Presentazione del numero 244 di TREKKING&Outdoor

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TREKKING

ITINERARI E VIAGGI NELLA NATURA

Ospitalità, sport e benessere

Avventure sull’acqua

CANYONING

DEL

LA RIVISTA DEL

244

17:58

CANOA

RIVISTA

Euro 4 - Aprile 2011 - Anno XXVIII - Mensile Nr. 3 Clementi Editore s.r.l. - 43100 Parma Sped. in a. p. - 45% - art. 2 comma 20/b Legge 662/96 - Milano

LA

24-03-2011

ALTO ADIGE

www.trekking.it

CLEMENTI EDITORE

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&OUTDOOR 244

Outdoor a 360 gradi

Emozioni verticali

CLEMENTI EDITORE


OUTDOOR a

l numero di aprile invita a “uscire di casa”, indossando gli inseparabili scarponi o scegliendo tre le innumerevoli opportunità che offre il mondo outdoor come la libertà di una bella pedalata, il fascino di un’uscita a cavallo o l’emozione delle “vie d’acqua”. Palestra ideale per le nostre attività outdoor è l’Alto Adige, terra che rappresenta l’eccellenza dell’escursionismo, in grado di stupire con la sua ospitalità unica, incontro perfetto tra una cultura antica e i più elevati standard di qualità.

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360 gradi

Alpe di Siusi, uno degli spettacolari scenari dell’Alto Adige, straordinaria palestra per gli appassionati di outdoor (Ph Alpe di Siusi Marketing / Laurin Moser)


Merano il valore delle TESTI DI MICHELE DALLA PALMA E ELISA CANEPA / FOTO UFFICIO TURISTICO VAL SENALES E MERANO MARKETING / MARIO ENTERO, FRIEDER BLICKLE, MICHAEL MÜLLER, MARION GELMINI

uò capitare di pedalare lungo un piccolo canale d’acqua, circondati da un ambiente dolce e bucolico e di incamminarsi, il giorno dopo, tra cime spettacolari sulle alte vie. Può capitare di rimanere incantati dall’eleganza delle forme liberty per poi scoprire il fascino della montagna nel legno scuro di un antico maso, o di sorseggiare uno sciroppo di frutta e ascoltare il sovrapporsi di lingue profondamente diverse, come l’italiano e il tedesco, che qui convivono e raccontano storia e cultura del territorio.

P


ALTO ADIGE

differenze

PASSEGGIARE IN UN GRANDE GIARDINO TRA FIORI E PIANTE MEDITERRANEE,

FERMARSI A OSSERVARE LE PALME MOSSE DAL VENTO E RIMANERE ABBAGLIATI DALLA NEVE CANDIDA E DAL GHIACCIO CHE BRILLA SU UNO SFONDO INCREDIBILMENTE VICINO, DOVE GLI ALBERI DA FRUTTO SEMBRANO TOCCARE LE VETTE ALPINE. BENVENUTI A MERANO, DOVE LA VACANZA È UN’ESPERIENZA MULTISENSORIALE E L’OSPITE È DA SEMPRE AL CENTRO DELL’ATTENZIONE


Alpe di SIUSI altipiano outdoor UN VERDE INTENSO RAPISCE

LO SGUARDO E LO INDUCE

A PERDERSI TRA LE LINEE MORBIDE DEI PASCOLI, OSTAGGIO DI UNA BELLEZZA CHE CONFONDE


ALTO ADIGE TESTO DI ELISA CANEPA FOTO DI ALPE DI SIUSI MARKETING / PIERLUIGI BENINI, GUNNAR DIEPENBRUCK, KLAUS MELLENTHIN, LAURIN MOSER

n mondo a parte, un luogo che non assomiglia a nessun altro luogo. Nel cuore delle Dolomiti, in provincia di Bolzano, l’Alpe di Siusi è corteggiata dai suoi “monti pallidi”, simbolo inconfondibile del territorio. La commissione dell’ UNESCO, toccata dal fascino delle Dolomiti, ha ufficialmente inserito queste montagne tra i patrimoni dell’umanità: una vera e propria ricchezza che ospita scenari unici, dall’incredibile valore paesaggistico e ambientale. Il Sassolungo, gigante buono che si affaccia sull’alpe da Nord-Est, il Sassopiatto dalla caratteristica forma distesa, lo Sciliar, nel Parco Naturale Sciliar-Catenaccio, a Sud-Est.

U


Vitalpina

atmosfere di mon

LE PERCEPISCI APPENA ENTRATO IN UNA DELLE ACCOGLIENTI STRUTTURE AFFACCIATE SUGLI SPETTACOLARI PANORAMI DOLOMITICI. PROFUMI DI LEGNO E ANTICHE TRADIZIONI, CHE RENDONO UNICA UNA VACANZA TRA LE MONTAGNE PIÙ AFFASCINANTI DEL MONDO


tagna

Ph Bella Vista Hotel Emma

ALTO ADIGE

TESTO DI SILVIA DELLA ROCCA FOTO ARCHIVIO ALTO ADIGE MARKETING

e atmosfere autentiche di montagna, dove si possono ancora vivere le tradizioni di un tempo, l’incontro di culture differenti – tedesca, ladina e italiana – ancora legate alle influenze dell’impero austro-ungarico e ai saperi atavici delle genti di montagna, le suggestioni di antichi borghi, chiese, abbazie e castelli che raccontano storie di cavalieri e dame, battaglie e conquiste, nella straordinaria cornice del mondo alpino.

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Vie ferrate

emozioni in sicurezza TESTO E FOTO DI MICHELE DALLA PALMA

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TREKKING

aprile 2011


SPECIALE ROCCIA e vie ferrate rappresentano il punto di congiunzione tra l’escursionismo e l’arrampicata in montagna; alcuni le considerano il punto massimo di arrivo per un camminatore, io preferisco invece pensarle come il primo approccio all’alpinismo.

L

arrampicata

OUTDOOR itinerari e viaggi nella natura


FORTI Il tour dei

mountain bike

OUTDOOR itinerari e viaggi nella natura

SCENARI MONTANI D’INCOMPARABILE

BELLEZZA IN UNA NATURA FORTE E ASPRA, NON

TESTI E FOTO DI MASSIMO CIVALLERI, SIMONE FERRARIS E ERIK ROLANDO

ANCORA DOMATA DAI

GRANDI FLUSSI TURISTICI.

E ALL’ORIZZONTE IL MARE

Il forte centrale nei pressi del Colle di Tenda

Pedalando lungo lo spartiacque si apre il panorama sulla Rocca dell’Abisso


PIEMONTE sservando la cartina e le curve di livello nasce il sospetto che le tappe siano troppo ardite: proviamoci. Ce n’è per tutti. Un sellino e due ruote possono essere sufficienti per scoprire questa terra di confine posta tra Piemonte, Liguria e Francia. Tutti o quasi possono cimentarsi con la mountain bike e scoprire le valli che si distendono ai piedi delle Alpi Liguri e Marittime.

