Trimestrale internazionale di attualitĂ , storia e cultura esoterica Anno XXI - Settembre 2009 - numero 3
2 Un pericolo chiamato Lisbeth Salander
46 Anche il Maresciallo d Italia...
4 Equinozio: tempo di bilanci, tempo di riflessioni
48 La magia, il potere, il veicolo dell idea
12 Massoneria e diritto in Italia
54 Il medico-filosofo Pietro d Abano
18 José Antonio Ferrer Benimeli
60 L esperienza del dolore...
24 Maestro delle Cerimonie
64 La piana di Giza
Anna Giacomini
Aldo A. Mola
Sandra Zagatti
Luigi Pruneti
Sergio Ciannella
Aldo A. Mola
Filomena Barletta
Paolo Maggi
Maurizio Galafate Orlandi
Valeria Kou Jhwa
30 Una Scala tra cielo e terra
68 In Biblioteca
34 Mai è stato scritto così tanto...
70 Prossimo incontro:
40 Bernardo di Clairvaux e la musica
71 Fregi di Loggia
Recensioni
Michela Torcellan
Massimo Centini
Marco Materassi
L
Un pericolo chiamato Lisbeth Salander
Anna Giacomini
o scorso inverno abbiamo assistito ad un curioso fenomeno letterario, dilagante ed intenso, che ha saputo spostare l attenzione del pubblico, peraltro assai allarmata dalle tragedie della finanza, delle influenze perniciose, dei cataclismi naturali, su qualcosa che si potrebbe definire ludico. Ma forse il fenomeno solo ludico non è, vista la sua imponente diffusione in una temperie di tale tristezza. Uno scrittore svedese, giornalista impegnato nella lotta contro il rinascente nazismo dei paesi baltici, morto in modo improvviso ed imprevisto, nel 2004 aveva venduto alla casa editrice Norstedts una corposa trilogia dal titolo Millennium. I tre volumi, subito fortunatamente marchiati da una diffusione impressionante, e benedetti dai mercati internazionali, ebbero a loro volta la traduzione in italiano ed i librai, forti dei successi esteri, li posero in bella vista, pile su pile, all ingresso dei loro stores. Ciò
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avveniva nel nostro paese tra il 2008 e il 2009. Nonostante la mole ponderosissima il pubblico li ha accolti con un favore così straordinario da far pensare che quei testi siano un caso più che letterario, sociologico. L andamento della narrazione è quello di un attuale feuilleton, dove spionaggio, violenza, armi, scazzottamenti, giallo e suspence sono mescolati dall autore, Stieg Larsson, in modo equanime e sapiente. La trama non è affatto esile perchè si dipana complessa e ricca di colpi di scena in una Svezia di cui poco si sapeva, ma che emerge come luogo un po diverso da quell isola socialmente ideale di cui abbiamo sentito tanto parlare. Forse proprio per questo ridimensionamento della bella favola anche il lettore italiano si è trovato coinvolto in una mimesi che merita qualche attenzione. Il tessuto della narrazione è un mondo di ingiustizie in cui il sopruso perpetrato sui deboli sembra essere il protagonista in
filigrana. Come conseguenza emerge prepotente anche la ribellione del debole intrisa di odio e fonte di violenza. Ancora più impressionante perché sanguinaria e capace di sentimenti estremi è una donna, Lisbeth Salander, che oggi potremmo definire con una certa apprensione un eroina dei nostri tempi . Oggetto di violenze atroci, sdoganate dalle istituzioni attraverso un complesso sistema di ipocrisie, connivenze e corruzione, attuato con l uso strumentale della legge e dei dispositivi da questa forniti, Lisbeth rappresenta il desiderio di giustizia fai da te . E una giovane border line, hacker straordinaria, trasgressiva e dura ed è il personaggio che suggerisce la mimesi al lettore. Gli altri le fanno un po da contorno ed i fatti sembrano usati come espediente scenico per dare corpo a questa smodata voglia di fare giustizia senza alcuna fiducia nelle istituzioni preposte che, se non fosse per qualche sporadico buo-
no , servirebbero solo ai malvagi impegnati a far trionfare le loro turpi intenzioni. Tutto si può scrivere nella finzione letteraria, ma quando questa riscuote un tale favore presso il pubblico è necessario porsi alcuni interrogativi. Da che parte sta virando il senso morale? Forti dei nostri trascorsi viene alla mente l ondata di suicidi che seguì la pubblicazione dei Dolori del giovane Werther di Goethe e poi delle Ultime lettere di Jacopo Ortis foscoliane. Le due opere andavano a cadere su un terreno deluso e sanguinante, mentre nulla che non fosse la morte sembrava poter essere perseguito dai giovani feriti negli ideali. O almeno allora sembrava così. Più tardi un intera generazione visse rispecchiandosi nel Giovane Holden di Salinger e così le problematiche degli adolescenti trovarono una voce. Opere come Il codice da Vinci sono state accolte come testi di storia, perché? Forse perché la sensazione che la storia ufficiale fosse stata scritta su qualche imbroglio circolava con troppa insistenza ed il libro con le sue rocambolesche fantasie sembrava dare spiegazioni veritiere. Dunque su quale terreno cade l eroina dei nostri giorni, Lisbeth Salander? A quale profondità penetra? Sembra che la sua fortuna sia legata ad
un generale senso di sfiducia nelle leggi ed a monte di queste nei valori che le hanno ispirate. Probabilmente sono più diffusi di quanto non si pensi il disincanto e la convinzione che le istituzioni non tutelino la giustizia quanto piuttosto una furbesca aderenza ai Codici. Come se la convenienza privata avesse irrimediabilmente vinto la sua annosa lotta contro il diritto. Che fare allora? Si chiede il lettore che ha appassionatamente dimenticato di spegnere la luce e dormire, nei giorni di lettura della trilogia. Fare come Lisbeth e applicare alla morale il sistema IKEA del fatti le cose da solo , oppure ritrovare il bandolo dei valori traditi e dimenticati? Magari cercando di far funzionare le istituzioni su cui si può incidere, magari applicando le vecchie regole del rispetto verso gli altri, magari provando a pensare che l obbedienza alla legge non debba essere solo formale e finalizzata ad un occulto desiderio di approfittarne a danno degli altri. Purtroppo ad osservare con attenzione i fenomeni massmediatici che suggeriscono di considerare un eroe giusto chi riesce con i mezzi più aggressivi a farsi la sua giustizia al nero per restaurare uno pseudo-ordine tradito, ci si forma l idea che troppo stia cambiando ad una velocità che impedisce ai nuovi correttivi ispirati
dagli antichi valori di delinearsi efficaci e risolutivi. Il compito di cercare chiarezza in questa confusione, che rischia di coinvolgere chi non abbia ben alzata la guardia, è fortemente sentito tra i custodi della Tradizione e dei principi massonici. I generosi scritti del Gran Maestro Luigi Pruneti che spaziano nello scibile e quelli tecnico-giuridici del suo Vicario Sergio Ciannella rispondono al momento ed al bisogno di conoscere bene i compiti e gli ambiti nei quali il Massone può esercitare la sua analisi e suggerire idee nonché vie d uscita. Aldo A. Mola ci riferisce il parere dello storico. Nella convinzione che lo spirito critico sia da allertare più che mai, il lavoro della redazione di Officinae è teso ad individuare dietro le facciate dei fatti la verità occultata dalle forme seducenti delle novità. Lo studio dell antico offre la possibilità di affinare la capacità di analisi. La conoscenza del nuovo e l aggiornamento costante possono indicare all attento osservatore quale sarà la via che il futuro ci prepara dopo che le mode effimere avranno fatto il loro tempo. Forse proprio tra di esse si nasconde già il nostro destino. Il direttore P.2-3: Graffiti, collez. priv.
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Gran Maestro
Equinozio: tempo di bilanci, tempo di riflessioni
Luigi Pruneti
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a tempo percepisco qualcosa di diverso nell aria ambrata della sera, il giorno è più breve e nuovi aromi reca il vento, quasi volesse annunciare che l estate è al declino e l equinozio, approssimandosi, induce a riflessione e a bilanci. Un anno se ne è andato, un anno sta per iniziare ... molto è stato compiuto. Guardo le acque scure del fiume quasi fossero lo specchio della memoria: in pochi mesi sono nate dieci Officine1 e tre Camere Superiori2, quattro Templi sono stati consacrati3 e un Triangolo è sorto nella Valle della Vistola4. Entusiasmo, speranza e partecipazione hanno accompagnato i giorni che ormai sono alle nostre spalle come dimostra il successo ottenuto dai numerosi convegni organizzati in ogni angolo della Penisola. Iniziammo con le giornate di Bellaria - Igea Marina, volute per celebrare i primi cento anni della Comunione. Il vasto Centro congressuale della riviera adriatica ospitò fra il 10 e l 11 Ottobre oltre mille fra Fratelli e profani
che intervennero al primo meeting dei giovani e, a seguire, al Convegno su Un secolo di vita, un secolo di tradizione, un secolo d impegno per la difesa della libertà. Quindi, il 12, quasi 50 Comunioni amiche parteciparono alla solenne Tornata rituale nel corso della quale stipulammo trattati di amicizia e collaborazione con la Gran Loggia Femminile Massonica d Italia, il Grande Oriente dell Uraguay, il Grande Oriente di Svizzera. Quel memorabile Ottobre fu solo l incipit di una stagione densa d impegni. Il 6 Dicembre, infatti, a Macerata trattammo il tema Stato e Massoneria e, appena travalicato l anno, a Paola, il 31 Gennaio, ricordammo Saverio Fera e il Rito Scozzese Antico ed Accettato. Poco più tardi fummo a Viterbo per esaminare la presenza templare in quella storica città e una settimana dopo, ad Ancona, ci soffermammo sui segreti dell arte figurativa. Altri segreti esaminammo a Cremona quando, a Primavera iniziata, proponemmo un incontro su musica e Massoneria. Poi, il 23 Maggio, sciamammo a Cagliari per esaminare i rapporti fra
Massoneria, esercito e monarchia nell Italia post unitaria. In estate, a Napoli, nel Palazzo Serra di Cassano abbiamo discusso della Rivoluzione napoletana e dei suoi martiri. Infine, terminammo con l evento di Triora dove, fra le vette delle Alpi Liguri, abbiamo proposto un soggetto affascinante: lo spettro del nemico occulto nell immaginario collettivo e la persecuzione di minoranze, diversi e culture non allineate. Ai Convegni dobbiamo aggiungere altri avvenimenti pubblici quali l assegnazione di borse di studio a studenti delle scuole medie superiori della Provincia cosentina e le mostre di arte figurativa tenute prima a Bari e quindi a Padova. La lunga lista di ciò che è avvenuto non termina qui, giacché mi corre l obbligo di ricordare le riunioni dei supremi Organismi del Rito e dell Ordine, la Tornata funebre nazionale, la cerimonia per il conferimento della Croce Greca di I classe, il secondo meeting dei giovani Massoni5, la pubblicazione di due volumi6 e dell agenda, la produzione del documentario Tre secoli di diffidenza e di un CD musicale7. L impegno è stato
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Gran Maestro
notevole anche sul piano dell organizzazione interna con l incisione di diverse Balaustre a carattere normativo che hanno regolamentato, ad esempio, la fondazione di Logge e Triangoli e l istituto del commissariamento. Tutto questo attendendo l esito delle tante Commissioni che stanno lavorando su aspetti di estrema importanza come un nuovo regolamento elettorale, i Rituali, la giustizia massonica, mentre la Commissione per la Revisione dello Statuto del Centro Sociologico Italiano ha già terminato la propria opera e ad Ottobre la porterà all esame della Grande Assemblea e della Assemblea generale del C.S.I. Per essere puntuali bisognerebbe, altresì, citare le altre Commissioni e Consulte che hanno visto impegnati numerosissimi Fratelli e Sorelle, tutti presi dal desiderio di partecipare alla vita della Comunione e di contribuire a costruirla, insieme, giorno per giorno, come si fa in un grande cantiere. Il senso di fraterna appartenenza si
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è dimostrato vivo e generoso a seguito del terribile sisma che ha funestato l Aquila. Quei giorni orrendi saranno sempre vivi nella nostra memoria. Le prime frammentarie notizie composero, col passare del tempo, il quadro di una tragedia apocalittica: vite distrutte, esistenze segnate per sempre, fiducia e speranza ingoiata in un baratro di orrore e di paura. La Comunione reagì immediatamente, facendo quadrato attorno all Abruzzo. Pochi giorni dopo una squadra partì alla volta della città disastrata, Delegazione Magistrale e Sovrano Grande Ispettorato Regionale acquisirono da subito notizie sui nostri confratelli e istituirono un coordinamento per i soccorsi; fu, inoltre, aperto un conto di solidarietà, immediatamente fruibile. Ancora oggi, a distanza di mesi, continuano a pervenire contributi e la somma a disposizione è ormai notevole8. Lo sappiamo, l inverno si avvicina e alle pendici del Gran Sasso è particolarmente
rigido, sarà dura ma i Fratelli e le Sorelle aquilane sapranno reagire e noi saremo con loro pronti a fornire ogni ausilio. Numerosi sono stati i messaggi di solidarietà e le oblazioni a favore dell Abruzzo giunti da Fratelli/Sorelle e Comunioni di ogni parte del mondo, ciò mi induce a riflettere sui rapporti che in questi mesi sono stati tessuti con le altre Potenze massoniche. Durante l anno, oltre ai trattati siglati nella Grande Assemblea straordinaria di Ottobre, abbiamo stipulato accordi di amicizia e collaborazione con il Supremo Consiglio Femminile di Francia e con la Gran Loggia Mista di Francia. E questo un aspetto notevole, di per se stesso però è poco significante, giacché rientra in una consolidata routine obbedienziale. L aspetto invece nuovo è l aver aperto tavoli di dialogo che mirano ad andare al di là dei buoni rapporti di circostanza, per muoversi insieme alle altre Comunioni ed insieme costruire qualcosa di tangibile.
Con questo fine, il 4 Novembre, partii per la Francia particolarmente amareggiato per la pubblicazione sul mensile campano La voce delle voci di liste di appartenenti alla Massoneria. Si trattava di un falso scoop giornalistico, giacché il periodico aveva editato vecchi elenchi spacciandoli per aggiornati e condendoli con la consueta brodaglia antimassonica. Ancora una volta tuttavia si dimostrava come nel nostro Paese il diritto alla privacy fosse un utopia e la componente a noi contraria viva e vegeta. Avevamo già reagito, ricorrendo in tribunale e sapevo, come poi in realtà avvenne, che avremo continuato la nostra battaglia legale in ogni modo. La difesa della Famiglia non poteva comunque espletarsi solo col ricorso alla giustizia. La pregiudiziale antimassonica che ha profondamente condizionato l opinione pubblica italiana è alimentata da preconcetti ed ignoranza, ma anche da una ben pianificata strategia del sospetto e dalla tentata demonizzazione di chi è refrattario al condizionamento ideologico. Per questo come un idra policefala ha mille vite e, al pari delle acque morte e delle melme delle
paludi, riaffiora sempre; la sua tenacia è proverbiale, anche l evidenza sembra non toccarla, tuttavia, la si può contrastare con successo affrontandola con continuità su più piani. La capacità di rapportarsi con il mondo esterno, il miglioramento nella perizia comunicativa, le iniziative di carattere culturale, l uso di altri linguaggi, possono essere utilissimi. E importante però che il fenomeno sia conosciuto, studiato e denunciato non solo in Italia ma pure nel più vasto contesto europeo. Combattere per la tutela della Massoneria significa, fra l altro, impegnarsi in difesa delle libertà personali, di associazione, di pensiero e per il diritto alla privacy
Gran Maestro che non è, come qualcuno vorrebbe far credere, estremizzazione della riservatezza, bensì rifiuto ad accettare che un cittadino, per fini altrui, sia considerato un attore del grande fratello . Di tutto ciò mi ricordai, poco più tardi quando, dopo aver dialogato con i vertici delle principali Comunioni francesi e di altri paesi, mi ritrovai nel Tempio Arthur Groussier per una Tornata rituale che aveva all ordine del giorno un mio intervento sull antimassoneria. Fratelli della R.L. Les Disciples de Memphis - Marconis de Négre che si erano assunti l onere di organizzare la serata avevano accuratamente preparato e pubblicizzato
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Gran Maestro
l evento, tanto che il più grande Tempio di rue Cadet era stracolmo. Ventisette Logge avevano spostato i propri lavori per parteciparvi, numerosi erano gli ospiti di altre Obbedienze e all Oriente sedevano gli alti Dignitari del Grande Oriente di Francia, più tardi ci avrebbe raggiunto anche il Gran Maestro Pierre Lambicchi. Parlai a lungo, con una certa passionalità, e conclusi affermando che la mala pianta dell antimassonismo, particolarmente rigogliosa in Italia, era comunque presente in tutta Europa e in un momento storico di crisi e di lassismo valoriale come l attuale, vi era il rischio di una generale infestazione. Solo un monitoraggio comune del fenomeno e una tavola permanente per l esame, l approfondimento e la difesa dei principi fondamentali e condivisi avrebbe potuto scongiurare il pericolo. Il discorso colpì e dato che il ferro va battuto finché è caldo, due giorni dopo, chiamato a svolgere una conferenza al Palazzo del Lussemburgo, sede del Senato francese, ripresi l argomento. Il tema, L eredità templare in massoneria, era di natura completamente diversa ma non mi fu difficile, facendo riferimento all opera di Augustin Barruel9 e di Leo Taxil10 ritornare sulla questione. Credo che il
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focalizzare l attenzione sulla salvaguardia della Massoneria sia stato oltremodo utile, solo dalla sinergia delle varie Comunioni e da un loro articolato e meditato affacciarsi sui problemi attuali11, potremo ottenere risultati di rilievo. Intanto l interesse era stato richiamato12: a dicembre uscì su Joaben, Revue du Grand Chapitre Général du Grand Orient de France un articolo dal titolo L anti Franc - Maçonnerie dans les essai et dans le journalisme en Italie13 e di lì a poco Jean-Louis Coy, pubblicò Forces Occultes. Le complot judéomaçonnique au cinéma14, con allegato il DVD della pellicola e un intervista a JeanRobert Ragache15; qualche mese dopo su G.O.S, periodico del Grande Oriente di Svizzera sortì un altro pezzo sull argomento16 e il Grande Oriente di Francia si appresta ad organizzare per il prossimo anno un convegno sull antimassoneria. La difesa comune della Libera Muratoria e dei suoi ideali ha rappresentato la via per entrare a far parte di diversi organismi e commissioni cito ad esempio l Osservatorio Internazionale per la difesa della laicità17, istituito dal Grande Oriente di Francia e la Commissione per la difesa dei diritti dell uomo e del cittadino, che è sorta sotto gli auspici della Gran Loggia
di Francia18. Particolarmente impegnativa è stata la partecipazione a C.O.M.A. L.A.N.C.E.19 i cui lavori sulla libertà di pensiero sono stati preparatori all incontro di Bruxelles, nell ambito del B.E.P.A.20, col Presidente della Commissione europea José - Manuel Barroso. La riunione è avvenuta, come da programma, il 26 Giugno nel palazzo della Comunità Europea. Oltre a noi e ai rappresentanti di diverse Obbedienze21, erano presenti Hans Gert Pottering, Presidente del Parlamento Europeo, Jan Figl, Commissario Europeo all educazione, alla formazione, alla cultura e alla gioventù e Luis Michel, Commissario allo sviluppo e all aiuto umanitario. Nel corso del dialogo sono stati toccati numerosi ed importanti temi quali la libertà di coscienza, il ruolo dell Europa nella difesa dei diritti dell uomo, la laicità nella società europea, la lotta alla discriminazione, l educazione ad una dimensione europea. Al termine del dibattito, in un applaudito discorso di chiusura, il Presidente Barroso si è felicitato per questo incontro, il primo in seno delle istituzioni dell Unione Europea, e ha augurato che esso possa ripetersi regolarmente perchè la Commissione attribuisce una grande importanza al dialogo con le comunità di convinzioni 22. La tavola ro-
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tonda di Bruxelles rappresenta non tanto un traguardo, quanto un punto di partenza verso un ruolo sempre più attivo della Comunione sul piano internazionale e del colloquio con le istituzioni comunitarie. Siffatto impegno, del tutto nuovo e dagli sviluppi inaspettati, non ha fatto tuttavia dimenticare gli altri obblighi internazionali, di conseguenza nostre delegazioni hanno rappresentato la Gran Loggia d Italia in Francia, Grecia, Svizzera, Repubblica Ceca, Portogallo. Una nutrita deputazione, guidata dal Ven.mo e Pot.mo Fr. Gianni Curami, Gran Maestro Aggiunto, ha partecipato a Bucarest ai lavori del C.L.I.P.S.A.S. mentre il Ven.mo e Pot.mo Fr. Sergio Ciannella, Gran Maestro Aggiunto Vicario, si è recato prima a Bruxelles, per la fase preparatoria, e quindi in Marocco per la seduta degli Alti Gradi Scozzesi. L attuazione di tutto ciò è stata resa possibile grazie allo spirito di collegialità, condivisione e collaborazione che caratterizza i vertici dell Obbedienza. I membri della Gran Maestranza, nessuno escluso, i Gran Sorveglianti e i Grandi Ufficiali, il Gran Cancelliere e il Gran Cancelliere Aggiunto alle relazioni estere, si sono sacrificati ed hanno adoperato
ogni energia per raggiungere siffatti risultati. Quasi a suggellare i successi ottenuti dall Istituzione nei rapporti con l estero, sono giunte le giornate di Napoli. Il 4 Luglio il Capoluogo campano ha ospitato il convegno La Rivoluzione e l albero della libertà a 210 anni dalla Rivoluzione napoletana. Questo momento è stato giustamente definito storico dal Ven.mo e Pot.mo Fr. Sergio Ciannella, sia per la partecipazione in veste di relatore del Gran Maestro del Grande Oriente di Francia, sia per i riflessi che ha avuto sull opinione pubblica e sull intellighentia regionale. Il giorno dopo, in una Posillipo così bella da sembrare irreale, nel corso della celebrazione del Solstizio d Estate si sono rinsaldati ancor di più i legami con la principale Comunione adogmatica e liberale del mondo: il Grande Oriente di Francia. Al termine del rito vi sono stati scambi di riconoscimenti onorifici fra il Gran Maestro Pier Lambicchi e lo scrivente. Al di là del mero evento, ritengo importante segnalare le motivazioni per le quali il Consiglio dell Ordine della Comunione transalpina mi ha nominato Grande Ufficiale d onore: pour [...] son role dans le développement d excellents relations avec la Grande Loge d Italie et ainsi saluer sa
contribution au Grande Oeuvre de la Fraternité Universelle 23. La Massoneria, quella vera, è nata come fratellanza unica, universale, nel suo DNA non vi sono barriere, dogmi, steccati, primogeniture. Recita l articolo 2 degli Statuti Generali della Società dei Liberi Muratori: I Liberi Muratori, di qualunque paese essi siano, sono membri di una sola grande famiglia, come una è la specie cui appartengono, uno il luogo che abitano, una la natura che contemplano 24. Queste furono le nostre radici e ad esse dobbiamo ritornare se vogliamo veramente il perfezionamento degli uomini ed il bene della Patria e dell Umanità 25. Tale è la nostra strada, la nostra tradizione, iniziata con l indimenticabile Gran Maestro Giovanni Ghinazzi più di quaranta anni fa, quando scriveva: Dobbiamo perfezionare ed estendere le relazioni internazionali con quante più possibili obbedienze, affinché la Fratellanza universale sia davvero non già una formula teorica, ma una vibrante realtà [...] Bisogna conoscersi e conoscendosi stimarsi e stimandosi amarsi ed amandosi dimostrare al mondo circostante che ogni più grande conquista [...] diviene vana o addirittura dannosa quando l umanità non sia legata dallo spirituale vincolo di un profondo
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amore 26. Noi stiamo proseguendo su questa via e sicuramente il copioso seme affidato durante l anno alla terra darà pianta e frutto se tutti insieme, come abbiamo fatto fino ad ora, continueremo a lavorare sull onda dell entusiasmo. Il sole è ormai una chiazza di sangue all orizzonte e le colline si sono incupite, ora l olivo e il cipresso, la quercia e la vite, sembrano condividere lo stesso verde, in questa sera di fine agosto con i suoi presagi d equinozio. Osservo l acqua del fiume, la sua falsa quiete che cela l inarrestabile scorrere verso il mare. Getto una pietra in quella oscurità liquida: le onde disegnano una ragnatela di cerchi, poi, di nuovo, ...immobilità e silenzio. Mi sovviene che dodici mesi di progetti, di realizzazioni, di soddisfazioni ben poco rappresentano di fronte al lavoro delle Officine, a quanto avviene nei Templi, dove muore il profano e nasce il Libero Muratore. La Massoneria
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è innanzi tutto Loggia e processo iniziatico. Una Comunione è in salute se le proprie cellule vitali operano nel tracciato della Tradizione, altrimenti la costruzione è un castello di carta che il primo soffio di vento abbatterà. Non è possibile scrivere un manuale che illustri il lavoro massonico e i suoi fini; trattasi, infatti, di quel mistero della massoneria [...] per sua natura inviolabile e destinato a rimanere sempre tale, come scrive il Fratello Giacomo Casanova in memorabili pagine27. L Officina e il metodo massonico sono le fondamenta, le colonne portanti, gli archi, le mura e le volte della grande Casa, il resto è suppellettile. Forse, però, proprio sul metodo, o meglio su parte di esso si possono spendere due parole. Quando il profano diventa Fratello entra a far parte della comunità e compie il primo tratto del suo lungo itinerario verso Oriente, quello del silenzio. Il silenzio non è il pedaggio che
l ultimo arrivato deve pagare al gruppo in cui è entrato e l apprendista non è né una matricola, né una recluta, ma un iniziato che auto-comprende il primo insegnamento non scritto sul grande libro ermetico: le potenzialità del silenzio e delle sue sette porte. Il silenzio è capacità di rimuovere l effimero, di far emergere e di coagulare la propria energia in uno sforzo di comprensione, è attitudine ad aprire se stessi all ascolto. Noi non siamo più capaci di ascoltare, udiamo, voci, rumori, suoni, canti. Sono onde come quelle provocate dalla pietra gettata nel fiume, sollecitano per un istante la mente per poi perdersi nell oblio. Ascoltare se stessi e gli altri significa andare in profondità, cogliere il sé e l altro da sé. E una facoltà straordinaria e dimenticata. Per questo l Apprendista non parla, non incide tavole, ma apre vie che, attraverso il proprio microcosmo, lo accorderanno sulle note del macrocosmo. Risolto tale momento l iniziato potrà ricevere la parola, strumento fondamentale, facoltà sublime, dalle infinite potenzialità. La parola convince, trascina, provoca emozioni, consola, trasforma, eleva, evoca, distrugge, risolve, è il principale mezzo di relazione fra gli esseri umani, è l attrezzo fondamentale del libero muratore, col quale egli leviga la pietra e dalla massa informe trae il pezzo d architettura che in essa è celato. La sintesi fra ascolto e parola danno luogo al dialogo: il seme che feconda i rapporti umani . La definizione è di Guido Calogero che soffermandosi sul dialogo muta la nota formula fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi in comprendi gli altri come vorresti essere compreso 28. Dialogare significa creare l alterità 29 è processo di conoscenza di sé attraverso l altro da sé 30. Questa sorta di dialogo iniziatico , non è colloquio, semplice scambio di opinioni, bensì capacità di stabilire una sintonia fra la propria interiorità e l anteriorità che ha generato il cammino dell essere umano 31, è il modo per avere una prima impronta della Tradizione. L ascolto, la parola, il dialogo sono i presupposti fondamentali per una metodica della ricerca personale che si avvale del dubbio, non fine ma mezzo per accostarsi alla verità. Il dubbio, quello creativo e costruttivo dell opera massonica, è agli antipodi dell incertezza; esso è, in vero, maestro di rispetto e di tolleranza, di umiltà di fronte al sapere, è desiderio di comprensione e
di miglioramento e, soprattutto, è il nemico giurato dei pregiudizi, ad iniziare dal presupposto di tutti i pregiudizi: l incapacità di riconoscere i propri limiti e la volontà di disconoscere i meriti altrui 32. Grazie al dubbio l iniziato esplorerà le regioni poco conosciute dei valori fondanti l umanità e potrà affinarsi nella ricerca usando il simbolo che gli è proposto sotto l aspetto iconografico, drammaturgico e narrante. Applicandosi, con perseveranza, prudenza e pazienza, procederà lungo la via aperta dall iniziazione verso l acquisizione della consapevolezza esistenziale e dei fondamenti [...] potenti ed effettivi, che sono necessari per promuovere l attività umana e per costruire l interiorità dell iniziato ad immagine e somiglianza di un principio perfetto 33, così facendo comprenderà che Tradizione è essenzialmente rinascita e ogni rinascita è riattivazione al presente di una tradizione 34. Il percorso non termina qui, come scriveva il Fratello Hugo Pratt Finito un insegnamento iniziatico comincerà il risveglio della coscienza [...] che esigerà delle tappe successive. Ogni tappa consisterà nello scoprire la chiave della porta seguente 35. Ormai è buio, del Sole rimane, ad Oriente, un chiarore al declino, mentre una falce di Luna crescente sembra richiamare il coro delle stelle per onorare la notte madre dei sogni. Il nostro traguardo, al di là e al di sopra di ogni successo obbedienziale, è quello di vivere nell inesprimibile felicità del crismato , il grande sogno della massoneria, l unica scuola occidentale che si avvale delle potenzialità dell iniziazione e dell eredità ermetica per edificare un mondo migliore destinato, senza eccezione, a tutti. E una meta lontana, forse irraggiungibile nella sua compiutezza, certamente però se sapremo ben lavorare, nel segno della comprensione dell amore, forse riusciremo a far sì che parte del sogno si avveri... la strada che abbiamo intrapreso sembra essere quella giusta. _______________ NOTE 1 Nome distintivo delle Logge fondate dall Ottobre 2008 E.V. al Marzo 2009 E.V. (accanto al nome la data di rilascio della Patente): Dionisio Or. di Avola 13/10/08 E.V., Augusto Murri Or. di Fermo 11/11/08 E.V., Chemin des Alpes Or. di Torino 18/11/08 E.V., Francesco Crispi 2 Or. di Ribera 9/01/09 E.V., Espero Or. di Palermo 9/01/09 E.V., Logos Or. di Reggio Calabria 23/01/09 E.V., Athena Or. di Cosenza 11/02/09 E.V., Horus Or. di Padova 19/02/09 E.V., Pitagora 2008 Or. di Crotone 6/03/09 E.V., Triskeles Or. di Palermo
18/03/09 E.V. 2 Nome distintivo delle Camere Superiori fondate dal Dicembre 2008 E.V. al Marzo 2009 E.V. (accanto al nome la data di rilascio della Carta costitutiva): Camera di Perfezione dei Maestri Segreti (IV) XV Settembre Or. di Jesi - Senigaglia 9/12/08 E.V., Camera di Perfezione dei Cavalieri Eletti del IX Grado Vincere aut mori (IX) Or. di Corigliano Calabro 19/02/09 E.V., Sovrano Capitolo dei Principi Rosa Croce (XVIII) Hampsicora Or. di Cagliari 26/03/09 E.V. 3 Il 22 Ottobre 2008 E.V. è stata inaugurata la casa massonica e consacrato il Tempio di Pisa, il 20 Febbraio 2009 E.V. è stata inaugurata la casa massonica e consacrato il Tempio di Pesaro; il 29 Maggio stata inaugurata la casa massonica e consacrato il Tempio di Castrovillari, il 22 Luglio 2009 E.V. è stata inaugurata la casa massonica e consacrato il Tempio di Lucca. 4 L 11 Maggio è stato fondato un Triangolo nella Valle della Vistola alle dipendenze della R.L. Horus di Bari. 5 Roma 6 Giugno 2009 E. V. 6 E. Rota, Catena d amore in Valbormida, ECIG, Genova 2009; AA. VV., Spartiti segreti. Itinerari esoterici e presenze massoniche nella musica. Atti del convegno regionale, Cremona 28 Marzo 2009. Edizioni Giuseppe Laterza, Bari 2009. 7 Gran Loggia d Italia degli A.L.A.M. Obbedienza di Piazza del Gesù Palazzo Vitelleschi, Spartiti segreti. Itinerari esoterici e presenze massoniche nella musica. Concerto: Cesar Franck, Sonata in la maggiore per violino e pianoforte (Fabrizio Casu violino; Adrian Vasilache pianoforte); Ludwig van Beetowen, Sonata op. 24 in fa maggiore per violino e pianoforte (Fabrizio Casu violino; Adrian Vasilache pianoforte); Piotr Lachert, Lento dalla Sonata n. 17 per violino e pianoforte (Fabrizio Casu violino; Adrian Vasilache pianoforte); Marco Ciannella, Pavana per violino e pianoforte (Fabrizio Casu violino; Marco Ciannella pianoforte); Marco Ciannella, Sonata per violino e pianoforte (Fabrizio Casu violino; Marco Ciannella pianoforte); Liutisti del 500 in Lombardia. Un percorso di musiche e simbologie (Maurizio Lovisetti chitarra). Realizzazione Editoriale Franco Cantini, Digital Audio 2009. 8 Nel conto solidarietà sono stati versati 172.664,98 eu di cui 24.775,34 eu sono stati già stati devoluti ai Fratelli abruzzesi. 9 Storia e leggenda dei Templari, a.c. di A. Cerinotti, Colognola ai Colli (VR), 1997, p. 91. 10 L. Taxil, Storia segreta della massoneria, a. c. di D. Meldi, La Spezia 1992, p. 374. 11 Questa linea di pensiero la espressi anche nell intervista rilasciata al mensile Initiatione. N. Georges, Luigi Pruneti, Grand Maitre de la Grande Loge d Italie. Una maçonnennerie laique, moderne et ouverte, in Initiations Magazine - Le magazine de la Franc - Maçonnerie , n. 25, Dicembre 2008 - Janvier 2009, pp. 40 - 43. 12 La Francia, pur vantando una notevole produzione di opere sulla massoneria, non dimostrava ultimamente un soverchio interesse per l antimassoneria. Va, comunque, segnalato, fra le pubblicazioni recenti, un numero dei Cahiers de la commission de l Histoire de Le Droit Humain, Fédération Français che, partendo dall esame de l affaire des fiches vue par la presse, esamina la satira ed alcuni documenti antimassonici nella Francia fra le due guerre. Cahiers de la commission de l Histoire de Le Droit Humain, Fédération Français, n. 18, jiullet 2008. 13 L. Pruneti, L anti Franc - Maçonnerie dans les essai et dans le journalisme en Italie, in Joaben, Revue du Grand Chapitre Général du Grand Orient de France , n. 10, Décembre 2008, pp. 105 - 114. 14 J. L. Coy, Forces Occultes. Le complot judéomaçonnique au cinéma, Paris 2008. 15 Jean - Robert Ragache è stato Gran Maestro del Grande Oriente di Francia ed attualmente è Sovrano
Gran Maestro Gran Commendatore del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato del Grande Oriente di Francia. 16 F. GCP, L initiative dite Fonjallaz ou l histoire du jour où la Suisse a dit oui à la Franc- Maçonnerie, in G.O.S. Revue des francs maçons du Grand Orient de Suisse , n. 69, Marzo 2009, pp. 9 - 17. 17 La Commissione per la difesa della laicità si è riunita fino ad oggi a Parigi. Ne fanno parte oltre alla Gran Loggia d Italia e il Grande Oriente di Francia, la Federazione Francese del Diritto Umano, la Gran Loggia Femminile di Francia, la Gran Loggia Mista di Francia, la Gran Loggia Femminile di Memphis - Misraim di Francia, il Grande Oriente del Belgio, l Ordine Massonico Delphi di Grecia, il Grande Oriente di Svizzera, la Gran Loggia Simbolica di Spagna, il Grande Oriente di Portogallo. 18 A questa commissione, oltre alla Gran Loggia d Italia e alla Gran Loggia di Francia, appartengono la Gran Loggia Femminile di Francia, il Grande Oriente di Francia, la Federazione Francese del Diritto umano, la Gran Loggia Femminile di Francia, la Gran Loggia Femminile di Memphis - Misraim di Francia. Questo anno la commissione ha studiato il diritto alla diversità . 19 Comité des Obèdiances Maçonniques Adogmatiques de Liaisons Administrateves à la Construction Européenne. 20 Bureaux of European Policy Adviser. 21 Oltre alla nostra Comunione e al Grande Oriente di Francia, erano presenti: la Gran Loggia Femminile di Francia, la Federazione Francese del Diritto Umano, il Grande Oriente del Belgio, la Gran Loggia Femminile del Belgio, il Grande Oriente Lusitano, la Gran Loggia Simbolica Spagnola, la Federazione Spagnola del Diritto Umano, l Ordine Massonico Internazionale Delphi in Grecia. 22 Dal Comunicato stampa rilasciato dal Gran Maestro del Grande Oriente di Francia Ven.mo Fr. Pierre Lambicchi. 23 Dal diploma d onore datato, Parigi 20 Giugno 2009 E. V. 24 Statuti Generali della Società dei Liberi Muratori, art.2, Napoli 1820, p. 3. 25 Ibidem, art. 1. 26 G. Ghinazzi, Il Gran Maestro della Gran Loggia d Italia degli A.L.A.M. ai Fratelli della Comunione in Roma, il 31 Marzo 1968 E.V. in L. Pruneti, Giovanni Ghinazzi Gran Maestro della Gran Loggia d Italia (1962 - 1986 ), Bari 2006, pp. 127 - 128. 27 G.Casanova, Storia della mia vita, vol. II, Milano 1964 - 1965, pp. 151 - 152. 28 Cfr. G. Calogero, Filosofia del dialogo, Milano 1977. 29 Cfr. G. Simmel, L intuizione della vita, Milano 1937. 30 P. Chiozzi, Sulla libertà di pensiero e di parola, in Hiram , n. 3, 2002, p. 29. 31 Cfr. M. Ovadia, Vai a te stesso, Torino 2002. 32 C. D. Del Secco, L iniziazione massonica, in Y.R. Magazine , n. 2 Maggio - Agosto 2009, p. 36. 33 F. Simonetti, L Agape rituale, in Y.R. Magazine , n. 2 Maggio - Agosto 2009, p. 8. 34 H. Corbin, Che cosa significa tradizione - attualità della filosofia tradizionale, in Coscienza religiosa , n. 3, 1969, pp. 226 - 227. 35 H. Pratt, Corto Maltese. Favola di Venezia, Roma 1997, p. 94.
