Sequence Magazine 63 IT

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Petranboard

Offline in Albania

The people of Petran, Turkey, have been snowboarding for roughly 300 years.

Sometimes you get a trip so good that the travel part is just as exciting as the destination.

Severin Van Der Meer “I don’t really like to get told I shouldn’t do something, but I love to get inspired from other people.”


JONES MTB


JONES ZEPHYR

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JONES EXPERIENCE THE

THIRTYTWO.COM


Edito°

Il tema di questo edito è la tecnologia. Prima che controlliate la copertina per vedere se avete erroneamente aperto una copia di Focus, vi anticipo che sì, vi è un nesso con lo snowboarding, quindi abbiate la pazienza di leggere fino in fondo. TEXT

Matteo Rossato PHOTO

Achille Mauri

Dunque dicevamo il tema è la tecnologia e in particolare i suoi pro e contro. La tecnologia ha reso fruibile l’informazione ad un pubblico infinitamente più ampio di quanto i mezzi di comunicazione classici abbiamo mai potuto aspirare. La tecnologia ha messo alla portata di tutti i famosi 15 minuti di celebrità, così come ha dato l’occasione a chiunque di potersi affermare, grazie alle infinite possibilità dei social network e delle piattaforme digitali. La tecnologia ha letteralmente azzerato le distanze tra le persone, almeno potenzialmente. Ma la tecnologia ha anche compromesso la qualità dell’informazione e dei media: oggi chiunque con una connessione dati può dire la sua e renderla pubblica: questo non lo rende necessariamente un divulgatore, un attore o un giornalista. La tecnologia ha azzerato così efficacemente le distanze, che ora abbiamo intere generazioni di alienati, che non riescono a comunicare se non tramite la rete, con messaggi, commenti o video reaction: si litiga su instagram, si denuncia su twitter e ci si sfoga su youtube. Su questo numero

di Sequence troverete molti spunti di riflessione in merito. Abbiamo parlato con Absinthe di quanto le premier dei video, una volta comuni e ora una rarità, siano importanti per il tessuto sociale del nostro sport e per tale motivo loro, da 15 anni, non mancano di organizzare un tour mondiale di date. Siamo andati Offline con Nitro in Albania, che tramite il loro ultimo film, propone di scollegarsi ogni tanto dalla rete per godere del mondo reale. Abbiamo discusso con Matt Georges del suo ultimo progetto DIY cartaceo Club Sandwich ed infine abbiamo raccontato la gloriosa storia di Transworld snowboarding, caduto sotto il fuoco nemico della democratica “comunicazione digitale” moderna. In tutto questo quindi, qual’è la morale? La tecnologia è un male? Non necessariamente. Ma sicuramente dopo la scorpacciata di informazioni istantanee propinate ogni minuto dai social negli ultimi anni, il popolo dello snowboard sta sentendo la necessità di fermarsi un momento e tornare a godere dei preziosi momenti che la montagna offre, delle ragionevoli attese per vedere un bel video o per leggere un articolo ben scritto su un magazine, o semplicemente compiere l’atto sovversivo di buttare il cellulare nella giacca in modalità silenzioso e scambiare due parole con il compagno di surfata. Sono certo che il buon Jake sarebbe d’accordo.


Grilo at Avoriaz 1800

Snowboarding simplified for everyone.

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Editor In Chief Denis Piccolo

Creative Director George Boutall

Editorial Coordinator Matteo Rossato

Crew Editor In Chief Denis Piccolo denis@hand-communication.com

Sequence-Magazine.com Federico Mura hello@hand-communication.com

Editorial Coordinator Matteo Rossato ross@hand-communication.com

Photographers & Filmers Matt Georges, Dominic Zimmermann, Markus Rohrbacher, Gianfranco Battaglia, Claudio Foco, Cyril, Silvano Zeiter, Kevin Kok, Achille Mauri, Migi, Roberto Bragotto, Alex Steward, Francesco Zoppei, Scotty Stephenson, Ben Gavelda, Aaron Schwartz, Andrea Schilirò, Thomas Monsorno

Advertising Office hello@hand-communication.com +39 333 7741508 Creative Director George Boutall george@evergreendesignhouse.com Graphic Design Francesca Pagliaro, Diego Marmi, Stefano Luongo Editing & Translation Giacomo Margutti

Collaborators Lisa Filippini, Elisa Maria Ferrari, Giulia Boccola, Silvia Galliani, Marta Manzoni, Luca Albrisi, Enrico Santillo, Antonio Isaja, Sofia Parisi, Fabrizio Bertone, Simone Lovera Cover Severin Van Der Meer by Silvano Zeiter

Company Editor Hand Communication Corso Francia 17 - Torino hello@hand-communication.com Store Magazine Map sequence-magazine.com/magazine-finder Online Shop & Subscriptions sequence-magazine.com/shop Printers L’artistica Savigliano Savilgiano - Cuneo - Italy lartsavi.it Distribution 25.000 copies distibuted in +500 European stores: Italy, Switzerland, Austria, Germany, France, England, Spain, Belgium, Finland, Holland, Czech Republic, Slovakia & Portugal


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9/16/19 6:18 PM


116° Severin Van Der Meer

84° Campiglio to Alberg

92° On the Shoulders of Giants

76° Jake Burton

98° Offline in Albania

106° Japan Triple

60° Petranboard

Index 8° The daily News

30° Yoga Snowboarding

44° <OooOoO>

12° Fresh Made

32° Skicircus

46° Suzy Greenberg 270

16° Killer Collabs

34° Ursus Snowpark

48° Ten years of Jones

20° Eco Seven

36° Pila Snowland

50° On the Lookout

24° Auclair Gloves

38° 15 Minutes

54° Halldor Helgason

26° Sequence Guide

40° Sam McMahon

56° Gigi Ruf is back

28° Blue Tomato

42° Club Sandwich

68° Isle of Snow


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K2SNOW.COM

SINCE 1987

K2 proudly welcomes Kennedi Deck to the International AM Team. Snowboarding by Kennedi Deck. She is riding the Cold Shoulder board and Meridian binding. Photos by Marc O’Malley. Location: Washington, USA.

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KENNEDI DECK


The Daily Pill B Y D AV I D E F I O R A S O

Burton Mountain Mash 2020 Annunciate date, location e preview del Burton Mountain Mash 2020. Madonna di Campiglio si riconferma location ideale per le attività che andranno a comporre l’agenda tra il 27 gennaio e il 2 febbraio 2020. Torneranno pro-rider nazionali ed internazionali per il consueto appuntamento con lo Slope Style presso l’Ursus Snowpark, mentre amatori ed appassionati potranno sfidarsi nell’Anon Banked Slalom. Nel village farà tappa il Test Ride dove provare le tavole 2020/21 e gli attacchi Step On, mentre i rider più piccoli potranno divertirsi in tutta sicurezza al Burton Riglet Park. Per le donne tornerà lo snowboard camp in rosa, mentre non mancheranno i momenti dedicati agli “addetti ai lavori” che coinvolgeranno negozianti e rivenditori.

Quiksilver presenta Dark Matter Basterebbe un solo nome, quello di Travis Rice, per far crescere l’attesa. Non un nome qualsiasi, ma quello di uno dei rider più significativi del nostro tempo, un atleta che da sempre sa innovare ed emozionare. Dopo il progetto Fourth Phase, Travis Rice torna in grande stile chiamando a raccolta l’amico Elias Elhardt ed il leggendario regista Curt Morgan di Brain Farm, con cui ha condiviso That’s It, That’s All e The Art Of Flight, artefice di aver rivoluzionato i film d’azione dell’ultimo decennio. Il risultato è Dark Matter, presentato da Quiksilver, una celebrazione dello spazio e del tempo al Tordrillo Mountain Lodge, nel remoto backcountry dell’Alaska. Sarà disponibile da Natale 2019 su Amazon Prime, iTunes e Vimeo on Demand.

Arthur longo entra nel team Capita Scott Stevens, Kazu Kokubo, Jess Kimura, Kevin Backstrom, Brandon Cocard, Mike Rav, Johnny O’Conner, Phil Jacques. Come alzare ancora il livello di un team stellare? Beh, con Arthur Longo. Il 31 enne di Grenoble è letteralmente atterrato nel team Capita andando a rinforzare il fortissimo roster dei Defender of Awesome. Per celebrare l’arrivo in pompa magna, Capita ha realizzato una limited edition della Mercury, la sua all-mountain per eccellenza, sul mercato in versione pro model 157 con un design customizzato. Una tavola dalla versatilità estrema, pensata per raggiungere standard elevati in powder, condurre curve impeccabili in pista e affrontare il park se decidi di dar sfogo alla tua fantasia. Proprio come piace fare ad Arthur.

Giro è il primo brand a incorporare un tessuto polartec nei caschi Giro Sport Design ha integrato l’innovativo tessuto Polartec Power Grid nella sua nuova linea di caschi all mountain e freestyle. Power Grid non solo aumenta il calore riducendo gli spazi, ma genera punti di contatto mirati che assorbono e diffondono il sudore favorendo un’evaporazione più rapida. La sua lavorazione a maglia bi-componente utilizza due costruzioni diverse in altrettante superfici: una ottimizzata per allontanare l’umidità dal corpo, l’altra per asciugare rapidamente. Incorpora inoltre il cloruro d’argento che previene la formazione di odori. “La competenza di Polartec nella termoregolazione è un naturale completamento della leadership di Giro nella progettazione di caschi” – afferma David Karstad di Polartec.

Conzzeta mette Mammut sul mercato Il gruppo Conzzeta ha annunciato di volersi focalizzare su uno specifico campo di interesse con l’intento di cedere gli altri marchi a portafoglio, tra cui Mammut Sports Group AG, parte della holding svizzera fin dal 1982. A partire dal 2020, Conzzeta concentrerà le sue risorse su Bystronic, leader globale nella produzione di sistemi per la lavorazione della lamiera. Di conseguenza Mammut, Schmid Rhyner e FoamPartner, non riceveranno più il supporto di cui hanno bisogno. I profitti di Mammut, aumentati in modo significativo dal 2016 al 2018, con ottime previsioni anche per il 2019, mostrano prospettive di crescita e sviluppo favorevoli per il potenziale acquirente. La vendita di Mammut è specificamente diretta all’internazionalizzazione del marchio che, sotto un nuovo proprietario, potrebbe trovare una nuova spinta.


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The 3 asymmetrical functions FIT - FEEL - FLEX are combined in an asymmetric shape and closure system that delivers optimum support and flex. The result is the highest performance and most incredible feeling boot on snow.


The Daily Pill B Y D AV I D E F I O R A S O

Rene Rinnekangas promosso al global pro team di Rome Rene Rinnekangas, già parte del programma AM da diverse stagioni, si unisce a Stale Sandbech, Thomas Delfino e Alek Ostreng nel Pro team di Rome Snowboards. L’annuncio a sorpresa gli è stato comunicato durante il Sales Meeting di qualche settimana fa a Killington, nel Vermont. Rider finlandese classe 1999, Rinne è apparso dal nulla qualche anno fa, diventato famoso in poco tempo. E’ entrato per la prima volta nella coscienza collettiva durante la Dew Tour Team Challenge 2017, collezionando di lì a breve un’incredibile video part come quella di “Everybody, Everybody”, eccellenti risultati agli X-Games e la partecipazione alle Olimpiadi di Pyeongchang del 2018. Un risultato meritato che porterà tanta energia contagiosa a tutto il team.

Zen snowboard: original, customized or fully customized? Zen Snowboards, progetto dell’ex snowboarder professionista e park shaper Reto Neiger, spinge la customizzazione ai massimi livelli. Le tavole Zen si differenziano qualitativamente e funzionalmente dai prodotti di massa. Sono realizzate con componenti di fascia alta, assemblate con attenzione ai dettagli, dando come risultato un pow(d)ertool orientato alle prestazioni. Con il Big Nose “BN 3.0”, terza rimodulazione dei suoi ibridi all-mountain, Reto ha sviluppato uno shape sorprendentemente versatile, veloce e affidabile. Disponibili in undici diverse dimensioni con pop, flex e design personalizzabili a proprio piacimento. Per coloro che desiderano la massima qualità e la massima affidabilità, adattata alle proprie esigenze.

Il superpipe di Kitzsteinhorn apre a pieno regime Il Superpipe di Kitzsteinhorn, Zell am See-Kaprun, in Austria, è in ottime condizioni e pronto ad accogliervi. Dopo aver ospitato gli allenamenti di molte star internazionali provenienti da Europa, Asia, Australia e Nord America, il Superpipe ha aperto a tutti i rider, dilettanti e professionisti. Una struttura lunga 150 m e alta 6.5 costruita da Alli Zehetner ed il team di Parkshaper. Quest’anno inoltre, Glacier Park e Superpipe saranno ancora più facili da raggiungere grazie alla nuova 3K K-onnection, una linea di funivie lunga 12 chilometri che collega il centro di Kaprun direttamente con il ghiacciaio Kitzsteinhorn attraverso la Maiskogel, raggiungendo i 3029 m sopra il livello del mare.

Victor de le rue entra nel team jones snowboards Victor De Le Rue, attuale campione del Freeride World Tour 2019, entra nella famiglia Jones come nuovo rider del Team Internazionale. Cresciuto nei Pirenei francesi, in una famiglia di snowboarder leggendari, Victor ha iniziato a fare snowboard a sei anni, diventando campione juniores di boardercross, slopestyle e halfpipe. Raggiunta la maggior età, Victor si è allontanato sempre più dalle discipline agonistiche tradizionali per dedicarsi al filming e al freeride. “Siamo felicissimi di avere Victor nel team! Ho avuto occasione di surfare e campeggiare con lui e sono rimasto strabiliato dalla sua abilità nel riding e le buone vibrazioni che emana in montagna. Ha grandissime capacità alpinistiche e come freestyler, inoltre è umile ed estremamente pacato. Sarà perfetto nel nostro team” - ha dichiarato Jeremy Jones.

Selezionati i vincitori di Ispo brandnew 2020 Sono stati selezionati i vincitori di ISPO Brandnew 2020, la principale competizione di startup nel settore sportivo. Una giuria indipendente di esperti ha valutato le proposte, redatto un elenco iniziale di 50 nomi e selezionato un vincitore in ciascuna delle 8 categorie. Ognuno di loro ha saputo conquistare la giuria con concetti sostenibili e personalizzabili, prodotti che hanno un enorme fattore di divertimento. Per le startup premiate, ISPO Brandnew crea un potente trampolino di lancio nel moderno business degli articoli sportivi. Tutti i vincitori e i marchi selezionati presenteranno le loro soluzioni all’ISPO di Monaco dal 26 al 29 gennaio 2020 presso il Brandnew Village del padiglione B4.

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Fresh Made B Y D AV I D E F I O R A S O

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1. DC shoes asap anorak

2. Jones carbon flagship

3. Komono Anton Goggle

Parte della Transitors Collection, Asap Anorak è una giacca da snowboard ripiegabile e comprimibile che abbina lo stile streetwear a dettagli pensati per l’inverno. Un guscio ricco di caratteristiche tecniche, tra cui l’impermeabilità Weather Defense da 10K, le prese d’aria in mesh, le cuciture nastrate, il cappuccio regolabile in due direzioni, la fodera in taffeta, le tasche scaldamani con zip. Questa versione Repurpose utilizza residui di poliestere.

Pronta per la competizione, costruita per solcare i terreni ripidi alla massima velocità. Per il 2020 Jones Snowboards ha completamente ridisegnato la Carbon Flagship con una nuova forma e nuovi materiali. Il tapered shape di 12.5 mm sulla coda agevola il galleggiamento e le curve veloci, mentre l’anima in legno a tripla densità e la tecnologia Traction 3.0 offrono una risposta torsionale e un controllo senza eguali. La nuova Ultra Base è la soletta più veloce mai testata.

Un tributo alla legacy decennale di Komono e un passo avanti in territori ancora inesplorati. La prima maschera per gli sport invernali presentata dal brand di Anversa porta il nome del suo fondatore, Anton Jannssens, ex-snowboarder professionista. Caratterizzata da lenti potenziate e strap in caucciù, abbina un fit perfetto a una protezione ampia, con una attitudine forte e decisa. La maschera è disponibile con un set di divertenti patches che possono essere applicati a proprio gusto.

4. Shimoda Action X Camera Bag

5. Nidecker Carbon Binding

6. Korua Bullet Train Plus

Shimoda Designs, la company di Ian Millar nota per progettare alcune delle borse fotografiche più innovative al mondo, presenta la nuova collezione Action X pensata per i fotografi di avventura che vogliono muoversi sulla neve. Tre zaini da 30L, 50L e 70L con unità Core rimovibile di nuova concezione e una funzione di caricamento dall’alto che si affianca al pannello laterale ad accesso rapido e all’apertura posteriore. Si completa di cinghie in TPU e supporto rimovibile per casco. È disponibile attraverso la campagna Kickstarter.

Superleggeri, resistenti, reattivi. I Carbon Binding stabiliscono un nuovo standard in termini di rapporto prestazioni-peso. È l’unico modello della gamma Nidecker che presenta gli straps con la rivoluzionaria tecnologia Hyperfuse sviluppata da Now Bindings per portare il massimo livello di precisione e trasferimento di energia sulle curve, mantenendo comunque un alto comfort. Utilizzano l’esclusivo baseplate Unibody Pro con il 33% di fibra di vetro, highback e buckles in alluminio.