O


canyoning

OUTDOOR L itinerari e viaggi nella natura

ungo i fianchi delle montagne, vorticosi ruscelli scendono verso valle scavando forre strette e incassate che regalano spericolate discese di canyoning. Tuffarsi, saltare, scivolare, calarsi aiutandosi con la corda nei punti pi첫 critici sono alcune delle prerogative del torrentismo.

Verso


l’abisso SPECIALE ACQUA

TESTI DI FABRIO FERRARO E DOMENICO CACIOPPO / FOTO DI EUGENIO ANDRIGHETTO, LABORATORIO DEL CAMMINARE TRA TERRA E CIELO, VERTES SENSATIONS


Emozioni sull’ TESTO AUGUSTO FORTIS / FOTO AUGUSTO FORTIS, MAURIZIO PATTOGLIO E MICHELE DALLA PALMA

G

li sport nelle “acque vive”, quelle spumeggianti di fiumi e torrenti, sono ancora lontani, nel nostro paese, dal diventare attività sportive di massa. In fondo, che non lo diventino se lo augurano gli stessi praticanti. Il loro maggior pregio, lo si capisce subito, è quello di essere pratiche ecologiche. Il loro diffondersi, oltre un certo limite, comporterebbe un’inevitabile violenza sulla natura, e gli appassionati vogliono conservare la purezza dei loro rodei acquatici. Tuttavia la voglia di scoprire sempre nuovi itinerari, porta spesso ad affrontare percorsi senza avere delle informazioni sicure circa i pericoli e le difficoltà presenti lungo il corso d’acqua.


canoa

OUTDOOR itinerari e viaggi nella natura

FRIULI/TRENTINO/PIEMONTE

ACQUA


La Marem

TESTO DI MARIO MATTEUCCI / FOTO DI ENRICO BOTTINO E MARIO MATTEUCCI


icca di risorse naturali e appena sfiorata dalla presenza del progresso, la Maremma si estende lungo grandi spazi aperti, un tempo impervi e paludosi, oggi testimonianza di un’attività umana tradizionale, quella dei butteri, che purtroppo rischia di scomparire al pari della razza maremmana.

R

TOSCANA

Le scogliere nei pressi di Cala Violina

ma delle cale


L’IPPOTURISMO CONTA

UN NUMERO SEMPRE MAGGIORE DI APPASSIONATI, ALLETTATI DA ITINERARI POCO TRAFFICATI NEGLI AMBIENTI NATURALI E STORICI DEI MONTI ERNICI

trekking a cavallo

OUTDOOR itinerari e viaggi nella natura

A

pochi chilometri da Veroli, Prato di Campoli con le sue faggete, dove trovano spazio pregiate colonie di agrifoglio, è una porta d’accesso privilegiata per entrare nel mondo magico della montagna appenninica. In primavera questa zona è un’autentica esplosione di colori, con ricche fioriture di specie spontanee, tra cui spicca l’orchidea; un mosaico di corolle che si prolunga fino ad estate inoltrata, quando sui pascoli d’alta quota pascolano mandrie di bovini e ovini allo stato semibrado.

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TREKKING

aprile 2011

Monti

il senso della


Ernici

TESTO DI STEFANO GAETANI FOTO DI MASSIMO TULLIO E PAOLO MARINI

LAZIO

libertà


PRIMA DELLA

DOSSIER

scrittura

tudiosi, ricercatori e appassionati di archeologia rupestre hanno messo in luce la cultura figurativa dei popoli primitivi indagando montagne e valli alpine dove petroglifi e dipinti furono realizzati fin dal paleolitico superiore da sconosciuti artisti che eseguirono le loro opere in grotte, ripari e sulle rocce levigate dai ghiacciai.

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TESTI DI ENRICO BOTTINO E CLAUDIO TROVA / FOTO DI ENRICO BOTTINO E MICHELE DALLA PALMA

DALLE MISTERIOSE COPPELLE DEL ROCCERÈ AI RAFFINATI GRAFFITI DI FONTANALBE E DELLA VAL CAMONICA, LE TESTIMONIANZE DELL’UOMO

PREISTORICO SI DISTRIBUISCONO LUNGO LE VIE DI COMUNICAZIONE DELLE ALPI E ATTORNO A CIME RESE SACRE DAL FREQUENTE IMPERVERSARE DI EVENTI METEOROLOGICI ESTREMI

La Val Camonica ospita una grande quantità e eterogeneità di incisioni rupestri; all’Archeopark di Boario Termitti è possibile rivivere il fascino e le suggestioni delle antiche culture; nella Valle delle Meraviglie la roccia racconta la primordiale preghiera dei Liguri.


Il segreto della

lunga

SARDEGNA

TESTO E FOTO DI MASSIMO PIACENTINO

aria Efisia come sempre è molto gentile, mi accoglie nella sua casa di Laconi per scambiare qualche parola; si parla del tempo che fa i capricci, delle ragazze che non hanno più voglia di stare ai fornelli e dei nipoti, tanti, che spesso la vengono a trovare, del mio lavoro di fotografo e del mio viso, che a parer suo “è davvero da birichino...” Un’indimenticabile stretta di mano mi congeda da una bella chiacchierata con una persona straordinaria, anche perché Maria Efisia ha 103 anni!

M


vita

Panorama presso Laconi; in questa zona vive una parte della popolazione centenaria sarda che per numero e densità è considerata unica dalla comunità scientifica internazionale


DIARIO DI UNA BREVE PEDALATA, FACILE E SUGGESTIVA, NELL’ANGOLO PIÙ AUSTERO DELLE BRITISH ISLANDS, UN LEMBO DI TERRA, RISERVA DI CICLOTURISTI ED ESCURSIONISTI, SCENARIO DI GRANDI AMBIENTI E PERSONE SEMPLICI.

Cicloviaggio in TESTO E FOTO DI CARLO FERRARI


cicloturismo

OUTDOOR itinerari e viaggi nella natura

ercate una destinazione ad un paio di ore scarse di aereo “low-cost”, in mezzo al verde, vocata al turismo ecosostenibile, con sistemazioni più che competitive in ambiente sempre ben disposto sia come servizi sia come educazione verso i ciclo-viaggiatori? Il Regno Unito è servito, ed il Galles è d’obbligo, tanto diverso dal resto dell’isola pur condividendone il paesaggio e lo stile di vita.

