, i secondi sono monaci che abbandonano la tranquillità del chiostro per impegnarsi fattivamente nella lotta contro il Male. Parlando sempre delle origini, possiamo utilizzare termini propri dell'alchimia per affermare che i Templari sono coloro che hanno scelto di seguire la via secca o breve, la via del combattimento e del martirio, mentre gli Ospedalieri hanno scelto la via lunga o umida, quella della meditazione e della contemplazione. Le caratteristiche di queste due vie, maschile e femminile, si ritrovano infatti anche nei due solstizi, invernale ed estivo, ai quali fanno riferimento i due San Giovanni. Tutto ritorna facilmente: - i Templari, inizialmente guerrieri, desiderosi di combattere per la gloria di Dio, seguono la via secca o breve o maschile, quella del solstizio d'inverno, collegato a San Giovanni Evangelista, patrono dell'Ordine del Tempio; - gli Ospedalieri, inizialmente monaci, che aiutano il prossimo per la gloria di Dio, seguono la via umida o lunga o femminile, quella del solstizio d'estate, collegato a San Giovanni Battista, patrono dell'Ordine dell'Ospedale. E se questo non bastasse, sarà sufficiente ricordare come i Templari moriranno martiri sui roghi dell'inquisizione, sacrificando se stessi per la salvezza dell'Ordine; gli Ospedalieri, invece, ereditati i beni dei primi, continueranno a vivere fino ai giorni nostri: da qualche decennio, abbandonate le armi, hanno ripreso il loro primitivo scopo assistenziale, proseguendo così, ancora, la loro via lunga. P.32: Spada con sigillo templare (fotomontaggio P.Del Freo); p.33: Cappella di Rosslyn, dettaglio architettonico.
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arcare un ponte è esperienza nota a tutti ma si presta a un interpretazione simbolica di notevole pregnanza e di universale diffusione. Il passaggio da una riva all altra è infatti evocativo di quello che attende tutti, cioè il trapasso dalla vita alla morte, o meglio tra la vita materiale e quella spirituale. Da sempre è stato immaginato un fiume a separare le due sponde dell esistenza, ostacolo da oltrepassare in qualche modo servendosi di un imbarcazione, la ben nota barca dei morti governata spesso da un nocchiero, o percorrendo un ponte. Il passag-
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gio costituisce quasi la consacrazione dell avvenuto cambiamento di stato, l uscita da una vita nel corpo per cominciare una vita senza il corpo, per molti versi la vera vita. In questo caso l altra sponda, ben lungi dall essere quella della morte, ne sancisce invece il superamento. Dalla terra al cielo, dall umano al sovrumano, dall immanente al trascendente, il ponte è sempre il tramite di accesso a un mondo nuovo, eterno, definitivo. Per questo l attraversamento del ponte è stato immaginato come un momento importante del viaggio dell anima, luogo del passaggio, della prova e di immediato giudizio sul
suo destino. Ponti stretti, fragili, taglienti, ridotti spesso a semplici liane, passerelle oscillanti sospese sul baratro dove scorre un fiume impetuoso o una fiammeggiante colata lavica; queste visioni si imprimono nell immaginario collettivo fino a trasferirsi nella cinematografia. Ne è antesignano il ponte Chinvat della tradizione iranica, aereo e luminoso, ma mutevole per ogni anima che lo attraversi sotto lo sguardo di leggiadre fanciulle o di mostruose megere. Esso infatti si allarga per i giusti che lo percorrono agevolmente, diviene stretto e difficoltoso per i peccatori destinati a precipitare nell abisso sotto-
stante. Questi precedenti si trasfondono poi nella tradizione orientale, soprattutto islamica, che la arricchisce di immagini suggestive. Le raccolte di hadith islamiche raccontano la Sirat (attraversamento del ponte) che conduce sia al paradiso che all inferno. Il ponte è tagliente come una sciabola, sottile come un capello e soltanto gli eletti lo attraverseranno mentre i dannati cadranno o saranno uncinati e trascinati giù dai demoni. Il ponte Sirat è immaginato come una costruzione altissima oppure come un passaggio naturale ripido e scivoloso, talvolta fornito di sette archi, numero mistico per eccellenza, che riunisce cielo e terra, e che in questo caso può riferirsi ai sette doveri del credente. Numerose sono le filiazioni medievali fiorite soprattutto tra il XII e il XIII secolo, forse derivate da un Apocalisse greca apocrifa del IV secolo, ma influenzate anche dalla tradizione islamica. Il Trattato del Purgatorio di San Patrizio, opera in latino di un monaco cistercense della fine del XII secolo racconta del viaggio oltremondano del cavaliere Owein il quale per raggiungere il Paradiso Terrestre è costretto ad attraversare un ponte sopra un fiume interamente coperto di fiamme sulfuree e pieno di una moltitudine di diavoli , impresa che gli riuscirà solo pregando. L opera ebbe un successo tale da avere nel secolo successivo almeno nove traduzioni in francese, italiano e spagnolo. Nel Lancillotto di Chrètien de Troyes l immagine è ripresa nel tagliente Ponte della Spada, accesso al regno di Gorre dove è prigioniera Ginevra, evidente allusione all altro mondo. Poco dopo nel romanzo Il Cavaliere della carretta si specifica che Lancillotto supera l ostacolo strisciandovi sopra dopo essersi spalmato i guanti e i calzari di pece. La Visione di San Paolo, elaborata tra il IX e il XII secolo, divulga ulteriormente l immagine rimanendo nella tradizione mistica, tanto da costituire uno dei precedenti del poema di Dante. Infatti il Poeta afferma che pochissimi hanno affrontato da vivi il viaggio oltremondano, primo Enea e andovvi poi lo Vas d elezione per recarne conforto a quella fede ch è principio alla via di salvazione (Inf., II, 28-30), alludendo a San Paolo e a un esperienza che nelle fonti cristiane in realtà era solo menzionata (Corinzi, XII, 2-4). Gioachino da Fiore a sua volta immagina un ponte stretto e oscillante sopra un fiume di fuoco che i giusti varcheranno veloci come
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Diavoli e ponti
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on è stato finora stimato il numero esatto del ponti del diavolo in Italia. Nel nostro paese più che di ponti varcati da anime trapassate si favoleggia di ponti eretti dal diavolo in cambio di anime da portarsi all inferno. Si tratta quasi sempre di ponti antichi o medievali, ben strutturati, qualche volta del tipo cosiddetto a schiena d asino . La leggenda è ovunque la stessa: gli operai si accingono a erigere il manufatto che si rivela più complesso del previsto; il diavolo si offre di completare l opera e lo fa in una sola notte chiedendo in cambio l anima del primo che passerà; qualcuno ha l idea di far passare per primo un animale che muore all istante e il diavolo rimane beffato. Vediamone qualche esempio. A Borgo a Mozzano presso Lucca i tempi di consegna di un capomastro causano la stipula del patto, brillantemente risolto da San Frediano che suggerisce di far passare per primo un maiale. Il lunghissimo (273 m. e undici arcate) ponte sul Trebbia presso Bobbio (Piacenza) è frutto di un patto tra il Nemico e San Colombano che però risolve la questione mandandovi a scorrazzare un cane. Vicino al Santuario di S.Francesco di Paola (Cosenza) il ponte è contrattato dal santo in persona che alla fine vi manda pure un cane. A Cividale del Friuli sono i valligiani a scegliere come primo passante un gatto, mentre presso Lanzo Torinese sullo Stura una scommessa tra il diavolo e un non meglio identificato sant uomo si conclude con il passaggio di un vitello. Tra i molti altri si ricordano quelli sulle Alpi (S.Gottardo, Moncenisio) e sull appennino modenese, a Vulci sul Fiora, dove esiste anche la Piana del Diavolo, e a Tolentino nelle Marche, in Valle d Aosta e nella Maremma toscana, a Torcello nella laguna di Venezia e più di uno attorno a Roma. Il diavolo insomma eccelle nell architettura e ambisce a costruire ponti scimmiottando, secondo il suo solito, l opera di Dio. Ma alla fine l intervento di un santo più astuto di lui lo riduce all impotenza, lasciando a noi sia i suoi geniali fabbricati che gli argomenti per qualche saggia riflessione.
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aquile . La tradizione popolare conservò l immagine del ponte attraversato dai defunti, soprattutto nell Europa orientale e in Germania dove rimase viva a lungo l antica mitologia. Il ponte celeste Asbru dove camminano gli Asi germanici e il colorato Bifrost nordico si pongono come accessi al cielo, talvolta sorvegliati da un guardiano. In Italia se ne riscontra la presenza solo in poche aree situate in Calabria e Sicilia, ma anche in Friuli, forse per influsso in un caso della cultura araba, nell altro di quella germanica. Nel rituale funerario calabrese il defunto prima della sepoltura doveva rimanere in casa per una notte, vegliato dai parenti che così lo accompagnavano con le preghiere verso il passaggio del ponte. Questo avveniva a mezzanotte quando tutti dovevano tacere e uno scricchiolio annunciava che l anima guidata da San Giacomo, qui nel ruolo di psicopompo, percorreva il ponte acquisendo la definitiva condizione di trapassato. In Sicilia era la stessa Via Lattea a fungere da ponte, ma il suo superamento era arduo e doloroso per l anima che, assistita da San Giacomo, procedeva nuda e scalza sopra pugnali, coltelli, chiodi, spine e spade. Il ricordo di queste leggende permane anche nella narrativa e Giambattista Basile ne parlerà nel suo Pentamerone (1634-36). Nel mondo greco-romano la visione è più sfumata senza i connotati tragici e macabri che predomineranno in seguito. Il ponte è essenzialmente un legame con la divinità del cielo, è Iride messaggera degli dèi dalle
vesti multicolori, ma è anche il titolo conferito al maggior sacerdote romano, il Pontifex, cioè il costruttore di ponti. La religione romana tendeva alla specializzazione e a ogni divinità corrispondeva un sacerdote addetto al suo culto. Solo i più importanti tuttavia facevano parte del collegio sacerdotale presieduto dal Pontifex maximus che aveva sostituito nella propria persona gli attributi sacerdotali del precedente re o forse ereditato poteri di epoche ancora più antiche. Vero arbitro di tutto il sistema religioso romano e mediatore tra la religione pubblica e la vita civile governata dalle magistrature, il Pontifex amministrava il culto e organizzava il calendario, ordinava sia i Flàmini che le Vestali e prendeva provvedimenti disciplinari nei loro riguardi. In più redigeva gli Annales e i Fasti, stabilendo i giorni dell anno in cui era lecito o meno dedicarsi alle attività pubbliche. Vi erano annotati le cerimonie, i mercati, le calamità naturali, gli spettacoli, gli avvenimenti astronomici, i prodigi, tanto che la parola fasti (consulares; pontificales trumphales) prese a indicare gli elenchi dei magistrati annuali, gli atti ufficiali, le vittorie militari. Ma soprattutto il Pontifex costituiva una figura deputata a stabilire il contatto tra questo mondo e quello divino, rappresentando pertanto il potere sacerdotale e spirituale, il più sacro e il più antico. Non a caso il capo della Chiesa è tuttora chiamato Pontefice e di lui San Bernardo scrive: Il Pontefice, come indica il suo nome, è una
specie di ponte fra Dio e l uomo . Il simbolo del ponte quindi non conosce frontiere. E allo stesso tempo il pons subtilis dell arduo passaggio e il pons probationis dell anima giudicata. Rappresenta l estremo confine con la dimensione ultraterrena, l ultimo varco per accedere al grande mistero. Le innumerevoli visiones religiose o romanzesche che ne descrivono la pericolosa traversata propongono, in un avvicendarsi inesauribile di richiami e variazioni, scenari e peripezie in fondo simili. Sia che porti al paradiso o che sorvoli l inferno il ponte risponde alle medesime caratteristiche. È scivoloso rendendo impossibile mantenersi in equilibrio; è stretto e non consente né di stare in piedi né di camminarvi; è alto sopra un baratro incutendo paura. Il ponte Chinvat, il ponte Sirat, il Ponte della Spada, il ponte arcobaleno, il ponte di S.Giacomo e molti altri ancora sono tutte variazioni del medesimo tema: il varco che conduce all altro mondo, l accesso all inconoscibile. _______________ Bibliografia: AA.VV. Immagini dell Aldilà, a cura di S.M. Banillari, J.Chevalier-A.Gheerbrant, Dizionario dei simboli, Milano, 1986. G.Dumézil, La religione romana arcaica, Milano, 1977. R.Guénon, Il re del mondo, Milano, 2003
P.34: La Tempesta, Giorgione, 1507, Galleria dell Accademia, Venezia; p.35, 36 e 37: Ponti del diavolo a Vulci e Borgo a Mozzano (foto P.Del Freo).
