I Mostri

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Éric Dufour

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mostri

al cinema


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Collana ...al cinema

Prima edizione: Les monstres au cinéma © Armand Colin, 2009/Monsieur Cinéma, une marque de Image et Loisirs, 2009 In copertina: Body Snatchers (Abel Ferrara, 1993) Direzione: Michel Marie Ricerca iconografica: Marc Combier – Monsieur Cinéma Fonti: Archives TCB – Prod DB Progetto grafico: Catherine Combier e Alain Paccoud Traduzione dal francese: Alessia Piovanello Stampa: C.S.R. – Roma Copyright GREMESE 2011 © E.G.E. s.r.l. – Roma www.gremese.com Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, registrata o trasmessa, in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo, senza il preventivo consenso formale dell’Editore. ISBN 978-88-8440-678-1


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Sommario Introduzione

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4. Il mondo del mostro

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L’altro dall’uomo L’altro nell’uomo La norma e la dismisura Ibridi e mutanti

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La locandina e il trailer Paura e ruolo dello spettatore La derealizzazione del mondo La narrazione La questione sessuale La ragione e le emozioni

2. Il volto del mostro

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Conclusioni

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Dal meccanico al digitale Il trucco Le marionette

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Note Indice dei film

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3. Nascondere e/o mostrare il mostro

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La maschera La suggestione L’espressione Il profilo e il fenomeno

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1. Cos’è un mostro?

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Introduzione

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o scopo di questo libro non è redigere un catalogo delle deformità e delle patologie mediche proiettate sugli schermi cinematografici, né fare un elenco dei trucchi e delle protesi che caratterizzano i film di mostri o, più in generale, degli effetti speciali cui si fa ricorso, sebbene tali aspetti vengano affrontati in queste pagine. S’intende invece delineare una tipologia dei dispositivi che permettono di dare vita a un essere orrorifico, dunque dei modi di produrre la mostruosità al cinema. Ecco un procedimento complesso cui contribuiscono non soltanto gli ideatori di effetti speciali, che pure ne sono in larga parte responsabili. Vi concorrono anche gli scenografi, gli operatori, i soggettisti, i produttori e, soprattutto, i registi. In tal senso, un album sui “mostri al cinema” non comprende soltanto i film di mostri, ma anche i film dove compaiono i mostri.

Le pellicole in questione rappresentano un sottogenere all’interno del fantastico o dell’horror 1, che fa la sua comparsa nel cinema americano degli anni Cinquanta. Devono il loro nome al fatto che la trama è costruita intorno a una creatura il cui aspetto raccapricciante costituisce il perno del film, elemento al quale gli esperti di effetti speciali consacrano ogni sforzo, spesso con budget davvero esigui. Questo sottogenere esce poi dai confini americani, dando luogo a tutto un filone di film di mostri nel cinema messicano, giapponese, italiano e spagnolo. Tale tradizione è certamente prefigurata dai grandi film Universal (Dracula, Tod Browning, 1931; Frankenstein, James Whale, 1931, ecc.) e RKO (King Kong, Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack, 1933) degli anni Trenta, benché nelle storie del cinema questi ultimi siano considerati piuttosto come appartenenti al genere fantastico,

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genere che contribuiscono a fondare proprio in quell’epoca. L’espressione stessa “film di mostri” ha solitamente una connotazione peggiorativa, designando soprattutto un tipo di cinema poco apprezzato, al pari dei poveri mostri che ne sono protagonisti: film presto dimenticati e, come nel caso di Robot Monster (Phil Tucker, 1953) o Il conquistatore del mondo (Roger Corman, 1956), sistematicamente citati, più che per il loro interesse cinematografico, per l’involontaria comicità delle creature, della storia e della regia. L’espressione designa dunque produzioni a basso budget il cui spirito è conforme agli improbabili mostri che portano sullo schermo: sceneggiature e dialoghi inverosimili e spesso molto semplici (per non dire

Film poco apprezzati al pari dei poveri mostri che ne sono protagonisti…

Ne La creatura del mare fantasma (R. Corman, 1961), il mostro marino che terrorizza e uccide uno a uno i naufraghi su un’isola, più che a una creatura terrificante, assomiglia a un personaggio inventato da Jim Henson per il Muppet Show.

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semplicistici), attori minori conosciuti soltanto dai cultori del genere (Grant Williams, Faith Domergue, ecc.), esseri deformi capaci di produrre l’effetto inverso di quello voluto, registi ben poco rinomati. Certo si tratta di una classificazione in linea teorica. Se alcuni film degli anni Settanta sono degni eredi di questa tradizione, come L’isola degli uomini pesce (Sergio Martino, 1979) o Monster – Esseri ignoti dai profondi abissi (Barbara Peeters, 1980), al contrario, Il mostro della laguna nera (1954), insieme a molte altre regie di Jack Arnold, è qualcosa di più di un film di mostri: innanzitutto perché la creatura è ben realizzata e la narrazione ben costruita, inoltre perché Jack Arnold possiede senz’ombra di dubbio un talento che gli consente di entrare a pieno titolo nella storia del cinema tra i registi. Come già accennato, i mostri non compaiono soltanto nei film di mostri. In primo luogo, esiste una fetta di cinema fantastico e di fantascienza che porta in scena creature

aberranti senza che rientrino per questo nella categoria specifica: si pensi alla rinascita del genere horror, grazie ad autori come George A. Romero, Wes Craven, John Carpenter, ecc. In secondo luogo, s’incontrano mostri anche in film non classificabili propriamente come cinema fantastico o di fantascienza, e che possono invece essere considerati parte del genere drammatico (ad esempio Freaks, Tod Browning, 1932; Elephant Man, David Lynch, 1980; o L’abisso, Joseph Losey, 1963). Infine, sono stati finora privilegiati i mostri in senso letterale, vale a dire fisico, in ragione del loro impatto visivo. Ma attraverso le deformità esibite, molto spesso è sulla laidezza morale e sulla disumanità, figurata, dei sentimenti che questi film intendono farci riflettere. Quest’opera non propone, dunque, una galleria di mostri offerti al pubblico ludibrio; si interroga sul mostro che alberga in ognuno di noi e sulle nostre angosce più profonde.