Galles

GRAN BRETAGNA

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A CURA DI MICHELE DALLA PALMA

Provati per voi Zaini, la casa sulle spalle Alcuni lettori, molto attenti, mi “accusano”, a volte, di essere ripetitivo nelle indicazioni fornite in questa rubrica… è parzialmente vero, perché le informazioni tecniche non cambiano così rapidamente, e la mia attenzione, innanzitutto, è focalizzata su chi, per la prima volta, si avvicina al mondo e alle attrezzature outdoor. In secondo luogo, ritengo che LA REGOLA AUREA DEL PESO “MASSIMO” L’errore più frequente di un “apprendista trekker” è sovraccaricare lo zaino, riempiendolo di materiali e attrezzature inutili; a prescindere però dal tipo di bagaglio scelto, esiste un parametro abbastanza preciso su quanto deve pesare lo zaino: dal 15 al 25% del peso di chi lo porta, a seconda dell’allenamento. Un uomo di 80 chili in buona forma fisica può trasportare in modo continuativo uno zaino di circa 20 chili; lo stesso individuo, poco allenato e con qualche chilo di troppo, dovrà accontentarsi di una quindicina di chili per non “soffrire” più del necessario. “LITRI”, QUESTI SCONOSCIUTI… Il volume (cioè la capienza) di uno zaino si misura in “litri”; si passa dai micro zaini da corsa che hanno un volume interno di 10/12 litri, ai giganti da carico che possono superare i 100 litri. Il peso rappresenta un’altra caratteristica fondamentale per questo attrezzo: più pesante sarà la struttura “a vuoto” dello zaino, minore sarà il peso del materiale che potremo stivarci dentro senza renderlo troppo pesante! Il peso di uno zaino è determinato dai materiali impiegati, dal numero di tasche, dalle imbottiture di spallacci e fascia ventrale, ma anche dagli accessori:

copri zaino, fondo, cerniere, fettucce, ganci, etc. Ecco perché più sobrio e “spartano” sarà il vostro zaino da carico, e più saranno le soddisfazioni che vi darà nei lunghi trekking sui sentieri del mondo. Non esistono “regole” precise, tuttavia è possibile stabilire una sorta di “tabella” tra volume e peso di uno zaino tecnico da trekking (vedi tabella in basso)

QUALE ZAINO? Lo zaino altro non è che un “sacco” fissato a un telaio; la grande differenza, a parità di peso e caratteristiche, la fa la struttura del basto e dello schienale. I prodotti tecnici per il trekking e l’alpinismo dispongono di utili accorgimenti per migliorare il comfort e la distribuzione del carico sulla schiena; strutture interne o esterne, rigide o semirigide, consentono di distribuire il peso in modo omogeneo dalle spalle al bacino, sfruttando l’ergonomia di spallacci sagomati e della fascia ventrale, ben imbottiti e in materiali traspiranti. L’IMPORTANZA DEL DORSO Nelle ultime stagioni, le aziende all’avanguardia si sono concentrate soprattutto sui dorsi, che sono la “cerniera” tra la nostra schiena e il contenitore col carico. Realizzati in materiali ipertraspiranti, solitamente a cellula chiusa che non assorbe sudore e umidità, i dorsi si differenVolume

zaino per escursione facile

“ripetere” indicazioni, informazioni, consigli e “piccoli segreti” non sia mai sbagliato, neppure nei confronti di chi, a ragion veduta ma a volte anche un po’ presuntuosamente, si ritiene un “esperto”. Perciò ecco, ancora una volta, i miei consigli per la scelta del vostro più importante compagno di viaggio!

Lo schienale regolabile e la canalizzazione dell’aria tra le sezioni ammortizzanti caratterizza gli zaini da carico; negli zaini più leggeri, invece, è spesso presente una rete ipertraspirante, tensionata in modo da distanziare la schiena dal contenitore

ziano in base alla capacità di carico dello zaino; in quelli leggeri e per escursioni giornaliere il dorso è solitamente in pezzo unico, curvato in modo da creare una zona libera tra corpo e zaino, in grado di garantire la massima areazione. Negli zaini per trekking plurigiornalieri, che devono sopportare carichi decisamente più impegnativi, la caratteristica principale è la disposizione di zone di appoggio e ammortizzanti distribuite in base alla fisiologia

della schiena, e tra queste si creano delle zone libere dove l’aria può circolare liberamente, evitando il ristagno del sudore. Un altro dettaglio fondamentale riguarda le dimensioni dello schienale: un marcantonio di due metri ha esigenze diverse da una ragazza alta un metro e sessanta. Gli zaini migliori vengono ormai proposti in diverse misure e con molte possibilità di adattamento alla schiena. In commercio si trovano

Peso a vuoto

25/35 litri meno di gr 1.200

zaino per escursione giornaliera 35/50 litri gr 1.400/1.700 zaino per trekking plurigiornaliero 60/80 litri gr 2.000/2.500

Alcuni zaini di grandi dimensioni – come il mod. Cervino della Marsupio, da 90 litri – sono “scomponibili”: il cappuccio si trasforma in uno zainetto e la fascia ventrale in un comodo marsupio


anche zaini “modulari”, con il corpo centrale di ampie dimensioni (sempre superiori ai 70 litri) e una parte (solitamente il cappuccio o la tasca centrale) “estraibile” che diventa a sua volta un piccolo zaino da 10/12 litri. Utilizzati come zaini di viaggio, non sono molto pratici per il trekking anche per il peso eccessivo.

ISTRUZIONI PER L’USO Come per tanti altri prodotti tecnici, spesso i costruttori tendono ad “arricchire” eccessivamente i modelli, dotandoli di dettagli e accessori che spesso vanno poi eliminati per rendere “perfetto” il proprio zaino. In particolare cinghie, fettucce e altri particolari esterni e sporgenti sono quasi sempre un fastidio; evitate di trasformare lo zaino in un “albero di natale” addobbato all’esterno di oggetti e orpelli vari. Il carico va sempre e solo compattato all’interno, e nulla deve “penzolare” al di fuori di esso. Molto più utile, in fase di acquisto, verificare la qualità dei materiali impiegati e dei particolari (cerniere, ganci, imbottiture, telaio, etc); la solidità delle cuciture, soprattutto sull’attacco degli spallacci; tutti gli zaini di marca presenti sul mercato offrono buone garanzie, e a quel punto si potrà anche dedicarsi a scegliere il… colore preferito. Mai esagerare col volume delle tasche esterne, che se non perfettamente equilibrate possono sbilanciare il carico; meglio quelle a scomparsa, comprimibili, che seguono la sagoma dello zaino. A mio parere l’unico accessorio importante, strategico in caso di pioggia, è il coprisacco in tessuto impermeabile, di solito integrato in una tasca sul fondo nei modelli di fascia medio/alta. Molto utile, soprattutto per trekking lunghi ma anche per gite di qualche ora, la separazione della parte superiore da quella inferiore, e la possibilità di accedere ad entrambe dall’esterno; di solito, nello scomparto inferiore vengono messi indumenti e saccoletto, e sopra i viveri, le cose di più frequente utilizzo e l’attrezzatura fotografica. Per i grossi zaini da carico,

utile ma senza esagerare il “prolungamento” che permette un aumento di una decina di litri del volume interno; ricordarsi tuttavia che uno zaino troppo “alto” oltre la linea delle spalle sbilancia e rende più faticosa la progressione, costringendo il busto ad una postura innaturale.

