Primo Piano - Novembre 2021

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a cura di Claudio Corradi

AGRICOLTURA, VERDE, AMBIENTE

L'ALBERO DI NATALE, UNA BOCCATA DI OSSIGENO

Quando si arriva all’inizio del mese di dicembre ritornano puntuali le disquisizioni sull’albero di Natale. Non tanto quelle legate alle origini della sua tradizione, che peraltro è molto articolata e complessa, quanto quelle sulla scelta fra albero vero o albero artificiale. Questo oltretutto dando quasi sempre per scontato che l’albero di Natale, per tradizione, debba necessariamente essere una conifera, vera o finta che sia,. Il termine conifera deriva dal fatto che queste piante, che possono essere pini, abeti, cipressi, larici ed altro ancora, producono i loro semi all’interno di un cono legnoso: la classica pigna. Nulla a che vedere quindi con la forma conica e regolare alla quale ci siamo ormai affezionati e che ogni anno vorremmo

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addobbare in modo diverso. I sostenitori dell’albero sottolineano la naturalità della pianta e la totale riciclabilità della stessa, tanto se dotata di apparato radicale quanto se cedua (cioè tagliata). Se dotata di apparato radicale, dopo un primo utilizzo ludico potrà essere posta a dimora anche in campo, mentre in caso contrario andrà a costituire biomassa legnosa. In ogni caso gli alberi di Natale coltivati, grazie all’attività fotosintetica che svolgono nel loro ciclo di vita, avranno prodotto una buona quantità di ossigeno. Nell’arco di un anno, in un ettaro di terreno coltivato ad alberi di natale viene prodotto l’ossigeno necessario a 45 persone per lo stesso periodo. Gli alberi senza apparato radicale in genere sono il frutto di potature di sfoltimento oppure, se cedui, sono stati tagliati senza intaccare l’apparato radicale che resta in campo per ricacciare nuovi polloni e costituire nuove piante, e quindi nuovo ossigeno. La vendita di esemplari di questo tipo non dovrebbe suscitare polemiche sebbene ovviamente una pianta dotata di vita sia sicuramente più piacevole, anche dal punto di vista simbolico. Quello che è certo è che un alberello vero costa di meno di un albero finto che tuttavia, se non ci verrà voglia di diversificare già il prossimo anno, potrà essere riutilizzato nel tempo. A livello ambientale va considerato che mettersi in casa un albero derivato dal petrolio, pur essendo riciclabile in quanto generalmente costituito in Pvc (polivinilcloruro) e di provenienza cinese, significa avere immesso nell’ambiente circa 40 kg. di gas serra. Non si dimentichi però che in fatto di scelte natalizie una grande differenza di impatto ambientale la possono fare anche gli addobbi ed i materiali che li costituiscono. Questi, peraltro, vengono sostituiti e rinnovati quasi tutti gli anni ed è per questo che sarebbe bene non fossero le classiche palle di plastica.

AAA: ALBERI, ADDOBBI, AMBIENTE Quando si parla di addobbi Natalizi per gli alberi occorrerebbe prima di tutto distinguere fra gli allestimenti in giardino e quelli nelle case. In giardino si possono ottenere ottimi risultati estetici anche addobbando, a dispetto della tradizione, piante a foglia caduca; anche a Correggio occasionalmente capita di osservarne di piacevoli. In ambiente interno invece la soluzione classica resta la più pratica e diffusa. Le associazioni agricole stimano che l’88% delle famiglie italiane per Natale addobbi l’albero in casa e che, nonostante l’utilizzo di alberi veri sia in aumento del 10 % rispetto ad una decina di anni fa, per il 70% si tenda ancora a preferire l’albero di plastica. I loro sostenitori li ritengono di maggiore praticità, soprattutto perché sporcano meno, e per il fatto che possano essere utilizzati per più anni e riciclati a fine carriera vengono spesso ritenuti di minore impatto ambientale rispetto alle piante vere. Nella realtà invece si stima che nonostante tutto l’albero artificiale inquini 10 volte di più.

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dicembre 2021


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