È iniziata una nuova era nel carving. Bullet Train è la tavola direzionale progettata per rendere agevoli le svolte estreme. Fa parte della collezione Plus di Korua, una linea che mira a costruire le migliori tavole da snowboard possibili. I materiali di alta qualità la rendono veloce come un proiettile; grazie alla costruzione in titanio, che assorbe le vibrazioni garantendo una migliore torsione, questa bestia silenziosa taglia i dossi con facilità e precisione. “By far the best carving board I have ever ridden”.

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ADDITIONAL INFORMATION ONLINE:UNIONBINDINGCOMPANY.COM SOCIAL:@UNIONBINDINGCO

UNION BINDING COMPANY JOHNNY O'CONNOR STRATA RIDER

RIDING

CONTACT

California Sports tel:00390119277943 www.californiasport.info

PHOTO DANIEL BERNSTAL

YR.15


Fresh Made B Y D AV I D E F I O R A S O

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7. O’neill Original Anorak Jacket

8. Thirtytwo Tm-2 Xlt Helgason Boot

9. Plum Carbon Feyan

Ispirata al passato, con dettagli tecnici aggiornati ai nostri tempi. Original Anorak è una rivisitazione della giacca progettata per la prima Coppa del mondo di snowboard. Si fa notare per la sua tasca a marsupio e i colori audaci, ma non è pensata solo per avere un bell’aspetto. E’ dotata di impermeabilità e traspirabilità 10K/10K con tecnologia O’Neill Hyperdry a rapida asciugatura ed è realizzata nell’esclusivo tessuto Repreve, fibra sostenibile ricavata dalle bottiglie di plastica riciclata.

Un grip imbattibile, una costruzione a prova di proiettile e la tecnologia Storm Shield per affrontare qualsiasi situazione atmosferica. L’upgrade del popolare TM-2 ora anche nella versione Black/Camo creata per Halldor Helgason. Questo scarpone all-mountain/ backcountry dal flex rigido ha una linguetta sagomata in 3D che riduce i punti di pressione, gambale articolato, suola Vibram e intersuola dotata di ammortizzazione Evolution Foam.

L’attacco di fascia alta per splitboarder esperti che desiderano coniugare reattività, prestazioni e leggerezza senza trascurare la solidità. Lo spoiler in carbonio offre una presa ideale senza compressione superflua, migliore resistenza alla torsione e maggiore precisione di guida. Grazie al sistema WoR (Walk or Ride) è possibile eseguire molto rapidamente la regolazione dalla modalità di salita a quella di discesa. Feyan è il compagno ideale per conquistare le vette su una splitboard.

10. Roxy Torah Bright Summit Hydrosmart

11. Stranda Tree Surfer

12. Switch Designs Coyote Boot Bag

Nell’arco di una stagione non sempre possiamo disporre di neve fresca e giornate perfette. Ecco allora che la Tree Surfer viene in nostro aiuto. La sua coda fishshaped potrebbe ingannare, ma questa non è soltanto un ottima tavola da powder. Il rivoluzionario nose a testa di martello rompe qualsiasi crosta come un carro armato e intaglia la pista come nessun’altro. Unisce un cuore in frassino con barre di torsione in carbonio ad un topsheet costituito da un sottile strato di bambù.

Dalla contea di Jefferson, Colorado, Switch Designs ha creato la borsa per scarponi più innovativa ed elegante sul mercato, progettata per trasportare e stivare la tua attrezzatura in maniera flessibile e pratica. Il design brevettato e la fibbia Fidlock reversibile consentono di trasformarla nella forma più adatta, convertendola da tote bag completa a zaino singolo, riducendo gli ingombri e i vincoli di stoccaggio. E’ realizzata in Cordura e nylon 500D con finiture in pelle di alce.

Stile retrò reinterpreto in una morbidissima pelle di pecora, per una protezione impermeabile che migliora con il tempo. Queste muffole da snowboard della collezione Torah Bright tengono le mani al caldo grazie all’isolamento PrimaLoft Gold Eco e la fodera in pile con tecnologia HydroSmart sul dorso della mano. Il tessuto, arricchito con una formula al 100% biologica, protegge, lenisce e si prende cura della pelle mentre lo indossi.

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Killer Collabs B Y D AV I D E F I O R A S O

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1. Dakine X Eric Pollard Wyeast Jacket

2. Nitro X Grif Mountain Snowboard

3.Nixon X Recco Summit Backpack

Dopo 20 anni di collaborazione con Eric Pollard, Dakine è orgogliosa di presentare la EP Artist Series, una collezione che celebra l’arte e lo stile di prodotti realizzati per resistere alle intemperie. L’iconico shell Wyeast ha una costruzione impermeabile e traspirante, con dettagli studiati per mantenerti asciutto nello giornate di powder. Include una moltitudine di tasche per organizzare gli oggetti, ghette sui polsi e prese d’aria per regolare la temperatura.

Geologo, avventuriero, artista, nonché uno dei rider più stilosi ed eccentrici di tutta la Nitro Family. Fan per eccellenza del modello Mountain, per la stagione 2020 Griffin Seibert ha ricevuto in dono la tela perfetta su cui realizzare la sua visione: una grafica ispirata al suo paese d’origine, lo Utah. Totalmente rivoluzionata, la Mountain è una all terrain dallo shape direzionale con sciancratura progressiva e camber cam-out.

Parte della nuova collezione Backcountry, Summit è lo zaino sviluppato insieme a Nicolas Müller per garantire massima capienza e impatto ridotto mentre ti muovi con agilità tra gli alberi o nella fila di un aeroporto. La tecnologia di segnalazione Recco, i dettagli riflettenti e il fischietto di salvataggio incorporato ti aiutano a rimanere al sicuro anche fuori pista. L’esclusivo guscio in cotone combina fibre naturali con un rivestimento impermeabile.

4. 686 X Slayer Mountain Mitt

5. Element X National Geographic Nyjah Lion 8 Deck

6. Vans Ferra X Mary Rand Pro Boot

686, marchio fondato nel 1992 dal Michael Akira West, incontra lo stile thrash metal degli Slayer in una collezione limited edition per gli amanti del genere. Ecco allora che l’iconico logo dell’aquila romana compare sulla muffola Mountain Mitt. Inalterate le altre caratteristiche: tecnologia touchscreen Soundtouch, polsino regolabile con velcro, leash da polso, tessuto esterno in Dense Oxford con trattamento DWR, inserto impermeabile e traspirante infiDRY, isolamento Fiber Fill con fodera in micro tricot.

Ha preso ufficialmente il via la prima release del progetto di collaborazione tra National Geographic ed Element. Una vasta capsule collection, a sostegno della conservazione e dell’educazione ambientale, che celebra il regno animale grazie ad una selezione di immagini fotografiche raccolte dagli archivi della National Geographic Society. Nella serie di tavole customizzate per l’occasione anche il pro model di Nyjah Huston.

Vans si è riunita ancora una volta con Mary Rand, forza trainante del team femminile, per creare la nuova interpretazione dello scarpone Ferra Pro, aggiornato con una colorazione floreale ispirata alla classica arte del tatuaggio. Vera novità di questa versione 2020 è la V2 Ultracush Smartwool, una fodera termoformabile in lana merino che arriva per la prima volta sul mercato creando nuovi livelli di comfort e calore. Soletta V2 Popcush e sistema di chiusura Hybrid Boa.

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Killer Collabs B Y D AV I D E F I O R A S O

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7. Woolrich X Stussy Plaid Workshirt

8. Death Label X Dayze Death Series Ltd Board

9. Vssl X Vans Mountain Series

Woolrich annuncia la collaborazione con il brand californiano Stüssy, reinterpretando un classico d’archivio. La camicia da lavoro a quadretti è realizzata in 100% lana americana e presenta un’imbottitura in Tactel, una speciale fibra sviluppata da Dupont, ideale per l’utilizzo quotidiano e per il tempo libero. Woolrich x Stüssy sarà disponibile presso gli store Woolrich di Milano, New York e Aoyama, nonché nei chapter store Stüssy.

Death Series Ltd 2 è il risultato della collaborazione tra il brand giapponese e Dayze, all’anagrafe Yusaku Horii e Ryosuke Horii. Una tavola da park scattante e votata al divertimento: anima ottimizzata per facilitare il controllo della torsione, inserto X-Basalt Fiber che dona un pop incredibile, morbidi sidewall in uretano per una guida più fluida, angoli pre-smussati per eliminare qualsiasi attrito sui rail.

Sk8-Hi MTE è il pezzo forte della nuova limited collection tra Vans e VSSL, marchio canadese di outdoor utility tools. La leggendaria high top, nella versione Mountain Edition, aggiunge dettagli pensati per la stagione fredda: calda imbottitura, strato isolante e suola vulcanizzata con struttura waffle. A questo pacchetto si abbina il kit personalizzato Camp Supplies con luce LED a quattro modalità, bussola di precisione.

10. Union X Funky Binding

11. West X The Helvetic Collective La Hache Ltd

12. Ugg X Rocky Mountain Featherbed Classic Mini

The Helvetic Collective è un gruppo di 12 fotografi e influencer svizzeri uniti dal comune interesse per la vita all’aria aperta e le Alpi svizzere, soggetto scelto per la collaborazione con West Snowboarding sul loro modello best-seller. All-mountain per eccellenza, La Hache è una tavola studiata con una forte attenzione alla polivalenza e alle prestazioni. Ideale per il freeride, ultra stabile in pista e molto efficiente in park o in pipe per buoni freestyler.

Nel 1978, un giovane australiano ideò quella che sarebbe diventata la calzatura simbolo dei surfisti californiani. Da allora, lo stivale UGG ha subito una diffusione capillare in tutto il mondo, apprezzato per la morbidezza del montone ed il suo design intramontabile. Dall’incontro con il marchio giapponese Rocky Mountain Featherbed, nasce questa versione del Classic Mini dove la parte alta è sostituita da un piumino imbottito in nylon ripstop.

Una collaborazione italianissima in cui sono stati versati sudore, lacrime e salsa di pomodoro. Questo attacco, in edizione limitata per Funky Snowboard, è stato realizzato dalla Custom House di Union Binding per offrire durabilità e prestazioni ai rider che snowboardano oltre 100 giorni all’anno. Indistruttibile, in grado di gestire qualsiasi condizione o terreno. Comfort e affidabilità pluriennali, supportati da un baseplate con garanzia a vita.

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Eco Seven B Y D AV I D E F I O R A S O

Burton diventa una B Corporation Burton è diventata la prima azienda di snowboard a ricevere la certificazione B Corporation, rinforzando così il suo impegno a fare impresa con un impatto positivo sulle persone e sull’ambiente. Le B Corps, riconosciute come gold standard del business responsabile, si impegnano a mantenere i più alti livelli sociali e ambientali. Il marchio ha ottenuto il prestigioso riconoscimento dopo un processo di B Impact Assessment che ha valutato ogni singolo aspetto dell’azienda: dall’influenza del proprio modello di business sulla comunità alla catena di fornitura, dai benefit per i dipendenti alle azioni di beneficenza che vengono attuate. “I nostri valori sono parte integrante della nostra identità come pionieri dello sport. Ora più che mai, le aziende devono farsi avanti e parlare dei problemi che impattano sul mondo e che coinvolgono tutti” – ha commentato Donna Carpenter, CEO di Burton.

Vaia: Il primo amplificatore nato dalla tempesta Ciò che la tempesta ha strappato alle foreste del Nord Italia nell’autunno del 2018, viene loro restituito in un oggetto di design realizzato dagli alberi caduti. Un piccolo cubo in grado di amplificare il suono in modo naturale, nato dall’idea di tre ragazzi e la loro start up che dalla tempesta, oltre al legno, ha preso anche il nome. Un oggetto in grado di riportare valore a un territorio piegato dalle calamità naturali, secondo un processo di economia circolare in cui coinvolgere artigiani locali e materie prime già esistenti e pronte all’uso che altrimenti andrebbero sprecate, come gli alberi caduti del Trentino. Si può utilizzare come elegante supporto per lo smartphone o come amplificatore naturale per la tua playlist preferita. Al fine di tutelare le comunità e i territori esposti al rischio idrogeologico, Vaia si impegna a piantare un albero per ogni prodotto venduto. Per info www.vaiawood.eu

Skullcandy svela il programma di upcycling Skullcandy ha presentato un nuovo programma di upcycling realizzato in collaborazione con la struttura green-forward Cali Resources di San Diego. La proposta è stata pianificata in modo da recuperare tutti i prodotti resi o danneggiati, rinnovandoli al fine di eliminare gli sprechi. Come bonus aggiuntivo, Skullcandy e Cali Resources doneranno parte dei proventi generati dai prodotti riciclati a Protect Our Winters (POW), il principale gruppo di difesa sul clima per l’intera comunità degli sport invernali. Dall’inizio del programma, ad aprile 2019, Skullcandy ha già riciclato oltre 34.000 prodotti. Ogni prodotto ricondizionato viene siglato con una etichetta “Upcycled For POW”, informando il consumatore che una parte dei proventi del suo acquisto andranno a favore dell’organizzazione fondata da Jeremy Jones. Il programma di riciclo si espanderà in Europa e nel Regno Unito nel 2020.

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Schoeller introduce il tessuto biodegradabile pro earth Fondatore del sistema bluesign, primo produttore di abbigliamento sportivo a ricevere la certificazione Oeko-Tex Standard 100 e una delle prime aziende a firmare l’accordo sul clima di Parigi. Schoeller Textil AG continua a dimostrarsi all’avanguardia nelle pratiche sostenibili, portando sul mercato Pro Earth, una delle prime collezioni di tessuti sintetici biodegradabili. Pro Earth è stato creato per aiutare a compensare gli oltre 16 milioni di tonnellate di rifiuti tessili prodotti ogni anno nei soli Stati Uniti. Il poliestere vergine è stato ottimizzato non solo per prestazioni di alto livello, ma soprattutto per biodegradare a velocità più elevate rispetto agli attuali standard. La nuova collezione debutterà nell’ambito della linea SFTC, joint venture tra Schoeller Textil e Formosa Co. Ltd, fornitore leader di soluzioni tessili con sede a Taiwan.

Borealis: eco-friendly snowboards Sin dalla sua creazione, nel 2013, l’utilizzo di materiali a ridotto impatto ambientale è stato il fulcro del progetto di Ben Hall, fondatore di Borealis Snowboards. Il marchio francesce costruisce tavole ad alte prestazioni dando particolare enfasi al bambù, un materiale leggero, prestazionale, capace di rinnovarsi rapidamente. Tutti i nuclei in legno sono certificati FSC e provengono da foreste gestite in modo responsabile. I materiali vengono incollati con Greenpoxy, una resina epossidica composta per il 51% da biomassa riciclata, o resina Zero VOC, completamente priva di composti organici volatili. Alternative che riducono la dipendenza da prodotti derivati dal petrolio e rendono l’ambiente di lavoro più salubre. Pads in lino naturale, topsheet in bioplastica vegetale, inchiostri a base d’acqua o lattice completano il lavoro.

Picture organic clothing: shelter Mat Schaer, Léo Taillefer, Levi Luggen, Thomas Delfino e Serge Lambert. Cinque amici che hanno deciso di condividere la propria passione per uno sport ed il proprio amore per la montagna. Due mesi attraverso le Alpi, cercando l’approccio più naturale possibile, esplorando valli nascoste e remote vette, lontano dal trambusto delle più grandi stazioni sciistiche del mondo. Shelter è il documentario scritto e diretto da Julien Roserens e Morgan Le Faucheur, co-prodotto da Picture Organic Clothing con Almo Films, che vuole lanciare un messaggio importante: rispettare la nostra meravigliosa Terra. Un viaggio di bivacco in bivacco, godendo fantastiche discese, lunghe traversate e faticose risalite, osservando in prima persona l’impatto del cambiamento climatico sulle Alpi. Un’avventura alla scoperta di storie uniche.

Quiksilver: recycled for radness L’impegno di Quiksilver verso una produzione sostenibile si traduce in due capi simbolo della nuova collezione 2020. Il primo è la TR Stretch Snow Jacket nata per soddisfare le esigenze di Travis Rice: stile, comodità e nessun compromesso in fatto di prestazioni. Utilizza l’innovativo materiale messo a punto da Unifi: Repreve, una fibra sostenibile realizzata interamente con plastica post-consumo di qualità alimentare. Il secondo è la Spindye Snow Jacket, la preferita di Mat Crepel, realizzata in poliestere riciclato con trattamento SpinDye, tecnologia svedese che offre un sistema di tintura innovativo, pulito, tracciabile e duraturo. Un processo di colorazione certificato e trasparente, in cui il pigmento viene aggiunto alla soluzione di filatura prima dell’estrusione, diventando parte omogenea della fibra, evitando i tradizionali sistemi dannosi per l’ambiente.

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Alberto Maffei, Italian Snowboard Freestyle Team:

“ If I don’t reach a goal that I’ve set, I Just need to work harder and never give up! ”

campigliodolomiti.it | ursus-snowpark.com

ph. by A.Botto

One of the best freestyle area in the Alps.


Max Parrot, Born to Perform.

to davvero difficile da elaborare nella mia mente. Volevo competere, allenarmi e stare in tavola. Ho accettato questa sfida come se fosse una delle tante precedenti. Sapevo che non sarebbe stato facile e sarebbe stato anche lunga. L’importante era metterci tutto il mio impegno nei trattamenti e anche andare di trattamento in trattamento. Mi accorgevo così che lentamente riuscivo ad intravedere la fine di tutto quel percorso.

Raccontaci il tuo programma di allenamento per tornare in forma e quando i medici ti hanno dato il via. Il mio cardio e i miei muscoli non esistevano più dopo i cicli di chemio. Sono dovuto andare in palestra cinque volte a settimana e poi andavo a saltare sui trampolini una volta a settimana. E poi a mano a mano che il mio corpo si sentiva meglio, ho iniziato ad andare sull’air bag con la mia tavola. Andavo tre volte a settimana sull’air bag e tre volte a settimana in palestra. È stato davvero intenso! Ma avevo in mente un obiettivo e avevo bisogno di raggiungerlo.