IL DILEMMA DEL VOLUME Non esiste uno zaino “universale”, che possa andare bene per tutti e in ogni situazione; meglio poter disporre di almeno due zaini, uno da 40/50 litri per escursioni brevi, e uno da 70/90 litri per i trekking plurigiornalieri. Utilizzare infatti un unico zaino, di grande volume, anche per escursioni brevi, magari semivuoto, può intralciare i movimenti e la progressione. E anche se si prevede di fare molta strada, diffidare degli zaini enormi, con una miriade di tasche esterne, scomparti, asole, fettucce, e macchinetta del caffè inclusa… così belli da ammirare adagiati nel baule dell’auto, ma impossibili da portare! ZAINI PER ESCURSIONI GIORNALIERE Ideali per contenere le poche cose che servono per un’escursione giornaliera: una borraccia d’acqua, qualche cibaria di conforto, una maglietta di ricambio e una giacca antipioggia/vento. Più è essenziale, più ce lo godremo; niente cinghie e fronzoli esterni, inutili le tasche esterne, deve sembrare un “prolungamento” del nostro corpo e consentire di muoversi con la massima agilità, camminando dovremmo addirittura dimenticarci di averlo addosso! Importante, in ogni caso, il dorso che deve permettere una buona areazione alla schiena. Il volume può variare da 20 a 40 litri, e il peso a vuoto non dovrebbe superare i 1.000/1.300 grammi. SALEWA ASCENT 36 36 litri per 1.350 grammi, è disponibile anche in versione donna. Il nuovo sistema di trasporto MotionFit crea una simbiosi perfetta tra il corpo e lo

zaino. Doppio fondo separato, tasca anteriore, copri zaino. Dorso con tecnologia Torsion Frame e l’innovativo Motion Fit.

MARSUPIO STELVIO Da 20 (gr 520) a 40 litri (gr 1140), la linea STELVIO, estremamente leggera e altrettanto robusta, è caratterizzata dal dorso ipertraspirante Freedom Air, tre tasche esterne e tasca sul cappuccio, con copri zaino inserito sul fondo.

MAMMUT TRION LIGHT 40 Un 40 litri leggerissimo, presenta innovative soluzioni come lo schienale Motion Butterfly (telaio in alluminio a forma di farfalla che asseconda i movimenti del corpo), il sacco interno waterproof fissato con una zip allo zaino (removibile), l’ampia patella regolabile (removibile), la chiusura con sistema RollTop, il cinturone in vita (anch’esso removibile). Il Trion Light, già di per sè molto leggero (1.290 gr), può arrivare al peso piuma di appena 720 gr rimuovendo alcuni elementi.

FJÄLLRÄVEN FRILUFT 35 1290 grammi per 35 litri, ha un dorso Airvent realizzato con maglia a rete che favorisce il giro d’aria sulla schiena. Dotato di uno spazio principale ben organizzato e di tasche laterali espandibili ed elastiche che possono contenere bottiglie da 1 litro.

FERRINO TRANSALP 50 Woman Un 50 litri strutturato anche per escursioni di più giorni, qui in versione donna, con dorso super traspirante in tessuto reticolare, regolazione superiore degli spallacci, doppia tasca sul cappuccio e laterali a soffietto, taschini sulla fascia ventrale e organizer interno, doppio fondo con accesso frontale, copri zaino.

DEUTER FUTURA 32 1600 grammi, 32+4 litri, con dorso Aircomfort, morbido cin-


A CURA DI MICHELE DALLA PALMA

Cogli l’attimo! NIKON D7000, il genio della lampada /2 LA POSSIBILITÀ DI QUESTA FOTOCAMERA DI REALIZZARE VIDEO DI QUALITÀ PROFESSIONALE APRE NUOVE FRONTIERE ANCHE NEL MONDO DEI FOTOAMATORI CON LA D7000 SCOPRIAMO LA MAGIA DELLE IMMAGINI IN MOVIMENTO Nella rubrica di marzo abbiamo analizzato la D7000 sotto il profilo “fotografico”, adesso scopriamo le capacità di questo gioiellino nell’approccio con le immagini in movimento, con una premessa, fondamentale: non stiamo parlando di un giocattolo per fare il filmino della festicciola in giardino, ma di un apparecchio in grado di realizzare video in formato Full HD, cioè lo stato dell’arte per quanto riguarda trasmissioni televisive e quant’altro legato alla moderna cinematografia professionale. La mia esperienza come filmaker, anche se recente, credo sia abbastanza solida: nelle ultime due stagioni ho realizzato, per la rete satellitare Sky, un format tv chiamato “Sentieri d’Italia” dove ho potuto mettere duramente alla prova le capacità video delle mie Nikon, dalla D3S alla prodigiosa D7000, sui sentieri di tutta Italia.

La mia Nikon in “grande spolvero” nelle mani dell’operatore Giuseppe Tedeschi, durante le riprese di “Sentieri d’Italia”, un format tv che produco per Sky. Si può notare la struttura di supporto, il microfono esterno e il grande paraluce cinematografico. In realtà, basta molto meno per realizzare magnifici video professionali con la D7000.

FOTOGRAFO O FILMAKER? Partiamo dalla base: abbiamo in mano una fotocamera, i nostri “terminali” tattili sono abituati all’ergonomia di un corpo verticale e di un obiettivo “sbilanciato in avanti”, tasti e rotelle di controllo sono dove ci aspettiamo che siano. Perché siamo fotografi. Molto più impegnativo

Immagini dell’impugnatura video e foto: l’impugnatura a “bazooka” che caratterizza l’utilizzo di una telecamera (sopra); l’impugnatura a “fucile” per sotenere e controllare la macchina fotografica (a lato)

risulta l’approccio per chi è abituato a maneggiare una telecamera: in questo caso, ci vorrà tempo e buona volontà per “adattare” i propri automatismi ai controlli di una macchina fotografica. Partiamo subito dagli apparenti “difetti” che percepisce chi è abituato a uno strumento “orizzontale” come gli apparecchi video: l’impugna-

tura non è a “bazooka” ma a “fucile”, nel senso che la mano sinistra deve sostenere da sotto l’apparecchio e, la prima negativa impressione per il videoperatore, è la ovvia mancanza del controllo zoom, solitamente pilotato con indice e medio della mano sinistra. Le differenze strutturali si fermano qui. Ma noi siamo fotografi…