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iciamo spesso - scherzando ma non troppo che è facile, comunque possibile, trovare una decifrazione simbolica per ogni cosa e il suo contrario. In parte è vero, ma vale appunto quando il simbolo è un archetipo assoluto e universale, e quindi relativizzabile (interpretabile) in modi diversi, o meglio secondo diverse sfaccettature. Non è altrettanto semplice, però, quando il simbolo non è archetipico ma derivato o mediato da altre matrici simboliche e quindi da esse dipendente, per forma o contenuto. Certi simboli presentano appunto questo
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legame con la disciplina astrologica che ricevono, adattandola ad una traduzione massonica che tuttavia, pur nelle specifiche variabili, non dovrebbe distorcere i riferimenti basilari. Le prove iniziatiche Il primo e pur generico riferimento lo troviamo nelle prove che vedono il profano confrontarsi con i quattro Elementi tradizionali. Il suo processo iniziatico parte dalla Terra e prosegue poi con Aria, Acqua, Fuoco; l'ordine coincide con quello usato in astrologia, anche se il punto di partenza è diverso. Qui però la differenza è legittima, perché l'astrologia pone come inizio una
"nascita", convenzionalmente associata al Fuoco primaverile dell'Ariete; il rituale di iniziazione rappresenta invece una fase precedente, di cui la "rinascita" massonica è conclusione. Le prove iniziatiche seguono infatti un'analogia naturale, per cui abbiamo prima la discesa nel VITRIOL, in cui il seme, per trasformarsi in nuova pianta, deve abbandonare la propria condizione nella tomba-utero della Terra. In seguito iniziano i veri e propri "viaggi". In realtà anche quello nel Gabinetto di Riflessione lo è, seppur rivolto all'interno, ma adesso la direzione verso il basso si inverte, e il futuro germoglio comincia a risalire, a riemergere verso l'alto, mosso
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dal desiderio di Luce... Appena "spuntato" (ingresso nel Tempio), vive l'esperienza dell'Aria e dell'Acqua, rappresentate dal 2° e 1° Sorvegliante; anche qui l'analogia è corretta, essendo l'Aria un principio relazionale, di piacere, e l'Acqua un principio emozionale, di istinto. Ovviamente, dopo il soffio vitale dell'Aria e il nutrimento dell'Acqua, sono i raggi del sole (Fuoco) a sancire la nuova realtà del germoglioneofita, ed è appunto il Maestro Venerabile che incarna questa fase del processo iniziatico compiuto: dalle tenebre alla luce, dalla Terra al Fuoco.1 Le figure rituali Se queste prime analogie risultano quindi corrette, quelle relative alle figure di Loggia hanno subito modeste alterazioni ma anche, a mio parere, vere e proprie perdite. L'unica associazione rimasta integra è quella del 2° Sorvegliante a Venere, la "bellezza": proprio questa associazione
Luminari, Sole e Luna, già presenti nel Tempio, e appunto dei tre pianeti personali. Che fine hanno fatto Giove e Saturno? Purtroppo se ne sono perse le tracce, ma risultano ancora perfettamente riconoscibili rispettivamente nell'Oratore e nel Segretario: Giove infatti è il pianeta associato alla Legge e, non a caso, all'arte oratoria; Saturno invece è il signore del tempo (Kronos) e principio di "conservazione". A questo proposito, sembrerebbe effettivamente sbagliata la posizione dei due Ufficiali, laddove il Segretario andrebbe situato alla fine della Colonna del Nord (silenzio) e sotto la luce della Luna (astro governatore del Cancro: la memoria fecondatrice); mentre l'Oratore andrebbe situato alla Colonna del Sud (parola) sotto la luce del Sole (astro governatore del Leone: il raccolto appagante). I segni zodiacali nel Tempio Il nostro rituale di 1° grado (ed. 1988), al
pende da una confusione, o sovrapposizione, tra il moto annuale del Sole, che avviene appunto attraverso i segni e quindi è antiorario, e quello giornaliero, che avviene attraverso le cosiddette case astrologiche, comunque sui punti cardinali, ed è palesemente orario. Di fatto, è vero che il Sole sorge ad est (a sinistra dell'osservatore rivolto verso il Sole), culmina a sud e tramonta ad ovest, mentre a nord troviamo il "sole di mezzanotte", sotto l'orizzonte ed invisibile; ma questo avviene ogni giorno di ogni mese e per tutto l'anno: a prescindere dal segno occupato dal Sole e dal suo moto, assai più lento, sull'Eclittica-Zodiaco. E' anche vero che simbolicamente sembra più corretto associare i segni primaverili-estivi alla Colonna del Sud e quelli autunnaliinvernali alla Colonna del Nord; ma accettare una tale semplificazione (quelli
sembra tuttavia segnalare che Ercole, emblema della "forza" del 1° Sorvegliante, avrebbe avuto una definizione senz'altro più congrua in Marte. Dea dell'Amore e Dio della Guerra... o meglio pianeta del "TU" (confronto e relazione, Livella) e pianeta dell'"IO" (autoaffermazione e volontà, Perpendicolare). Poiché i pianeti che l'astrologia associa all'individuo sono tre, proprio come i Dignitari, cioè Venere, Marte e Mercurio, quest'ultimo sarebbe analogamente sostituibile a Minerva, Dea della Sapienza, in quanto pianeta dell'"intelligenza" o principio di collegamento (inter-ligere), e quindi associabile al Maestro Venerabile. Ma i pianeti tradizionali sono sette, comprensivi dei due
capitolo "Decorazione della Loggia", recita testualmente: "Sulla parete nord e sud vi debbono essere sei colonne di stile differente e sui capitelli il simbolo di una delle dodici costellazioni: sulla parete nord, verso est, vi è il simbolo dei Pesci; su quella sud, verso est, vi è quello dell'Ariete; quindi seguono, in senso orario, Toro, Gemelli ecc...". Ora, pur sorvolando sull'erroneo termine "costellazioni" al posto del più corretto "segni"2, qui troviamo un'incongruenza evidente. La successione dei segni segue infatti il senso antiorario, perché è appunto questo il moto del Sole sull'Eclittica (in senso astronomico, della Terra nella sua rivoluzione intorno al Sole). L'errore di-
primaverili e autunnali andrebbero allora collocati a Est e Ovest) significa ribaltare l'ordine naturale dei segni. Per risolvere questa contraddizione, è necessario fare un passo indietro, e ritrovare la simbologia originale: sia astrologica che massonica. Il percorso annuale del Sole (antiorario) ha a che fare con la dimensione assoluta e celeste; il suo simbolo geometrico è infatti il cerchio. Il percorso giornaliero del Sole (orario), ha invece a che fare con la dimensione relativa e terrestre, giacché la sua visibilità e posizione nel cielo diurno dipende dallo spaziotempo locale; il suo simbolo geometrico è dunque il quadrato dei punti cardinali, o meglio il Quadrilungo che rappresenta
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la direzione evolutiva del divenire nell'esistenza (Pavimento a Scacchi). Quando i lati del Quadrilungo (Colonne Nord e Sud) incontrano il cerchio zodiacale, quel punto di tangenza, di contatto tra Terra e Cielo individua le Porte Solstiziali. E, se è universalmente condiviso che la Porta degli Dei (inizio del cammino ascendente del Sole) sia in Capricorno e quella degli Uomini (inizio del cammino discendente) sia in Cancro... non è detto, né scritto, né - giustamente - formulato in alcun precetto simbolico o rituale, a quali punti cardinali siano associati tali segni e tali Porte. Lo stesso René Guenon parla diffusamente di questo "equivoco", chiaribile solo defi-
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nendo a quale ordine - terrestre o celeste - ci riferiamo: "secondo la legge generale dell'analogia, questi due ordini devono, nella loro stessa correlazione, essere inversi l'uno dell'altro, di modo che quel che è più alto nell'uno divenga più basso nell'altro e reciprocamente"3; e ancora: "la porta solstiziale d'inverno, o il segno del Capricorno, corrisponde al nord nel ciclo annuale ma al sud in relazione al cammino [giornaliero] del sole nel cielo; così, la porta solstiziale estiva, o il segno del Cancro, corrisponde al sud nel ciclo annuale e al nord in relazione al cammino [giornaliero] del sole".4 Per quanto detto, seppur in modo sintetico, sembrerebbe dunque più appropriato
restituire ai segni il loro ordine naturale e antiorario: lasciando l'Ariete ovviamente verso est, ma dalla parte della Colonna del Nord, procedendo con i segni sulla stessa Colonna fino ad arrivare alla Vergine verso ovest, riprendendo dalla Bilancia sulla Colonna del Sud e continuando fino ai Pesci, di nuovo verso est. La deambulazione A questo punto, risulta forse risolvibile in modo più logico la vexata quaestio sul verso più giusto, significativo o appropriato per la deambulazione nel Tempio. Questione che, per ritornare alle premesse di questo articolo, ha trovato spesso ottime giustificazioni a favore di un verso o dell'altro ma che, a mio parere, è anch'essa
strettamente legata alla confusione tra moto annuale e giornaliero del sole, e in quanto tale non risolvibile con spiegazioni di energie dissolventi o concentranti (più adatte ad una simbologia new age, mi si perdoni, che all'esoterismo tradizionale). I nostri Lavori rituali (per l'Ordine) si svolgono in uno spazio-tempo preciso. Lo spazio è delimitato dal Pavimento a Scacchi, dal Quadrilungo; il tempo "da mezzogiorno a mezzanotte". Ciò riporta all' "ordine terrestre" di cui accenna anche Guénon, e al moto giornaliero del sole: che è, come già detto e ripetuto, orario. Tale movimento temporale da Mezzogiorno a Mezzanotte corrisponde ad uno spostamento spaziale da Sud a Nord, passando da Ovest ed escludendo l'Est; il che non sembra contraddittorio, se consideriamo l'Oriente (Venerabile, ex Venerabile, autorità) non direttamente coinvolto dai Lavori della Loggia in quanto Officina... In ogni caso, la deambulazione corretta nel Tempio, sia in apertura e chiusura che durante i Lavori, risulta senz'altro quella con verso orario, cioè il verso attualmente utilizzato. Altro discorso va fatto invece per la Catena
d'Unione, che si riallaccia idealmente ai Nodi d'Amore che corrono sulle dodici colonne sormontate dai segni zodiacali, quindi concerne l' "ordine celeste": in quanto tale vede corretto il verso antiorario. Da questo punto di vista, e considerando che il termine Zodiaco significa appunto "ciclo della vita" (zoe-diakos)5 sembrerebbe più congruo il verso antiorario anche per la trasmissione della Parola da parte dei Diaconi. La Parola, così, seguirebbe l'ordine celeste e circolare dei Segni, non quello terrestre dei punti cardinali. ________________ Note: 1 La triplicità caratteristica del 1° grado si ritrova anche nei diversi livelli con cui gli Elementi si manifestano: Terra come fertilità (Toro), Terra come preparazione (Vergine), Terra come materia prima (Capricorno); Aria come comunicazione (Gemelli), Aria come relazione (Bilancia), Aria come spinta ideale (Acquario); Acqua come nutrimento (Cancro), Acqua come trasformazione (Scorpione), Acqua come diluizione (Pesci); Fuoco come risveglio individuale (Ariete); Fuoco come azione creativa (Leone), Fuoco come ricerca spirituale (Sagittario). 2 L'Eclittica è il percorso (apparente) che il sole traccia durante l'anno, muovendosi in senso antiorario. Estendendo l'Eclittica di 8° di lat. nord e sud otteniamo una fascia, al cui interno si muovono
Stelle tutti i pianeti del sistema solare. Questa fascia è lo Zodiaco, che viene divisa in dodici parti uguali (segni), a partire dal Punto Equinoziale Gamma (0° Ariete). I Segni quindi non sono determinati dall'aspetto "reale" del cielo ma dalla posizione del Sole rispetto alla Terra nel suo percorso annuale; per questo non sono confondibili (né più sovrapponibili) alle costellazioni, che invece sono gruppi di stelle che vediamo proiettate sullo sfondo della sfera celeste o in particolare della fascia zodiacale. 3 R.Guenon, Simboli della Scienza Sacra - Le porte Solstiziali, Milano 1984, pag. 205 4 R.Guenon, Simboli della Scienza Sacra - Il simbolismo dello Zodiaco nei pitagorici, Milano1984, pag. 207 5 Il termine greco Zoe descrive la vita nel suo eterno riproporsi, la vita naturale, universale e sacrale; contrapposto al termine Bios che invece rappresenta la vita transitoria, l'esistenza fisica. Diakos significa "ruota" o "circolo". Il termine Zodiaco è quindi meglio traducibile come "Ruota della Vita" (non "degli animali"): un percorso evolutivo, anzi un vero viaggio iniziatico, compiuto attraverso dodici tappe complessive, suddivise in quattro fasi stagionali secondo gli assi dei Solstizi e degli Equinozi.
P.38: Mosaici di un tempio (sinagoga) del V sec. a Hammat Tiberias, città Canaanita (riportata anche nell Antico Testamento). p.40: Zodiaco sul modello della Chiesa di san Miniato.
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ent anni fa moriva Cesare Marco Ezechia Lombroso (Verona 1835 - Torino 1909). Su questo straordinario innovatore, fondatore dell Antropologia Criminale, pesa il tangibile fagotto dell interpretatio della scienza, che tra esaltazioni sperticate e demonizzazioni senza appello, ha posto Lombroso in una sorta di limbo dal quale non è possibile uscire. Un anno prima de L origine dell uomo di Charles Darwin (1809-1882), Cesare Lombroso, studiando il cranio di un certo Villella, noto criminale, elaborò la sua teoria sull atavismo che, ancora oggi, è motivo di discussione e polemiche. Per quanto superato e oggetto di una sistematica emarginazione culturale, il lavoro di Cesare Lombroso può ancora offrire delle importanti occasioni di riflessione intorno al metodo analitico positivista. Infatti, sia il comparativismo che la certezza della misurabilità anche di aspetti connessi al carattere e alla personalità, pur avendo certamente delle limitazioni, non vanno rigettati tout court, ma presi in considerazione almeno come specchio di un periodo storico abbagliato dalle illusioni dell antropocentrismo. A Lombroso va senza dubbio il merito di aver dimostrato che il delinquente in realtà poteva essere considerato a priori un malato mentale, con tutto ciò che tale identificazione comporta sul piano della terapia, del giudizio e della pena. Accanto alla documentazione anatomica, spinto da una sorta di fobia iconografica, Lombroso raccolse una grande quantità di oggetti (corpi del reato, opere di carcerati, fotografie, ecc.) che oggi fanno parte del Museo di Antropologia Criminale da lui organizzato e arricchitosi di contributi spesso sconvolgenti. Oggi, la scienza infelice di Cesare Lombroso costituisce comunque una tappa rilevante nella storia della psichiatria, dell antropologia e della criminologia. Non va comunque dimenticato che l opera di Lombroso risultava in perfetta sintonia con i principi metodologici del positivismo, che costruì un proprio approccio, ora alla fisiologia ora alla cultura, strutturato su un modus operandi che allora era considerato inoppugnabile fonte di oggettività. Negli ultima anni di vita, Lombroso si dedicò con grande attenzione allo spiritismo e alle manifestazioni paranormali: anche la solida visione materialista faceva breccia per accogliere le istanze della metafisica. Su Lombroso è stato detto molto, anche a
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sproposito: di certo il suo eclettismo era tale da renderlo, in particolare agli osservatori accademici, forse un po troppo superficiale e facile ad entusiasmi che scaturivano da osservazioni ancora bisognose di ulteriori approfondimenti. Di certo fu uno tra gli scienziati italiani più conosciuti nel mondo e iniziatore di un metodo analitico in cui era possibile ascoltare, in nuce, i primi vagiti della moderna criminologia. Nel clima positivista, basato sulla ricerca di certezze matematiche e sulla pressante necessità di schedare e misurare, il metodo
incendio di un mulino a scopo di furto (...) era tutto stortillato, camminava di sghembo, ed aveva torcicollo non so bene se a destra o a sinistra. Ipocrita, astuto, taciturno, negava di aver commesso alcuna prava azione (...) vecchio settantenne, resisteva all assalto di tre robusti soldati; moriva nelle carceri ove per la quarta volta era stato gettato e donde io potei asportare la testa (C. Lombroso, Della fosetta cerebellare mediana in un criminale: nota, in Rendiconti del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, 5, 1872).
lombrosiano aveva tutte le potenzialità per essere lo strumento di conoscenza più adatto per sorreggere l edificio teorico dell antropologia criminale. Come abbiamo indicato in apertura, l incipit della teoria lombrosiana sull uomo delinquente, basata sul concetto di atavismo, fu costruita dall analisi del cranio di un noto criminale: Un certo Villella, di Motta Santa Lucia, circondario di Catanzaro, di anni 69, contadino, sospetto di brigantaggio e condannato tre volte per furto, e per ultimo per
Nel 1862 Paul Broca (1824 - 1880) aveva scoperto una variazione graduale del foramen magnum (foro occipitale) che aveva messo in relazione alla razza . Secondo lo scienziato, nell orang-utan la proiezione posteriore, la parte del cranio dietro il foro occipitale, sarebbe più corta e simile a quella del negro. Partendo da tale constatazione il Broca giungeva a concludere che il negro era più vicino alle scimmie di quanto lo fosse il bianco. Per Lombroso l esame del delinquente fatto dall antropologia criminale ha stabilito tro-
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Positivismo varsi in questi, massime nel suo tipo più caratteristico, una quantità di caratteri abnormi, anatomici, biologici e psicologici, molti dei quali hanno significato atavico, perché ripetono le forme proprie degli antenati, anche pre-umani dell uomo. E siccome a questi caratteri atavici si associano manifestazioni e tendenze criminose, e queste sono, come abbiamo creduto, normali e frequentissime nei popoli primitivi e selvaggi, così è legittimo concludere che anche nei criminali queste tendenze siano naturali, nel senso che dipendono necessariamente dalla loro organizzazione, analoga per inferiorità di struttura e di funzioni fisiche e psichiche, a quella dei popoli primitivi e dei selvaggi, e qualche volta degli animali (C. Lombroso, L uomo delinquente studiato in rapporto alla antropologia, alla medicina legale e alle discipline carcerarie, Milano 1876, pag. 46). Il modello di analisi criminologica lombrosiano trovava la sua massima espressione in seno alla cultura positivista che ipotizzava, anche nelle scienze umane, una metodologia di tipo fisico-matematico. Emblematica la definizione sulla dinamica del delitto fornita da uno dei continuatori di Cesare Lombroso, Alfredo Niceforo (1876-1960), che nella sua opera più nota Criminologia (1902) esprime la sua totale aderenza al pensiero positivista: Assai bene possono comprendersi le regole che governano la genesi della criminalità richiamando quelle che in meccanica governano il parallelogramma delle forze: un qualsiasi corpo, collocato sotto la pressione di forze diverse che lo spingono in direzioni diverse, più non ubbidisce esclusivamente a questa o quella di siffatte forze, ma segue una direzione costituita dalla diagonale del parallelogramma, che può essere costruito sulle linee di tali forze. A proposito di tali forze (...) esse sono ripartibili in tre categorie, e cioè: cosmico-geografiche, biologico-individuali, ambientali . Sul caso Villella, Lombroso costruì la complessa struttura delle sue ipotesi sull uomo delinquente, che oggi è oggetto di revisione. Lombroso che cosa lesse nel cranio di un contadino meridionale, di cui nulla sappiamo né vogliamo sapere se non ritenerlo appunto un contadino ignoto, caduto nelle mani dei
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criminologi? Vi trovò una fossa occipitale mediana là dove avrebbe dovuto esservi una cresta. E allora? Allora, dedusse Lombroso, memore di una lezione che da Gall giungeva a Broca, se la forma del cranio segue quella del vello, quella fossa doveva contenere il verme del cervelletto: e la sua ipertrofia rende
