Primo Piano - Novembre 2021

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a cura di Mauro Degola

CRONACHE IMPOSSIBILI

IL SOGNO DI UN PARAMECIO

Disegno di Francesco Ferrari

Xy@2b ricorda quando era un giovane unicellulare, precisamente un Paramecio d’acqua dolce (Tetrahymena thermophila) che agitava pigramente le innumerevoli ciglia, e nessuno sembrava prenderlo in considerazione. Allora, circa sessanta milioni d’anni fa, correva l’era geologica chiamata Paleocene. Il pelago padano era solcato da grandi animali acquatici. Nuotavano sopra Milano, sopra Bologna e anche un centinaio di metri sopra Correggio, sopra le città e i paesi che sarebbero state le dimore degli uomini una volta che l’uomo avesse inventato il tempo. Una notte il Paramecio fece uno strano sogno: «Quando si abolirà il tempo, o almeno lo si sospenderà in modo che non ci sia un prima e un dopo, potrai attraversare piazza della Scala, alzare gli occhi e vedere nuotare nel cielo una balena. Potrai stare sugli scalini di San Petronio a giocare coi delfini. Potrai portare il cane a fare pipì nel parco urbano di Correggio accompagnato dai grugniti degli ippopotami. E potrai salutare tuo padre che esce con la battana per andare a pescare nel mare al piano di sopra». Molto più tardi Xy@2b, divenuto adulto, mutò in un delizioso Pesciolino d’Argento (Lepisma Saccharina) che amava passeggiare nei bagni delle case. Nel frattempo aveva assistito allo spettaco-

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lo dell’Oligocene, circa 25 milioni d’anni prima. «I continenti continuavano a spintonarsi tra loro (sono sempre stati dei vecchi irascibili) creando terremoti e spaccature vulcaniche. Così la crosta terreste dalle nostre parti si corrugò e il pelago padano cominciò a defluire. Quando quarantamila anni fa arrivarono in Europa i bipedi sapienti trovarono una pianura dove ristagnavano lagune e paludi. Non lo sapeva nessuno ma stava per cominciare l’Antropocene: cioè l’epoca degli uomini che hanno sostituito, nelle grandi trasformazioni della Terra, i terremoti e i vulcani con altrettanta forza distruttiva. All’inizio sembravano pochi esemplari, ma l’idea di progresso li ha spinti a prosciugare le paludi, a disboscare per coltivare e allevare, a costruire per abitare, a scavare per trovare. E poi a sostituire la natura con i propri rifiuti, a bruciare per muoversi e per fare… per fare sempre più in fretta. Fino a che qualcuno si accorse che l’atmosfera si era ammalata, le stagioni stravolte, sciolti i ghiacci rimasti dall’antica glaciazione. E la terra cominciò a bollire. E i mari, tutti i mari, si alzarono».

nel nuovo pelago padano. A Correggio stormi di acciughe hanno sostituito le rondini. Sotto i portici lo struscio è diventato affare di saraghi nella loro livrea argentata e di triglie dall’occhio languido. In Municipio si è installato un polpo tentacolare. Nelle chiese colonie di cozze filtrano le impurità. In via Cavour vengono a posteggiare gli sgombri». Dunque si è realizzato il sogno del Paramecio. E i Correggesi? «Eh, si son dovuti adeguare, come sempre, ai costumi dei nuovi arrivati. Era avvenuto coi sudisti, coi patajòn, con le polacche. È successo anche con la fauna ittica. Per esempio, la nostra edicolante di piazza Garibaldi…» La nostra edicolante? «Sì, anche lei: muta come un pesce».

«Così» racconta oggi Xy@2b, che ora è un vecchio e bisbetico Acaro della polvere (Dermatophagoides pteronyssinus) «sono ritornati balene e delfini

novembre 2021


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