Presentazione del numero 247 di TREKKING&Outdoor

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www.trekking.it

CLEMENTI EDITORE

R I V I S TA

DEL

TREKKING

Euro 4 - Luglio 2011 - Anno XXVIII - Mensile Nr. 6 Clementi Editore s.r.l. - 43100 Parma Sped. in a. p. - 45% - art. 2 comma 20/b Legge 662/96 - Milano

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LA RIVISTA DEL

247

COP tr 247 150anni copia.qxd 27-06-2011 16:09 Pagina 1

ITINERARI E VIAGGI NELLA NATURA

&OUTDOOR 247

Un sentiero lungo

anni

per unire l’Italia

CLEMENTI EDITORE


TESTO DI ITALO CLEMENTI, ELISA CANEPA E DOMENICO CACIOPPO / FOTO DI ANDREA PERCIATO, ARCHIVIO TREKKING&OUTDOOR

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SPECIALE

Un sentiero anni 150 e tracce della storia sono da sempre una presenza importante sul nostro territorio e, unitamente alla cultura, alla conformazione geografica e agli aspetti paesaggistico-ambientali, disegnano l’identità dei luoghi definendone i tratti distintivi e le caratteristiche. Nelle grandi città come tra le pietre antiche dei piccoli borghi o nei più affascinanti contesti naturali, la storia contribuisce al processo di scoperta del territorio regalando un’esperienza di visita più consapevole e intensa.

L


lungo ABBIAMO IMMAGINATO UN SENTIERO CHE CI RIPORTASSE INDIETRO DI 150 ANNI. E POI ABBIAMO IMMAGINATO CHE IL SENTIERO NON SI FERMASSE SULLA SOGLIA DELL’ITALIA UNITA MA PROSEGUISSE IL SUO CAMMINO, A RACCONTARE, SULLE ORME DI GARIBALDINI, BRIGANTI E SOLDATI, MOMENTI UNICI DELLA NOSTRA STORIA

Noi che amiamo appropriarci dello spirito dei luoghi raggiungendoli a piedi, al ritmo lento di un’escursione, ci siamo incamminati sui sentieri storici, quei percorsi che parlano del nostro passato e oggi sono a nostra completa disposizione come un’insolita biblioteca all’aria aperta. Per festeggiare l’Unità d’Italia, camminiamo sulle tracce di chi ha fatto la storia del nostro Paese e scegliamo di metterci alla ricerca di altre “finestre” sul passato, altri itinerari che, nel corso di questi lunghi 150 anni, hanno conservato memoria di sviluppi ed eventi successivi, in un susseguirsi incessante, sempre profondamente interconnesso. Una storia che si rivela “mobile”, non definita soltanto da avvenimenti strettamente ancorati a un luogo fisico, ma fatta di percorsi, di movimento, di episodi dinamici che interessano aree vaste del territorio. Gli spostamenti, da un luogo

all’altro, le lunghe marce, le vie di comunicazione o le grandi fughe assumono significati precisi, e determinano il susseguirsi degli eventi proprio come avviene per una feroce battaglia o per la firma di un importante trattato. Riviviamo allora l’emozione di piccoli viaggi a piedi dove la storia è passata

molto prima di noi lasciando in dono le sue tracce ancora ben visibili ma mai invadenti, a favore di un paesaggio naturale ancora integro e selvaggio, come dovette apparire a chi affrontava il percorso 150 anni fa o nei periodi successivi, contribuendo a realizzare l’Italia così come la conosciamo oggi.


Eroi d’altri te S TESTI DI ELISA CANEPA E GIULIANO BELCASTRO / FOTO DI FRANCESCO BEVILACQUA, ARCHIVIO CAI COSENZA

i chiamava Esperia il sogno segreto dei giovani patrioti che nel lontano 1844 partirono alla volta della Calabria. La parola deriva addirittura dagli antichi Greci, che così indicavano l’Italia e, proprio in nome dell’ideale di libertà e indipendenza rappresentato da questo termine antico, combatterono i Fratelli Bandiera, fautori di un’impresa tanto eroica quanto rischiosa.

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UOMINI CORAGGIOSI E GRANDI IDEALI. ALLA CAMPAGNA CON

LE SUE CASCINE ATTORNO AL FIUME NETO FA DA SFONDO IL MAESTOSO PROFILO DELLA SILA.

SI È FERMATA QUI L’EROICA IMPRESA DEI FRATELLI BANDIERA

mpi

CALABRIA

MA IL LORO RICORDO CONTINUA A VIVERE IN PROVINCIA DI COSENZA E IN TUTTO IL NOSTRO PAESE

La notizia della rivolta scoppiata a Cosenza contro il governo borbonico raggiunse i due ex ufficiali della marina austriaca, ispirati dal pensiero di Mazzini, mentre erano nascosti nel loro rifugio di Corfù. Un ritardo nella comunicazione del tempo impedì ai patrioti di conoscere la realtà dei fatti nella sua interezza e, mossi dal desiderio di lottare per le loro idee, si misero in viaggio senza sapere che la rivolta era già stata sedata e i disordini si erano risolti con la condanna a morte di 21 persone. Un noto brigante, esperto conoscitore del territorio, fu scelto per guidare il coraggioso gruppo, sbarcato presso la foce del Neto e deciso a marciare verso Cosenza provocando l’insurrezione della popolazione locale. Intenzionati ad arrivare fino al maestoso massiccio della Sila, i patrioti avanzavano lasciandosi alle spalle le località di Pietralonga, Caccuri e Bordò. I primi scontri ebbero luogo proprio in questo tratto del percorso, complice il tradimento di un compagno. Qui Giuseppe Meluso, il brigante che accompagnava i Fratelli Bandiera, fu immediatamente riconosciuto e i contadini, a causa della sua presenza, ritennero che l’intera comitiva fosse composta da malviventi. Un messaggio che segnalava il sopraggiungere dei patrioti venne velocemente fatto pervenire a San Giovanni in Fiore, dove il gruppo era diretto. Gli agrari e i baroni, pur essendo a conoscenza delle reali motivazioni dei giovani, contribuirono ad ostacolarne l’impresa pur di preservare l’assetto socio-economico della zona e non perdere i loro privilegi. La cattura avvenne presso la fontana della Stragola e poco tempo dopo i Fratelli Bandiera, assieme ai compagni, furono giustiziati nel Vallone di Rovito, dove oggi sorge un sacrario. Assieme ai coraggiosi patrioti moriva anche il loro sogno di libertà e indipendenza ma non il ricordo di un sacrificio eroico e memorabile in un momento