P.4: Riflessi sul fiume, 2007, collez. privata; p.5 e 10: Il Tempio di Pisa; p.6: Parigi, il Tempio Arthur Groussier del GODF; p.7: J.M.Barroso, P.Lambicchi e L.Pruneti; p.8: L.Pruneti e P.Lambicchi a Napoli; p.9: Il Tempio di Lucca.
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Diritto
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Diritto
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a Società dei Liberi Muratori è retta da regole interne riportate dai vari statuti, regolamenti e rituali, che nel loro insieme formano un micro-ordinamento di per sé sufficiente a disciplinare sia i rapporti che hanno un contenuto esoterico, sia quelli di natura strettamente associativa. Per quanto riguarda gli aspetti esterni, ovvero le relazioni con il diritto comune, l Istituzione non gode di alcun privilegio o prerogativa, è tenuta alla osservanza delle leggi dello Stato come qualunque soggetto privato e richiama questo dovere nelle sue stesse norme, a conferma del fondamento etico al quale si ispira. Prima di considerare la stato attuale dei rapporti tra Massoneria e diritto, per una migliore comprensione delle problematiche che ne derivano, è utile ripercorrere le vicende storiche che hanno accompagnato la nascita e lo sviluppo di questa Società. La presenza della Massoneria in Italia risale alla prima metà del XVIII Secolo. Mancano notizie certe al riguardo, ma esiste traccia di Logge fondate a Firenze e Roma tra il 1731 ed il 1735 e ancor prima di una Loggia napoletana denominata Perfetta Unione, come si ricava dal sigillo, fortuitamente ritrovato, sul quale sono raffigurati simboli massonici ed è incisa la data del 1728. Una presenza che si sviluppa rapidamente in tutti gli Stati nei quali è frammentata la Penisola, ma che non ha vita facile perché guardata con sospetto sia dalla Chiesa di Roma, come dimostra la scomunica irrogata immediatamente da Papa Clemente XII nel 1738, sia dai governi locali, istituzionalmente avversi a qualsiasi forma di associazionismo. Per quanto privato di qualsiasi legittimazione e costretto spesso alla clandestinità, il nuovo movimento latomistico importato dall Inghilterra, sfidando divieti e persecuzioni, si afferma senza soluzione di continuità ed anzi, grazie alla forza delle idee illuministiche di
cui è efficace veicolo, riesce ad influenzare la svolta culturale, sociale e politica che prima in America, poi in Francia e nel resto d Europa, accompagnerà il trapasso da un sistema post-feudale ad una civiltà dei diritti e delle libertà. L Unità d Italia, fortemente voluta dalla fratellanza massonica che aveva contribuito in maniera determinante alla sua realizzazione, segna l inizio di un periodo di accettazione dell Istituto Libero Muratorio, rispettato per il ruolo svolto e per il fatto che aggregava in senso trasversale quasi tutta la nuova classe dirigente. Gli Italiani sapevano bene che il Risorgimento era stato costruito sui principi sostenuti dalla Massoneria e che gli eroi e ideologi del movimento patriottico erano in gran parte Massoni; non potevano quindi rinnegare la matrice della loro stessa identità. In tale contesto culturale, forme ufficiali di antimassonismo si manifestavano soltanto negli ambienti cattolici, dove si addebitava alla "Setta satanica" il disegno politico-militare risorgimentale che aveva portato alla conquista di Roma e alla fine dello Stato Pontificio. Dal nuovo Regno nessuna posizione contraria anzi, nella fase post-unitaria i Massoni accedono ai ruoli istituzionali di maggiore responsabilità, assumendo il compito di costruire il nuovo soggetto politico-amministrativo nato dalla non facile unificazione di sette Stati, nei quali si erano radicati ordinamenti, culture, costumi e persino linguaggi completamente diversi tra loro. Il nuovo Stato unitario non poneva alcun ostacolo alla libertà di associazione, anche se il codice civile approvato il 25 giugno 1865 nulla prevedeva al riguardo, limitandosi a dettare norme in materia di società con fini di lucro. Tuttavia, nel nuovo clima politico d impronta liberale i diritti fondamentali dei cittadini erano garantiti dallo Statuto Albertino del 1848 divenuto la Carta costituzionale degli
Italiani e tra questi, se non proprio il diritto di associazione, il diritto di riunirsi in privato, quindi anche in forma di Loggia massonica. L art. 32 riconosceva infatti "il diritto di adunarsi pacificamente e senz armi, uniformandosi alle leggi che possono regolarne l esercizio nell interesse della cosa pubblica". La tolleranza del Regno d Italia verso la Massoneria dura più di 60 anni, fin quando cioè viene interrotta bruscamente dal programma di consolidamento del regime fascista, che non ammette ostacoli all affermazione di un potere centrale assoluto e che vede nella libertà di associazione e in particolare nell attività non controllabile delle Logge, una pericolosa forma di pluralismo da eliminare con qualsiasi mezzo. La società italiana, per quanto giovane, è radicata nei valori risorgimentali d impronta laica e liberale non ancora oscurati dalle disastrose conseguenze della Prima Guerra Mondiale, per Mussolini si presenta perciò impresa non facile liquidare la Massoneria, che raccoglie il meglio delle forze intellettuali del Paese ed esponenti di rilievo dello stesso movimento fascista. Ciò spiega prima il ricorso alla violenza, ad opera dello squadrismo contro i massoni e le loro sedi, non incoraggiato apertamente dal governo ma nemmeno frenato, poi la campagna antimassonica della stampa di regime, organizzata per preparare il terreno all approvazione definitiva, da parte del Senato, del progetto di legge sulla "regolarizzazione dell attività delle associazioni e dell appartenenza alle medesime del personale dipendente dello Stato", un rimedio legale indiretto per scacciare definitivamente dall Italia la presenza massonica. Il 19 maggio 1925 la Camera dei Deputati aveva già licenziato il testo, con un emendamento che imponeva ai pubblici dipendenti di dichiarare addirittura se avessero fatto parte, in
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Diritto passato, di associazioni segrete. Ma l approvazione al Senato non era affatto scontata, occorreva quindi esercitare una forte pressione psicologica, ai limiti del terrorismo, per indurre i dubbiosi a votare a favore della legge. La preparazione ebbe l effetto sperato in quanto, ad eccezione di poche voci contrarie tra le quali quella di Gramsci che denunciò l intento di colpire surrettiziamente, attraverso la Massoneria, le libertà e quella di Croce che evidenziò il pericolo di soppressione del sistema liberale faticosamente conquistato con il Risorgimento, il 20 novembre la legge fu approvata. In pratica l Istituzione che, pure se tra alterne vicende era stata tollerata per quasi un secolo, veniva di fatto posta fuori legge. Con sottile ipocrisia, non estranea al costume italiano, il testo non faceva il minimo accenno alla Massoneria, anche se nell acceso dibattito in aula non si era parlato di altro, quasi dimenticando che l argomento riguardava tutte le associazioni. In tutti i casi le restrizioni introdotte dalla legge, ovvero l ampio potere di controllo attribuito alla polizia e l espresso divieto di appartenenza ad associazioni segrete rivolto ai pubblici dipendenti, che si traduceva nel divieto di iscriversi a Logge massoniche, rendevano di fatto impossibile la continuazione di qualsiasi attività latomistica. Naturale conseguenza di questa tacita "messa al bando" fu lo scioglimento di tutte le Logge, decretato pochi giorni dopo formalmente dal Gran Maestro Domizio Torrigiani e seguito dal generale abbandono, da parte dei massoni, di ogni attività in forma associata. La sopravvivenza, sia pure clandestina, di alcune Logge nel corso del ventennio fascista non è documentata e riguarda comunque isolate iniziative che non giustificano l affermazione che la Massoneria abbia continuato ad operare in quel periodo. Ciò che conta, dal punto di vista giuridico, è che la Massoneria in Italia rimase
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priva di legittimazione almeno fino al 1943 quando, con la liberazione dei territori italiani da parte delle Forze Alleate sbarcate a Sud, vennero dissotterrati anche i labari massonici. Dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale nasce un grande anelito di pacificazione, un pentimento collettivo, quasi un bisogno di espiazione. L attenzione generale si rivolge quindi al recupero della dignità umana, che passa attraverso il riconoscimento universale dei diritti fondamentali dell individuo. Inizia così una nuova epoca che vede la sconfitta definitiva delle ideologie che avevano sostenuto le dittature in Europa e l affermazione dei principi liberal-democratici già consolidati nei Paesi anglo-sassoni. La vittoria degli Alleati sulle forze naziste non rappresenta soltanto il successo militare di una potente macchina bellica, ma anche la vittoria della libertà e dei diritti sulla oppressione dei regimi totalitari e in questo clima nuovo, nella consapevolezza della immane tragedia appena conclusa, della necessità di costruire barriere protettive per il futuro dell Umanità, matura la nascita di Organismi internazionali che dovranno garantire la pace ed il benessere di tutti i popoli della Terra e le Dichiarazioni universali che impegnano tutti i governi al rispetto dei valori umani. In tale contesto viene riconosciuta e proclamata, come principio fondamentale di civiltà, la libertà di associazione da cui consegue il diritto dei cittadini di promuovere qualunque tipo di aggregazione umana, purché mossa da scopi leciti. Quello che era un diritto acquisito nei Paesi democratici, viene così "esportato" nelle Nazioni liberate, dove le dittature avevano negato fino a quel momento questa libertà. L Italia, risorta dalle macerie materiali e morali, sopravvissuta agli orrori di una guerra non voluta e al terrore della occupazione germanica, accoglie la ventata di nuovo nei lavori dell Assemblea costituente che nel 1946,
dopo il referendum con il quale gli Italiani avevano scelto la Repubblica al posto della Monarchia, assume il compito di scrivere la carta fondamentale del nuovo Stato, con tutte le difficoltà che derivano dalla differente estrazione politica dei suoi componenti. Dopo i rigori e i divieti del regime fascista, l Italia repubblicana affronta in modo completamente diverso il problema dell associazionismo, dietro il quale si nasconde però sempre una "questione massoneria" con la occorreva misurarsi. Ciò complicava enormemente le cose perché, se era fuori discussione e unanimemente condivisa la necessità di restituire ai cittadini una libertà fondamentale a lungo negata e di allineare in tal modo il Paese alle democrazie più moderne e progressiste, le forze contrarie alla Massoneria, ora concentrate in alcune componenti sociali integraliste d ispirazione cattolica e comunista, vedevano la liberalizzazione del diritto di associarsi come l origine di una pericolosa rinascita dell attività latomistica delle Logge. Dopo un lungo dibattito l Assemblea alla fine opta per la salvaguardia del principio democratico, scegliendo la via del permissivismo, almeno in linea teorica. L art.18 della nuova Costituzione se ne fa garante, riconoscendo "il diritto dei cittadini di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale", con l unico limite del divieto di costituire organizzazioni militari a scopo politico o associazioni segrete. Ma l opera viene lasciata a metà, in quanto la norma costituzionale è una norma d indirizzo non immediatamente precettiva, che per essere operante avrebbe avuto bisogno di una legge attuativa, per la necessaria specificazione dei contenuti di questo diritto e delle modalità del suo esercizio, in altri termini per la concreta attribuzione della rilevanza giuridica promessa alle associazioni. Nei 60 anni
Diritto successivi il legislatore invece non si è mai preoccupato di emanare una norma positiva al riguardo. E rimasto così inalterato l impianto normativo del codice civile del 1942, emanato durante il regime fascista, e quindi inevitabilmente influenzato dalle scelte politiche di quell epoca, che accorda rilevanza alle sole associazioni riconosciute soggette al controllo pubblico, relegando tutta la residua tipologia associativa, ivi compresa la Massoneria, nell ambito ristretto delle associazioni non riconosciute, disciplinate in termini riduttivi dagli artt. 36, 37 e 38 cod.civ. che si occupano più degli obblighi che dei diritti degli associati. Questa paradossale situazione adombra un tacito compromesso politico: la Costituzione italiana si è allineata, per quanto riguarda l associazionismo, al regime liberale di tutte le più moderne democrazie liberandosi così del retaggio della legge fascista, ma nella pratica il negligente ritardo del legislatore, probabilmente non del tutto involontario, rende tale principio mera enunciazione assecondando così l esigenza politica di tacitare le forze contrarie ad una rivalutazione del fenomeno associativo, che premierebbe la Massoneria restituendole dignità e legittimazione. In tutti i casi, fin quando la promessa costituzionale di tutelare la libertà di associazione, che è un fondamentale indicatore del grado di libertà e democrazia di un popolo non sarà attuata con norme precise, rispettose di tale principio, l ordinamento italiano resterà per tale aspetto ancora distante dalle legislazioni dei Paesi più civili e progrediti. Sul piano operativo la mancata attuazione della norma costituzionale non consente di stabilire in che cosa consista il "nuovo" rispetto al regime del 1942: l unica indicazione precisa è il divieto disposto dallo stesso art. 18 di costituire associazioni segrete. Ed è appunto in questa direzione che si è generalmente impegnato l inter-
prete, chiamato ad individuare, nei rari casi giudiziari che si sono presentati, i limiti dell associazionismo piuttosto che le sue prerogative. La segretezza è un concetto troppo vago per fornire un discrimine certo tra ciò che é permesso e ciò che è vietato e troppo spesso si è sfruttata questa approssimazione per estendere la condanna a qualunque forma associativa non palese e colpire così la Massoneria, nella cui tradizionale riservatezza veniva ravvisato un indizio certo di colpevolezza. I Massoni sanno bene che il segreto riferito alla loro associazione è di natura iniziatica e come tale si differenzia completamente dal significato corrente del termine. Il "segreto" della Massoneria non è altro che la conseguenza del metodo esoterico praticato, ovvero un sistema di acquisizione di conoscenze per "intuizione", con l ausilio di riti e simboli, che porta alla incomunicabilità dei saperi conquistati a livello individuale. La differenza sostanziale riguarda quindi l aspetto volitivo: mentre nella comune accezione è segreto tutto quello che deliberatamente si tiene celato, nel dominio massonico e iniziatico in generale, segreto è ciò che oggettivamente e pur volendo non si può comunicare. Non è cosa facile rapportare questa realtà particolarissima al mondo del diritto e ancor più arduo spiegare la differenza a chi non appartiene al circuito massonico. Nella prassi l interprete ha tuttavia mostrato saggezza nel preferire la salvaguardia del principio di libertà sancito dall art. 18 piuttosto che l applicazione rigida del divieto.Per lungo tempo la nozione di segretezza rilevante ai fine della proibizione, è stata affidata al giudice che, nei rari casi esaminati, si è espresso infatti con cautela e larghezza di vedute, consapevole della volontà del Costituente di concedere ai cittadini la massima libertà di associarsi. Così proprio con riferimento alla Massoneria, la Corte di Appello
di Genova (27 giugno 1960 Soc.Au.Urbs c/Provincia di Genova) affermava che devono considerarsi segrete ai sensi dell art.18 le sole associazioni che, svolgendo istituzionalmente attività specifica in violazione delle leggi penali, considerano la segretezza come condizione della loro stessa esistenza.Concludeva quindi che non è associazione vietata la Massoneria, la cui segretezza non cela scopi contrari alla legge penale. Dopo lo scandalo della Loggia P2, allo scopo dichiarato di combattere qualunque abuso dell associazionismo segreto, il divieto è stato codificato con un apposita legge che nello specificare la liceità dell associazionismo, ha di fatto introdotto nuovi limiti, facendo così ulteriormente retrocedere il principio di libertà costituzionale. L art.1 della L. 25 gennaio1982 n.17 nota come "legge Spadolini" dal nome del Presidente del Consiglio dell epoca, definisce infatti associazioni segrete, come tali vietate dall art.18 Cost., non solo quelle che svolgono attività formalmente illecite, ma anche quelle che usano la segretezza per interferire sull esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonché di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale. In altri termini è stata approvata una legge che pur rivolgendosi alle associazioni in generale, riguarda direttamente la Massoneria ed ha lo scopo evidente di ridimensionarne i presunti "poteri". Alla Istituzione è attribuita la potenzialità di un partito politico perché è proprio dei partiti l obiettivo di conquistare ed esercitare il potere ma, nel timore che la sua concorrenzialità sfugga, grazie alla segretezza, ai meccanismi democratici di controllo, si è ritenuto opportuno inibire per legge qualsiasi attività che possa fare della Massoneria un soggetto politico. Come spesso accade, la normativa
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Diritto venne approvata sotto la spinta emotiva di un fatto eclatante. L opinione pubblica era colpita dalla facilità con la quale un esponente di rilievo del Grande Oriente d Italia, Licio Gelli, era riuscito a reclutare nella Loggia P2 tante personalità di spicco di tutti i settori influenti della società e ancora più impressionata dal "Piano di rinascita" elaborato dallo stesso Gelli, che pareva quasi il programma di una rivoluzione, una minaccia per la democrazia. Lo scandalo fu pubblicizzato dai mass-media in maniera esagerata, quasi a distrarre l attenzione da fatti ben più gravi, come gli episodi di terrorismo, con i quali la giovane Repubblica si stava misurando in quel periodo storico, venne così istituita una imponente Commissione parlamentare d inchiesta che raccolse migliaia di documenti e centinaia di deposizioni, senza peraltro approdare a nulla, montò uno scandalo di portata internazionale, si criminalizzò tutta la Massoneria. A questo punto non poteva mancare l intervento del governo, che presentò la proposta di legge, e del Parlamento che non pose indugi ad approvarla. Bastano due rilievi per dimostrare che, come tutte le leggi di reazione, la legge 17/1982 non è una buona legge. In primis, per la generalizzazione di un "pericolo Massoneria", alla base del provvedimento, che non ha tenuto conto della vera essenza dell Istituzione estranea per Statuto a politica e religione, né ha considerato che la Loggia P2 rappresentava un fenomeno di velleitaria deviazione dal solco tradizionale della Società dei Liberi Muratori. Se la preoccupazione del legislatore era quella di prevenire l abuso della segretezza per fini di potere, sarebbe stato sufficiente disciplinare la Massoneria "legale" e vietare la cosiddetta Massoneria deviata, che coltiva interessi del tutto diversi dalle vere e nobili finalità della Istituzione. Il secondo rilievo, cui si è già accennato, è che nel definire legalmente la
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nozione di segretezza, non si è fatto altro che restringere ancora di più un diritto costituzionalmente garantito e peraltro negato a causa della mancata emanazione delle norme di attuazione. Pur introducendo nuovi limiti alla libertà di associazione, il testo approvato nell 82 non mette fuori legge la segretezza né fornisce chiare indicazioni riguardo al divieto. Una risposta autorevole sul punto è stata fornita dalla Suprema Corte di Cassazione a Sezioni Unite, che con sentenza n.556 del 30 gennaio 1985 ha avuto modo di affermare che non si può attribuire, in via di principio, valore negativo alla segretezza e che anzi, nell Ordinamento vigente, la tutela della sfera individuale garantita in applicazione dell art.15 Cost. da norme sulla riservatezza e sul segreto professionale, dimostrano esattamente il contrario. Se il Legislatore, sotto la spinta emotiva del caso P2, si è preoccupato di delimitare il diritto di associazione, non ha però fatto altrettanto in termini positivi, nel senso di dare concreta attuazione all art.18 Cost., con regole certe che potessero rendere effettivo questo diritto. Come si è detto, nulla è stato innovato rispetto al regime pre-costituzionale e sopravvivono le norme del Codice Civile del 1942 che, influenzate dal clima di sfavore verso l associazionismo da parte del Legislatore dell epoca, segnano una linea netta di demarcazione tra associazioni dotate di personalità giuridica e associazioni non riconosciute. Solo le prime sono soggetti di diritto a tutti gli effetti, grazie ad un atto concessorio dell autorità governativa che implica uno stretto regime di controllo su tutte le loro attività; le altre nascono e si reggono sulla base dell accordo degli associati e godono di una limitata cittadinanza giuridica affidata alle tre norme del Codice Civile richiamate (artt. 36, 37 e 38 c.c.), indirizzate anche a formazioni di grande rilievo
sociale, come i partiti politici e i sindacati, che preferiscono stare nell ombra del mancato riconoscimento piuttosto che assoggettarsi alla vigilanza dell Autorità statale. In questo ambito la Massoneria è mal collocata e soffre l emarginazione di tutte quelle associazioni che, a differenza delle grandi formazioni politiche e sindacali, sono portatrici di sole idee e non esprimono grandi numeri. Per i fini elevati che persegue avrebbe invero tutti i requisiti per conseguire una diversa evidenza ed un riconoscimento che l ordinamento attribuisce talora ad associazioni molto meno qualificate, sia sul piano etico che sociale. L assenza di regole genera così l effetto perverso di confinarla nel pregiudizio e nella diffidenza, che l opinione pubblica è solita nutrire verso soggetti non facilmente identificabili o, peggio, circondati da un alone di mistero. E così, mentre per partiti politici e sindacati esiste la salvaguardia di una soglia di rappresentatività che permette agli organismi dotati di determinati requisiti di ottenere piena rilevanza giuridica, per quanto riguarda la Massoneria l ordinamento non opera alcun distinguo e quindi, Obbedienze tradizionali impegnate in azioni culturali, etiche, filantropiche, che ne "ufficializzano" e qualificano l attività, ricevono dalla legge italiana rilievo non diverso da quello attribuito ad un circolo ricreativo di pochi amici. Le tre norme del codice civile che regolano le associazioni non riconosciute, rappresentano per la Massoneria, come si è detto, l unico riferimento giuridico. L art.36 1°comma dispone che l ordinamento e l amministrazione delle associazioni non riconosciute sono regolati dagli accordi degli associati. La norma riconosce quindi piena autonomia alle regole interne, che non incontrano limiti purché lecite e formalmente valide, ovvero conformi alle norme fondamentali sulle persone giuridiche, che si applicano
Diritto per analogia alle associazioni non riconosciute (così Trib.Padova, 30 dicembre1986). Pur in assenza di personalità giuridica, la forza vincolante degli accordi crea centri autonomi di interessi che, malgrado le limitate previsioni della norma positiva, sono comunque soggetti di diritto (Cass.14 aprile1986 n.2601). Fonte regolatrice della struttura associativa è quindi, secondo l art.36, l accordo dei soci, ma nel caso della Massoneria, non tutte le norme sono pattizie, anzi l origine dell Istituto è legato a regole di tipo iniziatico di alto valore morale, comunicate per tradizione, che non provengono dall accordo di un gruppo identificato di fondatori, come accade nelle altre associazioni non riconosciute. Al momento dell ammissione il neofita in effetti non si limita ad aderire ad un atto costitutivo di natura contrattuale, ma giura di adempiere ed eseguire le leggi, i regolamenti, le disposizioni tutte dell Ordine, contrae cioè su un piano non paritetico obbligazioni morali che non vanno però confuse con gli effetti giuridici dell ingresso nella Associazione massonica. Le prime impegnano la coscienza dell adepto, le altre il suo comportamento di associato. Per distinguere i due piani, che non sempre coincidono, e per meglio conformarsi all ordinamento giuridico italiano, la Massoneria, come nel caso della Gran Loggia d Italia, è costretta a dotarsi di una struttura associativa, con diversa denominazione e statuto, per regolare i rapporti tra i soci secondo le leggi civili e per accedere al regime tributario agevolato delle associazioni senza scopo di lucro, che impone rigorose condizioni, secondo quanto disposto dal Testo Unico sulle Imposte sui redditi (D.p.r. 22 dicembre 1986 n.917). L art. 37 disciplina il regime patrimoniale delle associazioni non riconosciute, definendo fondo comune le risorse economiche costituite dai
contributi degli associati e dai beni acquistati e disponendo che i soci non possano chiederne la divisione, nè pretenderne la restituzione in caso di recesso. Il codice civile poneva, tra gli altri limiti, quello di ricevere lasciti e donazioni. Per gli artt. 600 e 786 c.c. le associazioni non riconosciute che li ricevevano, avevano l obbligo, a pena di inefficacia, di chiedere il riconoscimento entro un anno, assoggettandosi così ai controlli di Stato. Ciò fin quando, in epoca recente, la legge 15 maggio 1997 n127 non ha abrogato tale limitazione, del tutto incomprensibile. La giurisprudenza della Cassazione (Cass. 26 luglio 1983 n. 5137) attribuisce alle associazioni non riconosciute la facoltà di acquistare immobili, anche per usucapione o per lascito testamentario. L art. 38 si occupa infine delle obbligazioni e dispone che i terzi creditori possono far valere i loro diritti sul fondo comune, con responsabilità personale e solidale delle persone che abbiano agito in nome e per conto dell associazione. Questa responsabilità aggiuntiva, considerata dalla Cassazione una sorta di fideiussione ex lege (Cass. n. 5137/1983), è resa necessaria dal fatto che anche soggetti diversi da quelli che hanno la rappresentanza possono contrarre obbligazioni per conto dell associazione (Cass. 2648/1987). Ciò viene incontro, nel caso della Massoneria che è una struttura piramidale con varie articolazioni sul territorio, all esigenza di imputare agli amministratori locali la responsabilità per obbligazioni delle quali gli organi centrali non hanno magari neppure conoscenza. Un discorso a parte merita la così detta "giustizia domestica" che in Massoneria assume particolare rilievo in quanto, coerentemente con il carattere etico che contraddistingue questo tipo di associazione, viene attribuito rilievo anche a mancanze
che secondo la morale corrente, non avrebbero peso. Norme processuali interne, ispirate ai principi generali del diritto comune, regolano il procedimento, ma la valutazione della colpa è molto più rigorosa perché la responsabilità di azioni ed omissioni non si ferma all esame dell elemento psicologico, unico paramentro della giustizia profana, ma approfondisce le implicazioni morali di una determinata condotta, che coinvolgono oltre alla volontà dell individuo, la sua coscienza. Sarebbe, quindi, arduo per un giudice estraneo alla Massoneria amministrare la giustizia nei rapporti interni all Istituzione, senza avere l esatta cognizione di un ordinamento ispirato a principi etici ed iniziatici. La giurisprudenza in materia di esclusione dei soci si mostra opportunamente rispettosa delle "tendenze" condivise ed accettate da tutti gli aderenti che portano a graduare la colpevolezza secondo l importanza che l associazione conferisce a determinati valori. Il giudice ordinario deve perciò limitarsi, secondo tale indirizzo, ad accertare solo se si è verificato il fatto generatore del provvedimento di esclusione, non potendo valutare il merito e l opportunità della decisione (Cass. 579/1973). La scarna normativa esaminata evidenzia tutta la sua inadeguatezza rispetto alle esigenze di associazioni complesse come la Massoneria, che per il ruolo sociale benefico che si propongono richiedono norme di supporto che, lungi dallo scoraggiare l attività associativa, com è nella situazione attuale, possano favorirla, sia pure nel più assoluto rispetto delle regole di una moderna democrazia. Allo stato nessuna forza politica sembra sensibile a questa problematica e la legittima aspettativa che l art. 18 della Costituzione venga finalmente attuato con una legge dello Stato resta una chimera. P.12: Manoscritto miniato sulle avventure di Marco Polo, Oxford, Bodleian library.
