#AImagazine - The Art Review | Winter2017

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THE ART REVIEW - Winter 2017 -

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N

Canton Ticino Chf 6,00

portfolio

interview

Ferdinando Scianna Pierre- Alain Croset Francesco Stocchi Alessandro Malerba

Andrea Branzi Gianni Pezzani Intersni Kazki Francesco JODICE Armin Linke _Baselworld 2017


2403 opening

BAG Gallery - Parma e Pesaro | www.bag-gallery.com giovedĂŹ, venerdĂŹ, sabato, domenica: dalle ore 16.00 alle 20.30 info: +39 338 14 04 626 | +39 366 19 77 633 Facebook: BAG Gallery


2404 finissage

Franco Summa

SUMMAARS >

opening

h 18.00 - 24|03|2017 BAG Gallery, Parma, Borgo Ronchini 3 www.bag-gallery.com


Table of contents Winter 2017

#AImagazine THE ART REVIEW

«Credo che la fotografia, con il suo potere di fissazione del reale, permetta di evocare la storia, di usare la memoria come strumento attivo e sensibile per rimettere in circolo energie trattenute o nascoste dietro le forme dell’apparenza. » Gabriele Basilico, ‘Architetture, città, visioni’ _11 L’EDITORIALE / La fedeltà si manifesta in forme diverse

_44 interview / Ferdinando Scianna, colui che scrive

_12 portfolio - interview / Third Ear ART

_49 about / Tensione superficiale

_24 portfolio - interview / Passaggi Culturali

_58 about / Valori estetici

_39 Photography & law / Upskirting

_68 about / Biennale architettura 2016

di Andrea Tinterri, Christina Magnanelli Weitensfelder di Domenico Russo di Andrea Tinterri

di Cristina Manasse

_43 about / Baselword

Artwork:

> Francesco Jodice,What We Want,Tokyo,T03, 1999

di Coletta Bianchi

di Federica Pasqualetti

di Christina Magnanelli Weitensfelder di Nicola Pinazzi di Nicola Pinazzi




Table of contents Winter 2017

#AImagazine THE ART REVIEW

#UNICO #ORIGINALE #IRRIPETIBILE #SMART #POSSIBILE #INDIPENDENTE #DACOLLEZIONE

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interview

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/ La frutta sui rami più bassi

art market / La Collezione Malerba di Nicoletta Crippa

di ScAlea architects

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_74 interview / China today. Colloquio con Pieree-Alain Croset

Interview / Refused and unrealised projects di Domenico Russo

di Fabio Pradarelli

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about

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dietro l’obiettivo

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about /

_97 about / Alle spalle del palco di Michael Sägerbrecht

/ Fasi lunari, Fondazione Carriero di Francesco Durso di Cristina Casero

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la jetée / Sambin. Nuove esecuzioni. di Jennifer Malvezzi

/ Sperimentazioni linguistiche

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portfolio /

L’apparenza di ciò che (non) si vede

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interview

/ Internet, materializzazioni dell’effimero

di Andrea Tinterri

L’impronta dello sguardo

di Giulia Morelli

Artwork: > Paolo Bernabini, Senza titolo

di Alessandra Ioalé

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BAG Gallery, per l’occasione, inaugura ufficialmente la sede di Pesaro.

Ascesa, 2016, acrilico su cartoncino, 51x73 cm. BAG Gallery - Parma e Pesaro | www.bag-gallery.com giovedì, venerdì, sabato, domenica: dalle ore 16.00 alle 20.30 info: +39 338 14 04 626 | +39 366 19 77 633 Facebook: BAG Gallery


alberto andreis Babele, ponte e parole, ombre riportate e disorientamenti contemporanei. Verso l’unità perduta.

a cura di: Gaia Conti presentazione: Sergio Signorini

BAG Gallery, Pesaro

via Passeri 95-97

OPENING:

sabato 20 maggio 2017 - ore 18.00

esposizione: 21 maggio - 18 giugno 2017 catalogo, testi critici: Vittorio Sgarbi, Sergio Signorini

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Abbonarsi.

Valentina Scaletti, Invisible light, 2014

La nostra offerta.

pacchetto - Abbonamento:

al prezzo esclusivo di € 49,90

(3 numeri di #AImagazine | The Art Review ( € 5,00 a copia) + 2 numeri di AIM | The Book of visual arts. (€ 23,00 a copia) /comprese le spese di spedizione

INFORMAZIONI, casa editrice GRETA’s BOOKS: scrivere: subscribe.aimag@gmail.com

telefonare: mercoledì, dalle 10 alle 13 / (+39) 0721.403988

www.ai-magazine.it

Facebook: AImagazine / AIM The book of visual arts.

www.gretaedizioni.com

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L’Editoriale

Andrea Tinterri / christina magnanelli weitensfelder

La fedeltà si manifesta in forme diverse Crediamo che la fotografia sia uno dei linguaggi più complessi da categorizzare, e non solo per l’ambiguo rapporto che intercorre tra la realtà e la sua restituzione, ma per la complessità dell’uso che, dalla sua nascita, è andato sviluppandosi.