Quanto è importante per te essere supportato da un’azienda canadese come Auclair e far parte di una squadra di atleti così stimolante? Sono

Auclair Gloves sponsorizza i migliori atleti canadesi di sport invernali dagli anni ‘70. Il marchio canadese è orgoglioso della sua collaborazione con i migliori medagliati del proprio paese, e tra di loro c’è soprattutto Max Parrot, che non è solo uno snowboarder di classe mondiale che ha già vinto svariati contest tipo 10 medaglie agli X-Games e una d’argento alle Olimpiadi di PyeongChang 2018, ma è anche un eroe nella vita reale, avendo vinto la sua personale battaglia contro il cancro che gli è stato diagnosticato a fine 2018. Max, appena finito due cicli di chemioterapia durati sei mesi, è ritornato in forma il più presto possibile, e quando è tornato in tavola subito dopo ha incredibilmente vinto gli X-Games di Oslo e più recentemente il primo posto all’Air & Style di Pechino. TEXT

Matteo Rossato

Ciao Max, raccontaci come ti sei sentito quando ti sei reso conto di aver vinto l’oro agli X X-Games di Oslo? È stato fantastico per così tante ragioni!

Prima di tutto, perchè ho raggiunto il mio obiettivo. Ho lavorato così duramente le settimane prima di andare agli X-Games ed ero davvero contento che abbia dato i suoi frutti! È stato anche per me un modo per tornare dov’ero prima del cancro, ma ora sono anche mentalmente più forte di prima. Questa vittoria ha anche segnato la mia decima medaglia X Games nella mia carriera!

Com’è stato quando hai capito che dovevi affrontare una sfida della vita che era molto più grande di qualsiasi kicker che normalmente sfidavi come rider professionista? La cosa più diffici-

le è stata perdere tutta la stagione scorsa! Non mi sono mai perso un contest in tutta la mia carriera e quindi non me ne sarei perso solo uno, ma tutti! Questo è sta-

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davvero orgoglioso di far parte dell’azienda Auclair e di essere circondato solo dai migliori in circolazione. Auclair è nel settore da molto tempo, sono una delle migliori aziende nella progettazione di guanti e quindi ha senso avere anche i migliori atleti nella loro squadra. Ho sempre pensato che quando ti circondi di persone che rappresentano l’elite nel loro settore, migliori anche tu imparando da tutti delle cose che tornano buone anche per te!

Sempre parlando di Auclair, come è stato il processo di progettazione del tuo pro-model? Quali sono le loro caratteristiche principali? Avevo bi-

sogno di un paio di guanti adatti allo snowboard e al mio stile di vita. Non mi devono impacciare, ma devono essere anche molto caldi! Devono essere realizzati con materiali resistenti, per cui non si tagliano quando grabbo in aria le lamine della mia tavola! E l’interno non deve essere scivoloso: la mia mano deve afferrare più facilmente la mia tavola!

Quanto è importante l’attrezzatura per un atleta di classe superiore come te? In particolare, qual è la differenza tra un buon guanto e uno meno buono? Al mio livello ogni piccola cosa è importante e può fare la differenza! E l’ultima cosa che vuoi quando giri in tavola è che i tuoi guanti non siano comodo o che scivolino quando grabbi; ed è anche importante che tutto ciò che indossi si adatti al tuo stile di vita.

Quali sono i tuoi piani per questa stagione in corso? Olimpiadi? Il mio piano per questa stagione è di fare tutti i grandi contest e poi iniziare le riprese in backcountry alla fine della stagione! Ho sicuramente in mente anche le Olimpiadi, ma per ora non c’è motivo di pensarci perché sono ancora molto lontane.


INTRODUCING THE ALPHA BETA.

With a flexible 2-in-1 design featuring an insulated goatskin shell and removable soft-brushed fleece liner, the ALPHA BETA was made for your all-mountain adventures. BACK OF HAND PROTECTION 5mm EVA articulated padding

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The Digital Snowboard Guide. sequencesnowboardguide.com

L’unica snowboard guide digitale con tutti i prodotti disponibili sul mercato Europeo. Scegli, confronta ed acquista il tuo set-up preferito. TEXT

Denis Piccolo

Siamo già l’unica e più completa snowboard guide stampata e distribuita in Europa in più di 600 store, ma non ci bastava. Il nostro supporto ai vostri acquisti non finisce qua: al link www.sequencesnowboardguide. com potrete vedere e confrontare tutte le tavole, gli attacchi e gli scarponi disponibili sul mercato, dovunque via troviate, sia da desktop che da mobile. Come funziona? Vi faccio un esempio. Volete comprarvi una nuova split board: siete certi di conoscere tutti i modelli che il mercato offre? La verità è che ci sono molti più brand di quanti ne conosciate. Utilizzando la ricerca e i filtri dell’applicazione sarete in grado non solo di trovare tutte le split in commercio, ma di discriminare per misura, colore, tipologia di camber e tantissimi altri parametri.

26°

Dovete cambiare gli scarponi e volete un modello un’allacciatura rapida ma non sapete quante tipologie ne esistono e in cosa differiscono tra di loro? Con una veloce ricerca sarete in grado di trovare lo scarpone perfetto per voi. Amate il rosso? Con un semplice click potrete filtrare tutte le tavole, gli scarponi e gli attacchi in commercio nel vostro colore preferito! Potrete inoltre condividere le vostre recensioni tramite i principali social network o leggere quelle di altri; se avete dubbi o domande tecniche potrete farle direttamente alle aziende e otterrete la risposta in breve tempo. Nei profili dei prodotti infine, troverete tutte le caratteristiche tecniche, i video di presentazione e se l’abbiamo provata, anche la nostra recensione. www.sequencesnowboardguide.com è il punto di riferimento per l’attrezzatura da snowboard su scala globale.attrezzatura da snowboard su scala globale.


Areaeffe grows along the length of the Grimod piste over an area of 20.000 sqm with a length of 600 meters; it welcomes structures of all levels, from beginners to the most experts and demanding. The structure is maintained in a manic way, shaped and groomed each morning for the joy of snowboarders and freestyle skiers. An easy zone, entirely dedicated to the beginners, allows a safe approach to the world of the freestyle: sequences of funbox, railboxs satisfy the beginners in freestyle. Kickers, funboxes, rails of all types “fill”, instead, intermediate and expert lines. Located at 2200m, the snowpark is reachable from the center of Aosta in about 30 minutes (gondola + liasion + cable car): not bad!

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Blue Tomato, your ride is still their mission. Come hanno potuto continuare a farlo passando da un singolo negozio a Schladming a quasi 50 negozi in tutta Europa? Hanno semplicemente messo le persone giuste nei ruoli chiave, rider appassionati che hanno messo tutto il loro know-how nel loro lavoro, servendo i clienti nel miglior modo possibile. D Vendono solo ciò in cui credono. Questo è uno dei motivi per cui Blue Tomato ha aggiunto le recensioni di Staff Pick nella parte inferiore delle pagine del prodotto: le trovi quando scorri verso il basso fino alla sezione di valutazione, così come le informazioni sui rispettivi dipendenti. In quale dipartimento lavorano? Snowboard o sci? Quanti giorni in montagna? Che tipo di requisiti per i prodotti? Le informazioni sulla loro altezza e peso ti aiuteranno a capire meglio le dimensioni del prodotto. Queste recensioni ti aiuteranno a trovare la configurazione perfetta.

your ride. our mission. E’ il motto di Blue Tomato TEXT

Matteo Rossato

Name: Alex Job: Brand Marketing Board: Bataleon Love Powder 148 Review: Il primo giorno con questa tavola è stato una perfetta giornata in powder. La tavola ha molta galleggiabilità ed è molto facile da raidare anche quando la neve è un po’ difficile. La tavola è anche molto facile per fare curve e molto maneggevole.

sin dal primo giorno. Fondata in Austria nel 1988 dal campione europeo di snowboard Gerfried Schuller per soddisfare le esigenze di un’attrezzatura di qualità della. Sono sempre rimasti fedeli a questo loro principio durante l’impressionante crescita fino a diventare il rivenditore di successo per snowboard, skateboard, street style, surf e freeski che sono ora. Il loro segreto? Vendere la migliore attrezzatura adatta alle esigenze dei clienti, condividendo le loro conoscenze e supportando la scena seguendone il proprio stile di vita.

Ogni anno, lo staff di Blue Tomato trascorre ore a testare nuovo materiale, parlando con i rappresentanti del marchio, i rider e altre persone del settore. Gli acquirenti di Blue Tomato passano ore e ore a dare un occhio negli innumerevoli cataloghi e guardano più snowboard, scarponi e attacchi di quanto sapessi ne esistessero. Tutto ciò perchè così avrai una selezione accurata nel negozio fisico e online su blue-tomato.com. Come prova definitiva della passione che le persone dietro Blue Tomato hanno messo nel loro lavoro e l’impegno a conoscere meglio i prodotti che vendono meglio, noi di Sequence mag abbiamo scelto cinque dipendenti e abbiamo chiesto loro di prendere le loro migliori attrezzature e scrivere una revisione dopo il test sul campo.

Name: Ben Job: Brand Marketing Board: Rome Agent 148 Review: Stavo cercando una

Name: Oli Job: Product Content Binding: Burton Cartel Review: Dopo anni e anni

Name: Brad Job: Buying and Planning Boot: Thirtytwo TM2 XLT Review: Questo è lo scar-

Name: Nico Job: Brand Marketing Binding: Union Strata Review: Il perfetto equili-

tavola che potesse tirare curve in piste e e farmi divertire in powder. Tutte le tavole che ho provato in seguito non reggevano assolutamente il confronto. Che dire..è stato amore a prima curva!

e molti altri attacchi, i Cartel sono comunque ancora il numero 1 per me. Che si tratti di kicker o in fresca, ho sempre il mix perfetto di stabilità e flessibilità.

pone che scelgo quando ho davvero bisogno di reattività in fresca. La suola esterna è robusta e resiste a qualsiasi sforzo, e lo scarpone è abbastanza rigido da rispondere rapidamente senza farti sentire come se indossassi degli scarponi da sci.

brio tra i Force e gli Atlas, ma allo stesso tempo ha creato una sensazione completamente nuova nell’attacco con il footbed e le straps ultra confortevoli. Monto regolarmente quest’attacco perché si adatta sempre ed è così comodo!

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Pic: Patrick Steiner | Blue Tomato Team Rider: Felix Widnig

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Emilien Badoux. Yoga for snowboarding.

Nato e cresciuto nelle Alpi svizzere, Emilien Badoux è noto soprattutto come campione del Freeride World Tour 2014: una leggenda per la comunità backcountry. Ma c’è l’altro lato di Emilien, quello che ha abbracciato la pratica Yoga fin da giovane, e lo ha portato 20 anni dopo a diventare un insegnante di Yoga ampiamente riconosciuto. Ci ha spiegato come lo yoga può migliorare sia la consapevolezza mentale che fisica, migliorando l’esperienza di riding.

TEXT

Matteo Rossato

Ciao Emilien, presentati brevemente ai lettori di Sequence. Ciao! Sono un 36enne snowboarder sviz-

zero e insegnante di yoga. Dopo 20 anni di viaggi in giro per il mondo per entrambe le discipline, mi sono reso conto che le nostre montagne erano il luogo perfetto per praticare yoga durante l’estate. Verbier è per il freeride quello che le Hawaii sono per il surf, trovo che la pace delle montagne sia molto favorevole alla pratica dello yoga.

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Qual è il tuo ricordo più bello della tua vittoria del Freeride World Tour 2014? Una volta che

la gara è finita, è diminuita tutta la pressione che mi schiacciava, come perdere circa sei chili in una volta sola! Potevo solo star lì ad apprezzare il lavoro svolto. Dopo quella cosa, ho potuto davvero sentire quest’energia che mi ha aiutato ad andare avanti e realizzare altri sogni.

Come e quando hai iniziato a praticare yoga? A

sedici anni ho iniziato a meditare con un libro, che a diciotto anni ha portato mia madre a darmi un libro intitolato “Sport e yoga”. Ho seguito la pratica per circa dodici anni prima di trovare il mio primo insegnante di yoga! Come molte altre cose che ho fatto, mi sono motivato da solo.

Perché ogni rider dovrebbe praticare yoga? Ti

aiuta veramente a sentirti meglio e a iniziare ogni giornata con una mente e un corpo freschi. Diventi più consapevole delle capacità e dei limiti del tuo corpo, che


a sua volta aumenta la tua sicurezza e il tuo amore per lo snowboard.

Qual è il tuo percorso di allenamento quotidiano quando giri in tavola? Ti alleni sia prima che dopo? Comincio la giornata con i saluti al sole per sve-

gliare il mio corpo, poi medito per impostare la mente su ciò che verrà. La sera, dopo una grande giornata di riding e dopo un bagno, provo a inserirmi in una sessione lunga e dolce per dare al mio corpo il tempo di rilassarmi.

Cos’è il flusso di yoga? Un flusso di yoga è quando

pratichi movimenti e posture che si collegano tra loro, come costruire una run in freeride. Non ti fermi e torni a zero in una sessione, salti sempre da una postura all’altra.

Cosa fai quando non insegni yoga o spacchi nel backcountry di Verbier? Quello che mi piace di più

è viaggiare per fare surf, scoprire nuovi spot e onde. Cerco di combinare viaggi con alcuni insegnamenti di yoga e meditazione per aprire ancora di più la mente e il cuore. L’obiettivo è sentire che ogni momento è magico, questo quando fai surf o snowboard ti aiuta a rimanere in contatto con la natura senza che la tua voce interna parli troppo. Pace

Ti aiuta veramente a sentirti meglio e a iniziare ogni giornata con una mente e un corpo freschi. Diventi più consapevole delle capacità e dei limiti del tuo corpo, che a sua volta aumenta la tua sicurezza e il tuo amore per lo snowboard.

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Skicircus.

Saalbach Hinterglemm Leogang Fieberbrunn TEXT

Silvia Galliani

C’è una Mecca per i freerider nascosta nel cuore di Salisburgo e del Tirolo. Un luogo in cui puoi immergerti in sicurezza nella polvere senza preoccuparti delle valanghe e di tutti i classici pericoli del backcountry, concentrandoti solo sulla gioia di girare in una fresca profondissima. “Da Schattberg-West (Westgipfelbahn) fino a Stemmerkogel c’è una bella linea che scende fino a Hinterglemm o Jausern. Nella parte superiore si possono trovare pendii meravigliosamente aperti che terminano con bellissime run tra i boschetti. I migliori spot per i kicker in fresca sono vicino all’impianto Seekar.” - Sabine Schipflinger

Questo posto è Skicircus Saalbach Hinterglemm Leogang Fieberbrunn. Grazie a 70 impianti di risalita ultramoderni e piste perfettamente preparate, puoi raggiungere facilmente l’area aperta senza lunghe camminate e goderti i numerosi percorsi freeride segnalati - dal Wildseeloder alto 2.119 m ai comodi percorsi in powder vicino alle piste. “Easy up - Wild down” è il motto dello Skicircus, che ha qualcosa per tutti, dal freerider esperto, ai nuovi arrivati e ​​ ai bambini che possono fare le loro prime curve su morbide piste di neve perfetta. Questo è ciò che rende lo Skicircus Saalbach Hinterglemm Leogang Fieberbrunn un’area da freeride per tutte le skills. 14 checkpoints del ricetrasmettitore di valanghe sono posizionati strategicamente in tutto il comprensorio sciistico: questo, combinato con i due campi di ricerca del ricetrasmettitore di valanghe, le informazioni sulla neve appositamente sviluppate e il sistema di allarme valanghe LO.LA *, il freeride park e i percorsi freeride contrassegnati, garantiscono una totale sicurezza. Infine, eventi importanti come il “Freeride World Tour” e il “Freeride Testival”, hanno reso lo Skicircus Saalbach Hinterglemm Leogang Fieberbrunn uno dei principali hotspot di freeride in Europa.

Freeride World Tour - 7-13 marzo 2020 Il Freeride Word Tour (FWT) si ferma di nuovo nella Mecca del Freeride delle Alpi di Kitzbüheler come unica tappa del tour nelle regioni di lingua tedesca. I migliori free-

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rider del mondo devono salire per circa 40 minuti fino alla cima del Wildseeloder, prima di immergersi nella discesa di 620 metri di vertical drop. Gli spettatori possono godersi l’azione dal Contest Village a Lärchfilzkogel (a 1.645 m). Grazie alle trasmissioni in diretta TV, la folla nella “Snow area” non si perderà nulla.

Freeride Testival - 14-15 marzo 2020 Con il mot-

to “come experience freeriding!”, Il Freeride Testival 2020 ritorna per la settima volta. Per tre fine settimana consecutivi, sarai in grado di testare le migliori attrezzature per backcountry e valanghe e ti sarà data la possibilità di partecipare a vari eventi collaterali, come workshop, corsi ed esercizi di sicurezza, che sicuramente miglioreranno le tue abilità in fresca. Infine, i freerider esperti avranno l’opportunità di scoprire aree nuove e sconosciute con guide locali, mentre i principianti avranno la possibilità di muovere i primi passi fuori pista con l’aiuto di coach professionisti.


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Ursus Snowpark, Madonna di Campiglio.