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osé Antonio Ferrer Benimeli venne proposto agli studiosi italiani sin dalla pubblicazione della sua tesi dottorale (Madrid, 1977, Fundacion Universitaria Espanola). Sulla scorta di un imponente documentazione tratta da archivi pubblici e privati e soprattutto dall Archivio Segreto Vaticano, l opera documentò in modo rigoroso e incontrovertibile che la chiesa cattolica non fu la prima né l unica istituzione a mostrare diffidenza e ostilità contro la Massoneria. Prima della pubblicazione della costituzione apostolica In eminenti di papa Clemente XII (1738), altrettanto avevano fatto governi di Stati riformati, evangelici, cattolici e la Sublime Porta. Dopo la scomunica comminata dal Romano Pontefice i Massoni vennero guardati con sospetto e perseguitati da parte di governi di Stati cristiani ortodossi. Negli Anni Settanta del Novecento in Italia era diffusa (e in settori attardati della storiografia perdura) l identificazione tra eresie, antipapismo e liberalismo. Dalla storiografia tardopositivista e gramsciana (o marxista) la Massoneria (generalmente considerata una fastidiosa anticaglia, inconciliabile con lo spirito moderno, con il sano razionalismo e il materialismo ) era tollerata quale stranezza solo perché la si credeva (o si spacciava) quale vittima suprema dell ottusità clericale cattolica. Molti settori della Massoneria ritenevano che la Libera Muratoria in Italia potesse avere vita meno grama solo se contrapposta alla Chiesa cattolica: il nemico storico. L opera di Ferrer Benimeli invitava a mettere da parte polemiche superate e a passare dall ideologia alla storiografia, dalle leggende alla verifica dei fatti.
Ad Almeria il XII Simposio Internazionale di metodologia applicata alla storia della Massoneria spagnola: tra repressione ed esilio
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all 8 al 10 ottobre 2009 si celebra ad Almeria il XII Simposio internazionale di Storia della massoneria spagnola. Organizzato dalle Università di Almeria e di Saragozza, esso prevede la partecipazione di oltre cento studiosi di diversi Paesi europei e delle due Americhe. Esso si propone di approfondire le vicende dei Massoni sotto le dittature del Novecento ed estende
l attenzione alle diverse forme di esilio e di auto-esilio. Sono annunciati importanti contributi su stampa massonica, biografie, istruzione, relazioni internazionali, letteratura, musica, iconografia. Molto attesi sono anche il repertorio che raccoglie in volume gl indici ragionati dei venti tomi dei precedenti Simposi internazionali e la verifica del banco di dati sui Massoni spagnoli: un lavoro merito-
rio intrapreso da molti anni con il concorso di pubbliche amministrazioni che giustamente vedono nella ricerca scientifica sulla Massoneria un contributo alla storia generale della Spagna: un precedente che confidiamo venga emulato anche in Italia, ove non mancano matricole massoniche meritevoli di attenzione da parte delle Istituzioni pubbliche per il loro intrinseco valore storiografico.
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Storia Malgrado il rigore della documentazione prodotta, essa venne pertanto accolta da imbarazzato silenzio e suscitò persino qualche riserva in chi non rinunciava a imputare alla chiesa di Roma tutti gli errori e i mali della storia. A richiamare su di essa l attenzione degli studiosi e dei Massoni stessi fu la rivista del Grande Oriente d Italia all epoca diretta da Giordano Gamberini, studioso di specchiata onestà, impegnato a cancellare gli equivoci del passato remoto e prossimo e sempre pronto ad ammonire a liberarsi dai fantasmi di comodo. Quasi nessuno notò che un opera così innovativa giungeva proprio dalla Spagna, il Paese nel quale la Massoneria era stata annientata e - caso unico nell Europa occidentale - rimaneva vietata sotto gravissime pene. Taluno, invece, si domandò se quell opera di così vasto impianto facesse parte di una oscura manovra ai danni dell identificazione tra massoneria e laicismo, ovvero l anticlericalismo militante di impronta ottocentesca all epoca ancora vigoreggiante. L esordio di Ferrer Benimeli coincise con la svolta negli studi sulla Massoneria contraddistinta dai lavori di Giovanni Caprile S.J. in Italia e di Valerio Alberton S.J. in Brasile: un nuovo corso segnato dalla lettera del prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, Ferenc Seper (1974), secondo il quale si poteva ormai sostenere la compatibilità della confessione cattolica con la frequentazione di Logge massoniche non cospiranti contro la Chiesa. A differenza di altri sacerdoti, quali Franco Molinari e Rosario F. Esposito, inclini all apostolato e a risolvere casi di coscienza, Ferrer Benimeli si tenne sempre sul terreno rigorosamente storiografico. Lo si vide da opere quali El contubernio judeomasònico-comunista: del Satanismo al escandalo de la P2 (Madrid, Istmo, 1882) nel
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quale passò in rassegna i vari aspetti dell antimassonismo ideologico. Se i clericali degli anni di Pio IX e Leone XIII avevano gravi colpe, inclusa quella di essersi fatti giocare dall abile e sfrontato Leo Taxil, andava ricordato che essi non furono gli unici nemici giurati della Libera Muratoria: vi erano anche i marxisti, i nazisti, tutte le ideologie totalitarie e anche certi liberali secondo i quali la spiritualità era una vecchia
fiaba e la religiosità una sorta di mancanza di buon gusto, se non di buon senso. Il Contubernio conteneva in nuce molte altre opere del suo autore e di suoi collaboratori e amici. Le pagine su Franco e la Massoneria, per esempio, riprendevano e andavano oltre il precedente profilo di storia della Libera Muratoria in Spagna dello stesso Ferrer Benimeli e anticipavano gli studi di Juan José Morales Ruiz sulla repressione franchista di Massoni e comunisti e moltiplicavano gl interrogativi sulla genesi e sugli usi dell antimassonismo: una forma di terrorismo culturale talmente artificiosa e parossistica da non essere necessariamente legata alla presenza di Logge. Già membro del Centro di Documentazione Massonica fondato in Torino sull onda del successo della mostra del 1980, nel 1983 Ferrer Benimeli promosse la nascita del Centro de
Estudios Historicos de la Masoneria Espanola (CEHME): una insegna che non lasciava spazio a equivoci interpretativi dei suoi metodi e scopi. Esso si sarebbe tenuto rigorosamente sul terreno della storia, senza intenti né apologetici né denigratori. Non aveva (e non ha) il compito di condannare o assolvere massoni e/o antimassoni, bensì di documentare e spiegare nascita e diffusione di Ordini, Riti, Logge, organizzazioni, catechismi,...e di verificare i nessi tra massoneria, istituzioni, vita pubblica, società, vicende militari, arti, letteratura, musica, scienze, senza indulgere a identificare la parte (a volte piccolissima) con il tutto come era accaduto in passato e talvolta ancora accade. Il CEHME si mise alla prova la prima volta con il Symposium di Metodologia applicata alla storia della Massoneria spagnola (Saragozza, 20-22 giugno 1983). Oltre a saggi di Pere Sanchez Ferré, Eduardo Enrique del Arbol, José Ayala Pérez, Manuel de Paz Sànchez (poi autori di studi, promotori di collane, convegni, seminari, mostre...) e di Pedro Alvarez Lazaro (che vi anticipò il principale filone dei suoi studi sul Libero Pensiero e sul nesso tra Massoneria ed educazione alla cittadinanza), il Simposio offrì un primo panorama sugli orientamenti metodologici in atto in Italia (ove si iniziava a passare dalla Massoneria nella storia alla storia della Massoneria) e Francia (con pagine di Françoise Randouyer. Gli Atti del Simposio (Zaragozza, 1985) proposero a mo di epilogo lo Statuto e il repertorio delle prime iniziative del CEHME, varato l 8 febbraio 1984. Due anni dopo il II Simposio (Salamanca, 2-5 luglio) confermò la direzione di marcia, poi ribadita con cadenza biennale verso il traguardo del XII (Almeria, 8-10 ottobre 2009). Quale Appendice alla tesi dottorale, Benimeli propose l ampia Bibliografia de la Masoneria, un cui primo
saggio aveva pubblicato a Caracas (Universidad Catòlica Andrés Bello, 1974): non un mero repertorio di titoli (oltre 6.000), bensì una somma di questioni storiografiche, approfondite in argomentati capitoli critici. Essa è stata riproposta nel 2004 con una poderosa integrazione di altri 14.000 nuovi titoli in due robusti volumi, arricchiti da ulteriori premesse critiche. Tra le molte importanti opere di Ferrer Benimeli nel quarto di secolo dalla istituzione del CEHME spiccano il saggio La Masoneria, più volte aggiornato e ora disponibile in veste editoriale accattivante, e il recente Jefes de Gobierno masones. Espana 1868-1936 (Madrid, La Esfera de los Libros, 2007). Sarebbe riduttivo considerare quest ultima opera come semplice galleria di politici accreditati quali massoni (Juan Prim y Prats, Manuel Ruiz Zorrilla, Pràxedes Mateo Sagasta, Segismundo Moret y Prendergast, Alejandro Lerroux Garcia, Diego Martinez Barrio, Ricardo Samper Ibanez, Manuel Portera Valladeres e Santiago Casares Quiroga). Essa in realtà offre un ventaglio multicolore di casi attraverso il cui esame si approda a rimuovere i consueti rischi di chi si occupi di storia della Massoneria e della Massoneria nella storia: da una parte evitare generalizzazioni attribuendo alla Massoneria gli errori di questo o quel suo affiliato, dall altra elevarla a panacea e formula modernizzatrice ed educativa del mondo contemporaneo: un avvertimento che vale per la Spagna come per ogni altro Paese. L Autore vi ammonisce anche a non indulgere a rileggere la storia locale o universale inforcando lenti massonocentriche, come nel 2006 accadde, per esempio, con la pubblicazione di una lista di 200 eminenti massoni almeno 175 dei quali (egli giustamente osserva) non ebbero nulla a che fare con la Libera Muratoria o in un Corso Estivo della UNED (Massoneria e Stato Costituzionale, Alcalà la Real, 14-16 giugno 2006) nel quale venne esaltato il ruolo di illustri Massoni nella formazione dell ordinamento costituzionale spagnolo, attribuito a statisti che invero non furono mai iniziati. Altrettanto vale per la generalità dei capi di governo passati in rassegna nel volume: il loro ingresso in Loggia fu quasi sempre casuale, poco convinto, fugace,sicché sarebbe davvero infondato dedurre una sorta di codice politico massonico dalla loro azione pubblica o viceversa attribuire a ispirazione liberomuratoria la loro opera profana . Altri due meriti spiccano nel magistero
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storiografico di Ferrer Benimeli: l impegno da lui posto nella promozione di mostre documentarie, rassegne, tavole rotonde. Malgrado il gravame della docenza universitaria e delle fitte relazioni con Accademie e istituti e centri di ricerca in Spagna e all estero, egli non è mai stato avaro del proprio tempo nella certezza che la divulgazione è la verifica delle nuove acquisizioni scientifiche. Fu tra i promotori della Mostra La Masoneria espanola, 1728-1939, esposta ad Alicante e, di seguito, in molte città spagnole ove venne accompagnata da conferenze e dibattiti. Infine Ferrer Benimeli non ha mai esitato ad affrontare temi scomodi. Lo fece sin dal saggio sul Contubernio e dal Simposio di Salamanca e lo confermò con cicli di lezioni e dibattiti su Massoneria oggi e su Chiesa e Massoneria. Il primo
incluse un contribuito di Licio Gelli. Il secondo pubblicò in premessa una lettera dell allora prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, cardinale Joseph Ratzinger, di saluto e plauso per i lavori: all insegna del rigore documentario e del rispetto della verità. In Italia Ferrer Benimeli è stato presente in molteplici convegni, tavole rotonde, dibattiti. Gli si deve, tra altro, il saggio su La Massoneria in Spagna (ed. Bastogi, da tempo esaurito e di prossima ripubblicazione in edizione aggiornata). Dopo venticinque anni lascia la presidenza effettiva del CEHME, ma non gli studi. E e rimane un autentico Maestro, oltre che un amico fraterno: dal quale si può dissentire proprio perché ci si confronta sul piano dei documenti e alla ricerca della verità.
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Intervista a Ferrer Benimeli, Maestro di storiografia a cura di Aldo A. Mola
D. Quando e perché hai deciso di occuparti di storia della massoneria? R. Lo decise per me il Dipartimento di Storia Moderna e Contemporanea dell Università di Saragozza, quando mi assegnò la tesi dottorale sul conte di Aranda, primo ministro di Carlo III di Spagna (già re di Napoli). Si diceva che Aranda avesse creato la Massoneria in Spagna nel secolo XVIII. Arrivai alla conclusione che non solo non l aveva affatto fondata ma che non fu mai massone. D. Di quali argomenti ti eri occupato? R. Prima avevo dedicato la mia tesi di laurea al conte di Aranda e alla guerra contro la Convenzione repubblicana francese nella zona aragonese dei Pirenei. Avevo già pubblicato vari studi sui Gitani, sull espulsione dei gesuiti dalla Spagna (1767) e su Aranda stesso. D. Che cosa sapevi o pensavi della massoneria quando hai cominciato a studiarla? R. Non ne sapevo nulla, non ne avevo letto nulla, a parte i soliti luoghi comuni nei quali fummo educati durante l età del franchismo. D. Che cosa se ne pensava in Spagna? R. La Massoneria dal punto di vista politico era identificata con il famigerato complotto giudeo-massonico-comunista e sotto il profilo ecclesiastico con la classica immagine fornitane da Léo Taxil e dai documenti pontifici di Pio IX e Leone XIII. D. Hai incontrato ostacoli nella tua ricerca?
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R. In verità nei cinquant anni dedicati allo studio della Massoneria non ho incontrato quasi nessun ostacolo ideologico alla ricerca, né da parte accademica, né ecclesiastica, né massonica. E non mi riferisco solo alla Spagna. D. Hai trovato collaborazione nei massoni? R. Molto presto stabilii contatti con Massoni di Francia, Portogallo, Gran Bretagna, Belgio, Olanda e Italia. In seguito i rapporti si estesero ai Massoni spagnoli (al loro ritorno dall esilio) e con quelli di Brasile, Perù, Cile, Cuba, Ecuador, Porto Rico, Messico, Costa Rica, San Domingo, Stati Uniti, ecc. D. Nei tuoi confronti i Massoni si mostrarono interessati, indifferenti, diffidenti o persino ostili? R. In verità tra i Massoni mi sono imbattuto - e continuo a incontrarne - in tutti i tipi di atteggiamento, benché prevalgano quelli che, una volta superate le tradizionali e comprensibili diffidenze, si sono convertiti in amici sinceri e veri fratelli. Tuttavia alcuni settori della Massoneria non sempre sono giunti a superare una certa prevenzione e persino una ostilità mal dissimulata. D. Tu hai studiato molto anche a Roma e in Italia. Hai incontrato più aiuti o più ostacoli? Tra gli storici o anche tra i Massoni? R. In Italia ho lavorato all Archivio Segreto Vaticano, nella Biblioteca Apostolica Vaticana, alla Corsiniana, alla Civiltà Cattolica e in molte biblioteche e archivi di Stato, a Roma, Firenze, Trento, Bologna, Foligno, Napoli, Milano, Venezia... Benché non abbia fatto ricerche in archivi massonici italiani, ho avuto molti aiuti da storici massoni e non massoni (specialmente da parte tua, come è noto). Non sono mancate critiche, ma per motivi ideologici più che accademici o storiografici. D. E in Francia? R. La mia formazione in storia della Mas-
soneria si è realizzata in gran parte proprio in Francia e nei suoi ricchi archivi massonici, specialmente nel fondo massonico della Biblioteca Nazionale di Parigi che dispone anche di una vasta raccolta di libri sulla massoneria. In Francia ho però utilizzato molti altri archivi e biblioteche, sia di Parigi sia di altre città. D. La Gran Bretagna è la patria della Massoneria. Quando hai conosciuto Massoni inglesi? In Spagna o dove? E Massoni statunitensi? R. A Londra ho lavorato nell Archivio e nella Biblioteca della Gran Loggia Unita d Inghilterra ove ho ottenuto ogni genere di aiuto e di attenzioni. Conoscevo già alcuni Massoni inglesi, soprattutto storiografi, il cui numero poi è cresciuto nel corso degli anni e con la partecipazione a vari congressi e seminari in Gran Bretagna. D. A volte sei stato sospettato e persino accusato di essere un gesuita infiltrato per conoscere la Massoneria e combatterla dal suo interno. Che cosa rispondi? R. Il fatto curioso è che per alcune frange clericali sono un Massone infiltrato nella Chiesa, mentre per certi Massoni sono un pericolosissimo ecclesiastico insinuato nei loro Templi. Gli uni e gli altri sono ancorati ai luoghi comuni e ai pregiudizi dell Ottocento. Fare un lavoro di frontiera come il mio ha il suo fascino, ma anche i suoi inconvenienti. D. Che ricordo hai di Carlo Francovich? R. Lo incontrai per la prima volta a Torino nel maggio 1980 in occasione della straordinaria mostra La Massoneria nella storia d Italia, quando conobbi di persona anche te; ma noi eravamo da tempo in corrispondenza sempre a proposito di storia della massoneria e nessuno di noi due era ispirato da pregiudizi ideologici, partitici né da altri condizionamenti. D. Hai creato il CEHME, un istituto di
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ricerca noto in tutto il mondo. Perché lo hai fatto? R. Dopo più di dieci anni di lavoro solitario mi resi conto che per ottenere migliori risultati era necessario creare un gruppo di ricerca, soprattutto in un Paese, come la Spagna, nel quale la Massoneria era sempre stata la bestia nera del franchismo e della Chiesa cattolica. D. Hai organizzato tanti convegni e ne hai pubblicato gli Atti. Una grande fatica. R. Ventidue volumi di Atti, che dopo il Symposium di Almeria saranno presto 24, è il risultato di uno sforzo collettivo che raccoglie 900 saggi monografici in più di 12.000 pagine su un tema che precedentemente in Spagna era pressoché sconosciuto e trattato male. D. La storia della Massoneria è solo uno degli argomenti ai quali ti sei dedicato. Per te è il più importante o ve ne sono altri? R. Lo studio della Massoneria ha occupato più di metà della mia vita. Tuttavia, se mi ha richiesto più tempo e impegno di ogni altro esso non è stato l unico. Quello dell espulsione e dello scioglimento della Compagnia di Gesù è stato un altro fulcro del mio interesse di studioso, al pari dell Inquisizione, dei segni lapidari. Ho anche prodotto una serie di biografie, ecc. D altra parte non si può dimenticare la docenza universitaria che è l attività alla quale ho dedicato la maggior parte del mio tempo. Ho sempre mantenuto una netta separazione tra insegnamento e ricerca. Nelle mie lezioni non ho mai parlato di massoneria. Il mio ruolo di docente e quello di ricercatore sono rimasti due terreni di impegno scientifico paralleli e indipendenti. D. Tra le opere da te pubblicate sulla massoneria quale ricordi più volentieri e quale vorresti che fosse ricordata di più? R. Dei miei quaranta e più libri credo che l opera fondamentale sia la tesi dottorale
Masoneria, Iglesia e Ilustracion, pubblicata in quattro volumi. Forse è la meno conosciuta, benché se ne siano esaurite due edizioni in breve tempo. D. Dopo 25 anni lasci la presidenza effettiva del CEHME. Che cosa raccomandi di fare a chi ti subentrerà e ai tuoi collaboratori? R. Che abbiano pazienza e sappiano mantenere la coesione e vivo l interesse tra tutti i membri del CEHME. D. Se oggi avessi vent anni a che cosa ti dedicheresti? R. Ho 75 anni e sono figlio di un epoca che appartiene in gran misura a un passato che non può tornare... D. Quale è secondo te il merito principale della Massoneria? R. Il messaggio di fraternità, tolleranza e pace, che però deve essere abbastanza difficile mettere in pratica, a giudicare da quanto dimostra la storia della Massoneria stessa. D. E in Spagna? R. Altrettanto. D. Quale è secondo te l errore principale della Massoneria? R. Le divisioni interne, la moltiplicazione delle Obbedienze, i personalismi e le ambizioni che ne derivano... D. E in Spagna? R. Lo stesso, ma molto più accentuato rispetto al resto dell Europa latina. D. Diresti a un cattolico di farsi iniziare in massoneria? Si? No? Dove? Perché? R. E una questione molto personale. A ogni modo vi sono molte differenze secondo le circostanze individuali e dei Paesi. D. I massoni che conosci sono anche religiosi? Ve ne sono di atei militanti? R. Conosco Massoni molto religiosi, sia cattolici sia di altre confessioni religiose,
ma anche agnostici, liberi pensatori e atei militanti. D. Secondo te che cosa si dirà della Massoneria tra cento anni? R. Sono uno storico, non un futurologo. Confido che si superino le crisi attuali di molte obbedienze massoniche. D. Due o tre titoli di opere che stai scrivendo. R. Ultimamente ho dedicato la mia attenzione alla Massoneria spagnola in esilio, al centenario della morte di Ferrer y Guardia e alle Cortes di Cadice (quelle che nel 1812 vararono la Costituzione), alle origini religiose della Massoneria, alla Massoneria nella Seconda Repubblica spagnola, ecc. D. Quale tua opera vorresti fosse tradotta in Italia? R. La mia tesi dottorale Masoneria, Iglesia eIlustracion, ma è una solo una speranza date le sue dimensioni, il suo carattere accademico mentre oggi si preferisce il genere divulgativo, e la necessità di aggiornamento bibliografico. Nel suo impianto fondamentale essa rimane un opera pienamente valida malgrado il tempo trascorso dalla sua pubblicazione. In Francia optarono per una sua sintesi , che però conta 900 pagine. Mi piacerebbe accadesse altrettanto in Italia... D. Quale messaggio vuoi dare agli studiosi italiani? R. Non mi pare di aver titoli per dare consigli, tuttavia in qualità di storico mi piacerebbe leggere più lavori di storia e meno libri imperniati su leggende e fantasie che alcuni scrittori hanno reso di moda. D. Quale domanda non ti ho fatto? R. Credo che noi due potremmo parlare costruttivamente per ore, giorni e mesi... P.18, 22 e 23: Dipinti di P.Picasso; p.19: J.A.F.Benimeli e scorcio della baia di Almeria (foto P.Del Freo); p.20: Il celebre scatto di R.Capa sulla Guerra di Spagna; p.21: F.Franco, foto d epoca.
