Toscana lo spirito degli Etruschi

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Chi erano gli Etruschi e cosa resta oggi in Toscana di questo popolo che ha lasciato tracce indelebili? Ecco un viaggio, affrontato con spirito contemporaneo, attraverso il gusto, il savoir faire, le passioni di una delle più importanti civiltà del Mediterraneo, vissuta a cavallo tra IX e II secolo a. C. nell’Italia Centrale con epicentro la Toscana e il Lazio. Inizialmente agricoltori e pastori, non abbandonarono mai questa loro vocazione ‘contadina’, continuando a sentire il richiamo della terra anche quando, divenuti abilissimi armatori e commercianti, si avventuravano in lunghe navigazioni per mare. Sensibili alle arti, ingegnosi nelle tecnologie e nella manualità, oltre che esteti sopraffini, non avevano una capitale, ma un sistema replicabile di 12 città confederate. E la donna, a differenza dei Greci e dei Romani, era considerata pari e uguale all’uomo. L’immagine degli Etruschi è stata per troppo tempo, e forse a torto, legata al mondo ipogeo delle sepolture. Solo di recente è emersa una nuova tendenza, che pone l’accento sui molteplici aspetti del quotidiano che hanno animato questa civiltà gioiosa, mobile e cosmopolita. La loro energia e vitalità, così come la loro liquidità incredibilmente contemporanea, non emergono da quella lingua ermetica che li ha resi affascinanti e misteriosi, ma da testimonianze materiali. Le stesse tombe, con le loro decorazioni e corredi, contribuiscono a gettare nuova luce sui loro usi e costumi. Nel solco di questo nuovo punto di vista siamo andati alla ricerca, anche fotografica, di una chiave di lettura del passaggio degli Etruschi in Toscana, per raccontare di loro più che la muta storia, lo spirito che ancora sopravvive in molte declinazioni del cosiddetto ‘stile toscano’.

FOTO ALESSANDRO MOGGI

ETRUSCHI POPOLO CO N T E M P O R A N EO


SO M M ARIO

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ARMONIA In sintonia con la natura

4

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FLUIDITÀ

MODA, ACCESSORI, GIOIELLI

Come una matrice originaria

Quando lo ‘stile etrusco’ era fashion

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ARTIGIANATO E DÉCOR Signori del ferro e dell’argilla

32

46

58

SPORT E DIVERTIMENTI

ARTE E ARCHITETTURA Maestri della figura

CIBI E PRODOTTI

Una civiltà innamorata della vita

e artefici di città fluide

Banchetto di famiglia


FLUIDITÀ

Ombra della sera III secolo a.C., bronzo, 57 cm. Volterra, Museo Guarnacci 2


FLUIDITÀ

FLU I DI TÀ UNA MATRICE ORIGINARIA

Un Toscano si riconosce quando parla, si capisce osservandolo mentre beve un bicchiere di vino o condire un piatto d’insalata, si apprezza se lo si vede intento a tirare un muro a secco. In Toscana un magico senso di innata naturalezza pervade la bellezza delle basiliche o dei palazzi di città, lo stesso che nelle campagne corrisponde alla misura perfetta delle case coloniche e del paesaggio. Se tante qualità diverse si sono potute armonizzare nel corso dei secoli in un linguaggio unico è, forse, proprio grazie a una matrice originaria: gli Etruschi. Mobili e cosmopoliti vivevano di commercio e artigianato, il che li rendeva ricchi e aperti a culture diverse. Assimilavano intelligentemente le tradizioni manifatturiere e i costumi di altri popoli, adattandoli al loro stile di vita e alla loro visione del mondo. In queste pagine siamo andati alla ricerca di esempi architettonici e paesaggistici che indicano la presenza, di epoca in epoca attraverso la storia, di questa matrice. Tanto solida quando più fluida è stata, a suo tempo, l’origine della sua formazione.


FLUIDITÀ

La cattedrale di Santa Maria del Fiore, il duomo di Firenze, è sormontata dalla cupola progettata da Filippo Brunelleschi nel 1418 Ancora oggi, è la cupola in muratura più grande al mondo (ph. Lorenzo Cotrozzi) 4


FLUIDITĂ€

La Tanella di Pitagora, mausoleo di forma cilindrica del diametro di poco piĂš di sette metri, tra Camucia e Cortona, III-II secolo a.C. 5


Annunciazione di Beato Angelico, affresco 1442 ca. Museo Nazionale di San Marco, Firenze (ph. Pasquale Paradiso)


FLUIDITĂ€

Dettaglio di una Lasa scolpita in bassorilievo, MAEC Cortona. L’iconografia degli angeli cristiani potrebbe essere erede diretta delle Lase misteriose semidivinità venerate nella religione etrusca, rappresentate con una tunica e dotate di lunghe ali piumate 7


FLUIDITĂ€

Sorano, in Maremma, uno tra i pochi borghi di origine etrusca ad aver mantenuto una continuitĂ abitativa fino ai giorni nostri 8


FLUIDITĂ€

Dettaglio di una palazzina realizzata nel 2014 in via Vittorio Gui, area Stazione Leopolda, Firenze (ph. Lorenzo Cotrozzi) 9


Deposizione dalla Croce del Rosso Fiorentino, 1521, olio su tavola, Pinacoteca e Museo Civico di Volterra 10

re poria nobitaquae sectat opta etur? Escia nulpa simente aut officilliat.


FLUIDITÀ

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FLUIDITĂ€

Particolare esterno della nuova ala del Centro Pecci di Prato, firmata da Maurice Nio e inaugurata nel 2016 (ph. Fernando Guerra) 12


FLUIDITÀ

Resti etruschi nella campagna di Cortona 13


ARMONIA

Un tipico paesaggio collinare toscano, costellato di olivi, cipressi e vigneti, nei pressi di Volterra 14


ARMON I A

UN POPOLO SOSTENIBILE ANTE LITTERAM



ARMONIA

IN SINTON I A CO N L A NAT U RA Un universo di agricoltori e commercianti che ha saputo coniugare il rispetto per l’ambiente con la cultura e le tradizioni “Finalmente a casa!”, esclamarlo e

bidita dalla cera d’api. “Anche se

scivolare con destrezza da caval-

sciupa le mani, la nostra lana - sor-

lo fu un momento e nessuno dei

rise ammiccando - rimane una del-

servitori accorsi nel cortile cercò di

le più belle e robuste. Dovremo co-

aiutarla, ma piuttosto si occupa-

minciare a spedirla insieme ai pezzi

rono subito dell’animale, come lei

più belli che riusciremo a lavorare di

pretendeva ogni volta dicendo: “è

quell’ambra splendida di cui si stan-

sua la fatica più grande! È lui che s’i-

no occupando gli orefici, giù a Vatl

nerpica per la via e sopporta il mio

(Vetulonia)… non possiamo lascia-

peso e quello che rappresenta!”