LE IMPOSTAZIONI PER IL VIDEO Prima di cominciare a catturare immagini in movimento dobbiamo settare la nostra fotocamera in base ai risultati che vogliamo ottenere. I controlli si trovano nella sezione “Menù di Ripresa” – dopo l’attivazione col tasto Menù (primo pulsante in alto nella barra dei pulsanti di controllo sul fianco sinistro del visore) corrisponde all’icona verde che raffigura la fotocamera – e innanzitutto va definita la qualità del video che vogliamo ottenere: andare su Impostazioni filmato e poi su Qualità Filmato. Abbiamo numerose impostazioni, che si possono raggruppare in due opzioni fondamentali: dimensioni del fotogramma e qualità di ripresa. Le dimensioni del fotogramma sono: 1920x1080 che corrisponde alla definizione HD, cioè la massima qualità oggi disponibile nella ripresa video digitale, e costituisce lo standard per le riprese in alta definizione. 1280x720 che corrisponde alla definizione HD ready dei moderni televisori e offre ancora una eccellente qualità di ripresa. 640x424 permette di ottenere una qualità video utilizzabile per pubblicare filmati sul web. Per tutte le opzioni, è disponibile la selezione di qualità:

Il dorso della D7000, con tutti i comandi a portata di polpastrello. In alto a destra del monitor la leva Lv che attiva la funzione video; in basso a sinistra il pulsante con la lente + che permette la regolazione micrometrica della messa a fuoco; nel monitor, la pagina di menù che accede alle opzioni video.

Alta e Normale. Per i formati 1280 e 640 è disponibile anche l’opzione 24 e 25 fotogrammi (una “finezza” che consente ottime riprese in slowmotion, ma è già un argomento da cineamatore “evoluto” che analizzeremo più avanti).

L’AUDIO Componente essenziale di un filmato, oltre alle immagini, è il sonoro; la D7000 dispone di un microfono incorporato, capace di “captare” suoni e rumori ambientale, e di una presa micro jack (alloggiata nello scomparto inferiore sul fianco sinistro del corpo macchina) per microfono esterno. Il consiglio – se si vogliono ottenere prodotti di buona qualità è di usare sempre e in ogni caso un microfono esterno. Esistono modelli che si possono inserire nella scina del flash, ma è possibile anche usare i classici radiomicrofoni utilizzati per le videocamere semplicemente utilizzando un cavo adattatore micro jack/cannon. L’audio viene registrato direttamente sulla clip. La soluzione che ho adottato io è la seguente: registrazione dell’audio ambiente direttamente dalla fotocamera, tramite microfono esterno collocato direttamente sul corpo macchina. Registrazione di voci e interviste su un registratore digitale esterno (tipo Zoom, stanno comodamente in tasca). La sincronizzazione è molto facile, basta dare un “ciak” con la voce o con un battito di mani all’inizio della ripresa, poi in fase di montaggio ci sono una miriade di programmini che sincronizzano automaticamente le piste audio. MAGAZZINO IMMAGINI La D7000 dispone di due slot per card SD, e questo consente di immagazzinare una quantità consistente di videoclip; in caso di utilizzo ibrido della fotocamera (foto e video in contemporanea) è possibile assegnare foto e video a card separate (slot 1 o 2) mediante la selezione Destinazione sempre dal menù Impostazioni filmato. Questo ci permetterà, in fase di scarico delle card, di avere già foto e video divisi.

CONTROLLO MANUALE Il modo più corretto di utilizzare la D7000 per riprese video è il controllo manuale, selezionando l’opzione M sulla ghiera sinistra, che consente di definire direttamente sensibilità, tempo di otturazione e diaframma. La sensibilità, concetto che equivale alla scala ISO in fotografia, è il minimo livello di luce che è necessario per ottenere una buona immagine video; nelle videocamere, tanto minore è il numero che indica la sensibilità (in Lux) tanto maggiore sarà la qualità dell’immagine a bassi livelli di luminosità: una telecamera con sensibilità 1 Lux sarà più sensibile rispetto a un’altra con sensibilità 3 Lux. A noi fotografi è più chiaro il concetto di ISO, che potremo definire direttamente o lasciare in automatico selezionando – sempre dal menù Impostazioni filmato – l’opzione On o Off alla voce Impostazione filmato manuali. Ovviamente, la qualità del filmato è inversamente proporzionale alla sensibilità; in condizioni di luce normali, la straordinaria sensibilità ISO 100 della D7000 ci offre la miglior qualità possibile, ma anche girare nella penombra di un ambiente chiuso a ISO 3200 darà altrettante soddisfazioni, tenendo sempre presente che più aumentiamo gli ISO e maggiore sarà il “rumore” nella qualità della ripresa. Esattamente come negli scatti fotografici. LO SHUTTER, QUESTO SCONOSCIUTO Lo Shutter, nel gergo video, è la funzione che regola la velocità di movimento dell’otturatore elettronico per compensare la luce che colpisce il sensore. Minore è questo valore (espresso in frazioni di secondo) e migliore sarà il segnale video. Nel nostro caso, lo Shutter è equivalente alla velocità di otturazione e viene controllata, in manuale, dalla ghiera posteriore destra controllata dal pollice destro. Nella ripresa video, la velocità di otturazione standard è compresa tra 1/50 e 1/125; velocità superiori di otturazione, da usare solo in casi particolari, ci permetteranno di “congelare” i singoli fotogrammi, creando l’effetto caratteristico della ripresa “in progressivo”

– ad esempio gli schizzi d’acqua risulteranno più nitidi e “scattosi” – valori minori, fino a 1/25, daranno invece l’effetto di “scivolata” come l’effetto di un corso d’acqua ripreso, in fotografia, con valori inferiori a 1/8 di secondo, che “impasta”, con un effetto molto suggestivo, lo scorrere dell’acqua rendendolo “denso”. In questo caso, tutta la ripresa risulterà “strisciata”. Alcuni sostengono, ad esempio, che l’utilizzo di un’otturazione a 1/30 consente di eliminare, nell’esecuzione di una panoramica, l’effetto “scattato” derivato dalla sequenza progressiva dei fotogrammi; è tuttavia un esercizio di bravura concesso solo a chi ha la mano ferma e sicura nell’uso delle teste girevoli dei cavalletti video. Lo shutter, in ripresa, viene utilizzato anche per diminuire il livello della luce, quando è troppo intensa o abbagliante; valori fino a 1/400 sono tollerati bene dalla ripresa video, e ci permettono di giocare con la profondità di campo, una delle tante opzioni che gli utilizzatori di telecamere ci invidiano! Ad esempio se voglio riprendere un ragno nella sua tela, isolandolo tramite la sfuocatura da tutto il contesto, dovrò usare un diaframma 2.8 e probabilmente aumentare lo shutter (cioè il tempo di otturazione) per compensare la luminosità.