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Cos’è un mostro ?

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i potrebbe obiettare che, posta in questi termini, la domanda «cos’è un mostro?» diventa un quesito filosofico. È vero, ma soltanto fin quando si offre una risposta formulata a parole, dunque una definizione. Ora, a questa domanda ha risposto anche il cinema; non dando una definizione, ma realizzando rappresentazioni

di mostri che passano per tutti i mezzi a sua disposizione. Pertanto, se vi sono vere e proprie raffigurazioni del mostro, spesso molto ingenue, vedremo in seguito che esistono modi di mettere in scena i mostri che spingono la rappresentazione fino al suo limite, e addirittura oltre.

L’altro dall’uomo I

l mostro, ci dice Alain Rey, «designa creature e innanzitutto creature mitologiche, leggendarie» 2, come quelle di Ray Harryhausen, che non ha firmato la regia di nessun film, ma che, in veste di ideatore di effetti speciali, è all’origine di numerosi mostri cinematografici a partire dagli anni Cinquanta, marionette animate immagine dopo immagine in cui «una posa segue l’altra, delineando poco a poco la gestualità del personaggio» 3.

Per estensione, il mostro al cinema equivale a tutte le figure dotate di vita intelligente che non si è in grado di identificare, determinare, classificare. Rinvia a tutti i possibili tipi di alterità minacciosa per l’umanità, che intende annientare. In ultima analisi, i mostri sono dunque tutte le forme di vita extraterrestre. Il cinema degli anni Cinquanta, che presenta quasi sistematicamente l’alieno come un predatore venuto a distruggere l’uomo e a im-

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Il ciclope del Settimo viaggio di Sinbad (N. Juran, 1958), concepito da Ray Harryhausen.


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possessarsi del suo pianeta, ha un messaggio edificante: si conclude spesso con una messa in guardia paranoica, in cui si consiglia agli spettatori di vigilare e scrutare il cielo, poiché il nemico potrebbe spuntare da un momento all’altro! Gli storici del cinema non hanno mancato di collegare tale stato d’animo con la guerra fredda, e di vedere nella lotta degli eroi americani contro gli extraterrestri una metafora dello scontro con i paesi comunisti. Non sempre produttori, registi e responsabili degli effetti speciali sono dotati di un’immaginazione raffinata; piuttosto la fantasia pare non avere limiti e non temere il grottesco. Il cinema di fantascienza americano degli anni Cinquanta è pieno di creature a dir poco ridicole, a cominciare da quelle dei primi film di Roger Corman (Il conquistatore del mondo, 1956; Il vampiro del pianeta rosso, 1957; La creatura del mare fantasma, 1960), meglio noto per gli adattamenti di Edgar Allan Poe realizzati in seguito. È pur vero che, nel Vampiro del pianeta rosso, il mostro ideato da Paul Blaisdel compare soltanto in locandina...

Non sempre il mostro arriva dal cielo. Non proviene necessariamente da Venere, Marte o da un altro pianeta ancora sconosciuto all’uomo. Può giungere dal mare, oppure da regioni ancora inesplorate, dove uomini in cerca di avventura scoprono una forma di vita ignota di cui l’attore travestito è evidentemente l’unico rappresentante.

Il volto di un extraterrestre immaginato da Harryhausen ne La Terra contro i dischi volanti (F.F. Sears, 1956), che in questa immagine fa la sua unica apparizione. Nel resto della pellicola (come nella maggior parte dei film di questo genere), gli extraterrestri sono rappresentati con il loro mezzo di locomozione, il disco volante e, le rare volte in cui s’intravedono, hanno un casco in testa.

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L’ideatore della creatura del Conquistatore del mondo (R. Corman, 1956), Paul Blaisdel – che per questo film realizzò senza dubbio il suo capolavoro –, e il regista Roger Corman giustificavano l’aspetto del mostro affermando che una simile conformazione fisica era il risultato dello studio delle condizioni di vita su Venere!


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La famosa creatura del Mostro della laguna nera (J. Arnold, 1954), uno dei primi film in 3D. Scena tipica dei film di mostri: vi è sempre un momento in cui la creatura rapisce l’eroina. Ma il mostro non può mai rivaleggiare con l’eroe, e quest’ultimo finisce per salvare la sua amata uccidendo la creatura.

L’immaginario creato dal cinema degli anni Cinquanta sopravvisse a lungo, come testimonia L’isola degli uomini pesce (S. Martino, 1979), la cui locandina promette tutti gli ingredienti di un film d’avventura. Alla scoperta di un nuovo mondo (la città inabissata, il vulcano che si risveglia, le creature sorte dalle profondità marine) si aggiunge una componente erotica molto forte: la bella ragazza mezza nuda tra i mostri.


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