LA RIVISTA DEL
Bimestrale Nr.1 - Anno XXXIII - Verde Network s.r.l. - 16121 Genova - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1 comma 1, LO/MI
ITINERARI E VIAGGI NELLA NATURA
&OUTDOOR 288 DOSSIER
NEPAL NEL REGNO DEL GRANDE UNICORNO BIANCO
QUANTO VALE UN INVERNO SENZA NEVE?
PASSEGGIATE VALDOSTANE
IN ALLEGATO LA GUIDA
BASILICATA DA VIVERE
per una vacanza attiva ma anche ritmi slow
Euro 4,00 Febbraio / Marzo 2017
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SOMMARIO
ARTICOLI
6
48
IN COPERTINA PINO LORICATO, ALBERO MONUMENTALE FOTO DI ALESSANDRO FRANZA
marco carlone
38
Dossier: i numeri della neve
48
Passeggiate vadostane
56
Paesi fantasma: Reneuzzi
64
Orienteering, lo sport dei boschi
70
Monteverde outdoor
76
100
I mille volti della Lucania
michele dalla palma
claudio trova
luciano campanella
fabio storti
flavio pagano
Scozia, terra ribelle andrea perciato / maria rita liliano
84
Alvernia: due passi fra i vulcani
92
Grecia, terra di miti ed eroi
100
fulvia negro
enrico bottino
Il gigante del Terai michele dalla palma
RUBRICHE
8
15 18 22 26 28 30 32
Focus Senza lasciare traccia L’Opinione Obiettivo Outdoor Cogli l’Attimo Ambiente e dintorni Emozioni di carta Laboratori del Camminare
IN QUESTO NUMERO
L’INVERNO OLTRE LO SCI L’anomalo inverno 2016/17, prima caldissimo, poi freddissimo, secco come il deserto del Gobi al Nord, nevoso come lo Yukon al Sud, è l’occasione per farsi qualche domanda sul destino del turismo outdoor invernale. Ad assumersi questo compito è il nostro direttore Michele Dalla Palma. Il dossier che porta la sua firma è un approfondimento scrupolosamente documentato, dove, alla constatazione della crisi della “monocultura sciistica”, si affiancano le prospettive positive derivanti da un bisogno di natura e di vita all’aria aperta che non è mai stato così diffuso quanto oggi. Dalle riflessioni sul futuro dell’outdoor passiamo alla pratica sul campo. Sulle Alpi occidentali, Claudio Trova ci porta lungo le vecchie strade che collegano i borghi della Valle d’Aosta, riscoprendo atmosfere e paesaggi d’altri tempi. Sapore d’antico è quello che si gusta anche nelle parole di Luciano Campanella a nelle foto di Enrico Bottino, viandanti fra i “paesi fantasma” dell’Appennino ligure, dove i borghi come Raneuzzi sono libri aperti su pagine di storia e vite passate. Per scrollarci di dosso quel pizzico di nostalgia che la contemplazione delle antiche case abbandonate porta con sé, non c’è nulla di meglio che un’immersione a tutto tondo nella natura, magari cercando di risolvere il rebus dei punti indicati su una mappa, come quella che accompagna gli
Serafino Ripamonti
Michele Dalla Palma
Andrea Perciato
4 · TREKKING&Outdoor
Fulvia Negro
appassionati di orienteering, un’attività outdoor di cui Fabio Storti ci racconta la storia e le “regole del gioco”. Un balzo verso sud ci conduce a Monteverde, uno dei Borghi più Belli d’Italia, al crocevia fra Campania, Puglia e Basilicata. Flavio Pagano è la nostra guida fra le stradine dominate dall’antico maniero e i sentieri che si dipanano al cospetto del monte Vulture. Molti chilometri più a nord, i passi di Andrea Perciato e Maria Rita Liliano si inoltrano fra le brughiere delle Highlands scozzesi, dove la natura esprime tutta la sua fora primordiale e la voce del vento racconta antiche leggende… Una natura più placida è quella che ci attende in Alvernia, la regione francese degli antichi vulcani. Fulvia Negro ci porta alla scoperta di sentieri adatti a tutta la famiglia e ricchi di attrattive naturalistiche e storiche. In Grecia, patria di miti ed eroi, la vita è prepotentemente mediterranea, vissuta con passione: l’incanto dei suoi monumenti e il grande fascino della storia antica non sono sfuggiti all’obiettivo di Enrico Bottino. Ancora una volta spetta a Michele Dalla Palma il compito di chiudere la carrellata di sogni che anche in questo numero abbiamo cercato di proporvi. Il direttore assolve l’incarico portandoci fra le foreste del sud del Nepal, ultimo rifugio del maestoso rinoceronte bianco. Buona lettura, e buon cammino!
