a cura di Anna Lombardi
NANETTI è una produzione di: INTERAZIONI Associazione Culturale È stata ideata e curata da ANNA LOMBARDI ã2009 GUARNERIO EDITORE - UDINE info@guarnerio.coop Attività fotografiche e grafiche: GUARNERIO Soc. Coop - UDINE Per i testi: ã GUARNERIO EDITORE ã degli autori È vietata la riproduzione anche parziale, in assenza di autorizzazione Si ringrazia: IDEAEFFE (Farla di Majano, UD) Hattiva cooperativa sociale (Colugna, UD) In copertina: Nanetto umidificatore produzione cinese, 2008, terracotta dipinta, h cm 15. Il legame tra nanetti e giardini è cosa riconosciuta. Il piccolo oggetto che si intravede tra le foglie della pianta di Anthurium Andreanum è un nanetto provvisto di funzione d’uso: riempito d’acqua e infilato nella terra contribuisce a mantenerla umida. Poiché è in terracotta, con il tempo si sbriciola e torna ad essere terra. Retro di copertina: Nanetti Love Therapy (vedi pag.11)
a cura di Anna Lombardi
NANETTI: è design? di Anna Lombardi Oggetti di cattivo gusto oppure manufatti simbolici ad alto contenuto culturale? Per quanto considerato kitsch per antonomasia, il classico nanetto da giardino non ha mai conosciuto flessioni di mercato ed è stato recentemente portato in auge, anche tra il pubblico più esclusivo, da aziende note nel mondo del Design e della Moda. Ci è sembrato interessante cercare di scoprire le ragioni di tanto successo: questo è lo scopo del presente libretto. La differenza, rispetto ad altre indagini che si sono occupate di chiarire gli aspetti che legano il prodotto industriale al gusto, è che in questa pubblicazione ci prefiggiamo di escludere l’indagine sociologica e concentrarci sulla forma, sui materiali, sulle modalità di produzione. In poche parole, sul Design. Non a caso i nanetti da giardino presentati in questo piccolo volume sono di corrente produzione e si possono comprare a prezzi contenuti nei negozi per il giardinaggio: sono alla portata di tutti. Quale miglior terreno di confronto per una disciplina la cui utopia è diffondere la bellezza? E allora: è o non è Design confrontarsi con un oggetto considerato Kitsch e creare un prodotto di successo? È o non è Design trovare una soluzione per produrre a basso costo una forma plastica e complessa? È o non è Design sperimentare nuovi materiali, finiture, lavorazioni?
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I nanetti non sono affatto un prodotto indegno di riflessione: hanno una grande storia alle spalle, che affonda le radici nella tradizione popolare e passa attraverso tutta la storia dell’industria. Dalle prime produzioni artigianali in terracotta, realizzate nella Germania di fine ottocento, ci conducono alle materie plastiche e alle problematiche della globalizzazione che caratterizzano i rapporti economici dei giorni nostri. Da una parte troviamo i nanetti di ceramica che, pur avendo fattezze occidentali, sono prodotti in Cina e successivamente ricondotti nella vecchia Europa. Dall'altra, troviamo i nanetti di produzione europea, spesso realizzati in plastica con tecnologie d'avanguardia. Due gli aspetti che li accomunano: il fatto che sono sempre dipinti a mano e Walt Disney. 6
Per quanto riguarda il primo punto, l'imperfezione dei nanetti tradizionali di produzione tedesca diventa la cifra che identifica manifatture diverse. Incuriosisce forse sapere che, ancora oggi, i nanetti vengono rifiniti a mano con un'operazione fatta in serie, come nelle botteghe dei pittori rinascimentali, dove ogni artigiano era specializzato in un dettaglio: c’era chi faceva le bocche, chi gli occhi, chi l’incarnato. La precisione del dettaglio dipinto a mano, al contrario, è uno degli aspetti che connota le produzioni cinesi: la mano d'opera costa molto meno! Per quanto riguarda il secondo punto, basti ricordare che fu Disney a dare una dimensione planetaria ai nanetti grazie al suo film “Biancaneve e i sette nani”. Fu lui anche a dar loro, nel 1937, un’identità che, nella tradizione popolare tedesca a cui si ispirava, non avevano: prima erano, infatti, generici "spiriti della terra" del tutto indistinguibili l’uno dall’altro.