Il Grande Sentiero del

Roero

TESTO DI ENRICO BOTTINO / FOTO ECOMUSEO DELLE ROCCHE DEL ROERO

orme giunoniche e una femminilità prorompente. Vittorio Emanuele II se ne infatuò quando di ritorno da una battuta di caccia la vide affacciata da un balcone di Racconigi. Lui aveva 27 anni, lei appena 16. “Gran massa di capelli corvini, occhi scurissimi, carnagione perfetta. Il petto tutt’altro che acerbo”.

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PIEMONTE Un colpo di fulmine che li trascinò in un rapporto passionale, inizialmente furtivo e lontano da occhi indiscreti per sottrarsi a scandali di corte, in seguito fu amore vero, familiare e rassicurante. Alla morte di Maria Adelaide, nel 1855, solo le pressioni politiche e le insistenti e tenaci manovre di Cavour frenarono il matrimonio ufficiale con la Bela Rosin. Anni cruciali e travolgenti non impedirono alla mancata regina

di vivere sotto lo stesso tetto del primo re d’Italia, al quale diede due figli e la vita intera. Lei, popolana, lo aspettava a casa, paziente e fiduciosa. A Sommariva Perno Vittorio Emanuele II fece del castello, acquistato nel 1857, la loro residenza di caccia, di soggiorno e di contatti con il Cavour. Oggi nell’austero palazzone ottocentesco è possibile visitare le camere del regnante e di Rosina Vercellana, oltre alle

tante sale dove si conservano ritratti e oggetti legati a personaggi di un’epoca che ha visto nascere lo Stato italiano. Soffermiamoci allora a Sommariva Perno e nelle terre del denso e caloroso Roero, dove si sono scritte importanti pagine del Risorgimento italiano. Scopriamo a piedi o in mountain bike questi paesaggi tutt’altro che monotoni, dove i filari di vite si affannano per ripidi pendii fino ai margini di vertiginosi calanchi, guglie e pinnacoli di sabbia che interrompono la poesia delle dolci colline. E dove l’uomo non ha disegnato le metodiche geometrie dei vigneti, è il pesco ad arricchire il paesaggio e a sottrarre terreno al bosco e alle rupi impervie. Non è tutto: per oltre 30 chilometri, nelle terre del Roero si rincorrono torri fortificate e mura merlate che sembrano sorvegliare i paesini arroccati e i filari della favorita, del barbera, dell’arneis e del nebbiolo. E alla sinistra del Tanaro gli otto “borghi di sommità” delle Rocche si trovano sotto lo stesso “tetto”: quello dell’Ecomuseo delle Rocche del Roero, un’unica “pinacoteca di Madre Natura” che riunisce Cisterna d’Asti, Montà, S. Stefano Roero, Montaldo Roero, Monteu Roero, Baldissero, Sommariva Perno e Pocapaglia. Borghi affascinanti, testimoni di nobili storie di regnanti e di semplici vite contadine, coronati da un rasserenante paesaggio, da scoprire a piedi o in mountain bike lungo la rete di Sentieri tematici creati dall’Ecomuseo. Sono brevi passeggiate, prive di difficoltà, lungo itinerari provvisti di paline e pannelli illustrati che mostrano la vera identità del Roero: il “Sentiero dell’Apicoltura” e il “Sentiero Religioso” nel comune di Montà, il “Sentiero della Castagna Granda” e il “Sentiero della Fossa dei Cinghiali” nel comune di Monteu Roero, il “Museo d’Arti e Mestieri di un Tempo” nel comune di Cisterna. A breve saranno disponibili altri due itinerari su Montà – il Sentiero del Tartufo e il Sentiero del Lupo – e il Sentiero del Gioco nel comprensorio di S. Stefano Roero. Per camminare e pedalare nelle ore più fresche, al riparo dalla calura estiva, l’Ecomuseo delle Rocche del Roero organizza anche una rassegna di oltre venti passeggiate sotto le stelle, con animazioni teatrali, approfondimenti botanici e faunistici. Questi percorsi ad anello intersecano il Grande Sentiero delle Rocche del Roero, 30 chilometri di rara spettacolarità attraverso paesaggi agrari, boschi, rocche e conchiglie marine che hanno conferito nei secoli una particolare natura al terreno che si riflette oggi sui livelli di assoluta qualità delle uve e dei vini.

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Malatesta &Montefeltro astelli fiabeschi, ricordi di battaglie risorgimentali, territori da esplorare a piedi e in bicicletta, una delle riviere più note al mondo, piccoli borghi incantati. Nella provincia di Rimini ce n’è davvero per tutti i gusti. Grandi e piccini, appassionati di storia e arte, cultori dell’artigianato tipico e del mangiar bene e naturalmente i nostri amici trekkers potranno trovare, tra l’Adriatico e le dolci colline dei Malatesta e Montefeltro, sorprese piacevolissime.