il portatore di quelle varietà simile alle scimmie antropomorfe, anzi si può risalire ancora più in là, nella scala della natura, fino ai lemuridi (R. Villa, L atavismo, in La scienza e la colpa. Crimini, criminali, criminologi. Un volto dell Ottocento, Milano 1985, pag. 248). L evoluzione e l ossessione visiva che caratterizzarono il XIX secolo trovarono, nella ricerca antropologica dello studioso italiano, una solida affermazione: gli emarginati furono sistematicamente catalogati e, in particolare attraverso la fisiognomica, la loro alterità era posta nitidamente in rilievo e destinata ad ufficializzarsi per mezzo di una schedatura fotografica destinata a certificare le differenze, ad ufficializzarle. La fiducia di Lombroso nella fisiognomica, fu secondaria solo a quella nella fotografia, che deve comunque essere osservata con cautela, in quanto Lombroso utilizzò immagini giunte da fonti molto diverse e realizzate senza un metodo di ripresa. Il metodo fotografico-fisiognomico di Lom-
broso presupponeva un approccio al nuovo mezzo di ripresa visiva diretto soprattutto a raccogliere una galleria di ritratti, che diventavano così modelli di riferimento per gli studiosi di antropologia criminale e nello stesso tempo una schedatura dei soggetti considerati socialmente pericolosi. Chiarissima è la sua precisazione: nessuno dovrebbe dimettersi dal carcere senza esser mai stato fotografato, e la sua fotografia insieme colla sua storia venire spedita alla questura del suo paese e ad un ufficio centrale di questura della capitale . Il metodo fisiognomico adottato da Lombroso, di fatto aveva la sua radice in una pratica molto antica che fu diversamente accolta in seno alla cultura mantenendosi costantemente in tensione tra la visione umanistica e quella scientifica. La fisiognomica (detta anche fisiognonomia, fisiognomia, fisiognomonica; dal greco physis, natura e gnomon, conoscitore/interprete) nota fin dall antichità, risulta una disciplina para-scientifica, la cui denominazione è attribuita ad Aristotele, e fu parzialmente istituzionalizzata in una traiettoria proto-scientifica a partire dal XVI secolo. In pratica si tratta di un metodo per cogliere dalle forme del volto e dalle sue espressioni, il carattere e le tendenze interiori dell uomo. Chiariamo che, antropologicamente, i caratteri (dal greco charakter, sigillo, impronta, marchio) rappresentano l insieme degli attributi descrittivi (qualitativi) e misurabili (quantitativi) che permettono di discriminare individui o gruppi umani, per fini sistematici. Inoltre i caratteri antropologici possono venire suddivisi in morfologici (o anatomici), fisiologici, psicologici e patologici. Partendo da una base empirica, gli autori dell antichità riconoscevano, nella fisiognomica, quattro regole: l affinità dell aspetto esteriore con i caratteri psicologici e morali; l analogia tra uomo e animale; la differenza tra i sessi; l influenza tra i diversi tipi di clima. Inoltre va chiarito che la storia della fisiognomica è strettamente parallela, talora intersecata, spesso coincidente, con la storia della psicologia. Pertanto, non bisogna cadere, per l ennesima volta, nell errore positivista: quello cioè di proiettare a ritroso le teorie di Lombroso, riducendo un glorioso cammino di
idee, che coincide in larga misura con il Sapere stesso dell Occidente, a un piccolo mondo di bizzarrie e di determinismi criminologici che la nostra cultura ha dimostrato insostenibili, ancorché l uomo che li ha formulati possedesse indubitabilmente eccelso ingegno e alta statura (F. Caroli, Storia della fisiognomica. Arte e psicologia da Leonardo a Freud, Milano 1995, pag. 11). Un dato di fatto sul quale sembra non ci siano perplessità ermeneutiche, riguarda la certezza della fisiognomica sulla presunta solidarietà tra corpo e anima, tra apparenza ed essenza, tra forma visibile e spirito. Anche in tempi recenti, quando la fisiognomica ha visto smaterializzare il suo primitivo progetto scientifico , questa singolare forma di approccio all uomo ha comunque cercato una propria consistenza dialettica, suddividendosi in contesti contrassegnati da opposti modelli applicativi: a) fisiognomica più arcaica che intendeva avvalersi dell apparenza per conoscere l anima e le correlazioni tra psiche e soma trovando connessioni con la teoria dei quattro umori; b) fisiognomica di tradizione magico-esoterica, tendente a relazionare simboli astrologici e cabbalistici con fini prevalentemente divinatori; c) fisiognomica che cercava di far coincidere l approccio intuitivo con quello scientifico, ma con fini sostanzialmente razzisti, anche in relazione ad una certa tendenza culturale del periodo; d) fisiognomica che sconfinava nel campo della mimica, dimostrando come la tradizione positivista - trasmigrata in ideologie ormai completamente mutate- sia mossa da una forza d inerzia durevolissima, ancorché -sempre- ripetitiva (P. Magli, Il volto e l anima, Fisiognomica e passioni, Milano 1995). Sarà poi la psicoanalisi ad ampliare le prospettive di indagine attraverso i metodi di scavo nell immaginario, in cui le caratteristiche del volto, il suo aspetto, i tratti fisiognomici e il colore, possono diventare elementi dialettici colmi di simbolismo e profondamente condizionanti nella percezione dell altro. Ma, ci chiediamo: non c è il rischio che l approccio fisiognomico deter-
mini un errore di valutazione? Da sempre, infatti, il volto è spesso figlio dell apparenza, strumento di inganno. Il profondo si maschera con il volto e cerca di sottrarsi al controllo dell altro, per mantenere, a diversi livelli, la sua autonomia. Ogni spirito profondo ha bisogno di una maschera: e più ancora, intorno a ogni spirito profondo cresce continuamente una maschera, grazie alla costantemente falsa, cioè superficiale
interpretazione di ogni parola, di ogni passo, di ogni segno di vita che egli dà (F. Nietzsche, Al di là del bene e del male, pag. 40). Tutto ciò rende la fisiognomica, una non scienza e quindi inutilizzabile per esperienze come quelle che Lombroso aveva messo in atto, pur con tutti i necessari accorgimenti epistemologici attuabili in quel periodo. Il silenzio della parola trova nel geroglifico della fisiognomica, un linguaggio che passa attraverso l esperienza dell osservazione e conduce quindi alla conoscenza. Una conoscenza non completamente affidabile, che giungeva da uno strumento utilizzato per mettere un po di ordine nel caos delle forme, nella disperata ricerca di individuare dietro ogni volto gli aspetti più concreti dell essere, le tracce che conducono all essenza dell uomo,
Positivismo cogliendone caratteri e passioni, vizi e virtù. L uomo è un organismo vincolato da legami genealogici a tutta la restante serie di esseri viventi; sottoposto all azione formatrice dell eredità, e a quella modificatrice, anch essa ora in senso migliorativo ora in senso peggiorativo, dell ambiente, capace di deviare o di degenerare dalla sua forma naturale o media sino a dare origine a tipi patologici, così nel senso dell inferiorità come in quello della superiorità, ogni qualvolta i fattori delle sue variazioni sono morbosi (E. Morselli, Cesare Lombroso e l Antropologia Generale, in AA.VV., L opera di Cesare Lombroso nella scienza e nelle sue applicazioni, 1906, pag. 105). Nell opera di Lombroso sono indicati tre grandi blocchi, in cui è possibile osservare l uscita dai canoni della normalità: l uomo di genio, la donna e il criminale. Della sconfinata bibliografia lombrosiana vanno in questa sede ricordati: Genio e Follia (1864) e L uomo delinquente studiato in rapporto alla antropologia, alla medicina legale ed alle discipline carcerarie (1876); l ultima edizione a cui fu allegato un Atlante è del 1897 e il titolo risulta corretto in L uomo delinquente in rapporto all antropologia, alla giurisprudenza ed alla psichiatria. Secondo Lombroso, il delinquente, che presenta caratteristiche anatomiche e fisiognomiche direttamente collegabili alla sua anomalia morale, è sostanzialmente un malato di mente che va curato in manicomio. Nella sua monumentale raccolta di materiali antropologici, sociali, e naturalmente figurativi, Cesare Lombroso cercò di dimostrare che nel delinquente sono presenti relitti psichici legati a situazioni ancestrali e destinati a riemergere in particolari occasioni. Attraverso un accurata valutazione delle caratteristiche fisiche dei volti del delinquente, Lombroso giunse ad individuare dei motivi ricorrenti , che costituirono una sorta di gabbia tipologica di riferimento: in generale, i più fra i delinquenti nati hanno orecchie ad ansa, capelli abbondanti, scarsa barba, seni frontali spiccati, mandibola enorme, mento quadro e sporgente, zigomi allargati, gesticolazione frequente, tipo, insomma, somigliante al Mongolico e qualche volta al
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Positivismo Negroide (C. Lombroso, L uomo delinquente studiato in rapporto alla antropologia, alla medicina legale e alle discipline carcerarie, Milano 1876, pag. 139). È evidente che basta questa breve indicazione per rivelare quanto fosse difficile accogliere senza interrogativi etici, oltre che scientifici, le tesi lombrosiane. Tesi che comunque ebbero un notevole seguito e furono un importante punto di riferimento nello sviluppo della criminologia. Lombroso si convinse dei rapporti fra delinquenza e malattia mentale ereditaria: convinzione che andò definendosi soprattutto in relazione al suo lavoro come medico, prima in ambito militare e poi in quello carcerario. Alla malattia morale corrisponderebbero delle anomalie fisiche, condizionate da una serie di variabili che comprendevano l ambiente, la società e il clima. Nel suo impegno c era la volontà di rintracciare una strada che consentisse sia una profilassi che una terapia del delitto, effettuata attraverso una classificazione sistematica dei tipi dei criminali. Attraverso misurazioni e confronti si sono andate costituendo vere e proprie categorizzazioni che, alcuni seguaci di Lombroso, hanno utilizzato secondo assiomi, ideologie e pregiudizi culturali, creando dicotomie tra uomini onesti e uomini criminali, sovrapponibili per molti aspetti alle suddivisioni etniche. Secondo il metodo lombrosiano, l attenzione si sposta sull autore del crimine, lasciando da parte l atto in sé: in questo modo fu sottovalutato il nesso del crimine con la legge e di conseguenza le sue connessioni sul piano culturale, pertanto qualunque episodio criminale risultava effetto di tare biologiche e psicologiche. Tale atteggiamento però determina il rischio di non trattare più l atto giuridicamente e dunque di non rielaborarlo culturalmente per tutti, ma di circoscriverlo in categorie patologiche. Non si trattava più di colpa, ma di malattia. Non più di punire ma di curare. A una concezione legale si sostituì un punto di vista sanitario, e la logica sanitaria, che derivi da un concetto sociologico o da un concetto medico, implica sempre nel suo orizzonte la prevenzione (C. Cherki-Niklès - M. Dubec, Crimini e sentimenti, Milano 1994, pag. 220). Nella vastità delle sue indagini, Cesare Lombroso non mancò di porre anche le esperienze spiritiche a cui si rivolse con un certo scetticismo, ma non privo della sua proverbiale acutezza scientifica. Per lo scienziato fu fatale l incontro con Eusapia Paladino (1854-1918) una medium dotata
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di straordinarie potenzialità che, per circa mezzo secolo, fu studiata dai maggiori esperti del mondo. Cesare Lombroso che si era già interessato alla fenomenologia paranormale con i suoi Studi dell ipnotismo (1886), si avvicinò alla Paladino condizionato da molti preconcetti che scaturivano dal suo ferreo positivismo: Se vi fu al mondo un individuo, per educazione scientifica contrario allo spiritismo, quello fui io, che della tesi essere ogni forza una proprietà della materia, una emanazione del cervello, mi son fatto l occupazione della vita, io che ho deriso per tanti anni l anima dei tavolini (...) per quanto ancora ripugnante, finii, nel marzo 1891, per accettare di presenziare un esperimento spiritico in pieno giorno, e da solo a solo coll Eusapia Paladino, in un albergo di Napoli, ed avendo visto sollevarsi oggetti pesantissimi senza contatto, decisi di occuparmene (C. Lombroso, prefazione a L. Barzini, Nel mondo dei misteri con Eusapia Paladino, Milano 1907). Dopo aver assistito, a Napoli e Milano, alle esperienze della grande medium, Lombroso cambiò atteggiamento, come si evince da una lettera scritta in quegli anni e raccolta nel volume L opera di Cesare Lombroso nella scienza e nelle sue applicazioni (redatto da alcuni scienziati nel 1906): Io sono vergognato e dolente di aver combattuto con tanta tenacia la possibilità dei fatti spiritici, dico dei fatti, poiché alla teoria sono ancora contrario. Ma i fatti esistono, ed io, dei fatti, mi vanto di essere schiavo . Abbandonando la sua posizione di convinto antispiritista, Lombroso non ebbe dubbi nell affermare: Si hanno fenomeni che sono in opposizione completa alle leggi fisiologiche e che ci iniziano ad ammettere l esistenza di una serie di fenomeni che, mancando di una sicura spiegazione, appartengono più al mondo dell occulto che al fisiologico (C. Lombroso, Ricerche sui fenomeni ipnotici e spiritici, Torino 1909). Il cambiamento radicale di Lombroso nei confronti dello spiritismo è un atteggiamento singolare, decisamente in controtendenza se si pensa alla sua impostazione positivista e alla metodologia di studio caratterizzante il suo lavoro scientifico. Questo repentino cambiamento di atteggiamento ricorda, pur in modo diverso, quello di Conan Doyle che non solo si avvicinò allo spiritismo con grande coinvolgimento, ma divenne una sorta di missionario, votato alla diffusione del nuovo credo. Ricordiamo che lo scienziato italiano si era più volte pronunciato affinché gli spettacoli pubblici con sonnambule e magnetizzatori
fossero proibiti: dal 1840 quella nuova forma di intrattenimento era infatti diventata oggetto di spettacolo e fino agli anni Venti del XX secolo i gabinetti magnetici continuarono ad offrire servizi ad un pubblico facilmente impressionabile e spesso credulone. Avvicinandosi al mondo degli spiriti, lo scienziato di fatto si avvicinò anche a Enrico Morselli, psichiatra, con il quale era entrato in polemica quando Lombroso era ancora un acceso accusatore di medium, magnetizzatori e sonnambule. Morselli non aderì mai allo spiritismo, ma lo studiò con rigore - il suo volume Psicologia e spiritismo, contava oltre mille pagine - considerando sbagliato l atteggiamento arrogante e sprezzante di alcuni scienziati (tra i quali Lombroso): il miracolo più grande dello spiritismo è lo spiritismo stesso e il fatto psichico più supernormale che si possa immaginare è la sua pretesa di essere ormai giunto alla fase scientifica. Che strano concetto si ha delle scienze e dei suoi metodi e criteri di prova in ambienti spiritistici o psichistici! (E. Morselli, op. cit., pag. 76). Per Lombroso la dimensione della fenomenologia spiritica era una produzione della forza pura del cervello, che poteva spostarsi nell etere da un individuo all altro senza coinvolgere i tradizionali organi. L apparente contraddizione tra l indirizzo positivista di Lombroso e l adesione allo spiritismo e alla medianità si risolse nell affermazione della materialità dell anima. Non mi stancherò mai di sottolineare questo punto cruciale. I tempi erano maturi per attribuire caratteri materiali all anima e Lombroso fece sua l aria dei tempi. I fenomeni spiritici non andavano visti come eccezionali intrusioni dello spirito (magari di un defunto) nel mondo materiale ma come fatti energetici da studiare con le categorie della fisica e della fisiologia (C. Gatto Trocchi, Il Risorgimento esoterico. Storia esoterica d Italia da Mazzini ai giorni nostri, Torino 1996, pag. 76). Lombroso, pur non avendo raggiunto alcun risultato metodologico e senza aver scoperto nulla che già non fosse noto, contribuì a sfatare la presuntuosa profezia del padre del positivismo, Auguste Comte (1798-1857), che con una certezza, forse un tantino arrogante, aveva detto: Tra cinquant anni gli scienziati predicheranno il positivismo a Nôtre Dame! ...
P.42 e segg: Cesare Lombroso e pubblicazioni a lui afferenti; p.43: Nel cerchio, Cesare Lombroso; p.47: Un teschio utilizzato dal Lombroso nel corso dei suoi studi.
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microbi: un modello naturale di Male Assoluto? La Massoneria si interroga costantemente sul concetto di Bene e di Male. Lo fa indipendentemente dalle definizioni imposte dalla cultura dominante. Lo fa cercando in se stesso, ma anche nella società e nella natura. E a proposito del Male presente nella natura che ci circonda - chi di noi non si è chiesto almeno una volta se quegli invisibili esseri che chiamiamo microbi, responsabili di molte malattie a volte mortali, contro i quali da sempre l uomo è in guerra, non siano una sorta di modello naturale del concetto di Male anzi, di più, non siano
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la cosa più vicina alla definizione di Male Assoluto? Non per altro, in passato, tutti i microrganismi venivano definiti con il termine generico di virus: cioè veleno, qualcosa di nefasto. Sempre e comunque. E poi, a quale perversa mente creatrice è mai venuta l infelice idea di imbrattare la bellezza dell universo cospargendolo di questi indesiderabili, piccoli ospiti? Il Male è dentro di noi? Innanzitutto va detto che il mondo in cui viviamo pullula di microrganismi: virus, batteri, funghi microscopici, esseri costituiti da una singola cellula sono dappertutto. Addirittura il nostro corpo ospita più microrganismi al suo interno e sulle sue
superfici di quante cellule possiede! E questo potrebbe ricordarci un antico concetto gnostico: il mondo è intessuto di Male. Il Male è dentro di noi. Ma intendiamoci bene: la stragrande maggioranza dei microrganismi non è affatto dannosa. Anzi, essi assolvono compiti fondamentali come produrre vitamine e altre sostanze preziose per la nostra vita. Sono essi stessi che ci aiutano a difenderci efficacemente da molte infezioni. Sono persino responsabili del metabolismo di alcuni farmaci! Si è calcolato che, se colti dall impeto di fare una bella pulizia in profondità, distruggessimo tutti i microrganismi presenti nel nostro corpo, non ci resterebbero che
poche ore di vita. Non solo. Molti microrganismi ci aiutano anche, in un certo senso, a rendere più piacevole la nostra esistenza quotidiana. Di questo ci si rese conto alcuni anni fa, quando si provò a produrre sperimentalmente un pomodoro assolutamente privo di microrganismi. Come c era da aspettarsi, il frutto crebbe bello e sano, indenne dalle comuni malattie che contagiano le piantagioni. Peccato che fosse anche del tutto privo di sapore. Assolutamente immangiabile. Si scoprì così che il caratteristico sapore del pomodoro è l effetto dell infezione di un virus che colonizza questo frutto fin dalle prime fasi del suo sviluppo! Del resto, come sanno bene gli appassionati di enologia, l inconfondibile aroma dei vini Sauternes non è forse effetto dell infezione del fungo Bothrytis cinerea, che colpisce gli acini d uva? E tuttavia, tra i molti microrganismi innocui o addirittura a noi indispensabili, se ne nascondono alcuni terribilmente pericolosi, sebbene assai simili ai loro innocenti vicini. Altre volte, microbi abitualmente innocui possono improvvisamente divenire aggressivi. E anche questo ricorda davvero molto quell intreccio di Bene e Male che i maestri Comacini rappresentavano con le due colonne ofitiche avvolte tra loro in spirali, come due serpenti. Ma cosa tiene a bada i molti microrganismi potenzialmente letali che sono presenti nel nostro corpo, come il batterio della tubercolosi, della meningite, lo stafilococco, i virus erpetici? E chi impedisce a tanti altri microbi che vivono pacificamente nell uomo di attaccare il suo ospite? Questo compito è svolto dal sistema immunitario, un organizzazione che, al pari dell esercito di qualche grande potenza militare, presidia giorno e notte su ogni più recondita parte del nostro organismo. Il sistema immunitario è il più importante presidio a difesa del nostro corpo. Nessun farmaco, per potente che possa essere, potrà mai sostituire il ruolo di un sistema immunitario ben funzionante. Ma se esso si ammala, come per esempio accade nell AIDS, noi diventiamo prede potenziali anche del microbo apparentemente più innocuo.