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i dice che i rituali rappresentino i simboli in movimento e siano la raffigurazione dei contenuti esoterici appartenenti alla tradizione muratoria. Essi, dal momento della loro nascita, sono stati soggetti a modifiche dettate dalle più svariate ragioni e, con il trascorrere del tempo, sono diventati come noi li conosciamo oggi, abbreviati, tradotti anche troppo liberamente, nonché interpretati tanto soggettivamente da perdere il significato originario. Vi è chi sostiene che essi sono stati resi più agili, più adatti all evolversi delle epoche storiche ma, così facendo, talvolta ne è stato modificato il senso a tal punto da non renderli più comprensibili da coloro che li praticano. La figura del "Maestro delle Cerimonie" nasce, per esigenze sia pratiche che simboliche, verso la metà del XVIII secolo quando si avvertì il bisogno di dare un ordine ai lavori di Loggia. Fu allora che un Fratello fu incaricato di tenere in ordine il tempio, condurre il Maestro Venerabile, i Dignitari ed i visitatori ai posti loro spettanti. Questo Fratello, che per necessità organizzative deambulava nel tempio, divenne il Maestro delle Cerimonie. La deambulazione, sua precipua prerogativa, risponde non solo a ragioni di ordine pratico ma, nel Rito Scozzese Antico ed Accettato, risponde soprattutto a motivi di carattere esoterico. Il Maestro delle Cerimonie è l unico che, durante lo svolgimento della tornata rituale, può guidare i passi dei Fratelli attraverso il Tempio, conducendoli oltre i confini di quello spazio sacro che egli stesso ha delimitato, oltre quella barriera magica protettiva eretta con la squadratura, utilizzando le energie fornite dalla volontà degli stessi fratelli. Egli è l unico in grado di penetrare il campo energetico di questo luogo fisico senza che le energie si disperdano e la loggia perda le sue forze. Il suo incedere calmo e consapevole del proprio compito, gli permette di muoversi senza disperdere l Eggregore, quella "presenza" invocata dalla univocità di pensiero dell insieme dei fratelli presenti nei quali il rituale di apertura dei lavori ha risvegliato i sensi ed i sentimenti ma di questo parleremo in altra conversazione. A differenza del rito inglese di stile Emulation, nel quale il Direttore delle Cerimonie espleta soprattutto mansioni di carattere
organizzativo, senza quasi avere una valenza rituale, nel Rito Scozzese Antico ed Accettato il compito del Maestro delle Cerimonie appare soprattutto essere quello di garante e custode della ritualità, conservatore ed esecutore di quel simbolismo rituale che favorisce l unione fraterna dei membri della Loggia. L attributo del Maestro delle Cerimonie, unanimemente riconosciuto da tutti i Riti Massonici, è il Bastone. Con esso egli impone il rispetto del cerimoniale, ha il diretto controllo di ogni movimento dei Fratelli nell interno del Tempio ed attira la loro attenzione quando viene battuto sul pavimento ogni qualvolta lo ritenga opportuno affinché il rituale si svolga con ordine ed armonia. Egli non lo abbandonerà mai, anche quando seduto, con la sola eccezione nel rituale di Iniziazione dove egli assiste il fratello Esperto durante i viaggi simbolici; questo è l unico momento in cui egli potrà abbandonare il Bastone per meglio adempiere al suo ufficio. Il Bastone nelle epoche storiche che si sono succedute ha assunto ruoli sempre nobili e gloriosi, perchè si ritiene da più parti che portarlo abbia da sempre rappresentato un simbolo del prestigio di colui che lo portava, manifestazione del suo carattere,
espressione della sua spiritualità. La Bibbia ce ne parla in vari passi, dalla verga di Aronne a quella di Giacobbe con le loro proprietà magiche, per arrivare al ben più famoso bastone di Mosè che apriva la strada al suo cammino, simbolo di libertà e di guida. Il bastone del mago, invece è simbolo della saggezza di colui che ha intrapreso un cammino iniziatico e potrebbe affondare le proprie radici nella lancia di Odino, detentore della Conoscenza e assai versato nelle arti arcane. Da non dimenticare infine il leggendario bastone druidico simbolo della loro autorità, la cui esistenza è stata da alcuni studiosi ipotizzata ma mai provata. Tutto questo ci indica come il bastone, con il trascorrere dei secoli, abbia racchiuso in sé molteplici concetti e valori diventando a sua volta un simbolo. Il Bastone del Maestro delle Cerimonie rappresenterebbe pertanto l evoluzione di quello primitivo, rozzo e spigoloso, diventato poi canna o verga cioè un bastone più sottile e raffinato che ha assunto la valenza simbolica di guida spirituale. Ricordare la funzione simbolica del bastone dei compagnoni ci può essere di grande aiuto perchè se è vero che non abbiamo
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della cintura. Niente si sa sul materiale di La mano destra è la mano della benediziodocumenti sufficienti per sostenere che cui deve essere fatto, nulla ci è stato tra- ne laddove la sinistra della maledizione, si Compagnonaggio e Massoneria abbiano mandato, ad eccezione di un unica indi- giura con la mano destra, ed ancora, la la medesima origine, sicuramente entram- cazione che ci viene dalla Gran Loggia di mano destra è da sempre quella della giubi possiedono caratteri esoterici ed iniziatici Francia, la quale ce lo descrive con il corpo stizia mentre la sinistra dell ingiustizia. in alcuni casi molto simili. Per il Compa- in legno d ebano e l estremità superiore L uomo vive, nelle sue alternanze, l espresgnonaggio, infatti, il bastone ha da sempre bianca. sione di un dualismo insito in tutte le cose costituito l attributo principale. Esso ci è Il Bastone, più o meno alto, con pomolo ed il modello culturale della nostra civiltà raffigurato a sezione rotonda, di altezza o senza, frutto da sempre di interpretazioni sottolinea continuamente come la parte variabile intorno al destra sia la buona e metro e cinquanta la sinistra la cattiva. centimetri e ben evi"La preminenza della denziato nella litomano destra (vista grafia edita da Agricol non, o non solo, coPerdiguier nel 1863 me frutto di una che raffigura "Maitre naturale asimmetria Jacques" fondatore dei organica del corpo compagnoni detti umano, ma come "passanti". Il bastone una "istituzione soè utile alla marcia e ciale"), viene ideasegno di riconoscilizzata e identificata mento ma, soprattutcon tutto ciò che è to, è un simbolo. Esso positivo e sicuro, risimboleggia per i spetto alla sinistra, compagnoni la Covista come luogo del noscenza e quando il pericolo e dell inMaestro stende va la quietudine, su cui mano destra sul popesa una sorta di inmolo del bastone il suo terdetto sociale." gesto rappresentava La contrapposizione un segno di pace e di tra mano buona (la forza interiore. Il Badestra) e cattiva (la stone impone rispetto sinistra), attraversa la e stabilisce l armonia, nostra cultura nel illumina l agire del corso dei millenni, Maestro delle Cericoinvolgendo le monie e gli ricorda la credenze popolari, la funzione che egli rireligione e le loro copre nel Tempio e rappresentazioni. Dal fuori di esso. punto di vista simIl bastone usato dal bolico appare natuDirettore delle Cerirale impugnare il monie nel Rito inglese bastone con la mano di stile Emulation ha destra in quanto atgeneralmente una teggiamento legato lunghezza di circa 1,80 alle tecniche di Il presente articolo è estratto dalla pubblicazione riportata in iconografia (ndr). metri, mentre quello combattimento dei usato nel R.S.A.A. guerrieri, utile quindi continentale anch esso di forma cilindrica soggettive ha una sua valenza esoterica e a proteggere la parte sinistra del corpo là, a sezione rotonda, è spesso surmontato simbolica che è e rimane univoca. dove si trova il cuore e ricordiamo che i da un pomolo ad una estremità e la sua Il Bastone deve essere impugnato con la Romani consideravano il saluto con la lunghezza varia da un minimo di circa 90 mano destra nella sua metà superiore. destra come un segno di fiducia perché centimetri a circa un metro e cinquanta Perché la destra e non la sinistra? offrivano la mano della spada e, per un centimetri ed il Maestro delle Cerimonie I motivi da addurre sono di carattere sto- momento, si rendevano indifesi. Ed il sottolinea la sua marcia battendolo legger- rico-culturale, esoterico e simbolico. Bastone può ben essere assimilato alla mente a terra, mentre nel rito Emulation Gli antichi greci per osservare i presagi si spada che, sguainata, guida i combattenti non appoggia il bastone in terra e rimane volgevano verso nord in modo da avere in battaglia, così come il Maestro delle con la mano che lo impugna all altezza alla propria destra gli auspici favorevoli. Cerimonie guida i Fratelli attraverso lo
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spazio sacro del Tempio, ricordando in tal modo anche le origini cavalleresche del nostro Ordine. A questo proposito anche i Fratelli Esperti ed il Fratello Copritore tengono la spada con la mano destra e si pongono all ordine alzandola verticalmente con l elsa all altezza del mento, il braccio che la sostiene arcuato e la mano sinistra sul cuore. Ma il ruolo del Maestro delle Cerimonie non è soltanto questo ed i suoi compiti non terminano qui. Le Cerimonie massoniche si svolgono secondo precisi rituali e ciascuno di essi indica dettagliatamente movimenti, atti e parole da utilizzare nel corso dei Lavori architettonici ed il loro pieno rispetto viene assicurato dal Maestro delle Cerimonie, come quando, con un atto di fondamentale importanza esoterica, egli traccia il Quadro di Loggia, una operazione creativa che circoscrive quello spazio-tempo sacro che si dissolverà al momento della chiusura dei lavori nel momento in cui egli ne cancellerà ogni traccia. Questa è la Tradizione, attingendo ad essa recupereremo gli antichi valori e quei significati simbolici che nel tempo hanno subito modifiche a volte arbitrarie come ci conferma autorevolmente Iréne Mainguy, a volte anche determinate da meri errori di traduzione tanto da rendere, come abbiamo già detto, i rituali in uso poco comprensibili proprio perché mancanti di successione logica. Ma andiamo con ordine. Il triangolo è per la Massoneria una delle figure geometriche fondamentali, e la squadra è pertanto il simbolo più evocativo del lavoro massonico perchè indica la retta via, quella via che viene mostrata all apprendista al momento della sua iniziazione e che non dovrà mai più abbandonare. Se per gli operativi la squadra era lo strumento idoneo per poter erigere un muro, un edificio, una cattedrale, per i Massoni speculativi simboleggia il rigore morale, la conciliazione tra spirito e materia, suggerisce equilibrio ed onestà di propositi ed infine, rappresenta la Giustizia. All Oriente la squadra, adorna il trono ed il petto del Maestro Venerabile, perché i suoi insegnamenti sono saggi e retti ed è da lui che irradia la Luce massonica su tutti i Fratelli della Loggia. Il Maestro delle Cerimonie rievoca, nello svolgimento dei suoi compiti, il simbolo della squadra per ricordare a tutti i Fratelli lo scopo della loro presenza nel Tempio, e lo fa anche quando assume la posizione
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d ordine quando, sempre tenendo il Bastone cerimoniale con la mano destra, forma una squadra unendo tre punti:- "il Bastone, il proprio corpo ed il braccio"-. Al momento dell apertura del libro sacro, abbiamo soventemente visto molti Maestri delle Cerimonie inclinare la riga sopra l ara sollevandola da terra e ci siamo più volte chiesti il significato di tale atteggiamento e se esso avesse una qualche valenza esoterica. Così come descritto non ne ha nessuna, ma sappiamo, per averlo letto nei Rituali appartenuti alla nostra Tradizione più antica, che al momento dell invocazione il Maestro delle Cerimonie ed il primo
Esperto, incrociavano rispettivamente riga e spada sopra l ara. Essi, così facendo, formavano una squadra i cui lati erano costituiti dalla spada, dalla riga e dalla linea immaginaria che collega l impugnatura della prima alla base della seconda; essi offrivano così la loro protezione e contemporaneamente rendevano onore all atto dell Invocazione. La presenza del Maestro delle Cerimonie pervade il tempio durante tutto lo svolgimento dei Rituali, dal momento in cui egli traccia la Tavola di Loggia ed esegue così l atto creatore che individua uno spaziotempo sacro dando inizio ai Lavori Architettonici.
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Successivamente egli squadrerà il Tempio più volte e marcando ogni angolo con i piedi a squadra, ripartirà ogni volta con il piede sinistro. Così facendo egli sottolinea la sacralità del Tempio mantenendo sacro quello spazio che soltanto a lui è consentito attraversare senza turbare l armonia che in esso regna. Infine, dopo aver fatto uscire dal Tempio tutti i Fratelli nell ordine che si conviene, il Maestro delle Cerimonie rimane al suo interno, verifica che ogni cosa sia al suo posto ed insieme al Primo Sorvegliante, il quale sino a quel momento è rimasto sulla porta dopo aver controllato l uscita della sua Colonna verso la Sala dei Passi Perduti, richiude la porta del Tempio. La continua squadratura del Tempio da parte del Maestro delle Cerimonie ci obbliga ad una ulteriore riflessione ed a valutare un ipotesi sul suo simbolismo che appare convincente. La radice indoeuropea della parola Tempio è tem, che significa dividere, delimitare. Essa definisce un luogo sacro destinato al culto. Il Tempio naturale era considerato dai Greci come delimitazione del luogo adibito a culto sul quale poteva sorgere un edificio dove si conservavano i beni del Tempio
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stesso e spesso anche quelli dell erario pubblico. Per i Romani il templum significava uno spazio della volta celeste o della superficie terrestre, che veniva determinato attraverso gli auspici. Il Tempio massonico ha la volta azzurra cosparsa di stelle, è a forma di quadrilungo, ovvero di rettangolo, con un unica porta d accesso che viene simbolicamente considerata orientata ad occidente ed è il luogo fisico in cui si svolgono i Lavori Massonici e la presenza rituale dei Fratelli Massoni, la loro volontà concorde ed il lavoro corale lo trasformano nell unità Idea-Forza della Libera Muratoria universale, identificandosi così con l intera Comunione dell Istituzione Massonica. Il Tempio, come abbiamo visto, è uno spazio delimitato che noi Massoni "squadriamo" deambulando attorno al tappeto a scacchi marcandone gli angoli. Ma quale significato simbolico riveste tutto ciò? E questa un eredità lasciataci dai Massoni operativi? Noi crediamo di si e quella che segue è una ipotesi che appare molto verosimile. In un passato ormai remoto ogni Maestro aveva il proprio gruppo di lavoro ed una propria "tradizione", con abitudini proprie
e propri strumenti nonché sistemi di misurazione. Osservando la cattedrale di Chartres è stato, infatti, possibile distinguere l impiego di almeno otto differenti sistemi di misura, fondati sul piede "romano", "olimpico", "sumero", "teutonico", "cretese", "inglese" e "punico". L esistenza di molteplici strumenti di misurazione è inoltre avvalorata dall esclamazione con la quale il Canonico accordava al Maestro l uso delle unità di misura della sua "tradizione": "Prendi il tuo piede!" era la frase di rito. Era così che si permetteva al Maestro di assumere l iniziativa e di avere libertà di scelta nel proprio lavoro. Impiegare un diverso metro nel continuare l opera iniziata dai predecessori comportava di conseguenza l adottare tutta una serie di piccole variazioni nell esecuzione del lavoro con la tendenza a personalizzare vari dettagli della costruzione. "Prendi il tuo piede!" è un antico modo di dire il cui significato originale si è oggi ormai perduto dopo che nel corso dei secoli si è venuta sviluppando una progressiva uniformità delle misure, in seguito alle disposizioni centralizzatrici prese dapprima dai re di Francia (che si sforzarono di sostituire il "piede del re" a tutti gli altri sistemi precedentemente usati) e poi dalla rivoluzione francese che offrì per la prima volta l esempio dell adozione del sistema metrico. In questa prospettiva, squadrare il Tempio potrebbe significare "riconoscerne le misure" ed entrare ritualmente, quando i Lavori sono iniziati, potrebbe assumere il valore di "adeguarsi alle misure in uso nella Loggia". L alito vitale della Massoneria è contenuto nei suoi Rituali, il loro studio e la loro corretta esecuzione dipenderanno anche dal Maestro delle Cerimonie. In tal modo verrà assicurata la perennità dell Ordine. Viviamo un epoca storica in cui il mondo sta cambiando, noi Massoni dobbiamo da parte nostra mantenere saldi i nostri Principi e, se così facendo riusciremo a dare un nuovo respiro alla Massoneria, contribuiremo a scriverne la storia futura.
P.24: Tempio, Oriente di Firenze; p.25: Statua di Charles I a Guildhall, Regno Unito; p.27: Re con Scettro, vetrata nella Cattedrale di Canterbury; p.28: Ritratto di Edoardo VII; p.29: La volta stellata del Tempio Nazionale, Roma (24 e 29: foto P.Del Freo).
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immagine della scala è una delle più diffuse per rappresentare i rapporti tra cielo e terra, essendo il simbolo per eccellenza della verticalità e di conseguenza dell ascensione. Si tratta tuttavia di una salita graduale, di un aumento di valore che avviene per tappe. La scala contiene in sé l idea dell iniziazione, ma anche dell illuminazione e viene raffigurata sia nell arte che nella visione dei mistici come il supporto immaginario di un elevazione spirituale. Tuttavia la comunicazione può avvenire nei due sensi e in tal modo la scala si pone anche come il mezzo della discesa degli esseri spirituali. L opinione che esistesse nei tempi remoti uno scambio tra cielo e terra, poi mantenuto solo grazie a una scala invisibile è diffusa quasi ovunque. Questa visione è molto simile a quella dell albero del mondo, o all albero di una nave, un asse immaginario attraverso il quale l anima sale al centro radiante posto in mezzo al cielo. In questo caso la scala costituisce uno dei tanti simboli assiali che suggeriscono l esistenza di una via che porta agli stati superiori dell essere. In molti casi i gradini della scala sono in numero di sette, legati di volta in volta ai colori dell arcobaleno, ai metalli, ai pianeti, insomma a sette stadi iniziatici che corrispondono ai cieli o alle arti liberali, considerate qui come sette gradini di conoscenza. Le fonti letterarie rimandano a un origine tracia ricordando un re che fece legare insieme numerose scale allo scopo di raggiungere il cielo per potersi lamentare con gli dèi; più tardi nel VI sec. a.C. un certo Pittaco, originario della Tracia, eresse un ex-voto a forma di scala nell isola di Mitilene. A partire dal V sec. a.C. la scala è attestata in Grecia come immagine di comunicazione tra gli dèi terrestri e quelli celesti e, soprattutto nelle pratiche funerarie, come mezzo della salita delle anime beate dopo la morte. Comunque è nelle religioni iniziatiche che il simbolo della scala si diffonde a largo raggio. E un segno dionisiaco, insieme al tralcio d edera, al letto e al capretto, tanto da costituire un mezzo di riconoscimento tra gli iniziati. In ogni tempo uno dei benefici dell iniziazione consiste nell assicurare al recipiendario la salvezza e l immortalità; la scala in questo caso significa il viaggio dell anima destinata alla felicità ultraterrena, assumen-
do anche un valore escatologico. Per questo la scala non può non interessare anche gli orfici e i pitagorici della Magna Grecia, la cui idea della migrazione delle anime attraverso gli spazi siderali trova nel simbolo della scala la visualizzazione del succedersi delle esistenze a un livello sempre più alto. La diffusione di questa immagine, emblema dell immortalità dell anima e via di salvezza, è tale che nei dischetti a tema misterico rinvenuti a Taranto la scala compare 26 volte su 43 esemplari. La scala più nota delle Sacre Scritture è quella vista in sogno da Giacobbe (Genesi 28,11), sulla quale gli angeli salivano e scendevano, rappresentando così la Scala Dei, al tempo stesso elevazione dell anima e benevolenza di Dio. Se il luogo dove avvenne la visione fu segnato da una pietra detta Bethel , cioè "Casa di Dio", l imma-
gine in sé diventa in seguito un potente archetipo per ogni visione mistica avente come tema l ascesa e la salvezza dell uomo. In questa ottica anche la croce di Cristo è vista come una scala e anche l uomo votato alla vita religiosa si trasforma in una scala, progredendo o regredendo ogni volta che la virtù o il vizio prendono il sopravvento. La scala, su cui l anima compie la propria elevazione attraverso gradini successivi, costituisce allora una delle metafore più usate dai padri della Chiesa e dai mistici medievali, tra i quali Origene, Gregorio Magno, Isidoro di Siviglia, lo PseudoDionigi Areopagita, Rabano Mauro, Ugo e Riccardo di San Vittore. Ma ancora prima, in un oasi di pace nel cuore desertico del Sinai, un mistico orientale aveva scritto un trattato di fondamentale importanza. Si tratta di Giovanni Cli-
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La Madonna della Scala
no dei riferimenti cristiani che ripropongono il simbolo della scala è ovviamente attribuito alla Vergine Maria, tradizionale figura di mediazione tra l'umano e il divino. Delle tante chiese dedicate a Santa Maria della Scala ne sopravvivono ormai poche. In Piemonte ne rimane una a Chieri (XV secolo) in stile gotico e un'altra a Moncalieri (XIII-XIV secolo) esplicitamente riferita all'Assunzione della Vergine e quindi a una scala mistica. Demolita nel 1775 per far posto a un teatro, la chiesa di Milano fu trasferita nel titolo presso la chiesa di S.Fedele. A Verona ne fu costruita una dall'ordine dei Servi di Maria, grazie a una donazione di Cangrande della Scala signore della città, che forse sciolse un voto e al tempo stesso legò il nome della dinastia a un pia fondazione. Purtroppo la chiesa fu in gran parte distrutta da un bombardamento nel 1945. A Pesaro una leggenda vuole che, sopra un vecchio torrione del porto cui si accedeva da una scala di pietra, esistesse un'icona che, quando nel 1523 si eresse la chiesa, le diede il nome. Malgrado le ricostruzioni (la chiesa attuale è del 1979) vi si trova ancora un'immagine che raffigura la Madonna con la Scala Coeli. A Roma nel quartiere Trastevere nel XVIXVII secolo fu costruita una chiesa per contenere un'icona posta sulla scala di una casa che nel 1593, per supplica della madre, aveva risanato un bambino malformato.
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Accanto, presso un convento, si trova l'antica Spezieria papale ancora in funzione. La chiesa di Napoli deve il suo nome ad alcuni abitanti di Scala nella penisola sorrentina, trasferitisi a scopo di commercio nel 1054. Attualmente sopravvive il rifacimento barocco. A Maglie (Lecce) si trova un'immagine della Madonna della Scala in un'antica chiesa di rito greco, passata poi ai francescani e adibita a ospedale dopo il 1871. La chiesa di Messina non c è più. Fondata nel 1347 dalle benedettine che vi portarono un immagine mariana che le aveva salvate dalla peste, fu sbriciolata dal terremoto del 1908. Il monumento più celebrato è comunque l Ospedale di Santa Maria della Scala a Siena, ricovero per pellegrini che si recavano a Roma, luogo di accoglienza dei gettatelli cioè i bambini abbandonati, ospedale in senso curativo dal Medioevo sino a pochi anni fa. L edificio costituisce una specie di immersione nella storia della città essendovi attestate tutte le epoche. Vi ha sede il Museo archeologico, vi si trovano varie cappelle, tra cui quella del Manto e il sacello di S.Caterina delle Notti, oltre che straordinari cicli di affreschi, si incontrano ossari e muri romani. La forma a imbuto che si addentra nelle viscere della terra tramite scale che scendono sempre di più è ricca di suggestioni dantesche. Quando si arriva alla (presunta e momentanea) fine della discesa si è pronti a una risalita verso la luce.
maco, monaco forse siriano nato prima del 579 e morto verso il 649-50, autore di un trattato di esercizi spirituali ad uso dei monaci intitolato "La Scala del Paradiso", in greco climax, da cui egli stesso trae il nome. Giovanni sviluppa una visione escatologica e salvifica della scala, immaginata di 30 gradini, quanti gli anni di Gesù dalla nascita al battesimo nel Giordano, elaborando un metodo con cui elevare la propria anima a Dio. L esercizio spirituale, condotto con diuturna sorveglianza su se stessi, si raffina attraverso molteplici tappe, ma si fonda soprattutto sull assenza di passioni (apatheia) e sulla preghiera del cuore (esichia). Nello stesso periodo il profeta Maometto (circa 570632), svolgeva la sua predicazione e di lì a poco le truppe musulmane conquistavano tutto il Medio Oriente e il Nordafrica. Giovanni Climaco trasse l immagine della sua opera dalla Bibbia o dai resti delle religioni misteriche? Questo è incerto e comunque poco importante. Certo è invece che "La scala del Paradiso" ebbe una straordinaria fortuna, fu tradotto in latino, siriaco, armeno, slavo, fu fin dal IX secolo illustrata da raffinate miniature bizantine che rappresentavano una scala affollata di angeli e demoni, gli uni intenti ad aiutare l anima nella sua ascesa, gli altri sadicamente occupati a mettere in atto ogni espediente per farla precipitare. Intanto nella ricca cultura islamica degli omayyadi, fucina di arti e scienza, la circolazione di idee e di opere era molto diffusa e le influenze di epoche precedenti accettate e rivisitate. Non si sa attraverso quale filone l immagine della scala sia giunta a un anonimo mistico islamico del IX secolo, ma comunque la teologia postcoranica creò un opera visionaria di grande bellezza e suggestione, nota più tardi con il titolo Liber Scalae Macometi, il libro della scala di Maometto, a sua volta ulteriormente arricchita di episodi e varianti tanto che se ne conoscono almeno tre versioni. Il testo sviluppa il tema del viaggio notturno, Mi raj in arabo, di Maometto fino al Cielo, già narrato nella Sura 17 del Corano, partendo da Gerusalemme "il tempio santo" per ritornare alla Mecca "il tempio ultimo". La scala in realtà rappresenta solo il primo passo di un lungo viaggio ultraterreno in cui si descrivono sia il Paradiso che l Inferno. "Gabriele mi prese per mano e mi condusse fuori dal tempio e mi mostrò una
scala che scendeva dal primo cielo fino alla terra su cui mi trovavo. E quella scala era la cosa più bella che si fosse mai vista. Essa poggiava su quella pietra presso cui in precedenza ero disceso. I suoi gradini erano fatti come segue: il primo era di rubino, il secondo di smeraldo, il terzo di perla luminosissima e tutti gli altri di pietre preziose, ognuna secondo la sua natura, lavorati con perle e oro purissimo, tanto riccamente che nessun cuore umano sarebbe in grado di concepirlo. Ed era tutta ricoperta di sciamito verde più splendente di uno smeraldo, e circondata di angeli che la custodivano. Ed era così luminosa che a stento la si poteva guardare" (Cap.V). Il tema del viaggio ultraterreno narrato dall anonimo autore arabo ebbe enorme e diffuso successo. Alla corte cosmopolita di Toledo, dove esisteva una vivace attività culturale, il testo fu tradotto dall arabo in castigliano da Abraham Alfaquì e poco dopo, nel 1264, ebbe una nuova traduzione dal castigliano al latino da parte del notaio Bonaventura da Siena. Si sa che verso il 1260 Brunetto Latini fu ambasciatore fiorentino alla corte di Alfonso X il Saggio (1221-84) e si può presumere che venisse a conoscenza dell opera, forse parlandone in seguito a un suo illustre allievo: Dante Alighieri. E noto che le cerchie più ristrette degli intellettuali fiorentini della fine del XIII secolo praticavano una cultura esoterica e leggevano in segreto i mistici musulmani. Forse non è un caso che alcune descrizioni dell Inferno dantesco rimandino al Liber Scalae Macometi, tanto che qualcuno si è azzardato a parlare di un "Dante islamico". Del resto considerando la vasta e profonda cultura del Sommo Poeta non vi è nulla di cui stupirsi. _________________
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Bibliografia Anonimo, Il Libro della Scala di Maometto, a cura di C.Saccone, trad. dal latino di R.Rossi Testa, Milano, 1997 J.Chevalier/A.Gheerbrant, Dizionario dei Simboli, Milano, 2002. G.Climaco (san), La Scala del Paradiso, a cura di R.M Parrinello, Alba, 2007 R.Guénon, Simboli della Scienza Sacra, pp. 290-93, Milano, 1978.
P.30: Scala curvilinea, Palazzo Farnese, Caprarola; p.31: The Shrine, J.W.Waterhouse (1849-1917); p.32: La volta del Pellegrinaio di Santa Maria della Scala a Siena; p.33: Scala a chiocciola, collez. privata (30 e 33: foto P.Del Freo).
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opera di C. Doyle che ha come protagonista Sherlock Holmes si snoda in quattro romanzi e cinquantasei racconti scritti tra il 1887 e il 1927, inseriti all interno del cosiddetto canone . Le edizioni sono molteplici: tra le più prestigiose, purtroppo non tradotta in italiano, ricordiamo, quella di W.S. Baring-Gould, The Annotated Sherlock Holmes, Clarkson N. Potter, New York 1967. Sono pochi i personaggi di fantasia con una biografia traslata dalla dimensione letteraria alla realtà: creature della scrittura che, per qualche strana alchimia dell immaginario, entrano a far parte della storia. A Sherlock Holmes hanno anche inventato un abitazione in Baker street 221B, a Londra. Sir Arthur Conan Doyle era un medico che divenne scrittore, un positivista convinto che però, ad un certo punto della sua vita, sentì forte il bisogno di guardare allo spiritismo come alla chiave per trovare risposte sull aldilà. Un baronetto che, titolo di sir a parte, ha saputo creare un personaggio veramente nuovo e che, oggi, al di là degli emulatori, delle naturali clonazioni e dei successori in linea con tempi e costumi, continua ad essere amato e per niente anacronistico. Sembra che tutto ebbe inizio la mattina dell 8 marzo 1886 a Southsea, in Inghilterra: una mattina in cui Arthur Conan Doyle, medico ventiseienne, era nel suo studio in attesa di pazienti. Un attesa spesso vana perché, se ci affidiamo alle informazioni biografiche disponibili, Doyle non ebbe molta fortuna con quella sua attività che avrebbe dovuto garantirgli un futuro professionale. Quell 8 marzo, Doyle abbozzò la trama di un romanzo poliziesco strutturato su due personaggi: Sherrinford Holmes, "investigatore-consulente", e Ormond Sacker, entrambi abitanti al 221b Upper Baker Street. Alcuni nomi utilizzati da Doyle nei suoi romanzi e racconti provenivano dallo Stonyhurst College di Clitheroe, nel Lancashire, frequentato dallo scrittore dal 1868 al 1875. Negli archivi dell Istituto è stata rinvenuta una fotografia in cui lo scrittore appare accanto ad un certo Mo-
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ir Arthur Conan Doyle è conosciuto dalla maggioranza delle persone come il creatore di Sherlock Holmes, il grande detective noto anche a chi non ha mai letto una riga dei romanzi e dei racconti che lo riguardano. Holmes, per qualche strana alchimia dell'immaginario, è andato oltre le pagine del racconto, superando i limiti della finzione letteraria per entrare nella storia. Forse aveva ragione Christopher Morley quando sottolineava: "mai è stato scritto così tanto da tanti per così poco"... Eppure, quell'investigatore divenuto un icona strutturata su alcuni segni trasformatisi presto in luoghi comuni (dalla lente alla pipa), non fu considerato da Doyle come il frutto migliore della sua produzione letteraria. Certamente avrebbe preferito essere ricordato per altri scritti e romanzi, forse anche per la sua crociata in favore dello spiritismo, ma quel personaggio gli rimase impigliato addosso e anche quando cercò di interromperne le avventure con la morte dell'investigatore insieme all'odiato professor Moriarty (1893), fu poi costretto a riprendere la saga (1904) per rispondere alle pressanti richieste dei lettori.
riarty (l acerrimo nemico di Holmes); inoltre, tra i compagni di scuola figura anche un ragazzo di nome Sherlock. L edificio del college ricordava la Baskerville Hall de Il mastino dei Baskerville. In Sherrinford Holmes e Ormond Sacker era presente in nuce Scherlock Holmes: l idea ormai era abbozzata, anche se non si trattava di certo della rappresentazione ottimale per quel medicoscrittore che guardava soprattutto al romanzo storico come al genere più vicino alle sue velleità. Pur non nascondendo di aver sentito l influenza di altri personaggi del romanzo poliziesco (in particolare il Dupin di Edgar Allan Poe), o di altre persone reali incontrate, Doyle chiarì fin dall inizio la volontà di elaborare un personaggio che però fosse "meno letterario" e più vicino al metodo scientifico. Trovò il suo archetipo nel professor Joseph Bell, suo docente all università di Edimburgo, noto per la straordinaria capacità di ricostruire patologie e peculiarità caratteriali dei pazienti, attraverso un metodo indiziario socio-culturale, antropologico, ma solo secondariamente basato sull anamnesi clinica. Il legame tra la medicina e l investigazione costituisce comunque il leitmotiv dei racconti e romanzi che hanno per protagonista l originale detective. Il nome definitivo divenne poi Sherlock, mentre non cambiò il cognome, Holmes; forse fu un omaggio a Oliver Wendell Holmes, un medico americano noto in Europa attraverso una serie di conferenze. E medico era anche Watson, come Doyle e Bell: insomma la medicina era strettamente intrecciata al lavoro di Holmes attraverso il suo metodo investigativo e con la presenza, diretta o indiretta, di alcuni medici posti nei punti chiave del tracciato letterario: come protagonisti (Watson), o come ispiratori (Bell). Quel genere inventato da Doyle, se ci affidiamo alle premesse, non sembrava destinato ad un gran successo: infatti il primo manoscritto, Uno studio in rosso, fu rifiutato da numerosi editori; solo la rivista Beeton s Christmas Annual dimostrò qualche interesse accaparrandosi l esclu-
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Personaggi Qualche notizia biografica
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rthur Conan Doyle nacque a Edimburgo il 22 maggio 1859. La sua famiglia, pur essendo nobile di origine, versava in una difficile situazione economica, tuttavia riuscì a farlo studiare presso i Gesuiti. Conseguì la laurea in medicina nel 1885 ad Edimburgo, iniziando a lavorare presso l ospedale della città. Qui conobbe Joseph Bell, il medico che, come abbiamo visto, per primo gli ispirerà il personaggio di Sherlock Holmes. Dopo un esperienza come medico di bordo su una baleniera, aprì uno studio a Southsea; nel tempo libero scriveva racconti: i primi erano un misto di avventura e fantasia, tra i tanti ricordiamo The Americans tale, una storia in cui il tema principale è costituto da una pianta mostruosa, giunta dal Madagascar, che si nutre di uomini. Questa idea della natura che si rivolta, o che comunque invoca la sua autonomia, è rinvenibile anche nel noto Il mondo perduto da cui saranno tratti numerosi film. Nel 1887, sullo Strand Magazine apparve il primo racconto che aveva come protagonista Sherlock Holmes e il suo assistente, il dottor Watson: si intitolava Uno studio in rosso ed è divenuto l archetipo del romanzo poliziesco per eccellenza. Il successo fu enorme. Sulla stessa rivista continuarono ad uscire periodicamente le avventure dell investigatore inglese e nel 1891 apparve la prima raccolta delle avventure di Holmes. Conan Doyle, via via abbandonò la professione medica per dedicarsi con sempre maggiore impegno alla letteratura e al giornalismo. Durante la guerra anglo-boera fu corrispondente dal Sudafrica. Incarico che svolse anche in occasione della Prima Guerra Mondiale. Doyle creò anche altri personaggi, come il professor Challenger, il colonnello Gerard ambientato nell età di Napoleone e il cavaliere medievale Sir Nigel Loring, nessuno eguagliò il grande Sherlock. Nel 1902 ottenne il titolo di baronetto; sette anni prima era stato nominato dal re Cavaliere d Italia . Nell ultima parte della sua vita, Doyle divenne un attivista dello spiritismo, tenendo conferenze in giro per il mondo. Alcune delle sue esperienze sono raccolte nel libro The new revelation. Morì il 7 luglio 1930 a Crowborough, nel Sessex.