Considerato uno tra i migliori snowpark delle Alpi e frequentatissimo da un vasto pubblico di snowboarder, vanta due aree con strutture ideali per il divertimento a tutti i livelli, dai principianti alle prime armi, alle famiglie con bambini fino agli appassionati più esperti e gli atleti professionisti.

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Gian Luca Zanetti LOCATION

Ursus Snowpark Madonna di Campiglio Trentino, Italy

L’area più grande, l’Ursus Snowpark, si trova tra i 2500 e i 2300 metri di altezza e si sviluppa per circa 1km di lunghezza e quasi 100.000m². La cabinovia di riferimento percorre buona parte del park e la stazione di arrivo divide il park in due zone collegate tra loro per un totale di quasi 50 strutture: la parte alta è dedicata a strutture medio facili: box, rail e salti disposti su quatto linee per un primo approccio al freestyle. nella parte bassa, si trovano aree easy con salti, box e rail per beginner, una jibline e una linea di kicker dai

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7 agli 11 metri adatti ad un livello intermedio, uan jibarea con strutture per i più esperti, una linea di kicker più grandi dai 14 ai 20 metri ed inoltre un tracciato di boardercross fun adatto a tutti. Da un paio di stagioni per la progettazione dello snowpark Funivie Madonna di Campiglio si avvale della collaborazione di una delle aziende più conosciute a livello europeo, F-TECH Snowpark, che studia e progetta nei minimi dettagli il progetto del park in 3D in collaborazione con lo staff dell’Ursus Snowpark che si occupa poi della realizzazione e manutenzione meticolosa delle strutture. Per essere all’avanguardia non manca l’utilizzo di nuove tecnologie, lo snowpark di Madonna di Campiglio è uno dei pochi al mondo ad utilizzare la strumentazione Leica Geosystem che permette una gestione precisa ed ottimizzata del park, a partire dalle prime fasi


di progettazione, produzione neve e costruzione fino alla manutenzione giornaliera, offrendo ogni giorno strutture sempre in ottime condizioni. A completare l’ottima offerta, per i super appassionati che vogliono risparmiare qualche euro e concentrarsi sui trick, c’è anche la possibilità di uno skipass dedicato allo snowpark, che permette di raggiungere l’area ed utilizzare gli impianti adiacenti. Ursus Snowpark è anche Mini, sul versante opposto del park principale, in zona Pradalago, si trova la seconda area freestyle di Madonna di Campiglio il Mini Ursus Snowpark, un fun snowpark con strutture facili e coinvolgenti per iniziare a giocare e divertirsi, attrezzato con una serie di curve paraboliche, diversi dossi, box, piccoli salti e un divertente tunnel di neve, ideale per approcciare al freestyle, una zona amata dai più piccoli e non solo! Madonna di Campiglio ospiterà alcuni degli eventi più interessanti dell’inverno:

website | ursus-snowpark.it

Burton Mtn Mash dal 29 gennaio al 2 febbraio

fb | facebook.com/ursussnowpark/

Red Bull Hammers with Homies dal 15 al 16 febbraio

resort website | ski.it

Ursus Rookie Fest dal 15 al 19 marzo

tourist office website | campigliodolomiti.it

ig | instagram.com/ursuscampiglio/

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Pila Snowland. Cool spot alert.

MonteBianco, Grand Combin, Cervino, Monte Rosa, Gran Paradiso. Bastano questi nomi per a ermare che Pila è il punto più panoramico di tutta la Valle D’Aosta. Non per altro si è aggiudicata il soprannome di “Perla delle Alpi”.

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Federico Mura LOCATION

Area Effe Snowpark Pila, Aosta, Italy

70 km di piste percorribili, 4 piste nere, 21 rosse e 4 blu con innevamento perfetto fino a tarda stagione, rendono il comprensorio un paradiso tutto da shreddare. La stagione 2020 si apre con una novità, in progettazione e costruzione la nuova telecabina da Pila alla Platta de Grévon. A proposito delle cabinovie, non dimentichiamo l’estrema facilità di accesso all’impianto sciistico. Un’impianto di risalita collega l’inizio delle piste direttamente con il capoluogo valdostano in meno di venti minuti. Il comprensorio è sviluppato in un ambiente talmente diversificato che risulta difficile fare selezione di stili. Che si tratti del freerider più spericolato che ama perdersi nei boschetti e andare a caccia di nuove tracce di powder, o del freestyler che può trovare il suo pane nello Snowpoark Areaeffe, fino ad arrivare allo snowboarder padre di famiglia, con

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un paio di pargoli intenti a combattere contro le prime cadute. Pila ha la giusta area per ognuno di essi. Nulla da fare, la neve fresca non ha mai perso il suo fascino; per questo se avete la freddezza necessaria per prendere un giorno di ferie giusto dopo una bella nevicata, troverete una pista completamente immacolata che vi aspetta. Si tratta della nera n.27 della Platta de Grévon, e qui si può tracciare qualche linea in tutta sicurezza. Mettete la sveglia presto però: quel morbido tappeto va a ruba e se fate tardi vi toccherà andare per boschi (che non è affatto un brutto piano). Se invece l’obiettivo è quello di girare come una pala di un elicottero e sverniciare ringhiere, il posto giusto è l’Areaeffe, uno snowpark di 20.000 mq sorvegliato dalla seggiovia quadriposto Grand Grimod. Ciliegina sulla torta: il capo shaper Ivo Letey. Basterebbe il suo nome come garanzia, ma in ogni caso sottolineiamo che i kicker sono shapeati alla perfezione e che le lines progressive, progettate per tutti i livelli di esperienza, sono studiate apposta per toccare la corda dell’adrenalina. Consigliamo


vivamente di star dietro al calendario degli eventi del park, dove potrete incrociare con facilità pro riders di livello internazionale o lanciarvi su qualche struttura per esaltare la folla. Per i più piccoli Pila offre un servizio di mini club per i futuri groomers dai 0 ai 12 anni. Mentre per i bambini che non vedono l’ora di lanciarsi sulla neve ci sono due tapis roulant gratuiti e lezioni di avvio allo sci e snowboard delle due scuole ai piedi degli impianti. I numeri sono una garanzia: ogni anno vengono stampati mezzo milione di ingressi giornalieri. Che si tratti delle vacanze invernali o semplicemente di una toccata e fuga di un giorno, basta vedere i volti soddisfatti di chi arriva giù dall’ultima pista per capire che la location non è affatto male. Insomma, Pila Snowland ha tutte le carte in regola per essere considerato uno dei migliori resort di tutto l’arco alpino. E non dimenticate che la cena in loco è d’obbligo, l’intera zona è disseminata di rifugi e ristoranti per chiudere in bellezza la giornata con qualche ottima specialità valdostana.

LEFT

Simon Gruber ABOVE

Marcello Grassis HERE

Max Vieider

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website | pila.it ig | instagram.com/pilaaostavalley fb | facebook.com/pila.aostavalley


15 Minutes. Mammut Poker Safe.

15 minuti. Sono quelli decisivi per determinare la sopravvivenza di chi rimane sepolto sotto una valanga. Dopo questa manciata di minuti le chance di uscirne vivo calano drasticamente. L’incidente di una valanga è un evento che gela il sangue nelle vene. Vedere un proprio amico scomparire tra una nuvola bianca può far perdere la lucidità necessaria per intervenire in tempo e in modo ragionato. Simon Gruber, rider Mammut, durante una chiacchierata tra una pista e un jump, ci ha suggerito qualche piccolo consiglio per non farci trovare impreparati. TEXT

Denis Piccolo RIDER

Simon Gruber PHOTOS

Roberto Bragotto

Prima cosa: essere equipaggiati adeguatamente. Seconda cosa: eseguire la procedura di soccorso in modo sistematico. L’avere bene in chiaro come muoversi e quali azioni eseguire in situazioni di emergenza sarà determinante per disseppellire la vittima nel più breve tempo possibile perché, nella maggior parte dei casi,

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aspettare i soccorsi impiegherebbe troppo tempo. Simon mi ricorda che è doveroso sapere che lo staccarsi di una valanga nella maggior parte dei casi è evitabile, valutando le situazioni geologiche dell’area che si va a tracciare. E anche se quelli di Mammut sono strumenti di ultima generazione estremamente affidabili, non ci devono assolutamente dare quel pizzico di sicurezza in più per inoltrarci in zone in cui il pericolo rimane ugualmente e inevitabilmente rischioso per la propria incolumità. Guardo nello zaino di Simon è vedo il Poker Safe di Mammut, studiato appositamente per aumentare la sicurezza in ogni condizione di neve fresca, per ogni tipo di freerider. Il kit è composto da zaino airbag, artva, sonda e pala. Le nuove tecnologie e la produzione sempre più ampia di questi prodotti ha permesso un notevole ribasso dei prezzi sul mercato, rendendo il rapporto costi-benefici ancora più conveniente rispetto a pochi anni fa, non abbiamo più scuse, non può mancare nella nostra attrezzatura.


Fuori ha iniziato a nevicare, ne approfitto per una veloce intervista a Simon.

Conoscere sempre dove stai andando, non andare da solo, prediligere i boschi. Ne va della propria vita.

Simon cos’è il freeride per te? Il freeride è una cosa

Ti è mai capitato di subire un incidente in neve fresca? Personalmente ho già rischiato di finire sotto

che mi fa proprio spegnere il cervello, un momento di stacco, per uscire dalla confusione della giornata e prendermi un momento da solo con la montagna. Cercare degli spot da tracciare è fantastico; diventi un bimbo che gioca con la neve. Quando vai a fare una linea l’avventura ti mette tutta questa voglia di neve fresca ed è questo che mi fa uscire ogni volta più carico.

una valanga. Mi è capitato in un posto dove non me lo sarei mai aspettato. Fortunatamente sono riuscito a evitarla per un pelo, ma mi è andata veramente bene perché se fossi stato qualche metro più spostato verso la valanga, avrei rischiato seriamente di non venirne più fuori, anche perché ero da solo.

Come ti prepari per una giornata di fresca? Ov-

Progetti per quest’inverno? Farò un progetto video

Cosa consigli a chi vuole andare per le prime esperienze in fresca? Il mio consiglio è non sotto-

La tua giornata in fresca più epica di sempre? È

viamente facendo freeride non si sa mai al 100% quello che ti aspetta. Anche se hai visto il bollettino non puoi sapere in anticipo cosa ha combinato il vento in quella specifica zona. È sempre meglio essere equipaggiati al massimo delle proprie possibilità. Collaboro con Mammut e sono molto contento dell’attrezzatura e della qualità dei prodotti per il freeride. Artva, pala e sonda sono un must. Se hai lo zaino, ancora meglio.

valutare il bollettino valanghe, e di avere sempre la massima attenzione rispetto alle condizioni dell’ambiente in cui ci si trova. Assolutamente sconsiglio di avventurarsi se il bollettino è di grado 3 o superiore.

con Ethan Morgan che probabilmente uscirà l’anno prossimo. Abbiamo già iniziato a filmare l’anno scorso ma per ritardi vari non siamo riusciti ancora a farlo uscire. Viaggi ancora non abbiamo nulla in programma dipenderà dalle condizioni. Probabilmente starò qui in Europa per quest’inverno, anche se sai bene che sono un grande improvvisatore. Ho ancora in testa il progetto Kosovo, ma vediamo se riusciremo ad organizzare in futuro.

difficile da dire, visto che ogni giornata di neve fresca per me è unica e indimenticabile. A me piace snowboardare, poi in ogni giornata bisogna apprezzare il meglio che ti danno le condizioni climatiche e la location in cui ti trovi.

39°

Mammut Alugator Pro Light

Mammut Probe 240 Fast Lock

Mammut Barryvox S

Mammut Pro X Removable Airbag


The Feels of Sam McMahon.

Nidecker è molto attiva nel settore dei media, con clip e progetti che vengono postati su Internet con frequenza settimanale. A partire dal 2016, la serie Slice ’N Dice ha iniziato a spingere il movimento del carving e poche settimane fa la clip del team The Feels ha messo in mostra la vasta gamma di talenti che ci sono nel loro team. Dietro queste produzioni c’è Sam Mc Mahon, un ragazzo britannico con un gusto speciale per le cose fighe. Ciao Sam, presentati brevemente e un po’ del tuo background nel settore. Hey! Mi chiamo Sam TEXT

Matteo Rossato

McMahon, sono uno scrittore, fotografo e regista che vive nelle Alpi francesi. Ho iniziato a lavorare a tempo pieno per Whitelines, ma nell’ultimo anno sono stato libero professionista ma gran parte del mio tempo passato a seguire Nidecker.

Come sei entrato in contatto con Thierry Kunz e il gruppo Nidecker? Abbiamo fatto alcuni proget-

ti per Nidecker mentre lavoravamo per Whiteline, e dopo il casino che è successo lo scorso anno quando i precedenti proprietari di Whiteline hanno perso il controllo del business, ho chiesto a TK se potevo finire l’eccezionale lavoro - invece mi ha offerto un lavoro. Proprio un brav’uomo.

40°

Qual è il tuo ruolo in Nidecker? Non sono sicuro

che ne sia mai venuto fuori un titolo, ma pianifico, giro ed edito tutti i loro video, gestisco la libreria multimediale e realizzo tutti i social media per Nidecker e Flow. Gestore di contenuti? Tranne il fatto che odio la parola “contenuto”: sembra quello che metti nei panini con le salsicce! Media Guy? Qualunque cosa tu voglia chiamarlo, è fantastico vedere le tue idee prodotte fino in fondo, dalle riprese di un progetto alla sua pubblicazione. Mi sento fortunato a ottenere molta fiducia da questo team, non c’è molto che ostacola qualsiasi mia idea.

Hai prodotto diversi progetti video per Nidecker. Qual è il masterplan alla base di tutti i progetti? Sembra che tu voglia raccontare tutte le sfaccettature dell’azienda. Non esiste un vero

piano generale, ma penso che sia importante provare sempre a raccontare storie che ispirerebbero me stesso se le guardassi. Ricordo la sensazione di essere gasato leggendo riviste di skate e guardando video di snowboard, e sebbene ce ne siano sempre meno in giro oggigiorno, ci sono molti altri modi per esprimere le tue idee. Ci vuole più tempo per far emergere un’idea ora, ma mi piace questa sfida! Personalmente, scatto e sviluppo un sacco di rullini, e mi piace molto il modo in cui assomiglia più a un ricordo che a un’immagine


digitale estremamente nitida - è il tipo di connessione emotiva che cerco sempre di includere in un mio progetto. È già stato detto mille volte, ma la maggior parte delle persone spegne tutto vedendo gli stessi cinque o sei trick sugli stessi salti in park - è divertente provare a fare cose su cui le persone possono investire.

C’è un progetto che ami più di tutti? Perché?

“Qual è il tuo bambino preferito?!” La forza di Nidecker sta nella sua diversità, sia nel prodotto che nel team, per questo facciamo sempre qualcosa di diverso. Tim Humphreys ha fatto cose folli e le sta facendo sempre più grandi ogni anno, Mike Basich si porta sempre dietro la aurea leggendaria, Mat Crepel ha la sua connessione con il surf, Emilen Badoux mescola linee mentali con lo yoga super chill... e continua! Tuttavia, la mia cosa preferita da filmare sono le curve: ci sono molti modi per catturare qualcosa di così semplice ma che non credo che quello perfetto sia stato ancora shootato.

La serie Slice ’N Dice è davvero unica e insieme a Korua sta sostanzialmente mostrando un nuovo modo di percepire lo snowboard. Da dove è nata l’ idea di produrre un’ intera serie interamente dedicata al carving? Il confronto con KO-

RUA è lusinghiero, amo quei ragazzi e quello che Aaron fa con il design, ma penso che ciò che fanno i ragazzi SnD sia diverso: uno stile più aggressivo più tutti i tricks e i doubles. Come tutti sappiamo, questo “nuovo” stile del carving e delle curve è emerso dalla cultura giapponese dello snowsurf, ma la prima cosa che ricordo di aver visto è stata questo edit di Alex Lopez che carvava a Bachelor: così in controllo ed elegante. JP Schlick in

Oregon è un altro filmmaker incredibile: una grande ispirazione. Slice ‘n’ Dice stesso non è mai stata un’idea deliberata. I due ragazzi sono entrambi istruttori, e pensavano che Dave potesse eurocarvare mentre Lewis gli saltava sopra la testa in front 3. Così una mattina presto abbiamo fatto tutto per filmare questa clip prima che iniziassero a lavorare. Non l’abbiamo capito, ma gli shot di warm up hanno funzionato così bene che li ho messi su Whitelines, senza che mi aspettassi nulla. È esploso, quindi ne abbiamo dovuto fare di più!

Qual è il tuo attuale kit di shredding? Sono in-

namorato della mia nuova Mosquito. Mi sono sempre piaciute le tavole corte e cicciotte, ma la coda è così rigida che puoi davvero tirare le curve fino in fondo. Quest’anno sono anche iniziati a piacermi gli attacchi Flow Fuse, rimanendo ancora convinto del sistema di accesso, ma soprattutto mi piace la sensazione ad avere così tanta flessione laterale per tirare curve molto surfistiche. I Bonfire sono perfetti per farmi stare al caldo e asciutto. Quest’anno ho la loro nuova giacca super elastica Apex Neoshell: super leggera, traspirante e impermeabile.

Ci puoi rivelare qualcosa su progetti o prodotti per la prossima stagione? O dovremo aspettare le fiere? Mi uccidono se rivelo qualcosa prima del-

le fiere, ma posso darti un cheeky shaka se funziona come un indizio? Non avrei mai pensato di essere intervistato, quindi se questa è la mia unica possibilità, vorrei ringraziare Ed, Duthie e Tristan per i giorni di Whitelines, e TK e la famiglia Nidecker per quello che stiamo facendo ora. Inoltre, mia mamma, papà e ragazza. E il mio cane, hey Parker!