Il Male riemerge dal passato? Un alta caratteristica che avvicina molto questi nostri microscopici vicini di casa a quei Vizi di cui parlano i rituali massonici è la loro apparente immortalità. L immaginario collettivo li vuole pressoché indistruttibili. Addirittura capaci di riemergere intatti dopo centinaia o migliaia di anni da antichi teatri di epidemie, da tombe o sarcofagi, in cui si pensava fossero stati sepolti per sempre insieme ai cadaveri delle loro vittime, pronti a contagiare e uccidere
di nuovo inconsapevoli archeologi o studiosi. Stanno davvero così le cose? In realtà i microbi capaci di sopravvivere molto a lungo sono assai pochi. Tranne qualche rara eccezione, i germi sono distrutti facilmente e in poco tempo, dagli stessi agenti atmosferici. Ma in alcuni casi le loro tracce possono resistere per un tempo pressoché infinito. Il DNA, la struttura fondante di molti organismi, la molecola che fornisce informazioni su come ogni essere vivente dovrà crescere e svilupparsi, è assai resistente e, con apposite tecniche, può essere rintracciato anche a distanza di migliaia di anni. Così, per esempio, sappiamo che il faraone Ramsete III morì di vaiolo, perché il DNA del virus è stato individuato nella sua mummia. Altri microrganismi, come i virus dell influenza, non si riproducono tramite DNA, ma utilizzano RNA, molecola più semplice e molto meno resistente. Tant è che, per studiare i misteri di tragiche epidemie influenzali, come la Spagnola, che devastò l Europa tra il 1918
Vizio e il 1919, sono stati disseppelliti cadaveri di individui morti di questa malattia in regioni fredde, come l Islanda, e sepolti in quello strato di terra e ghiaccio detto permafrost, che funge da frigorifero naturale. Ma il DNA e l RNA di microbi morti da tempo sono solo frammenti inanimati, incapaci di tornare a vivere in assenza della struttura di cui un giorno facevano parte. A meno che non si riesca a mettere a punto tecniche con cui impiantare questi antichi codici genetici in esseri capaci di riprodursi. Ma per ora si tratta di argomento per film di fantascienza. E allora, che ne è stato di quegli archeologi morti di misteriose malattie dopo aver dischiuso il sarcofago di Tuthankamun, o di altri grandi faraoni egizi? Sono stati uccisi da qualche infezione? O dobbiamo davvero credere all influsso di antiche maledizioni? Molte ricerche sono state compiute per capire se, e come, Lord Carnavon e altri archeologi fossero stati uccisi. Nessun microrganismo riemerso dal passato è mai stato rintracciato. Solo nel 2002 si riuscì a dare una spiegazione logica a quell insolito numero di decessi: dopo una seria analisi statistica condotta sulle morti degli archeologi, si riuscì a dimostrare che i decessi non erano collegabili a nessuna malattia in particolare. Piuttosto, l australiano Mark Nelson, dimostrò che l archeologia, come veniva svolta a quei tempi, comportava non pochi rischi per la salute. E dunque probabile che alcuni archeologi siano stati colpiti da infezioni delle vie respiratorie dovute a funghi microscopici come Aspergillus, Criptococcus, Sporothrix o Mucoracee, che crescono molto bene in ambienti caldi e umidi, ricchi di materiali in decomposizione. Queste infezioni, in soggetti debilitati da malattie croniche possono tuttora essere mortali. E non è improbabile che la vita di stenti condotta da questi coraggiosi esploratori che lavoravano in condizioni ambientali spesso estreme avesse indebolito le loro difese immunitarie, favorendo l insorgere di tali malattie. Anche questo potrebbe essere un esempio del fatto che molte malattie arrivano quando i nostri
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Vizio sistemi di difesa abbassano la guardia. Il Vizio sempre è sconfitto e sempre risorge Se è vero dunque che i microrganismi non ritornano dal passato, è del pari innegabile che, a dispetto dei grandi progressi della medicina, questi nostri invisibili, insidiosi nemici, si sono dimostrati assai più resistenti di quanto si pensasse. Attorno alla metà del secolo scorso, all indomani dell avvento dell era antibiotica, molti avevano previsto la definitiva sconfitta di tutte le malattie infettive, grazie all uso di farmaci sempre più potenti. A distanza di circa cinquanta anni, ci si è resi conto che questa era una pia illusione: ogni giorno riusciamo a sconfiggere malattie infettive grazie alla scoperta di nuovi farmaci o vaccini, ma ogni giorno si scopre che vecchi batteri sono diventati resistenti alla maggior parte degli antibiotici, ogni giorno nuovi virus vengono alla ribalta: negli ultimi vent anni o poco più abbiamo visto devastanti epidemie di malattie nuove come l AIDS, la SARS, l influenza aviaria, le encefaliti emorragiche. Ormai lo sappiamo. La grande capacità dei microrganismi di resistere ad ogni sconfitta, di riemergere sempre e comunque, è legata alla loro incredibile forza riproduttiva. Alcuni virus arrivano a riprodursi anche cento miliardi di volte al giorno! E evidente che questa immensa popolazione crea un incredibile pressione di selezione darwiniana: tra tanti microrganismi uguali si troverà facilmente quello in grado di resistere alle mutate condizioni di vita che verranno a crearsi di volta in volta: ci sarà sempre un membro della specie capace di resistere ad un antibiotico, a un disinfettante, al caldo o al freddo. E il microrganismo sopravvissuto alla selezione darwiniana darà vita, con una velocità incredibile, a milioni di individui a lui simili, capaci di resistere ai loro nemici.
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Il Vizio è un nemico instancabile e astuto Ma ci sono altre armi che i virus sfruttano per eludere le trappole predisposte dai loro nemici, armi che hanno qualcosa di strabiliante per efficacia e semplicità. Per esem-
pio, ci siamo sempre domandati come facciano i virus dell influenza, una volta all anno, a cambiare le loro caratteristiche rispetto all anno precedente quel tanto che basta a sorprendere il nostro sistema immunitario, che non riesce quasi mai a riconoscerli e a difenderci dalla malattia. Finalmente abbiamo capito qual è il loro segreto: esistono delle vere e proprie fabbriche naturali dei virus: esse sono situate in aree geografiche dove virus diversi hanno la possibilità di incontrarsi e di ricombinarsi tra loro: si tratta di territori in genere molto poveri, come l estremo Oriente, in cui uomini e animali vivono a stretto contatto. Qui, ogni anno i virus dell influenza umana e quelli dell influenza di altri animali (volatili, suini...) si incontrano, mescolano i loro codici genetici e generano nuovi individui nei confronti dei quali non ci siamo precedentemente immunizzati. Da qui sono partite quelle micidiali epidemie influenzali, come la Spagnola che, fra il 1918 e il 1919 fece quasi 50 milioni di vittime, o l Asiatica, che nel
1957 uccise due milioni di persone o, infine, l Hong Kong che nel 1968 ne uccise un altro milione. Da qui si teme possa partire, prima o poi, un altra epidemia come quelle del passato. Ma qui sono nati anche virus completamente nuovi come quello della SARS, o dell aviaria che devastarono diverse nazioni solo pochi anni fa. La capacità dei virus di mescolarsi tra loro non è probabilmente una novità nella storia: un tempo anche in Europa erano presenti condizioni igieniche estremamente scadenti, con famiglie che vivevano in simbiosi con i propri animali: le galline sotto il letto e il maiale nella stanza a fianco. Molti storici della medicina sono convinti che alcune delle cosiddette pestilenze del passato siano da attribuirsi a virus dell influenza aviaria. C è almeno un altra micidiale arma che i virus schierano in campo, accanto alla loro velocità di riproduzione e alla capacità di mescolarsi fra loro: la loro abilità nello sfruttare sempre nuove vie d ingresso per farsi strada nei corpi delle proprie vittime. All inizio del ventesimo secolo, per la maggior parte delle famiglie europee, assistenza sanitaria significava, nella migliore delle ipotesi, poche visite del medico condotto durante tutto l arco della vita e qualche compressa, per lo più di chinino. All indomani della seconda guerra mondiale le cose erano radicalmente cambiate: ciascun malato poteva contare sull assistenza ospedaliera, sui necessari interventi chirurgici, su terapie efficaci da somministrarsi intramuscolo o endovena, su trasfusioni di sangue, se occorrevano. Finalmente la maggior parte dei cittadini poteva permettersi le cure di un dentista. Pochi immaginavano che il nemico era già in agguato: virus come quelli dell epatite B e C, capaci di trasmettersi attraverso il sangue iniziarono a diffondersi con velocità straordinaria grazie ad aghi di siringa, bisturi e molti altri
strumenti medico-chirurgici (all epoca non esistevano ancora gli usa e getta ) e soprattutto con le trasfusioni di sangue e dei suoi derivati. E fu sempre attraverso questa via, ma soprattutto a seguito dell imporsi di nuovi fenomeni sociali, come l uso degli stupefacenti per vena o la liberazione sessuale, che negli anni 80 del secolo scorso dilagò la micidiale epidemia di AIDS, che tuttora perdura. Qual è la medicina giusta? Alla fine dell articolo proviamo a ritornare a quella curiosa domanda che ci siamo posti all inizio: possiamo tentare di utilizzare i microrganismi quale modello naturale del Male e, soprattutto, di quel Male insidioso che cova dentro ciascuno di noi, il Vizio, che il Massone è chiamato a combattere quotidianamente? Sembra proprio di si, visto che, come abbiamo visto, al pari del Vizio, i microbi più virulenti si celano nelle profondità del nostro corpo, si confondono con i nostri migliori alleati e spesso generano da questi ultimi. E, sempre al pari dei Vizi, i germi si riproducono instancabilmente, per quanto noi si tenti di distruggerli, e acquistano potenza fondendosi tra loro. Ancora, essi riescono a farsi strada non appena indeboliamo le nostre difese e sono sempre pronti ad approfittare di nuove porte di ingresso per irrompere all interno dei nostri baluardi strategici. Del resto, a riprova di questa analogia, anche nel linguaggio comune, non si parla forse di virus dell ignoranza, del fanatismo, dell ambizione? E di un fenomeno sociale particolarmente pernicioso, come l intolleranza, non diremo forse che è virulento? Le analogie sono assai convincenti. Tanto convincenti da indurci a tentare un ultima ardita operazione analogica: e se il Massone, nella sua lotta quotidiana contro il Vizio, provasse ad ispirarsi alle strategie che utilizza la medicina moderna contro
le malattie infettive? Vediamo se funziona. Ormai lo sappiamo bene. I farmaci di cui oggi disponiamo, sebbene a volte potentissimi, non sono il rimedio migliore. Curare una malattia che si è ormai conclamata è sempre un ultima spiaggia, la guarigione non è mai certa, i postumi invalidanti sono sempre possibili. Prevenire è meglio che curare non è un abusato luogo comune, è una grande verità. I progressi più decisivi in campo di lotta alle malattie infettive sono stati ottenuti ponendo al centro dell attenzione l individuo : si è capito che il massimo baluardo contro le infezioni è costituito dallo stato di salute del suo or-
ganismo, del suo sistema immunitario. Ecco perché, prima delle medicine, ciascun uomo deve disporre di acqua e di cibo, di un ambiente pulito e salubre. Per questa ragione oggi si pone la massima attenzione ad evitare che il sistema immunitario di ciascuno di noi subisca aggressioni. I virus non circolano facilmente in un ambiente pulito, e un individuo sano riuscirà, senza sforzo alcuno, a tenere sotto controllo i microrganismi presenti all esterno e all interno del suo organismo. D altro canto sappiamo bene che la strategia delle vaccinazioni, basata sul principio di rafforzare le nostre difese immunitarie si è dimostrata la politica migliore contro il diffondersi
Vizio delle infezioni. Ma è una guerra che non ammette tregue. La sorveglianza sullo stato di salute del nostro ambiente, del nostro corpo deve essere continua. Ogni distrazione, ogni incertezza significa dare un vantaggio al nemico, che è sempre in agguato. Ecco perché i Centri di sorveglianza epidemiologica sono diventati oggi strumenti fondamentali nelle politiche sanitarie dei Paesi occidentali. Del pari, noi sappiamo bene che se i virus dell ignoranza, del fanatismo, dell intolleranza si diffondono in una società, non ci saranno medicine realmente efficaci: queste epidemie non vanno curate, vanno prevenute. In una società in buono stato di salute, in cui circola il nutrimento dell istruzione, dalla tolleranza, della pace, difficilmente riusciranno a circolare i virus sociali di cui abbiamo parlato. Ma anche in questo caso il baluardo principale è costituito dalle difese di ogni singolo individuo. A mantenerci immuni dall effetto patogeno dell ignoranza, del fanatismo, dell ambizione, e di tutti gli altri Cattivi Compagni sono il lavoro di verifica continua della propria personalità, la revisione critica di ogni atto della nostra vita, il confronto libero con i nostri Fratelli. Questo lavoro interiore, che il Massone è chiamato ad esercitare instancabilmente dal primo momento della sua presa di coscienza iniziatica, dentro e fuori dalla Loggia, è l equivalente della sorveglianza che il nostro sistema immune opera in ogni momento della vita. Il rimedio non è dei più indolori (ma quale cura efficace lo è?), ma certamente è il più semplice, il più efficace, Ed è privo di effetti collaterali. Vantaggio, quest ultimo, che non mi pare di poco conto... P.48 e segg: Rappresentazioni di virus al microscopio elettronico o simulazioni computerizzate; p.51: Il Cattivo Governo, affresco, A. Lorenzetti, 1337/1339, Palazzo Pubblico, Siena.
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Ragionar suonando Convegno: Spartiti segreti. Itinerari esoterici e presenze massoniche nella musica. Marco Ciannella
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a musica è una delle espressioni più alte dell animo umano, è sinergia di creatività, percorso intellettuale, estro, tecnica, sensibilità. La musica è un arte sciamanica e divina per la sua capacità di coinvolgere ed evocare, di conquistare lo spirito per condurlo lungo sentieri spesso inesplorati . Con queste parole il Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro Luigi Pruneti annunciava in una sua Balaustra l insolito convegno, dal titolo particolarmente suggestivo, organizzato dalla Regione Massonica Lombardia e dalla Provincia Massonica di Mantova, con la collaborazione della Consulta dei Musicisti della Gran Loggia d Italia degli A.L.A.M.
Dalla teoria alla pratica L originalità del convegno non è stata tanto nell argomento, quanto nella capacità dei relatori/musicisti di dimostrare concretamente, attraverso le note, la validità delle loro affermazioni. Ne è derivata una meravigliosa performance culturale/artistica, nella quale dire e suonare si sono fusi un unica articolazione, mente e cuore hanno governato l incontro tra pensiero ed emozione. Merita ricordare i singoli interventi:
Il luogo Si è voluto offrire un omaggio a Cremona, centro di antica e nobile tradizione italiana, patria della liuteria mondiale, dove si percepiscono, meglio che altrove, le vibrazioni di un vissuto musicale.
Marco Ciannella (compositore, pianista) Musica e Massoneria Partito da alcune riflessioni sul mistero del suono e sul suo utilizzo come mezzo di ricerca e di evoluzione interiore nelle varie tradizioni iniziatiche e spirituali, ha illustrato il panorama dei più celebri musicisti massoni e il messaggio simbolico contenuto nelle loro opere. Ha quindi indagato sugli effetti benefici della musica sull uomo e sul potere creatore della vibrazione sonora, che nei testi sacri è spesso indicata come origine del tutto.
Il tema, infine Quasi una proposta ad indagare, come cercatori di verità, tra le note, per scoprire architetture nascoste, messaggi simbolici, cifre misteriose. Ma l indagine non si è fermata alle partiture di musicisti massoni ed al loro contenuto simbolico ed esoterico, si è spinta addirittura a sondare i misteri dell origine sonora del Creato, secondo le più importanti tradizioni cosmologiche.
Roberto Musto (musicista e musicologo) La vibrazione sonora e il mistero della musica: riflessioni tra scienza ed esoterismo. La scienza moderna, con le sue regole di dimostrazione ripetibili e verificabili, sembra agli antipodi di un approccio esoterico alla conoscenza del mondo fisico. L analisi del fenomeno sonoro, inteso nella sua duplice dimensione di vibrazione di linguaggio
Quali le motivazioni? L iniziativa conferma anzitutto l interesse dell Ordine Massonico per l Arte, specchio della creatività, lingua universale comprensibile a tutti e, come la Massoneria, strumento di ricerca e di elevazione.
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L esperimento è pienamente riuscito, tanto da accendere nei partecipanti il desiderio di altri incontri, nella continuità di una ricerca che, una volta intrapresa, non può più fermarsi.
musical strutturato, mette in dubbio questa impressione. Anche in questo campo una continuità evidente unisce la riflessione elaborata dalle più antiche tradizioni e alcune ipotesi della scienza contemporanea. Adrian Vasilache (pianista concertista) Simboli massonici - archetipi strutturali in alcuni capolavori beethoveniani. Partendo dalla premessa che la musica, specie nei suoi più alti capolavori, è lo specchio segreto della Psiche e che la sua pratica riattiva la funzione mitologenica dei simboli, che esprimono gli archetipi della costruzione dell uomo cui si richiama la Massoneria, l intervento, punteggiato da dimostrazioni pianistiche, ha voluto evidenziare il loro ruolo, che è alla base dell organismo sonoro Beethoveniano. Un viaggio verso il centro del nostro labirinto interiore e una possibile uscita vittoriosa da questa difficile prova è ciò che ci propone Beethoven ogni volta che entriamo nella sua musica. Sono stati così presi in esame due dei più significativi capolavori dell Autore, le sonate op.57 in fa minore e op.111 in do minore e a dimostrazione delle ipotesi sostenute sono state eseguite dallo stesso relatore le matrici archetipali dei temi musicali che riflettono nel suono i principi universali dell Uno, della Diade e della Triade. Fabrizio Casu (violinista) Il messaggio nascosto nelle Sonate e Partite per violino solo di J.S.Bach Il ciclo di sei sonate denominato Sonate e Partite per violino solo di J.S.Bach, pare rispondere ai quesiti fondamentali che l essere umano si pone senza sosta. La decodificazione di un complesso sistema di simboli disseminati nelle celebri composizioni, rivela infatti un testamento spirituale, con cui il Compositore destina ai posteri l esito della propria riflessione sul senso della vita. L interprete o semplicemente l ascoltatore può avvalersi di questa scoperta che illumina la comprensione di brani altamente enigmatici, a partire dalla celeberrima Ciaccona. Lo strumento di Casu ha espresso in maniera molto più eloquente delle parole i pur chiari ed elevati concetti espressi dall artista. Maurizio Lovisetti (chitarrista, musicologo) Liutisti del 500 in Lombardia: un percorso di musiche e simbologie.