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siva anche per i diritti futuri: il tutto a fronte di un compenso di 25 sterline! La pubblicazione passò del tutto inosservata e Doyle lasciò Holmes per cercare maggiore fortuna nel romanzo storico verso il quale, peraltro, si sentiva particolarmente attratto. Forse il singolare investigatore non sarebbe risorto dal dedalo degli "errori di gioventù" se Uno studio in rosso non fosse stato letto da un editore americano, J.M. Stoddard, che pubblicava la rivista Lippincott s Monthly Magazine contemporaneamente negli Stati Uniti e in Inghilterra. L incontro fu fatale: pur non nutrendo molta fiducia in quel genere investigativo e guardando sempre al romanzo storico come ad una solida prospettiva per il futuro, Doyle scrisse un altra opera con Holmes come protagonista, Il segno dei quattro (1890). Fu un successo. Da allora il meccanismo non si è mai fermato. La produzione letteraria Forse non tutti sanno che, nel dicembre 1893, Doyle intendeva scrivere la parola fine alla saga di Holmes, per dedicarsi al romanzo storico che amava profondamente. Ci provò con L ultima avventura: un titolo che non lasciava presagire nulla di buono. Infatti, in quel racconto, Holmes moriva nella cascate svizzere di Reichenbach con l eterno nemico, il professor Moriarty. Una tragedia: si racconta che molti lettori portarono il lutto e tanti proto-holmesiani organizzarono azioni pubbliche davanti al 221 di Baker Street per far riprendere le pubblicazioni. In circa otto anni di assenza di nuovi racconti, tutto il pubblicato fu ristampato, tradotto in molte lingue e alcuni episodi divennero soggetti teatrali. Poi, seguendo la magia della letteratura che può far risorgere e ripristinare equilibri impossibili, Doyle accettò di far ritornare il redivivo investigatore e di donarlo ancora ai tanti lettori frementi. E così, nel 1901, sullo Strand apparve Il mastino di Baskerville il terzo romanzo. Il pubblico andava all assalto delle edicole cercando di accaparrarsi una copia della rivista: furono viste scene di vero e proprio isterismo. Ormai Sherlock Holmes era un fatto di costume, prossimo ad entrare nell universo dei miti. E come tutti i miti anche Holmes ebbe modo di salvarsi fortunatamente, lasciando credere a tutti di essere morto, compreso il fido amico
Watson... Nella pubblicazione in cui Doyle raccolse gli ultimi racconti di Holmes, Il taccuino di Scherlock Holmes, si dimostrò obiettivo e attento alle necessità dei lettori, chiarendo nella prefazione il suo atteggiamento nei confronti dell investigatore morto e risorto: "Temo che Scherlock Holmes finisca col diventare come uno dei quei famosi tenori i quali, pur avendo ormai fatto il loro tempo, sono ancora tentati di prendere e riprendere congedo dal loro benevolo pubblico. Un abitudine da reprimere; anche lui deve seguire la sorte degli altri esseri, umani o immaginari (...) Ero fermamente deciso, alla conclusione delle Memorie, di far sparire Holmes, poiché sentivo che non era giusto incanalare tutte le mie energie in un unica direzione. Quella figura pallida, dinoccolata, dai lineamenti precisi, stava appropriandosi di una parte troppo grande della mia fantasia creativa. Compii il misfatto ma fortunatamente nessun coroner aveva effettuato un autopsia e così, dopo un lungo intervallo, non mi fu difficile venire incontro alle lusinghiere richieste di riportarlo in vita. Non me ne sono mai pentito poiché in effetti ho scoperto che quelle pagine non eccessivamente impegnative non mi vietarono di esplorare - scoprendo i miei limiti - tutta una serie di campi che andavano dalla letteratura alla storia, la poesia, i romanzi storici, le ricerche psiche e il teatro. Anche se Holmes non fosse mai esistito, non averi potuto fare di più; forse, ha solo costituito un piccolo ostacolo al riconoscimento delle mie opere letterarie più serie". Quel "piccolo ostacolo", malgrado le premesse dello scrittore, di fatto è diventato un trampolino, una scala per accedere all Empireo della letteratura: Doyle non fu più in grado di affrancarsi da Holmes. Ma in fondo poco importa ai tanti appassionati holmesiani: loro hanno elevato quel grande investigatore all olimpo degli immortali e ne hanno ufficializzato la storicità. Una storicità basata sulla paradossale consapevolezza che Sherlock Holmes è realmente esistito; il dottor Watson era il suo biografo e Doyle fu l agente letterario che firmò le 56 opere della saga. Il positivismo di Doyle Come è ben noto, Conan Doyle fece del suo personaggio quell espressione vivida del positivismo di cui lo scrittore - non solo per formazione - era un convinto
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li appassionati e gli studiosi attraverso l'esegesi dell'opera di Doyle relativa a Sherlock Holmes hanno cercato di ricostruire una sorta di "identikit" del loro beniamino. Sull'età sappiamo che vi sono i riferimenti ne L'ultimo saluto (1917) e in Il mistero di Boscombe Valley (1891), in cui Sherlock dice di essere di "mezza età". Sappiamo che la sua famiglia era benestante e che aveva un fratello, Mycroft, più vecchio di sette anni. Frequentò il college e l'università, mantenendo però sempre un certo distacco dagli altri studenti, scegliendo di isolarsi: "elaborando per conto mio i miei particolari metodi di analisi, senza mai unirmi ai ragazzi della mia età". Forse anche in ragione di questo isolamento abbandonò gli studi per dedicarsi all'investigazione; prima di conoscere Watson abitò a Londra, in Montagne Street; in seguito, come è noto, si trasferì nell'appartamento di Baker Street: le spese furono suddivise con il dottor Watson. Di certo il lavoro non gli mancava se nel 1889 Holmes ammetteva di aver investigato su circa cinquecento casi di "capitale importanza" che raddoppiarono nell'arco di due anni. Dopo il mistero della sua scomparsa e della sua riapparizione, Holmes, "Consulting Detective", quindi qualcosa di più di un semplice investigatore privato, nel 1894 ritornò con Watson alla sua attività fino al 1904 quando si ritirò in un cottage nel Sussex: ma è ancora una indicazione da prendere con le dovute cautele, infatti, nel 1912, era ancora in campo, come si evince ne L'ultimo saluto (1917). Se entriamo nel dettaglio relativamente al suo aspetto fisico abbiamo tutta una serie di indizi che ci consentono di abbozzare una sorta di identikit: alto, circa sei piedi (poco più di un metro e ottanta); magro; occhi grigi; capelli neri; cranio dolicocefalo. Qua e là nei romanzi e nei racconti incontriamo altre indicazioni per completare il quadro generale: come la presenza di un naso fine, di sopracciglia folte e un'inattesa forza fisica, che probabilmente gli veniva dalla sua abitudine a praticare dell'esercizio fisico, dimostrando un certo interesse per la boxe e la scherma. L'attività fisica e quella frenetica sul piano del lavoro, sostenuta dall'uso di droghe, finirono per ledere la sua salute, imponendogli dei periodi di riposo forzato, il che lo rendeva particolarmente nervoso e depresso. Il carattere "difficile" di Holmes è stato indicato come il motivo dell'assenza di donne al suo fianco. Nei casi che l'investigatore si trovò ad affrontare vi furono
Personaggi molte donne con le quali di dimostrò sempre generoso, comprensivo e galante: in generale però la sua vita appare priva di una compagna: solo nel racconto L'avvocato Charles Augustus Milverton (1904) si finse, sotto mentite spoglie, innamorato della cameriera di Milverton, ma si trattava di un espediente per meglio condurre le sue indagini. Dotato di diverse conoscenze scientifiche - alcune delle quali dirette a mettere a punto metodi e tecniche criminologiche finalizzate alla pubblicazione, che Holmes definiva "monografie" l'investigatore appariva invece meno interessato ad argomenti per così dire umanistici. Ciò non lo privava dell'interesse per la lettura; era soprattutto un attento lettore di giornali dai quali traeva spunti per le sue ricerche e indagini. La cronaca nera e gli annunci in genere erano il suo "terreno di caccia privilegiato": alcune di quelle notizie e annunci erano raccolti da Holmes in un grande quaderno che spesso consultava. Holmes e Watson vivevano nell appartamento di Baker Street 221 b. Sull identificazione del sito esistono studi specialistici da parte degli holmesiani doc, qui ci limitiamo ad osservare che quando Doyle scrisse le sue opere Baker Street era più corta dell'attuale e quindi quel numero non esisteva. Gli appassionati studiosi del Canone sostengono che quel numero fu inventato da Watson per celare l autentica ubicazione dell appartamento: malgrado ciò, qua e là sono rintracciabili alcuni indizi che hanno indotto i ricercatori a posizionare l'appartamento abitato dai due scapoli tra Dorset Street e Blandford Street. Ci sono alcuni elementi che hanno contribuito a formare l'icona Holmes: qualcuno, come la pipa, noto a tutti, anche a chi non ha mai letto un racconto di Doyle (Sherlock era comunque anche un fumatore di sigarette); altri invece sono noti solo ai lettori più attenti, come l'uso della cocaina da parte del noto investigatore. Un altro aspetto che contribuisce a dare forma e sostanza alla biografia di Holmes è la sua passione per il violino. Lo suonava, come apprendiamo da Uno studio in rosso (1887) e aveva una grande passione per lo Stradivari. Abbiamo qualche piccolo indizio che ci consente di affermare che Holmes nutrisse particolare ammirazione per la musica tedesca e per i Lieder di Felix Mendelssohn Bartholdy (1809-1847).
Identikit dell investigatore per eccellenza
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Personaggi assertore. "Sherlock Holmes non è solo una creatura di Conan Doyle, ma anche un figlio del Positivismo imperante nella seconda metà del XIX secolo. Il suo metodo scientifico non è altro che il metodo positivista, basato sulla raccolta sistematica e sulla classificazione dei dati, che pensatori e ricercatori come Auguste Comte, Stuart Mille, Herbert Spencer e Charles Darwin applicano a tutti i campi dello scibile umano. Il romanzo poliziesco alla Conan Doyle - essi concludono - può anche essere considerato come una delle espressioni minori del Positivismo in campo letterario" (E.G. Laura, Storia del giallo: da Poe a Borges, Roma 1981, pag. 22). A questo punto, dobbiamo ancora ricordare che Conan Doyle era un medico, con una formazione precisa che trasfigurò operativamente, se pur indirettamente, nella figura di Holems, e che visualizzò nel senso tradizionale nella metodica attraverso il dottor Watson. E ancora non va ignorato che il XIX secolo era il periodo in cui il "prestigio epistemologico e sociale" della medicina si affermò attraverso il paradigma indiziario espresso per mezzo della semeiotica. Un aspetto più volte sottolineato dagli studiosi di Sherlock Holmes riguarda in modo particolare uno dei maestri di Conan Doyle, il professore Joseph Bell, medico chirurgo e docente all università di Edimburgo provvisto di un "occhio clinico" per alcuni aspetti straordinario, capace di quelle intuizioni che divennero patri-
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monio del metodo abduttivo di Sherlock Holmes. Fu Doyle a porre in rilievo la notevole capacità del suo maestro in un intervista rilasciata allo Strand Magazine nell agosto 1892. Ecco alcuni frammenti significativi: "Incontrai un uomo che mi suggerì Sherlock Holmes (...) La sua capacità di intuizione era semplicemente meravigliosa. Arrivava il primo paziente. Ecco, diceva il dottor Bell, lei sta male per via del bere.
Porta con sé persino una bottiglia nella tasca interna della giacca. Si faceva avanti un altro caso. Ciabattino, se non sbaglio. Poi il dottore si girava verso i suoi studenti e spiegava loro che l interno dei pantaloni di quell uomo, all altezza del ginocchio, era consumato. Era lì che egli era solito appoggiare il piede di ferro, caratteristica questa riscontrabile, appunto solo nei ciabattini. Tutto ciò mi impressionò moltissimo". Sul legame tra il metodo holmesiano, che trasfigura l esperienza e la formazione di
Doyle, non basterebbe un libro: in questa occasione, seguendo il taglio "biografico", ci limitiamo a segnalarne il notevole ruolo determinante. Poi però siamo costretti a cambiare immediatamente rotta, seguendo le variazioni registrate nella traiettoria esistenziale dello stesso Doyle. Il mondo degli spiriti Infatti, l uomo che per molti aspetti fu una sorta di icona del Positivismo, nell ultima fase della sua vita divenne un assertore dello spiritismo. Fatto questo che non deve stupire poiché anche un altro grande positivista, Cesare Lombroso, cambiò repentinamente indirizzo divenendo quantomeno un possibilista. Doyle invece non aveva dubbi: "Dopo aver soppesato le prove, non potevo più dubitare dell esistenza dei fenomeni spiritici più di quanto potessi dubitare dell esistenza di leoni in Africa, anche se sono stato in quel continente e non ne ho mai visto uno". Dal 1885 al 1917, Doyle si trasformò a poco a poco in un attivista dello spiritismo, tenendo conferenze in giro per il mondo e raccogliendo numerosi consensi, fino a fare del vero e proprio proselitismo. Il creatore di Sherlock Holmes viaggiò molto in Europa, ma anche in Australia, Africa e Stati Uniti, ovunque ci fosse qualcuno che volesse saperne di più di una fenomenologia divenuta in breve un autentica moda. Doyle fu membro della Society for Psychical Research e pur non operando con una metodologia scientifica, condusse molti esperimenti e seguì le esperienze di vari medium. Scrisse libri e articoli sul tema dello spiritismo difendendo la tesi sulla separazione
dell anima: dalle sue parole si avverte la lenta ma costante "conversione" allo spiritismo. Partito da una posizione agnostica e lontana dal Cristianesimo, si dice che cambiò atteggiamento dopo la morte del figlio Kingsley (perito in seguito alle ferite riportate in guerra), ma su questa ipotesi vi sono pareri diversi. È possibile invece che Doyle abbia cambiato atteggiamento nei confronti del credo sull immortalità dell anima, dopo aver assistito alle performance di alcuni medium. Senza dubbio fu determinate l incontro con Sir Oliver Joseph Lodge (1851-1940), fisico inglese presidente della Society for Psychical Research, che condusse importanti ricerche sulle presunte origini termoelettriche dei fenomeni psichici. Nella sostanza, la sua tesi si basava sul principio che la realtà andrebbe intesa come un complesso di energie psichiche che si esprimono attraverso la materia, pur essendo da essa indipendenti. Per Doyle fu anche particolarmente illuminante la lettura del libro La personalità umana e la sua sopravvivenza di Frederick William Hanry Meyrs (1843-1901), considerato uno dei maggiori teorici della parapsicologia, inoltre fu uno dei soci fondatori della Society for Psychical Research. Il libro di Meyrs costituì l incipit della "passione" di Doyle per lo spiritismo: una passione destinata a trasformarlo in un autentico missionario della vita oltre la vita, al punto che fu definito "il San Paolo dello spiritismo". La sua volontà di provare "con metodo scientifico" la realtà dello spiritismo, co-
stituisce l arco di volta che sembrerebbe unire le due anime di Doyle, quella positivista e quella di convinto spiritista. Lasciando da parte ogni necessità letteraria, Doyle, nella sua biografia, Memories and adventures (qui si fa riferimento alla traduzione italiana Ucciderò Sherlock. Memorie e avventure del creatore del celebre detective, a cura di L. Brioschi, Milano 2002), scrive: "il problema dello spiritismo era venuto acquistando con gli anni sempre
maggiore importanza, per me, tanto da assorbire, al momento attuale, tutte le energie della mia vita". La convinzione di Doyle sull esistenza di vita oltre la morte era, lucidamente, supportata dalla consapevolezza che tale tesi lo aveva allontanato da "il lucroso lavoro che più mi andava a genio, lasciando la casa per lunghi periodi e esponendomi a ogni specie di guai, anche a insulti, nell intento di portare i fatti a conoscenza del pubblico". Sappiamo che Doyle cominciò ad interes-
Personaggi sarsi di trasmissione di pensiero sin da quando era studente universitario; in seguito partecipò ad alcune sedute spiritiche condotte dal noto medium Daniel Dunglas Home (1833-1886), considerato il più grande del suo tempo, nel 1903, a Londra, entrò a far parte della Società per la Ricerca Paranormale. Nel 1916, in un articolo sulla rivista "Light" dichiarò di essere certo dell esistenza di una vita dopo la morte. La fede nello spiritismo condusse Conan Doyle a guardare forse con troppa leggerezza il famoso caso della Fate di Cottingley: nel 1917 Elsie Wright (19011988) e sua cugina Frances Griffiths (1907-1986), due ragazzine, scattarono, nei prati vicino alla casa di Elsie nel villaggio di Cottingley alla periferia di Bradford nello Yorkshire, alcune fotografie a delle... fate. nel fu molto colpito e sostenne che quell evento non era il frutto di uno scherzo, ma un fatto reale: alle singolare immagini dedicò alcuni articoli e anche un libro, The Coming of the Fairies, pubblicato nel 1922. In realtà, il tutto si rivelò una burla. Comunque, il tempo del racconto era finito per lasciare spazio ad una nuova era consacrata alla difesa di un nuovo dogma, capace di fornire agli uomini un indizio, un frammento, una traccia per immaginare un aldilà, o forse un mondo parallelo abitato dagli spiriti. Un luogo in cui regna il mistero assoluto. Un mistero che neppure Sherlock Holmes sarebbe riuscito a svelare...
P.34: La silhouette del celebre detective; p.35: Ritratto fotografico di sir Arthur Conan Doyle; p.37: I tipici cappelli di Watson e Holmes; p.38: Una cupa serata londinese... p.39: L attore Basil Rathbone nei panni di Sherlock Holmes.
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Bernardo di Clairvaux e la musica Il metodo filologico al servizio delle revisioni per garantire lÂ’autenticitĂ dei testi Marco Materassi
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el cospicuo numero di manoscritti dal XII al XV secolo che tramandano le opere di Bernardo di Clairvaux (1090-1153) compaiono tre dissertazioni d argomento musicale, la cui attribuzione al più celebre degli abati cistercensi non è però del tutto certa.***** Che anche questi testi siano stati ricompresi fra gli scritti di Bernardo è la conferma del suo perdurante prestigio (Lutero stesso dirà che "Bernardus omnes Ecclesiae doctores vincit"), motivabile con la statura religiosa, intellettuale e politica del personaggio; senza dubbio una delle maggiori auctoritates del suo tempo, tale da esercitare una forte influenza sui diversi sinodi e concilii cui prese parte (Troyes nel 1128, Pisa nel 1135, Langres nel 1138, Sens nel 1140 e Reims nel 1148). A Troyes ottiene da papa Onorio II il riconoscimento dell Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Gerusalemme dei quali detta secondo tradizione anche i 72 articoli della severissima Regula pauperum commilitonum Christi Templique Salomonici (Regola dei poveri commilitoni di Cristo e del Tempio di Salomone). Certamente di Bernardo è invece il De laude novae militae, indirizzato a Hugoni militi Christi, et magistro Militiae Christi (ossia
il primo Gran Maestro dei Templari, Hugues de Payns) che esalta e promuove nel mondo il ruolo e lo spirito dell Ordine: "Si dice da qualche tempo che un nuovo genere di milizia sia apparso nel mondo [...] Un nuovo genere di Cavalieri, dico, mai prima conosciuto: essi combattono senza tregua una duplice battaglia, sia contro la carne ed il sangue, sia contro gli spiriti maligni del mondo invisibile. [...].Dunque, o militi, procedete sicuri e con animo intrepido respingete i nemici della croce di Cristo, certi che né la morte, né la vita potranno separarvi dalla carità di Dio, che è in Cristo Gesù [...] Se buona sarà la causa del combattente, l esito della battaglia non potrà essere avverso; così come il fine non sarà giudicato buono, laddove non lo saranno la causa e l intenzione". ***** Le intonazioni infervorate del De laude novae militiae, sempre però improntate da uno stringente rigore espositivo, attestano la personalità carismatica di Bernardo, forte anche di una preparazione teologica di prim ordine e d una affilata dialettica espositiva. Tutte doti, queste, che a tre anni dall ingresso nel monastero di Citeaux (1112) gli fruttano appena venticinquenne la carica di abate, tenuta fino alla morte, della comunità monastica cistercense di Clairvaux che egli stesso è inviato a fondare con un gruppo di compagni. Oltre a quello delle diverse dispute teolo-
giche che lo vedono impegnato a difesa dell ortodossia,***** campo d azione privilegiato di Bernardo è la riforma liturgica cistercense, nella quale egli assume un ruolo di primissimo piano. Il movimento riformistico cistercense era iniziato nel momento in cui un gruppo di monaci provenienti dall abazia di Molesme (fondata nel 1075) e guidati dall abate Robert decidono di fondare un nuovo cenobio. Ottenuta nel 1097 l autorizzazione dal legato pontificio per la Francia Hugh de Die di Lione, il gruppo sceglie Cistercium (Citeaux), località borgognona impervia e acquitrinosa nella diocesi dell attuale Dijon. Tale scelta appare del tutto coerente con l intento che muove la ventina di monaci fondatori: ritirarsi in un angolo appartato di mondo e ripristinare la più stretta osservanza della Regula Sancti Benedicti che a loro sentire veniva applicata in modo "tiepido e negligente" in molte comunità monastiche, a incominciare dalla stessa Molesme che sempre più si avvicinava all indiscusso modello cenobitico di Cluny, potente e ricca abbazia fondata nel 910. Quella di Citeaux è una delle tante iniziative riformistiche avviate fra le comunità religiose a ridosso della ripresa, intorno al 1000, di un monachesimo a forte vocazione ascetico-eremitica che non si riconosce in un cenobitismo troppo secolarizzato
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per interessi politici, economici e mondani. Il richiamo alla integritas Regulae, ossia la sua applicazione integrale e senza compromessi, è comune a tutti i movimenti riformatori. Divergono invece le posizioni laddove ciascuno fornisce una propria interpretazione "autentica" dello spirito che sta dietro la lettera della Regola, a misura dell ideale e stile di vita monastica attorno cui le varie comunità si costituiscono; anzi in molti casi, come quello di Citeaux, la fondazione di un nuovo monastero, con il distacco di un gruppo dalla comunità di origine, altro non è che il primo passo di una riforma che diversamente interpreta l auctoritas della Regula
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Sancti Benedicti. Le idealità di fondo che sorreggono la nuova comunità, e le vicende che portano alla fondazione di Citeaux, sono esposte nell Exordium parvum, primo documento delle origini databile intorno al 1120: "I fondatori] decisero di introdurre nel proprio monastero la Regola di San Benedetto e di osservarla all unanimità. [...] E così, prendendo la Regola come norma di tutta la loro vita, si conformarono pienamente ad essa sia nelle cose di chiesa come nelle altre. Spogliatisi dunque dell uomo vecchio, erano lieti di essersi rivestiti del nuovo. E poiché, sia dalla Regola che dalla vita di San Benedetto, risultava che il santo pa-
triarca non aveva posseduto né chiese, né oratori, né offerte, né tombe, né decime, né forni, né mulini, né poderi, né servi, né giammai donne erano entrate nel monastero, né vi erano stati sepolti i morti, ad eccezione di Santa Scolastica, essi rinunziarono solennemente a tutte queste cose. Là dove il beato Padre Benedetto insegna che il monaco deve estraniarsi dalle abitudini mondane, lì è espressamente affermato che queste cose non devono aver posto né nelle azioni e neppure nei cuori dei monaci. Questi, rifuggendo da esse, devono impegnarsi a realizzare nella pratica di vita l etimologia del loro nome".***** La stessa austerità radicale s impone anche negli arredi sacri e nei paramenti, affinché "non restasse nella loro chiesa, dove desideravano servire devotamente Dio notte e giorno, alcunché che sapesse di ricchezza o di superfluo e che potesse svilire la povertà, custode delle virtù, da loro spontaneamente scelta".***** La "volontà di riduzione" dei Cistercensi trova efficace applicazione nell intero ambito liturgico, poiché gli originari valori monastici dell umiltà e povertà "custode di virtù" vengono con coerenza immessi anche nella liturgia e nella sua celebrazione. Del tutto innovativa è, sotto tale aspetto, l introduzione nella riforma della nozione di "fragilità dell umana debolezza" (fragilitas infirmitatis humanae). In quanto tale, la natura umana non può essere troppo duramente provata - nello spirito non meno che nel fisico - anche nel servizio liturgico, dal quale vengono dunque espunte molte lungaggini, elementi accessori della liturgia, considerati "non autentici", che rischiano di ingenerare nei monaci noia, stanchezza e quindi trascuratezza nell esercizio della devozione. Come si legge nell Exordium magnum, altro testimone fondamentale delle origini cistercensi redatto da Conrad von Eberbach all inizio del sec. XIII, "in primissimo luogo decisero di osservare fedelmente ciò che ordina la Regola (traditiones) per la misura e la disposizione dell Ufficio divino e di tagliare assolutamente tutti i salmi, orazioni e litanie che i loro padri vi avevano aggiunto a proprio piacimento e senza discrezione; essi ebbero in effetti la saggezza di comprendere che a causa dell umana fragilità queste aggiunte, sono più nocive che salutari ai monaci, perché il loro accumulo comporta che non soltanto i tiepidi, ma anche i ferventi non vi si accostino se
non con noia e negligenza. Poi, con la Regola sotto gli occhi, essi ne esaminarono minuziosamente tutti i capitoli e decretarono di rigettare interamente dalla loro maniera di vivere tutto ciò che era in opposizione alla stessa".***** L impulso riformista partito da Citeaux con Robert di Molesme ( 1111) e proseguito sotto la guida dei successivi abati Alberico ( 1108) e Stefano Harding ( 1134), tutti cofondatori del monastero, trova piena attuazione con Bernardo abate di Clairvaux. Già dal 1125 egli appare impegnato su questo fronte come attesta la sua Apologia ad Guillelmum Sancti Theoderici Abbatem scritta per difendere la scelta cistercense dalle accuse di rottura con la tradizione benedettina, provenienti in particolare dai cluniacensi ai quali i riformatori di Citeaux apparivano temerarii novitatum adinventores (una polemica, questa, destinata a protrarsi nel tempo). È però soprattutto dopo il 1140 che Bernardo si concentra sulla prosecuzione della riforma liturgica avviata dai predecessori a Citeaux; ed è in tale contesto che si collocano gli scritti sulla musica a lui attribuiti, la cui importanza più che al valore intrinseco dei contenuti, allineati alle posizioni della trattatistica teorica e didattica contemporanea, è da correlarsi proprio all ambito generale della riforma cistercense. Non potevano d altronde mancare in tale prospettiva specifici e articolati riferimenti alla musica, componente fondamentale e non semplice accessorio decorativo della liturgia. V è tutta una tradizione che dalla concezione musicale della cultura classica risale presso che intatta al medioevo, principalmente attraverso il De institutione musica di Severino Boezio (ca. 500), e accoglie, volgendolo in senso cristiano come benefica influenza del canto volto alla preghiera, il principio del potere psicagogico della musica (la sua capacità di influire sulle passioni dell animo). Il concetto è ribadito anche nella Regula Sancti Benedicti al Capitolo XIX (De disciplina psallendi): "partecipiamo alla salmodia in modo tale che l intima disposizione dell animo si armonizzi con la nostra voce". Forte è anche negli Instituta Patrum de modo psallendi sive cantandi (un testo anonimo del sec. V)***** il richiamo agli insegnamenti dei Sancti Patres nostri antiqui sulle sulle modalità da osservare nel canto liturgico affinché "il canto delle lodi sia grato a Dio [...] accetto e lieto per gli
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Angeli", mentre negli uomini questo modo di intonare i testi sacri deve "generare devozione e contemplazione, indurre l animo a penetrare il significato delle Sacre Scritture, elevare la mente alla visione di ciò che di celeste e divino ci sovrasta". In conseguenza di ciò "chiunque nel canto assembleare porti e coltivi discordia ed errore, sia sacerdote sia diacono, sappia che commette peccato grave verso Dio, gli angeli e gli uomini, che lo faccia intenzionalmente o meno".***** Con toni non dissimili si parla del canto liturgico nel citato Exordium Magnum: "Sappia perciò chiunque abbia ricevuto da Dio la grazia di una bella voce, che è
un peccato gravissimo, del quale si nutre il male demoniaco, cantare in modo lascivo ed esibizionistico (lascive et plausibiliter cantando), laddove si dovrà invece onorare Dio inneggiando a lui con devozione e umiltà [...] secondo la modestia a noi prescritta dal nostro Ordine". L auctoritas della Regola rimane punto di riferimento primario anche negli interventi sull apparato musicale della liturgia. A essa, come canone dell autenticità, i riformatori cistercensi si attengono nel separare ciò che loro appare conforme alla "verità" da quanto invece viene ritenuto arbitraria manomissione. In un contesto come questo, dalle prevalenti motivazioni ideologi-
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che, va da sé che i criteri d intervento rispondano a interpretazioni comunque soggettive, intese a ricondurre ogni elemento alla "verità" assunta come tale; tali dunque da lasciare in ogni caso ampi margini a nuove iniziative analoghe volte a ripristinare una diversa e altrettanto presunta "autenticità". Quanto tali dinamiche intervengano nella riforma musicale cistercense risulta evidente dagli eventi delle due fasi in cui essa si articola. Ad affrontare sistematicamente la revisione dei libri di canto è per primo Stefano Harding, terzo abate di Citeaux sotto il quale Bernardo entra ventiduenne nel monastero. Fra 1109 e 1113 Stefano
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organizza una duplice spedizione di monaci, con direzione Metz e Milano. I monasteri della regione di Metz hanno all epoca la fama di coltivare una delle più autentiche tradizioni del canto gregoriano (primato che ha trovato piena conferma nella moderna musicologia), per cui lì i Cistercensi sono convinti di trovare le fonti melodiche incontaminate del Graduale e dell Antifonario da adottare nei propri ecclesiastica officia. Milano è invece il luogo d origine della tradizione innodica avviata dal vescovo Ambrogio nel IV secolo e dunque il punto di riferimento più autorevole per il repertorio degli inni, la cui intonazione era pure contemplata nella