Le pagine che seguono raccolgono un saggio storico e le schede relative ai diversi esemplari di nanetto che abbiamo preso in considerazione. Ognuno di essi è stato catalogato: accanto alla fotografia si trovano tutte le informazioni tecniche che lo identificano (manifattura, data di produzione, materiali, misure) e una didascalia critica con considerazioni che mettono in relazione estetica, storia e produzione. Una prima riflessione porta all’evidenza che ci sono diverse tipologie di nanetto. Una seconda mette in relazione le loro fattezze con il materiale di produzione: osservazione che permette di apprezzare l’astrazione di un nanetto di cemento, dalle campiture piatte e i particolari appena accennati, quando confrontato con i dettagli, precisi a tal punto da essere inquietanti, di un nanetto in resina e stucco. La puntualizzazione riguardo ai materiali di produzione farà scoprire quanti diversi tipi di plastica vengono utilizzati per massificare il prodotto, e quanto ancora contano i materiali tradizionali e le finiture a mano. Con questo lavoro vorremmo dare un contributo alla definizione teorica del Design, disciplina che, per eccellenza, si occupa di conferire qualità al prodotto industriale, non solo curando la forma in relazione al materiale e ottimizzando le lavorazioni, ma anche accompagnando il prodotto sino all'utente finale. Siamo coscienti che parlare di nanetti al mondo del Design sia una provocazione, ma speriamo di offrire una chiave di lettura per meglio comprendere le motivazioni del compulsivo comportamento d’acquisto che fa dei nanetti un intramontabile best seller.
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È con questo prodotto che il noto designer francese Philippe Starck ha “sdoganato” il classico nanetto da giardino dal regno del kitsch, facendolo irrompere nel mondo del Design. Il kitsch è un termine di origine tedesca, traducibile con “paccottiglia”. Ad esso si associa la parola "camp", che significa “pretenzioso, vistoso, inopportuno” e che, nel linguaggio contemporaneo allude ad un kitsch cosciente, ironizzante e provocatorio. Aggettivi appropriati a definire lo gnomo Attila e i suoi compagni Napoleon e Saint Esprit.
Gnomo Attila design Philippe Starck, 2000 produzione Kartell tecnopolimero termoplastico verniciato h cm 43
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Elio Fiorucci ha ideato il marchio Love Therapy nel 2003 come progetto attraverso il quale esprimere un sentimento di ottimismo capace di indurre una visione positiva della vita. Nanetti, elfi, disegni e brevi frasi, simboli ricorrenti dell’immaginario dell’imprenditore, propongono un mondo magico per adulti e bambini. L’inedito nanetto è declinato in molteplici oggetti regalo e nel merchandising utile a pubblicizzarli.
Cartello vetrina produzione Love Therapy, 2008 cartone h cm 25
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In una delle sue diverse finiture, Baddy è caratterizzato da una tecnologia che lo rende luminescente e da un’aria poco amichevole. Entrambi gli aspetti lo portano a ben ricoprire il ruolo di guardiano degli spazi aperti. Grazie alla particolare materia plastica di cui è fatto, non necessita di energia elettrica, ma solo di un po’ di sole che lo “ricarichi” ogni giorno. In questo caso i designer hanno voluto sottolineare che i nanetti da giardino non devono svolgere esclusivamente una funzione estetica e decorativa, ma possono essere anche utili e funzionali.
Baddy design JVLT JoeVelluto + A. Fabbian produzione PLUST Collection, 2008 resina di polietilene h cm 55
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Uno dei modi per produrre in serie un nanetto, è costruire uno stampo da cui realizzare due scocche, una per il fronte e una per il retro. Queste vengono unite con accortezza tale da non essere visibili nel prodotto finito. Successivamente il nanetto viene dipinto all’aerografo e rifinito con tocchi a mano. Quest’ultima operazione è fatta in serie, come nelle botteghe dei pittori rinascimentali, dove ogni artigiano era specializzato in un dettaglio: c’era chi faceva le bocche, chi gli occhi, chi l’incarnato. Diverse fisionomie e colori corrispondono a diverse manifatture.