LA MESSA A FUOCO La nostra abitudine a mettere a fuoco manualmente (con buona pace degli autofocus) ci permetterà di familiarizzare immediatamente con l’operatività del video. Fondamentale, nell’utilizzo di questa funzione, la messa a fuoco “millimetrica”: una volta attivata la modalità video, ruotando verso destra, col pollice destro, la leva che si trova a destra nella parte alta del dorso (con l’indicazione Lv che significa Live View), si vedrà il fotogramma sul monitor della fotocamera. Al centro, un quadrato rosso definisce l’area di messa a fuoco; aumentando la dimensione tramite il pulsante in basso a sinistra (quello con la lente di ingrandimento e simbolo +) si ottiene una visione ravvicinata del soggetto da focalizzare, con possibilità di una messa a fuoco precisa e


TESTO

E FOTO DI

MAURIZIO LO CONTI

Sentieri dei lettori/1 Maurizio e il fascino del lago Miage

Abito a Genova e pratico l’escursionismo fin dagli anni Ottanta. Questa passione si è unita a quella della fotografia che mi ha consentito, sia pur ad un livello amatoriale, di raccogliere migliaia di scatti. Nel 2000, presso il cral dell’Ospedale Galliera, dove lavoro nel settore amministrativo, ho fondato la locale “sezione escursionismo” che, nel corso del 2002, si è affiliata alla FIE Liguria. Da allora, ho condotto, come capogita, più di 100 gite sociali, con oltre 2000 presenze in totale. In prevalenza, prediligo organizzare escursioni adatte a famiglie con bambini e gli orari di partenza tengono sempre conto dei piccoli escursionisti. In questa attività, sono supportato da mia moglie e da mio figlio, che condividono la mia passione. In particolare, ho scelto di portare in gita il mio bambino fin da quando aveva 6 mesi – ovviamente nello zaino porta bimbi – e, successiva-

L’ itinerario Il Lago Miage e il Rifugio Elisabetta Località di partenza parcheggio dopo La Vessaille (m 1700) Località di arrivo Rifugio Elisabetta (m 2195) Difficoltà E (prestare attenzione nella zona del Lago Miage) Dislivello ñ600 metri Tempo di percorrenza 4 ore Cartografia L’Escursionista Editore, Carta dei sentieri 1, Monte Bianco Courmayeur Punti di appoggio Rifugio Elisabetta (m 2195), 80 posti letto, locale invernale Tel. 0165.844080/251657

Da Courmayeur, si prosegue in auto per la Val Veny. Dopo La Vessaille, oltre un ponte e il ristoro Chalet du Miage (fin qui arriva il bus), conviene parcheggiare a 1700 metri (limitazioni al traffico nei periodi d’affollamento). Oltre una sbarra, si percorre la strada asfaltata che si sviluppa a tornanti. Superato un pezzo in terra battuta, si

intravedono le guglie delle Pyramides Calcares, mentre sulla sinistra il torrente regala un’ansa dalle colorazioni particolari, frutto del mescolamento dell’acqua di fusione dei ghiacciai con quella delle sorgenti. Si giunge, così, al ponte sulla Dora di Veny (1 ora), all’altezza del bacino Combal, che per il momento si trascura. I cartelli, invece, segnalano sulla destra il lago Miage lontano solo 20 minuti e, poco dopo, ci si trova di fronte al bar Combal. Ecco un nuovo bivio, e, a destra, su un breve sentiero in parte sistemato e senza eccessive difficoltà, si conquista la cresta (m 2040). Da qui, si vede il lago Miage (m 2020), originato da uno sbarramento di tipo glaciale e morenico. I pannelli segnalano il pericolo di onde anomale (attenzione

mente, a partire dai 4 anni circa, ha iniziato a camminare sulle sue gambe. Possiedo un’approfondita conoscenza del territorio ligure, ma anche della piemontese Val Tanaro e di varie zone del Trentino Alto Adige e della Valle d’Aosta. Proprio in Valle d’Aosta, ho scelto di proporre l’itinerario che trovate descritto, nel cuore delle più belle montagne delle Alpi e dell’intera Europa. Ogni anno, questa regione attrae, nei periodi di vacanze, numerosi appassionati di escursionismo. La Val Veny è un territorio alpino d’incomparabile fascino, sotto il massiccio del Monte Bianco; la comodità dell’autostrada A5 fino a Courmayeur, con numerose e lunghe gallerie, ne facilita l’accesso. Ho intrapreso la gita che vi propongo in una giornata con condizioni meteo particolarmente favorevoli ed il cielo quasi limpido fino al tramonto.

ai massi in bilico sul bordo del pendio) ed è bene osservare i piccoli iceberg in sicurezza. In ogni caso, la vista del ghiacciaio che finisce nello specchio d’acqua è affascinante. Dopo, si perde

quota, tornando sui propri passi e superando il ponte vicino al lago Combal (m 1950). Ignorati altri tracciati sulla sinistra, la pista sterrata si snoda sul pianoro verso il rifugio Elisabetta, costeggiando la Dora di Veny. Trenta minuti e incomincia una salita che, con una serie di svolte porta, prima, al bivio per il colle de La Seigne, nei pressi dei ruderi di una vecchia caserma e, infine, alla struttura (40 minuti) intitolata a Elisabetta Soldini Montanaro (m 2195). Il fabbricato si trova ai piedi del ghiacciaio Lex Blanche ed è stato costruito nel 1953. Il rientro, percorrendo la strada dell’andata, esclusa la deviazione per il lago Miage, richiede circa 90 minuti.