liturgia cistercense assieme ai canti della Messa e dell Ufficio. Nell Epistola seu Prologus indirizzata da Bernardo di Clairvaux a "quanti trascriveranno questo Antifonario o su di esso canteranno" si ribadisce che la ricerca dell autenticità è lo scopo della riforma musicale; obiettivo che, a giudizio dei nuovi riformatori, l intervento di Stefano Harding ha sostanzialmente fallito: "Fra le diverse imprese che più stavano a cuore ai fondatori del nostro Ordine Cistercense v era anche quella di adoperarsi con l impegno e il sentimento religioso più alti per riportare nel canto delle divine lodi ciò che di più autentico si potesse trovare (quod magis authenticum inveniretur). Inviati quindi alcuni monaci per trascrivere e portare con sé l Antifonario della Chiesa di Metz (che si diceva essere il Gregoriano [autentico]) scoprirono che si trattava di cosa assai diversa da quella di cui avevano sentito parlare. Esaminati testi e musica, dispiacque che quanto trovato fosse pieno di errori, approssimativo e quasi del tutto inattendibile". Ciò nonostante, continua Bernardo, si persistette nel mantenere in uso quell Antifonario "fino al nostro tempo" (intorno al 1140), quando fu finalmente deciso di cambiarlo e correggerlo; compito affidato allo stesso abate di Clairvaux che con l aiuto di confratelli più preparati ed esperti nella dottrina e nella pratica del canto (in arte et usu canendi instructiores atque peritiores) predispone un nuovo Antifonario "ineccepibile, come crediamo, sia nella musica che quanto ai testi " (et cantu, sicut credimus, et littera irreprehensibile). La Praefatio che segue l Epistula di Bernardo descrive i presunti difetti dell Antifonario adottato a Citeaux al tempo di Stefano Harding con una puntigliosità che sfiora l acrimonia verso i precedenti revisori. Le parole, se non dettate dallo stesso abate di Clairvaux, hanno quanto meno l intonazione della sua combattiva intransigenza: "Il canto usato per consuetudine nelle chiese dell ordine cistercense, benché snaturato da gravi e molteplici assurdità, fu mantenuto a lungo per il volere dei cantori. Ma poiché pareva del tutto indegno che quanti avevano deciso di vivere secondo la Regola (regulariter) cantassero a Dio queste lodi contro la Regola stessa (irregulariter), con la loro approvazione si troverà qui il canto corretto di modo che, eliminata la lordura delle falsità ed espunte le illecite
licenze degli incompetenti, sia ripristinata la piena verità delle regole e si possa scriverlo ed eseguirlo con maggior comodità rispetto ad altri [repertori] dei quali era [in precedenza] peggiore [...] Con tutto ciò, essendo tali disordini la negazione piuttosto che la conferma delle regole, questi sono stati rimossi da chi ben sa come estirpare i disordini piuttosto che perpetuarli". Segue, nella Praefatio, un dettagliato riscontro delle correctiones apportate all Antifonario di Metz allo scopo di preservare nella musica un generale carattere di sobrietà e modestia (sobriam tamen atque prudentem musicam ubique servantes) eliminando da essa tutto quanto risulti vitiosus aut superfluus per i "molti errori con i quali la presunzione degli incapaci ha contaminato (maculavit) la musica". C è davvero da rammaricarsi che l Antifonario, cui gli scritti in esame fanno da premessa, non sia pervenuto fino a noi, così privandoci della possibilità di raffrontare la versione cistercense realizzata sotto la guida di Bernardo con il testimone di Metz e di potere così valutare appieno la portata delle correctiones introdotte. All atto pratico i criteri assunti nell affrontare la revisione dei canti liturgici contenuti nelle raccolte canoniche dell Antifonario e del Graduale rinviano ai principi base più generali della riforma. Anzi tutto quello della veritas e puritas, ossia dell autenticità della tradizione qual è oggettivamente riscontrabile in lettera e spirito nelle fonti documentarie assunte come auctoritates in materia. Secondo principio cardine è quello della semplicità, cioè della radicale austerità adottata dal monachesimo cistercense come regola di vita, nell attitudine interiore come nelle manifestazioni esteriori. Entra qui in campo una forte componente ideologica che, coerente al precetto cistercense dell uniformitas e della concordia,***** impone di conformare ogni componente della liturgia alla Regola, così come essa è interpretata dai riformatori. Sul piano musicale questa stretta osservan-
za si traduce in sistematici interventi di soppressione di tutti quegli elementi che ai revisori appaiono non essenziali, e quindi in sospetto di iactantia (vanità, esibizionismo) o prolissità, incompatibili con la Regola. Vengono perciò sistematicamente eliminate tutte le ripetizioni di frasi, soppressi i lunghi melismi ornamentali soprattutto negli Alleluja, semplificate le
Musica duato nell Antifonario di Metz e nell Innario milanese le fonti più attendibili del repertorio da assumere, in quanto tali, nella loro integrità. Lo ha fatto, certo con minor scrupolo filologico, anche nella seconda fase con Bernardo di Clairvaux, collocando comunque la revisione dei canti liturgici entro un preciso e consapevole piano d intervento dove la ratio della Regola indirizza l intima convinzione (natura) a procedere con un medesimo criterio d uniformità su tutto il fronte della riforma. ________________ NOTE
figure ritmiche più elaborate. Tutto ciò indipendentemente dal canone dell autenticità oggettiva, alla quale viene anteposta la superiore veritas dello spirito cistercense. Almeno in parte i riformatori di Clairvaux hanno ragione. Per oltre otto secoli il canto liturgico è circolato nelle comunità cristiane per trasmissione orale, con una conseguente infinità di varianti locali poi consolidatesi nelle forme scritte che il repertorio è venuto assumendo a partire dal IX e soprattutto X secolo nell ambito del più vasto disegno di riunificazione liturgica dal quale prende corpo il "canto gregoriano". Rispetto alla persistenza indiscriminata di varianti consuetudinarie recepite nei vari antifonarii e graduali in uso (le diversità "per caso" richiamate nella Praefatio), la riforma cistercense ha avuto il merito di affrontare con criteri sistematici il problema dell autenticità, cercando di riportare nel canto quod magis authenticum inveniretur. Lo ha fatto, seguendo quello che oggi definiremmo metodo filologico, nella fase di Stefano Harding, il quale ha indivi-
1 Gli scritti in questione sono l Epistola seu Prologus super antiphonarium Ordinis Cisterciensium et Praefatio seu Tractatus de cantu et correctione antiphonarii Ordinis Cisterciensium, il Tonale Sancti Bernardi e il Tractatus cantandi graduale. 2 Il testo integrale è riprodotto in Bernardo Di Chiaravalle, Elogio della nuova cavalleria, in Opere di san Bernardo. Trattati, a cura di F. Gastaldelli, Milano, Scriptorium Claravallense. Fondazione di studi cistercensi, 1984. 3 La più nota delle controversie teologiche sostenute da Bernardo di Clairvaux è quello che lo oppone a Pietro Abelardo, del quale confuta la dottrina trinitaria ottenendone la condanna nel 1140 dall assemblea dei vescovi riuniti in a Sens, presente il re di Francia Luigi VII. In generale, sull azione politica di Bernardo e la sua influenza sul papato nel quadro del movimento riformistico cistercense fra il concordato di Worms (1122) e l elezione a pontefice di Adriano IV (1154), si veda H.V. White, The Gregorian Ideal and Saint Bernard of Clairvaux, "Journal of the History of Ideas", Vol. 21, No. 3 (Jul. - Sep. 1960), pp. 321-348. 4 Origines cisterciennes, les plus anciens textes, Edition du Cerf, Paris 1998, p. 47. 5 Ibidem, p. 50. 6 Exordium magnum cisterciense sive narratio de initio cisterciensis Ordinis, edizione B. Griesser, Roma, 1961 (Series Scriptorum S.O.Cist., vol. 2), I 20, 1314, p.75. 7 Riprodotto in M. Gerbert, Scriptores ecclesiastici potissimum, 3 voll., St. Blasien, 1784; Hildesheim, Olms, 1967, vol 2, cit., vol. I, p. 5. 8 Ibidem, pp. 6, 8. 9 La Carta Caritatis, altro documento di fondazione dell Ordine Cistercense, riporta una sorta di motto dell Ordine: una charitate, una regula, similibusque vivamus moribus (un unica carità, un unica regola e una condotta di vita che vi corrisponda).
P.40 e 41: Chiostro e camminamenti; p.42 e 43: Manoscritto musicale, Museo Cattedrale, Metz; p.44 e 45: Manoscritti con strumenti musicali medievali.
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Anche il Maresciallo d ItaliaUgoCavallero tra le Colonne Massoni in divisa: sciarpa azzurra e grembiulino
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Aldo A. Mola
l dibattito sulla vera identità del regime fascista registra un accelerazione. Paolo Rossi, caposcuola con Eugenio Garin del pensiero filosofico nelle ultime fasi del fascismo e durante la Repubblica, ha recentemente ammesso che, pur con alcune eccezioni (tra le quali spicca Benedetto Croce), gli intellettuali (accademici, docenti universitari, saggisti, giornalisti, artisti, scienziati...) si mostrarono compattamente fedeli al regime sino al 1942, vale a dire sino alla sconfitta militare dell Italia dal fronte sovietico all Africa settentrionale. Fino quel momento, asserisce Rossi alludendo ai tanti che poi fecero il salto della quaglia e si riscoprirono o proclamarono antifascisti di antica data, la generalità degli intellettuali forse aveva qualche venatura di antifascismo, ma la coltivava solo in segreto (nicodemisti). Bruciavano grani d incenso al duce in tutte le inaugurazioni di anni accademici, gli scrivevano per ottenerne indulgenza e protezione (fu il caso di Alberto Moravia e di Norberto Bobbio, ormai notissimi), secondo Rossi, ma sotto sotto speravano che per un evento o per l altro il duce finisse per cadere. A differenza (o a correzione) di quanto afferma Rossi, non si può però dire che gli intellettuali abbiamo compiuto imprese memorabili per causare o accelerare il tracollo del regime e del suo Capo. Il nodo venne reciso dalle iniziative convergenti del Gran Consiglio del Fascismo, che nella notte tra il 24 e il 25 luglio approvò a maggioranza l ordine del giorno invocante la riassunzione da parte del re di tutti i poteri statutari, e di
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Vittorio Emanuele III, che convocò Mussolini, gl impose le dimissioni e conferì al maresciallo d Italia e duca di Addis Abeba, Pietro Badoglio, la formazione del nuovo governo. In dissenso con Paolo Rossi, lo storico Sergio Romano ha osservano che non si trattò tanto di nicodemismo. Qual più qual meno, gli intellettuali erano infatti al seguito di gerarchi, ras, notabili e capibastone (Ciano, Bottai, Balbo, Farinacci...), ciascuno dei quali consentiva tante piccole eresie mentre tutti insieme generavano la coesistenza di vari fascismi, intenti a disputare sulla mai chiarita natura o dottrina del regime, celata nei veli della mistica fascista . All elenco tracciato da Sergio Romano vanno aggiunti Ugo Spirito, capofila del corporativismo, un caposaldo dottrinale che ritroveremo nella RSI e nel dopoguerra, i clericofascisti e, soprattutto i tecnici passati negli Anni Venti dall antifascismo al mussolinismo. Qualche esempio? Alberto Beneduce, già componente della giunta di governo del Grande Oriente d Italia, antifascista dichiarato e pugnace ma poi artefice dell IRI e della riforma della Banca d Italia, presente a titolo gratuito in quaranta consigli di amministrazione. Beneduce era convinto che Mussolini potesse ammodernare l Italia grazie ai poteri che il Parlamento aveva negato a Giolitti e ai governi liberaldemocratici ma aveva generosamente conferito proprio al "Trucio" che minacciava di trasformare la Camera in bivacco per i suoi manipoli di camicie nere. Va ricordato, al riguardo, che la riforma elettorale da cui nacque il regime (la cosiddetta "legge Acerbo") non fu affatto un colpo di mano del governo Mussolini: essa venne prima ela-
borata dalla Commissione dei Diciotto e infine approvata dalla Camera eletta nel maggio 1921 con la regia di Giovanni Giolitti, favorevole alla nuova legge perché spazzava via la maledetta proporzionale1 , anche se personalmente incline al ritorno ai collegi uninominali vigenti dal 1848 al 1919. Nel ventennio fascista avvennero due importanti travasi di protagonisti della vita pubblica, economica, culturale dall area liberaldemocratica al sostegno del governo in nome della continuità delle istituzioni. In primo luogo un robusto nucleo di industriali, finanzieri e scienziati di formazione massonica collaborò apertamente con il governo, garante della stabilità sociale e di riforme. Fu il caso di Vittorio Valletta, membro della Gran Loggia d Italia nata nel 1908 per scissione del Grande Oriente, impelagato in beghe di politica spicciola. In secondo luogo - ed è su questo aspetto, altrettanto importante, che il convegno di Cagliari ha richiamato l attenzione, documenti alla mano - un cospicuo numero di alti ufficiali (Marina, Aviazione e soprattutto Esercito e corpi tecnici) irruppe in Loggia tra il 1922 e il 1925. Essi fecero quadrato a difesa della monarchia, di Vittorio Emanuele III, garante delle libertà statutarie. Qualche nome? Valgano d esempio il generale Luigi Capello, comandante della Seconda Armata (circa un milione di uomini: la più importante mai allestita nella storia d Italia), il Maresciallo d Italia Ugo Cavallero, che dopo l 8 settembre 1943 rifiutò di aderire alla RSI e venne suicidato da Kesselring presso il suo Comando, a Frascati, il grande Enrico Caviglia e un lungo elenco di militari dalla schiena diritta, provati dalle leggi razziali che determinarono l estromissione dalle forze armate di ebrei, tra i quali l ufficiale più decorato d Italia, frettolosamente richiamato in servizio per riorganizzare il porto di Taranto bombardato dagli anglo-americani, come ha ricordato Alberto Rovighi in un bel volume edito dall Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell Esercito. Quei militari posero le premesse per l uscita di sicurezza dal regime, dopo la morte del massone Italo Balbo, l eclissi di Giuseppe Bottai e di Dino Grandi, massoni entrambi, e il ritorno sulla scena di nazionalisti e democratici che avevano conosciuto a fondo il mondo italiano e internazionale delle logge. La parola d ordine fu: ritorno alla normalità, ripristino dei diritti. Alla luce di questi studi, la Massoneria si conferma insomma una
scuola morale consustanziale alla disciplina militare, come avevano insegnato il filosofo fossanese Balbino Giuliano (a lungo ministro dell Educazione Nazionale, massone), il generale Pietro Gazzera, di Bene Vagienna, per quattro anni alla guida delle Forze Armate (al quale è ora dedicata una eccellente biografia di Giuseppe Novero, Mussolini e il Generale. Pietro Gazzera, ministro della Guerra lungo le tragedie del Novecento, edita da Rubbettino) e mostrò lo stesso Vittorio Emanuele III, che aveva in Loggia tanti suoi pari grado: sovrani o ex sovrani, dalla Spagna alla Gran Bretagna, dai vertici della Repubblica francese alle Case principesche germaniche, a tacere dei re di Svezia, Danimarca, Grecia... Un fondamentale capitolo della storia contemporanea può dunque essere meglio compreso passando senza falsi scandalismi, attraverso le colonne dei templi. Il saggio di Marcello Millimaggi, documenta la misura davvero impressionante dei militari che alternavano la divisa d ordinanza a sciarpa (non solo azzurra) e grembiulino... Dopo lo scioglimento delle logge (1925) con coperture e in modalità diverse essi rimasero al proprio posto e prepararono giorno dopo giorno il ritorno alla libertà. Dinnanzi a queste ricerche serie e innovative, il mito secondo il quale la Massoneria quanto meno in Italia sarebbe geneticamente giacobina e repubblicana, tanto caro a studiosi come Gian Mario Cazzaniga, Giuseppe Giarrizzo e altri autori chiamati a raccolta per il volume degli Annali della Storia d Italia sulla Massoneria (Einaudi, 2005), crolla rovinosamente; e con esso vanno in frantumi tante leggende e deformazioni. La verità, quella dei fatti, non inquinata da chiacchiere, si fa strada. Finalmente. ________________ NOTE 1 v. ora Dario Fertilio, Maledetta proporzionale. I chi, come e perché della democrazia maggioritaria, Milano, Albatros (O libri di Libertates). (*) Nel corso dei lavori sono intervenuti il generale CdA Oreste Bovio, già Capo dell Ufficio Storico dello SME, Tito Orrù, docente emerito dell Università di Cagliari, Nicola Pedde, della "Sapienza" di Roma, il saggista Gianfranco Murtas, Daniele Sanna, ricercatore all Università di Pavia, Alberto Monteverde, dell Ufficio Storico SME, moderati dal prof. Stefano Pira dell Università di Cagliari. Gli atti del Convegno sono in corso di pubblicazione.
P.47: Foto autografa di Cavallero, collez. privata.
Incontri
Massoneria, Esercito, Monarchia Il 23 maggio 2009 si è svolto a Cagliari il Convegno nazionale di Studi Massoneria Esercito e Monarchia nel regno d'Italia, organizzato dalla Gran Loggia d'Italia degli A.L.A.M. Aperto da Raffaele Serra, Delegato Magistrale per la Regione Massonica Sardegna della Gran Loggia, il Convegno ha registrato una vasta e qualificata partecipazione. Molte le autorità presenti, incluso l'Assessore alla Cultura, che è intervenuto nel merito dei lavori. Essi sono stati introdotti dal Luogotenente Sovrano Gran Commendatore e G.M.A. Sergio Ciannella e chiusi dal Sovrano Gran Commendatore e Gran Maestro Luigi Pruneti. Fra le relazioni, tutte importanti e innovative, come per altro è emerso nell'ampio dibattito di approfondimento, spicca quella di Marcello Millimaggi La presenza di militari nella Comunione di Piazza del Gesù negli anni 1915-1925. Dati rilevati da documenti d'archivio della Gran Loggia d'Italia degli A.L.A.M., ghiotta anticipazione di uno studio organico che richiederà anni di impegno e imprimerà una svolta sia alla storia della Gran Loggia e della Massoneria in Italia sia a quella politico-istituzionale generale.
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La magia, il potere, il veicolo dell idea
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Sandra Zagatti
l fenomeno della centesima nerare un analogo cambiamento non solo scimmia è diventato quasi nelle persone vicine ma nel mondo intero. un manifesto della ideologia E vero che gli archetipi di Jung hanno New Age, perché investe il almeno un genitore autorevole nelle Idee pensiero e l azione individuale di un potere di Platone, e un figlio nei cosiddetti campi incredibilmente morfogenetici più ampio ed di Sheldrake; ma sono davincisivo. Riallacvero moltissime ciandosi alla tele teorie che oria junghiana della sincronicità identificano in un modello ed arrivando a originario la lambire le fronmatrice creativa tiere della scienza, in particolare la di ogni mani(Pablo Picasso) cibernetica, il suo festazione. Il processo di messaggio appare sconvolgente e consolante insieme, lad- discesa con cui tale modello giunge a dove modificando noi stessi possiamo ge- relativizzarsi e contestualizzarsi nella sfera
Per fabbricare un chiodo, ci vuole il ferro o l idea del chiodo?
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spazio-temporale dell esistenza è necessariamente filtrato dal setaccio più o meno fitto dei diversi livelli che deve attraversare prima di manifestarsi: quello genetico, razziale, fisico, ambientale, ma anche intellettuale, psichico, morale, culturale... e tanti altri. Ciò vale anche per gli archetipi planetari, che prima di essere funzioni psichiche
un messaggio narrativo che tuttavia appartiene e compete solo all individuo, soggetto e oggetto della propria manifestazione. A scatola chiusa è impossibile sapere se un transito Saturno-Venere potrà manifestarsi nella fine di un rapporto, in un periodo di introversione e isolamento oppure in un calcolo renale, tant è che accostare questi
o tratti caratteriali sono appunto modelli assoluti, seppure a loro volta relativi al cospetto dell Uno originale, del Dio di cui sono Dei, del Pensiero di cui sono Parola: astro-logos. Per questo gli astrologhi sono più interpreti che indovini: conoscitori di un linguaggio e della sua sintassi tecnica e metodologica, traduttori esperti e rispettosi di una forma stilistica e persino editori di
diversi ma altrettanto possibili eventi genera nel consultante un confuso e legittimo stupore: che c entrano i reni con la mia vita sociale, con la mia storia d amore? In pratica nulla, ma in teoria sono la stessa cosa. Da ciò deriva la parte più magica dell astrologia, associabile a certe pratiche di Marsilio Ficino o Paracelso che oggigiorno vengono considerate superstiziose. In verità, non si
l Occhio di Minerva
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era una volta una femmina di macaco di diciotto mesi, chiamata Imo. Viveva su un isola giapponese, in un ampia colonia di scimmie allo stato selvaggio, osservate da uno staff di ricercatori. Un giorno gli studiosi provarono a stimolare il comportamento evolutivo delle scimmie lasciando delle patate dolci sulla sabbia. Poiché le giovani scimmie imparano le abitudini alimentari dalle madri, e queste erano solite mangiare frutti o foglie delle piante locali, la vista delle patate le lasciò indifferenti; poi la loro innata curiosità le portò ad afferrarle e metterle in bocca, ma così coperte di sabbia non sembravano affatto buone... Finché Imo si staccò dal gruppo e andò a lavare una patata in un torrente: quel suo atto fu un vero balzo evolutivo, richiedendo una capacità di astrazione ed elaborazione autonoma. Il risultato fu che le patate, ripulite dalla sabbia, erano decisamente più gradite al palato: l informazione raggiunta singolarmente da Imo fu poi trasmessa agli altri membri della colonia nei modi consueti, cioè attraverso il gioco e l imitazione. L apprendimento non si diffondeva velocemente. Dopo alcuni anni, quasi tutte le scimmie giovani lavavano le patate prima di mangiarle, mentre i soli esemplari adulti che lo facevano erano quelli che l avevano visto fare dai figli, ed erano ancora moltissime le scimmie che, su altre spiagge dell isola, continuavano a non gradire le patate e a non saperle lavare. Ma poi accadde l imprevisto. Quando l informazione raggiunse un certo numero di scimmie (quantificato simbolicamente in novantanove), avvenne un salto evolutivo globale e apparentemente inspiegabile. Gli studiosi, dislocati in molteplici punti di osservazione, notarono che tutte le scimmie, anche quelle che al mattino tentavano ancora di mangiare le patate nella sabbia, al tramonto lavavano le patate. Non solo tutte le scimmie dell isola, giovani o adulte, ma anche quelle di altre isole o addirittura le colonie sulla terraferma. Superata una massa critica di apprendimento culturale, l informazione aveva insomma superato anche le barriere naturali dello spazio e del tempo, diffondendosi spontaneamente e simultaneamente ovunque. E da quel momento, anche le neonate scimmie la portarono dentro il proprio istinto.
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l Occhio di Minerva
tratta di incantesimi o suggestioni, ma al contrario di una autentica interpretazione del simbolo nonché, aggiungerei, di un responsabile omaggio al libero arbitrio. Senza consapevolezza non c è magia che tenga: anzi, è proprio la consapevolezza a risultare magica, laddove un livello vale l altro per le manifestazioni simboliche, e ciò che conta è la quantità e qualità di coscienza che sappiamo distillare da quell esperienza. Lavare la pelle con acqua salata potrebbe essere, ad esempio, un rituale particolarmente adatto per confrontarsi con i principi Venere e Saturno, così come far visita ad un amica più anziana di noi o
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malata; ma anche indossare un abbigliamento più sobrio e modesto, evitare maquillage per un certo periodo, colorare un Mandala di verde e di grigio, realizzare un talismano con un quarzo rosa e una tormalina nera, profumarci con essenza di elicriso e cipresso... Sono tutti simboli di Venere e Saturno. Ciò che importa è sapere cosa stiamo facendo, per quale motivo e a qual fine, senza dimenticare che un evocazione simbolica del genere può essere più efficace se dedicheremo tempo ad ascoltare le sensazioni che stimola, i ricordi che affiorano, i pensieri che emergono, restituendo così alla razionalità il ruolo che le è proprio nella
decifrazione ed elaborazione dei messaggi inconsci. Ciò che manca spesso, soprattutto nell astrologia previsionale, non è tanto la competenza dell astrologo o la sua doverosa e rispettosa umiltà nell introdursi all interno del mistero individuale di un esistenza; queste sono dotazioni minime in un contesto professionale e umanistico. Ciò che manca, purtroppo, è semmai la consapevole e responsabile volontà da parte del consultante a partecipare, a prendersi cura di ciò che lo riguarda e gli spetta in modo esclusivo. Troppo spesso il consultante desidera soltanto sapere cosa gli accadrà o cosa deve fare, e il pur possibile insegnamento
l Occhio di Minerva
che l astrologo può trasmettergli, per favorire l educazione della coscienza di sé, si scontra con il tempo che il consultante non ha o non vuole dedicare all astrologo; preferendo ricevere un pesce per mangiare oggi, piuttosto che imparare a pescare... e salvo tornare presto, su una nuova spinta di fame impellente. In ogni caso, un astrologo non può mai esimersi dal deporre almeno un seme sul terreno della consapevolezza e della crescita autonoma del consultante, perché ciò è parte integrante della sua responsabilità professionale; ma è diritto-dovere del consultante tramutare quel seme in germoglio, o almeno desiderare che ciò avvenga. La
magia è figlia unigenita dell intenzione, ma questa nasce sempre da un sogno sincero, da un desiderio autentico e intrinseco nella natura individuale, che, se difeso e sostenuto a dispetto delle contingenze, fa sì che l energia si direzioni verso la meta che indica o, per dirla con Paulo Coelho, l universo cospiri per permettere di realizzarlo . Per essere maghi, però, è necessario non solo confidare nella forza veicolante del desiderio consapevole, ma assumersene la responsabilità, accettando l onere di un costante confronto con la coscienza; cosa che può sembrare ovvia ma anche essere assai scomoda, in certi momenti... perché l intento
si alimenta della nostra energia emotiva, mentale e morale, e non può evitare contaminazioni o rifrazioni in un ambiente che non sia limpido. Ma che c entra questo con la centesima scimmia? C entra, se accettiamo l ipotesi di essere parti di un Tutto, collegate non solo orizzontalmente ma anche verticalmente, non uniformate ma isomorfe come frattali, perché racchiuse in un disegno comune che non toglie originalità o protagonismo ma offre maggiore dignità al nostro tratto destinico individuale. Se accettiamo di appartenere, possiamo anche partecipare. E quindi modificare, abbellire, correggere o ampliare il disegno comune, colorandolo
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con la sola forza di un intenzione sincera e profonda, con la naturale potenza di un desiderio luminoso, con il semplice impulso del nostro essere e del nostro fare. Come una singola fiammella non si priva di luce e calore quando accende altre candele, analogamente la coscienza individuale non viene ridotta dal dono di sé, ed anzi può crescere e dilatarsi grazie alla luce e al calore restituiti dalla fiamma collettiva. Ma per passare la propria fiaccola ad altre candele ci vuole tempo, mentre se una fiammella accende un intero falò, da quel falò potranno attingere la propria fiamma tantissime candele insieme. E in fondo è così che un informazione verticale supera le barriere spazio-temporali: ridiscendendo a cascata dallo zenit di un
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evento puntuale che si fa genesi universale. Anche Imo, la giovane scimmia che ha imparato a lavare le patate, ha realizzato con quella sua scelta pragmatica un atto
Non vi è parola né azione che non abbia una sua eco nell esistenza e nell eternità (Pitagora) creativo: per la propria crescita e il proprio benessere, assicurandosi un cibo ulteriore e più gustoso; per lo sviluppo del suo frattale
genetico, sociale e ambientale, donando non solo un insegnamento ma una Idea. La matrice di una realtà che prima non esisteva e che quindi non poteva essere né insegnata né appresa. Ogni informazione, per essere trasmessa, necessita di essere contenuta in una forma. Queste forme originali sono appunto le Idee di Platone, gli Archetipi di Jung, i Campi Morfogenetici di Sheldrake... ed anche le nostre intenzioni, le nostre visioni del futuro, le speranze che sappiamo trasformare in desideri. Proprio come l Acqua ha bisogno di un vaso (Terra) per essere scambiata, veicolata e condivisa (Aria), nonché della volontà e azione (Fuoco) di passarla e riceverla, le parti appartengono e partecipano, ma il tutto è un insieme indissolubile, or-
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ganicamente completo. Nessun risultato può realizzarsi senza i singoli contributi, ma ogni risultato sarà sempre maggiore della loro somma. Analogamente, nessuno di noi da solo può cambiare il mondo, far cessare le guerre o risolvere la crisi economica. Ma ognuno di noi può donare al mondo un Idea di pace e di benessere, una matrice di trasformazione. Con il proprio comportamento, con il proprio esempio ed anche con un pensiero d amore, una preghiera, una visualizzazione creativa che contribuisca ad illuminare la strada dell energia verso la direzione giusta. Non c è nulla di retorico o banale in una meditazione solitaria, in un cerchio di luce collettivo, o persino negli inviti che circolano su Internet affinché più persone possibili formulino il medesimo
intento nel medesimo istante... Sono tutte cose che tendiamo a snobbare, come inutili sublimazioni di stampo New Age; e in fondo persino Wikipedia, la libera enciclopedia virtuale che di libero ha solo il nome, liquida sbrigativamente la storia delle centesima scimmia come una leggenda, anzi una vera e propria invenzione, secondo quanto ammesso dallo stesso Lyall Watson che la diffuse. E anche se fosse? Una favola è forse meno utile, preziosa e magica per lo sviluppo di un bambino, solo perché non corrisponde a fatti realmente accaduti ? Chi può dire come, perché e quanto incida sul suo futuro un emozione apparentemente passeggera come quella che può provare prima di addormentarsi e dopo aver letto o ascoltato una favola? Ci sono i sogni, dopo, c è il mattino seguente
con i giochi ispirati da quella emozione, e poi la stanchezza grata dei giochi, e nuovi sogni, nuove emozioni: è così che il seme si fa germoglio. Se ognuno di noi deponesse il proprio singolo seme di luce sul terreno collettivo... non importa dove, se in un tempio o nel proprio tinello, non importa come, se invocando il Grande Architetto o gli Elementi Naturali... a un certo punto, quando saremo diventati novantanove, novantanovemila o novantanove milioni, qualcosa accadrà. E allora basterà un attimo; mentre per una trasformazione orizzontale di questo mondo ormai de-formato sembra non esserci più tempo, da tempo. P.49: La scimmia Imo (vd. testo); p.50 e 51: Mind explosion, disegno frattale, collez. privata; p.52 e 53: Raindrops, disegni frattali, collez. privata.