re nessun campo scoperto. Stan-

Alzò la mano per chiedere che l’au-

no organizzandosi bene a Pupluna

lete cominciasse a suonare i suoi

(Populonia), li ho visti nelle loro of-

flauti e chiese al responsabile della

ficine, mentre tornavo. Il loro ferro

casa di seguirla in quella che era or-

è buono e noi dobbiamo sfruttare

mai la sua stanza da lavoro, quella

meglio le nostre miniere dell’Acce-

che suo marito aveva considerata

sa.” L’intendente guardava la padro-

in comune. Il carro che sarebbe ar-

na in un intenso silenzio: da quando

rivato qualche ora più tardi, con le

il marito era morto quasi sette anni

merci e i bagagli, non era più una

prima e lei era rimasta sola, e senza

sua preoccupazione.

figli, tutti - nella casa e nella fami-

La pavimentazione in lastra di pie-

glia e in città - avevano pensato che

tra della stanza era stata lucidata e

avrebbe trovato un nuovo marito.

la banchina di ciottoli fluviali su cui

Ma lei aveva proclamato che non

era posato il tavolo con gli sgabelli,

avrebbe avuto un altro uomo e che

per evitare l’eccesso di umidità, che

avrebbero visto finalmente chi fos-

aveva fatta installare anche nel ta-

se una degna figlia di Begoe, quella

lamo, l’accolse con un profumo di

splendida ninfa che non solo inter-

lana ben lavorata e lavata, ammor-

pretava i fulmini ma insegnava agli

Pagina a sinistra. In alto: la necropoli delle Grotte nel Parco Archeologico e Naturalistico di Baratti e Populonia. In basso: la Città del Tufo di Sorano 17


ARMONIA

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ARMONIA

agricoltori anche come delimitare i

segneranno la cultura del Mediter-

campi. E si era davvero impegnata

raneo per lunghi secoli - la differen-

ad ampliare le coltivazioni di farro

za di genere non era considerata

e di vite, che aveva cominciato a

un valore e piena testimonianza di

esportare - come dunque si prepa-

ciò è data dai più antichi sarcofa-

rava a fare con il ferro!, aveva miglio-

ghi, dalle sculture e dalle figure raf-

rata la casa e le officine dove lavo-

figurate sui vasi, nei quali gli sposi

ravano i servi e i lautni (gli schiavi

sono rappresentati della medesima

liberati) facendo costruire dimore

altezza e impegnati nelle stesse

per loro e un piccolo tempio dedi-

attività. Comprese quelle del com-

cato a Begoe. I campi erano arati e

mercio

coltivati con precisione e le semine

testimoniano alcune delle steli so-

fatte guardando alle acque e ai di-

pravvissute ai secoli.

versi tipi di terreno. E ogni cosa a

A segnare il territorio etrusco delle

ritmo di musica, come si conveniva

origini furono le fattorie, e le poche

alla discendente di suo padre, che

case articolate in villaggi, dedite

faceva impastare il pane di famiglia

all’agricoltura in quella fertile regio-

con accanto un aulete, mentre altri

ne italica che i Greci chiamavano

flautisti accompagnavano i caccia-

“terra dei vitelli”, una terra tenden-

tori di cervi e di cinghiali durante le

zialmente rossa e ricca, nella quale

battute nelle grandi campagne.

si curavano oliveti e vigneti circon-

Nella società etrusca, diversamen-

dati da mirto selvatico e lentisco,

te da quella greca e romana - che

ma anche rosmarino e lavanda, cui

e

dell’agricoltura,

come

Pagina a destra: un particolare delle cosiddette Vie Cave, ciclopici corridoi ricavati scavando la roccia tufacea in Maremma 19


ARMONIA

A sinistra: Tomba delle Pissidi cilindriche, un esempio di tomba a tumulo etrusca nella necropoli di San Cerbone, Populonia. A destra: il Golfo di Baratti, dove sorgeva la città etrusca di Pupluna (Populonia), nota fin dall’antichità per l’intensa attività metallurgica legata alla produzione del ferro

Nella pagina a destra: pini marittimi nei pressi del Golfo di Baratti 20

facevano da scudo ideale i pini (am-

solo le fondamenta, le pareti e i tetti

biti per la costruzione delle navi) e i

erano fatti di legno e mattoni di pa-

cipressi che ancora oggi delimitano

glia e argilla cotte. Sceglievano per

le strade meno affollate che si sno-

costruire zone collinari o ai piedi del-

dano sulle colline più dolci e verso il

le colline, un po’ per difesa e un po’

mare di Toscana.

perché decisamente più salubri, an-

Un popolo, si direbbe oggi, molto at-

che se i golfi erano sedi di importan-

tento all’impatto ambientale, da cui

ti porti che consentivano l’esporta-

dipendeva la vita delle generazioni

zione del loro ferro, come accadeva

successive. Le loro vie di comuni-

da Porto Baratti, mentre città in-

cazione, ritmate da steli poste ogni

terne come Volterra avevano il loro

sei miglia circa, non modificavano

approdo esclusivo a Vada. Fonda-

la natura, ma in larga parte l’asse-

mentale, infatti, era lo sfruttamento

condavano e benché fossero grandi

delle miniere dell’Isola d’Elba, ricca

urbanisti - i primi a costruire nella

del preziosissimo ferro che veniva

Penisola città murate e organizzate

trasportato sul mare a Pupluna per

giungendo a elaborare lungo i seco-

essere lavorato. Questo almeno fino

li un preciso piano regolatore, con

a quando Roma s’impossessò delle

tanto di strade spesso di sola terra

ricche miniere della Carinzia, nelle

battuta e marciapiedi, impianti fo-

terre degli Illiri e dei Celti. E gli Etru-

gnari e acquedotti che poi i Roma-

schi finirono per fondersi, segnando-

ni avrebbero migliorato - gli edifici

la sottilmente e indelebilmente, con

privati e pubblici di solido avevano

la civiltà dei Romani.