Nanetto con coniglio prodotto in Germania, 2008 resina poliestere e fibra di vetro stratificata vernici epossidiche h cm 40
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Il materiale è determinante nella precisione dei dettagli e, quindi, nella resa finale della “statuaâ€?: il cemento rimanda forme poco definite, che solo il colore fa vivere nella fisionomia finale. La diffusione della lavorazione di questo materiale e, in tempi piĂš recenti, dei materiali plastici e di pigmentazioni da esterno in grado di resistere agli agenti atmosferici, hanno contribuito ad abbassare i prezzi e rendere popolari i nani da giardino.
Eolo prodotto in Italia, 2008 cemento dipinto con colori acrilici h cm 25
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Questo oggetto sembra racchiudere in sé le molteplici problematiche relative al kitsch e provocare coloro che si occupano di Design. Ha, infatti, una funzione: illumina. È un prodotto industriale: presuppone uno stampo ed una produzione che ne giustifichi l’investimento. Incorpora una nuova tecnologia. È fatto bene. Viene venduto a un prezzo contenuto. Ha solo un difetto: non piace ai designers, che ritengono di poter fare di meglio. E allora: è o non è Design confrontarsi con un oggetto che, pur essendo considerato Kitsch incontra il gusto della gente?
Nanetto illuminante prodotto in Cina, 2008 resina e stucco compositi pannello solare, batteria materiale rifrangente h cm 25
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UN PO' DI STORIA di Lidia Zitara
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L'età classica I nanetti sono nati contestualmente alla pittura ed alla statuaria sacra da giardino. Nani e figure deformi sono raffigurate anche nelle pitture greche, elleniche e romane (basti pensare a quelle trovate nelle Terme di Tito e Traiano a Roma, che diedero i natali al termine “grottesco”). Ma i loro più illustri predecessori sono le statuette dei Lari familiari (Lares familiares) dell'antica Roma. I Lari erano le divinità minori, protettrici della famiglia, e venivano religiosamente custodite ed onorate da tutti i familiari. Accanto ai Lares familiares erano i Lares agrestes, spiriti non legati alle famiglie, ma alle campagne. I Romani credevano anche che ogni luogo avesse un suo nume tutelare, un genio protettore, spesso rappresentato da un serpente, il cosiddetto "Genius loci", che tanto spesso ritorna nelle discussioni attorno al giardinaggio. È proprio dal culto dei Lari che si sono sviluppate tradizioni antichissime, come il presepe. Infatti in occasione del solstizio d'inverno, cioè il giorno del “Sole nascente” o “Sole bambino”, si soleva disporre le statuette dei Lari all'interno di uno steccato o una siepe (donde il termine “presepio” = “prae-saepere”, cioè “circondare con una siepe”). Accanto a questi culti vi era quello di Priapo, figlio di Venere e Bacco, protettore degli orti e dei giardini in quanto divinità associata alla fecondità. Virgilio scrisse che “era il protettore dei giardini poveri”.