Il percorso proposto, fatto di immagini, di suoni offerti dall abile e virtuosa mano del relatore/chitarrista, di miti e di simboli, ha narrato di un tempo remoto e di un luogo vicino. Il tempo è il 500, un epoca che ha amato moltissimo il liuto per la dolcezza del suono e per le sue rilevanti capacità polifoniche. Ma anche perché il liuto era visto come mezzo simbolico, portatore di idee e valori di natura non solo artistica, ma anche filosofica, scientifica, morale e politica. Il luogo è la Lombardia, terra che ha donato una straordinaria fioritura di liutisti, tra cui i milanesi Joan Ambrosio Dalza, Francesco da Milano e Cesare Negri, il nobil homo bresano Vincenzo Capirola, Alberto da Mantova, Joan Maria da Crema, il bergamasco Antonio Terzi. L intervento è stato inframmezzato dalla esecuzione di brani di questi musicisti, con accenni storici e mitologici sul liuto e sul valore simbolico dello strumento, con la contemporanea visione di quadri e illustrazioni di quel tempo irripetibile. Guido Guidi Guerriera (musicologo) Franco Battiato: un Sufi e la sua musica Biografo ed estimatore di Battiato, ha voluto affrontare tematiche legate al ricco simbolismo esoterico presenti nei testi di questo Autore, non mancando di esplorare il mondo dei Dervisci ruotanti e alcuni aspetti dell esoterismo di Gurdjieff. La relazione è stata accompagnata dall ascolto di alcune composizioni di Battiato Al termine del convegno, a conclusione di un indimenticabile esperienza, i relatori/musicisti hanno offerto un concerto con le musiche: - César Franck, Sonata in la maggiore per violino e pianoforte (F.Casu violino, A.Vasilache pianoforte) - Ludwig van Beethoven, Sonata op. 24 in fa maggiore per violino e pianoforte (F.Casu violino, M.Ciannella pianoforte) - Piotr Lachert, Lento dalla Sonata n. 17 per violino e pianoforte (F.Casu violino, A. Vasilache pianoforte). - Marco Ciannella, Pavana per violino e pianoforte (F.Casu violino, M.Ciannella pianoforte) - Marco Ciannella, Allegro dalla Sonata per violino e pianoforte (F.Casu violino, M.Ciannella pianoforte)
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Incontri
l 28 Marzo 2009, in Cremona, presso il Palazzo Cittanova si è tenuto il con-
vegno dal titolo: Spartiti Segreti,Itinerari esoterici e presenze massoniche nella musica, organizzato dalla Regione Massonica Lombardia e dalla Provincia Massonica di Mantova, appartenenti alla Gran Loggia d'Italia degli A.L.A.M. Obbedienza di Piazza del Gesù, Palazzo Vitelleschi. Dopo il Saluto da Parte della Delegazione Magistrale e degli organizzatori, si entra nel vivo dei lavori in programma, con la relazione di Marco Ciannella, a cui era affidato il coordinamento scientifico della manifestazione. Ciannella ha evidenziato le caratteristiche che rendono la musica da sempre uno dei mezzi più idonei per la trasmissione di un messaggio iniziatico. La massoneria si è pertanto avvalsa del mezzo sonoro al fine di un'approfondita esplorazione interiore ed i compositori iniziati hanno usato nelle loro opere molteplici elementi simbolici che consentono di interpretarle secondo una chiave massonica. Il Flauto magico di W.A.Mozart rappresenta il livello più alto e completo di una ricerca espressiva comune alla musica ed alla massoneria, che non pare ancora esaurita. L'intervento conclusivo del Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro Luigi Pruneti, riepiloga gli argomenti trattati nel convegno di Cremona, apportando ulteriori motivi di riflessione sui rapporti fra musica e massoneria e fornendo riferimenti storici relativi alla affinità del linguaggio simbolico esoterico con quello impiegato da musicisti del '900 quali Satie, Debussy o Ravel. Fabrizio Casu
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on è facile definire chiaramente il termine verità scientifica : del pari il termine verità è diverso a seconda che si riferisca a fatti psicologici, a una proporzione matematica o a una teoria di scienza naturale. La ricerca scientifica può diminuire la superstizione incoraggiando il ragionamento e l esplorazione causale. E certo che alla base di ogni lavoro scientifico un po delicato si trova la convinzione, analoga al sentimento religioso, che il mondo è fondato sulla ragione e può essere compreso. Questo affermava Albert Einstein trattando, in un suo breve saggio, dei fondamenti della ricerca, e non v è dubbio cha la teoria evoluzionistica di Charles Darwin, valutata a posteriori e sulla base dei progressi scientifici del XIX e XX secolo, ebbe il merito di svelare alcune verità che, ancor oggi, molti trovano difficoltà ad ammettere, a causa di pregiudizi tradizionali e di ignoranza. Biografia Charles Robert Darwin nacque a Shrewsbury il 12 febbraio 1809, da una agiata famiglia della media borghesia inglese. Il padre Robert era medico e così pure il nonno, Erasmus Darwin che,uomo d ingegno vivace, si dilettava con impegno di filosofia e di poesia, dedicandosi anche all attività di inventore. Ideò, per esempio, un naso finto per curare lo strabismo e ruote munite di raggi elastici. Insieme al nonno materno, Josiah Wedgwood, proprietario della famosa fabbrica di ceramiche, fu uno dei fondatori della Lunar Society di Londra che raccoglieva intorno a sé le più vivaci e geniali menti dell epoca. L ambiente familiare fu certamente di stimolo per la formazione culturale del giovane Darwin che dimostrò ben presto il suo interesse per le materie scientifiche, in particolare per le scienze naturali. Rimasto affascinato dalla lettura del libro The Natural History of Selburne di Gilbert White, iniziò a collezionare insetti, conchiglie, rocce e minerali. Il padre cercò invano di avviarlo alla professione medica iscrivendolo alla Facoltà di medicina presso l Università di Edimburgo, ma constata la sua insofferenza per le scienze mediche, decise di indirizzarlo alla carriera ecclesiastica iscrivendolo, nel 1828, al Christ s College di Cambridge. In questa città ebbe l occasione di conoscere personalità scientifiche quali il reverendo Sedgwick, professore di geologia, e il botanico ed entomologo John Stevens Henslow che incoraggiarono e svilupparono il suo interesse verso la geo-
logia, la zoologia e la botanica. Darwin stesso dirà di sé: [...] il mio amore per le scienze naturali è stato continuo e ardente.[...] Fin dalla mia prima giovinezza ho concepito un vivo desiderio di capire o di spiegare tutto ciò che osservavo, cioè di raggruppare tutti i fatti sotto leggi generali. Questi fattori combinati mi hanno dato la pazienza e la capacità di riflettere e ponderare per anni su problemi insoluti. Terminati gli studi e laureatosi, a 22 anni gli si presentò l occasione che doveva dare una svolta decisiva alla sua vita. Accettò la proposta di imbarcarsi, come naturalista, sul brigantino Beagle per una spedizione che la Marina Britannica stava organizzando con lo scopo di fare osservazioni cartografiche, meteorologiche e naturalistiche. Il viaggio intorno al mondo iniziò il 27 dicembre 1831 e durò ben 5 anni. Tornato in patria, a 30 anni, Darwin sposò la cugina Emma Wegwood da cui ebbe 10 figli. Progressivamente la sua salute divenne sempre più precaria fino a renderlo quasi totalmente invalido. I suoi contemporanei non riuscirono a definire la natura della malattia arrivando, alcuni, a crederlo un malato psichico o un maniaco depresso. Solo 30 anni dopo la sua morte, avvenuta per infarto miocardio nel 1882, il medico Carlos Chagas diede il suo nome a una grave forma di parassitosi tipica dell America Latina che, se cronicizzata, poteva spiegare molto bene la sindrome accusata da Darwin. A testimonianza di tale ipotesi Darwin, nel suo diario di viaggio, sembra far cenno ad un episodio patologico che sarebbe avvenuto nel marzo del 1835. Egli lavorò instancabilmente sino alla fine, cercando sempre di perfezionare la sua teoria e forse, come ebbe ad affermare lo psicologo D.Hubble a metà del secolo scorso, se egli fosse vissuto in tempi diversi la moderna medicina avrebbe individuato cure più appropriate guarendolo dalla depressione in cui era precipitato, privandolo, tuttavia, di quegli stimoli che lo spinsero a dedicarsi con perseveranza alle sue ricerche. L arcipelago delle Galàpagos L evento più notevole nella vita di Charles Darwin fu senz altro il suo viaggio a bordo del Beagle, grazie al quale visitò paesi e mari di gran parte dell emisfero meridionale. La sua impresa fu il risultato di un lungo, sistematico e scrupoloso lavoro di ricerca e documentazione, condotto con estrema obbiettività scientifica. Il suo nome rimane legato ad un grappolo di isole incastonate nell Oceano Pacifico, all altezza dell Equatore, l arcipelago delle Galàpagos. Fu grazie a questa
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esperienza che, anni dopo, troverà il suo legittimo compimento la teoria dell evoluzione delle specie, esposta nell opera L origine delle specie pubblicata nel 1859. L arcipelago, il cui nome significa testuggini , comprende 13 isole maggiori ed alcune decine di piccoli isolotti, pari a una superficie complessiva di circa 8000 Kmq che distano un migliaio di chilometri dalle coste occidentali dell Equador. Geologicamente recenti (le più antiche hanno un età compresa fra i 4-5 milioni di anni mentre alcune sono ancora in via di formazione), sono il risultato di eruzioni vulcaniche sottomarine e precisamente di quello che in gergo tecnico viene definito hot spot ovvero punto caldo , corrispondente ad una regione attraverso cui, a causa di profonde fratturazioni della crosta terrestre, risale dal mantello un pennacchio magma-
tico. Data la particolare natura geologica il paesaggio assume una specifica conformazione, con tavolati lavici molto estesi, profonde caldere e strutture rocciose dalle forme più strane. Le Galàpagos sono caratterizzate anche da speciali condizioni climatiche e ciò ha consentito, unitamente a fattori litologici e geografici, il formarsi di un habitat esclusivo, in cui si sono sviluppate e adattate specie animali e vegetali del tutto peculiari. In queste Terre Incantate come furono definite dagli antichi navigatori, sbarcò Charles Darwin il 15 settembre 1835, quando aveva appena 26 anni, con l entusiasmo di un giovane, fortunato ricercatore che poteva avere ...tutto il mondo per scuola, e per maestro un insaziabile curiosità di imparare e di capire . Egli stesso così ci descrive quei luoghi: Una distesa accidentata di nera lava basaltica
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disposta in bizzarre ondulazioni e intersecata da grossi crepacci, del tutto ricoperta da una stentata boscaglia bruciata dal sole, con pochi segni di vita. La superficie arida e riarsa, scaldata dal sole di mezzogiorno, dava all aria un che di chiuso ed afoso, come se provenisse da un forno. Già dalle sue prime osservazioni naturalistiche Darwin, con intuizione geniale, riuscì a cogliere quelle specificità ambientali che, successivamente, diverranno i fondamenti strutturali della sua teoria evolutiva. Ci dice: La maggior parte degli organismi sono autoctoni e non si trovano in alcun posto e anche gli abitatori delle diverse isole differiscono tra loro; malgrado ciò conservano tutti una marcata affinità con piante e animali sudamericani dai quali sono però separati da un tratto di oceano largo 5 o 600 miglia. L arcipelago è un piccolo mondo a sé stante, o piuttosto un satellite dell America, dalla quale ha tratto pochi sperduti coloni e da cui ha ricevuto l impronta generica dei suoi prodotti indigeni. Se poi consideriamo le piccole dimensioni di queste isole tanto più si accresce la meraviglia per il numero dei loro esseri aborigeni e per la loro limitata diffusione. [...] Quindi, sia nello spazio, che nel tempo ci sembra di essere qui vicini, in un certo modo, a quel grande fenomeno, mistero dei misteri, che è la prima comparsa di nuovi esseri su questa Terra. Ed ancora: Il fatto che più meraviglia è che parecchie isole abbiano le loro proprie specie di tartarughe, di tordi beffeggiatori, di fringuelli e di numerose piante, e che queste specie abbiano lo stesso posto nell economia naturale del-
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l arcipelago. La notazione di Darwin è corretta poiché, in questa terra incontaminata e selvaggia, si sono verificate le condizioni necessarie per dare origine non solo a tanti ecosistemi diversi tra cui, come avviene comunemente, si realizzano processi di interazione sia interspecifici che con l ambiente stesso, ma anche e soprattutto per favorire la comparsa di popolazioni locali, per la maggior parte, assolutamente endemiche. Sono proprio le sue prime e attente considerazioni sui fringuelli a mostrarci come le sue intuizioni sull origine ed evoluzione delle specie fossero già avanzate: Osservando una tale gradazione e diversità di struttura in un gruppo così piccolo e molto omogeneo di uccelli ci si può realmente immaginare che, essendovi originariamente in questo arcipelago solo un esiguo numero di uccelli, una specie sia stata modificata in modo da assolvere finalità diverse. Per meglio far comprendere al lettore, mi trovo costretta a una disamina più specifica dell argomento. Le Galàpagos sono popolate da 13-14 specie di Fringuelli che vivono solo in questo arcipelago. La loro distribuzione nelle varie isole non è uniforme, bensì è concentrata solo su alcune di esse, sia per numero che per tipo. Di conseguenza a tale isolamento e, quindi, alle diverse condizioni ambientali, il loro regime alimentare varia, determinando una trasformazione della forma del becco. L endemismo, cioè il relativo scostarsi dalle forme originali, è maggiormente accentuato nel caso delle isole periferiche dell arcipelago rispetto a quello delle isole centrali. Tali
differenze morfologiche non si possono spiegare se non si ammette che, derivando da una forma comune, questi Fringuelli si siano evoluti localmente in diverse specie a seguito di diversi adattamenti. La teoria Tre sono le forze che Darwin identifica come protagoniste dell evoluzione dei viventi: la variabilità intraspecifica ereditaria, la selezione naturale, la lotta per l esistenza. Già da tempo i naturalisti si erano accorti che per ogni singola specie esisteva una variabilità individuale di alcuni caratteri, al punto che era sufficiente una modesta devianza dal tipo considerato normale perché un esemplare fosse ritenuto come appartenente ad un altra specie, se non persino giudicato aberrante. Secondo la teoria darwinista la variabilità intraspecifica è casuale ed insorge spontaneamente, derivando da impercettibili differenze che esistono tra individuo e individuo di una stessa specie. Tali variazioni, che possono rivelarsi utili o dannose all organismo stesso, hanno un carattere di trasmissibilità. L idea è che la natura produca, in modo del tutto imprevedibile, tipi sempre nuovi e diversi all interno di una specie e che l ereditarietà dei caratteri acquisiti, generazione dopo generazione, determini quel processo comunemente noto come selezione naturale. Darwin dopo aver letto il Saggio sui principi della popolazione dell abate inglese Thomas Malthus pubblicato nel 1796, estrapolò dalla teoria economica quivi esposta il concetto di lotta per l esistenza quale causa della selezione naturale operata dall ambiente. Nel-
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l opera si affermava che la crescita della popolazione, comparata all aumento dei mezzi di sostentamento, avrebbe inevitabilmente prodotto uno squilibrio, fatale alla stessa conservazione della specie umana, in quanto gli uomini, calcolava Malthus, raddoppiano di numero ad ogni generazione. Trasferendo il concetto in natura, Darwin sosteneva che fra individuo e individuo e fra questo e l ambiente, esisteva una continua competizione per la sopravvivenza. Proprio l ambiente agisce come elemento selettivo che conserva i soggetti più idonei a sopravvivere. È il caso della Biston betularia, farfalla notturna dell Europa occidentale e dell Inghilterra. Di giorno vive sulle cortecce bianche delle betulle dove, per il colore chiaro delle ali, si mimetizza perfettamente. Se nasce, come talvolta accade, qualche individuo di colore grigio scuro, questo non potrà mimetizzarsi sui tronchi delle betulle ma sarà certamente più indicato a sopravvivere, per esempio, nelle zone industriali annerite dai fumi delle combustioni. In un simile ambiente, infatti, la varietà carbonaria sfugge più facilmente all avvistamento degli uccelli predatori. Per formulare la sua teoria, Darwin utilizzò anche i risultati derivanti dal lavoro degli allevatori di piante ed animali domestici. In questo caso lo scopo era di realizzare nuove varietà che presentassero i caratteri desiderati. Per ottenerle gli allevatori operavano una selezione artificiale degli individui ritenuti più idonei alla creazione di nuove razze. Fu così che dalle osservazioni sul metodo degli incroci selezionati derivarono le prime teorie scientifiche e,
successivamente, i primi studi di genetica. Certo Darwin, quando pubblicò L origine delle specie, non sapeva nulla di genetica che, com è noto, prese l avvio intorno al 1865. Lo scienziato A.Weisman chiarì un importante problema lasciato irrisolto dalla teoria darwinista. Operò una distinzione fra germe e soma, per discernere ciò che, nel protoplasma cellulare di un individuo è ereditario, da ciò che non lo è. Al germe, localizzato nelle cellule germinali, si deve la capacità di trasmettere i caratteri ai discendenti, mentre il soma non è coinvolto nel processo ereditario. Weisman afferma che nel germe si verifica una mutamento spontaneo, indipendentemente dalle sollecitazioni ambientali, ed è esattamente su questa variazione che agisce la selezione. De Vries, nel 1901, studiando proprio le variazioni germinali ereditarie le chiamò mutazioni, indicandole come la causa prima dell evoluzione. Secondo lo studioso tali mutazioni non sono né graduali né di modesta entità, ma saltuarie e importanti, così da generare una nuova specie. Da quanto detto sin ora si può concludere che, per evoluzione dei viventi si intende un progressivo adattamento degli organismi all ambiente, il quale agisce come forza selettiva e non ordinatrice. In altre parole, è possibile affermare che la Natura favorisce la sopravvivenza del più adatto. Il biologo evoluzionista Theodosius Dobzhansky sostiene, giustamente, che l uomo costituisce l esempio migliore della sopravvivenza del più adatto, grazie alla grande novità, assolutamente esclusiva, di trasmettere le
proprie conquiste selettive per mezzo della cultura, cioè con il linguaggio e la scrittura. Naturalmente la Natura ha le sue leggi e di questo, Darwin, ne era pienamente consapevole, tanto da stigmatizzare tale verità nelle pagine conclusive della sua opera affermando che È interessante contemplare una plaga lussureggiante, rivestita da molte piante di vari tipi, con uccelli che cantano nei cespugli, con vari insetti che ronzano intorno, [...]e pensare che tutte queste forme così elaboratamente costruite, così differenti l una dall altra in maniera così complessa, sono state prodotte da leggi che agiscono intorno a noi. Queste leggi, prese nel loro più ampio significato, sono la legge dell accrescimento con riproduzione; l eredità [...]; la variabilità per l azione diretta e indiretta delle condizioni di vita, e dell uso e non uso; il ritmo di accrescimento così elevato da condurre a una lotta per l esistenza, e conseguentemente alla selezione naturale che comporta [...]l estinzione delle forme meno perfette. [...] Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con le sue diverse forze, originariamente impresse dal Creatore in poche forme, o in una forma sola; e nel fatto che, mentre il nostro pianeta ha continuato a ruotare secondo l immutabile legge della gravità, da un così semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano e evolversi. P.54: Microscopio appartenuto a C.Darwin; p.55: Ritratto fotografico di Darwin e suo autografo; p.56/57: Veduta di una isola delle Galapagos.
