Primo Piano - Novembre 2021

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opinioni d'autore

a cura di Claudio Corradi

L’ITALIA, LABORATORIO DELLA BIODIVERSITÀ

TELMO PIEVANI: LA LOTTA PER IL CLIMA SIA TOTALE Pochi giorni dopo la serata correggese voluta da Primo Piano con Telmo Pievani e Giovanna Zucconi si è conclusa a Glasgow, in Scozia, la ventiseiesima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici: la conferenza delle parti Cop 26. Il 13 novembre scorso, 197 paesi hanno sottoscritto un nuovo patto per il clima che tuttavia non ha pienamente soddisfatto le aspettative. In merito a questi temi l’opinione dell’autore di “Viaggio nell’Italia dell’antropocene” ci potrà aiutare ad interpretare meglio gli obiettivi prefissati; per questa ragione gli abbiamo chiesto prima di tutto se dobbiamo necessariamente essere pessimisti. Pievani esordisce premettendo: «iniziamo innanzitutto ad analizzare gli aspetti che ci permettono di essere ottimisti». L’esperto sostiene che sia già di per sé positivo il fatto che siano definitivamente scomparsi i negazionisti, quelli che si ostinavano a ritenere che il problema climatico fosse un falso mito: oggi, finalmente, ci si trova tutti concordi sul fatto che il problema climatico sia reale e debba essere affrontato. È anche cambiato il linguaggio dei leader del mondo, divenuto oggi molto più positivo e propositivo rispetto al passato. Anche questo è un bene. È infine stato riconosciuto univocamente il valore della biodi-

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versità, che significa vita, vitalità e qualità, e su questo fronte sono state fatte molte dichiarazioni d’intenti. Ovviamente tutto questo, secondo Telmo Pievani, non è sufficiente per essere pienamente ottimisti, soprattutto perché Cina ed India, che da sole pesano per il 25% delle emissioni mondiali, hanno dichiarato che si faranno carico della transazione ecologica solo quando avranno completamente esaurito i loro combustibili fossili, quindi non prima del 2050/2070. Questo inevitabilmente comporterà l’innalzamento delle temperature medie di almeno 2 gradi centigradi rispetto al periodo pre-industriale (in genere ci si riferisce al confronto con le temperature medie del trentennio precedente il 1900). A quel punto ci troveremo in una condizione limite ma non per questo oggi possiamo permetterci di scoraggiarci, magari aiutati dal fatto di poter guardare un’altra faccia della stessa medaglia. Infatti l’Europa da sola vale un 14,5% delle emissioni di Anidride Carbonica del pianeta: abbiamo la legislazione

ambientale più avanzata a livello mondiale, la più virtuosa e quella che ci permetterà di avere un peso politico rilevante; siamo un punto di riferimento, dobbiamo sentirci sulle spalle una forte responsabilità. L’autore ovviamente non nega che l’innalzamento delle temperature di 2°C avrà un costo ambientale rilevante e che, da questo punto di vista, l’Italia pagherà un prezzo molto alto. L’aumento della temperatura significherà innanzitutto problemi all’agricoltura per l’incremento della salinità dei terreni, che si sta già registrando in tante aree al confine con l’Adriatico. Assisteremo quindi alla desertificazione del meridione e vedremo ulteriormente aumentare i problemi di dissesto idrogeologico, ai quali già siamo notoriamente soggetti. Questi fenomeni si intensificheranno e si aggraveranno proprio a causa del riscaldamento climatico. Non da ultimo, dovremo anche fare i conti con la crescente carenza di acqua potabile, quella che oggi sprechiamo per un 40/50% a causa dell’obsolescenza delle infrastrutture alle quali la politica,

dicembre 2021


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