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TESTO

E FOTO DI

PAOLA NASONI

Sentieri dei lettori/2 Con Paola nel regno dei Walser

Da quando ero una ragazzina e seguivo mio padre nelle sue escursioni sui fiumi, ho iniziato ad amare i boschi e a camminare per scoprirne i segreti, un po’ alla ricerca di strabilianti animali, formiche, scoiattoli, magari fate e folletti, un po’ per raccogliere straordinari trofei: conservo ancora pigne secche e sassi dalle strane forme e colori. Sono cresciuta con la voglia di vedere al di là o anche solo di scoprire quel vecchio cascinale abbandonato e quella chiesetta in cima alla collina, forse ancora con la speranza di qualche magico incontro, fosse stato anche solo con me stessa. Un gioco che è diventato passione, una passione che è ancora un gioco. Con i lettori di TREKKING&Outdoor desidero condividere uno splendido itinerario in Valle Strona. Terra di villaggi Walser, racconta la storia e la tradizione di questo affasci-

nante popolo. L’escursione parte dal piccolo centro di Campello Monti, risalente al 1300. Siamo in uno dei più remoti insediamenti Walser e, guardando le cartine descrittive, sembra di capire che nei secoli passati questo nucleo di abitazioni dovesse essere il più piccolo e isolato, apparendo come un distaccamento del centro di Rimella. I contadini del luogo svilupparono, nel corso del tempo, una spiccata intraprendenza divenendo abili artigiani e sapienti commercianti senza mai dimenticare il loro luogo d’origine. Il monte Capezzone è inserito in un contesto paesaggistico intatto e selvaggio: dalla sua cima si gode un meraviglioso panorama a 360 gradi dallo splendido massiccio del Rosa, alle Prealpi Varesotte e Comasche, dalla piana dell’Oltrepò ed il Piacentino ai Laghi Lombardi.

L’ itinerario Al lago Capezzone tra villaggi e cime Località di partenza e arrivo Campello Monti Difficoltà E Dislivello ñò800 metri Tempo di percorrenza 5 ore Segnavia bianco / rosso – sentiero Z17 Cartografia Kompass fg. 97 Omegna – Varallo – Lago d’Orta

Posteggiamo nell’ampio spazio che chiude la strada che da Omegna porta a Campello Monti e imbocchiamo il sentiero che dalla chiesa sale in direzione Est. Abbandonato un piccolo nucleo di case il sentiero prende velocemente quota attraversando spazi

tenuti a pascolo e con poca vegetazione, ma solo all’ “Alpe Saas da Mür” incontriamo le prime mucche. Proseguiamo lungo il sentiero esposto al sole sino alla Alpe Piana a 1715 metri. Siamo quasi a metà della salita ed è circa un’ora che camminiamo.

Ci dissetiamo ad una fontana costruita in prossimità dell’alpe e riprendiamo la traccia verso il lago. Superiamo uno stacco di circa 100 metri e giungiamo in prossimità dell’Alpe Capezzone dove è possibile incontrare il figlio dell’alpigiano che custodisce le sue mucche e le sue greggi di pecore e capre. Attraversato un tratto quasi in piano in cui la ricca presenza di acqua favorisce la crescita della vegetazione ci troviamo ad affrontare l’ultimo stacco verso la meta. Il sentiero riprende a salire con regolarità e raggiungiamo il bivacco posto all’inizio del lago del Capezzone. Da qui, dopo quasi 3 ore dalla partenza, è possibile salire alle diverse cime che ci circondano (la più alta è la Cima Capezzone a 2400 metri e viene indicata a 50 minuti). Durante la discesa ci concediamo l’ultima sosta all’Alpe Capezzone, dove possiamo acquistare dell’ottimo formaggio prodotto localmente. Giungiamo in paese al termine del nostro giro e scrutiamo tra le poche case e i pochi segni di vita presenti, è un paese abitato per soli tre mesi all’anno, quelli estivi, e che per il resto delle stagioni vive nel passaggio di qualche turista e di qualche avventuriero, ma che, sino a qualche decennio fa, poteva raccontare di avere dei ragazzi che frequentavano la scuola elementare costruita al centro del paese.

Visita il nostro sito www.trekking.it o contattaci con una mail a redazione@trekking.it


A CURA DI ITALO CLEMENTI

aboratori del L

per vivere natura e ambiente in compagnia I più esperti conoscitori del territorio, che aderiscono al progetto “Laboratori del Camminare”, sono i partners ideali per scoprire luoghi e suggestioni con la garanzia dell’esperienza e competenza del marchio TREKKING&Outdoor. Con la nostra supervisione, guide alpine, escursionistiche, ambientali, organizzate in gruppi e società locali, offrono

proposte e servizi escursionistici di alto livello per indimenticabili gite a piedi, in bicicletta o a cavallo. Non solo sport e attività ricreative nella natura, ma anche e soprattutto cultura del territorio sono le caratteristiche principali delle proposte offerte dai “Laboratori del Camminare”, in armonia con la filosofia che da sempre distingue TREKKING&Outdoor

L’evento del mese

Le proposte del mese

LA VIASOLADA, GIORNATA DEL CAMMINARE La Compagnia del Birun, in collaborazione con il nostro Laboratorio del Camminare Orizzonte Outdoor, dedica il primo maggio alla settima edizione della Viasolada (dal peveragnese “viasola”: strada sterrata), un’escursione guidata a piedi o in mountain bike. La camminata porterà i partecipanti a scoprire i dintorni di Peveragno, alla ricerca di antiche vestigia ed angoli nascosti dei paesi ai piedi della Bisalta. Quest’anno l’itinerario pensato andrà a toccare i comuni limitrofi di Beinette e Chiusa Pesio, con

una tappa al cosiddetto lago di Beinette, una particolare risorgiva, e un’altra nell’area del Mombrisone, dove sorge una graziosa palazzina di caccia del XIX secolo circondata da alberi secolari. Come già lo scorso anno, questa manifestazione rappresenterà, per Orizzonte Outdoor, la “Giornata dei Laboratori del Camminare 2011” e sarà una valida opportunità per far conoscere ai partecipanti le iniziative per l’estate. Per informazioni: Cell. 338.9479171 (Massimo Civalleri) info@orizzonteoutdoor.com

Laboratorio del Camminare THESAN

Per la bella stagione Giovanni, Pietro e Luca hanno preparato un trekking speciale, della durata di quattro giorni, che consentirà agli escursionisti di compiere a piedi il cammino tra Bolsena, la città del miracolo del corpus domini, e Roma, la città santa. In occasione della beatificazione di Papa Woitjla, il Laboratorio del Camminare Thesan ripercorre la Via Francigena nel tratto più interessante dal punto di vista storico-ambientale. L’antico itinerario è stato intrapreso per secoli da genti provenienti da tutta Europa per raggiungere Roma. Dal 27 aprile al 1 maggio gli escursionisti di Thesan cammineranno sulle orme dei viandanti di un tempo lungo i tracciati che collegano Bolsena e Capranica, per poi utilizzare il treno e arrivare fino a Roma, evitando così il caos della grande metropoli. Ogni tappa avrà una lunghezza media di circa venti chilometri e, ad attendere i viandanti di oggi, ci saranno ospitali conventi e bed&breakfast ma anche gustose cene a base di prodotti locali tra cui il vino Est Est Est e Aleatico, i fagioli del purgatorio e il pesce del lago di Bolsena, il pecorino e i tozzetti con le nocciole dei cimini. Nella prima tappa si sale al colle Falisco partendo dal lago di Bolsena, si incontrano le bellissime chiese di San Flaviano e Santa Margherita e, una volta in cima, si ammira il panorama sulla Tuscia. Il giorno dopo ci si incammina nei pressi di Montefiascone e, a piedi, si arriva fino all’affascinante Viterbo, la città dei Papi. Dopo il meritato