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Canzone perduta
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el secondo articolo di questa rubrica, intitolato La canzone d autore comincia a volare , ho raccontato il big bang della canzone d autore in Italia rievocando la rivoluzione musicale del 1958 di Domenico Modugno. Mi sembra utile tornare sull argomento e completare il quadro con un sintetico excursus a volo d uccello nella storia e nella geografia musicale del nostro Paese, dalle origini ai giorni nostri. La canzone d autore propriamente detta, sin dai suoi esordi, si ramifica in scuole . Più che di scuole, è assolutamente evidente, si tratta di officine dove si sperimenta la via italiana alla canzone d autore, in un interrelazione che si colora dello specifico carattere culturale della regione o città d appartenenza. Ecco quindi nascere la scuola "genovese", con i vari Tenco, Paoli, Bindi, e da lì a poco, Ivano Fossati, dotata di una forte carica intellettuale ed esistenzialista, almeno all inizio francesizzante, grazie ai modelli di Brel e Brassens e a tratti influenzata, almeno per quanto riguarda Luigi Tenco, da certe morbide e malinconiche atmosfere jazz, che ricalcano lo stile canoro di Nat King Cole. Su tutti, a mio parere, giganteggia - mi spingo a dire a livello internazionale - la figura indimenticabile di Fabrizio De Andrè, artista che ha compiuto un percorso culturale immenso, di straordinaria ampiezza poetica, civile e letteraria. A tratti, al suo fianco, primarie figure di collaboratori quali Mauro Pagani, Nicola Piovani, la PFM ed il cantautore veneto Massimo Bubola che ha firmato con lui brani storici quali Rimini, Fiume Sand Creek, Sally, Hotel Supramonte e che è tuttora impegnato in una produzione vitale ed affascinante. C è poi la scuola bolognese , che riflettendo appieno il carattere emiliano - vedi Guccini e Dalla - si presenta più sanguigna, meno intellettuale, a tratti più politica , più popolare, più gaudente e al contempo amara, comunque sempre orientata a modelli letterari di riferimento: vedi la solida scrittura in ottava rima di Guccini o i riusciti esperimenti d integrazione fra le poesie di
Canzone perduta Roversi e la scattante musicalità compositiva ed interpretativa di Lucio Dalla. Milano, da sempre la vera capitale discografica del nostro paese, com è frequente nella sua storia, offre un ricco panorama di sperimentazioni e modelli stilistici. Dall impegno autenticamente culturale, a tratti venato da un originale timbro letterario di Roberto Vecchioni, al ritmo pulsante e metropolitano di
Eugenio Finardi. Dalla graffiante e burlesca ironia di Enzo Jannacci, fino al talento prima musical-leggero e poi sempre più impegnato e carico di espressività teatrale, di Giorgio Gaber. Roma risponde con il folk studio di Cesaroni, autentico vivaio di grandi artisti più o meno conosciuti, quali Francesco De
Gregori, il compianto Giorgio Lo Cascio, Mimmo Locasciulli, Antonello Venditti, tutti più o meno influenzati, pur conservando un senso d inconfondibile lirismo italiano, dal mito americano di Bob Dylan, Leonard Cohen, Tom Waits e dalle sonorità romantiche del pop inglese. Un po più a sud, Napoli, forte di una solida e ricca tradizione musicale ereditata da grandi autori come Salvatore Di Giacomo, e scandita da straordinari interpreti come Roberto Murolo e l oriundo Domenico Modugno, con l avvento della nuova canzone d autore di Edoardo Bennato e Pino Daniele, attinge a piene mani dal suo immenso bagaglio d echi, contaminazioni e suggestioni anche linguistiche, retaggio delle tante dominazioni straniere riproponendo, in chiave mediterranea, sonorità americane, jazzistiche, africane ed etniche, con esiti davvero originali e avvincenti. Concludo questo breve viaggio a volo d uccello nella grande canzone d autore italiana con due autentici outsiders: Paolo Conte e Franco Battiato. L avvocato astigiano Paolo Conte innova la scrittura di musica e parole coniugando in uno stile inimitabile -non a caso apprezzato a livello internazionaleil jazz della sua formazione giovanile, con tematiche esistenziali ed amorose affrontate con disincanto, ironia e colori linguistici pittorici , potentemente rarefatti ed evocativi, in equilibrio tra sublime provincialismo e suggestioni esotiche. Il catanese Franco Battiato, dopo il periodo giovanile dello sperimentalismo musicale che gli valse nel 1984 il Premio Stockhausen, si distingue per una scrittura ermetica e popolare al tempo stesso, attualissima anche per le tematiche geopolitiche messe in campo: la storia dell Oriente arabo e dell Occidente cristiano, il loro scontro-incontro culturale. Consonanze esoteriche, si dipanano attraverso una lunga, affascinante serie di capitoli musicali dove s inseguono e sovrappongono echi di danze sufi, nostalgie di spiagge mediterranee, citazioni d avanguardia, angoli d infanzia siciliana dove il tempo sembra sospeso, incurante della storia. P.58: Estrella, J. Miro, 1893/1983, collez. priv.
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Sotto il segno di Darwin
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Silvia Ghelardini
e celebrazioni per il duecentesimo anniversario della nascita di Charles Darwin cadono in un momento estremamente significativo, per ciò che riguarda i temi e la percezione del valore della vita. La tematica fondamentale del libero arbitrio si fonde, per noi, con la percezione che l uomo contemporaneo ha delle libertà individuali e ci interroga su quanto l epoca vittoriana, in cui Charles Darwin visse e operò, dette quale contributo alla definizione di Essere umano. A Darwin va attribuito il merito di aver individuato nella selezione naturale, il principale motore dell'evoluzione delle specie ma, nel momento stesso in cui si scoprivano le società cosiddette primitive, il concetto stesso di evoluzione entrava in crisi e il riferimento ad una tradizione religiosa univoca risultava inadatto a coprire tutti i differenti stadi di civilizzazione e le diverse culture; i tentativi di convertire popolazioni autoctone a religioni imposte dall esterno, hanno sempre sortito tragedie immani, nel passato remoto come in quello più recente, e solo da poco, superate le teorie del materialismo con il contributo migliore della scienza, si ha un idea della profondità dei legami tra i cicli geologici del pianeta e la memoria delle culture antiche. La biografia del celebre geologo ci dice che
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la composizione del testo sulla teoria delle specie, era già ultimato se non definitivo, alla metà degli anni quaranta del 1800 e che Darwin continuò ad approfondire le tematiche evolutive con il metodo sperimentale, praticamente per tutto il resto della sua vita; infatti le sue teorie non furono pubblicate se non nel 1859, a causa di numerosi fattori: la necessità di mettere al sicuro la paternità delle sue scoperte, la complessità del suo carattere, schivo e pignolo, la morte della figlia prediletta nel 1851 che contribuì ad assorbirlo nello studio quotidiano, una sorta di autoterapia contro il dolore, e non ultima, la certezza dei contrasti d opinione che si sarebbero prodotti nella società internazionale, tra quelli che si sarebbero poi definiti evoluzionisti e quanti sostenevano invece il creazionismo. Le sue stesse convinzioni di fede si modificarono col trascorrere degli anni fino a chiudersi all ipotesi di un intervento divino nel destino umano, ma il problema religioso rimase centrale nelle sue riflessioni, benché in forma dubitativa. Ciò che maggiormente preoccupò e scandalizzò i contemporanei (ma non tutti) di Darwin fu, in via generale, l asserzione che la Vita animale seguisse un percorso evolutivo, rispondente a leggi di adattamento ad un ambiente e a circostanze, che favorivano una selezione per criteri di forza, forma, dinamica, necessità, astuzia; che la vita avesse quindi una sua logica di progressione con-
tinua, al contrario di quello che la lettura più tradizionalista delle Scritture offriva; in via più particolare, le coscienze dei contemporanei furono turbate dall ipotesi che l essere umano fosse da considerare (biologicamente parlando) un animale, data l innegabile similitudine con la struttura ossea dei Primati e pertanto, che fosse anch esso sottoposto a leggi genetiche suscettibili di una propria evoluzione, in relazione all ambiente in cui esso vive, al pari di tutte le altre manifestazioni animali. Alcuni dei punti sostenuti nei libri che diffusero le teorie darwiniane -L Origine delle specie e L Origine dell Uomosono da tempo divenute nozioni comuni, anche per chi non si occupa di scienza se non sfogliando le riviste divulgative del settore. Nessuno di noi oggi, si sognerebbe infatti di mettere in discussione l appropriatezza delle evidenze della geologia o della paleontologia ma, al tempo in cui Charles Darwin compì il viaggio di studio intorno al globo a bordo del Beagle , il concetto di tempo profondo - cioè dell antichità degli strati geologici - ancora non esisteva, l idea diffusa intorno all età del pianeta era limitata a poche migliaia di anni, confinata alla tradizione letterale dell Antico Testamento che stabiliva i sette giorni della Creazione come Tempo Assoluto e Immobile. L Uomo e la Donna erano ancora le creature scacciate dal paradiso terrestre e il marchio del peccato originale segnava le azioni e le intenzioni degli esseri umani. A questa rivoluzionaria teoria è da ascrivere perciò, il merito di aver introdotto un ottica assolutamente moderna, nell affrontare la ricerca delle cause attraverso l attenta ricostruzione degli indizi materiali; non a caso infatti lo studio degli strati geologici fu il punto di partenza di Charles Darwin per le deduzioni nell ambito della tassonomia. Due personaggi letterari, peraltro, fanno ben comprendere quale fu l impatto delle teorie darwiniane sulla società vittoriana: Sherlock Holmes e Mowgli. Entrambi alla fine del XIX secolo ne incarnavano ormai i metodi e i risultati. Considerare la Terra come un organismo in trasformazione e la Vita come capace di aderire alla necessità di trasformarsi o soccombere, è esattamente l ottica con cui oggi la scienza si approccia ai fenomeni naturali: eppure anche se tutto il meraviglioso concentrato di azioni e reazioni, di lotta per la sopravvivenza e della conseguente trasformazione di energia e materia, ci parla delle conseguenze di un
l Occhio di Minerva
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on ti diedi né volto, né luogo che ti sia proprio, né alcun dono che ti sia particolare, o Adamo, affinché il tuo volto, il tuo posto e tuoi doni tu li voglia, li conquisti e li possieda da solo. La natura racchiude altre specie in leggi da me stabilite. Ma tu non soggiaci ad alcun limite; col tuo proprio arbitrio al quale ti affidai, tu ti definisci da te stesso. Ti ho posto al centro del mondo affinché tu possa contemplare meglio ciò che esso contiene. Non ti ho fatto né celeste né terrestre, né mortale né immortale, affinché da te stesso, liberamente, in guisa di buon pittore o provetto scultore, tu plasmi la tua immagine. G. Pico della Mirandola Oratio de hominis dignitate da l Opera al nero di M.Yourcenar
ipotetico inizio, ancora non ci dice abbastanza sulla scintilla primordiale, se un intervento esterno ci sia stato e da parte di chi. Gli antichi, forse molto più vicini di noi alla fonte dell ispirazione, decretavano la nascita, l invenzione dell Uomo ad opera degli Dei e non a caso per noi massoni la logica perfetta dei numeri, che investono l esistenza delle galassie come degli atomi, il valore dell Uno e del Principio Assoluto non smettono di avere un significato arcano. Alcuni scienziati contemporanei di Darwin obiettarono alla tesi della continuità evolutiva: lo stesso Lyell, suo grande amico, contestò l ipotesi di un graduale e continuo evolversi dell animale umano e postulò nel suo libro The Geological Evidences of Antiquity of Man, un momento in cui un salto evolutivo avrebbe separato l Uomo dal resto dei suoi antenati scimmieschi. Gli interrogativi che ci poniamo ancora oggi in fondo non sono cambiati, nonostante la quantità di informazioni che arricchiscono le nostre biblioteche. E sufficiente spostare l attenzione dal piano pragmatico della vita quotidiana, per tornare a formulare la stessa domanda, antica di migliaia di anni e chiederci: perché l Uomo è l unico vivente del pianeta a riflettere su se stesso e su quello che lo circonda? Cosa è successo ad un certo momento che ha diversificato e cambiato per sempre il destino del Pianeta e il nostro? Ci è sufficiente oggi, considerare l esistenza in termini di creazionismo o evoluzionismo assoluti? Credo che per noi il problema si ponga, come sempre, nei termini della morale più illuminata e dell esercizio della Ragione: se è vero che l Essere umano possiede, aldilà del proprio dato biologico, la capacità di indagare con l intelligenza il significato dei valori spirituali, deve anche poter rispondere in piena libertà - dialogando con il Principio divino - delle proprie decisioni personali, sulle quali non sia consentito porre il non licet del dogma. Deve a mio parere, poter difendere ad esempio la qualità della propria esistenza in vita, quando a dispetto del naturale corso delle cose, la medicina o la tecnologia abbiano spostato in avanti il confine della morte biologica, accettando il sopravvenire di un diverso stato di coscienza come, questo sì, un reale momento di evoluzione. P.60: Appunti autografi di C.Darwin; p.61: Ritratto fotografico di Darwin.
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Riflessioni
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gni forma che vedi ha il suo Tipo Supremo nell Oltrespazio: se la forma scompare, non temere: la sua radice è eterna. Ogni immagine che vedi, ogni discorso che ascolti Non penarti quando scompare, ché questo non è vero. Poiché eterna è la fonte, i suoi rami scorrono sempre, e poi che ambedue mai cessano, inutile è il lamento. Considera l Anima come fontana e le opere sue come rivoli: finché la fonte dura ne scorrono freschi i ruscelli. Via dal cervello il dolore, e di quest acqua pur bevi; non temere che si secchi, è acqua senza sponde! Da quando tu venisti in questo mondo d esseri Davanti ti fu messa, a salvarti, una scala. Fosti dapprima sasso, poi divenisti pianta, e ancora poi animale: come ciò ti è nascosto?
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Poi divenisti Uomo con scienza, mente e fede: guarda come ora è un Tutto quel corpo, già Parte di terra! E, trascorso oltre l Uomo, diverrai Angelo certo, oltre questa terra, dopo, il tuo luogo è nei cieli. E passa ancora oltre l Angelo e in quel Mare ti immergi: così tu, goccia, sarai mare immenso e Oceano. (Gialal ad-Din Rumi, Balkh, Khurasan 1207 - Konia, Anatolia 1273, Poesie Mistiche, Frammento n°46 trad. Alessandro Bausani, Milano 2001) Riflessioni Nel corso degli anni troppe volte ai cataclismi ambientali con tributi di morti e distruzione, duramente pagati da innocenti, abbiamo sentito seguire solo parole. Forse per comodità, forse per corruzione, forse per maligna freddezza che trova nella disgrazia altrui una buona occasione di profitto, la società ed i governi hanno
trasformato in cronici quei mali che potevano essere estirpati in tempi accettabili e con interventi concreti. E' innegabile che assistere a tutto ciò per ogni uomo di buoni costumi, che consideri il suo simile un fratello, ha costituito una lezione ed un'occasione per riconoscere la propria impotenza di fronte al fallimento delle pubbliche istituzioni. Oggi è accaduto il contrario. Il sisma dell'Aquila ha fatto nascere da quest'atavica rabbia stratificata nel tempo, la matura volontà di dare, di aiutare, di intervenire personalmente, anche senza passare dai ministeri, dalle segreterie, dalle commissioni. Solo dopo pochissime ore, volontari organizzati in corpi addestrati o in gruppi spontanei erano là sul posto a scavare con le mani per salvare la vita a tanti, tantissimi infelici. La Gran Loggia d'Italia attivata da puntuali e tempestivi appelli del Gran Maestro è stata da subito presente e fattiva. Oggi rinnoviamo ai fratelli aquilani tutta la nostra affettuosa partecipazione e la volontà di aiutare ancora ed ancora, finché ce ne sarà bisogno, a ricostruire un mondo solido nelle mura e nella catena d'amore. (A.G.)