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TESTO DI CARLO ROCCA / FOTO ARCHIVIO PROVINCIA DI RIMINI

in viaggio nelle colline rimi

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nesi

EMILIA ROMAGNA

ALLA SCOPERTA DI RIMINI E DEL SUO ENTROTERRA, TRA STORIA, NATURA E TRADIZIONI

Dal mare alla montagna, a piedi e in bicicletta

Passare in un quarto d’ora dal mare alla montagna. A dirlo sembra un sogno, ma a Rimini è proprio così. Il territorio che si affaccia sull’Adriatico abbonda di sentieri per gli amanti delle camminate e dell’osservazione degli animali. E non mancano i parchi, in primo luogo quello interregionale del Sasso Simone e Simoncello. Le principali vallate da percorrere a piedi o in bici sono due: la Val Marecchia e la Val Conca, affiancate da comode piste ciclabili (la prima da Rimini a Novafeltria e oltre, l’altra da San Giovanni in Marignano a Montefiore Conca). I punti di attrazione lungo i percorsi sono innumerevoli, naturalistici, storici e culturali: le vene del gesso a Torriana, che è anche Oasi faunistica, l’altra Oasi di Ca’ Brigida con annesso Centro Ambientale a Verucchio e, salendo, il verde incontaminato del territorio di Casteldelci e dei due parchi: 4847 ettari distribuiti tra le province di Rimini e Pesaro – Urbino, oltre al Museo naturalistico di Pennabilli. Percorrere la Valmarecchia significa compiere un viaggio nella storia, nell’arte, nelle tradizioni di questa parte d’Italia. Si possono ammirare monumenti e fortezze appartenuti ai Malatesta, allo Stato Pontificio, ai Montefeltro, assaggiare la cucina tipica romagnola, quella marchigiana e quella toscana, soggiornare in alta montagna o in collina, senza dimenticare le innumerevoli sagre: quella del Tartufo, del Formaggio di Fossa, del Prugnolo, per citarne solo alcune. Al confine con la Repubblica di San Marino scorgiamo la rupe di San Leo, l’immagine della vallata che tutti conoscono, sulla quale si erge la splendida fortezza, opera di Francesco di Giorgio Martini. Prigione politica pontificia, venne occupata il 12 febbraio 1831 dal generale Sercognani comandante delle truppe delle Province Unite nei moti liberali del centro Italia. Un altro ricordo risorgimentale, dopo quello di Celle a Rimini, dove un cippo ricorda gli 800 volontari del generale Zucchi che resistettero con successo agli austriaci: il 25 marzo 1831. Ai piedi della Rupe di San Leo si raccoglie il piccolo abitato di origini antichissime, al quale ancora oggi è possibile accedere da una sola porta d’ingresso, la stessa per la quale passò Dante che ricorda San Leo nella Divina Commedia. A ovest del borgo si erge la tragica rupe del castello di Maiolo che sprofondò completa-

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Lecco TESTO DI GIULIA FAVERO / FOTO DI ACHILLE QUARELLO

terre sospese tra l’acqua “Q uel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi...”. Sembra quasi scontato parlare di Lecco e della sua provincia citando l’incipit dell’opera più importante di Alessandro Manzoni, ma non lo è affatto, tanto più se si fa riferimento all’Unità d’Italia. Il contributo dato da “I Promessi sposi” alla formazione di una comunanza culturale e linguistica, senza la quale si sarebbe andati poco lontano, è stato enorme. Il romanzo, tanto amato o odiato sui banchi di scuola, ha creato quel “sentire” nazionale e ha costituito per molti, soprattutto nei primi decenni dalla sua uscita, una base di studio della lingua italiana, in realtà territoriali dominate dai dialetti. 52

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LOMBARDIA

e il cielo

Lecco e il suo comprensorio, cornice principale dell’opera, assumono le fattezze di una terra significativa, emblematica della dominazione spagnola del Seicento, e di quella austriaca successiva, che Manzoni vive con tanto travaglio, insieme con il problema dell’esigenza di un’identità comune su una Penisola politicamente frammentata. Il patrimonio culturale lasciato dal Manzoni è quindi vasto, ed è possibile avvicinarsi alla figura dell’autore e uomo delle istituzioni (fu nominato senatore a vita nel 1860) al museo Manzoniano a Lecco, allestito nella villa in cui l’intellettuale trascorse l’infanzia. E magari si può cogliere l’occasione di una visita in città per andare alla scoperta di un territorio affascinante: l’intera provincia di Lecco. Qui il lago la fa da padrone, contornato dalle pareti ripide del monte Legnone, del Gruppo delle Grigne e del Resegone. Le possibilità di escursioni sono molte, e differenziate per vari livelli; così come le scelte di sport-outdoor. Sul lago si può praticare il canottaggio, la vela, il windsurf che permettono di ammirare dall’acqua le vette taglienti delle Alpi lombarde; o lo si può fare dall’alto, praticando il parapendio. Altrimenti può essere la Storia, sempre unita alla conoscenza del territorio, a guidare i passi del visitatore. Percorrendo i sentieri della Valsassina, della bassa Valtellina o della Val Biandino ci si ritrova a camminare sul suolo calpestato oltre 150 anni fa dai Cacciatori delle Alpi di Garibaldi, accolti trionfalmente a Lecco. Oppure si può scegliere di onorare una memoria più recente, quella della Resistenza, valsa alla città lombarda la medaglia d’argento al valor militare per il ruolo svolto dai partigiani proprio su queste montagne, luogo al contempo di rifugio e di duri scontri contro i nazifascisti. Il sacrificio di tanti eroi “sconosciuti” delle varie formazioni (la banda Carlo Pisacane e la 55a brigata fratelli Rosselli solo per citarne alcune) ci ha permesso di essere la democrazia che oggi siamo. L’itinerario che proponiamo, il sentiero del Viandante, ripristinato nel 1992, permette di scoprire piccoli borghi di pescatori dove si respira l’autenticità del territorio, e si gode della magia del binomio acqua-monti, seguendo le tracce dell’antica via commerciale che dalla pianura portava alla Valtellina.


Novarese l nostro Paese mette d’accordo tutti quando si parla di sapori. Un’interpretazione dell’Unità d’Italia fuori dagli schemi, dove gesta epiche, vittorie, cospirazioni ed esili di quegli anni fatidici lasciano spazio per una volta a un comprimario della storia dell’Ottocento, il gusto. Se però curiosiamo “dietro le quinte” ci accorgiamo che i nostri eroi del Risorgimento non erano solo semidei ma anche buone forchette. Il primo re d’Italia metteva in imbarazzo i commensali preferendo a piatti raffinati, cibi più rustici da bagnare con barolo e barbaresco.