riposo inizia l’interessante tappa caratterizzata dalle antiche vie etrusche intagliate direttamente nella roccia. Infine si discende dai monti Cimini lasciandosi alle spalle Vetralla e inoltrandosi in selve ombrose tra mastodontici mausolei romani. Il bel borgo di Capranica accoglie i viandanti con le sue acque minerali. L’ultimo tratto viene percorso in treno, portando gli escursionisti nei pressi di monte Mario: qui appare, inaspettata, la bellezza della città eterna... ancora pochi passi e il gruppo avrà la soddisfazione di arrivare a San Pietro. Pranzi al sacco, cene in locali tipici o conventi. È necessario un adeguato equipaggiamento da trekking, contattare le guide per ulteriori dettagli. Per informazioni: Cell. 349.4409855 (Pietro) Cell. 328.4689226 (Giovanni) trekpertutti@thesan.net www.thesan.net Laboratorio del Camminare GENIUS LOCI

In primavera Genius Loci presenta un calendario particolarmente ampio e vario, ricco di interessanti proposte per escursionisti dalle esigenze diverse. Il 17 aprile si parte per un itinerario facile e adatto a tutti, alla scoperta delle cascate dell’Acquacheta, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Le cascate presentano un meraviglioso effetto scenico con il loro salto che supera i settanta metri. Il gruppo percorrerà la rive circondate dalla splendida fioritura primaverile. Il primo maggio il Laboratorio del Camminare organizza una passeggiata con laboratorio naturalistico dal titolo


Camminare dei migliori professionisti “Un’ape al giorno e arriva la primavera tutt’intorno”. Nell’ambito della Riserva Naturale di Sassoguidano si va alla scoperta del risveglio della natura, cercando di comprenderne i meccanismi, studiando l’affascinante mondo dei fiori con tutti i suoi segreti. Il fine settimana del 7 e dell’8 maggio si cammina tra rocche e forti di straordinaria bellezza. Siamo nei pressi di Rimini ma basta percorrere alcuni chilometri, verso l’entroterra, ed ecco che appare, in magnifica posizione nella Valle del Marecchia, sopra un enorme masso calcareo, il forte di San Leo, considerato uno dei luoghi più importanti e pittoreschi del Montefeltro Romagnolo. Il suo ospite più celebre fu Giuseppe Balsamo, noto come conte di Cagliostro, alchimista e guaritore, mago dai mille trucchi, che vi morì dopo 4 anni di prigionia. Gli sportivi troveranno invece interessante il corso di nordik walking, attività fisica ricreativa adatta a tutti, incentrata su una tecnica che prevede l’ausilio di bastoni appositamente studiati e consente l’utilizzo del 90 per cento dei muscoli del corpo, garantendo un notevole benessere fisico. Il corso base si svolge il 30 aprile alle ore 15 presso l’Oasi della Partecipanza Agraria di Nonantola, mentre il corso avanzato è previsto per sabato 7 maggio, al Centro Parco dei Sassi di Roccamalatina Fontanazzo, sempre alle ore 14. Occorre presentarsi 15 minuti prima dell’orario stabilito.

Per informazioni: Cell. 334.3799202 347.7418152 (Valentina Parenti) 339.3480730 (Elisa Montorsi) info@geniusloci-escursioni.it www.geniusloci-escursioni.it Laboratorio del Camminare GREENTHINK

Il nostro Riccardo Sedola ha dato vita, nel 2011, ad un vero e proprio corso di escursionismo rivolto ai giovani e meno giovani che vogliono scoprire per la prima volta questa fantastica realtà in tutte le sue forme ed a coloro che, pur frequentando già l’ambiente montano, vogliono approfondire tutte le tematiche che lo riguardano. Durante il corso si avrà modo di conoscere tutti gli elementi che rendono una semplice escursione un momento sicuro e piacevole. Ci si concentrerà sulla preparazione dei materiali, la scelta degli itinerari, la meteorologia e le tecniche di orientamento, nonchè sulle misure di buon senso e sicurezza che consentono di poter passare il tempo libero in natura con assoluta tranquillità. Le prime lezioni si terranno il 20 aprile (lezione teorica presso l’agriturismo La Bacelliera a Modena con presentazione, abbigliamento e attrezzatura) e il 4 maggio (lezione teorica nuovamente all’agriturismo, inerente lo studio del meteo). Iscrizioni entro il 13 aprile. Altro interessante corso si svolge dal 9 al 10 aprile e consente di conoscere la tecnica dell’orienteering, per imparare a orientarsi con effi-

cacia in ogni ambiente. Durante il corso saranno affrontati argomenti come la topografia, la lettura delle carte, l’utilizzo della bussola, i programmi cartografici e l’utilizzo del gps. Grande avventura nel periodo che va dal 24 aprile al 1 maggio in cui gli escursionisti di Riccardo saranno impegnati in un trekking in Turchia lungo la Lycian Way, la Via Licia. Si tratta di un trekking che di volta in volta attraversa montagne, antiche rovine, città sommerse, splendide spiagge dove una delle più antiche civiltà mediterranee ha raggiunto l’apice del proprio sviluppo. Castelli e fortini, antichi acquedotti, porti e sarcofagi di ieri si mischiano continuamente con pascoli ed uliveti di oggi in una commistione tra storia antica e tradizioni moderne che fanno della Via Lycia un percorso di emozioni e non solo un sentiero. Per informazioni: Cell. 338.7848453 (Riccardo Sedola) outdoor@greenthink.it www.greenthink.it Laboratorio del Camminare CAMMINARE CON GUSTO

Subito attivo il nostro nuovo Laboratorio che ha in calendario un’invitante proposta, dal 15 al 17 aprile, alla scoperta della Val Taleggio. Il primo giorno si incontra la guida presso Sottochiesa e si visita l’ecomuseo con il supporto della coinvolgente audioguida “Vaccanza in Val Taleggio” e un’interessante degustazione di formaggi. Si cena e si pernotta a Vedeseta. Il giorno seguente si visita il Caseificio S. Antonio a Reggetto con degustazione di formaggi e si prosegue alla scoperta delle particolarità architettoniche dei borghi della valle: Madonna di Salzana, Fraggio, Mulino del Bragolegia, Cà Corviglio, Borgo S. Rosa. Il pranzo è al sacco. L’ultimo giorno è dedicato all’escursionismo e prevede un percorso di circa 4/5 ore al fiume Latte e alle sorgenti dell’Enna. Nel pomeriggio visita all’eco-


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25-02-2011

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