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Club Sandwich.

Matt Georges è uno dei fotografi di snowboard con più talento che ci sono in giro. È anche uno dei più attivi in termini di spingere una cultura più profonda dello snowboard e, oltre a imprimere su pellicola dei fantastici momenti cinematografici, gestisce anche progetti secondari da solo o con il supporto di sponsor. Pensate a First Layer, il libro di Vans, o al suo saggio fotografico The Dirty Dogs pubblicato cinque anni fa. Nel 2019 è tornato all’editoria fai-da-te con il suo ultimo progetto Club Sandwich, e lo abbiamo incontrato per saperne di più.

A PROJECT BY MATT GEORGES & PERLY ITW

Matteo Rossato

Ok Matt, partiamo dal nome. Perché Club Sandwich? 5 anni fa ho fondato la mia casa editrice in-

dipendente chiamata The.Dirty.Dogs. e volevo avere un nome non tanto serio e un po’ facile da ricordare. Il termine “Club” è molto rilevante per questo nuovo progetto poiché è una collaborazione tra poche persone, e il termine “Sandwich” è il risultato di questa collaborazione. È anche un piccolo omaggio a tutto il cibo spazzatura (il club sandwich in rappresentanza, diciamo) che mangiamo on the road mentre viaggiamo e filmiamo lo snowboard. Ognuno di noi è uno degli ingredienti per preparare un buon pasto! Perly potrebbe essere la lattuga, Andrew Miller il pomodoro, Rip Zinger il tofu, Cole Navin la maionese e io potrei essere essere i sottaceti per esempio.

Il tuo primo saggio fotografico è uscito nel 2014: quanti libri hai pubblicato finora? Sì, in realtà ho

pubblicato il primo volume di The.Dirty.Dogs. e sto ancora lavorando al secondo, ma sono stato così impegnato nel metter su famiglia (di tre bambini) e nella realizzazione di progetti per e con altre persone che

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è ancora in fase di realizzazione. Quindi da allora ho realizzato 5 libri diversi con Vans chiamati First_Layer insieme a 4 giornali. Il nostro nuovo progetto di collaborazione si chiama Triple, è un concept e questa volta ho fatto 3 libri diversi. Sempre con un bel po’ di cartoline da mettere sul frigo o dove si vuole. L’anno scorso ho anche aiutato Ben Thouard, un famoso fotografo di surf, a editare e progettare il suo libro SURFACE e qualche mese fa ho fatto esattamente lo stesso con Jerome Tanon per il suo libro Zabardast, dalla sua spedizione a Karakoram, in Pakistan. Mi piace molto editare e organizzare le mie foto per un mio libro, ma mi piace anche farlo per gli altri. Credo che sia un buon allenamento per i miei occhi e per la cultura della fotografia in generale. È come andare in una palestra fotografica, mi tiene in forma in un certo senso! :)

Andrew Miller, Rip Zinger, Perly, Cole Navin e te stesso: una gamma così eclettica di menti creative con stili diversi: come li hai scelti? Cosa dobbiamo aspettarci da Club Sandwich? Voglio dire, cosa c’è dentro? Riguarda lo snowboard o c’è molto di più di del semplice riding e foto fantastiche? L’idea di

Club Sandwich era quella di avere una bella scatola nera personalizzata spray dipinta insieme con una patch sopra, progettata da un artista. All’interno ci sono 5 libricini con una carta diversa e differenti rilegature. Hanno tutti una tematica comune sullo snowboard ma il mio obiettivo era mostrare 5 storie diverse attraverso 5 saggi fotografici. Non è necessariamente roba d’azione, ad esempio può essere solo lo stile di vita che la circonda. Quella di Andrew è un saggio in bianco e nero sulla powder, quella di Perly è una collaborazione con Louif Paradis, Rip Zinger esplora


le somiglianze tra il surf invernale e lo snowboard, i documenti di Cole Navin riguardano la sua routine quotidiana mentre viaggia a causa dello snowboard e il mio è una visita a Katie Ormerod e Jamie Nicholls nello Yorkshire inglese per mostrare dove sono cresciuti facendo snowboard su una dry slope in mezzo a un campo di erba. Quindi sì, è molto eclettico!

Rispetto al primo libro, Club Sandwich rivendica una sensazione più fai-da-te: perché la scatola + zines + formato patch? Beh, non proprio dato che

il primo libro The.Dirty.Dogs. era rilegato a mano con una corda di cuoio e sbalzato a mano con una pressa per lettere Heidelberg di +100 anni. Mi piace sempre quel tocco D.I.Y. e voglio davvero fare qualcosa di diverso rispetto a una semplice rivista. Per Club Sandwich il fai-da-te rimane ancora mentre abbiamo personalizzato la scatola con vernici spray, numerato ognuna di esse e attaccato una patch sul davanti. Le zine hanno le stesse dimensioni ma diversi look, carta e rilegature.

Qual è il messaggio nascosto dietro Club Sandwich? Probabilmente non c’è nessun messaggio na-

scosto, ahah. Adoriamo semplicemente scattare foto e stamparle come preferiamo. È sempre gratificante iniziare alcuni progetti da zero, vediamo dove ci porta! Non direi che è competitivo con le riviste poiché è un’edizione molto piccola di 500 copie, forse è più complementare. Capisco che alcune riviste abbiano un numero di pagine specifico per un portfolio o una

storia di viaggio specifici e, a volte, la direzione editoriale è definita da marchi che acquistano pubblicità. Lo capisco perfettamente e sicuramente non sputo dove mangio. Qui con Club Sandwich siamo completamente indipendenti, non vogliamo pubblicità e l’obiettivo non è fare soldi per vivere. Tutti i vantaggi ottenuti saranno direttamente nel nuovo CB numero 2, è un progetto di stampa senza scopo di lucro.

Sembra che la stampa in generale stia tornando in una forma diversa e con un significato diverso. Qual è la tua opinione al riguardo? Penso solo che sia bello vedere le persone fare progetti sullo snowboard in generale, qualunque sia il mezzo. Film, riviste, libri, magazines, blogs ecc. Ultimamente abbiamo avuto alcuni bei progetti di stampa come Curator di Tassilo Hagger, Atagge / Planetaria Zine di Aaron Schwartz, il libro da coffee table Zabardast di Jerome Tanon, Torment Mag e tutto il First Layer e ora Triple di Vans. È molto stimolante!

Quante copie di Club Sandwich verranno stampate? E saranno disponibili per la vendita? Se sì, dove? Abbiamo 500 scatole nere personalizzate con

una patch disegnata da Will Smith + 5 zines all’interno (250 pagine tutte insieme con diversi stili di carta e rilegature) + 2 adesivi + 1 cartolina. Sarà venduto in alcuni negozi selezionati qua e là ma principalmente attraverso il nostro sito web www.clubsandwich.studio o la pagina Instagram @clubsandwich.studio per 35€ spedizione inclusa.

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«OooOoO» Skatepark at the Triennale.

Il nome nasce da un gioco tra forme e lettere, lo skatepark creato dall’artista sudcoreana Koo Jeong diventa un opera alla triennale di Milano, lasciando tutti a bocca aperta.

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Denis Piccolo PHOTOS

Davide De Martis LOCATION

Triennale Milano

Uno skatepark al coperto allestito ad hoc nella Galleria progettata da Gae Aulenti, al piano terra del museo. L’artista asiatica, Koo Jeong, da anni lavora sul tema del gioco e degli spazi pubblici e ha già creato altre opere simili a Liverpool, a San Paolo in Brasile e in Francia. Ma tutte all’aperto. Al contrario di questa che è un vero skatepark ma all’interno di un museo. S’intitola «OooOoO» perché riprende la forma di 6 classiche ciotole “bowl” che è poi il nome classico di queste strutture nel mondo dello skateboard. «Ho giocato con le forme astratte, geometriche, come la sfera, cercando di gestire al meglio lo spazio previsto per questa installazione tenendo conto dei suoi limiti, come i muri e le colonne, senza dimenticare i requisiti di sicurezza che sono fondamentali», spiega Koo, che per realizzare l’opera si è avvalsa anche della collaborazione della comunità di skaters che popola Milano, sempre molto attiva e creativa. “La mia idea è far provare la sensazione di fare ska-

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te di notte, all’aperto, in mezzo alla natura - continua Koo - per questo ho chiesto a Koreless, musicista elettronico di Glasgow, di riprodurre attraverso il suono il senso di oscurità”. La colonna sonora è in crescendo e quando raggiunge il suo apice le luci si spengono: con il buio l’installazione, rivestita di una vernice fluorescente, si accende e si colora. Valeria Bertaccini, 26 anni, skater dice “L’idea è davvero originale, non esistono altri skatepark di questo tipo. Io vivo a Torino ma qui tornerò sicuramente perché in inverno è anche piacevole allenarsi al chiuso”. A parte la famosissima Bastard Bowl di via Slataper questo è l’unico skatepark al coperto aperto nella città. Lorenza Baroncelli sottolinea “Stiamo organizzando tanti eventi, sia diurni, per esempio la scuola in collaborazione con Bastard, per bambini, ragazzi, famiglie e scuole, sia serali, comunicati sul nostro sito”. Questa installazione aperta a tutti, pensata per un pubblico trasversale funge da richiamo per i tanti giovani Milanesi, e chi, magari, non frequenta abitualmente i musei o le istituzioni culturali. La Triennale sta già dialogando con il Comune perché alla fine dell’esposizione, il 16 febbraio 2020, la scultura possa trovare una nuova casa così da restare in pianta stabile a Milano.


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Suzy Greenberg 270. Scott Stevens ha sempre avuto un punto di vista particolare e diverso dal solito sullo snowboard, il suo riding super creativo dice tutto. Quindi, quando ha deciso di fare e pubblicare il suo progetto cinematografico, lo ha fatto alla sua maniera. Si parla molto di SuzyGreenberg270, abbiamo già visto i boots ThirtyTwo customizzati con quel logo ovale che ci riporta agli anni ‘90, ma nessun teaser ufficiale o comunicato stampa.

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Giulia Boccola PHOTOS

Chris Grenier by E-stone

L’unico modo per avere un’immagine più chiara era cercare # SuzyGreenberg270 per i contenuti taggati su IG o raggiungere Scott direttamente. Siamo Xennials, quindi abbiamo scelto la seconda via.

Ciao Scott, perché nominare il tuo progetto cinematografico prendendo il nome da una canzone di Phish? E il numero 270? Allora, la scelta del nome arriva dal mio amico Joe Baldwin. È un grande fan di Phish. Mi ha suggerito SuzyGreenberg e io ho buttato lì 270, perché è un classico numero per i trick di snowboard. Ma onestamente Phish non mi è mai piaciuto e nemmeno ora mi interessa, ed è abbastanza divertente che sia andata comunque così.

Questo progetto video è abbastanza segreto. Esistono già signature boots ThirtyTwo, ma nessun teaser in giro oltre al canale YouTube pieno di edits vecchi e nuovi. Cosa sta succedendo? Allora, diciamo che sono diventato un filmer per

fare questo progetto. Più della metà delle riprese sono mie, cosa di cui sono abbastanza orgoglioso. Ero sempre molto preso, quindi ho solo provato a stuzzicare la gente con delle clip su IG, ma non ho mai avuto intenzione di fare un vero e proprio teaser. Tutti nel video hanno hashtaggato così tanto e mi è sembrato comunque un buon modo per far sapere alla gente che qualcosa bolliva in pentola mantenendo però un basso profilo.

Il logo stesso ci ricorda alcuni disegni di vecchia scuola della metà degli anni novanta; ti manca-

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no i bei vecchi tempi? Pensi che dovremmo fermarci tutti e tornare dove tutto era nuovo e più semplice? Sì, amo ancora gli anni 90 dello snowbo-

ard e sono super nostalgico. Ma non credo che dovremmo mai tornare indietro. Dobbiamo continuare a spingere, divertirci e progredire. Di recente ragazzi come Miles Fallon e Zeb Powell sono così incredibili e spingono ogni aspetto del riding. E mischiano delle mosse e l’atteggiamento degli anni 90 senza nemmeno aver vissuto veramente in quell’epoca. Quindi penso che sia sempre bello rendere omaggio alle leggende, ma continuiamo a fare del futuro! Il logo è un ovale tradizionale e in realtà l’ho preso in prestito da altre cose. Niente di incredibile, ma solo una ripresa delle vibes anni ’90.

Dovremmo aspettarci un riding creativo a cui ci hai abituato di solito o sarà qualcosa di completamente diverso? Beh, mi sono fatto sicuramente

molto male. Ho un sacco di pezzettini miei, ma sono per lo più orgoglioso delle cose che ho filmato io per gli altri!

Sei sempre stato in prima linea nello snowboard, qual è la tua idea di futuro quando parli di esso? Continua a provare e riprovare, pensa sempre positivo e non fermarti mai! I love it! Lo snowboarding è tutto per me!

Quando uscirà Suzygreenberg270 e dove? Pen-

so il 20 dicembre !!! Non vedo l’ora che sia online. Probabilmente su Vimeo.


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Ten years of Jones.

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Matteo Rossato

Nel 2020 Jones Snowboards compie 10 anni. Jeremy Jones ha aperto la sua azienda nel 2010, il punto più alto dell’era dello snowboard urbano / jibbing. A quel tempo solo una manciata di persone sapeva cosa fosse lo splitboard e la maggior parte degli splitboard disponibili erano fatti in casa grazie ai kit da split e a delle seghe circolari. Jeremy non si è mai arreso di fronte alle grandi sfide e coraggiosamente ha seguito la sua strada. Ora, dieci anni dopo, il suo impegno e il suo duro lavoro lo hanno ampiamente ripagato. Jones è ampiamente considerata una delle aziende di snowboard più lungimiranti e rispettate al mondo in quanto continua a vincere product awards ovunque vada e si è già assicurata una fetta in rapida crescita del mercato dello snowboard. Quando le aziende stavano cercando di offrire la più ampia gamma e sperimentando tutte le ultime tendenze sul camber, Jones si è concentrato sulle attrezzature da backcountry e ha continuato a lavorare anno dopo anno per costruire le migliori tavole da freeride del settore. Jones si è anche impegnato a produrre prodotti sostenibili sin dall’inizio, poiché ogni modello al debutto nella loro linea di tavole presentava sidewalls e lamine riciclati e la Flagship presentava un topsheet in legno impiallacciato.

“Ho aperto Jones Snowboards per sviluppare le tavole all-mountain con le massime prestazioni possibili sul mercato: tavole da freeride che riflettono tutto ciò che ho imparato sia sulla neve che in fabbrica. Ogni snowboard che produciamo nasce dalla mia passione, e i nostri progetti rispecchiano le esigenze prestazionali del mio riding abbinate alle esigenze ambientali dettate dalla mia coscienza. Jones Snowboards è un’evoluzione naturale per me. Lo snowboard non è il mio lavoro, è la mia vita” - Jeremy Jones 48°

Jeremy si è anche assicurato che la sua prima linea di tavole stabilisse lo standard secondo il quale ogni tavola che produceva era progettata per uno stile di riding specifico. La linea del 2010 presentava quattro modelli, Flagship, Mountain Twin, Hovercraft e Solution, e insieme coprivano l’intero spettro del backcountry riding. Durante i primi anni di Jones, Jeremy aveva anche condiviso la sua visione del futuro dell’esplorazione backcountry nella leggendaria serie di video Teton Gravity Research: Deeper, Further, Higher. I video mostravaon un nuovo capitolo della carriera professionale di Jeremy mentre abbandonava l’uso di elicotteri e motoslitte per accedere alle montagne e abbracciava l’ascesa più “umana” e non dipendente dalle macchine. Non c’è dubbio che i suoi video e quella stessa ispirazione abbiano alimentato il fuoco della rivoluzione splitboard. Nel 2013 Jones Snowboards ha fatto debuttare la sua prima linea di tavole femminili e la famosa serie Carbon. La collezione femminile era composta da tre tavole che riflettevano la stessa costruzione ad alte prestazioni dei modelli degli uomini, ma su misura per le donne, più piccole e più leggere. La serie Carbon era rivolta a rider esperti che richiedevano prestazioni più elevate in un pacchetto più leggero. Il 2013 segna anche l’ultimo anno di Jeremy per le riprese della serie Deeper, Further, Higher. Come gran finale della serie, Jeremy e Luca Pandolfi - rider italiano delle tavole Jones ed esperto alpinista - intraprendono una spedizione molto impegnativa in Nepal. Dopo una dura battaglia combattuta con i ghiacciai e le montagne, Jeremy raida un’incredibile muro di spine ad alta quota che chiama Shangri-la. L’avventura di Jeremy e Luca in Nepal è descritta nel film Higher.