Logge
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ircolo Culturale R. L. Massonica R.Kipling: questa definizione Circolo culturale ed il suo inquadramento nella società civile fu suggerita da Franco Franchi, emerito Gran Commendatore. Fu l idea di una entusiasmante proiezione verso il mondo profano, a suo tempo incoraggiata dal compianto Gran Maestro, con l obbiettivo di sostanziare il nostro impegno per il bene dell Umanità. Oggi questa sigla è riportata (e lo è da anni) sui protocolli delle diverse Istituzioni internazionali, iniziatiche e profane, con le quali la Loggia Kipling di Firenze ha incrociato complessi e facondi rapporti. Il suo campo di azione è l ambito della pacificazione in tutti i suoi significati e su tutti i piani di azione. I primi contatti in questa direzione operativa si ebbero tra diversi fratelli durante la Gran Maestranza Franchi, riservatamente ma regolarmente, così come le varie istituzioni massoniche coinvolte all epoca furono sempre scelte tra quelle regolari e riconosciute. In collaborazione con poche altre Logge d Italia, di Francia, di Spagna, Grecia e Svizzera, i nostri Fratelli hanno progettato e progressivamente allargato il campo di lavoro, affiliandosi alla più importante organizzazione di Peace Keeping in ambito mondiale, la International Peace Bureau di Ginevra, fondata da un Massone alle fine dell Ottocento e creando, proprio in Italia, l unica emanazione estera esistente. Attraverso la sua costituzione e lavorando strettamente in contatto con istituzioni , società civile e marginalmente anche con organizzazioni massoniche internazionali,
l Associazione così costituita ha operato attivamente, in diverse direzioni e ambiti sociali, per la realizzazione degli obbiettivi prefissati che, a tutt oggi, si sono già in parte realizzati nelle modalità qui di seguito elencate: - E stato creato e finanziato un premio letterario annuale internazionale, con partecipazione di tutti i livelli scolari d Italia e di altre 12 nazionalità. Il patrocinio e la medaglia del Presidente della Repubblica sono stati i riconoscimenti significativi delle ultime edizioni. - E stato organizzato e sostenuto un corpus che insegna peace keeping nelle comunità, nelle scuole, nelle carceri, realizzando e crescendo un gruppo di students giovani e giovanissimi, tutti laureandi, neolaureati e specializzandi, che si è fatto carico di diffondere l idea del vivere in pace. - E stata incentivata in Italia la nascita di organizzazioni internazionali allo scopo di sensibilizzare alla non proliferazione nucleare e alla differenza d uso del nucleare stesso. - Si è costituito in Sicilia una organismo di pace che spazia sul Mediterraneo, all interno del quale operano giovani e giovanissimi in collaborazione con docenti universitari, specialisti del settore, imprenditori e chiunque voglia collaborare. - Sono state organizzate e finanziate una serie di iniziative, con supporto diplomatico e governativo nazionale ed estero, finalizzate alla creazione, in zone di guerra o di pacificazione relativamente recente, di ospedali destinati alla cura di bambini mutilati o colpiti da armi chimiche. E stato possibile
realizzare queste iniziative grazie al lavoro quotidiano e sotterraneo di molte persone che, attraverso la costituzione di una rete di contatti nazionali e internazionali, hanno cercato di sensibilizzare le coscienze sul concetto di pace e di progresso umano. A tale scopo si è cercato, in seno all International Peace Bureau, di operare in modo deciso e continuo, stimolando lo sviluppo delle collaborazioni nazionali e internazionali, organizzando e finanziando, quando necessario, enti e istituzioni . Questo lavoro appassionante, paziente e lento, fatto di costanti inserimenti nel tessuto quotidiano della società, per un periodo assai lungo si è concentrato in alcune aree internazionali particolarmente travagliate e, proprio in questi giorni ha prodotto i primi risultati. Infatti, grazie ai rapporti fiduciari costituiti ai massimi livelli istituzionali, è stato possibile realizzare un accordo (finanziato) per la creazione di ben tre ospedali, nelle zone di interesse, con la partecipazione della regione Toscana e del Governo estero destinatario. E importante sottolineare e porgere alla riflessione di tutti il fatto che questa proiezione operativa nasce da coloro che hanno speso idee e coraggio per prendere decisioni difficili e a volte pericolose, le quali hanno smarcato tutto il loro cammino, giorno dopo giorno.Questa linea d azione lungo la quale, chi ha operato finora, lo ha fatto con impegno e senza clamore, potrebbe essere un auspicio, un primo passo al quale altri, ugualmente facondi, potrebbero dar seguito con azioni altrettanto incisive.
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Arte
Arte e Massoneria
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abato 9 maggio, si è inaugurata la Prima Collettiva Itinerante di opere d arte di ispirazione massonica realizzate in occasione del Concorso Nazionale di Arti Figurative della GLDI. La Mostra è stata allestita nelle Sale del Castello Baronale Martucci di Valenzano, ridente borgo a pochissimi chilometri da Bari, messe a disposizione per l occasione dalla Baronessa Martucci, benemerita promotrice di cultura. Vi hanno partecipato una cinquantina di artisti da tutta Italia, che hanno inviato 60 opere, tutte ispirate ai due temi proposti per il Concorso: L Iniziato e La libertà nella ricerca della verità . All inaugurazione è intervenuto, in rappresentanza del Gran Maestro, il Luogotenente Sergio Ciannella che, insieme al Delegato Magistrale per la Puglia, Renata Salerno, ha illustrato le finalità dell iniziativa: i principi universali e senza tempo che la Massoneria trasmette possono essere ancora oggi fonte d ispirazione per coloro i quali hanno una sensibilità artistica e la capacità di trasferire in oggetti reali il loro profondo sentire. Il Concorso e la Mostra hanno lo scopo di evidenziare e valorizzare questa straordinaria capacità che contribuisce ad accrescere il valore e il significato del percorso massonico. Il folto pubblico intervenuto ha avuto modo di soffermarsi sulle pregevoli opere esposte, che hanno attirato l attenzione per la loro originalità. Gli artisti hanno variamente interpretato i temi assegnati dando prova di grande sensibilità interiore e di particolare attenzione nei confronti del fruitore finale dell opera d arte. Il pubblico è stato attratto dall interpretazione di un segno o di un colore, oppure si è soffermato sulle tecniche pittoriche o grafiche che rendevano particolarmente intrigante la riflessione sul percorso mentale sotteso ad una data opera. Si è trattato, quindi, di un evento di grande successo, sia per i fratelli partecipanti, sia per chi, inizialmente solo incuriosito dagli articoli apparsi sulla stampa locale, ha realizzato un approccio al mondo massonico del tutto innovativo e affascinante, scoprendo, con piacevole stupore, la ricchezza che da questo promana.
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Poesia Al Sole trionfante China stava la spiga nell'attesa fatale della falce e nell'aprico del superno manto Sothis giocava coi ricordi, antiche teofanie e leni mormorii di sacerdoti sgorgavan dalle fonti del passato, mentre Lerna, vittima di un dio, segnò di cinque luminari il cielo. Era il momento atteso l'Astro alitò a pieno la sua forza, la notte raggrumò e le sue figlie, desolate di luce, scomparvero nell'arso della terra. Libammo allora al Sole, lui luce, lui speranza, lui trionfo, lui icona della nostra intelligenza, in lui sublime limpidezza che ogni ombra costringe in chiarità. Disco di fuoco, immagine di vita, in te virtù, vigore, sincerità d'affetto e tributo d'amore. In te risuona la voce del Battista indice di conoscenza e verità. In te la rosa, in te la croce e dell'oro la spiga, in te l'ineffabile divino che noi cercammo nell'oscurità Che la tua fortitudo, astro trionfante, illumini il cammin del buon viatore verso i sentieri delle tue dimore, dove albergo non v'è d'ombra e di scoria. Luigi Pruneti
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Il sentiero del bosco incantato
Luigi Pruneti, La Gaia Scienza Editrice, Bari, 2009, pp. 352
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l sentiero del bosco incantato è quel sentiero che un bambino attraversava spesso e di cui conosceva ogni angolo. Una sera, quasi al buio, lo stesso bambino, compiendo lo stesso percorso, rimase affascinato dal fatto che con una luce diversa, nel silenzio, forse con uno stato d animo inquieto, la strada, gli alberi, le foglie, le ombre, ogni particolare di quel paesaggio così familiare, acquisivano forme originali e sconosciute e per la prima volta poté intravedere dietro ogni cosa un significato diverso, misterioso, più profondo. Quel bambino è l autore di questo volume sull esoterismo nella letteratura. E quel sentiero è quello che ha condotto l autore, il professore Luigi Pruneti a diventare Sovrano Gran Commendatore della Gran Loggia d Italia. Scrivere un trattato completo sull esoterismo in letteratura è opera impossibile da compiere per qualsiasi studioso per quanto erudito ed immerso nella materia. Per questo va riconosciuta all autore la sincerità e l umiltà che deve essere alla base di un lavoro di questo tipo. Infatti già dal sottotitolo, appunti sull esoterismo nella letteratura , appare evidente che l opera nasce dalla propria esperienza sul campo non solo come studioso ma soprattutto ed ancora prima come lettore (come potrebbe non esserlo?) della materia. Il professor Pruneti ci mette a disposizione con queste 350 pagine la sua biblioteca di narrativa. Sono state prese in considerazione solo opere letterarie tralasciando di proposito le opere, trattati, saggi ed enciclopedie, prettamente di pensiero e filosofiche che avrebbero reso il libro troppo complesso, ancora più difficile da realizzare ed avrebbero portato il discorso su un livello differente. Sono trattati con equilibrio tutti i periodi storici e letterari. Il risultato può essere duplice: interessare e coinvolgere in una lettura non tradizionale chi ha un semplice e mai coltivato interesse per l argomento, oppure "provocare" chi, avendo intrapreso un percorso iniziatico, può trovare stimoli nuovi, spiegazioni, curiosità tali da essere invogliato a leggere testi non conosciuti
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o, ancora più interessante, rileggere opere che credeva di "possedere". Questo libro quindi non si presenta come una storia della letteratura magari vista da una diversa prospettiva. Piuttosto ci offre con semplicità ed equilibrio una chiave per poter effettuare qualsiasi lettura. Vi sono centinaia di opere e decine e decine di autori citati ed il metodo usato per affrontare l argomento è sicuramente efficace. L Autore non compie alcuna distinzione tra capolavori assoluti, opere classiche ed opere minori ed inserisce nella letteratura, con una scelta, mi permetto di dire rivoluzionaria, anche i cartoni animati, i fumetti e tutto ciò che a molti critici di mestiere ed omologati sembrerebbe una bestemmia. Quanti accetterebbero l idea di prendere in considerazione il fatto che il villaggio dei puffi può essere letto come una comunità comunista o una loggia massonica dove il grande puffo con la barba è il venerabile se non addirittura Marx?? Eppure le pagine più interessanti (forse per la loro originalità) sono quelle che riguardano Hugo Pratt o Manara, Disney o Blade Runner di Dick, dove le ultime frasi del replicante che sta per morire e che ha trovato la propria "umanità" raggiungono un elevato pensiero iniziatico. E che dire di Dylan Dog, investigatore dell incubo e Martyn Mistere, l archeologo accompagnato dal suo aiutante preistorico Java, che affrontano in chiave moderna il complesso mondo dei misteri? E la passione di Tex Willer per l occulto? E Qui, Quo, Qua, "fratelli" e con un manuale dal quale apprendono come superare le difficoltà, manuale delle (G)iovani (M)armotte? Per affrontare questi argomenti che a molti possono davvero sembrare blasfemi rispetto al concetto tradizionale di letteratura, lo sappiamo, è necessaria una sincera apertura mentale, bisogna tenere ben distante qualsiasi concezione dogmatica dell arte e non solo, e respingere nel modo più assoluto qualsiasi forma presente e passata di oscurantismo. Sono strumenti indispensabili lo studio, la riflessione, uno spirito critico libero da ogni condizionamento. Strumenti che permettono di intravedere dentro ogni uomo quella piccola scintilla divina indispensabile per intraprendere un cammino di consapevolezza
e conoscenza. Quella scintilla che può permettere ad ognuno di immergersi in quell infinito (nel senso matematico del termine) patrimonio simbolico che può condurre all illuminazione, che può consentire ad ogni uomo di partecipare al sacro, intendendo quindi con "ricerca esoterica" la più alta ed estrema libertà dell uomo. E questa la via per accedere ai segreti allegorici che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare la crescita interiore di ciascuno di noi e che scorrono incessanti tra le pagine ed i capitoli del libro. Ecco quindi il mito della caverna e le sue innumerevoli presentazioni, l eterno mito di Ulisse, incessante, mai risolto, ripetuto e riproposto nei secoli in ogni luogo e in ogni forma. Ecco il viaggio verso l ignoto, la necessità di apprendere, capire, assimilare, trasformare e ridonare agli altri la propria conoscenza. E non importa se questo viaggio sia una discesa negli inferi o al centro della Terra, o un esplorazione cosmica in altre galassie. Non importa se il maestro è il comandante di un astronave, un marziano, un condottiero, un marinaio o un esploratore. Ecco la morte a cui segue sempre una rinascita in un ciclo eterno di crescita e purificazione, ecco il rapporto con Madre Terra ed i segreti primordiali che ci legano ad essa. Ecco la lotta per la libertà, all intolleranza, alle censure di ogni tipo, ecco la lotta contro chi trama per innalzare e cementare le oscure prigioni del vizio. Tutto questo si attraversa in pagine e pagine che stimolano e spiegano, ricordano e provocano. Pagine che accendono la fantasia, che intrecciano sacro e profano nella spirale della storia e della vita. Ecco scorrere sotto gli occhi del lettore il mondo sconosciuto che cerchiamo di scoprire con il lavoro di ogni giorno: i segreti orfici, eleusini, Mitra, Iside, Kabalah, gli gnostici e poi via via crociati, templari, eretici, carbonari, oppressi ed oppressori, saggi e mistificatori, tutti legati dallo stesso
filo, tutti incastonati nelle due facce della solita stessa medaglia. Ed allora arrivano i due interessantissimi ed appaganti capitoli sulla letteratura massonica anticlericale e quella cattolica antimassonica. Lo scopo del libro a mio parere è quello di sottolineare ancora una volta che ogni cosa offre un significato di lettura che trascende da quello tradizionale. C è un percorso parallelo (a partire dai primi graffiti rupestri) nella storia, nell arte e nello specifico in letteratura che non è accessibile a tutti e noi lo sappiamo bene. Un percorso che viene appositamente e
"istituzionalmente" ignorato da sempre nella continua forzatura all omologazione del pensiero, caratteristica principale di qualsiasi potere, politico o religioso, nel corso della storia. Un percorso che non viene insegnato a scuola, a cui mai si accenna quando si insegnano le opere dei maestri della letteratura. Come si capirebbero meglio, come si coglierebbe l essenza di opere di autori come Carducci, D Annunzio, Goethe, Hesse, Yourcenair, se si potesse apprendere già dai banchi di scuola la loro passione per tutto ciò che è esoterico ed il modo in
Biblioteca cui lo hanno affrontato nella vita! E come sarebbe più vera la lettura di Pinocchio se si spiegasse che non si tratta solo di favola per bambini ma di opera esoterica per eccellenza? Ed in quante centinaia di altre opere gli autori ci hanno messo a disposizione elementi per decifrare verità occulte? Quante opere permettono di essere "sviscerate" affrontandole con occhio diverso e attraverso letture successive? Nonostante ciò i tempi recenti ci dimostrano che più si tenta di impedire il progresso del pensiero, più la natura stessa dell uomo tenta di reagire in forme e modi diversi e che la difesa di questo, da sempre, è affidata a chi ha cercato e trovato gli strumenti per tentare almeno di capire. L uomo tecnologico non rimane seduto sul comodo concetto di modernità, solo parzialmente appagante. L appiattimento della cultura, l affermazione di modelli unici di pensiero, le ideologie totalitarie e non, l uso devastante dei nuovi mezzi di comunicazione, il consumismo irrazionale, l informazione castrata e prezzolata non hanno fatto altro che aumentare la domanda di verità (spesso solo apparentemente occulta) su tutto, davvero tutto, una verità che non dia necessariamente risposte certe, ma risposte che stimolino altri quesiti, che permettano ad ognuno di approfondire pensieri e ragionamenti rivolti verso la più irrinunciabile esigenza: la difesa e la possibilità di sviluppare il proprio intelletto attraverso la propria sensibilità, la propria esperienza e lo scambio delle idee. Insomma, il lettore alla fine del volume avrà la sensazione di aver fatto una bella passeggiata ed in ottima compagnia attraverso quel sentiero che attraversa il bosco incantato.....dove, dopo essere germogliati, i fiori del pensiero si sono trasformati in frutti da cogliere e mettere via per il prossimo inverno. Maurizio Cohen
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Recensioni
La santa Fabbrica del Vittoriale nel carteggio inedito d Annunzio Maroni Franco Di Tizio, Ianieri editore, Pescara 2009, pp 718
Chi ama documentarsi o anche solo curiosare nella vita più intima dei personaggi illustri e viaggia rapito tra diari, epistolari e memorie, in questo inedito carteggio troverà molta materia per il suo interesse. Si alternano tra le copiose pagine della pubblicazione i testi scritti dall Imaginifico, ricchi di colore di raffinatezze linguistiche e sentimenti spesso estenuati, ai biglietti brevi e concisi (raramente lettere) mandati da Gian Carlo Maroni. Abitavano a pochi passi di distanza, ma la comunicazione tra loro veniva assai spesso affidata alla carta scritta. Maroni, architetto trentino, fu il progettista del Vittoriale, quel complesso di edifici a Gardone Riviera in cui il poetavate elesse la sua dimora, quella definitiva, dopo la triste conclusione dell avventura fiumana. Ampliando la modesta villa Cargnacco, il giovane architetto nell arco di vari anni riuscì, seguendo le complicate esigenze del Comandante, come lo chiamava nei suoi scritti, a moltiplicare spazi e
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strutture per dare la giusta ambientazione agli stati d animo più raffinati ed al simbolismo sfrenato che fecero di d Annunzio un caso letterario ineguagliabile ed un arredatore straordinario. Antesignano dello stile fusion , come oggi si chiamerebbe, amava accostare l impossibile con effetti suggestivi pari a quelli che la sua poesia riusciva ad evocare. Con la musica delle sue parole ricercate e trattate come pezzi di linguistica ardita e preziosa, dava vita a mondi intensi dove ogni tratto poteva acquisire la sostanza del cristallo. Maroni lo comprese e ne fece arte propria. L aspetto di questa collaborazione, tra architetto e vate, che può maggiormente colpire è come il destino abbia unito due menti fatte davvero l una per l altra. Mentre Gabriel sognava spazi dedicati ai suoi riti poetici e alle sue liturgie erotiche, Gian Carlo disegnava, cercava pezzi inediti, proponeva opere d arte, pagava conti salatissimi, trovava maestranze esperte, in perfetta sintonia. Divenne il braccio pratico del genio sempre più stanco e sempre più malato, ma fino all ultimo giorno fecondissimo di esigenze estetiche. Anche quando la morte divenne solo una questione di ore. La storia e le lettere di Maroni ci parlano di un uomo alla ricerca di linguaggi simbolici e spirituali i più avanzati per i tempi. In varie lettere emerge il
suo uso dello spiritismo come mezzo di conoscenza arcana e la sua onirica convivenza con larve abitatrici di mondi paralleli, mentre alcune fonti lo danno massone. Di sicuro il simbolo era divenuto il segno distintivo del suo linguaggio architettonico, e lo profuse ampiamente nell interpretazione delle necessità del suo committente. Moltissimi sono i documenti che testimoniano l impegno estremo dell architetto. Ne riporto alcuni: "Comandante, riguardo all occhio alato se non ti va la pupilla formata dal falso rubino si può levare. La piastra l ho collocata provvisoriamente al suo posto nello Schifamondo. Per la Madonna attendo l approvazione del posto per eseguire la base....." "Mio Comndante, ti mando la fotografia del Capo [Mussolini] e la lettera di S.E. che un loro incaricato mi ha portato per te. Ti mando un bronzo formato su un calco d un bassorilievo esistente a Roma, dell epoca di Michelgelo. Ai tuoi ordini...." Il Comandante rispondeva: "Fratelmo [nom de plume attribuito a Maroni da d Annunzio], speravo di poterti rivedere e riabbracciare e udire le cose alte e belle che tu hai operate. Ma sono orribilmente malato. E ho la smania di passare a traverso il mio ventre il più largo e crudo de miei pugnali...."