Nel suo autorevole testo "Nanetti e giardini in Italia", Bruno Sanguanini associa alla figura di Priapo quella dei nanetti, gulliverizzati e privati pudicamente di alcune caratteristiche morfologiche. Sull'altare di Priapo si celebravano riti dionisiaci e di fecondità, che si spostavano progressivamente dall'interno all'esterno dell'abitazione, fino a raggiungere il viridarium, e lo stesso Priapo si trasformò nel Ruber Custos (il “Rosso Custode”), una sorta di spaventapasseri. Figura peraltro comune e a molte leggende centroeuropee, come quella tedesca di Rübezhal e, probabilmente, quella di Robin Hood. Il Medioevo L'epoca medievale, che fondò la sua estetica sul viso martoriato ed afflitto del Cristo crocifisso, non ebbe pertanto remore a raffigurare in dipinti e, soprattutto sulle docce e sui frontoni delle chiese, delle figure mostruose e deformi quali monito a mantenersi puri e casti. I nani e la loro gulliverica controparte, i giganti, hanno costellato la storia delle ville rinascimentali e manieriste. Nel 1400 la presenza di nani a corte era usuale, ancora oggi l'"Appartamento dei Nani" del castello Gonzaga a Mantova è una delle attrazioni turistiche più visitate. Nella stessa “Camera degli sposi”, affrescata da Mantenga, è raffigurata una nana, così come in “La Meninas”, di Velasquez. Nel corso dell'Umanesimo e del Rinascimento, il rinnovato interesse per le scienze e per la natura condusse molti nobili ad appassionarsi delle curiosità del mondo naturale. Fu così che nacque il collezionismo per oggetti naturali particolari, gemme, conchiglie, ossa di creature marine, pietre particolari, corna di animali, ecc., che venivano raccolte nelle famose Wunderkammern o “camere delle meraviglie”, che venivano adornate da statue di sirene, di ninfe, di Pan, ecc. Si tratta – potremmo dire – della più antica
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Di manifattura tedesca, questo nanetto ha tutte le caratteristiche della tradizione che, a fine '800, furono diffuse dalla mitologia wagneriana e dai troll di Henrik Ibsen. Rispetto alla produzione storica, la differenza risiede nel materiale di produzione: plastica stampata invece della terracotta. In entrambi i casi c'è comunque in comune il fatto di essere dipinti a mano: incongruenze del progresso tecnologico ancora incapace di sostituire la mano dell'uomo? O ultima risorsa a salvaguardia del "fare" artigianale? Rimane il dilemma del fattore estetico, che rimanda alla questione del gusto: questo nanetto è brutto o è bello? Quali i parametri per un giudizio obiettivo?
Nanetto con colombe prodotto in Germania, 2008 polimero stampato in rotazionale e verniciato h cm 35
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versione del parco a tema dei giardinetti di città, in cui vengono riuniti animali e statue di ogni tipo, a formare una sorta di Disneyland in miniatura. Lo stesso Goethe era un naturalista ed un fisico dilettante, collezionava pietre e conchiglie ed aveva statue di nanetti nel suo giardino di Weimar, dove spesso invitava gli amici per il tè.
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Già nel medioevo (e prima ancora in epoca romana) erano conosciuti i cosiddetti “meccanismi eroniani”, cioè quei congegni idraulici attraverso cui si potevano creare giochi d'acqua e far muovere degli automi. Queste tecniche furono poi migliorate (e portate ai loro massimi livelli nelle fontane di Versailles – create peraltro da idraulici italiani), tanto che a Pratolino vi era un vero e proprio teatrino di automi, intenti a fare questo o quel lavoro con questo o quell'attrezzo. Tutto ciò ricorda molto da vicino il presepe e i nanetti indaffarati con carretti, asce, picconi. È famoso il nano di Villa Pisani a Strà, come anche la “villa dei nani” di Valmarana a Thiene (Vicenza ), in cui i nani accolgono il visitatore. Altrettanto famoso è “Morgante” il nano di Boboli, posizionato al centro di un labirinto di siepi, con una chiara funzione di guida e sorveglianza, cioè una funzione teleologica. Il labirinto è, tra l'altro, un elemento mitologico importantissimo, poiché implica un significato iniziatico, di morte e rinascita. Giove stesso era chiamato Labyris in Asia Minore. E se ci pensiamo un po', i nani scavano nelle caverne, anche quelle dense di significati mitologici di nascita e fertilità.