Claudio Trova
Enrico Bottino
Fabio Storti
Luciano Campanella
Flavio Pagano
OBIETTIVO OUTDOOR
FOTOGRAFARE GLI ANIMALI NELLA STAGIONE FREDDA L’inverno, come abbiamo visto nello scorso numero della rivista, è una stagione ricca di spunti fotografici, con albe e tramonti coloratissimi, neve, galaverna e nebbia, elementi che diventano la peculiarità dell’immagine. La stagione è interessante anche per ritrarre gli animali, un genere fotografico complesso che richiede innanzitutto la conoscenza delle loro abitudini e dell’ambiente in cui vivono. Preferirei non parlare di “Caccia Fotografica”, una definizione molto utilizzata qualche anno fa. Oggi è preferibile parlare di fotografia di animali selvatici, senza utilizzare un’accezione propria di un’altra attività, dalle finalità molto diverse. La prima cosa che ogni buon fotografo di animali dovrebbe sapere è che l’inverno è una stagione delicata, non solo in montagna, ma in qualsiasi ambiente: camosci e stambecchi, per esempio, trascorrono molto tempo alla ricerca di luoghi sgombri dalla neve, dove brucare un po’ d’erba e spesso scendono di quota. Gli uccelli, i passeriformi soprattutto, si recano spesso in zone di città, magari nei giardini, alla ricerca di qualcosa da mangiare. La prima regola, quindi, deve essere quella di non disturbare gli animali alla ricerca di cibo. Fotografare gli animali significa “ritrarre” le varie specie. È possibile riprendere il soggetto interamente, oppure scattare un primo piano del muso, o un’immagine ambientata, che descriva anche l’ambiente circostante, o un gruppo di esemplari. Per immortalare gli animali è necessario, innanzitutto, conoscere il loro comportamento e le loro abitudini.
DA APPOSTAMENTO O VAGANTE
La fotografia di animali si può suddividere in due categorie principali: da appostamento, in appositi capanni, o vagante, se si fotografa mentre ci si 22 · TREKKING&Outdoor
A cura di Cesare Re
muove in natura. In genere, chi cammina in montagna, difficilmente si apposta, o si trascina il peso di un capanno (smontabile) sulle spalle. È possibile, però utilizzare, come nascondiglio, anche elementi naturali, come rocce, anfratti, avvallamenti naturali.
TECNICA
La messa a fuoco va sempre effettuata sull’occhio del soggetto, in modo che risulti nitido. Attenzione alla profondità di campo che deve essere sufficiente ad avere tutto il soggetto nitido, dalla testa sino alla coda. È anche importante, in questo senso, ragionare sulla nitidezza dello sfondo. Se il soggetto è l’animale, sarà opportuno avere uno sfondo leggermente sfocato, che consenta all’occhio dell’osservatore di concentrarsi sul primo piano. Utilizzeremo, quindi, un diaframma tale da avere nitido l’animale e lo sfondo leggermente sfocato (per esempio, in caso di un animale grande, come un camoscio, basterà un diaframma tipo f 5,6 o f 8, per sfocare lo sfondo). Se, invece, vogliamo ottenere
Immagine grafica che sfrutta il volo e la presenza del cielo lattiginoso e bianco che rende evidente la silhouette. Immagine realizzata con: Nikon D800; Nikkor 80-400 4,5/5,6 vr 1
Un duello sulla neve fra due splendidi esemplari adulti di cervo. Un vero e proprio spettacolo della natura! Immagine realizzata con: Nikon D300; Nikkor 80-400 4,5/5,6 vr 1
Riprendere un camoscio durante una nevicata significa ottenere uno scatto diverso dal consueto. Il brutto tempo descrive efficacemente le caratteristiche della stagione invernale. Immagine realizzata con: Nikon D800; Nikkor 80-400 4,5/5,6 vr 1
DOSSIER Testo e foto di Michele Dalla Palma
QUANTO VALE UN INVERNO M SENZA NEVE?