ARMONIA

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MODA

Busto di donna in pietra fetida, prima metĂ del VI secolo a.C. Museo Nazionale Etrusco di Chiusi 22


LA M ODA G LI ACC ESSOR I I G I OI E L L I RAFFINATI ESTETI, AMAVANO ABITI E COLORI SGARGIANTI



MODA

QUA ND O LO STIL E ETRUSCO ERA FAS H I O N

Vipia Vetes e l’identikit della donna etrusca raffinata

A Vipia Vetes piaceva sfoggiare la

parte attiva della vita sociale. E an-

sua cascata di boccoli. La vedeva-

che Vipia, quando partecipava ai

no muoversi in modo aggraziato

banchetti, stava sdraiata, non se-

tra i villaggi di Comeana e Arti-

duta come le romane.

mino, insediamento etrusco sul

Donna di gusti molto raffinati, per

versante pratese del Montalbano,

il suo guardaroba estivo la nobile

fedele ai canoni delle acconciatu-

signora sceglieva abiti di lino finis-

re in voga nel V secolo a.C.: la gio-

simo, decorati con ricami preziosi

vane etrusca andava fiera dei suoi

e lamine d’oro, arricchiti con fran-

riccioli lasciati cadere sulle spalle

ge colorate e balze dipinte, fissate

oppure, li raccoglieva a corona e li

ai fianchi dalle cinture. Per l’inver-

fissava con un pileus, una cuffia di

no privilegiava tessuti di lana di-

feltro. Vipia Vetes non è un perso-

pinti con colori vivaci e sempre

naggio inventato. Questa donna di

impreziositi da ricami. Anche lei,

rango è veramente esistita: il suo

del resto, subiva il fascino della

nome è inciso su una stele esposta

moda orientaleggiante (730-580

al Museo Archeologico di Artimi-

a.C.) che, di fatto, influenzò profon-

no. Ci piace immaginarla giovane,

damente lo stile etrusco. In princi-

indipendente, emancipata, orgo-

pio furono lunghe trecce fermate

gliosa di portare il prenome (Vipia)

da un anello. Se all’epoca fosse esi-

accanto al nome gentilizio (Vetes),

stita la macchina fotografica, forse

al pari degli uomini. Tutto questo

Vipia le avrebbe viste immortalate

non è frutto della fantasia: l’altra

sui volti delle sue antenate femmi-

metà del cielo nella civiltà etru-

nili, vissute nel VI secolo a.C.

sca godeva di un’indipendenza e

La giovane Vipia, un secolo dopo si

di una libertà sconosciuta a tutti

sarebbe orientata verso acconcia-

gli altri popoli. A differenza delle

ture ancora più elaborate e sofisti-

romane, le donne etrusche erano

cate, con tanti gioielli e ornamenti,

Le donne etrusche indossavano, sotto a un mantello colorato, una tunica di stoffa leggera lunga fino ai piedi, realizzata con fitte pieghe e orli decorati 25


MODA

G LI ET RUSC HI A PPREZ ZAVANO ABITI COLORATI, CURATISSI M I NE I DETTAGLI. LE DO NNE LI COMPLETAVANO CO N SOF IST ICATI CAPO LAVORI D I ALTA GIO IELLER IA compresi pettini in avorio decora-

matite per gli occhi erano le sue

ti con figure di animali fantasti-

armi di seduzione, quelle di tante

ci. Il ‘pezzo forte’ del guardaroba

sue coetanee etrusche e greche.

era un chitone (tunica fissata alla

Allo specchio Vipia era vanitosa:

vita con una cintura) di sapore el-

truccava gli occhi con polveri co-

lenico, drappeggiato all’altezza dei

lorate o sostanze grasse con l’ag-

fianchi con finissimi veli. Era cucito

giunta di coloranti minerali o vege-

addosso alle sue fattezze, con i tan-

tali, primitiva versione degli odierni

ti drappeggi morbidi e vaporosi,

ombretti. Le tonalità più gettonate

stoffe pregiate e leggere come

erano il rosa cenere e il giallo zaf-

le sete, approdate in Etruria sulla

ferano. E poi polvere di malachi-

rotta dei fiorenti traffici in Grecia,

te sulle palpebre per un tocco di

Siria ed Egitto, trattenuti da spille

verde intenso, un belletto di co-

preziose, arricchite da orecchini,

lore rosso, profumato al mirto, a

braccialetti, anelli e collane. Ele-

base di sego (un grasso animale),

ganza dalla testa ai piedi. In estate

e cinabro minerale per abbellire

la giovane etrusca calzava sandali

le labbra. Ma gli specchi non era-

leggeri, per l’inverno puntava su

no cari solo a Vipia. Questi oggetti

calzature più coprenti, zoccoli con

preziosi in bronzo, spesso decorati

suole mobili grazie a meccanismi

e accompagnati da iscrizioni, face-

di cerniere, sovrascarpe rivestite di

vano parte di veri e propri cofanetti

sottili lamine in bronzo per i giorni

cosmetici rinvenuti in varie tombe

piovosi. Le scarpe preferite da Vipia

etrusche. Padrone di casa, festose

avevano la punta all’insù ed erano

e banchettanti al pari dei mariti, at-

impreziosite con nastri colorati,

tente alla cura del corpo e alla scel-

borchie e catenine. Lei sì che sa-

ta degli abiti: le donne etrusche ci

peva come fare breccia nel cuore

sono molto meno lontane di quan-

degli uomini. Unguenti, profumi,

to possiamo immaginare.

26


MODA

Urna cineraria etrusca, particolare della cassa Museo Guarnacci, Volterra 27


MODA

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MODA

D ONNE , P RO FU M I E GI OIE L L I : UNA LUNGA STO R IA D’A MO RE Thana Plecunia e i suoi preziosi unguenti status symbol di bellezza e alto rango

Il compleanno di Thana Plecunia

egiziane. I genitori di Thana fecero

s’avvicinava. Era il 18esimo, il più

arrivare quel mix di essenze esoti-

speciale. “Se porto il nome della dea

che da lontano, per la felicità della

della luce lunare ci sarà un perché.

figlia. Del resto, gli alberi di morin-

Per quel giorno la mia pelle dovrà

ga da cui veniva estratta l’essenza si

risplendere come quella di una divi-

trovano in Sudan e in Egitto. “Allora

nità”. Capricci di dama sullo sfondo

è vero noi Etruschi siamo impor-

di una gloriosa civiltà al tramonto.

tatori di profumi”, pensò subito la

Thana viveva a Clevsi, l’antico nome

giovane dama di fronte ai genitori.

di Chiusi. Alla vigilia del suo com-

Thana era una ragazza seducen-

pleanno, chiedeva ai suoi genitori

te, bella e intelligente: al pari delle

un profumo speciale per il corpo e

sue coetanee, sapeva che per una

per i capelli.

donna etrusca il profumo non era

Correva il II secolo a.C. e questo fio-

solo oggetto di vanto, uno status

rente centro che collegava Roma

symbol di bellezza e alto rango.