E tra note di storia e particolari intimi scorrono in modo sorprendente tutte le settecento pagine.
Piacere di conoscermi
Sandra Zagatti, Paco editore, Padenghe sul Garda 2008, pp 106
Sandra Zagatti è un astrologa di primo piano nel panorama degli studi rivolti ad un umanesimo senza frontiere. Attiva ed internazionale ha un approccio logico alla sua disciplina prediligendone l indirizzo psicologico ed evolutivo. In Piacere di conoscermi l autrice sperimenta una tecnica di indagine astrologica attuata attraverso fatti paradigmatici vissuti da personaggi che rispondono a precise tipologie, immersi in casi di vita che toccano l alfabeto dei sentimenti e delle condizioni umane. Si potrebbe anche dire che questo titolo sia parafrasabile in "piacere di leggermi", per il senso di serena universalità che scaturisce dai singoli racconti legati ognuno a due segni zodiacali posti a raffronto in una dialettica evolutiva. In molti casi ci si riconosce. Le cause di questa mimesi potrebbero essere diverse. Per prima cosa vorrei dire dello stile. E agile ed attuale senza cadere in espressioni gergali che potrebbero datare pericolosamente il testo. Poi è scattante, libero del superfluo, senza zeppe o lungaggini che di solito rivelano l artificio. Sandra scrive come parla, in modo essenziale ed appropriato, asciutto ed elegante. Chiaro. Un altro momento di mimesi sta nel fatto che i suoi racconti sono le storie delle vite. Non i fatti dei romanzi o le aristocratiche elaborazioni della poesia, ma fatti reali. Sono gli eventi del quotidiano umano e della sofferenza di tutti: un divorzio, la depressione, la paura di invecchiare, la mancanza di un genitore, ad esempio. Ci si riconosce. Quindi è il turno dell amore per gli animali e per la natura, nel quale la verità degli istinti dà testimonianza pura di un amore basilare, primigenio, che potrebbe legare tutte le creature...... se a volte non accadesse che........ Tutto lo scorrere dei personaggi e dei casi esemplari è letto attraverso una lente serena, sembra dirci: le cose stanno così, c è il dolore, c è la difficoltà ma c è anche la capacità di superare attraverso la comprensione di sé e della legge di evoluzione che gioca la sua parte occulta, sotto le cause degli eventi e sotto i perché che ci tormentano.
Il Segreto della Massoneria, dietro il velo di Maya Dalla prefazione di Luigi Pruneti all ultima opera di Ernesto Laudicina, edizioni Atanor, Roma 2008, pp.283
(...) Questo ultimo libro, Dietro il velo di Maya, è stato una rivelazione. In un primo momento pensavo che fosse un esame completo della Massoneria, un saggio capace di spaziare dalla storia alla simbologia, dalle eredità iniziatiche, alle evoluzioni e rivisitazioni recenti e, in effetti tutto ciò è presente nel volume. Scorrendolo si incontrano le culture dei primordi, gli antichi misteri, il templarismo, il rosacrocianesimo e i miti iperborei dell Isola bianca, della terra felice delle origini. Andando avanti si esamina, sempre con estrema competenza, le confraternite dei costruttori, la nascita della Massoneria speculativa, le Costituzioni di Anderson, le due vie della Libera Muratoria contemporanea. Non manca, infine, l approfondito esame di irrisolti problemi attuali come i rapporti della Massoneria italiana con le istituzioni e la Chiesa cattolica, tema sul quale l autore scrisse un memorabile saggio: Il cappuccio e la tiara. Impossibile il dialogo tra Chiesa e Massoneria? Ernesto Laudicina però non si ferma qui, egli vuole andar oltre, cogliere l essenza della secolare istituzione, rispondere in modo chiaro e definitivo alle domande di sempre: "Che cosa è la massoneria, quali fini persegue e con quali strumenti?". Egli insomma, vuol sgombrare dal campo i preconcetti, falsità e spettri che ingombrano l immaginario collettivo, desidera consegnare la verità alla verità, squarciare il velame dell incomprensione (....) Dietro il velo di Maya non è di conseguenza un viaggio intorno alla Massoneria ma dentro alla Massoneria, è un itinerario che ci conduce a scoprire la sua metodologia, quella in-
Presentazione descrivibile operazione alchemica che vede lo stesso soggetto essere operatore e materia, soggetto e oggetto della trasmutazione. Siffatto percorso si avvale di un esperienza diretta, è una sorta di saggio-autobiografia, nato da un antica militanza, di un vissuto ora doloroso ora esaltante, ma sempre folgorante giacché ha implicato una costante crescita interiore, una sempre maggiore percezione del sé. Ognuno di noi è un "vasel c ad ogni vento per mare" va, la vita è prova e viaggio, è un percorso nel labirinto dell esistenza, alla ricerca di un centro, lungo percorsi dedalici popolati da oscuri minotauri. Il sentiero dell iniziazione massonica è una sorta di filo d Arianna, non esorcizza i pericoli, non promette virtù taumaturgiche, sicuramente però fornisce a chi sa comprendere il lumen vitae, la lucerna dell Eremita nella IX lama dei Tarocchi. Questa bussola dell anima la si acquisisce nel tempio massonico, protetto dall anello dell Uroburo, segnacolo del tempo ciclico dell eterno ritorno. Qui tra Beth e Yud, fra le forze telluriche e quelle cosmiche, il silenzio diventa voce, la parola simbolo e il simbolo chiave per dischiudere l arca misteriosa, sepolta nelle profondità dell anima Luigi Pruneti
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Parigi 1307
Loredana Imperio Edizioni Penne e Papiri
Massoneria, Carboneria... Oreste Dito Arnaldo Forni Editore
Memorie di Giuseppe Mazzoni Guglielmo Adilardi Pacini Editore
Le societĂ segrete in Toscana Annina Baretta Arnaldo Forni Editore
Dietro la Facciata Michela Torcellan Edizioni Cleup
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R.L. Il nuovo Pensiero Oriente di Catanzaro
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a R.L. Il nuovo Pensiero ha scelto, quale proprio fregio, l Uomo Vitruviano, simbolo della corrispondenza tra microcomo/uomo e macrocosmo/universo. Sul retro reca inciso squadra e compasso simbolo della Massoneria Universale. Leonardo, disegnando il simbolo in oggetto, interpretò graficamente il pensiero espresso da Marco Vitruvio Pollione: io penso che taluni possano a ragione chiamarsi così, di subito, architetti se non coloro che fin dall età puerile,
salendo per questi gradi di dottrina, e nutriti dalle cognizioni di molte scienze ed arti giungeranno al più alto colmo dell Architettura. Tutte le scienze hanno tra di loro una corrispondenza ed una comunicazione perché la scienza universale è a guisa di un corpo intero composta da tutte le membra .
R.L. M aat Oriente di Barletta
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el disco aureo risplende l immagine solare della dea egizia M aat simbolo del percorso iniziatico. La croce Ankh segno di eternità discende dal disco di Rah e la piuma bianca di struzzo simbolo di verità, portata verticalmente sul capo, evocano il concetto di Axis Mundi-Albero della Vita che
congiunge la terra al cielo. Archetipo dei concetti di ordine cosmico, giustizia, verità, leggi di armonia, alludono ad un ordine celeste superiore ed inviolabile. Dea della bilancia, rappresenta l equo giudizio.
R.L. Costantino Nigra Oriente di Torino
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ata nell anno di V.L. 5974, la R.L. Costantino Nigra porta il nome di un illustre massone piemontese. La medaglia sul recto compone in un prezioso schema circolare i simboli della Menorah sovrastante il Sole fiammeggiante e la Luna. Tutti e tre sono i simboli della conoscenza che si realizza attraverso i tre tipi di luce: solare, lunare e iniziatica. Nel verso il gioiello porta il Delta, la Scala
a Sette Gradini, il Pavimento a Mosaico, Squadra e Compasso, la lettera G irradiante raggi luminosi e le due colonne del tempio. Il tutto è disegnato secondo un rigoroso concetto geometrico che trascende nell Arte.
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R.L. Umanita e Progresso Oriente di Sanremo
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l fregio prescelto invita ad una osservazione del disegno dal basso verso l alto come i passi di un iniziato. Dal pavimento a scacchiera si procede verso la Menorah ed il Delta. Così come la scacchiera richiama il rapporto dialettico tra due principi opposti, anche il gioiello vuole alludere alla peculiarità della terra sanremese nel Ponente Ligure. Questo è luogo di incontro
di antiche civiltà i cui uomini, nei movimenti migratori si incontravano e mescolavano le loro diversità. Ma la scacchiera allude anche allo scontro tra luce e tenebre in cui la libera muratoria trova le sue logiche radici e riconosce la sua vocazione civilizzatrice. La nostra Officina si è sempre distinta per i rapporti costruttivi e fecondi da essa allacciati con tutte le istanze del mondo
profano, con un obiettivo di rinascita. Fratelli di diversa fede religiosa e di diverse radici ideali hanno manifestato con il loro impegno di credere fermamente che ogni opera umana esprima il procedere della storia verso il G.A.D.U.
ad oggi l elenco delle Logge già pubblicato... R\L\ Cartesio O\di Firenze R\L\ Nino Bixio O\di Trieste R\L\ Scaligera O\di Verona R\L\ Minerva O\di Torino R\L\ Sile O\di Treviso R\L\ Luigi Spadini O\di Macerata R\L\ Enrico Fermi O\di Milano R\L\ Kipling O\di Firenze R\L\ Iter Virtutis O\di Pisa R\L\ Venetia O\di Venezia R\L\ La Fenice O\di Forlì R\L\ Goldoni O\di Londra R\L\ Horus O\di R.Calabria R\L\ Pisacane O\di Udine R\L\ Mozart O\di Roma R\L\ Prometeo O\di Lecce R\L\ Salomone O\di Catanzaro R\L\ Teodorico O\di Bologna R\L\ Fargnoli O\di Viterbo R\L\ Minerva O\di Cosenza R\L\ Federico II O\di Jesi R\L\ Giovanni Pascoli O\di Forlì R\L\ Triplice Alleanza O\di Roma R\L\ Garibaldi O\di Castiglione R\L\ Astrolabio O\di Grosseto R\L\ Augusta O\di Torino R\L\ Voltaire O\di Torino R\L\ Zenith O\di Cosenza R\L\ Audere Semper O\di Firenze R\L\ Justitiam O\di Lucca R\L\ Horus O\di Pinerolo R\L\ Jakin e Boaz O\di Milano R\L\ Petrarca O\di Abano Terme R\L\ Eleuteria O\di Pietra Ligure R\L\ Risorgimento O\di Milano R\L\ Fidelitas O\di Firenze R\L\ Athanor O\di Cosenza R\L\ Ermete O\di Bologna R\L\ Monviso O\di Torino R\L\ Cosmo O\di Albinia R\L\ Trilussa O\di Bordighera
R\L\ Logos O\di Milano R\L\ Valli di Susa O\di Susa R\L\ Cattaneo O\di Firenze R\L\ Mozart O\di Genova R\L\ Carlo Faiani O\di Ancona R\L\ Aetruria Nova O\di Versilia R\L\ Giordano Bruno O\di Firenze R\L\ Magistri Comacini O\di Como R\L\ Libertà e Progresso O\di Livorno R\L\ Uroborus O\di Milano R\L\ Ugo Bassi O\di Bologna R\L\ Ravenna O\di Ravenna R\L\ Hiram O\di Sanremo R\L\ Cavour O\di Vercelli R\L\ Concordia O\di Asti R\L\ Per Aspera ad Astra O\di Lucca R\L\ Dei Trecento O\di Treviso R\L\ La Fenice O\di Livorno R\L\ Aristotele II O\di Bologna R\L\ La Prealpina O\di Torino R\L\ Erasmo O\di Torino R\L\ Hiram O\di Bologna R\L\ Garibaldi O\di Toronto R\L\ Sagittario O\di Prato R\L\ Giustizia e Libertà O\di Roma R\L\ Le Melagrane O\di Padova R\L\ Luigi Alberotanza O\di Bari R\L\ Antares O\di Firenze R\L\ Cidnea O\di Brescia R\L\ Fratelli Cairoli O\di Pavia R\L\ Nazario Sauro O\di Piombino R\L\ Antropos O\di Forlì R\L\ Internazionale O\di Sanremo R\L\ Giordano Bruno O\di Catanzaro R\L\ Federico II O\di Firenze R\L\ Pietro Micca O\di Torino R\L\ Athanor O\di Brescia R\L\ Chevaliers d Orient O\di Beirut R\L\ Giosuè Carducci O\di Follonica R\L\ Orione O\di Torino R\L\ Atlantide O\di Pinerolo
R\L\ Falesia O\di Piombino R\L\ Alma Mater O\di Arezzo R\L\ Cavour O\di Arezzo R\L\ G.Biancheri O\di Ventimiglia R\L\ Sibelius O\di Vercelli R\L\ C.Rosenkreutz O\di Siena R\L\ Virgilio O\di Mantova R\L\ Mozart O\di Torino R\L\ Ausonia O\di Siena R\L\ Vincenzo Sessa O\di Lecce R\L\ Manfredi O\di Taranto R\L\ Cavour O\di Prato R\L\ Liguria O\di Ospedaletti R\L\ S.Friscia O\di Sciacca R\L\ Atanor O\di Pinerolo R\L\ Ulisse O\di Forlì R\L\ 14 juillet O\di Savona R\L\ Pitagora O\di Cosenza R\L\ Alef O\di Viareggio R\L\ Ibis O\di Torino R\L\ Melagrana O\di Torino R\L\ Aurora O\di Genova R\L\ Silentium... O\di Val Bormida R\L\ Polaris O\di Reggio Calabria R\L\ Athanor O\di Rovigo R\L\ G. Mazzini O\di Parma R\L\ Palermo O\di Palermo R\L\ XX Settembre O\di Torino R\L\ La Silenceuse O\di Cuneo R\L\ Corona Ferrea O\di Monza R\L\ Clara Vallis O\di Como R\L\ Giovanni Bovio O\di Bari R\L\ EOS O\di Bari R\L\ G. Ghinazzi O\di Roma R\L\ D.Di Marco O\di Piedimonte Matese R\L\ Oltre il cielo O\di Lecco R\L\ San Giorgio O\di Genova R\L\ G.Papini O\di Roma R\L\ Anita Garibaldi/Alpi Giulie O\di Livorno R\L\ Melagrana O\di Cosenza