i scuso, innanzitutto, con tutti gli italiani del Centro-Sud che, in questi giorni (mentre scrivo questa opinione è il 10 gennaio 2017), si trovano sommersi da continue tormente di neve capaci di paralizzare la quotidianità creando immensi disagi e disservizi, e potrebbero sentirsi irrisi da un titolo simile. Però la realtà è che, sull’arco alpino e in particolare nell’area orientale - Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia - sono almeno due mesi che, letteralmente, non passa una nuvola. E in queste pagine parliamo di turismo invernale e dell’industria dello sci.
I CAPRICCI DELLA METEOROLOGIA Un’eccezionale alta pressione stanziata alle latitudini settentrionali ha finora impedito qualunque precipitazione atmosferica, e, a qualunque quota in questa prima parte di inverno, questa porzione di Alpi, dal Bernina agli altipiani carsici che si affacciano sul 38 · TREKKING&Outdoor
Golfo di Trieste, si presenta in condizioni estive. Più fortuna hanno avuto, quest’anno, i confini montuosi occidentali del Piemonte interessati a inizio dicembre da abbondanti precipitazioni nevose, che invece lo scorso anno erano totalmente mancate anche in quel settore, mettendo pesantemente in crisi l’industria turistica invernale. Quantomeno quella che afferisce al mercato dello sci da pista. Quindi, per il secondo anno consecutivo, il turismo dello sci è stato salvato, almeno in parte, dall’utilizzo massiccio dell’innevamento artificiale. Che ha creato, nelle ultime stagioni, un solco ormai difficilmente colmabile tra i comprensori attrezzati (come quelli del Trentino Alto Adige) e che utilizzano piste da sci tracciate sopra i duemila metri, e le stazioni che invece non hanno saputo, o potuto, attrezzarsi con i “cannoni da neve”. Nell’ultimo decennio, ci sono stati almeno cinque inverni determinati da grande siccità e carenza di precipitazioni sulle Alpi, perciò non si possono più considerare questi eventi come fatti casuali, ma come situazione consolidata. Pertanto l’utilizzo della neve prodotta artificialmente è ormai una necessità primaria per i comprensori sciistici.
SENZA ACQUA NON SI SCIA! È questa la prima, inesorabile, selezione a cui devono sottostare le località che vogliono avere garanzie di poter soddisfare le aspettative del turismo legato allo sci da pista. La possibilità di accedere a grandi bacini - naturali o artificiali - per innevare i tracciati di discesa è indispensabile, e oggi l’impianto di innevamento è molto più importante di qualunque altra infrastruttura, compresi gli impianti di risalita, assolutamente inutili senza un adeguato innevamento programmato. Ma l’acqua, come ben sappiamo, è un bene prezioso e non sempre facilmente disponibile, pertanto nel business plan di una stazione sciistica il reperimento dell’acqua e il costo del suo utilizzo deve essere la prima voce da verificare.
A BASSE QUOTE NON SI SCIA! La quota è la seconda criticità che deve essere valutata. Gli investimenti in nuovi impianti sciistici sulle Alpi oggi vengono considerati finanziabili solo se hanno la stazione di partenza sopra i 1400 metri di quota, ma recentemente la Svizzera ha portato questo limite a 1800 metri, a dimostrazione che, nelle previsioni dei prossimi anni, la quota “critica” per avere temperature utili allo sfruttamento dei cannoni sarà sempre più alta.