“Sai che vai in questa valle ed entri attraverso queste porte dove è scritto ‘Sei il benvenuto in questa valle, ti preghiamo di astenerti dall’uccidere vite altrui, astenersi dalla rabbia, astenersi dall’offendere gli altri’ e queste cose che ti mettono di buon umore. Ti prepari quando entri. È molto spirituale. È molto intenso. Penso di aver trovato la mia Shangri-La lì in quel posto. Tutti hanno bisogno di trovare la loro pace interiore perché, sai, se riesci a trovarla dentro puoi portarla fuori. Ti senti tranquillo lì. È un posto fantastico. Ci dovreste andare.” - Luca Pandolfi La carriera di Jeremy ha avuto i suoi alti e bassi. Uno dei suoi momenti più difficili è stato quando il rappresentante e amico di Jones, Joe Timlin, è morto in uno degli incidenti mortali più gravi nella storia del Colorado. La tragedia è avvenuta la notte prima che Jeremy iniziasse a girare per Higher sulla catena montuosa dell’Alaska. L’obiettivo era una discesa di una delle linee più impegnative che avesse mai tentato di scalare e raidare in Alaska - una linea mostruosa assurdamente ripida e lunga 1100 metri su una cima senza nome, senza scalata, senza mai essere stata raidata prima di allora. Jeremy era ancora scioccato dalla perdita del suo amico e, per peggiorare le cose, quando raggiunsero il loro campo base, delle catastrofiche valanghe di classe 5 iniziarono a scendere intorno a loro. Ma Jeremy non si arrese, e portando Joe nei suoi pensieri, riuscì a salire con successo fino alla vetta al suo secondo tentativo e scese dalla vetta fino al campo base. Chiamò il monte Mt Timlin, in onore del suo amico caduto. “8 ore dopo, faccio gli ultimi passi verso il vertice. L’accampamento è 3600 piedi più in giù, droppo per la linea più gigante della mia vita. Il rush per la run mi trasporta in un altro mondo. Le grida incontrollabili di gioia svaniscono mentre faccio gli ultimi passi per tornare al campo. Il ricordo di Joe mi riempie ancora la testa. La sua passione per lo snowboard lo ha accompagnato per tutta la vita e il suo cuore era più grande di qualsiasi montagna che io abbia mai raidato.” - Jeremy Jones.

derer, che ha condotto una spedizione nel febbraio 2015 sulle Alpi albanesi nell’Europa sud-orientale. Mitch e la sua crew hanno trascorso tre settimane a esplorare la remota catena montuosa della penisola balcanica, dando vita al documentario “When The Mountains Were Wild” di Whiteroom Productions. Nel 2015 Jones ha annunciato una partnership di design con Chris Christenson, uno shaper di livello mondiale. Mountain Surfer e Storm Chaser sono i primi risultati di questa importante collaborazione e sono pensati per offrire una surfata più facile ispirata proprio al surf. Nel 2017 Jones ha introdotto per la prima volta le basi 3D Contour. Le basi 3D presentavano punti di contatto rialzati con un morbido raggio “spoon” che aiuta la tavola a mantenere la velocità e migliorare la surfata. Nel 2019, le tavole Jones hanno incrementato enormemente la loro sostenibilità passando dalla resina epossidica alla bio-resina Super Sap prodotta da Entropy Resins. Tutte le tavole Jones ora sono costruite con resina epossidica rinnovabile a base biologica certificata USDA, realizzata con carbonio a base vegetale anziché a base di petrolio. Nel 2019 Jones è anche passata a tutti i core di legno certificati FSC, aumentando ulteriormente l’impegno nella produzione sostenibile di snowboard. Dai materiali sostenibili che Jeremy sceglie di utilizzare nelle sue tavole ai molti incredibili video che ha realizzato, è chiaro che Jeremy apprezza l’esperienza umana e motiva le persone a proteggere l’ambiente tanto quanto apprezza l’innovazione tecnologica. Con una paziente attenzione alla realizzazione delle migliori tavole da freeride e il supporto diretto alle cause ambientali, i prodotti e il messaggio del marchio che Jones ha portato avanti in questi primi dieci anni sono stati molto influenti sull’intero settore dello snowboard. Ecco perché per molti osservatori Jones non è solo un marchio, ma un leader di un movimento che spingono il settore in una nuova entusiasmante direzione incentrata tanto sulla sostenibilità del prodotto quanto sulle prestazioni del prodotto.

Nel maggio del 2014 Jeremy Jones e la sua famiglia hanno viaggiato in Costa Rica e si sono offerti volontari per Community Carbon Trees, l’associazione di riforestazione della foresta pluviale senza scopo di lucro. Questa esperienza di aiuto per la riforestazione ha ispirato Jones a iniziare a sostenere la CCT, un modo per aiutare a combattere i cambiamenti climatici. Jones è anche un orgoglioso sostenitore di Protect our Winters, l’organizzazione no profit contro i cambiamenti climatici che ha fondato nel 2009 e membro dell’1% di For The Planet. Nel 2014 Jones ha anche lanciato un programma chiamato “Jones Adventure Grant” che ha offerto alla loro famiglia di rider e ambassadors del team l’opportunità di ottenere finanziamenti per una spedizione pionieristica di snowboard in backcountry. Il vincitore del Jones Adventure Grant 2015 è stato il veterano del team rider Mitch Toel-

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On the Lookout.

Davide Boggio “Valsesia è un posto con uno dei migliori terreni per percorrere giri in powder e fare side hits, e mi è stato utile per accrescere la mia creatività e godere ogni piccolo spot che la montagna può offrire!”

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Denis Piccolo

Info: Mi chiamo Davide Boggio, nato il 26/02/1999, giro in tavola e mi godo la vita, ho 20 anni, sono supportato da Nitro Snowboard, Dirty Gloves, Giro.

Ultimo pasto: Polenta, salsicce e funghi porcini. Miglior luogo dove shreddare: Sono cresciuto in

questo piccolo resort chiamato Alpe Di Mera, situato in Valsesia. Questo è un posto con uno dei migliori terreni per percorrere giri in powder e fare side hits, e mi è stato utile per accrescere la mia creatività e godere ogni piccolo spot che la montagna può offrire!

Ripper più sottovalutato: Dico Max De Vries: è

molto tecnico sui rail ed è impressionante quanti trick possa chiudere. Prossimo grande trend dello snowboard: Lo snowboard sta evolvendo tantissimo in questo momento ed è fighissimo guardarsi intorno per vedere

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il nuovo modo in cui gli snowboarder fanno cose fantastiche godendosi la loro tavola! È pazzesco vedere tutti i video che buttano fuori le crew di tutto il mondo, perché ognuna di esse racconta una storia di amici che gira in tavola nei posti più fighi, che siano città o paesaggi, cercando qualcosa di bello da raidare o disegnare un linea in fresca in backcountry.

Devi una birra a: Nitro snowboard per credere nella

comunità dello snowboard, RustyToothbrush e tutti i ragazzi che ne prendono parte.

Cosa non manca nel tuo shred kit: gli amici con

cui condividere i momenti. Prossimamente: Quest’anno tornerò a fare qualche altro contest, filmerò con RustyToothbrush per il nuovo progetto video e farò alcuni eventi in giro per l’Europa.


Info: Mi chiamo Dusan Kriz e ho 24 anni. Vengo dalla

Repubblica Ceca e attualmente vivo a Praga, ma negli ultimi 10 anni sono cresciuto tra le montagne più grandi della Repubblica Ceca chiamate Giant Mountains. Quando non sono in tavola lavoro come mental coach o personal coach, sostanzialmente aiuto le persone a raggiungere i propri obiettivi e sogni… almeno spero ahah.

Ultimo pasto: toast con formaggio, ma l’ultimo pasto che ho effettivamente cucinato era probabilmente una classica pasta con pomodori / aglio / cipolla / salsa al basilico.

Miglior luogo dove shreddare: Non è facile, ma il

terreno migliore per me è sicuramente ovunque in Francia o Svizzera. Adoro tutti i tipi di montagne, ma se parliamo di backcountry, quelli sono i miei preferiti! Le persone con cui vado in tavola molto più spesso sono quelle della family di Rusty Toothbrush: Alex Stewart, Jake Simpson, Joe Simpson, Davide Boggio, JJ Rayward, Tyler Charlton e oltre alla crew Rusty ci sono Mans Hedberg, Zenja Potapov, Ondra e Dan Porkerts. In realtà mi piace girare un po’ con tutti per dirla tutta.

Ripper più sottovalutato: Vorrei iniziare con Joe e

Jake Simpsons. Ho trascorso tutto lo scorso inverno con loro e l’energia che stanno mettendo nello snowboard è molto stimolante! Poi direi JJ Rayward. Il kid neozelandese ha uno stile e un atteggiamento pazzeschi, ed è anche uno di quelli che mi stimola maggiormente. Poi dico Zenja Potapov. È russo, cresciuto in Finlandia e vive in Svezia.

Prossimo grande trend dello snowboard: Difficile

dire cosa potrebbe piacere alla gente in futuro, ma il mio punto di vista è che la tendenza ora sia esplorare nuovi luoghi e regioni come la Russia, la Georgia, l’Albania ecc... Il paesaggio laggiù è ancora inesplorato e ha molto da offrire. Se parliamo di tricks, penso che andrà in due direzioni. Uno è un modo tecnico come quad 1620, pretzels 4 ecc. E l’altro andrà più alle basi come stile e creatività. Questo è un po’ organizzato dai Giochi Olimpici. Tutti vogliono vincere, e vincere PER LO PIÙ significa spin to win.

Devi una birra a: La dovrò sempre ai miei genitori

che mi hanno permesso di fare ciò che amo di più, dopodichè ai miei sponsor come Horsefeathers, Northwave, Drake, Appertiff, e anche senza Alex Steward e Rusty Toothbrush non saremmo qui a fare questa intervista. Ci sono così tante persone e marchi a cui sarò sempre grato, perché mi aiutano a vivere questo tipo di vita in cui sono davvero felice!

Cosa non manca nel tuo shred kit: È bello avere uno

snowboard per qualsiasi session haha, sto scherzando. Direi probabilmente uno spuntino adeguato, un po’ di extra gear se si rompe qualcosa, un buon piano su cosa faremo in quello spot e un po’ di erbette come ricompensa dopo la sessione, ma shhh! Prossimamente: Quest’anno gireremo un progetto davvero interessante con Northwave e Drake negli Stati Uniti e non vedo davvero l’ora di realizzarlo, e voglio concentrarmi sempre di più sul BC e sulle grandi montagne, perché tutto ciò is the shit for me.

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Dusan Zriz “Quando non sono in tavola lavoro come mental coach o personal coach, sostanzialmente aiuto le persone a raggiungere i propri obiettivi e sogni… almeno spero ahah.


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Silvano Zeiter

Leo Eigensatz “Ripper più sottovalutato: Chiunque si diverta con una bella session senza sentire l’impulso di pubblicare immediatamente tutto sui social media..”

Info: Leo Eigensatz, 6.3.1994, lavoro presso l’azienda

Prossimo grande trend dello snowboard: Non lo

di mio zio che costruisce case e altre cose, e poi in inverno vado principalmente in tavola.

so... probabilmente vlog di realtà virtuale o Instagram stories o qualche merda come questa roba qui haha!

Ultimo pasto: Amico, vorrei poter dire qualcosa di

Devi una birra a: Ho dimenticato a chi devo una bir-

figo come la pizza o altro, ma è ancora un po’ presto quindi ho appena preso un caffè e un frullato finora.

ra, ma sicuramente ricordo chi me ne deve una!

Miglior luogo dove shreddare: Probabilmente è la

tico boots, tavola, guanti e maschera al mattino - è già una buona giornata. Prossimamente: Il mio piede è ancora un po’ dolorante per l’infortunio dell’ultima stagione, ma immagino che non appena mi sento meglio torno in tavola e spero di poter portare a casa anche alcune clip…

risposta più cliché, ma dimmi qualcosa di meglio della fresca con gli amici.

Ripper più sottovalutato: Chiunque si diverta con

una bella session senza sentire l’impulso di pubblicare immediatamente tutto sui social media.

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Cosa non manca nel tuo shred kit: Se non dimen-


Info: Nicholas Bridgman, nato a Jesolo, Venezia, il 24

agosto 1993. In Italia e a Thredbo sono istruttore di snowboard, e raido su tavole Funky e Airblaster. Ogni tanto aiuto mio padre nel suo centro di sport acquatici insegnando windsurf, kite surf, surf, sup e wakeboard.

Ultimo pasto: Appena arrivato dall’Australia, mi

sono mangiato un piatto di spaghetti con telline e bottarga! Il cibo italiano è il migliore!

Miglior luogo dove shreddare: Mi piace cambiare

spesso terrain, raidare con gli amici è la cosa migliore ma mi piace anche farlo da solo, con qualsiasi condizione atmosferica.

Ripper più sottovalutato: Ce ne sono molti, non è semplice farsi notare.

Prossimo grande trend dello snowboard: Dal

mio punto di vista lo snowboard è un’espressione di libertà ed è quindi più compatibile con il freeride ed il backcountry piuttosto che con le competizioni all’interno di un rigido insieme di regole. Direi le split board, perché stanno aprendo un mondo completamente nuovo.

Devi una birra a: Ai miei sponsor Funky the Garden crew, Roby Bragotto, Scotty Stephenson, Marc Grossgasteiger, Simon Gruber, Marco Concin, ai i miei genitori e sicuramente a molte altre persone che in qualche modo mi hanno aiutato durante il mio percorso.

Nicholas Bridgman “ Mi piace cambiare spesso terrain, raidare con gli amici è la cosa migliore ma mi piace anche farlo da solo, con qualsiasi condizione atmosferica.”

Cosa non manca nel tuo shred kit: Té, snacks, frut-

ta, videocamera, Arva, pala, lenti di ricambio per la mia maschera e dei guanti in più. Prossimamente: Viaggiare e continuare a insegnare, esplorare altri paesi, girare video e amare la vita!

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Roberto Bragotto


Halldor Helgason. Halldor is a living legend. His smooth, effortless and always evolving style has risen the bar of riding and he’s a never-ending inspiration source for so many riders around the world. He’s also the most down to earth and easy dude you could ever talk with. I feel he doesn’t even recognize his icon status and his love for snowboarding always came first.

ITW

Matteo Rossato PHOTOS

Theodore Muse

La sua scelta di costruire le proprie aziende e lavorare con vere aziende di snowboard la dice lunga. Dopo l’intervista che abbiamo pubblicato un paio di stagioni fa, sono successe molte cose, quindi è tempo di tornare nel mondo di Halldor.

Ciao Halldor, come hai passato l’estate? Yo,

sono stato a Reykjavik / Islanda. Skate, surf, relax con la famiglia e gli amici per far tornare in forma per la stagione il mio corpo, la testa e le palle.

Un breve commento sul tuo amico Frank Bourg che ha vinto la terza medaglia d’oro agli X-Games. Non ci sono parole per descrivere quanto Frank

sia badass, si ammazza per fare snowboard e fa ciò che fa solo perché lo adora così tanto. Ho massimo rispetto per lui e complimenti ancora una volta. Frankster!

Parliamo ancora di Frank e del canadese del Quebec in generale; sei andato a fare un trip, quindi immagino tu sappia cosa intendo: perché i canadesi francesi sono così al di sopra della media quando si tratta di street riding? Sei per caso anche tu del Quebec? Ho iniziato la mia sta-

gione con Frank in Quebec ed è stato un viaggio fantastico, è stato divertentissimo stare in giro con quei ragazzi e, sì, sono su un altro livello quando si tratta di andare in street. Frank mi ha mostrato alcuni degli spot che avevano fatto prima e alcuni dei spot che voleva fare per il suo pezzo di Real Snow e quando vedi questi spot nella vita reale ti rendi conto di quanto è completamente pazzo lui per davvero ahah. Ho sempre ammirato i ragazzi della Brothers Factory, ero

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super motivato di andare in un trip con loro e spero di farne un po’ di più la prossima stagione.

La stagione passata non è stata proprio perfetta per te, giusto? Avevi appena iniziato a filmare per un progetto e poi ti sei infortunato. Cos’è successo? Sì, quello era il piano ma a causa di

infortuni e non ero a posto mentalmente, così ho deciso di lasciar perdere tutto e farmi una stagione off e riprendermi completamente, sia per quanto riguarda il mio corpo che per il mio stato mentale. Purtroppo è quello che dovevo fare, ma alla fine abbiamo fatto diventare il mio progetto in un video del team Lobster che si è rivelato proprio figo. Volevo solo fare qualcosa di nuovo e quello è proprio quel qualcosa che volevo fare da un po’, ma il timing per me non era giusto in questa stagione, sfortunatamente, mi sono bruciato completamente a causa di molte cose, ma mi sento un molto meglio ora e sono tornato.

Tre cose che devi assolutamente fare prima di abbandonare la tua carriera di snowboarder professionista. 1- Andare in Alaska, una parte di me

lo vuole davvero, ma un’altra parte di me ne è davvero impaurita, devo almeno prendermi in faccia una bella valanga prima di andare. 2- Andare a Baldface! Forse è proprio lì che farò training per le valanghe? 3Probabilmente sembro un coglione, ma vincere come rider dell’anno sarebbe un sogno bello pesante che diventa però realtà. Ma non mi concentrerei mai su quello, se ciò dovesse accadere dev’essere solo perché stavo facendo una bella stagione divertente e quello sarebbe il bonus.


Immagino che tu abbia avuto molte offerte da grandi sponsor una volta che hai lasciato lo Swoosh della Nike, ma in qualche modo hai sempre preferito costruire i tuoi marchi o restare fedele ai marchi di snowboard quelli core. L’ultimo è 32: potresti dirci qualcosa in più? Da bam-

bino ho sempre comprato i boots di Thirtytwo, così dopo aver smesso di girare per DC e Nike ho provato alcuni diversi marchi di boots e nessuno di essi andavano bene per la mia caviglia dopo che me la sono rotta. Dopo invece ho provato Thirtytwo di nuovo e la mia caviglia stava da dio. Ho girato con boots Thirtytwo in realtà da 3 anni senza essere nel loro team, quindi dopo un po’ mi hanno chiamato e ora sono effettivamente nella loro crew bella badass e non potrei essere più pompato.

