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MaRina di guaRdo
Marina Di Guardo, the mother of the Ferragni sisters, is a successful writer, the author of 8 novels, including the latest gripping thriller Dress code rosso sangue
BOOK INTERVIEW
AT THE TIP OF A PEN
WRITER MARINA DI GUARDO AND HER LATEST THRILLER, SET IN MILAN LA SCRITTRICE MARINA DI GUARDO E IL SUO ULTIMO ROMANZO THRILLER AMBIENTATO A MILANO text Matteo Parigi Bini photo Cosimo Buccolieri
A successful novelist with a past in the fashion world, mum to the three Ferragni sisters and an extremely familiar face on social media, with 640,000 followers on Instagram. Marina Di Guardo was born in Cremona, and her life has always revolved around Milan. We meet her as she promotes her latest book, the gripping thriller Dress Code Rosso Sangue.
How did your passion for books come about?
It’s something that’s been with me since childhood, and which I’ve always cultivated privately, but without putting much faith in it because I’ve always lacked self-confidence so I thought I wasn’t good enough. Then, as I started having more free time when the girls went off to study and work in Milan, I decided to write my first novel. As soon as I finished it, I began offering it to publishers, until a small publishing house replied that they wanted to publish it. That was the start of my writing adventure.
This is your eighth novel: Dress Code Rosso Sangue, a noir thriller. The subject matter is highly current.
It’s slightly unusual to find female writers in this field, probably because it’s not a literary genre that appeals to them, but I’ve always liked noir. I began by writing a relationship drama; in my second novel I wrote a really strong ending, and my third book, Bambole gemelle, was effectively a thriller. It was extremely well-received, so much so that it was included in Best of zoom, the collection of the best novels published in Feltrinelli’s digital series; this meant I had the honour of appearing alongside writers like James Joyce and Banana Yoshimoto.
Who’s your favourite writer?
The first writer to touch my heart was Elsa Morante. I started with La Storia, as summer holiday reading when I was at school. But I like to read a bit of everything. I love Murakami’s fiction, also Camilleri, and not only the Montalbano stories, but also and especially his historical novels like Il birraio di Preston, set in 17th-century Sicily: it’s like being there, tasting the flavours, seeing the landscapes and smelling the scents.
Tell us a little about your Milan, the city where you live
Scrittrice di successo, un passato nel mondo della moda, mamma delle tre sorelle Ferragni e volto ultra noto dei social, con i suoi 640mila follower su Instagram. È Marina Di Guardo, nata a Cremona, la sua vita ruota da sempre intorno a Milano. La incontriamo durante la promozione del suo ultimo romanzo, Dress Code Rosso Sangue, avvincente thriller noir.
Come è nata questa tua passione per i libri?
È una passione che ho da quando ero bambina e che ho sempre coltivato in maniera privata, non credendoci troppo perché da eterna insicura pensavo di non esserne all’altezza. Poi quando ho iniziato ad avere più tempo libero, con le ragazze che andavano a studiare e lavorare a Milano, ho deciso di scrivere il mio primo romanzo. Appena finito, ho cominciato a proporlo, finché una piccola casa editrice mi ha risposto che volevano pubblicarlo. Da lì è iniziata la mia avventura.
Sei all’ottavo romanzo, Dress Code Rosso Sangue, un thriller noir. Un tema molto contemporaneo.
È un po’ inconsueto trovare scrittrici in questo campo, probabilmente perché non è un genere letterario che le attira, ma a me è sempre piaciuto. Ho cominciato scrivendo un dramma relazionale, già con il secondo romando, però, ho sviluppato un finale molto forte, il terzo romanzo, Bambole gemelle, era già un thriller a tutti gli effetti. È piaciuto molto, tanto da essere inserito in Best of zoom, la raccolta dei migliori romanzi editi dalla collana digitale di Feltrinelli, ottenendo così l’onore di essere affiancata a scrittori come James Joyce e Banana Yoshimoto.
Qual è il tuo scrittore preferito?
La prima scrittrice che è entrata nel mio cuore è Elsa Morante. Ho iniziato con La Storia, come libro da leggere durante le vacanze estive a scuola. Ma mi piace leggere un po’ di tutto. Amo la narrativa di Murakami, oppure Camilleri e non solo le storie di Montalbano, ma anzi, soprattutto i romanzi storici, come Il birraio di Preston, ambientato nella Sicilia dell’Ottocento, è come essere in quella lì, assaggiare quei sapori, vedere quei paesaggi, sentire quei profumi.