L’affollamento sulle piste da sci, spesso caotico e causa di molti incidenti, sta spingendo molti appassionati a trovare attività alternative allo sci da discesa.
MA SERVE FARE NUOVI IMPIANTI DI RISALITA? Assolutamente no, dal punto di vista della redditività. Da nessuna parte. Per un motivo molto semplice: il numero degli sciatori è in continua e costante diminuzione da almeno vent’anni! Costruire nuovi impianti e infrastrutture per lo sci da pista, che hanno costi molto elevati, oggi è utile solamente ai grandi comprensori con l’obiettivo di MANTENERE la propria quota di mercato, e non certo per aumentarla. Nell’immediato, un nuovo impianto o una nuova pista di discesa può anche attrarre sciatori curiosi di novità “rubandoli” a comprensori limitrofi, ma è sempre un fenomeno temporaneo. La realizzazione di nuovi impianti e di nuove piste serve, in definitiva, per allettare la propria clientela turistica (oggi molto incline al “nomadismo”) spingendola a tornare in quella località.
I NUMERI DELLO SCI NEL MONDO I dati aggiornati al 2015 forniti da International Report on Snow & Mountain Tourism, un documento che fornisce una prospettiva mondiale sullo sviluppo e sul peso economico del mercato dello sci paese per paese, coprendo il 99,8% del volume totale di questo mercato, iniziano con una premessa, evidenziando “una tendenza generale verso la stagnazione di questo mercato. TREKKING&Outdoor · 39
VALLE D’AOSTA Testo e foto di Claudio Trova
PASSEGGIATE
VALDOSTANE IL FASCINO DELLE STRADE RURALI
PIEMONTE Testo di Luciano Campanella / Foto di Enrico Bottino Casoni di Vegni, nella Valle dei Campassi: alcune di queste case abbandonate sono ancora integre e conservano mobili in legno, panche, sedie e tramogge per le castagne. Veduta sulle case terrazzate di Vegni.
PAESI FANTASMA RENEUZZI, TRACCE DI VITA VISSUTA
RENEUZZI, UN BORGO APPENNINICO DA NON DIMENTICARE PERCHÉ RAPPRESENTA UNO SPACCATO DI STORIA DEL NOSTRO PAESE. Riflessioni su uno dei paesi appenninici più caratteristici e misteriosi della Val Borbera, prima che i rovi e il bosco ritornino ad impossessarsi completamente e definitivamente di ciò che secoli fa gli era stato sottratto. Prima che le pietre, che con tanta fatica erano state trasportate, e con tanta maestria lavorate, tornino anch’esse inesorabilmente da dove erano state prelevate: alla Madre Terra.
C
he strana che è a volte la vita, ci sono volute almeno una decina di salite in vetta all’Antola prima che mi accorgessi che laggiù, in fondo alle pendici nord del monte, proprio all’inizio dell’imponente valle dei Campassi, esistesse un paese. Eppure nel corso delle mie escursioni di “binoccolate” ne ho date in lungo e in largo, sempre alla continua ricerca di qualcosa di nuovo da scorgere, magari sfuggito le volte precedenti.
PENSIERI Capisco che dalla vetta ci sono miriadi di cose belle da vedere, da scrutare con attenzione, però quel paio di tetti di tegole rosse che avevo quasi sotto i piedi e che a stento si intravedevano tra la vegetazione erano sempre passati inosservati. Era estate e, se non ricordo male, dell’anno 2000. La prima sensazione di stupore si trasformò in angoscia e curiosità quando cercai di comprendere le ragioni che avevano spinto poche persone a costruire quelle due o tre case edificate in un ambiente tanto impervio, isolato e ostile. Quelle strane sensazioni cercai TREKKING&Outdoor · 57
SPORT OUTDOOR
Testo di Fabio Storti
ORIENTEERING LO SPORT DEI BOSCHI
L’ORIENTEERING È NATO NEI PAESI NORDICI, DOVE MUOVERSI CON CARTA E BUSSOLA NELL’AMBIENTE NATURALE È UN’ESIGENZA QUASI QUOTIDIANA.