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TESTO DI ENRICO BOTTINO FOTO ATL DELLA PROVINCIA DI NOVARA, ENTE PARCO NATURALE DEL MONTE FENERA, ASSOCIAZIONE CULTURALE BORGOLAVEZZARO BURCHVIF

Diplomatico abilissimo, anche Camillo Benso Conte di Cavour era appassionato di buona tavola oltre che di buona politica: scriveva il padre Michele alla moglie “Tuo figlio è un curioso originale (...). Ha pranzato onorevolmente: grossa scodella di zuppa, due belle e buone cotolette, bollito, (...), riso di Leri, patate, fagioli, uva abbondante (...)”. Scendendo nell’ordine sociale scopriamo che ogni camicia rossa

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militante nelle truppe guidate da Giuseppe Garibaldi, o ispirate ai suoi ideali, non disdegnava un sorso di vino, rosso naturalmente. Lo stesso eroe dei due mondi è stato il più importante testimonial del Ghemme, oggi meglio conosciuto come Vino del Risorgimento. Bottiglie della vendemmia del 1861, anno della proclamazione dell’Unità d’Italia, sono state ritrovate inte-


PIEMONTE

nella terra tra due fiumi


La terra dei lla fine di tutto sono tornato qui. Zaino in spalla e piedi affaticati, forse perché è passato un po’ troppo tempo dall’ultima volta che ho indossato queste scarpe, ma comunque felice ed emozionato. Sono arrivato in Val Graveglia, nel paesino di Iscioli, perché cercavo notizie su mio nonno. Tante volte mi hanno raccontato della Resistenza.

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POPOLATA DA GENTE SCHIVA E TANTE VOLTE DEFINITA AVARA E CHIUSA, LA LIGURIA NASCONDE ANGOLI INCANTEVOLI E MOLTEPLICI STORIE DA RACCONTARE.

QUELLE DI UOMINI CHE, CON LE IMMANCABILI CAMICIE ROSSE,

HANNO CONTRIBUITO A COSTRUIRE IL NOSTRO PAESE

LIGURIA

UNA TERRA STRETTA TRA IL MARE E I RIPIDI PENDII DELL’APPENNINO,

La strage della Benedicta, l’eccidio del Turchino, la famosa Banda Chichero, ma volevo vedere con i miei occhi. Qui, dove si è contribuito a riconquistare la libertà e a dare un futuro all’Italia, anche e soprattutto col sangue, ho scoperto quasi per caso, che probabilmente tutto era nato ancora prima. Quale personaggio, meglio di Giuseppe Garibaldi, può simboleggiare lo spirito di sacrificio e il patriottismo che ha ispirato tutti gli uomini che, nel tempo, hanno lottato per ideali che oggi sembrano quasi dimenticati e anacronistici? E proprio qui, nell’entroterra della provincia di Genova, dove la gente è di poche parole, abituata al duro lavoro, apparentemente burbera e schiva, ma pronta ad aiutare il prossimo in qualunque momento, che si ritrovano le origini di uno dei più grandi eroi della nostra storia. Alle origini

Mille

Il cognome Garibaldi pare abbia origini liguri, e derivi dal nome longobardo Garibaldus, dal germanico Haribald, il cui significato dovrebbe essere uomo audace con la lancia. Questo termine è stato poi italianizzato in diversi modi: Garibaldo, Garibaldi, Gariboldo. Le tracce delle origini del grande condottiero sono state scoperte negli archivi della parrocchia Garibaldo, nel comune di Ne, dove risulta l’atto di battesimo di Angelo Maria Garibaldo, figlio dei coniugi Domenico Garibaldo e Giulia Riceto, nato in località Chiesanuova il 9 gennaio 1741. Nel 1766 nasce a Chiavari Domenico che in tenera età, nel 1770, si trasferisce con la famiglia a Nizza. Dal suo matrimonio con

TESTO DI DAVIDE BATTAGLIA FOTO DI DAVIDE BATTAGLIA, ENRICO BOTTINO, MUSEO DEL RISORGIMENTO ISTITUTO MAZZINIANO

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Parma

storie da camminare

e testimonianze storiche, profondamente radicate nel tessuto culturale della Provincia di Parma, offrono un’esperienza conoscitiva completa e un viaggio lento che arricchisce e seduce. Con lo spirito dei pellegrini di un tempo ci incamminiamo nel Medioevo seguendo il tracciato dell’antica Via Francigena che, proprio in terra parmense, regala splendide testimonianze del romanico mediopadano. Partendo da Fidenza o da San Pancrazio è possibile raggiungere il piccolo e affascinante centro di Fornovo di Taro per poi superare il valico appenninico della Cisa e arrivare, lungo sentieri e strade bianche, sulla costa tirrenica. Tutto il percorso è arricchito dai segnavia che l’amministrazione provinciale ha espressamente dedicato ai tratti da percorrere a piedi o a cavallo.