all’Etruria settentrionale continuava

Un rituale che non riguardava solo

a essere governato da nobili fami-

la sfera quotidiana ma era legato

glie etrusche, piegandosi solo più

anche a scopi terapeutici e igieniz-

tardi al dilagante dominio romano.

zanti, per non parlare delle pratiche

La giovane Thana era appunto l’e-

di sepoltura. Thana se lo ricordava

rede di una di quelle famiglie. Il suo

bene. Quando morì la sua bisnonna,

desiderio fu esaudito: ebbe in dono

fu seppellita insieme a un unguen-

dai suoi genitori un unguento uni-

to chiuso in un apposito contenito-

co, una miscela a base di olio di

re. Faceva parte del corredo della

moringa (usato dai Greci e dagli

defunta, segno del suo benessere

Egizi), resina di pino e lentisco. Lo-

economico durante la vita terrena.

zione avvolta in un unguentarium

Non è un caso che il ‘beauty case’

di alabastro, proveniente dalle cave

di Thana sia stato rinvenuto quasi

Pagina a sinistra: collana con spillone in oro, Museo Guarnacci, Volterra 29


MODA

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MODA

La ricerca del lusso, il gusto per il bello, l’attenzione all’eleganza sono elementi distintivi degli Etruschi. Questi aspetti coinvolsero in particolare l’arte orafa nella quale l’antico popolo raggiunse risultati di altissimo livello

dieci anni fa dagli archeologi in una

da indossare e conservare. Thana

necropoli nelle vicinanze di Chiusi:

non usciva mai senza indossare la

il kit di bellezza (una coppia di anelli

raffinata fibula della madre che le

di bronzo, un paio di pinzette, due

serviva a drappeggiare il mantello

pettini) conteneva un unguenta-

aderente. Era una spilla tutta lavo-

rio in alabastro di origine egiziana.

rata in oro, con una granulazione

Dentro, una lozione con una mi-

particolare. Come per i profumi,

scela di oli. E dire che una volta le

anche per i gioielli Thana guardava

fragranze apprezzate dal popolo

alle terre più lontane. E la granu-

etrusco erano altre: cannella, zaf-

lazione, in effetti, era una tecnica

ferano e mirra, estratti di aloe e

importata dall’Oriente che permet-

cipro, cui subentrarono successiva-

teva di saldare tra loro, fissandole

mente noce moscata, pino, sanda-

a una lamina di base, granelli d’o-

lo e muschio. Ma la più costosa era

ro di dimensioni microscopiche.

l’essenza di ambra grigia, diffusa

Il popolo etrusco sapeva come fare.

dalle flotte di Alessandro Magno

La stagione di massima fioritu-

nel IV secolo a.C. Thana l’adorava.

ra dell’oreficeria etrusca fu tra la

Non mancava di sceglierla per le

metà del VII e la fine del VI secolo

occasioni speciali come i banchetti

a.C., tra Vetulonia e Vulci. Per Tha-

con le altre casate dell’aristocrazia

na, vissuta tra il 150 e il 50 a.C. che

di Clevsi. E allora sì che era tutto

amava sfoggiare orecchini, diade-

uno sfoggio di ornamenti e moni-

mi, braccialetti e anelli, questo ap-

li preziosi. Piccoli capolavori d’arte

parteneva già al passato.

In alto a sinistra: uno degli specchi conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Chiusi In alto a destra: gli anelli erano arricchiti da gemme intagliate o con un castone trattato a sbalzo Nella pagina a sinistra: uno dei reperti conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Chiusi 31


SPORT

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SPORT E DI V E RT I M E N TI I MOMENTI DI SVAGO DI UN POPOLO CHE AMAVA GODERSI LA VITA


SPORT

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SPORT

UNA C IV ILTÀ INNAM ORATA D EL L A V ITA

Gli Etruschi amavano divertirsi e adoravano ogni forma di spettacolo, perfino lo sport era finalizzato alla spettacolarità Era sempre una gran gioia per

dopo una vittoria sui Latini aves-

Tullia passare l’estate a Populo-

se organizzato dei ludi solenni

nia. La città era un vero spasso,

facendo venire appositamente

non c’era giorno che non ci fos-

dall’Etruria pugili e cavalli.

se uno spettacolo sportivo. E il

Corse coi cavalli e gare di pu-

cugino Volumno poi, da quando

gilato erano infatti gli sport più

era stato a farsi rimettere i denti

amati. Anche perché agli etru-

davanti, era pure parecchio ca-

schi, popolo notoriamente gau-

rino. Ma soprattutto Tullia (è la

dente, piaceva vedere più che

nostra immaginaria accompa-

partecipare. Non avevano il cul-

gnatrice) aspettava a gloria l’e-

to della forma fisica dei Greci

state per lasciare la calura roma-

benché invece tenessero molto

na, dove la famiglia di mercanti

alla salute. Famosi per le piante

si era trasferita. I viaggi per mare

officinali, erano anche esper-

erano i preferiti, ma si navigava

ti odontoiatri, come dimostra-

solo nella bella stagione perché

no le protesi in oro, che pote-

più sicura. E poco importava a

vano essere sia mobili che fisse.

Tullia che i Greci, alcuni di loro

Esperti chirurghi, considerava-

abitavano nell’enclave di Gra-

no il fegato degli animali l’ele-

visca, li giudicassero semplici

mento chiave, la fonte di tutto.

predatori del mare, corsari. Tut-

A Volterra si trova un modello

ta invidia, la rassicurava il padre

in alabastro con una vera e pro-

mercante di scafi che acquista-

pria mappatura. Gli aruspici vi

va a Volterra. Del resto a Tullia

leggevano il futuro.

piacevano poco anche i roma-

Ma di tutto questo a Tullia im-

ni, troppo rozzi. Non a caso era

portava poco, piena e fiera della

cosa risaputa che Tarquino Pri-

propria bella giovinezza voleva

sco (quinto re, etrusco, di Roma)

solo divertirsi, e le sarebbe pia-

Il pugilato veniva praticato con l’ausilio di guantoni formati all’esterno da strisce di cuoio, e all’interno da morbida lana 35


