Licantropi

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Ringraziamenti degli Autori: Il nostro primo grazie va alla squadra Gremese, in particolare ad Angela e Alessia, con cui si lavora con la stessa goduria con cui si infilano le pantofole dopo una giornata di marcia forzata. A Giuseppe Cozzolino, docente di Analisi dell’Opera Multimediale presso l’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” e presidente di Mondocult, per la preziosa consulenza nell’ambito cinematografico. A Luciano Comida, Gianfranco Manfredi e Francesco Moretta, scrittori e grandi conoscitori della letteratura a tutto tondo, per le gentili segnalazioni su fumetti e varie. E ora, una breve parentesi personale. Ai miei splendidi figli Fabrizio e Adriano, ancora una volta trasformati in compagni di lavoro, rispettivamente come illustratore e graphic designer di queste pagine. E a mio marito Diego, propulsore della nostra fantastica macchina. Simonetta A Miriam, perché mi ha rimesso al mondo. Luigi SIMONETTA SANTAMARIA, giornalista e scrittrice, vive e lavora a Napoli. Tra le poche autrici italiane specializzate nel genere horror, è stata definita dal quotidiano «la Repubblica» “una delle signore della suspense made in Naples”. Per Gremese ha pubblicato il volume Vampiri – Da Dracula a Twilight.

Copertina, progetto grafico e fotocomposizione: www.lamelaverde.it

LUIGI BOCCIA, scrittore, sceneggiatore e regista, ha lavorato per diverse case di produzione cinematografica, tra le quali la Eagle Pictures. Appassionato di folklore, è attualmente direttore della rivista americana di racconti «Weird Tales».

Copyright GREMESE 2011 © E.G.E. s.r.l. – Roma www.gremese.com

Graphic design: Adriano Flocco Stampato in Cina

Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, registrata o trasmessa, in qualsiasi modo o con qualsiasi mezzo, senza il preventivo consenso formale dell’Editore. ISBN 978-88-8440-665-1


LICANTROPI



! " #Luigi Boccia

Simonetta Santamaria

LICANTROPI i figli! della " # luna

GREMESE GREMESE


sommario Introduzione

I licantropi: una leggenda lunga millenni

Capitolo uno Le origini di un mito

Capitolo due

Le epidemie di licantropismo Caccia alle “bestie criminali” La Bestia del Gévaudan La Bestia Feroce di Milano

Capitolo tre

Le caratteristiche del lupo mannaro Come avviene la trasformazione

Capitolo quattro L’origine del Mal di Luna La teoria della scienza La Janara

Capitolo cinque

La liberazione della bestia I rimedi naturali L’intervento della Chiesa

Capitolo sei

La licantropia come malattia

Capitolo sette Gli animali mannari Danimarca Europa Orientale Africa America Asia

8 10 22 25 29 38 42 45 50 53 54 56 56 62 64 72 73 73 75 78 79


Capitolo otto Il mannaro di carta Anni Venti Anni Trenta Anni Quaranta Anni Cinquanta Anni Sessanta Anni Settanta Anni Ottanta Anni Novanta Anni Duemila

Capitolo nove

Il licantropo nel cinema Anni Quaranta: l’origine della bestia Anni Cinquanta: la stagione delle mutazioni Anni Sessanta: il primo film in technicolor Anni Settanta: il licantropo addormentato Anni Ottanta: il mannaro s’impone con Landis e Dante Anni Novanta: “wolf” e la crisi d’identità Anni Duemila: il licantropo ritrovato

Capitolo dieci Il licantropo nel fumetto

Capitolo undici Giocare al lupo mannaro

Capitolo dodici

80 90 93 94 95 96 97 102 104 105 110 111 114 115 119 123 130 132 142 158

Il licantropo nella musica

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Letture consigliate Appendice

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A caccia di licantropi

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Introduzione

I LICANTROPI: UNA LEGGENDA LUNGA MILLENNI

M

entre nella nostra vita la figura del vampiro invadeva ogni campo del costume e della società, il suo eterno antagonista, il licantropo, se ne stava al buio in attesa della prossima luna piena per poter uscire allo scoperto e attirare la nostra attenzione. Il mito del succhiasangue, nato dalla penna di Bram Stoker, ci è stato propinato negli ultimi decenni in ogni salsa e versione, dal cinema alla letteratura, dalla pubblicità ai giochi, passando per i giocattoli, l’abbigliamento e la bigiotteria. Il vampiro si è imposto al mondo catturando la mente di ragazzi e giovani signore (entrambi in odore di rivoluzione ormonale). Al contrario, non c’è stata nessuna mutazione o rivoluzione per il licantropo. Le tendenze e la moda non sono riuscite a plasmare la sua figura. Quella di una bestia feroce. Per una strana e imprecisa alchimia, il licantropo è rimasto immutato persino nell’industria cinematografica hollywoodiana, non è stato addomesticato dalla letteratura mainstream, e oggi è ancora ciò che era alla nascita del mito: l’animale selvaggio per eccellenza, relegato ai confini del sottobosco folklorico. Eppure, nonostante fin dal secondo decennio del Novecento il cinema abbia dedicato a questa leggendaria creatura una filmografia da fare invidia a tutte le altre “star” del fantastico – naturalmente non mancano le versioni adolescenziali e quelle demenziali –, molte verità sono andate perdute. Uno degli obiettivi di questo saggio è quindi sfatare le “false credenze” che sono state create dai film, riportando la figura del lupo mannaro al suo originario folklore, antropologicamente ben più interessante del mito cinematografico, ve lo garantiamo. La licantropia non è solo plenilunio, metamorfosi, caccia, brutali uccisioni. Ha alle spalle


9 millenni di storia e interpretazioni che, così come il vampirismo, affondano le loro radici nell’antichità. Ma se si è arrivati ad addolcire il vampiro fino a fargli indossare uno smoking, a farlo diventare vegetariano e a farlo sbrilluccicare alla luce del sole, come mai non si è fatto lo stesso con il licantropo? Semplice: non ci si è riusciti. Quell’indole animale, quel ricoprirsi di peli e perdere la connotazione umana per assumere una natura selvaggia, non poteva portare a una mutazione “sdolcinata”: un lupo non può diventare un tenero batuffolo profumato di talco né tanto meno un aitante modello vestito Armani o Dolce & Gabbana. Non può far innamorare perdutamente una donna (tranne che nella favola de La Bella e la Bestia) perché nel suo stato di mannaro perde completamente ogni consapevolezza, abbandonandosi all’istinto predatorio. Niente sentimentalismi, dunque. Catturare per cibarsi. Uccidere per vivere. E a noi piace questo suo modo di essere selvatico. Quel suo odore aspro di pelo sporco e sangue rappreso. Ci piace perché è riuscito a non piegarsi alle mode della società consumistica, a restare immutato in attesa del prossimo plenilunio e della prossima vittima da sbranare. A non profumarsi. A non cercare di modificare le proprie abitudini alimentari in favore di una coscienza umana che non gli appartiene. Ma ora è arrivato il momento di presentarvelo, amici lettori. Tendete pure la mano verso questa affascinante creatura, non ve la morderà. Non stavolta, almeno.


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