Raccontaci anche un po’ la tua Milano, la città in cui vivi e
BOOK INTERVIEW
and the setting for your latest book.
It was different before, quieter, with a calmer pace of life. Now it’s more frantic, but I’ve gradually learned to appreciate it, because this is a city that offers truly poetic views. It’s increasingly a European capital, I’d even say global. And since Covid, it’s become more Mediterranean and convivial. Perhaps more messy and chaotic too, but it’s a good friendly kind of chaos.
Which is your favourite neighbourhood?
I live in the Arco della Pace area and I love it, with the arch that’s a bit Parisian and the Sempione park, where I used to play as a child. It’s true: incredibly, I’ve ended up living no more than 70 or 80 metres from the house where I lived with my parents.
In your novel you speak about Milan and, logically, the fashion industry, where you yourself have worked. To what extent were you inspired by your experience?
I was assistant director of a Blumarine showroom, where I worked for almost 12 years, and it was a wonderful experience, extremely stimulating. I learned a lot, and worked with top designers like Walter Albini and Franco Moschino. It’s not all sequins and glamour; it’s a world that demands hard work, discipline and rigour.
What else is there of Marina in the novel?
I’d say there’s a bit of me in the protagonist, Cecilia, a young woman who rebels against her father’s ambition that she should become a lawyer, and decides to work in fashion. Then there are a lot of characters that are partly similar to people I’ve met; for example Georgette Lazare, the director of the showroom, is inspired by a customer of mine from those days, and I wrote the designer thinking of Franco Moschino, who’s a very compassionate person. It’s inevitable for a writer to draw on her own experience, and it’s a good thing, because it makes the novel more personal.
What does fashion mean to Marina?
First of all, fashion is the mirror of an age. It contains people’s needs and desires, what we want to be and convey to others. And it’s great that it’s become more inclusive, that it’s reached street level, where everyone can make their own contribution.
Your must-have item?
I have an unbridled passion for the Little Black Dress. I find that the true essence of fashion lies in a classy, well-judged evening dress.
dove hai ambientato il tuo ultimo libro.
Tempo fa era diversa: più tranquilla, con ritmi più sereni. Adesso è più convulsa, però, pian piano, ho imparato ad apprezzarla, perché è una città che offre degli scorci davvero poetici. È una capitale sempre più europea, mondiale direi. Da quando c’è stata l’epoca covid, poi, è diventata più mediterranea e conviviale. Forse più disordinata, ma di un disordine bello, caldo.
Qual è il tuo quartiere preferito?
Abito in zona Arco della Pace e mi piace tantissimo: con questo arco che fa un po’ Parigi e il parco Sempione, dove andavo a giocare da bambina. Sì, perché incredibilmente sono andata a vivere in una casa che non dista più di 70/80 metri da quella dove vivevo con i miei genitori.
Nel romanzo parli di Milano e logicamente di moda, un mondo dove tu hai lavorato. Quanto ti sei ispirata a questa tua esperienza?
Sono stata vicedirettrice in uno showroom di Blumarine, dove ho lavorato per quasi 12 anni, ed è stata una bellissima esperienza, piena di stimoli. Ho imparato tante cose e ho lavorato con stilisti importanti come Walter Albini, Franco Moschino. È un mondo che non è solo lustrini e glamour e che richiede molto impegno, disciplina e rigore.
Cos’altro c’è di Marina nel tuo romanzo?
Direi che c’è un po’ di me nella protagonista, Cecilia, una ragazza che si è ribellata al volere paterno che le auspicava un futuro da avvocato, e che decide di lavorare in questo showroom. Poi ci sono tanti personaggi che in parte somigliano a persone che ho conosciuto, ad esempio Georgette Lazare, la direttrice dello showroom, si ispira a una mia cliente dell’epoca, mentre per lo stilista ho pensato a Franco Moschino, persona di grande umanità. È inevitabile che uno scrittore attinga dal proprio vissuto, ed è bello che sia così, perché rende più personale il romanzo.
Cos’è la moda per Marina?
Prima di tutto la moda è lo specchio di un’epoca. Nella moda si ritrovano i bisogni e i desideri delle persone, quello che noi vorremmo essere e trasmettere agli altri. Ed è bello che sia diventata più inclusiva, che sia scesa nelle strade, in modo che tutti possano dare il proprio contributo.
Il tuo must have?
Ho una passione sfrenata per la Petite robe noire. Trovo che in un abito da sera di classe, calibrato bene, ci sia la vera essenza della moda.
Above: Com’è giusto che sia and La memoria dei corpi Below: Marina Di Guardo with her latest novel, set in the world of Milanese fashion