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Doctores
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ietro nasce ad Abano nel 1250 e muore a Padova nel 1315 secondo il Mazzucchelli, secondo altri nel 1316 o nel 1320 (neanche sulla sua data di morte sono certi). Studiò a Padova medicina e filosofia, professando idee avverroistiche. Viaggiò all estero e fu a Costantinopoli sulle orme di Marco Polo per apprendervi il greco. A Costantinopoli soggiornò a lungo ed ebbe modo di apprezzare le artes grecobizantine ed arabe; studiò in lingua originale i testi di Galeno ed Avicenna. Si dedicò all approfondimento di altre scienze, oltre a quella medica, che riteneva fossero ad esse correlate, l astrologia e l alchimia. Egli infatti riteneva che un buon medico doveva essere, non solo un buon astrologo, per poter individuare il momento, propizio ed efficace per la somministrazione di determinate cure o raccolta di erbe, ma anche un alchimista per la preparazione dei medicamenti adatti ai diversi mali. Una delle sue opere più famose è il Conciliator differentum philosophorum et precipue medicorum. L opera è un trattato in forma dialogica pubblicato a Mantova nel 1472, diviso in una parte teorica ed una pratica. La parte teorica contiene quesiti sulla medicina in generale sugli elementi, i temperamenti, gli umori, le proprietà naturali, le malattie, le febbri e le crisi. La parte pratica tratta di argomenti assai diversi: soprattutto di patologia, di fisiologia, di igiene, di terapeutica. Con questa opera l autore si propone infatti, di conciliare tutte le contraddizioni (in numero di 120 secondo il suo giudizio) che erano sorte tra la medicina e la filosofia speculativa. Presentando le problematiche secondo il metodo dialettico degli antichi filosofi propone per ognuno di essi soluzioni sillogistiche. Egli fa notare come la filosofia aristotelica dominasse anche nel campo medico, sostenendo, in contrasto, la necessità di studiare attentamente il malato e di basare la diagnosi sulle osservazioni dirette, non su osservazioni empiriche e superstiziose. La pratica e l esperienza al di fuori di ogni speculazione metafisica devono essere di guida al medico, servo e organizzatore nello stesso tempo della forza mediatrice della natura. Studioso di vaste cognizioni anatomiche
acquisite con l esame dei cadaveri egli confuta il dogma aristotelico che faceva derivare i nervi dal cuore, anziché dal sistema nervoso centrale. Le prescrizioni da lui indicate sono di una chiarezza e di una semplicità ippocratiche, precorrendo già quella coscienza scientifica aliena da visioni e trattamenti ciarlataneschi. L opera è notevole, non solo dal punto di vista della medicina, ma anche per le estese cognizioni di fisica, di astrologia, di chimica e di fisiologia. Conciliare la medicina con la filosofia significava liberarsi dell autorità dogmatica della tradizione imposta, conservare libertà di pensiero e di giudizio, aspirazioni che si affermeranno soltanto nel Rinascimento, di cui Pietro D Abano è un precursore. Fu professore all Università di Padova, campione del razionalismo naturalista, pensatore originale: affermò che l aria ha peso e misurò con precisione la lunghezza dell anno. Le sue concezioni astrologiche derivano in parte dagli arabi, e si riflettono negli affreschi del palazzo della Ragione a Padova. Secondo l astrologia, l uomo è in rapporto fra il macrocosmo o universo, e il micro-
cosmo, tutto ciò che accade nell universo ha il suo riflesso e il suo corrispondente nell uomo. I segni dello zodiaco acquistavano un significato anche magico e Pietro D Abano trasse oroscopi, non soltanto per la vita umana, ma per conoscere le condizioni favorevoli alla preparazione di certi farmaci o leghe metalliche. Fu medico celebre, vide affluire a lui malati da ogni parte e il Papa Onorio IV, cui Pietro D Abano dedicò le sue opere, l ebbe in grande stima. Si racconta che, essendo malato, chiedesse i di lui uffici per 100 fiorini al giorno, ma, guarito ed assai soddisfatto della cura lo ricompensò con 1000. Il Cucinotti, noto storico della medicina del secolo scorso, lo considera ammiratore e seguace di dottrine arabe come molti lo erano ai tempi suoi, anzi è interessante notare come esistesse un razzismo anche nella scienza, quando c è cecità interiore, c è anche cecità esteriore, e seguendo un antico adagio l uomo vale quanto sa. La grandezza di Pietro D Abano si comincia a manifestare con il trattato De venenis dove intitola alcuni capitoli, non con nomi latini, ma con arabe denominazioni: cita sintomi di intossicazioni e antidoti attingendoli alle opere di Avvicenna, di Mesuè
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il giovane, di Razes. Ma ammirare le arabe dottrine può essere ascritto a colpa? Su Pietro D Abano gravarono 106 capi di accusa, di cui 53, i più gravi, imputatigli per eresia: lo accusarono di negromanzia e di averroismo, ma anche di aver deriso e messo in discussione - nei suoi scritti tanto i miracoli dei santi che l esistenza dei demoni. L accanimento dei domenicani andò oltre la sua morte e l anno dopo il tribunale decretò che le spoglie dello studioso dovessero comunque essere poste al rogo: la sua morte in carcere non soddisfò l Inquisizione. In vita subì due processi (uno a Parigi ed uno a Padova), per rispondere all accusa
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di aver messo in dubbio il miracolo della resurrezione di Lazzaro; infatti cercò di spiegare la resurrezione, raccontata nei testi biblici, come morte apparente. Accusato di aver fatto rientrare nella normalità la nascita del Cristo, anche da questo processo come dal primo uscì incolume, ma non si chetarono i suoi nemici, perché sotto imputazione di nuove accuse fu denunciato al tribunale dell Inquisizione. Pietro D Abano rappresentò, nella storia medica del medioevo, un presagio rinascimentale, per la libertà del suo pensiero scientifico, la stessa libertà volle portare anche nel campo attinente alla religione, il che gli fruttò la taccia di eresia.
Scrisse anche un manuale di astronomia Lucidator Astronomiae e una Expositio problematum Aristotelis, che venne compendiata nella Summa alphabetica problematum di Valter Burleigh. Egli difese il determinismo astrologico degli arabi facendo dipendere tutti gli avvenimenti del mondo sublunare, compresa la volontà dell uomo, dai movimenti celesti. Altra opera di grande importanza è la Geomantia ove si spiega in che cosa consista l antico sistema pagano di divinazione. Il geomante interpreta il messaggio ed i significati delle forme assunte da sassolini gettati a terra e predice il futuro.
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I simboli dice l autore sono 16 e sono legati ai quattro punti cardinali e ai quattro elementi "fuoco, acqua, terra, aria"; questo testo originale si trova alla biblioteca Trivulziana di Milano, nel fondo Morando. Ecco un breve passaggio dell opera: "geomantia si è una scienza breve da conoscere per virtù de er modo di astrologia, di quelle cose quali la persona vuol operare qual fine et successo habbiano avere, secondo che per virtù naturale et influsso celeste si può conoscere et giudicare. E questo modo di giudicare et conoscere, sia per quattro lineamenti et figure fatte con alcuni punti fatti con carte et inchiostro, secondo che la man del Geomante, per l influsso celeste è portata, et da Dio
Eterno con grazia fue governata, quale sempre nel principio della figura et interrogatione, di mandar si debbe co animo sincero et fidele. Et di quelli quattro lineamenti, co quattro virgole di punti per ogni lineamenti se formano 16 figure, le quali significano tutto quello che accade la persona desider di sapere, et no ponno più di 16 ne manco..." Altro scritto di Pietro D Abano, è l Heptameron: il libro magico dei sette spiriti pubblicato a Venezia 1494 in latino. E uno dei più importanti e interessanti documenti di magia cerimoniale tramandatoci dalla tradizione esoterica. Non a caso, è presente nelle maggiori edizioni dell opera di Agrippa, assieme ai
classici Arbatel IV Libro e Ars Notoria quale indispensabile complemento e chiave operativa della Filosofia Occulta. Ogni maestro di magia, così come ogni studioso di occultismo, ha affrontato e analizzato l Heptameron per l indubbio valore storico ed esoterico che racchiude nelle sue brevi pagine. Lo stesso Giuliano Kremmerz che contribuì alla rinascita e alla valorizzazione della Magia in Italia suggerisce di ricorrere all Heptameron per affrontare e approfondire alcuni aspetti operativi della rituaria ermetica: sette spiriti in collegamento con i sette giorni della settimana, coi sette pianeti, ad ogni giorno il suo angelo col suo sigillo e il suo profumo e le sue pre-
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l mio lavoro non riguarda Pietro D'Abano come medico, e neanche come astrologo, ma fa riferimento alla sua spiccata personalità di cabalista ed esoterico, e ridà luce a questo specifico aspetto della sua grande personalità che gli ha prodotto la condanna a morte. Il rogo dei suoi resti ha fatto sì che il suo lavoro e la sua predisposizione all'amore universale arrivasse fino a noi, consegnandoci intatta la sua memoria, fondamento per le culture mediche alternative che oggi ci appartengono. Nel Talmud, a proposito del commento fra Dio e Abramo sulla mancata nascita del figlio del patriarca, Abramo si lamenta di non aver discendenti e riconosce come tale un suo domestico, ma Dio risponde che il suo erede sarà generato da lui stesso, poi lo conduce a guardare il cielo e a contare se può le stelle; tanta sarà la sua discendenza. Questa è l' alleanza fra Dio e Abramo come patriarca dell'umanità. Aristotele, nel I libro delle Meteore, afferma che è bello e degno di lode riconoscere la causa del principio delle cause. I saggi vedono l'effetto di tutte le cose, scrutano le cause remote, così noi vediamo i corpi celesti agire sugli elementi, e per le virtù della materia di un solo elemento. Ogni principio naturale suscita ciò che è simile a se stesso, come il fuoco che, accostato al legno, estrae il fuoco da questo. Certi corpi sono assai attivi per loro azione specifica, tanto che possono agire per similitudine, conformandosi e moltiplicandosi come il fuoco. Vi sono altri corpi invece che non possono produrre atti moltiplicativi a propria somiglianza, così è l'uomo. Infatti egli non può moltiplicarsi per sua similitudine come atto proprio, poiché egli è così complesso da richiedere per la sua moltiplicazione una diversità di azione. La nascita di un uomo è sempre un momento di grande mistero ed emozione. Virgilio annuncia un'era nuova sognando e leggendo negli astri: "giunta è ormai quell'era ultima vaticinata dalla sibilla cumana, il grande ordinamento dei secoli, prosciugato, ha un
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nuovo inizio, già ritorna la vergine, e con lei il regno di Saturno, già una nuova stirpe discende dall'alto dei cieli. L'Infante la cui nascita scaccerà l'età del ferro riportando nel mondo intero l'età dell'oro, proteggi tu venerabile, casta Lucina, che già regna il tuo fratello Apollo. Guarda sul suo asse ondeggiate oscillare il mondo; guarda la
terra, l'immensità dei mari, la volta profonda del cielo, la natura tutta, trasalire alla speranza del secolo a venire". Questo passo preso dalla IV Ecloga di Virgilio è il chiaro riferimento alla nascita del Cristo. Segnalata nel cielo da una stella. In un passo dello Zohar viene precisata l'idea dell'uomo microcosmo, tanto apprezzata dai cabalisti magici. "Non pensare che l'uomo sia solo carne, pelle ossa e vene: ciò di cui è realmente composto l'uomo è l'anima e tutto il resto, carne, pelle, ossa e vene, non è altro che una specie di vestito un velo, ma non l'uomo". Quando questi muore, si spoglia di tutti i veli che lo ricoprono. Malgrado ciò, le varie parti del corpo, sono conformi ai segreti della suprema Sapienza. La pelle rappresenta il firmamento, che si estende ovunque e ricopre tutto, proprio come un vestito. La carne ci ricorda l'aspetto nocivo dell'universo, l'elemento meramente esteriore e sensibile.
Le ossa e le vene sono il Carro Celeste, le forze interiori, i servitori di Dio. Ma anche tutto ciò, comunque, è solamente una copertura poiché al suo interno si trova il mistero dell'uomo celeste: così come per l'uomo terreste l'Adamo celeste è interno, e tutto si verifica sopra come sotto. In questo senso si intende che Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza. Come nel firmamento che racchiude tutto l'Universo, si vedono differenti figure formate dalle stelle a dai pianeti, con il fine di annunciare cose occulte e profondi misteri, così sulla pelle che riveste, il nostro corpo abbiamo forme e tratti che sono definibili come i pianeti e le stelle del corpo umano. Ognuna di queste forme possiede un significato nascosto e sono oggetto dell'attenzione dei saggi che sono in grado di leggere il volto degli uomini. Orbene nel XII e XIII secolo emerge la lotta di un movimento religioso laicale per ottenere la libertà di predicare, l'autorità papale represse questo tentativo condannando, Catari, Valdesi e Umiliati, inoltre servendosi dell'Inquisizione, induce la cultura umanistica e la ricerca scientifica a non dar voce alle convinzioni astrologiche di Sant'Alberto Magno, Ruggero Bacone, San Tommaso D'Aquino, e del nostro Pietro D'Abano. La stessa autorità papale minò la sintesi teologica del sapere, scevra da ogni condizionamento di parte se non l'originario interesse dei pensatori per la teologia e la felice influenza che lo studio della stessa poteva avere sull'umanità quando era spontanea. La chiesa, infatti, era troppo impegnata ad affermare il suo potere temporale. Dante stesso riconosciuto esperto delle scienze della sua epoca, apprezzava l'astrologia così definendola: "più che alcuna delle sopra dette 'scienze' nobile alta per nobile e alto subietto, ch'è de lo movimento del cielo, e alta e nobile per la sua certezza, la quale senza ogni difetto, si come quella che da perfettissimo e regolatissimo principio viene" (Convivio II - XIII - XXX). F.B.
ghiere. Seguono delle tavole in relazione alle 12 ore del giorno più le ore della notte in corrispondenza degli angeli delle ore. La ritualità dell Heptameron richiama certamente quella antica conoscenza che è il Tao che per i popoli dell estremo oriente è la natura in atto, quindi Dio. La dottrina astrologica di Pietro D Abano è influenzata dalla tetrabiblos dalla quale riprende la dottrina della influenza degli astri sulla vita quotidiana, ma è pur vero che decisivo è l ingresso nell occidente latino dell Almagestum che aggiunse un corredo scientifico astronomico decisivo a giustificare quella che nel De Coelo Aristotelico era in gran parte una teoria filosofica descrittiva del cosmo. Infatti Pietro D Abano medico e astrologo in cui erano filtrati anche i temi della letteratura ermetica e magica greco-araba, e in cui il determinismo astrale era spesso professato oltre i limiti dell ortodossia teologica, accetta l astrologia come fatto di scienza in gran parte integrante dell astronomia matematica, assai più ricca di significato teorico perché interrogandosi non sui semplici moti ma sulla natura fisica dei corpi celesti, rientrava nel più autorevole campo della filosofia naturale. L affermazione dell apostolo Paolo che "non esiste podestà se non da Dio e quelle che esistono sono ordinate da Dio" (Romani 13-1), è l espressione continuamente citata dal II secolo in poi, che riassume la teoria Cristiana Cattolica dell origine sacra del potere e dell autorità politica. Infatti secondo questa teoria, chi resiste all autorità papale è come se resistesse agli ordini divini poiché è Dio a scegliere il governante di un popolo, vero re o signore, in sua vece sulla terra. L incontestabilità papale come scriveva Papa Innocenzo III a Filippo Augusto, nasce dal fatto che egli esercita quella plenitudo potestatis spirituale e temporale che gli deriva direttamente dal Cristo; vero dominus del cielo e della terra, per il fatto
stesso di essere il suo vicario terreno. Infatti se si premia Pietro D Abano quando cura Onorio IV, con una somma superiore rispetto a quella stabilita, gli si riconoscono i meriti delle sue strabilianti terapie, ma non viene più accettato quando cerca di indagare verità diverse imposte come dogma; egli in quel momento non è più medico mago astrologo e filosofo, ma eretico perché attacca il credo del potere a cui sono vincolate le menti prive
della loro libertà, o forse della coscienza? Questo dubbio ci rimane. L Abano è un attento osservatore della natura e svilupperà tecniche magiche, quasi sempre finalizzate a scopi terapeutici, basate sulla manipolazione di piante, pietre e animali messi in correlazione con le entità celesti o angeliche (tutto è simpatia o armonia cosmica), ogni pianeta è posto in relazione ad un determinato tipo di pianta animale o minerale, riversando in essi la propria potenza. La medicina che pratica in termini moderni la definiremo "olistica" perché comporta una concezione dell uomo e dell intero creato come armonioso organismo regolato dall universo. Ogni cosa dal cielo discende sulla terra nell acqua e nell aria, il cielo governa tutti i corpi; quindi il cielo, l anima e tutti gli esseri che sono nel mondo, sono governati da Dio. Dai corpi celesti deriva un influsso
Doctores continuo che penetra nella materia e attraversa l anima di tutti i generi e di tutte le specie, da una estremità all altra della natura. E da questa osservazione che Pietro D Abano poté dire dei miracoli della eucaristia, che erano forme di teurgie e taumaturgie. Tutti gli uomini subiscono ciò che è fissato dal destino, ma quanti sono riusciti ad elevare la propria ragione fino al possesso del Nous, non subiscono nella stessa maniera degli altri. Con Pietro D Abano si può parlare di Melotesia, di Iatromatematica (dal greco iatròs: medico, e intendendo per matematica la scienza che si avvale di metodi deduttivi da applicarsi ad altre scienze). Inoltre la sua mente aperta e cosmopolita e il suo spirito pronto ad alzarsi sulle alte vette, conciliando fede e scienza in modo armonico con metodi di esperienza propria, miscelando le varie culture, lo propone sicuramente come uomo dei nostri tempi. La figura di Pietro D Abano assume nel nostro tempo dimensione ed attualità eccezionali. Con i mezzi culturali propri di allora (astrologia, geomantia, teologia, oltre che con la filosofia) analizzò la natura e lo spirito dell uomo, attingendo nozioni dalle culture del passato, confrontandole con le culture del presente (cristiana, araba, orientale) e ponendo le basi per la cultura del Rinascimento, ove libertà di indagine e di pensiero dovevano sostituire il dogma imposto e non confutabile. Per quest ultima ragione Pietro D Abano è sicuramente da ascriversi fra gli uomini che hanno contribuito al progresso delle Scienze dell Uomo con qualità che oggi chiameremmo "cosmopolitismo, tolleranza, primato della scienza, della ragione e dell amore". P.54-59: Particolari degli affreschi a soggetto astrologico del Palazzo della Ragione basati sugli studi di Pietro d Abano, Padova (foto P.Del Freo); p.58: Frontespizio di una edizione di un libro di Pietro d Abano, collez. privata.
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crive Eschilo nel coro dell Agamennone: Paqei maqoz, impara dal dolore . Per i Greci il dolore è una grande fonte di insegnamento. Per Eschilo è anche qualcosa di più: è l unico mezzo per vedere la luce, è la strada ineludibile che bisogna percorrere per giungere alla conoscenza iniziatica. Che fine ha fatto invece il dolore nella cultura moderna? L esperienza del dolore è ancora considerata un esperienza ineluttabile da affrontare, da attraversare, ma anche da interrogare e da cui trarre un prezioso insegnamento? Basta guardarsi attorno per accorgersi che il soffrire oggi è visto in tutt altra maniera. L osservatorio ideale per comprendere come è considerato il dolore nella nostra cultura è il mondo della medicina. La sofferenza in campo medico è qualcosa da negare, da reprimere con tutti i mezzi, fin dal suo primo, timido, apparire. Non parlerò in questa sede di quel dolore atroce, inconsolabile, senza fine né finalità, che accompagna gravi malattie come il cancro. Quel dolore deve essere lenito con tutte le nostre energie e tutti i mezzi a nostra disposizione, tanto sul piano fisico che su quello psichico. Parlo delle mille esperienze dolorose grandi e piccole che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare. Non potrò mai dimenticare, molti anni fa, l incontro con una giovane donna incinta alle ultime settimane di gravidanza che cercava ostinatamente da me un farmaco che non le facesse avvertire quei tipici doloretti che si intensificano progressivamente e che annunziano l approssimarsi del lieto evento. Ebbi un bel dire per convincerla che quei dolori, tutto sommato sopportabili senza grande impegno, non dovevano essere repressi, ma piuttosto vissuti con gioia, perché preannunziavano un esperienza felice della vita, Senza parlare dei rischi che avrebbe fatto correre al feto ingurgitando farmaci. Sappiamo tutti che oggi è possibile per chiunque acquistare facilmente farmaci antidolorifici, i cosiddetti "farmaci da banco" senza il bisogno della prescrizione del medico. In molti Paesi occidentali questi prodotti possono essere comprati nei supermercati, aggirando anche il parere del farmacista. Questo è l indizio più evidente di come è interpretato oggi il
dolore: qualcosa da reprimere, sempre e comunque. Senza fermarsi neanche un attimo a interrogarsi sul suo significato. Il dolore, non c è dubbio, è un sintomo, come può esserlo una febbre, un giramento di testa, un colpo di tosse, uno starnuto e così via con mille altri esempi. Per la maggior parte di noi la parola sintomo ha una valenza assolutamente negativa, che colleghiamo a malattie più o meno gravi. Nella migliore delle ipotesi facciamo il conto di quante ore di lavoro, partite di tennis, cene con gli amici o appuntamenti galanti ci farà perdere quella cefalea o quell influenza. Molti dimenticano che nella sua accezione originale greca, sumptoma voleva innanzitutto dire evento fortuito, accidentale. In antico, non si conferiva a questo termine un valore in positivo o in negativo. Certo, un evento fortuito può essere una disgrazia. Ma anche un opportunità. Per i medici il dolore è spesso un prezioso indizio. Il grande cardiologo americano Samuel A. Levine, quando visitava pazienti con un sospetto infarto, chiedeva loro di "mostrare con un dito" il punto dove avvertivano il dolore. Quando il paziente si toccava il petto con la punta del dito egli escludeva subito la diagnosi di infarto
o di angina. Se invece di mostrare un punto preciso il paziente stringeva il pugno, o poggiava la mano aperta sul petto parlando al dottore di "tensione, pesantezza o pressione", la diagnosi di angina o infarto era più che probabile. Nell antichità, la capacità di leggere il dolore era considerata una dote essenziale dell arte medica, tanto che gli sciamani consideravano degno di curare una data malattia solo colui che ne aveva sofferto e che, dunque, ne aveva avuto un esperienza diretta. Di questo resta anche traccia nella tradizione popolare del sud Italia, dove sopravvive il detto "è meglio il patuto che il saputo", che si potrebbe tradurre liberamente come "sa più chi ha sofferto che chi ha studiato". "Tu non arrecherai dolore, tu fuggirai il dolore, tu imparerai dal dolore" è scritto su tre lati della scacchiera magica descritta da Paolo Maurensig nel suo La variante di Luneburg. In questa frase sono riassunti i tre precetti fondamentali dell uomo di fronte alla sofferenza. Ma se è fin troppo evidente che si debba, nei limiti del possibile, evitare il dolore e soprattutto non lo si debba arrecare ad altri, ci chiediamo: come è possibile imparare dal dolore, e come può mai il dolore entrare nel per-
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corso iniziatico? "In sé la parola è meno del pensiero, il pensiero è meno dell esperienza" scrive Platone nella VII lettera. Nessuno può negare che l esperienza sia la forma più diretta di conoscenza. Ciò che si apprende attraverso un esperienza diretta resta scolpito per sempre nella nostra mente. E l esperienza del dolore è la più intensa e profonda delle esperienze, non solo quantitativamente, ma anche qualitativamente. Cerchiamo di capirne il perché. Non è facile comunicare il proprio dolore. Nessuno potrà mai sostituirmi nella mia sofferenza, per quanto io la possa comunicare (sempre ammesso e non concesso che riesca a trovare qualcuno disposto a condividere i miei patimenti). Questa esperienza è incomunicabile, nella sua essenza, perché il dolore mi isola, traccia un solco netto fra me e il mondo esterno. Il dolore, lo sappiamo tutti, ci limita. Ma, oltre a limitarci, ci delimita, ci mette in contatto con la nostra finitudine, ci costringe a vedere i confini (ahimè, spesso angusti...) delle nostre capacità fisiche e
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mentali. E tuttavia, facendo questo, ci restituisce un immagine netta e precisa del nostro io fisico, ma anche psichico. L uomo è una strana creatura che, fra le altre sue stranezze, ha quella di non riuscire, da solo, a rappresentarsi la propria immagine. Noi ci vediamo e ci riconosciamo attraverso l immagine di noi che gli altri ci rinviano. Gli altri sono il nostro specchio. Questa regola ha pochissime eccezioni. Forse una sola: l esperienza del dolore. Facciamo un esempio banale: noi conviviamo con il nostro corpo per i primi decenni senza dare soverchia importanza alla sua efficienza e ai mille compiti che esso quotidianamente assolve. Ma superati i 35-40 anni le cose cambiano; così, al primo mal di schiena, ci accorgiamo per la prima volta quanti infiniti movimenti la nostra colonna dorsale ci consente di fare quotidianamente. E ce ne accorgiamo perché il dolore che ci limita, nello stesso tempo delimita la nostra colonna vertebrale. Per la prima volta nella nostra vita ci accorgiamo veramente di possedere quel distretto corporeo e la
nostra mente è in grado di raffigurarsene l immagine. Lo stesso avviene con la nostra mente: l esperienza del dolore, a un tempo, limita, delimita e configura l immagine del nostro io a noi stessi in quel meraviglioso percorso interiore che è il percorso di individuazione. Il dolore non solo limita e delimita, ma ci aiuta a spingerci oltre il limite. Il dolore, sia esso fisico che psichico, spesso costituisce un ostacolo oggettivo, perché può diventare talmente insopportabile da impedirci di portare a termine i nostri progetti. A volte, il vero ostacolo è solo la paura di avvertire il dolore e di non poterlo sopportare. Eppure il dolore ci mette di fronte ad una sfida. Una sfida a cui è difficile sottrarsi: qual è la nostra vera capacità di resistere al dolore? Questa domanda spinge l atleta a tentare di segnare un nuovo record, sopportando la fatica e la sofferenza, ed è la stessa domanda che ciascuno di noi si pone e a cui tenta di dare una risposta nelle piccole e grandi sfide quotidiane che la vita ci impone. D altronde sappiamo bene che
la resistenza al dolore è assolutamente soggettiva: il santone indiano che passeggia sui tizzoni ardenti non sente meno dolore rispetto al maldestro cuoco improvvisato che si scotta toccando una pentola bollente: oltre i 45 gradi di temperatura un oggetto diventa insopportabilmente caldo per entrambi, quello che cambia è la loro reazione al dolore. Le vie neurologiche del dolore sono complesse e solo parzialmente conosciute, quello che però sappiamo è che una serie di impulsi condizionanti a partenza da diverse aree del nostro sistema nervoso centrale e periferico hanno la capacità di modificare i segnali dolorifici che giungono al cervello dalla periferia del nostro corpo. In altre parole, la nostra mente ha il potere di intensificare o indebolire tali segnali. La nostra volontà ci consente di allenarci a sopportare il dolore. L esperienza del dolore ci insegna anche a gestirlo. C è chi poi prova a trarre ispirazione dal dolore. E anche in questo caso il dolore ci offre un opportunità unica perché nel suo isolarci, limitarci, delimitarci e sfidarci, ci pone in una prospettiva completamente nuova, ci impone una visione di noi stessi e del mondo assolutamente diversa da quella che ci deriva dall esistenza quotidiana. Riuscire ad esprimere, a far parlare il dolore produce spesso autentici capolavori: due esempi per tutti: l Urlo di Edvard Munch e alcune tra le più belle poesie di Giacomo Leopardi. Sul pavimento del Tempo massonico, in prossimità dell Oriente, secondo gli antichi Rituali, è collocata l Ara dei Giuramenti. Albert Mackey, nella sua Encyclopaedia of Freemasonry del 1873 la definisce "il luogo più sacro della Loggia". Secondo lo studioso, l ara conserva tuttora il suo simbolo di antico altare sacrificale, sul quale dobbiamo deporre i nostri vizi e le nostre passioni. E tuttavia un altare dei sacrifici è un simbolo che, inevitabilmente, evoca il dolore, lo scorrere del sangue. Ad alcuni potrebbe persino apparire il richiamo ad un paganesimo violento, poco consono allo spirito massonico. Forse invece quell oggetto di pietra, che si frappone tra noi e l Oriente, ci ricorda semplicemente che nessuna Luce ci può essere data senza che ad essa sia pagato un tributo di dolore.