In questo ultimo numero di #AImagazine - The Art Review si toccano alcune tappe di questa storia spesso in bilico, mettendo sulla pagine la testimonianza di una frammentarietà forse disorientante, ma necessaria perché lo strumento sopravviva e possa emanciparsi. La fedeltà al mezzo è sicuramente una delle prime discriminanti, ossia l’invulnerabilità del prodotto. Pensiamo a Ferdinando Scianna, intervistato sulle nostre pagine, alla sua ricerca quasi sempre leale al bianco e nero, spesso intrappolata nella sua Sicilia, un’antropologia fotografica che si fa impegno, forse anche quando accetta la collaborazione, nel 1987, con il brand Dolce e Gabbana. Un prodotto del Novecento, inscrivibile all’interno di una cultura dell’immagine che vede la fotografia come sincera decodifica di ciò che sta di fronte, ancor meglio se si tratta di un territorio assimilato, conosciuto, partecipato. Ma la fedeltà si manifesta anche in forme diverse, riproponendo la realtà in una definizione irriconoscibile. È il caso dell’ultimo lavoro ‘Tensione superficiale’ di Gianni Pezzani, che proponiamo in anteprima, dove la caduta dell’acqua si mostra in una dimensione che l’occhio umano non riesce a fermare. Come nel caso di Eadweard Muybridge e la ricerca sul galoppo dei cavalli, la fotografia in aiuto alla limitatezza dei sensi, all’indecifrabile velocità della caduta. Ma nel corso della storia

si aprono faglie, che addirittura lasciano al pubblico il diritto di definire un proprio racconto e al fotografo, ma il termine è ormai inappropriato, il compito di sintetizzarne il risultato. Franco Vaccari alla Biennale di Venezia del 1972 innesca un processo indipendente dal controllo dell’autore: autoritratti istantanei prodotti dagli stessi visitatori e appesi direttamente alla parete. Il dibattito si fa metafotografico e la fotografia diventa un medium ibrido e spesso volutamente incontrollabile. Ne parla per noi Cristina Casero, inserendo nel dibattito un’altra figura fondamentale come quella di Mario Cresci e creando un ponte ipotetico con una forma di interpretazione della fotografia in cui l’oggetto stampato è solo una delle tappe di un percorso più complesso come quello di Armin Linke e Francesco Jodice. Due personalità con cui è necessario confrontarsi per capire il ruolo del fotografico oggi in Italia, ma non solo. Linke con la riflessione sul suo stesso archivio, sul ruolo che possono assumere nuovamente le immagini interpretate da soggetti diversi, come dimostra l’ultima mostra personale allestita al PAC di Milano. Jodice mescolando linguaggi, sovrapponendoli per una ricerca geopolitica lucida e puntuale sulla società occidentale, anche se con qualche deviazione geografica, degli ultimi vent’anni. Ma se la nostra riflessione è iniziata dal principio di fedeltà è lì che dobbiamo ritornare. E se consideriamo la fedeltà rispetto alla durata nel tempo e la fotografia come un prodotto tecnologico che filtra il mondo, ogni spostamento anche significativo dalla retta via, ogni deviazione che possa ibridare il risultato, ogni manipolazione, deformazione, graffio, è una forma di autoanalisi utile, anzi necessaria, per la sopravvivenza e la metamorfosi di una scrittura sensibile agli umori della storia.

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the portfolio interview



Portfolio - Interview

pagine precedenti: > Aec Interesni Kazki,The falling in love or sixth sense of Pedro, 2016, ink drawing on paper, 42x57 cm.

Third Ear Art di Domenico Russo > Artworks: Intersni Kazki (Aleksei Bordusov e Vladimir Manzhos)

«Credo che l’artista sia un conduttore tra il

mondo spirituale e quello materiale. » Intervista ad Aleksei Bordusov. (Aec)

Intersni Kazki è un duo ucraino di muralisti, aec e Waone (Aleksei Bordusov e Vladimir Manzhos), che su pareti di tutto il mondo ha illustrato storie fantastiche, ricche di spunti incredibili e simbologie mitiche. A Kiev i due hanno iniziato come writers in una crew dal nome Ingenious Kids, di cui hanno mantenuto le iniziali. Nel 2001, avviene la svolta con la prima produzione della maturità, accompagnata dalla scelta di un posto tranquillo, dove poter lavorare senza essere disturbati. Questa decisione rappresenta la direzione

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definitiva di un percorso che si allontanava dal graffittismo tradizionale del bombing sui treni, per volgere all’imponenza storica del muralismo. Hanno preferito un lavoro più lento: creare come meditare, per estendere le numerose influenze e le svariate suggestioni, che di volta in volta assorbono.

pagina accanto: > Aec Interesni Kazki,Temple of the Time, 2015, acrylic painting on canvas, 196x162 cm.




pagina accanto: > Aec Interesni Kazki,The Great colonizer, 2015, ink drawing on paper, hand colored by watercolor, 49x29 cm.

