a cura di Fabrizia Amaini
COME ERAVAMO
DEL CORREGGIO NON CI RESTA CHE LA CENERE, MA DOVE? un evento: si cercano i resti di Antonio Allegri (la cenere) nel cortiletto della chiesa e convento di san Francesco. Quei sei uomini rappresentano l’élite culturale e politica di Correggio e dintorni: da destra Riccardo Finzi (storico e bibliotecario correggese), Iotti (rabdomante), Pietro Cottafavi (podestà), Ettore Lasagni, Caselli (segretario comunale) e Otello Siliprandi (ingegnere archeologo reggiano). Vien spontanea la domanda: ma i correggesi neanche sapevano per certo il luogo di sepoltura del loro Pittore? Per rispondere bisogna ripercorrere la storia dopo la sua morte.
L’Opera pel Mondo, ha Modena il Teschio, a noi che resta? L’Onor, le copie, il Cenere, la nostra Gloria è questa. Con queste parole dagli accenti retorici e velati di profonda amarezza, nel 1835 il correggese Antonio Guzzini fissava lo stato d’animo suo e dei suoi concittadini, per la scarsa fortuna avuta in patria da Antonio Allegri, detto il Correggio. Dapprima la dispersione delle collezioni dei Principi di Correggio, successivamente le spoliazioni delle sue opere da parte dei Duchi di Modena, fra Seicento e Settecento, ne avevano cancellato la presenza artistica. Dunque, che cosa resta in Correggio del suo sommo Pittore? - si chiedeva Guzzini. Non resta altro che la cenere. Dei tanti misteri che aleggiano intorno alla figura di Antonio Allegri, quello del luogo che conserva le sue spoglie rimaneva per i correggesi il più affascinante, tanto che nel 1934 era partita una nuova campagna di scavi. Si trovarono delle ossa che furono consegnate all’Istituto di Anatomia di Modena, ma attendono tuttora l’esito sulla loro autenticità. DOVE SI TROVA LA CENERE DI ANTONIO ALLEGRI? Marzo 1934. Dietro ad un alto cumulo di terra, tre uomini in età e in abito da manovalanza, due con in pugno quelle che paiono vanghe, e un terzo con le braccia dietro la schiena, buttano l’occhio all’obiettivo. Alle loro spalle un gruppo di sei uomini, dall’aspetto elegante e aristocratico, paiono in attesa di un evento da immortalare per i posteri. È davvero
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primo piano
Antonio Allegri morì il 5 marzo 1534. Il giorno seguente si svolsero le esequie, chi dice sontuose, chi il contrario. Lo storico Riccardo Finzi sostiene che ebbe funerali poveri, ricavandolo dal registro dei morti tenuto dai frati di san Francesco, che ricorda l’avvenimento con parole comuni. Per la sepoltura furono chiesti 13 soldi e otto danari (somma a quel tempo corrispondente al valore di quattro polli). Antonio venne sepolto nel chiostro esteriore della chiesa di san Francesco, in una cappella a forma di camera ad uso dei Confratelli del Santissimo. La cappella faceva angolo con la chiesa adiacente e vi si accedeva dalla strada pubblica, e più tardi dal chiostro (o portico) esterno di detto convento (costruito nel 1623-’24). Pare che nella cappella fossero sepolti i membri degli Aromani, famiglia della madre. La bara fu collocata ai piedi di un altare e sulla sepoltura fu posto un coperchio di legno con inciso la scritta: Antonius de Allegris Pictor. Oltre un secolo dopo, nell’anno 1641, Padre Lucio Zuccardi, guardiano del convento, allo scopo di costruire le cappelle laterali di san Francesco, fece demolire in parte tale cappella per aprirla all’interno della chiesa. I resti del corpo del Pittore e di altri suoi familiari vennero allora spostati nel chiostro interno, a poca distanza dalla prima sepoltura, nel vicino angolo di detto chiostro. Da lì i resti mortali non furono più trasferiti e si desume vi si trovino tuttora. Per meglio capire la collocazione della tomba, si propone la testimonianza più antica della prima traslazione delle spoglie del Correggio, fornita dal milanese oratoriano Padre Sebastiano Resta, grande estimatore del Pittore, che da Roma arrivò apposta a Correggio, nel 1690, per identificarne il luogo preciso di sepoltura. Dopo avere parlato con quanti avevano assistito ai lavori di ampliamento della chiesa di San Francesco e all’esumazione delle ossa del Correggio, il Resta trasse le sue conclusioni che tratteggiò in un piccolo schizzo. Anche se altri studiosi non concordano col Resta e segnalano un luogo di sepoltura diverso, anche se spostato di poco, l’im-
dicembre 2021