Parliamo del tuo pro-model TM TWO XLT. Perché ti sei diretto su questo modello? E cose che ci puoi rivelare già per la prossima stagione? Altri pro-model tuoi in rampa di lancio? Mi

sono buttato sui TM TWO XLT perché sono quelli che funzionavano meglio dopo che mi sono rotto la caviglia: è bello e rigido e dura molto a lungo, di solito giro in tavola per tutta la stagione con solo un paio di boots.

Come ci si sente a far parte della stessa squadra insieme a gente come Nico Müller, Jeremy Jones e Chris Bradshaw? Sarà il prossimo All Star Team? È un d’onore per me, sono super entusiasta di far parte del loro team e non vedo l’ora di fare snowboard e conoscere meglio tutto il team.

E la tua nuova linea Atrip? È totalmente diversa se paragonato alla roba in stile skate che hai fatto prima. Questa è la parte divertente di avere

i tuoi marchi, puoi fare tutto ciò che vuoi quando vuoi, ahah. Erano alcuni anni che indossavo dell’abbigliamento dai toni tranquilli, e volevo cambiare un po’ questa cosa e il motivo per cui sono andato più verso un look anni ‘90 è perché ho tratto gran parte della mia ispirazione per lo snowboard che ha messo insieme tutti i vecchi video di snowboard classici, sono così liberi, tweakkano l’impossibile, mischiano grab random e hanno lo stile di abbigliamento più steezy possibile. Uno dei miei video preferiti della vecchia scuola è Snowboarder in Exile, se non l’avete mai visto, dovreste assolutamente darne un’occhiata!

Di recente sei finito in uno spettacolo televisivo islandese. Puoi dirci qualcosa in più sull’esperienza? È passato un po’ di tempo da quando ho

fatto qualcosa per la scena in Islanda, dopo che ho smesso di far gare i media non hanno più seguito

niente di snowboard ed è abbastanza difficile per qualcuno che non fa snowboard capire come funziona la parte delle riprese per un video di snowboard. Ho avuto l’opportunità di mostrare davvero quel lato dello snowboard nello show televisivo, il che ha significato molto per me e le reazioni sono state fantastiche sin da quando lo show televisivo è andato in onda.

Ultima domanda su Lobster: per la prima volta nel 2020 farete la prima tavola di Lobster senza 3BT. Lobster sta iniziando a prendere una sua strada - parlando solo di tecnologia? Questo è

l’obiettivo, vogliamo che la differenza tra Lobster e Bataleon sia più chiara, quindi rimanete sintonizzati e vedrete cosa succede.

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Gigi Rüf is back for slashing more. Gigi Ruf è un uomo multi-talentato. Il primo talento che possiede, quello più ovvio, è la quantità pazzesca di abilità quando si allaccia ai piedi una tavola. Lo soluzioni che sceglie quando raida sono assolutamente uniche e pochi rider in tutto il mondo possono rivendicare il suo livello di creatività e visione. Ma è anche un imprenditore e la sua creatura Slash By Gigi ne è la chiara dimostrazione. Nel 2019 ha ripreso il pieno controllo del suo marchio e lo abbiamo immediatamente chiamato per sapere quali sono i suoi piani. ITW

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Blotto

Ehi Gigi, dove sei e cosa stai facendo in questo momento? Sto testando nuove tavole e il prodotto del mio sponsor, girando in resort che hanno ricevuto una buona quantità di neve all’inizio della stagione.

Tra la fine del 2018 e l’ inizio del 2019 è stato un periodo molto interessante per te: hai ripreso il pieno controllo del tuo marchio Slash, hai firmato con 686 e Mons Royale. Cosa succede quasi un anno dopo? Potrei elencare tutti i miei sponsor, i marchi che supportano ciò che sto facendo attivamente in questo sport e sono ben integrato sul lato R&D delle cose. Ciò che rende il pacchetto completo al 100% è la mia società Slash Snowboard che sto gestendo.

Voci dicono che stai lavorando a un progetto cinematografico di due anni con la tua crew originale dei Pirates. C’è qualcosa che ci puoi rivelare in questo momento? Pirate Movie Production

si è evoluta in un pioniere nella moderna produzione di video di sport d’azione producendo il primo film di snowboard in 4k “Perceptions” o portando a casa diversi premi per “STRONGER.” Abbiamo già terminato il primo anno su due di questo progetto - ho riunito John Jackson, Victor Daviet e Manuel Diaz nei migliori spot dall’Europa all’estremo oriente. Per la stagione imminente gireranno di più qui in Europa ma abbiamo anche in programma un viaggio in Nord America. Tutte le locations che ogni snowboarder sogna, che si fondono in un’esperienza visiva eccezionale in altissima definizione.

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Negli ultimi due anni hai anche fatto alcune gare del Freeride World Tour; continui con quello o hai qualche progetto per questa stagione?

È difficile fare tutto in effetti, quindi mi concentrerò solo sulle tappe europee del Freeride World Tour.

Torniamo per un minuto su Slash: cosa è successo negli ultimi anni e cosa ti ha portato a riprenderne il pieno controllo? Nel 2016 parlando

con Henry Nidecker della nostra posizione aziendale mi disse che Slash non era redditizio per il Gruppo Nidecker. Abbiamo concordato che mi avrebbe trasferito l’attività a novembre 2016 completa di stampi, forme, disegni e i marchi di snowboard relativi al brand Slash. Allo stesso tempo stavo considerando un ruolo di sviluppatore come rider con Capita Mothership ma alla fine non è stato portato a termine perché non volevo lasciare Slash. Ora va tutto bene e ho il pieno controllo di Slash con la mia rete di distribuzione in 15 Paesi.

Questa potrebbe essere una domanda stupida, ma scommetto che molte persone ce l’hanno in testa: perché ci sono dei morsi sui nose di una buona parte delle tue tavole? Haha, lo shape iden-

tificativo di Slash ha due ragioni. Una che ho provato un approccio minimalista per modellare le tavole quando ho iniziato nel 2012 e in secondo luogo il più funzionale è lo stand “kick” che fornisce: le tavole non possono cadere come quelle tavole rotonde.


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“Fin dall’inizio di Slash ho sempre avuto il controllo completo di tutto ciò che riguardava il design, il marketing, la strategia globale e l’immagine del marchio di Slash di Gigi. Quasi tutto c’era e funzionava già prima, tranne per il fatto che spedisco alcune tavole richieste da singoli clienti durante l’anno.” Ora che hai il pieno controllo di Slash, fai tutto da solo? Com’è il tuo programma giornaliero quando lavori su Slash? Ad esempio quando si progettano nuove tavole o quando è il momento di imballare e consegnare… Fin dall’inizio di Sla-

sh ho sempre avuto il controllo completo di tutto ciò che riguardava il design, il marketing, la strategia globale e l’immagine del marchio di Slash di Gigi. Quasi tutto c’era e funzionava già prima, tranne per il fatto che spedisco alcune tavole richieste da singoli clienti durante l’anno. La maggior parte del lavoro viene fatta durante l’estate curando i negozi per l’inverno e comunicando con i miei distributori qualsiasi nuovo sviluppo a cui sto lavorando.

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Devo dire che questa l’ho rubata letteralmente da un’ intervista che hai fatto l’anno scorso, ma la citazione era così figa che ho dovuto: “Nulla sostituirà quella sana dose di anarchia che assicura lo stare trasversalmente”. Puoi spiegarmi il significato di una così forte affermazione? Beh,

forse è fuori dal contesto qui, ma una resort si chiama ancora una “stazione sciistica” e probabilmente vogliamo solo prendere il nostro posto in un settore, appunto, sciistico. Ma di per sé la cultura della tavola si lega più a uno stile di vita artistico che a uno sport competitivo.

Gigi, dove sta andando lo snowboard? Ovunque

tu voglia che vada e puoi farne tutto quello che vuoi. Usa la montagna per raidare e giocare.

Cosa nasconde il 2020 per Gigi? Vivo il momento

e faccio quello che mi fa stare bene, e come ho detto c’è il film, le competizioni e la mia società Slash Snowboards.


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Petranboard. TEXT

Achille Mauri

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Elena Gogna Achille Mauri

LOCATION

Petran, Turkey

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La semplicità dell’oggetto era fenomenale: un asse di legno con due stopper per i piedi posti perpendicolarmente alla direzione della tavola, senza nessun tipo di sciancratura o lamine per la conduzione. Il tutto veniva gestito da una cordicella con un manico in legno all’estremità anteriore che tenuto in mano durante la discesa deformava il legno evitando infossamento: geniale.

A

vevamo lasciato la rumorosa capitale turca da ormai una settimana. Con Istanbul lontana, il dissolversi delle esigenze cittadine cominciava a sfumare. Stavamo bene, i nostri ritmi erano regolari e dettati dal re sole d’inverno. Io ed Elena, la mia compagna, eravamo alla ricerca di avventure locali. Ricordo bene il momento dove abbiamo deciso di andare a Petran. Stavamo guidando paralleli al grigio mar Nero il nostro furgone t4 California, portato mesi prima da Milano e depositato a Istanbul durante tutta l’esperienza lavorativa di Elena, con l’ennesimo chai abbinato al rifornimento di gasolio e il metodico scrocco di wi-fi quando abbiamo letto questa notizia: “The people of Petran, Turkey, have been snowboarding for roughly 300 years…” Ricordavo un video che vidi tempo fa sul canale Vimeo di Patagonia che raccontava l’incredibile storia di contadini Turchi che approcciavano il mondo del “discesismo” sulla neve con un singolare attrezzo in legno per ottimizzare la discesa una volta portato il gregge a far pascolare. Subito il mio entusiasmo riguardo questa notizia fu eclatante, e cominciai a capire assieme a Elena quanto fosse di strada questa irrinunciabile mecca dello snowboard. Lei, diligente e accurata nella scelta degli itinerari - capacità ereditata dal padre - pianificò il nostro arrivo nel giro di 3 giorni. Così partimmo da quella anonima gas station con un obiettivo: andare a Petran a scoprire il petranboard.

Il furgone, per quanto “funky” e sportivo nell’aspetto aveva delle limitazioni sui percorsi di montagna, vista “l’età” e i singhiozzi avuti nei mesi precedenti (rotto testata del motore in Albania e fuori funzione la quinta marcia da Istanbul) e necessitava quindi di essere preparato per la meta di Petran, trovandosi a 1450 msl. Così andammo a cercare gomme da neve, catene e tutto il necessario per una eventuale “lotta con l’alpe”. La volontà di raggiungere quella meta era comunque indiscutibile, e con noi avevamo sci e splitboard con pelli di foca: ci sentivamo invincibili. Approcciamo la salita e tornante dopo tornante la neve sulla strada cominciava a infittirsi rendendo sempre più rischioso e vicino il punto di stop. “Cielo” - nome di battesimo del nostro furgone - ha comunque regalato prestazioni inaspettate, rampando per diversi tornanti dall’aspetto terrificante. Calmi e fiduciosi, parcheggiammo a lato di un tornante: da qui si sarebbe continuato a piedi. Ele ai fornelli, in meno di un’ora avevamo la pancia piena, pelli assemblate e zaino pronto per una gita verso questa meta per noi ormai sacra. Neanche il tempo di chiudere la macchina e un fuoristrada - molto più prestante di Cielo - ci passò affianco con a bordo un Turco, distinto e fumatore. “Merabah”, il suo volto era stranito dal nostro look alieno pronto ad andare sulla luna. Con un semplice gesto della testa ci indicò di salire, Elena entusiasta

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più che mai del passaggio locale si catapultò in macchina. Io rimasi nel cassone del fuoristrada per cercare di fotografare qualcosa e vedere più nitidamente il mutare del paesaggio. Lei, che ha una dipendenza dalle storie delle persone, rimase in macchina a parlare con il signore. Il tempo era pessimo e man mano che salivamo entravamo nella fitta nebbia, quindi la mia idea di rimanere fuori non fu un successo, inoltre anche Ele non aveva scoperto troppe cose di quest’uomo un pò taciturno ma dall’energia molto pacifica. 30 minuti di strada e finalmente arrivammo a Petran. La visibilità era nulla. Lui parcheggiò la macchina in prossimità di una falegnameria, e ci portò a casa sua dove Fatma, sua moglie, ci accettò con un’accoglienza da Guinnes dei Primati. Chai, sguardi e qualche parola riguardo il nostro viaggio, bastarono per capire che erano buonissime persone, curiose e semplici nel loro vivere. Poche abitanti vivono a Petran durante l’inverno e loro erano alcune di queste. Subito gli diciamo il motivo che ci ha spinto a venire fin lì e non sono affatto sorpresi. La storia del Petran è diventata abbastanza famosa nell’ultimo periodo e diverse persone hanno visitato quell’area così remota del Kachatr grazie a questa stravagante attrazione.

Senza neanche avere troppo tempo per decidere ci ritroviamo ospiti per la notte di questa dolce coppia turca. Abbiamo anche un ospite a cena, più giovane, con le mani di chi lavora il legno. La mattina seguente il cielo era limpido e la neve caduta durante la notte aveva ricoperto le poche tracce umane di quel paese. Faceva molto freddo, vedevamo il sole ancora lontano nelle distese valli Turche. Così ci armammo del nostro moderno materiale di salita e cominciammo a camminare verso l’alto prima penetrando il paese e poi osservandolo da sempre più sù. La nostra intenzione era tornare nel giro di qualche ora, anche se la giornata e la neve erano perfette per andare a fare qualche cima. Era una di quelle rare volte dove la scoperta era il punto di partenza e non necessitava andare più in alto di così alla ricerca di qualcosa. Le montagne hanno le capacità di creare delle culle di tradizioni che non si basano sulle vette ma sull’arena che esse creano. Petran è uno di questi casi. Ore 10.30 eravamo di nuovo a Petren. Fatma e Pietro ci aspettavano per l’immancabile chai. A questo punto la mia voglia di vedere quell’oggetto del passato era troppa da contenere e cominciai ad essere insistente nei loro confronti.

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“La morbidezza del falegname nel disegnare linee nella sua città con un oggetto che viene dalle sue piante e creato da lui era pura armonia illibata. Tutto era così soave e nativo, la sua visione del pendio era completamente differente da qualsiasi persona che approccia il discesismo nel mondo occidentale.” Il giovane uomo della sera prima arrivò dal mezzo del paese con un petranboard sotto il braccio. La semplicità dell’oggetto era fenomenale: un asse di legno con due stopper per i piedi posti perpendicolarmente alla direzione della tavola, senza nessun tipo di sciancratura o lamine per la conduzione. Il tutto veniva gestito da una cordicella con un manico in legno all’estremità anteriore che tenuto in mano durante la discesa deformava il legno evitando infossamento: geniale. Ora dovevano averne due per insegnarci veramente, quindi andammo nella falegnameria dove era parcheggiata la macchina. Un atelier rustico ma molto curato nella suddivisone delle fasi di costruzione del petranboard. Dopo una gesticolata spiegazione di come viene assemblato questo oggetto ci incamminammo verso monte alla ricerca di qualche facile pendio. A quel punto la macchina fotografica venne donata ad Elena che saltellava qua e là alla ricerca del miglior scatto che ci rappresentasse in questo momento ludico senza precedenti. Erano anni che non provavo così tanto gusto nel compire un atto tanto semplice. Durante i primi tentativi ero chiaramente in difficoltà perché cercavo di frenare curvando alla ricerca delle spigolo: errore! Tutta la frenata del petranboard si basa sulla pressione delle parte posteriore, sia con il peso che con l’ausilio del basto-

ne - utilizzato anche per domare i pascoli di vacche. La morbidezza del falegname nel disegnare linee nella sua città con un oggetto che viene dalle sue piante e creato da lui era pura armonia illibata. Tutto era così soave e nativo, la sua visione del pendio era completamente differente da qualsiasi persona che approccia il discesismo nel mondo occidentale. “Tutto è permesso, sempre salva la fantasia”, scriveva Carlo Mollino. Abile sperimentatore di delle tecniche di discesa, che se avesse visto questa scena avrebbe sicuramente preso spunto per chissà quale definizione surreale. Alla fine lui ha abbandonato il campo da gioco, ed io ho continuato sotto la l’onnisciente lente di Elena che intrappolava un mio fanciullino momento. Lei mite e rispettosa, ha aspettato a provare il Petranboard solo alla fine, ricevendo gli applausi da tutto il paese per le sue straordinarie e lì insolite abilità sportive. La giornata si è conclusa presto, alle 13 eravamo da Cielo con un fardello in più da scarrozzare fino a Tiblisi. Mi era stato donato un Petranboard dal falegname, che oggi risiede in camera mia e grazie al suo profumo di legno e neve mi ricorda che un esigenza si può trasformare in eleganza.

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Isle of Snow. ITW

Matteo Rossato

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Silvano Zeiter


È sempre un sollievo vedere il teaser di Absinthe Movies pubblicato su internet, anno dopo anno. Ci dà la speranza che ci siano ancora persone là fuori che credono che la qualità sia migliore della quantità nello snowboard. Abbiamo avuto un’interessante e abbastanza lunga chiacchierata con David Vladyka (DV) e Shane Charlebois (SC) sulla loro ultima creatura, Isle of Snow, e il futuro dei video di snowboard in generale. Un discorso così interessante, da leggere in un colpo solo.

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Nicolas Muller LEFT

Leo Eigensatz ABOVE

Leo Eigensatz

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Ciao David e Shane, dov’è il vostro posto felice?

DV: da qualche parte in una località segreta delle Alpi un lunedì mattina con 60 cm di fresca e soleggiato. SC: Stare fuori è il mio posto felice. Essere in montagna, soprattutto innevata, o nell’oceano, è una felicità insostituibile.