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P.60 e 61: L Urlo e Madonna, dipinti di Edvard Munch (18631944); p.62 e 63: Fachiro (foto d epoca, primi 900) ed un ritratto attuale di un asceta indiano.
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utti i nostri Templi sono luoghi aperti. Ogni soffitto reca dipinta la volta stellata, perché esso è il foro ascensionale verso l infinito. E l emblema di liberazione dello spirito. Gli antichi druidi celebravano le loro cerimonie nei boschi, le cattedrali gotiche e le chiese recano spesso un affresco del cielo. Un frammento molto noto del Tempio di Ramses II, conservato al museo del Cairo, reca l iscrizione: Questo Tempio è come il cielo in tutte le sue parti. I sacerdoti, custodi dei grandi segreti, osservavano con estasi la volta notturna e la raffiguravano simbolicamente come un corpo di donna
ricurvo blu cobalto, tempestato di stelle. La chiamavano Nut, moglie del Dio della terra Geb. Nell Antico Egitto Nut è onnipresente sui soffitti dei Templi e soprattutto nelle tombe poiché essa ravviva la speranza della salma nel sarcofago, posto per questa ragione con il viso rivolto verso l alto. Il morto è la Terra e giace disteso nella posizione del marito Geb in attesa della vivificazione della carne per mezzo della moglie, la volta stellata. Secondo la teologia Eliopolitana, Nut e Geb diedero alla luce Osiride e Iside dalla cui unione nacque Horus. Ragon nella sua opera L origine de tous les Cultes conclude che: l Hiram della nostra tradizione massonica è l Osiride resuscitato in stella, la vedova Iside è la Loggia emblema della Terra e Horus, figlio della vedova, è il Massone, l iniziato che abita la Loggia terrestre e deve tendere alla perfezione del padre. Il Tempio Massonico è una copia di piccolo formato di ciò che i nostri Maestri egizi immaginavano essere il cammino futuro dell anima
del defunto. Coscienti del mistero della rinascita, millenni or sono, avrebbero destinato il territorio che abitavano ad un progetto titanico che vedesse sorgere un immensa riproduzione in scala della volta stellata. La piana di Giza sarebbe divenuta un mitico Tempio all aperto che avrebbe funto da rampa per l anima del Maestro Iniziato. Le recenti scoperte di Robert Bauval e Adrian Gilbert, pubblicate nel libro The Orion Mistery che correlano il complesso monumentale della piana di Giza alla Costellazione di Orione, dimostrano empiricamente tale dottrina iniziatica. Se molti già ipotizzavano che il complesso di Giza fosse stato costruito seguendo un piano architettonico generale correlato all astronomia, furono i Testi delle Piramidi (2300-2100 a.C.) rinvenuti a Saqqara, a fornire la soluzione dell enigma. Il tema principale di questo antico corpus risulta essere il destino dell anima del faraone a divenire una stella della costellazione di Orione, dimora del Dio Osiride. Tale luogo è indicato come il Duat. Questi scritti sono il lascito della casta sacerdotale egizia, che legittimava la divinità della progenie regale sul suo destino a divenire anime stellari. Accanto ad Orione i testi citano Sirio, la stella più brillante della Costellazione del Cane Maggiore, e la identificano con Iside, moglie di Osiride. La trasmutazione
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del faraone in stella doveva avvenire in un periodo dell anno ideale, il Solstizio d estate, che era il preludio della piena del Nilo e il momento di contemporanea compresenza nel cielo di Orione/Osiride e sua moglie Sirio/Iside. Alla morte del Faraone nel regno d Egitto si sarebbero celebrati così due riti: il funerale del re morto in attesa di diventare Osiride e l incoronazione del nuovo re Horus. Come raggiungere questo destino celeste? Il Viaggio dei Re stellari La precisione del complesso monumentale di Giza e il posizionamento dei condotti della camera del Re e della Regina nella Piramide di Cheope, non lasciano dubbi sul fatto che l intera piana, le piramidi di Saqqara, quelle di Dashur, quelle di Abu Sir e altri monumenti, siano un immensa proiezione sul suolo di una porzione particolare della volta stellata. Gli antichi iniziati egizi avrebbero così glorificato sulla terra la Costellazione di Orione, la Costellazione del Toro, la Costellazione del Cane Maggiore (Sirio) e la Via Lattea, identificata con il fiume Nilo. Ciò che è in Alto è come
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ciò che è in basso recita la Tavola Smeraldina di Ermete Trismegistro/Thot. Non poteva essere immaginabile che la cerimonia iniziatica commemorata con la morte e resurrezione del maestro Hiram, di Cristo e del dio Bacco, non trovasse fonte nei nostri più illustri predecessori. La cerimonia presumibilmente partiva da est dalla città di Heliopolis, ove si trovava il Tempio della Fenice , l uccello dell ultima fase di trasmutazione alchemica. Tale scienza ermetica si dice essere stata insegnata da Ermete Trismegistro-Thot e avere avuto le sue origini nella terra d Egitto: Io sono la grande Fenice che sta a Heliopolis. Chi è Lui? Egli è Osiride (Libro dei Morti cap 17) La correlazione celeste della posizione di Eliopolis sarebbe l Est, punto di levata del sole. Per giungere ad Ovest è necessario attraversare il Nilo, la cui controparte nel cielo è la via Lattea. Questo potrebbe essere una teoria sulla funzione delle Barche solari, trovate ai piedi delle piramidi di Giza, barche in verità per attraversare il fiume di stelle. Nei Testi delle Piramidi si legge: Il Duat ha afferrato la
mano del re nel punto dove si trova Orione (...) O Re Osiride recati alla Via d acqua (...) possa una via di stelle fino al Duat stendersi per te nel punto dove si trova Orione (...) Ad Ovest il faraone sarebbe giunto a Leitopolis, città consacrata a Horus, che sulla mappa stellare coincide con la stella più luminosa della costellazione del Cane Maggiore, Sirio-Iside. Un paragone pertinente è da ravvisarsi nei Lavori Massonici. La Massoneria è l ultimo e il più completo degli Ordini Iniziatici e la stessa G.L.D.I. è intrisa di influenza egizia. Il Sigillo dell Obbedienza racchiude i simboli della piramide e della sfinge. Ad ogni Tornata, i Lavori si aprono a mezzogiorno (Oriente) e si chiudono a Mezzanotte (Occidente) e la deambulazione rituale segue il moto orario/solare, essendo il Massone un astro che cammina sul dualismo del pavimento a scacchi. E anche opportuno notare che il Libero Muratore entrando in Tempio si dirige verso l Oriente (Est) e uscendo dal Tempio verso Ovest. Raggiunto l Ovest il corteo avrebbe puntato verso la piana di Giza, porta del Duat, regno di Osiride. Qui
Archeologia
la grande piramide di Cheope sarebbe stato il Tempio per una delle più suggestive cerimonie dell Antichità. Essa era l Athanor, l uovo alchemico di trasmutazione, il luogo in cui avveniva l inseminazione di Iside ad opera del dio Osiride, il momento di congiunzione degli opposti. La piramide è il simbolo di manifestazione divina del Creatore. La sommità (Uno), attraverso le facce triangolari (Trino creativo) si stabilizza nel quadrato (l Uomo e il mondo sensibile). Le diagonali del quadrato sono la Croce, che canta la discesa sulla terra della vita emanata dal Punto. Questo è il simbolo della piramide, pentaedro dell Assoluto, realizzazione monumentale dell Eterno nella sua immutabile astrazione. Solo qui poteva avvenire la resurrezione. La mummia sarebbe così stata deposta a settentrione nella Camera della regina (vulva di Iside) per la cerimonia di apertura della Bocca ad opera dei sacerdoti-figli di Horus, simbolizzanti i 4 punti cardinali. Una volta infuso il Verbo, la mummia avrebbe conseguito la rinascita astrale grazie all inseminazione ad opera:
1) Del condotto meridionale della Camera della Regina (simbolizzante il fallo di Osiride, diretto verso la stella Sirio) 2) Dell apice della piramide, il Benben/seme della Fenice, disposto sulla linea assiale della Camera della Regina. Mediante la Grande Galleria, il faraone rinato sarebbe giunto nella Camera del Re e attraverso il condotto meridionale (che punta verso la Costellazione di Orione), l anima reale del figlio Horus si sarebbe involata nella dimora stellare del padre Osiride. Non da ultimo per completare la visione aerea del progetto stellare degli Iniziati dell Antico Egitto: le piramidi di Dashur rappresentano la proiezione delle due stelle della costellazione del Toro Aldebaran (piramide inclinata di Snefru) e stella 311/epsilon Taurus (piramide rossa di Snefru). La mitologia egizia individua in queste due i testicoli che Osiride tiene in mano dopo averli amputati al fratello Seth. Le piramidi del complesso di Saqquara e di Abusir disegnerebbero la testa di Orione/Osiride, la piramide di Djedefra combacerebbe con la stella Bellatrix, spalla del gigante Orione e la piramide
di Nebka con la stella Saiph, gamba del gigante. Il mistero dell Iniziazione si manifesta sempre due volte, una volta nascendo e una morendo alla vita. Nessuno conosce ciò che ha luogo prima di questa breve parentesi. L essere umano giace sulla terra con la coscienza oscurata, ma uno schema incancellabile è inciso nella sua anima: la potenzialità. E anche se l involucro corporeo si fa sempre più spesso, un bagliore bruciante intesse per sempre la nostra esistenza sulla terra. Il Creatore ha voluto che la sua creatura sperimentasse la via traversa , il mondo delle forme, affinché comprendesse che verrà un tempo in cui questo gli sarà estraneo. Verrà un tempo in cui abbandonato l involucro pesante, l uomo si ricongiungerà con l Unità. Il viso del resuscitato è aperto. Egli vede il maestro della contrada della Luce mentre percorre il firmamento. Lo fa apparire come il grande Dio, maestro dell eternità. Stella imperitura. (Testi dei Sarcofagi capitolo 788). P.64 e 65: Giza, vista verso NE, sullo sfondo Il Cairo; p.66: Foto aerea da pallone aerostatico della piana di Giza nel 1904; p.67: Maschera funeraria, Louvre, Parigi.
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Alieni, un incontro annunciato
Roberto Pinotti, Oscar Mondadori, Milano 2009, 430 pp.
Preferiamo pubblicare uno stralcio dell introduzione allo scopo di meglio delineare la personalità e gli studi del personaggio Roberto Pinotti (ndr). Intervista a Roberto Pinotti di Cristina Aldea Indipendentemente dal suo invidiabile curriculum vitae con le molteplici esperienze professionali e non, lei è comunemente indicato come uno dei principali ufologi sulla scena mondiale. Si riconosce in questo cliché apparentemente non troppo vicino a quanti si occupano del passato misterioso dell'umanità? Brillante studente di liceo scientifico prima e quindi all università presso l elitaria fucina di diplomatici italiana, la Cesare Alfieri di Firenze con docenti quali Mario Luzi, Giovanni Spadolini, Luciano Cavalli e Giovanni Sartori, poi ufficiale di complemento di artiglieria dell esercito italiano in ambito NATO, giornalista dal 1975, poliglotta, divulgatore, scrittore, consulente e incontrastato personaggio televisivo ormai da oltre quarant'anni. È stato tutto così semplice e lineare? Nient'affatto. Anzi, è stato ed è tuttora difficile. E pensi che molti, associando notorietà e successo ai soldi, oggi in genere a essi collegabili (ma non necessariamente collegati, specie in un paese di ignoranti dove non si legge e comunque la cultura non paga), pensano che io sia ricco... In realtà, se non all'affetto dei miei, che mi hanno fatto studiare e agevolato fino alla laurea, non devo nulla a nessuno. Per esempio, da laureato in scienze sociali e politiche con indirizzo sociologico ho subito scartato la carriera diplomatica in quanto all'epoca "solo per raccomandati". Da giovane il mio approccio alla realtà tollerante, solidale, laico, razionale e contrario a qualsiasi estre-
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mismo idiota mi ha anche portato a iscrivermi a un partito progressista di governo solo per una logica idealistica, il che non mi ha portato dunque alcun vantaggio, essendo io alieno dall'accettare compromessi. Per mantenermi e gettare le basi di una famiglia in modo autonomo da condizionamenti ho vinto un concorso per giovani laureati (come già da studente universitario avevo vinto quello statale per ufficiali di complemento nell'imminenza del servizio militare a ventisei anni) e ho lavorato per vent anni nel settore commerciale del gruppo FIAT, dove fin dall'inizio diversi mediocri capetti mi dicevano però che "non ero un uomo dell'azienda" perché non andavo a giocare a tennis con i colleghi rampanti e ruffiani schiavi degli Agnelli o non mi prostituivo alla logica del sistema, in cui non potevi essere una testa pensante, un intellettuale o, peggio, un dipendente che, pur lavorando onestamente e confrontandosi ogni giorno con dirigenti frustrati e senza fantasia, scriveva anche libri e articoli e andava di continuo alla televisione. (Capirà, ho cominciato proprio negli studi televisivi della RAI di Torino, sede della FIAT, con Enza Sampò nel lontano 1967 per poi essere via via coinvolto da Dina Luce, Gianni Bisiach, Enzo Tortora, Peter Kolosimo, Maurizio Costanzo, Mino Damato, Maria Rosaria Omaggio, Giorgio Medail e Gianni Minoli, Barbara D'Urso, CTaudio Brachino, Fabio Fazio e Corrado Augias, solo per citare i principali...) Così dopo vent'anni di sempre più difficile coabitazione di cui ho solo pessimi ricordi (più che dell'Azienda, della sua squallida dirigenza di allora, che infatti T'ha poi quasi portata allo sfascio) hanno preferito farmi fuori, e a nulla è valso far valere dei diritti in sede legaTe. La partigianeria di una certa magistratura italiana ha tutto il mio più profondo disprezzo per questo e per altro (quanto oggi succede in Italia parla chiaro), ma in ogni caso a quarantacinque anni ho dovuto ricominciare: nel settore aerospaziale e in quello giornalistico e dell'editoria. (R.P.)
Siddharta di Hermann Hesse: il primo di una serie speciale di audiolibri Edizioni Verdechiaro
E' stato presentato a maggio alla Fiera del Libro di Torino il primo di una serie di audiolibri dalle caratteristiche nuove e originali. Si tratta di Siddharta di Hermann Hesse, interpretato dall'attore Enzo Decaro nella traduzione di Paola Giovetti, ambientazioni sonore di Riccardo Cimino, Edizioni Verdechiaro. Siddharta è il romanzo più famoso dello scrittore tedesco Hermann Hesse, che lo scrisse nel 1922. Da allora questo testo di ambientazione indiana ha avuto una straordinaria fortuna presso i lettori, anche giovani, che vedono nel protagonista il simbolo dell'uomo alla ricerca del significato dell'esistenza, non si ferma presso nessun maestro, affronta esperienze molto diverse ("certuni devono cambiare molte volte, indossare vesti di ogni tipo", spiega Siddharta all'amico Govinda al termine della sua vita), e segue vie proprie che alla fine lo conducono alla pace interiore di chi ha tutto visto e tutto superato e che si esprime nel sorriso senza tempo del Buddha. Siddharta fa capire che la vera guida è dentro di noi e che tutte le infinite vie di Maya non possono che condurre alla propria interiorità, al proprio maestro interiore. Per riuscire a rendere nel modo giusto un testo così alto è stata utilizzata una nuova, moderna traduzione di Paola Giovetti, giornalista, scrittrice e traduttrice, che il bravo, sensibile attore Enzo Decaro ha interpretato in stato di grazia, coadiuvato dalle stupende, delicate ambientazioni sonore di Riccardo Cimino (Studiosuoni, Roma). A questo primo CD seguiranno presto altri che sono stati già individuati e sono in fase di lavorazione: Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach, Il Profeta di Khalil Gibran, La metamorfosi di Franz Kafka e la novella In viaggio con Michele di Paola Giovetti, e altri. Filo conduttore di queste scelte è il carattere iniziatico dei testi: pagine, e parole, che hanno veramente qualcosa da insegnare, che delineano un cammino, un compito di vita. Complimenti alla giovane, attivissima
Casa Editrice Verdechiaro di Sonia Borghi e Ari Lusenti (via Montecchio 23-1, 42031 Baiso (RE), che ha saputo intraprendere una strada nuova. www.verdechiaro.com
Charles Darwin, Lettere 1825-1859
a cura di Frederick Burkhardt, Raffaello Cortina Editore, pp 318, Milano 1999
A causa dell'effervescenza editoriale che contraddistingue importanti anniversari, come quello che si celebra quest'anno dei 200 anni dalla nascita di Charles Darwin, può anche accadere qualche piccolo miracolo bibliografico. Negli aggiornatissimi book shop attigui ad importanti spazi mu-
seali, come il Palazzo delle Esposizioni a Roma, per fare uno dei tanti esempi, ci si può imbattere in ogni sorta di pubblicazioni, fresche e meno fresche, tutte però inerenti al tema portante della mostra che si svolge nelle sale delle esposizioni. Magari edizioni che quando uscirono non suscitarono particolare interesse, forse per colpa di una distribuzione disattenta. Fin qui nulla di nuovo. Ma in mezzo a tanti pregevoli saggi, a cataloghi, alle versioni romanzate di fatti di scienza, all'attualissima manualistica, ai libri di divulgazione per bambini, può apparire come 'perla in bianca fronte' qualche gustoso gioiellino. Di solito sono pubblicazioni di documenti inediti, di epistolari intimi
Recensioni che forniscono al lettore curioso la possibilità di scavare nell'umanità dei geni o di quei personaggi di solito conosciuti in vesti paludate. Un esempio classico e ben noto: cosa scriveva Napoleone a Giuseppina quando le annunciava un suo ritorno breve dal fronte per omaggiarla della sua presenza? Ci siamo tutti divertiti a scoprire le debolezze del grande. Così accade se prendiamo in mano le lettere di Charles Darwin, un uomo, oltre che uno scienziato, cui l'umanità deve molto delle sue cognizioni di oggi. Emerge subito una personalità appassionata della natura, con un amore così totale verso tutte le espressioni della vita da farci sentire coinvolti nelle sue osservazioni di conchiglie, di vegetali, di fossili e di minuscoli viventi che mai avrebbero destato il nostro interesse. Per la via della sua prosa semplice ma entusiasta si ripercorre con emozione il cammino che portò il naturalista a scrivere: "Credo di aver scoperto (qui sta la mia presunzione) il semplice modo in cui le specie arrivano ad adattarsi a svariati fini". Perché la natura è semplice nella sua molteplice varietà, ed unica è la legge che guida la sua evoluzione globale. Tutto è intimamente collegato ed interdipendente per maglie che si allargano a dismisura comprendendo tutte le manifestazioni della vita, anche quelle più occulte. Particolarmente affascinante è il resoconto epistolare del celebre viaggio sul veliero Beagle, lungo tutte le coste del Sudamerica, durato ben 5 anni. Vi scoprì un universo di conoscenza: dall'insofferenza verso i dogmi scientifici alla crudezza della selezione naturale, dalla magnificenza dei paesaggi andini a molluschi nuovi mai classificati accanto alle ossa di mammut. Tornato in patria scrive altre lettere commoventi ad amici e familiari quando tratta del profondo amore verso i suoi numerosi figli. Con gusto si leggono le pagine pervase di stupore gioioso di fronte ai meccanismi evolutivi, come quelle in cui, con la precisione del naturalista innamorato, Darwin descrive la strana bisessualità dei cirripedi. Apprendiamo che negli esemplari di questa specie il maschio si unisce così strettamente alla femmina da divenire una sorta di suo parassita. L'insieme appare come un essere quasi unico, così fedele a se stesso da formare un caso esemplare di monogamia. Evidentemente la natura offre infinite sorprese.
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l Gioiello della R\L\ Fenice all Oriente di Spotorno ha nella sua parte centrale la Squadra ed il compasso posizionati in grado di Maestro e sovrastanti un Regolo. Nella parte alta all'interno del Compasso vi è il Delta Luminoso che contiene la Fenice. Le aste del Compasso sono avvolte dalla Robinia o pseudo-Acacia, mentre l apice, sovrastato dalla Stella Fiammeggiante, è circondato a sinistra dal Sole e a destra dalla Luna.
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l fregio rappresenta un gabbiano che col suo remigare di ali sa tessere invisibili cerchi che imprigionano in uno stato di rapimento. Lo segui trasportato mentre sparisce e riappare nell azzurro sbiadito del mattino e ti chiedi Era lui? O ero io? Quale senso di liberazione m invola? Dove mi conduce? Spesso non si riesce a capire se il seguirlo nel suo volo sia solo un rapimento di azzurro che ti abbaglia, o un rapimento dell anima che dalla sua prigione cerca sempre, disperatamente, di evadere anche se molte volte si perde nella buia foresta di brutture, di sconsolate apparenze e si dibatte contro infiniti torturanti pensieri, contro le lucidissime sconvolgenti tentazioni della mente. Allora ti vien da pensare che l uomo è un volo d ali di gabbiano che si dissolve
R.L. Fenice Oriente di Spotorno Il tutto è inscritto in un cerchio al di sopra del quale si legge il nome ed il numero 1601 della Loggia mentre al di sotto troviamo l Oriente di appartenenza che è Spotorno. Al recto trovasi la riproduzione fedele del simbolo della Gran Loggia d'Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori, Massoneria Universale di Rito Scozzese Antico ed Accettato, Obbedienza di Piazza del Gesù Palazzo Vitelleschi, sedente in Roma.
R.L. Ferdinando Rodriguez Y Baena Oriente di Milano nell azzurro con la vita che la morte soffia via. Ma la realtà della vita è la vita stessa il cui inizio non è nella nascita e la cui fine non è nella morte in quanto gli anni che separano i due eventi non sono che un attimo nell Eternità. Nell azzurro il vento trasporta con sé ogni risonanza di riso, ogni rumore di pianto, ogni respiro che viene dai nostri cuori e ne preserva l eco. Un gabbiano, nel suo alto volo, reca all orecchio degli spiriti aleggianti nei cieli dell infinito ogni lieto o triste canto intonato dei nostri cuori. I vecchi pescatori di Liguria quando vedono un gabbiano volare alto nell azzurro dicono: Guarda quel gabbiano che vola verso il cielo, sta portando nei pascoli eterni l anima di un marinaio .
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R.L. G.Bruno - S.La Torre Oriente di Roma
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rdinate graficamente, le fiammelle si dispongono in una sorta di triangolo fluttuante; rievocano il rogo di Giordano Bruno, ma lo superano suggerendo l idea di un fuoco con-
trollato, che non brucia i fiori dell oro. Tale fuoco trova alimento spirituale nello zoccolo programmatico sul quale poggia: l appello al Grande Architetto dell Universo, base di tutti i nostri architettonici lavori. Le fiammelle si fanno strada verso l alto e rompono il cerchio della necessità profana per avviarsi alla libertà iniziatica simboleggiata dalla dedica alla Gran Loggia d Italia
e alla nostra Loggia; dedica scritta attorno al cerchio, in lettere aperte e ariose. Ormai il rogo si è trasformato in athanor, in benefico fuoco d entusiasmo. È un evoluzione parallela a quella della Loggia, che al nome di Giordano Bruno ha voluto affiancare quello dell illustre Fratello Salvatore La Torre operando quasi una rifondazione. I fratelli della R\ L\ Bruno-La Torre portano questa medaglia all altezza della regione cardiaca, cioè del anabata chakra.
ad oggi l elenco delle Logge già pubblicato... R\L\ Cartesio O\di Firenze R\L\ Nino Bixio O\di Trieste R\L\ Scaligera O\di Verona R\L\ Minerva O\di Torino R\L\ Sile O\di Treviso R\L\ Luigi Spadini O\di Macerata R\L\ Enrico Fermi O\di Milano R\L\ Kipling O\di Firenze R\L\ Iter Virtutis O\di Pisa R\L\ Venetia O\di Venezia R\L\ La Fenice O\di Forlì R\L\ Goldoni O\di Londra R\L\ Horus O\di R.Calabria R\L\ Pisacane O\di Udine R\L\ Mozart O\di Roma R\L\ Prometeo O\di Lecce R\L\ Salomone O\di Catanzaro R\L\ Teodorico O\di Bologna R\L\ Fargnoli O\di Viterbo R\L\ Minerva O\di Cosenza R\L\ Federico II O\di Jesi R\L\ Giovanni Pascoli O\di Forlì R\L\ Triplice Alleanza O\di Roma R\L\ Garibaldi O\di Castiglione R\L\ Astrolabio O\di Grosseto R\L\ Augusta O\di Torino R\L\ Voltaire O\di Torino R\L\ Zenith O\di Cosenza R\L\ Audere Semper O\di Firenze R\L\ Justitiam O\di Lucca R\L\ Horus O\di Pinerolo R\L\ Jakin e Boaz O\di Milano R\L\ Petrarca O\di Abano Terme R\L\ Eleuteria O\di Pietra Ligure R\L\ Risorgimento O\di Milano R\L\ Fidelitas O\di Firenze R\L\ Athanor O\di Cosenza R\L\ Ermete O\di Bologna R\L\ Monviso O\di Torino R\L\ Cosmo O\di Albinia R\L\ Trilussa O\di Bordighera R\L\ Logos O\di Milano
R\L\ Valli di Susa O\di Susa R\L\ Cattaneo O\di Firenze R\L\ Mozart O\di Genova R\L\ Carlo Faiani O\di Ancona R\L\ Aetruria Nova O\di Versilia R\L\ Giordano Bruno O\di Firenze R\L\ Magistri Comacini O\di Como R\L\ Libertà e Progresso O\di Livorno R\L\ Uroborus O\di Milano R\L\ Ugo Bassi O\di Bologna R\L\ Ravenna O\di Ravenna R\L\ Hiram O\di Sanremo R\L\ Cavour O\di Vercelli R\L\ Concordia O\di Asti R\L\ Per Aspera ad Astra O\di Lucca R\L\ Dei Trecento O\di Treviso R\L\ La Fenice O\di Livorno R\L\ Aristotele II O\di Bologna R\L\ La Prealpina O\di Torino R\L\ Erasmo O\di Torino R\L\ Hiram O\di Bologna R\L\ Garibaldi O\di Toronto R\L\ Sagittario O\di Prato R\L\ Giustizia e Libertà O\di Roma R\L\ Le Melagrane O\di Padova R\L\ Luigi Alberotanza O\di Bari R\L\ Antares O\di Firenze R\L\ Cidnea O\di Brescia R\L\ Fratelli Cairoli O\di Pavia R\L\ Nazario Sauro O\di Piombino R\L\ Antropos O\di Forlì R\L\ Internazionale O\di Sanremo R\L\ Giordano Bruno O\di Catanzaro R\L\ Federico II O\di Firenze R\L\ Pietro Micca O\di Torino R\L\ Athanor O\di Brescia R\L\ Chevaliers d Orient O\di Beirut R\L\ Giosuè Carducci O\di Follonica R\L\ Orione O\di Torino R\L\ Atlantide O\di Pinerolo R\L\ Falesia O\di Piombino R\L\ Alma Mater O\di Arezzo
R\L\ Cavour O\di Arezzo R\L\ G.Biancheri O\di Ventimiglia R\L\ Sibelius O\di Vercelli R\L\ C.Rosenkreutz O\di Siena R\L\ Virgilio O\di Mantova R\L\ Mozart O\di Torino R\L\ Ausonia O\di Siena R\L\ Vincenzo Sessa O\di Lecce R\L\ Manfredi O\di Taranto R\L\ Cavour O\di Prato R\L\ Liguria O\di Ospedaletti R\L\ S.Friscia O\di Sciacca R\L\ Atanor O\di Pinerolo R\L\ Ulisse O\di Forlì R\L\ 14 juillet O\di Savona R\L\ Pitagora O\di Cosenza R\L\ Alef O\di Viareggio R\L\ Ibis O\di Torino R\L\ Melagrana O\di Torino R\L\ Aurora O\di Genova R\L\ Silentium... O\di Val Bormida R\L\ Polaris O\di Reggio Calabria R\L\ Athanor O\di Rovigo R\L\ G. Mazzini O\di Parma R\L\ Palermo O\di Palermo R\L\ XX Settembre O\di Torino R\L\ La Silenceuse O\di Cuneo R\L\ Corona Ferrea O\di Monza R\L\ Clara Vallis O\di Como R\L\ Giovanni Bovio O\di Bari R\L\ EOS O\di Bari R\L\ G. Ghinazzi O\di Roma R\L\ D.Di Marco O\di Piedimonte Matese R\L\ Oltre il cielo O\di Lecco R\L\ San Giorgio O\di Genova R\L\ G.Papini O\di Roma R\L\ Anita Garibaldi/Alpi Giulie O\di Livorno R\L\ Melagrana O\di Cosenza R\L\ Il nuovo pensiero O\di Catanzaro R\L\ M aat O\di Barletta R\L\ Costantino Nigra O\di Torino R\L\ Umanità e Progresso O\di Sanremo