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EMILIA ROMAGNA TESTO DI ELISA CANEPA / FOTO TIZIANA AZZOLINI, M. REBESCHINI, ANTONIO RINALDI, ARCHIVI PROVINCIA DI PARMA E PARMA TURISMI

IL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI PARMA

SI RACCONTA ATTRAVERSO UNA STORIA AFFASCINANTE, ARTICOLATA E COMPLESSA, CHE COESISTE IN PERFETTO EQUILIBRIO CON L’AMBIENTE NATURALE E CON LE NUMEROSE OPPORTUNITÀ OUTDOOR

Altro itinerario storico e religioso è il tracciato che gli abati del monastero di San Colombano di Bobbio percorrevano per raggiungere Roma, dopo ben 125 chilometri di cammino nell’Appennino Tosco-Emiliano, quattro passi montani e antichi borghi di pietra. Oggi, la Via degli Abati è un vero e proprio museo all’aria aperta che propone visite a castelli, musei, pinacoteche e biblioteche storiche, l’interessante osservatorio astronomico di Bedonia e l’oasi del WWF di Borgo Val di Taro. La vocazione outdoor della provincia di Parma si esprime inoltre attraverso i numerosi itinerari percorribili in bicicletta, come la bucolica “Bici Parma Po”, per scoprire l’anima del grande fiume pedalando lungo l’argine nella pianura parmense, tra pioppeti e golene, rocche e borghi. Chi ama il fascino degli antichi manieri può scegliere l’itinerario dei “Tre Castelli” e arrivare in bici al cospetto delle mura spesse di Fontanellato, San Secondo Parmense e Soragna. La pedalata nella storia continua sulle tracce del grande compositore Giuseppe Verdi, nato a Roncole di Busseto nel 1813, sostenitore dei moti risorgimentali e membro del primo Parlamento del Regno d’Italia (1861–1865). Lo straordinario successo della sua musica ha contribuito a risvegliare quel desiderio di libertà nascosto nell’animo del popolo italiano: sulla traccia delle sue splendide note, oggi patrimonio culturale del nostro Paese, si riscoprono le “Terre Verdiane” al ritmo lento della bicicletta, su strade bianche di campagna, canali e ponticelli, fino agli eleganti castelli che caratterizzano il territorio. Non mancano le aree protette per praticare attività all’aria aperta lungo una estesa rete sentieristica, alla scoperta di laghi glaciali e suggestivi crinali, come nel Parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano. I biker alla ricerca di grandi emozioni e pedalate più impegnative hanno a disposizione il “Grande Giro” del comprensorio Appennino Parma Est in mountain bike, progetto nato nel 2004, che consente di fruire del patrimonio storico e naturalistico grazie alle tappe distribuite su 18 anelli per un totale di 683 chilometri. Un passato più recente è quello raccontato dal sentiero escursionistico “La Via degli Scalpellini”, che comprende i maestosi Salti del Diavolo in Val Baganza e ripercorre il tracciato seguito fino agli anni Cinquanta del secolo scorso dagli scalpellini in cerca della pietra, preziosa materia prima locale. Natura incontaminata per l’affascinante Val Ceno con i suoi itinerari, pensati per trekker, biker e cavalieri, cui la Provincia di Parma ha dedicato la dettagliata carta escursionistica “dal Monte Penna al Monte Barigazzo”, completa di mappatura dei percorsi, informazioni sulle distanze, punti informativi e di ristoro.

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Due eroi LA LUNGA DORSALE DELL’APPENNINO CENTRALE E MERIDIONALE FU TEATRO DI EVENTI FORTEMENTE LEGATI ALLA STORIA RISORGIMENTALE.

IN QUESTO SERVIZIO RICOSTRUIAMO UN PASSATO MAI SCRITTO IN VIA UFFICIALE SUI DUE PROTAGONISTI:

CARLO PISACANE E GIUSEPPE TARDIO 68

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contro TESTO E FOTO DI ANDREA PERCIATO E PIERO D’ORSI

iberisti e legittimisti scelsero queste terre per dare una svolta all’unificazione di un regno, quello Sabaudo, che all’epoca stentava ad inserirsi – militarmente, socialmente, economicamente e culturalmente – nella grande scacchiera europea di regni e imperi determinati dalla Santa Alleanza post-napoleonica.

Sulla doppia pagina da sinistra: le incontaminate gole del fiume Calore, attrattiva principale del comune di Felitto; i ritratti del patriota Carlo Pisacane e del brigante Giuseppe Tardio; un tratto dello splendido ciottolato tra le strade di Padula

CAMPANIA

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Maddale non solo trekking TESTO DI MICHELE DALLA PALMA / FOTO CONSORZIO TURISTICO MADDALENE


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n mondo lontano dai grandi flussi turistici della Valle dell’Adige e delle celebri Dolomiti di Brenta che occupano l’orizzonte verso sud. TREKKING

TRENTINO ALTO ADIGE

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Capitali Sui sentieri delle AL COSPETTO DELLE CAPITALI STORICHE DEL NOSTRO PAESE, DOVE IL VERDE DI PARCHI E COLLINE, TRA ANTICHE VILLE E SPLENDIDI GIARDINI, REGALA UN’AFFASCINANTE CAMMINATA NEL TEMPO

Firenze con il suo Ponte Vecchio è uno dei simboli più prestigiosi dell'Italia nel mondo. A lato: veduta della residenza reale di Racconigi, prediletta dal ramo dei Savoia-Carignano e dal re Carlo Alberto.

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gli albori dell’Italia unita c’è una storia articolata e complessa, una fase di profonda transizione in cui città importanti si alternano alla guida del giovanissimo Stato alla ricerca della propria identità. Dapprima Torino, punto di riferimento per il Paese durante i delicati anni compresi tra il 1861 e il 1865, poi Firenze investita del prestigioso ruolo di capitale fino al 1871 e infine Roma.

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TESTO DI PAOLO PALUMBO E ALDO FREZZA / FOTO DI ALDO FREZZA, ALESSANDRA LONGO ARCHIVIO FOTOGRAFICO RACCONIGI, ARCHIVIO DELLA CITTÀ DI TORINO, ARCHIVIO DI TURISMO TORINO E PROVINCIA, PROPRIETÀ PROGETTO LA VENARIA REALE


Re Caccia TESTO DI GIULIA FAVERO FOTO DI CESARE RE, ENRICO BOTTINO, GIORGIO E GIULIA FAVERO, PARCO REGIONALE DELLE ALPI MARITTIME

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a luna ancora alta in cielo, le stelle luccicanti, l’aria tersa e fredda dell’alba incipiente... probabilmente era questo lo scenario in cui si immergeva Vittorio Emanuele II. Padre della Patria, valido condottiero, grande amatore, uomo rude e poco avvezzo alle formalità, fu anche e soprattutto un grandissimo cacciatore. Particolarmente legato all’alta montagna e alle possibilità che essa poteva offrire, Vittorio Emanuele era solito trascorrere lunghi periodi di villeggiatura in quota, dedicandosi soprattutto all’arte venatoria.

