impresa
Claudio Corradi
L'UNICO CANARINO CHE DIFFONDE IL PROFUMO DEL MOSTO
LA TRADIZIONE GUIDA L'AZIENDA DELLA FAMIGLIA PEDRAZZOLI Il sugo d’uva è uno dei più tipici prodotti autunnali del territorio correggese: si ricava dalla cottura di mosto d’uva, farina e zucchero. Una sorta di budino di mosto che, nel periodo della vendemmia, era immancabile nelle
nostre campagne. Per poterlo gustare nuovamente era necessario aspettare un anno intero, all’arrivo di una nuova vendemmia. La preparazione di quelli che a Correggio sono sempre stati chiamati “sughi” si faceva in genere a
Da sinistra Fabrizio e Stefano Pedrazzoli
Sorrentino Pedrazzoli e la moglie Virginia Bedogna, fondatori de"Il Canarino"
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primo piano
fine vendemmia: l’intenso periodo della raccolta volgeva al termine, gli impegni nei campi rallentavano e le uve erano ormai nel più completo stato di maturazione. Dal 1977 esiste a Correggio un’importante azienda agroalimentare, che basa la sua attività esclusivamente sulla saba ed i sughi d’uva, prodotti tradizionali ricavati dal mosto tipico del nostro territorio, quello di Ancellotta. Stiamo parlando de “Il Canarino”, una realtà che, come vedremo, è unica nel suo genere e singolare nella storia che l’ha generata. Nel suo noto logo c’è l’inconfondibile grappolo d’uva dal quale prendono origine i propri prodotti, mentre il nome dell’azienda fu pensato dal suo fondatore per incuriosire ed accattivarsi la simpatia dei bambini. L’idea di produrre sughi d’uva a livello industriale venne, verso la fine degli anni ’60, a Sorrentino Pedrazzoli, allora rappresentante di pasticceria: consegnando le paste nei bar, negozi e mercati agroalimentari notò che nel periodo autunnale venivano proposti i sughi d’uva fatti in casa. Erano prodotti con uve troppo mature per essere vendute sul mercato, che venivano utilizzate in questo modo per non essere buttate. La sera, in casa, provò a preparare alcuni vasetti di sugo d’uva e il mattino seguente li portò nei consueti giri delle rivendite di frutta, alimentari e bar. L’intuizione fu un successo: nel giro di poco tempo l’interesse per quel prodotto così particolare fu tale da convincere Pedrazzoli a dedicarsi solo alla sua nuova attività. Nei primi tempi venivano preparati a livello famigliare nel metodo più artigianale possibile, tramite la classica pentola sul fuoco. La sera, in casa, Sorrentino e la moglie Virginia Bedogna cuocevano il sugo che, dopo un minimo raffreddamento, versavano in vaschette di plastica trasparenti.
novembre 2021