SPORT

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SPORT

Le attività di svago si basavano su competizioni che richiedevano forza, abilità e coraggio ma anche su passatempi in cui la mente, l’intuizione e il ragionamento avevano un ruolo centrale per la risoluzione del gioco

ciuto seguire le corse dei caval-

Tullia adorava quel luogo dove

li, che si snodavano attraverso

gli uomini indossavano dei cap-

un intrico di siepi, ma riservate

pelloni (nel museo del borgo)

soprattutto ai nobili, mentre per

a tesa larga come quello dei

tutti c’era la corsa con le bighe

cowboy. Qui gli spettacoli e le

che gli Etruschi avevano perfe-

gare occupavano tutta la bella

zionato con delle Trighe, come

stagione: danza, atletica, lanci

si vede nella stele del Palazzo

col giavellotto, pancrazio (lot-

di Murlo, ma anche sul Vaso

ta e pugilato assieme), e pugi-

François all’Archeologico di Fi-

lato, che veniva praticato dagli

renze. Più stabili delle bi-

schiavi. Infatti tutto era fina-

ghe greche con l’auriga che

lizzato alla spettacolarità. Non

indossava una veste corta, il chi-

a caso, a differenza dei Greci,

tone che i greci portavano lun-

queste gare erano sempre ac-

go, e soprattutto le briglie che

compagnate da auleti che con

invece di tenerle in mano erano

i loro aulos, flauti a doppia can-

legate dietro la schiena. E Murlo,

na,creavano sottofondi musicali

d’estate, era un altro luogo delle

(Museo Archeologico e Tomba

delizie per Tullia che poteva gu-

della Scimmia a Chiusi). Veni-

starsi un’infinità di spettacoli an-

vano usate anche cetre e lire a

che nel borgo attiguo al palaz-

sette corde, e trombe. Per Tullia

zo-fattoria, dove andava a con-

era il massimo del divertimento.

cludere il periodo delle vacanze.

Ma non tutti gli sport le risulta-

In alto: uno dei rilievi custoditi nel Museo Archeologico Nazionale di Chiusi Pagina a sinistra: uno dei vasi a figure nere conservato a Chiusi 37


SPORT

La musica era un elemento centrale nella vita degli Etruschi. Le note degli strumenti e della voce accompagnavano tutte le attività della giornata: dal lavoro ai banchetti, le cerimonie civili e religiose, la caccia, le gare sportive e persino la guerra

In alto: vasi a figure nere del Museo Archeologico Nazionale di Chiusi Pagina a destra: gli affreschi della Tomba del Colle Casuccini, a Chiusi 38

vano così gradevoli. Quando le

A Fufluns (l’equivalente etrusco

capitava di assistere al Pher-

del Dioniso greco) venivano de-

su finiva sempre per fuggire

dicate intere serate, anche per

via disgustata prima della con-

onorare i defunti.

clusione di quel macabro spet-

Andavano per la maggiore an-

tacolo: non riusciva proprio a

che i giochi di società, come

sopportare la vista di quell’uo-

la Tabula Lusoroia (Tomba del-

mo (l’attore mascherato ante-

la Scimmia a Chiusi), un ante-

signano di Pulcinella, chiamato

signano degli scacchi; o il Kot-

appunto Phersu), che aizzava

tabos, sorta di tiro al bersaglio

un cane ferocissimo contro un

dove il giocatore, dopo aver be-

prigioniero incappucciato seb-

vuto, lanciava il vino rimasto nel-

bene armato. Un gioco feroce,

la coppa verso un piattello tenu-

che poi i Romani avrebbero svi-

to in bilico o lanciando cerchietti

luppato con i giochi gladiatori.

su un cero che una danzatrice

Ma se il Phersu era cruento, il

teneva in bilico sulla testa. E poi

fersi, la corsa con le maschere

i dadi, un gioco nel quale gli

era proprio uno spasso (Sarte-

Etruschi erano assidui giocato-

ano). Gli spettacoli non erano

ri. Se ne trovano dipinti sui vasi

da meno. Gli attori indossava-

e tra i corredi funebri ovunque.

no barbe finte, code posticce e

Così come andavano matti per

maschere. Più della tragedia gli

i giochi di piazza come l’Albero

Etruschi amavano la farsa.

della Cuccagna (Chiusi).


SPORT

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DESIGN

Lampadario bronzeo originariamente destinato a un edificio sacro, IV secolo a. C., MAEC Cortona 40


ARTIGI A NATO E D ECOR

UN SINCRETISMO DI FORME E IDEE CHE SPRIGIONA FASCINO E MISTERO


DESIGN

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DESIGN

SIG NOR I D EL FE R RO E DE L L’A RG I LLA Larth Tharnie e il ‘design’ etrusco con le sue linee essenziali fonte di eleganza e fascino

“Forgiate le armi. Esigo le più po-

sei fatto per la guerra”. E in effetti

tenti”. Asce, corazze, lance, spade:

gli Etruschi erano un popolo più

Larth Tharnie non era solo il signo-

pacifista che belligerante, entra-

re della fiorente Volterra che, nel

vano in azione solo se attaccati. Ma

IV-I secolo a.C., era diventata una

la storia stava facendo il suo corso e

città popolosa con sette chilome-

Larth Tharnie doveva difendersi da

tri di mura per difendersi dai Celti

Roma anche se Velathri (Volterra)

e dai Romani. Negli ultimi tempi si

riuscì sempre a mantenere una cer-

atteggiava a caparbio guerriero che

ta indipendenza. Solo verso la metà

sapeva bene a quali artigiani rivol-

del III secolo a.C. entrò nella confe-

gersi per avere il corredo bellico più

derazione italica con il nome di Vo-

sofisticato. Nell’Etruria dei metalli,

laterrae. Per precauzione dunque il

del resto, un posto di spicco ce l’a-

signore Larth ebbe la sua kopis di

veva il ferro, minerale estratto nelle

ferro, forgiata da mani esperte. Ci

riserve dell’isola d’Elba e traspor-

volle una temperatura di 1250 gradi

tato poi nell’entroterra del golfo di

per fondere e ‘decantare’ il metal-

Baratti, a Populonia, per la fusio-

lo in forni di pietra con carbone e

ne dei metalli. Per avere una kopis

legna. “Guai ad alzare o abbassare

come si deve, una sorta di sciabola

i gradi di temperatura – gli faceva

dalla lama ricurva sottile e affilata

notare il maestro Petruis – perché il

capace di infierire ferite profonde,

risultato non sarebbe lo stesso”. Ma

Larth bussò alla porta di un famoso

su questo, era l’abilità degli Etru-

artigiano di Arezzo, bravo a lavorare

schi a fare la differenza. Come sul

il ferro. Si chiamava Maestro Petruis

‘design’ etrusco. Le linee essenziali

che però si stupì di quella richiesta

dell’oggettistica etrusca sprigiona-

avanzata da Larth. Ebbe dunque

vano sempre una patina di fasci-

qualcosa da ridire. “Ti conosco bene

no e mistero. Il signore di Volterra

da troppi anni, amico mio. Tu non

volle trasformare quella vivace cit-

Pagina a sinistra: esemplare di ceramica etrusca, Museo Guarnacci, Volterra 43


DESIGN

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DESIGN

Gli Etruschi assimilavano le tradizioni manifatturiere e i costumi di altri popoli, adattandoli al loro stile di vita e alla loro visione del mondo