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PIEMONTE / VALLE D’AOSTA

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Lessinia

un’avventura tra natura e preistoria

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VENETO

TESTO DI SILVIA DELLA ROCCA FOTO DI MICHELE DALLA PALMA

GROTTE E ANFRATTI SCAVATI NELLA ROCCIA, DOVE LA PREISTORIA HA

LASCIATO LE SUE INDELEBILI TRACCE, SITI GEOLOGICI E PALEONTOLOGICI CELEBRI IN TUTTO IL MONDO,

SPETTACOLARI FENOMENI CARSICI,

CANYON E PONTI NATURALI SOSPESI

NEL VUOTO, LUSSUREGGIANTI CASCATE

INCASTONATE TRA LA NATURA

RIGOGLIOSA, MISTERIOSE VALLI DI

PIETRA E ANTICHE CONTRADE DOVE

VIVE ANCORA LA FIERA ANIMA CIMBRA:

QUESTA È LA LESSINIA, UNA TERRA DA SCOPRIRE A POCHI PASSI DA VERONA.

l Parco Naturale della Lessinia è un vasto altopiano di boschi e pascoli che si estende per 10.000 ettari, un territorio di eccezionale interesse naturalistico, geologico e paleontologico che permette innumerevoli possibilità escursionistiche, sia per gli appassionati di trekking, che per chi intende ripercorrere i sentieri della nostra storia, avventurandosi sulle tracce dell’uomo primitivo che abitò questa zona fin dall’antichità, o scoprendo la bellezza dei numerosi fossili risalenti a 50 milioni di anni fa, che ancora oggi impreziosiscono le rocce di questo affascinante territorio.

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TESTO

T

E FOTO DI

GABRIELE FERRARI

Avventure dei lettori

Patagonia: la maestosità della Natura

ra il Cile e l’Argentina, la Patagonia. Terra in cui qualcuno venuto da molto lontano credette di aver trovato giganti, mentre non erano che uomini. In questo luogo baciato dal tempo si impongono spazi infiniti, silenzi e solitudini profondi dove la sola protagonista è la Natura. L’uomo, ben poca cosa. Sulle azzurre acque dei laghi galleggiano iceberg dai colori cangianti. La Pampa, dominata dal giallo e dal verde, è ricoperta da una vegetazione ispida dove però spiccano esemplari di una fauna unica nel suo genere: guanachi, nandù, lepri, volpi, aquile e condor, che volteggiano maestosi, dalla Meseta alle vette più alte. Un forte vento scende dalla Cordigliera anche a 100 chilometri orari. Presenza costante con cui il viandante deve fare i conti e a cui deve abituarsi. Un saggio messaggero di una natura amica, ma pur sempre selvaggia e a tratti inquieta e autoritaria. Il viaggio inizia da Buenos Aires dove la Ruta 40 in direzione Sud conduce a El Calafate e, con un po' di pazienza e poco traffico, procede tranquilla fino a El Chalten dove domina pacifico il Fitz Roy dai suoi 3405 metri. D’obbligo il trek all’interno del Parco Nazionale Los Glaciares al cui interno si trovano ben 365 ghiacciai in un’area di 600 mila ettari tra l’Argentina e il Cile. Un cammino impegnativo, reso però più dolce dalla vista di una foresta di faggi australi, una vegetazione insolita ad occhi europei, tronchi che sono pezzi unici, ognuno con una storia silenziosa che dura da secoli,

scritta attraverso il vento e i cambiamenti climatici. A ripagare ogni goccia di sudore versata in ore di cammino e di fatica è la Laguna de Los Tres, dove la vista della “montagna che fuma”, il Fitz Roy, toglie il fiato rimasto. Imponente e minaccioso è invece il Cerro Torre, la cui aspra vetta pare sfidare i più coraggiosi a risalire 800 metri di parete granitica. Scommessa drammatica che ha fatto molte vittime tra gli scalatori. Se il Fitz Roy è un’apparenza regale e pacifica, accerchiato com’è da una piccola corte di altre vette come il Poincenot, Rafael e Saint Exupery, al contrario il Cerro Torre incute timoroso rispetto, crea disagio, chiede sottomissione

agli occhi di chi guarda. Proprio come disse Werner Herzog “ha qualità che in genere, hanno solo gli esseri umani, ha qualcosa di cattivo, di misterioso e di impressionante”. I laghi hanno insenature profonde, degli iceberg affascinano lo strano melange di colore: bianco, cobalto, ceruleo, dono delle stratificazioni del ghiaccio, che assume le forme più strane. Piccoli gioielli galleggianti, non possono che pretendere attenzione. Sul ponte del catamarano, il freddo è intenso e tagliente. Il vento che aggredisce il volto e la rigida temperatura dell’ambiente sono una garanzia di sopravvivenza necessaria per il Lago Argentino e i suoi

ghiacciai. Come l’Upsala, l’Onelli, lo Spegazzini per poi giungere al cospetto del Perito Moreno, fiero e imponente. Una muraglia di ghiaccio che emerge dalle acque lattiginose del lago, e che si estende per cinque chilometri e 60 metri sopra il livello delle acque. Uno spettacolo che non può non ritagliarsi un posto nella memoria, soprattutto quando si assiste al distaccarsi di enormi blocchi di ghiaccio che si infrangono con forza nelle acque calme del lago in un potente frastuono, voce di una Natura padrona e regina di quei luoghi. A Sud del Perito Moreno e del lago Argentino il Parco Nazionale Torres del Paine, una tra le undici aree protette

Diventa anche tu “corrispondente”, pubblica il tuo itinerario outdoor su www.trekking.it, uno spazio aperto a tutti i nostri lettori. Il tuo racconto sarà il benvenuto, assicurati solo che sia scritto in italiano corretto, chiaro e semplice. La nostra redazione valuterà il tuo lavoro e, a suo insindacabile giudizio, deciderà la pubblicazione dell’articolo anche sulla rivista TREKKING&Outdoor. Invia il tuo racconto a rivista@trekking.it allegando il testo e una dozzina di immagini fotografiche.