OGGI SONO SEMPRE DI PIÙ GLI APPASSIONATI DI OUTDOOR, DI TUTTE LE LATITUDINI E DI TUTTE LE ETÀ, CHE SI DEDICANO A QUESTA AFFASCINANTE DISCIPLINA, A PIEDI, IN MTB O CON GLI SCI DA FONDO.
L
o sport dei boschi, meglio conosciuto come Orienteering, è una piacevole attività sportiva a contatto con la natura praticabile quasi ovunque e a tutte le età, basta infatti una bussola e la voglia di divertirsi in compagnia, non a caso i maestri scandinavi lo hanno ribattezzato lo sport della famiglia. L’Orienteering nasce intorno alla fine dell’ottocento, nelle foreste incontaminate della penisola scandinava, come evoluzione ludica di una naturale
esigenza per gli abitanti di quei luoghi così vasti e scarsamente antropizzati: spostarsi nell’ambiente naturale e interagire con i propri simili, attraverso l’uso dello strumento cartografico, base e vero “impianto sportivo” (ecocompatibile) per praticare questa attività. Come spesso accade, i primi germogli dell’orientamento ebbero vita in ambito militare per poi passare al civile, grazie alla voglia di socializzare e di trascorrere sane giornate all’aria aperta, tipiche per quei popoli. In Italia l’orienteering fu introdotto dal colonnello dell’Esercito Francesco Vida, TREKKING&Outdoor · 65
GRAN BRETAGNA Testi e foto di Andrea Perciato e Maria Rita Liliano
SCOZIA TERRA RIBELLE TRA CIELO E MARE
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SE OLTRE IL VALLO DI ADRIANO CERTI TRAMONTI OFFRONO PAESAGGI UNICI AL MONDO, TRA LEMBI DI TERRA CIRCONDATI DA ACQUE MARINE E SPECCHI LACUSTRI, DOVE UNA MACCHIA GENERATA DA ERBE AROMATICHE FA DA MORBIDO CUSCINO AL NOSTRO CAMMINO, ALLORA SIAMO PROPRIO NEL POSTO GIUSTO: LA TERRA DEI GAELI
TREKKING&Outdoor · 77
GRECIA
Testo e Foto di Cesare Re
TERRA DI
MITI
ED EROI
IN VIAGGIO SULLE ORME DELLA STORIA IN PERFETTO EQUILIBRIO CON LA NATURA 92 · TREKKING&Outdoor
Testo e foto di Enrico Bottino Le Meteore rappresentano un esercizio di equilibrio, qui la parola d’ordine è sospensione: nella foto il monastero di Varlaàm (sx) e il monastero Roussanou (dx).
TREKKING&Outdoor · 93
100 · TREKKING&Outdoor
NEPAL
NEL
REGNO DEL
GRANDE UNICORNO BIANCO Testo e foto di Michele Dalla Palma
B
asta un semplice incrocio d’occhi, tra me e il ranger che mi sta a fianco, per capire che è il momento di fermare anche il respiro. Immobili come statue, osserviamo l’imponente maschio, emerso improvvisamente dal nulla della giungla, annusare l’aria a meno di due metri dalla effimera protezione della sponda di lamiera del vetusto pickup che mi ha messo a disposizione l’ufficio del Parco di Chitwan. Se solo allungassi un braccio, potrei sfiorare il lungo corno che caratterizza uno dei più grossi animali del pianeta, secondo solo all’elefante. È l’incontro cercato per giorni, ma adesso l’unica preoccupazione è cercare di non tradire alcun TREKKING&Outdoor · 101
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