L'età moderna In epoca moderna la storia del giardino ebbe due scossoni: il primo fu la rivoluzione inglese del paesaggismo, che si conclamò tra la metà e la fine del Settecento. Collimò peraltro con altri tipi di rivoluzioni nel campo delle arti. Unanimemente si concorda nell'indicarla come il punto di disgregazione della capacità di individuazione di un gusto soggettivo all'interno del giardino. Il paesaggismo prevedeva ampi spazi che fossero più simili possibile ad una “natura ben coltivata”, con il grado minimo di artificio visibile. Lo spazio era improntato ai divertimenti tipicamente inglesi: la passeggiata a piedi, a cavallo o in carrozza, i giochi del golf e del polo. Collinette, vallecole, stagni, anse dei fiumi erano decorate con edifici e strutture che richiamavano antichi periodi storici, prevalentemente quelli greci, ma sempre più spesso vi erano ospitate delle “casette cinesi” per assecondare la moda delle cineserie e dell'Oriente. Il revival, tipico di quel periodo delle rovine classiche e la scoperta del mondo alpino (quest'ultimo coincide con la teorizzazione del “sublime” da parte di Edmund Burke), rende i giardini luoghi ideali per ospitare artefatti che imitavano antichi ruderi o rocce, promontori, rilievi artificialmente creati. In seguito la moda delle rovine e delle "fabriques" (piccoli edifici che richiamano la vita in campagna, latterie, mulini, masserie) e delle "folies" (chioschi esoticheggianti e gazebo chiusi, dove potersi riunire non visti dall'esterno per conversare, amoreggiare, o compiere piccole follie – donde il nome), divenne una vera e propria insensata esaltazione e ne abbiamo una bellissima testimonianza in "Bouvard e Pécuchet" di Flaubert.
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Il gesso è un materiale tenero e fragile, va tenuto bene e ridipinto periodicamente. Per gli amanti dei nanetti esiste una gerarchia qualitativa in base al materiale di produzione: un nanetto di cemento è un esemplare migliore rispetto a quello di plastica, ma anche peggiore rispetto a quello di gesso e terracotta. Il nanetto riprodotto nella pagina accanto riprende la tradizionale iconografia di origine germanica e celtica precedente all'interpretazione americana di Walt Disney.
Nanetto minatore prodotto in Cina, 2008 gesso dipinto con colori acrilici h cm 40
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La caratteristica del giardino successivo, cioè del giardino romantico, è quella di suscitare un impatto emotivo e da ciò nasce quello che viene chiamato “eclettismo storico”: nei giardini, non sempre di dimensioni adeguate allo scopo, venivano così riuniti stili e impressioni differenti. Il giardino diviene così un mezzo per esprimere il proprio status symbol. L'età contemporanea Molto spesso si pensa che il cattivo gusto sia una tara dei tempi moderni, mentre invece ha radici ben lontane nel tempo, basti pensare ai sofisticati giochi ed automi che lo sfortunato Ludwig II di Baviera (il cugino di Sissi) si fece costruire per il suo castello di Neuschwanstein a Füssen. 28
I giochi richiamavano apertamente le atmosfere romantiche wagneriane. Wagner stesso fu l'ispiratore di Ludwig che gli commissionò “L'anello del Nibelungo” e che per lui fece costruire il teatro di Bayreuth. Il castello fu concepito come un palcoscenico di una vita immaginaria, uno scenario ideale per il mondo romantico. Walt Disney vi si ispirò per creare Disneyland. Il castello, giudicato con occhi moderni, è ricco di ogni genere di kitsch ma, all'epoca, tutte le sue architetture e decorazioni erano considerate artistiche. Fu proprio Ludwig I, il padre di Ludwig II, ad iniziare la moda del castello eclettico e romantico. Molti erano gli arazzi e gli affreschi che rappresentavano motivi neo-gotici, allora molto in voga, come il mito del Graäl, di Merlino, della Tavola Rotonda e di Re Artù.