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sopra ogni cosa

nella Regione delle Magellane e dell’Antartide Cilena e dichiarato riserva della biosfera dall’Unesco. Al suo interno la meraviglia è uno stato a cui ci si abitua. Laghi, ghiacciai, monti, vallate: ogni cosa è in sé perfetta e bellissima così da contribuire a creare un equilibrio impeccabile e paradisiaco. Anche i pinguini di Magellano, nella loro unicità ne sono l’espressione. Faccio il loro incontro vicino a Punta Arenas, nella Pinguinera di Seno Otway, dove sostano da dicembre ad aprile per la riproduzione. Tra le colline basse, cosparse di una vegetazione tra il giallo e il verde, si distinguono numerosi i nidi dei pinguini. Colonia numerosissima, la varietà generazionale la rende come una grande famiglia: pinguini di tutte le età si aggirano fieri nel loro habitat. Chi ai primi passi e chi invece forte della propria esperienza appollaiato nelle posizioni più strane tra la terra e il mare. Nella regione della Patagonia si ritrovano

emozioni che si credevano perdute. L’equilibrio qui è reale, un equilibrio custodito gelosamente dalla Natura, e che l’uomo può solo intuire. Ma anche se in modo incostante e non sempre coerente, gli uomini hanno tentato di esserne all’altezza. Nelle polverose e interminabili strade che attraversano la pampa, s'incontrano piccoli altarini di colore rosso dedicati ad eroi leggendari che la storia volle rendere immortali. Come Correa, la giovane donna che durante la guerra a metà dell’800 morì di stenti donando la vita al proprio bambino che le trovarono ancora attaccato al seno. Le bottiglie d’acqua tutt’intorno a quelle strane cappelle votive sono perciò un messaggio di speranza ed un gesto di compassione nei confronti dei viandanti, affinché non muoiano di sete. Il passo che conduce alla contemplazione è breve e dura almeno il tempo di un viaggio nella magica Patagonia.

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A CURA DI MICHELE DALLA PALMA

Provati per voi Tende e sacchiletto, la casa del trekker Se è vero che, per gran parte degli escursionisti, il concetto di “trekking” ha una valenza giornaliera, con finale davanti alla gastronomia tipica che ormai fa parte dei menù di rifugi, alberghi e ristoranti a qualsiasi quota, è altrettanto vero che la tenda e il saccoletto incarnano ancora l’immaginario del viaggio e dell’avventura. In realtà, anche se meno “estremizzata”, la vacanza in tenda, magari itinerante, è ancora uno dei modi più entusiasmanti di vivere la natura. Grande merito, anche in questo settore, ha avuto la tecnologia che ha permesso la realizzazione di attrezzi dalle performances superlative – soprattutto in termini di protezione dagli agenti atmosferici – abbassando al tempo stesso, a volte in maniera drastica, il peso di tende e sacchiletto. …UN TETTO DI STELLE! Per quanto riguarda la “casa del trekker”, leggerezza, resistenza, funzionalità, ventilazione, impermeabilità, traspirazione e buona circolazione dell’aria interna sono i requisiti indispensabili, ma anche la velocità di montaggio e smontaggio ha un valore importante. La struttura geodetica ha ormai monopolizzato le tende da escursionismo, per facilità di montaggio e resistenza al vento; le due sagome più utilizzate sono l’igloo, autoportante con una struttura resa stabile dagli incroci della paleria, e la tenda a tunnel, un po’ più laboriosa da stabilizzare poiché necessita di essere controventata con cordini. A parità di peso, preferire sempre il maggior volume, che nell’uso equivale a comfort; utili le absidi, che offrono una migliore vivibilità potendo stivare materiale anche all’esterno della camera. Un piccolo lusso anche la doppia apertura, con zanzariera; nelle notti calde è un piacere farsi accarezzare solo dal vento e non da tutti gli insetti del circondario! Le tende tecniche si distinguono fondamentalmente in due tipi: da alta quota (4 stagioni) con un maggior isolamento termico; da escursionismo (3 stagioni), più traspiranti e ideali per l’estate. Queste ultime si dividono ulteriormente in single wall (monotelo), molto leggere, e doppio telo, più affidabili, in grado di assicurare una migliore tenuta all’acqua. I materiali migliori per il telo esterno sono i poliesteri con spalmature poliuretaniche e/o alluminate, con trattamenti al silicone per incrementare la resistenza ai raggi UV. La camera interna dovrebbe consentire lo scambio dell’aria per limitare la condensa interna: è consigliata in nylon ripstop leggero per le 4 stagioni e in cotone per le 3 stagioni, però sempre con trattamenti “water repellent”. Anche il pavimento deve essere in robusto poliestere, con spalmatura poliuretanica alluminata. Cuciture: obbligatoriamente nastrate e termosaldate sul telo esterno e sul pavimento, per aumentare la resistenza all’acqua anche in queste parti delicate. Paleria: la migliore è in duralluminio, una lega di derivazione aeronautica molto leggera, elastica e resistente; nelle tre stagioni spesso vengono impiegati anche materiali di vetroresina. Anche i dettagli sono importanti: seguite con le dita lo scivolamento di una cerniera, controllando che non si intoppi, e pensate di dover compiere quell’operazione con una mano sola nella bufera... la scelta vi verrà molto facile; utili, ma non necessarie, tasche, asole e ganci interni per stivare piccoli oggetti (la pila che non si trova mai quando serve).