tà protetta da una possente cinta

una sua personale tecnica. Larth

muraria in un operoso laboratorio

fece lavorare le sue maestranze in

di artigianato. I maestri ceramisti

ciò che erano più brave: la tecnica

del luogo davano il meglio di sé nei

delle figure rosse, anche questa

buccheri, vasi a ceramica nera che

d’impronta ellenica. Anfore, crate-

funzionavano come suppellettili di

ri, coppe e piatti erano oggetti così

uso comune. Brillava la colorazio-

raffinati da suscitare invidia al mon-

ne dei buccheri etruschi: quel nero

do intero. E i manufatti venivano

lucente dipendeva dall’impasto di

arricchiti con soggetti mitologici,

argilla molto fine e dal metodo di

scene da matrimonio e figure di

cottura in forni speciali. Un giorno

atleti. La fabbrica a figure rosse di

Larth venne a sapere, nelle terre

Volterra riuscì a spuntarla sulla bot-

dell’Etruria, che era stato lanciato

tega di Chiusi. Le maestranze locali

un concorso per la ceramica arti-

portarono al cospetto di Larth una

stica più bella. Ceramiche a figure

Kylix (coppa) attica a figure rosse

nere d’importazione attica, meno

con scene dell’Iliou Persis, antico

geometriche e più decorative, ce-

poema epico sul ciclo troiano an-

ramiche a figure rosse prodotte

dato perduto. Fu il capolavoro più

per una committenza aristocratica:

apprezzato da una giuria formata

le varianti degli impasti, forme e

dalle più alte casate dell’aristocrazia

colori dipendevano dal periodo di

locale, su un centinaio di manufat-

produzione, dalla località e dall’ar-

ti. Stile dopo stile, la loro arte ebbe

tigiano che magari portava avanti

una storia lunga sette secoli.

In alto: capolavori in bucchero, la tipica produzione ceramica etrusca ottenuta, secondo alcuni, impastando argilla e polvere di carbone, Museo Guarnacci, Volterra Pagina a sinistra: Askòs a forma di anatra, un piccolo vaso per contenere l’olio per lampade, MAEC Cortona 45


ARCHITETTURA

Sfinge in pietra fetida, seconda metĂ del VI secolo a.C, Museo Archeologico Nazionale di Chiusi

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ART E E A RCHI TETTU RA ABILI SCULTORI E ARTEFICI DI CITTÀ FLUIDE


ARTE

MA EST R I DE LLA F I GU RA

Raffinati scultori che sapevano lavorare il ferro, usando abilmente la fusione a cera persa

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Doveva essere un uomo buono e

tile dei Toscani. E dai due bronzi si

giusto Aulo Melello se i suoi concit-

capisce anche come gli etruschi fos-

tadini pagarono di tasca propria una

sero raffinati scultori che sapevano

statua in bronzo ad altezza natura-

lavorare il ferro, usando abilmente

le per onorarlo. Aulo Melello era un

la fusione a cera persa. E soprattutto

oratore ed è così che viene raffigu-

l’Arringatore racconta come la civil-

rato con quel volto serio e il braccio

tà etrusca, verso la fine del II secolo,

destro alzato nell’atto di avviare un

forse ormai inglobata quasi comple-

discorso. Senza imperio, con la se-

tamente nella società romane. Aulo

renità di chi è capace di convincere.

indossa toga e calzari romani men-

La statua in bronzo di Aulo Melel-

tre la scritta dedicatoria è in etrusco.

lo meglio noto come l’Arringato-

La storia della Chimera è un po’ di-

re, parte del patrimonio mediceo

versa. Restaurata in maniera gros-

di Cosimo I che fu trafugato dal Tra-

solana è solo parte di una grande

simeno in tutta fretta e nottetempo,

composizione di cui, oltre al mostro

è oggi al Museo Archeologico di Fi-

dal corpo e testa di leone con busto

renze insieme alla Chimera di Arez-

di capra sulla groppa e coda di ser-

za, ritrovata nel 1555 mentre si sca-

pente, ci doveva essere anche Bel-

vava per costruire le mura della città.

lerofonte, l’eroe siriano che uccide

L’Arringatore (in cui Cosimo si rive-

il mostro in sella al suo cavallo ala-

deva) e la Chimera (in cui vedeva il

to Pegaso. Bellerofonte era Cosimo

simbolo del suo potere) ci racconta-

e la Chimera i suoi nemici. Ma nel

no la riscoperta e il rilancio del mito

restauro settecentesco il serpente

etrusco risvegliato proprio dai Me-

anziché aggredire Pegaso morde

dici, che volevano trovare fondate

le corna della capra morente... Nel

radici autoctone al proprio potere.

museo Fiorentino si trovano anche

Gli Etruschi, del resto, ben sintetiz-

dei sarcofaghi e tantissime urne

zavano il carattere fiero e mercan-

cinerarie. Uno dei più belli è il sar-


ARCHITETTURA

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ARCHITETTURA

50


ARTE

Gli Etruschi erano celebri per le loro bellissime sculture in bronzo, che realizzavano con particolari processi di fusione, tra cui la cosiddetta tecnica ‘a cera persa’ ancora in uso in Toscana

cofago in terracotta di Larthia Se-

chiaramente l’indole di un “popolo

ianthi dove, in posa recumbente sul

in movimento”. Inoltre gli Etruschi,

coperchio, si trova l’effigie sdraiata

stando almeno ai reperti trovati fino-

della giovane donna della nobiltà

ra, sembrano anche poco interessati,

di Chiusi. Il sarcofago, come la mag-

fino all’età ellenistica, alla statuaria

gior parte delle statue etrusche, era

di grandi dimensioni, dimostrando

riccamente dipinto e particolarmen-

di prediligere le piccole dimensio-

te espressivo. Come tutta l’arte sta-

ni. E da sempre hanno affascinato,

tuaria del popolo etrusco, del resto,

quelle figurine esili, quasi delle ste-

la cui particolarità sta nella capacità

le che sembrano fare a gara con le

di unire l’equilibrio formale dell’arte

sculture di Giacometti. Una di que-

classica elaborato nel mondo elle-

ste, chiamata L’ombra della Sera si

nico ad altre espressioni artistiche,

trova al Museo di Volterra. Questa

sia ruprestri che del nord Europa,

statuetta di appena mezzo metro,

facendo capire come fosse duttile e

è tra le più misteriose del patrimo-

permeabile la cultura etrusca. Frut-

nio etrusco. Infatti mentre il corpo

to del loro viaggiare come mercan-

è allungato in maniera quasi post

ti. E racconta anche molto altro. La

moderna, la testa è perfettamente

predilezione per la terracotta, che

cesellata. Fu D’Annunzio a chiamar-

forgiavano riuscendo a creare sta-

la così perché gli ricordava le lunghe

tue in forma seriale grazie alla pre-

ombre della sera appunto. E l’artista

parazione di modelli, e il disinteresse

svizzero deve esserne rimasto tal-

per la statuaria in marmo, mostrano

mente affascinato da riproporle.