L'Europa mitteleuropea è ancor oggi ricchissima di leggende e fiabe aventi come protagonisti gnomi, elfi e nani. Gli stessi Nibelunghi sono dei nani che abitano nelle caverne e custodiscono tesori (non diversamente dai Nani di Tolkien). Il secondo momento di rottura nella storia del giardinaggio moderno fu (per quello che riguarda la nostra indagine) la riproducibilità tecnica degli oggetti d'arte e di artigianato che ha posto le basi alla produzione industriale, alla serialità, ed al “brutto in serie”, cioè al kitsch, a cui troppo facilmente e con poca cognizione di causa si fa appello parlando dei nanetti. La serie dei nani è teoricamente chiusa, essendo solo sette, otto con Biancaneve, ma virtualmente è infinita, poiché infinite sono le combinazioni di varianti e di materiali, inoltre ai nani è possibile aggiungere infiniti elementi di piccola statuaria da giardino, come animali, rane, cerbiatti, Bambi, funghi, altri personaggi dei cartoni animati Disney. Le prime produzioni industriali di nani di terracotta, che ovviamente ancora non avevano le fattezze disneyane, e che ora sono significativamente diventati pezzi da collezione di modernariato, vennero avviate verso il 1880 in Turingia, ma ancor prima erano richiesti nanetti di fattura artigianale. Nel 1867 Sir Charles Isham, un gentiluomo inglese interessato allo spiritualismo, volle delle statue di gnomi per abbellire il suo giardino di rocce e conifere striscianti, a Lamport Hall, nel Northamptonshire. Affascinato dalla mitologia wagneriana allora in auge e dai troll di Henrik Ibsen, si fece portare dalla Germania parecchie dozzine di questi
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I nanetti hanno, per gli amatori, un valore più o meno alto a seconda del materiale con cui sono fatti. Quelli di terracotta sono più preziosi, perché il materiale è più naturale e li avvicina alla terra nella quale, secondo la tradizione, dimorano. L'argilla non permette una particolare definizione del dettaglio, ma i colori vivaci e la finitura lucida che si ottengono con la cottura nei forni ad alta temperatura contribuiscono efficacemente all’effetto finale.
Nanetto violinista prodotto in Cina, 2008 ceramica h cm 23
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“spiriti della terra” che egli chiamava “minatori fantasma”. A tal proposito non si può non ricordare come lo spiritismo fosse di moda sul finire dell'Ottocento e che molti personaggi come Sir Arthur Conan Doyle (il creatore di Sherlock Holmes) ne fossero affascinati e ne ricercassero delle basi scientifiche. Le fiabe dei fratelli Grimm furono pubblicate tra il 1812 e il 1822 e sono opere dichiaratamente popolari, o meglio della cultura del popolaresco. Non sono cioè una versione popolare di una tradizione colta, nascono già popolaresche.
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I sette nani della fiaba dei Grimm sono sostanzialmente indistinguibili l'uno dall'altro, non hanno nomi né carattere, non vengono descritti morfologicamente. In breve non hanno individualità: se fosse stato uno soltanto sarebbe stata la stessa cosa. Mentre i fratelli Grimm si riproponevano di dare una testimonianza delle tradizioni popolari orali, Disney nel '37 fa diventare i nani dei tipi individuali, ognuno con un nome ed una personalità, dandogli pertanto un carattere seriale, facendoli quindi diventare elementi di una serie collezionabile. . A partire dalla fine degli anni Novanta si sono moltiplicate le azioni delle varie “bande anti-nano”, o dei “fronti di liberazione dei nani da giardino”. Si tratta di gruppi, presumibilmente di sfaccendati, nati attorno agli anni '80–'90, che sottraggono le statuette dai giardini per liberarle nei boschi, dove – a loro giudizio – potranno ritrovare l'ambiente naturale da cui provengono e infine tornare a casa. Ci si sorprende a questo punto del perché tutte le statue delle contadine con le ceste di frutta non siano state riportate in campagna, le sirenette ricondotte al mare, o le rane riportate agli stagni. Ciò
accresce l'interesse verso i nani, che sono le uniche statue da giardino a beneficiare di tali interventi. Alcune associazioni non sono affatto gentili e invece di “liberare” i nani li distruggono a picconate, provocando anche danni al giardino, come i KANG, acronimo dal suono sinistro, che significa: Klub Anti-Nano da Giardino. Famoso è in Francia il "Front de Libération des Nains de jardin" che commercializza gadgets e pubblicizza il nanetto-pensiero. Difficili sono i contatti con i rappresentanti di questa ed altre associazioni che sembrano avere a cuore più il merchandising che non il “nanetto-pensiero”, anche questo peraltro venduto come un gadget. Tutte queste associazioni sono abbastanza similari tra loro, citiamo solo quella degli Gnomi dell'Altopiano di Asiago, che invece, oltre a dichiarare nome e cognome, sviluppano periodicamente iniziative ed attività riguardanti il mondo della fantasia e dei nani da giardino.