Alcune tende hanno un sistema di tensionamento regolabile del telo esterno e la falda a terra rialzabile per migliorare la circolazione interna dell’aria; tutti plus utili, non necessari.

FERRINO NEMESI 2 3 Stagioni superleggera con struttura in duralluminio solidarizzata, facile da montare e con ottima vivibilità interna

FERRINO SVALBARD Una classica 4 Stagioni con doppio ingresso e absidi, una garanzia di comfort in ogni situazione

FJÄLLRÄVEN AKKA DOME 2 4 Stagioni con due cupole a tre tubi di alluminio, con ottima tenuta al vento. Ottimi spazi interni anche per persone alte.

SALEWA SIERRA LEONE III Da 25 anni il bestseller del marchio dell'aquila, offre ampi spazi interni e resiste a tutto! La nuova struttura Rapid Setup velocizza il montaggio.

FJÄLLRÄVEN AKKA ENDURANCE 4 Vero e proprio “appartamento” per 4 persone; la solida costruzione a tunnel ne permette l'uso anche in condizioni estreme.


DORMIRE “DENTRO” LA NATURA Ammirare le stelle che sembrano avvolgerti come un’immensa coperta luminosa, l’orecchio appoggiato al terreno a percepire i rumori della natura, respirando gli aromi di un universo che di notte, liberato dalla presenza di qualsiasi intrusione, si esalta e ritorna padrone dello spazio e del tempo…è questa la vera essenza dell’avventura. Ovviamente, molto meglio se rannicchiati dentro un saccoletto di ultima generazione! Leggeri, accoglienti, finalmente “comodi” con la possibilità di muovere gambe e braccia senza quella sgradevole sensazione di essere “intrappolati” dentro un sacco. Un saccoletto tecnico estivo dell’ultima generazione non occupa, nello zaino, un volume superiore a una ventina di centimetri di lunghezza per 15 di larghezza, e si parla ormai sempre più spesso di pesi inferiori al chilo. Al tempo stesso, se proprio la temperatura non scende sotto lo zero, il comfort è una piacevole sorpresa quando, dopo una giornata di cammino, ci si infila nella “tana”. Anche per questo importante "compagno di viaggio" leggerezza, termicità e minimo ingombro sono oggi le caratteristiche principali. L’evoluzione dei tessuti e la ricerca di imbottiture sempre più performanti e leggere permette di bivaccare in sicurezza anche nelle situazioni e climi più estremi. La costruzione interna a scomparti separati e sovrapposti e cuciture sfalsate impedisce all’imbottitura di “ammucchiarsi” solo in qualche parte del sacco. Importante l'imbottitura che copre la zip, il collare imbottito tra la testa e le spalle e il cappuccio sagomato, che limitano la dispersione del calore interno. Non esiste, per quanto concerne le imbottiture, un materiale capace di “creare” calore, e il miglior isolante è... l'aria! I prodotti più pregiati sono quelli che creando una sorta di "bolla d'aria" attorno al corpo, riescono a trattenere il calore corporeo impedendone la dispersione all’esterno. La piuma d’oca, se di alta qualità, (la migliore è considerata quella con sigla 90/10, dove la prima cifra indica la percentuale di piuma e la seconda quella di piumino), è ancora oggi il termoisolante con il miglior rapporto peso/tenuta termica/comprimibilità. I limiti di questo straordinario prodotto naturale stanno nei tempi di asciugatura, nel caso si bagni, e nelle difficoltà relative al lavaggio: infatti la piuma sottoposta a lavaggi ripetuti perde col tempo le sue qualità, perciò i sacchiletto in questo materiale vanno lavati solo quando questa operazione è veramente…improrogabile, con molta delicatezza e con prodotti specifici. Inoltre sarebbe una buona regola comprimerli negli appositi contenitori soltanto durante l’utilizzo, mantenendoli stesi per il resto del tempo, in modo che i filamenti della piuma non si deteriorino; non tutti hanno però mezzo armadio dove riporre il prezioso saccoletto in piumino. Il mercato propone anche sacchiletto tecnici imbottiti con materiali sintetici a fibra cava, che si avvicinano per prestazioni e leggerezza alla piuma, con l’innegabile vantaggio che non modificano le proprie caratteristiche nel tempo, neppure se sottoposti a ripetuti lavaggi o a compressione prolungata negli appositi contenitori. COMFORT SENZA COMPROMESSI, LA SFIDA DI CAMP Due nuove tecnologie sviluppate dal marchio lecchese rivoluzionano comfort e benessere dei sacchiletto. La tecnologia senza cuciture Seamless della linea Titanium, perfettamente impermeabile, è la nuova frontiera per tutte le situazioni sul terreno. Il nuovo design Stretch Line aumenta del 20% lo spazio interno per un comfort ottimale.

CAMP STRETCH DOWN

CAMP TITANIUM 2

SALEWA PHANTOM SALEWA insieme a Schoeller Technologies ha sviluppato il primo trattamento al mondo a base di argento per il sacco letto, che riduce del 98,5% la produzione di batteri e cattivi odori. Il nuovo sistema 3D-Flex fornisce una maggiore elasticità grazie a un’area elastica che si espande del 20% intorno a spalle e ginocchia.

FERRINO LIGHTECH 550 Peso piuma (550 grammi di fibra sintetica) e dimensioni estremamente ridotte, ottime performances per trekking estivi

FERRINO LIGHTECH 750 DUVET Massime prestazioni in ogni condizione climatica; ottima termicità garantita dal perfetto abbinamento tra piuma e fibre sintetiche FJÄLLRÄVEN THERMO POLAR Sacco a pelo in piuma dalla sagoma leggera ed aderente al corpo per un maggiore comfort. Cerniera a 2 vie su tutta la lunghezza a sinistra e corta sul lato destro per la ventilazione.

FJÄLLRÄVEN THERMO BASE +10 Sacco a pelo con imbottitura sintetica, molto versatile grazie al design che segue la forma del corpo. Le cerniere laterali consentono di sporgere le braccia.


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25-02-2011

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