Primo Piano - Giugno 2021

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artigianato

Lorenzo Sicomori

TRA VIOLINI E CHITARRE, ECCO IL LIUTAIO APPASSIONATO

GIULIANO COVEZZI E I SEGRETI DI UN'ARTE ANTICA

L’affabilità è la dote che colpisce incontrando per la prima volta Giuliano Covezzi. Si ha subito la sensazione che qui la fretta e l’impazienza non siano di casa. 70 anni, grandi baffi e fisico asciutto, mi riceve nel laboratorio di via Buonarroti dove trascorre buona parte del suo tempo, in compagnia del suo fido cane da caccia, dedicandosi, ora che è in pensione, alla sua passione principale: la liuteria. Il liutaio, che svolge uno dei cosiddetti “mestieri d’arte”, progetta, realizza e ripara gli strumenti musicali ad arco, come violini e violoncelli, e a corda pizzicata, come chitarre e mandolini. Si occupa di ogni fase della loro creazione: dalla scelta dei materiali alla realizzazione dei pezzi, verniciatura, assemblaggio e regolazione del suono. Caro Giuliano, com’è scattata questa passione per una attività che sembra rivestire caratteri quasi esoterici, un sapere antico e che richiede un alto grado di competen-

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za, conoscenze di materiali, sensibilità musicali? «Voglio innanzitutto chiarire che in questo campo non vi sono segreti. Vi sono ottime scuole che insegnano questo mestiere ed un giovane può scegliere questa professione tradizionale, studiando e facendo esperienza in botteghe affermate. Per me il desiderio di costruire strumenti musicali è nato da ragazzo, combinando la passione per la musica con l’amore per quel meraviglioso materiale che è il legno. Verso i sedici anni ho studiato chitarra andando a lezione dai maestri correggesi Malmusi e Parmigiani, mentre la capacità di lavorare il legno l’ho appresa da mio nonno, bravissimo a riparare gli attrezzi che erano d’uso comune in una azienda agricola. La mia vita professionale, tuttavia, prese un’altra direzione: frequentai l’istituto professionale di meccanica a Carpi e a diciassette anni andai a lavorare presso la ditta GS, ora SNAP-ON, di Correggio. La passione per la musica e gli strumenti musicali, comunque, non venne mai meno. Prima di andare a militare avevo già costruito alcune chitarre, molto semplici, con un suono piuttosto grezzo. Nel corso degli anni venni in contatto con la liuteria Lodi di Carpi, già allora molto affermata, che mi diede le nozioni fondamentali per la costruzione degli strumenti. La liuteria Lodi riparava strumenti importanti, come le chitarre di Antonio De Torres; ebbi cosi l’occasione di conoscere da vicino le tecniche tradizionali».

è veramente difficile ed impegnativa: dalla scelta dei legni, alle bombature, alle “effe” e alle numerose fasi della lavorazione. Alla fine poi deve essere dotato di buona intonazione, suonabilità ed emissione sonora. Come in ogni mestiere, per avere buoni risultati ti devi specializzare e così decisi di dedicarmi alla chitarra classica, acustica ed al mandolino napoletano e americano». Potresti raccontarci le fasi principali della costruzione di una chitarra classica, caratteristica per le sonorità calde e rotonde date dalle corde di nylon e dalla forma della cassa? «Una nota particolare va alla scelta dei legni, che non solo devono essere stagionati ma anche specifici per le varie parti dello strumento. Quelli della cassa e della tavola armonica hanno la funzione di garantire la qualità del suono. Il legno che spicca per importanza è quello per la tavola armonica: deve essere un legno di risonanza, con una particolare attitudine sonora. Io utilizzo preferibilmente il legno di abete della val di Fiemme, che mi viene fornito dalla Guardia Forestale; bisogna essere in grado di selezionarlo e serve una buona dose di competenza ed esperienza, ormai patrimonio di pochi. Purtroppo la tempesta Vaia, che qualche anno fa si è abbattuta su quelle valli, ha fatto strage anche di questi abe-

Oltre alle chitarre hai costruito altri tipi di strumenti? «Inizialmente mi appassionai al violino e ne costruii sette o otto. Di solito si riproduce uno strumento storico, tipo Stradivari o Guarneri, ma la realizzazione

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