In alto a sinistra: particolare delle pitture parietali della Tomba della Quadriga Infernale, a Sarteano. In alto a destra: La Chimera, bronzo, IV secolo a.C. Museo Archeologico di Firenze. Pagina a sinistra: testa di giovinetto, bronzo, IV secolo a.C. Museo Archeologico di Firenze 51


ARCHITETTURA

Urna funeraria policroma del Museo Archeologico Nazionale di Chiusi 52


ARCHITETTURA

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ARCHITETTURA

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ARCHITETTURA

C ITTÀ FLU I D E Erano abili urbanisti. Ma il mistero dell’assenza di reperti delle loro case e dei loro templi è nell’uso di materiali deperibili come legno e terracotta Era ormai vecchio e stanco Larth

ste solo deboli tracce. Le colonne dei

l’auleta e ora il suo tempo declinava

templi tuttavia, posizionate ben di-

dolce verso Aita (Ade). Aveva passa-

stanti l’una dall’altra, erano in pietra

to la vita a suonare il flauto doppio,

col corpo liscio e mai scanalato. Un

alle gare sportive che si tenevano

ammodernamento rispetto all’uso

sulle colline fiesolane e spesso era

che se ne faceva in Grecia. Il capitello

salito anche su, nel tempio, per ser-

poi era simile a quello dorico, ma più

vire gli aruspici mentre leggevano,

importante e infatti fu chiamato tu-

analizzando le viscere degli anima-

scanico. Il tetto a capanna con travi

li, i destini degli uomini scelti dagli

di legno era spesso ricoperto di coc-

dei. Ma ormai Larth poteva solo ar-

ci e tegole in terracotta con immagi-

rivare al primo gradone, il tempio

ni apotropaiche, gorgone e altro che

era troppo in alto. Gli Etruschi infatti

venivano dipinte con colori vivacissi-

costruivano i loro luoghi di culto su

mi. Larth, come ormai faceva quasi

alti gradoni o terrapieni a cui si ac-

ogni sera si sedeva sul gradone e,

cedeva solo attraverso una ripida

dopo uno sguardo veloce alla base

scalea (Fiesole è stato in parte riu-

del tempio ricordando come veni-

tilizzato dai Romani). Erano derivati

vano ripetuti, in modo quasi iden-

dai templi Greci ma più semplici. In

tico, i riti propiziatori dedicandoli ai

primis erano posti all’incrocio delle

tre dei più importanti Tinia, Uni e

due strade principali che dividevano

Menrva (Giove, Giunone e Minerva),

l’abitato, il cardo e il decumano che

si lasciava cullare dal tramonto che

poi utilizzeranno anche i Romani.

accentuava o smorzava le colorate

E poi, come tutti gli altri edifici di

case fiesolane. Che si trattasse di

pietra, avevano solamente la base.

disegni geometri o di storie dome-

Il resto era realizzato in legno e ter-

stiche o mitologiche, gli affreschi

racotta con le pareti affrescate. E’ il

erano parte integrante della cultura

motivo principale per cui sono rima-

dell’abitare etrusco. Le città, così ric-

I templi, ad eccezione delle fondamenta, erano costruiti con legno per le ossature portanti e per la travatura. L’architettura abitativa raggiunse nel IV sec. a. C. livelli evoluti, i tetti realizzati con tegole e coppi, dovevano essere molto simili a quelli ancora in uso in Toscana 55


ARCHITETTURA

PE R COSTRUIR E TEMP L I E AB ITAZIO NI IMPIEGAVA NO MAT E RIALI A BASSO IMPATTO A MB IE NTALE, CO ME LEG NO E T E RRACOTTA che di legni e laterizi, erano spesso

allargate nel tempo. Ce n’erano di

preda di incendi. Di questo Larth se

vario tipo, dalle Ipogee, completa-

ne dispiaceva molto. L’unico modo

mente sotterranee e dette anche ‘a

per trovare salvezza era proteggersi

camera’, vi si accedeva per una sca-

all’ombra delle mura possenti e co-

la, quindi si attraversava un vestibo-

struite con grosse pietre squadrate

lo in fondo al quale si apriva la sala

e murate a secco, senza cemento

sepolcrale con le panche, suppellet-

(Fiesole e Volterra), o fuggire fuori

tili e pareti affrescate. Parzialmente

per raggiungere la città dei morti.

interrate erano invece quelle a tu-

Decisi assertori di una vita oltre la

mulo o tholos che potevano essere

morte, gli Etruschi costruivano per i

a pianta circolare o rettangolare e

defunti vere e proprie città e quelle

si riconoscono perché dentro a una

fatte per durare e infatti sono giunte

collinetta artificiale. In Toscana oggi

fino a noi. E’ grazie alle necropoli in-

se ne trovano di suggestive, tra le al-

fatti che è stato possibile risalire alla

tre, a Populonia, Roselle, Volterra,

struttura degli edifici. Perché a parte

alla Montagnola a Sesto Fiorentino.

alcuni elementi come l’arco, di cui è

Si entrava dentro attraverso un dro-

stata attribuita loro l’invenzione (an-

mos (corridoio) piuttosto lungo che

che se in realtà è più opinabile che

si apriva su una stanza rettangolare

l’uso dell’arco lo avessero importato

che a sua volta ne contava altre due.

dall’Oriente) a Volterra e Perugia, i

La cupola era sorretta da un pilastro

due esempi migliori, oggi si possono

centrale. Più semplici quelle a edi-

immaginare gli edifici etruschi pro-

cola, a Populonia ce ne sono alcune

prio guardando le tombe. Mai iso-

quasi intatte, vere e proprie casette

late, raggruppate in necropoli, vere

rettangolari con tetto a doppio spio-

e proprie città con strade e piazze.

vente. Tutte erano riccamente affre-

Rispecchiavano l’abitazione dei pro-

scate come la Tomba dei Flabelli di

prietari ed erano pensate per essere

Populonia.