Con il senso del divino ad accomunarli, ora portano avanti il loro progetto separatamente, così da poter diffondere il loro messaggio con maggior efficacia. Coloratissime immaginifiche visioni, potremmo definirli così i loro lavori, sono favole dei popoli della Terra che, svelano le concatenazioni infinite una dietro l’altra, dalla più piccola particella sino all’uomo. Alla fine ci si trova di fronte un unico grande libro dove pare l’uomo vortichi senza sosta, scambiando sensazioni con tutta la materia che lo circonda, anch’essa vivente e pulsante. Aec (Kiev, 18/02/1980), che si è reso disponibile a tutte le mie domande, è un artista in grado d’ascoltare gli antichi tremori provenienti dal profondo del pianeta e, allo stesso tempo, d’aprirsi ai bagliori moderni delle città che lo ospitano. Sa unire le tradizioni locali alle scoperte della scienza, gli elementi naturali alle leggende, per evocare sotto l’egida di uno spirito eterno e mitologico, la concezione di un uomo strettamente connesso con la natura; un uomo inscindibilmente legato a questa generosa madre di cui sempre più spesso dimentica d’esserne figlio».

Mi chiedo se esista nel vostro immaginario un luogo bramato, ancora precluso ai vostri interventi. Una sorta di posto definitivo dove disegnare sarebbe come farlo per tutti e tutto in senso definitivo. «Il processo creativo per me è un mistero. A volte il risultato del lavoro è differente da quello che avevo pianificato e dall’intenzione. Credo che l’artista sia un conduttore tra il mondo spirituale e quello materiale. Perciò non è possibile dire qualcosa in particolare riguardo il metodo e l’origine delle opere. E tutte le volte, ogni nuova idea e opera nascono in maniera diversa».

Seppur l’uomo pare trovi vari modi per perdere completamente il legame spirituale col mondo, a volte anche attraverso la scienza, la tecnologia, il progresso in generale, non può spazzare via lo spirito mistico dell’Universo. Lei che ne pensa? «L’umanità ha compiuto un enorme salto tecnologico nel secolo scorso. Ma non del tutto, ci sono molti luoghi sull terra in cui il livello della vita delle persone è come parecchi secoli fa e solo i dettagli ricordano che questo succede nell’età moderna. Questo è il motivo per cui le visoni del mondo e i valori delle persone sono molto diversi. Le differenze, le incomprensioni e l’intolleranza sono la causa delle guerre. L’arte è il modo per scoprire e risolvere eventuali contraddizioni tra le persone e tra l’essere umano e l’universo spirituale».

“Alla fine ci si trova di fronte un unico grande libro dove pare l’uomo vortichi senza sosta...”

Domenico Russo: Come vi siete conosciuti, lei e Waone? Penso al vostro incontro come a un mescolarsi di energie in un’unica fonte di calore. Questa sorgente primigenia scorre sotto Interesni Kazki e rifluisce dai murales vibrando tutt’intorno. Com’è iniziato tutto e com’era il contesto in cui avete iniziato a lavorare?

Aec: «Ci siamo conosciuti quando entrambi eravamo appassionati di graffiti, quindici anni fa. Nel tempo siamo diventati più interessati a dipingere alcune storie, utilizzando solo caratteri, evitando il tradizionale lettering dei graffiti. Poi inventai un nuovo nome per il nostro duo Interesni Kazki, che significa storie interessanti o fiabe. Questo nome ci ha unito per dieci anni. Ma negli ultimi anni il nostro duo esiste solo formalmente, abbiamo lavorato separati, ad esempio, facendo pezzi in collaborazione solo se entrambi venivamo invitati a creare un murales. Quindi ufficialmente non lavoriamo insieme da Maggio 2016».

Avete girato il mondo in lungo e in largo, interpretando tradizioni, storie e sogni di varie popolazioni. Ne avete assimilato l’ambiente, la natura e le simbologie arcaiche, a volte dimenticate, traducendo tutto in una specie di libro a cielo aperto leggibile a chiunque.

Un’attitudine scritta nel nome vi conduce verso elementi simbolici di collegamento tra la biosfera e l’uomo. Come nasce l’esigenza di attingere ai miti cosmogonici, ai simboli esoterici, alle favole? «Credo che il linguaggio dei simboli e dei miti sia l’unico modo di tradurre i messaggi spirituali nel mondo materiale. Deriva dal subconscio».

Oggi, come trova il mondo in cui lavora? C’è ancora spazio per le favole? «Si tratta di percezione del mondo da parte della persona. Più una persona diventa adulta, più diventa frustrata e seria e non crede più ai miracoli o alle favole. Non è possibile rimanere con la percezione infantile. Ma questa è già un’altra storia, questo è quello che la gente chiama il paradiso perduto, provando a cercarlo per il resto della vita».

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pagine precedenti: > Mother Earth and Urbanization, 2016, ink drawing on paper, hand colored by watercolor, 35x43 cm. > Hunting for the Cryptstalkers, 2014, ink drawing on paper, 68x48 cm.

a fianco: > Last Day of The Babylon, 2015, acrilic on canvas, 176x176 cm.

«Nessuno può rivelarvi nulla se non ciò che già si trova in stato di dormiveglia nell’albeggiare della nostra conoscenza.» Khalil Gibran

Dietro L’obiettivo

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