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Nella tradizione popolare di origine celtica e germanica, i nanetti hanno una fisionomia indistinguibile l'una dall'altra: non hanno nome, né carattere. È Disney che, nel suo film Biancaneve e i sette nani (1937), fa diventare i nani dei tipi individuali, ognuno con una personalità. Genericamente considerati “spiriti della terra”, spesso sono raffigurati con gli attrezzi dei minatori. La produzione contemporanea declina il nanetto in tutte le attività che caratterizzano il mondo di oggi.
Nano cuoco prodotto in Germania, 2008 resina poliestere e fibra di vetro stratificata vernici epossidiche h cm 75
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Body design Biancamaria Sacco produzione SOS, 2008 cotone stampato cm 50
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DALLA FIABA AL CINEMA di Maria Beatrice Bertone Sono i fratelli Grimm (Jacob e Wilhelm) a pubblicare nel 1814 "Schneewittchen und die Sieben Zwerge", "Biancaneve e i sette nani", nella raccolta "Kinder – und Hausmarcheren" (Fiabe dei bambini e del focolare) ispirandosi a racconti e aspetti della tradizione orale tedesca. Per questa ragione la nascita e l’origine di Biancaneve e in sé, della fiaba, viene “rivendicata” dalla città di Lohr in Bassa Franconia. Nelle pubblicazioni a stampa viene illustrata rispecchiando gli stilemi della grafica delle differenti epoche e in relazione agli autori che traggono spunti iconografici di varia natura, personalizzandoli. La fiaba è tra le più note in tutto il mondo occidentale, acquisisce un successo e una popolarità tali da divenire nel 1937 oggetto della fantasiosa traduzione animata della Walt Disney. La Walt Disney percorre un lungo iter di preparazione e studio di tutti i personaggi, cogliendo riferimenti specifici da opere d’arte europee. I nanetti disneyani sono il frutto di sette elaborazioni volte a caratterizzare, come con il nome, ruoli diversi, La fiaba dei fratelli Grimm propone, al contrario, le loro figure solo come piccoli minatori e non dà spunto per una distinzione caratteriale e fisica, a differenza invece dei connotati forniti nella descrizione di Biancaneve o della Regina cattiva. C’è ragione di credere che la ripresa figurata dei nani per il cartone animato possa trovare dei riferimenti proprio riguardo a quest’ultimo personaggio, per la cui iconografia i fratelli Disney e i loro
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Lampada da tavolo design Giovanni Cortinovis, 2008 produzione TaffetĂ nanetti in PVC stampati per soffiaggio h cm 65
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collaboratori pare si siano ispirati all’immagine della scultura gotica di “Uta”nel Duomo di Naumburg in Turingia. Proprio in Turingia dal 1880 ebbero inizio le produzioni di nani in terracotta dipinta a colori vivaci, destinati al giardino. Tali creazioni, divenute ormai famose e assai diffuse, avrebbero potuto rappresentare l’archetipo dei nanetti per i Disney che, nel ’35, si erano recati in Germania per preparare le immagini destinate al cartone, adattate poi nei connotati e nelle fattezze che più corrispondevano ai profili assegnati. Gli indistinguibili sette nani dei Grimm con Disney sono battezzati ognuno con un proprio nome ispirato ai sette pianeti. Ecco dunque dall’originario nome inglese di Doc, dottore (Dotto) riferito alla saggezza di Giove; Grumpy, scorbutico (Brontolo) a cui corrisponde la prudenza e la riluttanza di Saturno; Sleepy, sonnolento (Pisolo) riconduce all’abbandono onirico della Luna; Bashful, timido (Mammolo) alla castità di Venere; Happy, felice (Gongolo) rimanda la luce e la gloria del Sole; Sneezy-Sneeze, starnuto (Eolo) è la forza esplosiva di Marte; Dopey, addormentato, diventa nella versione italiana Cucciolo, che è anche l’unico senza barba e calvo, rimanda a Mercurio a cui è metaforicamente assegnata la flessibilità. L’abbigliamento contribuisce alla caratterizzazione: indumenti comodi e dei colori della terra come si addice a dei minatori, come pure i tessuti robusti della tipologia dei panni di lana. Le gradazioni dal rosso al marrone, delle terrecotte per giubbe, talora rattoppate,