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ARCHITETTURA

Veduta panoramica di Sorano, in Maremma 57


CIBO

Due ritratti virili dalle pitture della Tomba della Quadriga Infernale a Sarteano. La Tomba è scavata nel travertino, per accedervi si percorre un lungo dromos, corridoio a cielo aperto, scavato nel terreno o nella roccia, che conduce all’ingresso delle sepolture 58


CI BI E PRO DOTTI

LUNGHI BANCHETTI E LA PASSIONE PER LA BUONA TAVOLA



CIBO

BANCH ETTO D I FAM IG L I A La ricchezza della campagna sulla tavola: olio, vite e cereali, i grandi prodotti delle colitvazioni etrusche Il pomeriggio tiepido di fine estate

va le ancelle che disponevano i piatti

stava sfumando nei colori dell’ar-

che sarebbero stati posati sui tavoli-

gento, quando dall’atrio della dimo-

ni davanti ai triclini, accompagnati

ra posata tra gli olivi si sentì la voce

dai diversi tipi di vino prodotti nella

limpida di un uomo accompagnata

fattoria del marito. Una madre d’o-

dall’abbaiare festoso di due robusti

rigine celta dell’Est l’aveva educata

cani chiamare: “Larthia! Ramtha!

alla parsimonia nel cibo, ma nelle

Siete pronte? Vostro zio Turms sta

fertili terre intorno a Curtun (Cor-

arrivando e con lui c’è Velia! È arriva-

tona) l’abitudine di mangiare due

to il primo dei servi!”

volte al giorno sembrava quasi na-

Le due ragazzine erano già pronte

turale e suo marito Lars Marcna non

per salutare il più importante degli

intendeva in alcun modo rinunciare

ospiti del banchetto in preparazio-

alle tradizioni e suo fratello, Turms,

ne da giorni. Corsero dal padre ben

ancora meno. C’era da rassegnarsi e

dritte nell’abito tradizionale delle

amare anche quello del marito.

donne etrusche - con il corpetto

Larthia s’avvicinò alla madre arric-

colorato e la tunica di colore scuro

ciando il delicato nasino e indican-

stretta in vita e sui fianchi, lunga

do un grosso pezzo di carne: “Cervo,

fino ai piedi - e poi si affrettarono

vero? Questa volta potrò assaggiar-

curiose ad aiutare la madre che sta-

lo prima che lo mangino tutto…?

va concludendo la supervisione del

Oh! C’è anche la coscia del maia-

banchetto che l’avrebbe vista sedu-

le lavorata con il sale e le spezie!

ta accanto al marito: il ritorno del

Quella che viene da Mutna! Madre!

cognato dalla Magna Grecia, dopo

Posso assaggiarla?!” Intanto il pro-

dieci anni di distanza, meritava una

fumo che arrivava dalle pentole che

cena che ricordasse a tutti gli usi di

cuocevano lentamente la farinata

famiglia e quelli della terra d’Etruria.

di ceci e quella di farro e orzo ri-

Infatti Tanaquil, in cucina, sorveglia-

empiva la stanza, mentre la zuppa

Pagina a sinistra, dall’alto in senso orario: particolare di un reperto del Museo Archeologico Nazionale di Chiusi, anfore del Museo della Cattedrale di Chiusi e uno dei sarcofaghi del Museo Guarnacci di Volterra 61


CIBO

I CIBI ERANO COSTITUITI DA RICCHE PORTATE DI CARNI, IN PARTICOLARE CACCIAGIONE, LEGUMI, FORMAGGI E FRUTTA di piselli e lenticchie sembrava

L’Etruria tutta, infatti, da subito vide

quasi pronta; accanto la cannella,

una vera e propria specializzazione

il pepe, il cumino e l’antico mirto

cerealicola organizzata in appez-

spandevano un odore inebriante

zamenti regolari e che le meritò il

per Ramtha, che stava annusando

titolo di “granaio etrusco” come la

le piccolissime anfore di bucche-

definì Tito Livio, al punto che i fornai

ro solitamente ben chiuse per non

delle città note oggi come Chiusi,

disperderne l’aroma. Per una cena

Arezzo e Pisa preparavano un rino-

così importante erano state accan-

mato e pregiato pane fino. Allo stes-

tonate le carni bollite di pecora e di

so modo, dal VII secolo a.C. la pro-

capra e anche la verdura - cipolle,

duzione del vino divenne rilevante

aglio, carote, piselli, lupini e verze,

al punto da diventare prodotto

solitamente padrona della tavola

d’esportazione verso l’intero Medi-

di famiglia, aveva perduto un po’

terraneo - dalla Sicilia alla Francia

del suo dominio. Comprese le pre-

celtica alla Spagna. Naturalmente il

ziose e versatili fave, che venivano

vino era assai più denso e fortemen-

presentate sia crude sia seccate e

te alcolico, aromatico e bevuto con

conservate.

un giusto apporto di acqua e miele,

Tanaquil si dispiacque che la di-

come testimoniano gli apprezza-

stanza dal mare non consentisse di

menti nelle fonti greche e latine e

offrire il pesce, che il cognato si era

le numerose anfore rinvenute oltre

ormai abituato a consumare, sulla

alle ceramiche decorate con scene

costa campana, ma l’uovo d’inizio

di vendemmia. La triade alimen-

pasto e le galline (preferite ai ricci

tare etrusca non poteva che com-

e ai ghiri) con le anatre e gli uccel-

pletarsi con l’olio, importato dalla

lini avrebbero fatto comunque bella

Grecia fino a tutto il VII secolo a.C.,

figura, insieme alla selvaggina pro-

finquando, secondo la tradizione, il

fumata d’alloro. Per concludere sa-

quinto re di Roma Tarquinio Prisco

rebbero state servite frutta e torte

(di padre greco, di Corinto) ne intro-

a base di formaggi, miele e uova,

dusse la coltura secondo appunto i

anche queste innaffiate col vino

modelli della Magna Grecia e con-

delle colline, vero patrimonio della

cluse l’aureo disegno della futura

famiglia con l’olio e il grano.

campagna toscana…

62


CIBO

Un gregge di pecore nella campagne tra Sorano e Sovana 63


Progetto a cura di

© 2018 Toscana Promozione Turistica Iniziativa editoriale realizzata nell’ambito del progetto interregionale In-Etruria photos

Alessandro Moggi editors

Rossella Battista, Teresa Favi, Maria Lardara, Mila Montagni cover

Sfinge, Museo Archeologico Nazionale di Chiusi photo Alessandro Moggi graphics

Martina Alessi, Chiara Bini photo contributors

Lorenzo Cotrozzi (p. 4, 9) Fernando Guerra (p. 12) Pasquale Paradiso (p. 6) printed by Baroni & Gori - Prato

copyright © Gruppo Editoriale




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