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panciotti che sono quasi delle tuniche nel caso di Cucciolo e Pisolo, chiusi almeno da un bottone, fermati da cinture con fibbie. Sono indumenti indossati su calzebrache, ai piedi calzature tozze, quale riduzione delle “calze solate” di età medievale; alla stessa epoca, si rifanno i copricapo a cappuccio. È soltanto uno, invece, il nano da giardino del papà di Amélie che, nel film "Il favoloso mondo di Amélie" (2001), consola il suo proprietario malato, viaggiando. Simboleggia allo stesso tempo la voglia di conoscere il mondo e di affrontare nuove esperienze della protagonista. Per i nostri decenni sembra proprio che il nanetto faccia parte di tutto ciò che è meraviglioso, ci aiuta a penetrare nel buio, cogliervi il meglio, proprio come i nanetti nella miniera raccoglievano le pietre preziose! 40
Le creazioni animate della Disney sono diventate un riferimento preciso in molti dei nanetti prodotti fino ai nostri giorni, ponendo al designer una seria problematica per quanto riguarda il copyright, i brevetti e i diritti d’autore. L’intento della Disney è stato quello di lavorare per un cartone animato, che dal 1937 ha subito una molteplice serie di varianti fantasiose, riscuotendo sempre successi, ma senza mutare iconograficamente gli originari piccoli protagonisti. La sfida sta dunque nel far prevalere, in un contesto tridimensionale e destinato alla funzionalità, le “magie” del nostro tempo fatte di materiali e di tecniche nuovi che possono a loro volta essere il frutto di ricerche e studi nel passato anche più remoto o del tutto avveniristiche e innovative.
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Mammolo e Pisolo serie "I sette nani", 1969 produzione Ledraplastic collezione Michele Maiorana PVC Plastisol con finitura antibatterica h cm 30
Anna Lombardi, designer, convinta assertrice che l’industria sia veicolo di cultura, ha progettato eventi e pubblicazioni sul tema del prodotto industriale per conto di Enti Pubblici e privati, con l'obiettivo di sensibilizzare il territorio al Design (Civici Musei di Udine, Assindustria e Camera di Commercio di Udine). Insegna Design Management e Comunicazione d’Impresa alla facoltà di Disegno Industriale dello IUAV. Lidia Zitara, illustratrice, ha fondato il più autorevole sito italiano di giardinaggio (www.compagniadelgiardinaggio.it) . Vi pubblica numerosi articoli e disegni e cura la sezione “libri”. Il sito ha anche una attiva community, di cui è moderatrice. Ha illustrato numerosi libri. Giornalista apprezzata, cura una rubrica sul mensile "Casafacile". È autrice del volume "Il giardiniere per diletto", uscito nel gennaio 2009 (Ed. Pendragon). 42
Maria Beatrice Bertone, storica del tessuto e dell'abbigliamento, svolge attività di ricerca, promozione eventi, mostre e pubblicazioni. Si occupa di conservazione e restauro nel settore del costume e del tessile collaborando con gli enti preposti alla tutela. È impegnata in collaborazioni con musei, università ed enti pubblici per la conduzione di corsi specialistici e didattici. Fa parte del comitato scientifico della rivista Filoforme. INTERAZIONI DESIGN è la sezione dell’Associazione Culturale INTERAZIONI. Recentemente fondata a Udine, ha come obiettivo la diffusione sul territorio di temi legati, oltre che al Design, alla Musica, all’Architettura, all’Arte, alla Letteratura, alla Fotografia, al Costume e alla Moda. Punta, in particolare, al confronto tra diverse discipline quale mezzo per una loro definizione contemporanea.
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