Le vostra uscite cinematografiche sono sempre accompagnate da un tour premier piuttosto grosso: ti senti in contatto con le scene locali e incontrare fisicamente le persone con la vostra crew è ancora importante nell’era digitale in cui ogni connessione umana passa attraverso il telefono? DV: qual è il punto di fare un film se lo pub-

blichi solo online. Non ci sono più così tante società di video al mondo, e ancor meno quelle che fanno un tour di premiere in Europa e negli Stati Uniti. Esistono progetti video di brand che tentano di fare un tour di prime visioni, ma non arrivano mai a fare quello che facciamo noi. Lo facciamo da più di 15 anni e penso che le persone ci rispettino per questo. Entrare in con-

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tatto con un pubblico reale è importante, questo è ciò che ti fa continuare a fare ciò che fai. Le pubblicazioni online sono difficili da giudicare, ovviamente hai un numero di visualizzazioni ma con il web non sei completamente sicuro che sia preciso. Quando organizzi una premiere e hai la pressione di promuoverla, vendendo biglietti e investendo denaro che potresti non vedere mai tornare se nessuno si presenta, allora sai cosa significa portare il tuo progetto dall’inizio alla fine. Promuovere il tuo progetto è metà del lavoro di fare un video di snowboard. Molti progetti singoli tendono a dimenticare che se non sei coinvolto personalmente nella promozione il tuo progetto non andrà da nessuna parte e sarà dimenticato così rapidamente con la velocità del pollice che salta un post di Instagram. SC: Indipendentemente dalla tecnologia creata o dagli sviluppi digitali, la connessione umana sarà ancora il componente più prezioso. L’eccitazione di stare insieme con altri umani per connettersi sull’amore condiviso per una sensazione… sta tutto qui, succedono abbastanza cose al mondo che cer-


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Domanda delicata: l’ industria dello snowboard sostiene ancora davvero le società dei video o realizzeresti comunque un lungometraggio? DV:

Lo facciamo da più di 15 anni e penso che le persone ci rispettino per questo. Entrare in contatto con un pubblico reale è importante, questo è ciò che ti fa continuare a fare ciò che fai. cano di mantenerci tutti per i fatti nostri. Ci stiamo concentrando su ciò che ci unisce. Il tour delle nostre premiere è esattamente questo. Guardare qualcosa a casa, anche da solo, è divertente, ma quando ti sincronizzi con altre persone, è un’esperienza completamente migliore. Presentarsi di persona alle anteprime, con musica dal vivo e dell’arte, questo ci fa connetterci con qualcosa di “più grande”. Mia mamma diceva sempre: “Non importa cosa succeda, mantieni un buon senso di umano”. Ecco di cosa si tratta.

Il nome dei vostri film è sempre piuttosto iconico e criptico allo stesso tempo: cosa significa veramente Isle of Snow? DV: sta a te decidere. può

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Leo Eigensatz

significare: amo la neve (I love snow), l’occhio ama la neve (eye love snow) o l’isola della neve (isle of snow). Ognuno troverà un significato diverso ad esso. SC: I nomi tendono davvero a rappresentare l’anno. Questo nome è apparso chiaro, durante una nevicata notturna. La mia ragazza lo ha suggerito. Il significato deve interpretarlo il singolo individuo. Se dici tante volte Isle of Snow, potresti sentirlo. Non sono sicuro di come si traduca in altre lingue. Spero il significato sia universale.

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Nicolas Muller

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Francamente, è difficile dire cosa vuole veramente l’industria dello snowboard. Vogliono vendere i loro prodotti e hanno bisogno di effetti visivi per farlo, ma non sono disposti a pagare il prezzo per intero. Alcuni marchi ci hanno supportato per molto tempo e penso che per questo siano così forti nel settore. Alcuni marchi vanno e vengono. Lo stesso con i rider, spingiamo così tanti giovani talenti a prendere le prime file dello snowboard, solo per poi veder che ci lasciano per un progetto prematuro da soli o un video di brand. È un peccato perché siamo più forti tutti insieme. Tutto ciò deriva dal fatto che i brand fanno fatica a trovare un modo per comunicare con il proprio pubblico e invece di lasciarci fare ciò che sappiamo meglio spingono una loro propria agenda sui rider, che a volte non ha senso. La vera radice del problema qui è che l’industria è ancora giovane e non sente davvero le tendenze o arrivano troppo tardi per impegnarsi seriamente in queste tendenze che, quando lo fanno, è già troppo tardi. Recentemente ho parlato con un dirigente di un grande marchio nel nostro settore, abbiamo parlato dell’ultimo film e mi ha detto che gli sembrava più a poco costo e con quasi nessuno shot di big mountain riding, meno freeriding, non molto heliski e così via. Mi sentivo male ad ascoltare queste cose dette da lui, perché il motivo per cui non possiamo fare tanto heliski e freeriding come facevamo un tempo è perché hai ridotto il nostro budget tre volte rispetto all’anno precedente e ora mi stai dicendo che fa schifo il fatto che non abbiamo più freeriding nel nostro video... giusto per darvi un’idea delle cose come stanno. SC: Alcune persone seguono le tendenze, altre le fanno. Alcune aziende sanno cosa vogliono, altre stanno ancora esplorando quello che c’è da fare. Fintanto che le persone praticano lo snowboard, avranno degli eroi che li ispireranno a comprare la loro attrezzatura. Continuiamo a connettere le persone in quel modo. La passione è sempre la più forte connessione. L’industria è in costante calo, ma è eccitante lavorare con persone entusiaste. Tutto ciò che facciamo è basato sulla gratitudine e apprezzo infinitamente le persone con cui abbiamo lavorato e lo faranno ancora. Quelli che escono all’aperto e vanno in snowboard sulla neve, non solo per fare i contest e presenziare alle fiere, sono quelli che tendono a vedere e capire di più. Lo snowboard è molto vivo. In tutto il mondo.

Chi ha scritto e fatto la voce fuori campo nel teaser? Sembra diffondere un messaggio. È il focus principale per voi quando fate uscire un film, vero? DV: Shane Charlebois lo ha scritto e sta parlando Scott Sullivan. Ha attirato molte persone a vedere il video e


Tutto è successo pensando di aggiungere “di più”, “altro”, al film, quest’anno. Abbiamo abbastanza persone intorno a noi, nei media, che dicono molte parole “vuote”. Volevo che tutte le parole che usavamo fossero parole che pensavamo veramente, e che potrei anche scrivere per ricordarle.

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questo era l’obiettivo principale. SC: Tutto è successo pensando di aggiungere “di più”, “altro”, al film, quest’anno. Abbiamo abbastanza persone intorno a noi, nei media, che dicono molte parole “vuote”. Volevo che tutte le parole che usavamo fossero parole che pensavamo veramente, e che potrei anche scrivere per ricordarle. Scott Sullivan è stata la prima persona in mente per pronunciare quelle parole. È un bravo ragazzo genuino, e si riflette nella sua voce. Mikey Leblanc ha scritto e pronuncia le parole nell’introduzione di Nico. Wolle non si sentiva a proprio agio con le proprie parole, ma sono rimasto sbalordito da come suonassero nel suo pezzo! Non avremmo potuto rinunciare a usare quelle parole dopo aver visto come si adattassero perfettamente a quello che succedeva sullo schermo. È stato davvero bello aggiungere un altro strato di significato alle loro parti video. Le parole sincere aiutano davvero in questo. BOTH

Nicolas Muller

C’è un limite di età per divertirsi? Sembra che lo snowboard con il carving e lo split boarding stia 75°

diventando una cosa per una più ampia gamma di generazioni. Qual è la tua opinione al riguardo? DV: nessun limite di età. SC: È quello che dici a te

stesso, è quello che ti senti. Come ho detto prima, lo snowboard sta crescendo. Andare in powder e sentirsi bene è qualcosa che può solo migliora. Ho appena preso un impianto, due giorni fa, con un ragazzo di 76 anni! Adorava andare in tavola. Nessuno gli dirà di smettere di divertirsi. Quelle sono le persone che ammiro. Che possiamo tutti trovare la felicità fintanto che ci piace.

Cosa nasconde il futuro per Absinthe? DV: fare

snowboard e fare un altro lungometraggio. Ci piacerebbe fare altri viaggi nel prossimo anno nel video, e stiamo anche lavorando a un canale TV che avrà dei behind the scenes e vecchi lungometraggi. Vi terremo informati su questa cosa! SC: Stare fuori sulla neve, dire “grazie” più che mai, restituire, collegare il mondo e le persone con lo snowboard, imparare e amare. Tutti sono invitati. H


Jake Burton.

1981 Jake riding in California by Cassimus

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Se sono qui a scrivere in una stanza d’albergo di fronte alla struttura

rino 2006, il grande padrino dello snowboard mondiale, un pezzo di

per big air più grossa e più spettacolare al mondo e che sia mai stata

storia come Jake Burton prende casa per un paio di settimane a Bar-

costruita è anche grazie a Jake Burton. Il fatto stesso che ci sia questa

donecchia. Io sono alle mie prime Olimpiadi, lui decide che è giunta

struttura gigantesca e bellissima al tempo stesso per farci sopra una

l’ora di venire a patti anche con le odiate Olimpiadi e sponsorizza le

gara di big air è anche grazie a Jake Burton. Il fatto che il big air di

divise ufficiali degli atleti americani (sì, i rider sono diventati atleti

snowboard sia alle Olimpiadi è anche grazie a Jake Burton. Il fatto che

da quelle Olimpiadi in poi), accreditandosi e presentandosi in finish

lo snowboard sia conosciuto anche in un posto come questo, la Cina,

area - dando così di fatto il suo benestare al carrozzone del CIO, che

è anche grazie a Jake Burton. Il fatto che ci siano gare internazionali,

bene o male, ha portato lo snowboard su tutto un altro piano (di

ragazzi di ogni parte del mondo che provano a mettersi di traver-

numeri, di ascolti, di potenza mediatica). Shaun White vince il suo

so su una tavola con degli attacchi… è anche grazie a Jake Burton.

primo oro davanti a Jake Burton, così come i due si abbracceranno 12 anni più tardi dopo un’incredibile finale, un happy ending che più

Io ho iniziato ad andare in tavola nei primi anni 90, intorno ai miei

pazzesco non si poteva a pensarci bene, quando l’americano vince la

15 anni, il mio primo amore fu una Burton Air. Avevo degli attacchi

sua terza medaglia d’oro olimpica a PyeongChang 2018.

rigidi, la usavo con i boots da sci - chi lo sapeva allora come si faceva, avevo visto in giro delle foto e ci provavo. Ci misi tre giorni solo

In quella mia intervista a Jake Burton nel suo salotto olimpico del

per fare tre curve di fila, ma non che me ne importasse molto, era

2006 mi ricordo che mi tremavano le gambe al solo pensiero, ma che

dannatamente divertente quella roba lì. Conoscevo il nome Burton

durante la stessa intervista mi mise a mio agio e filò tutto liscio. Una

prima di sapere che ci fosse un personaggio dietro a tutto quello,

decina di anni dopo, la mia ultima intervista con lui si svolse davanti a

un signore che si divideva con un altro signore l’idea o l’invenzione

uno spritz durante un aperitivo milanese: come se fossimo conoscen-

dello snowboard (perlomeno quello moderno). Nel 1977 Jake Burton

ti di lunga data. Ancora adesso, se ci penso, fu abbastanza surreale.

si mise in testa che gli sci servissero solo per scendere da una montagna. Se ci si voleva divertire veramente serviva qualcos’altro, una

Lo snowboard anche grazie a Jake Burton è diventato uno sport quasi

tavola appunto. Prova e riprova, con cocciutaggine, inventiva, creati-

di massa, conosciuto e praticato in tutto il mondo, una delle disci-

vità, sana follia, in pochi anni Jake Burton mette in piedi l’impero del

pline più seguite durante la vetrina più importante che accade ogni

divertimento puro in montagna. Chiamatelo the American Dream,

quattro anni e che può far avvicinare alla tavola persone che mai si

fate voi. Quello resta.

sarebbero sognate un tempo di poter divertirsi in libertà scendendo da una montagna o dalla collinetta dietro casa.

L’ho intervistato più volte nel corso della mia “carriera” in questo sport. La prima volta non me la dimenticherò mai. Olimpiadi di To-

Grazie di tutto, Jake. Ride on.

INTRO Giacomo Margutti TEXT Federico Mura

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Jake in highschool Jake childhood Jake elementary graduation

Non è facile far capire con semplici parole quanto incredibile sia stata la vita di Jake Carpenter Burton, e con quanto coraggio lui e Donna abbiano affrontato tutte le sfide. La vita di Jake è costellata di scelte difficili, coraggio, orgoglio, forza di volontà e una determinazione rara di questi tempi. Per noi spesso è stato un esempio, pubblicando in sintesi la sua storia crediamo che possa servire da esempio a molte generazioni di nuovi snowboarder.

Prima di Burton Snowboards 29 Aprile 1954.Jake Carpenter Burton nasce a New York, ultimo di quattro figli. Jake frequenta la stessa scuola di suo padre e di suo fratello maggiore, e non è il ragazzo modello che ogni madre possa sperare. Le cose cambiano quando comincia a frequentare la Marvelwood School, istituto per studenti di serie B. Dopo il diploma è il momento della University of Colorado a Boulder, ma non dura molto; solo un anno dopo Jake decide di andarsene perché si sente solo e triste. Prova un altra strada. Dopo un periodo di cambiamenti repentini, finalmente Jake trova il suo percorso di studi nelle classi serali della New York University.

Nel 1977, durante gli ultimi anni di università, Jake lavora anche per una piccola società di investimenti bancari,14 ore di ufficio non sono quello che Jake intende fare per una vita; inoltre, comincia seriamente a risuonargli in testa che il surfare la neve potesse diventare uno sport.

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1998 Jake in Vermont 1979 Jake in Vermont

1983 Jake at US Open 1989 Jake shredding

Snow Surfing Jake si trasferisce a Londonderry nel Vermont. Territorio perfetto per iniziare il suo progetto. 1977, nasce “Burton Boards”. Primo quartier generale: un fienile di una casa di cui Jake era il guardiano dei cavalli. Di notte barman, di giorno costruttore di prototipi di tavole, che testa sulle colline del Sud Vermont. Poco tempo dopo nel 1978, Peter Mel, un caro amico di Jake il cui padre possedeva una fabbrica di surf, permette a Jake di usare i macchinari per costruire i suoi innovativi prototipi di snow surf. Surf durante il giorno, snowboard durante la notte. Qualche minuto dopo la mezzanotte del capodanno 1982, Jake incontra quella che sarebbe stata sua mo-

glie: Donna Gaston. Donna frequenta la Columbia University di New York, e raggiunge Jake durante i week end, aiutandolo nella fabbrica. Nonostante gli attacchi rudimentali e la difficoltà iniziali della tecnica per stare in piedi su una tavola, un numero sempre più grande di persone attorno a Jake comincia a rimanere ammaliato da questo nuovo attrezzo. 1983. Un evento per niente scontato accade a Stratton Mountain. Jake Burton va a parlare con i responsabili dell’impianto sciistico per chiedere di accettare gli snowboarders sulle piste. Fortunatamente non ci sono contrasti e Stratton Mountain diventa il primo resort al mondo ad accettare snowboarder.

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1998 Kake 1989 Jake & Donna 1990 Ride Day

Europa È fatta; 1985, Jake e Donna si trasferiscono a Innsbruck. Donna si occupa di creare un network di vendita europeo mentre Jake si focalizza sulla manifattura con Mr Keil. Nel 1989 nasce il primo figlio di Donna e Jake a Rutland, nel Vermont. La gente è sempre più interessata a Burton e allo snowboard in generale. La fabbrica conta poco più di 100 dipendenti e va alla grande. Il mercato è in costante crescita, tutto il decennio è caratterizzato da una produzione sempre maggiore di tavole. Intanto la prima metà degli anni novanta mettono alla prova l’abilità di business-man e padre di famiglia. Nascono Taylor e Timi, secondo e terzo genito di Jake e Donna.

rispettivamente nel 1993 e nel 1996. Nel frattempo Burton è ormai un successo globalmente riconosciuto, tanto che nel 1997 Sport Illustrated pubblica una intervista di Jake intitolata “Chairman of the Board Jake Burton Took a Childhood Toy & Launched an International Craze.” 1999: da questo anno in poi Jake setta il suo personale goal per ogni anno; raidare almeno 100 giorni all’anno. Promessa mantenuta fino a quando ha potuto, fatta eccezione del 2011 quando gli fu diagnosticato il cancro.

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“Con il cuore in mano, devo annunciare il trasferimento della nostra produzione a Sud Burlington, Vermont in una nuova struttura accanto alla nostra sede centrale. Di conseguenza, dovremo cessare la produzione di tavole nel Vermont. Questa operazione comporterà la perdita di 43 delle più produttive e leali persone dell’azienda.” - Jake burton

Jake by Ian Ruther Jake at Baldface by Jeff Curtes Jake at Baldface by Jeff Curtes

Il nuovo Millenio Il nuovo millennio si apre con un mix di emozioni decisamente contrastanti. Jake vide coi suoi occhi due rider Burton vincere le prime Olimpiadi a cui lo snowboard era stato ufficialmente ammesso: Ross Powers e Kelly Clark portano a casa l’oro. Succedeva nel febbraio del 2002 a Salt Lake City. Le Olimpiadi continuano a dare soddisfazioni; nel 2006 Shaun White e Hannah Teter conquistano di nuovo l’oro con una tavola Burton ai piedi. Intanto la crescita della produzione si blocca; la crisi mondiale del 2008 colpisce anche Burton Snowbo-

ards. La situazione economica generale mette Jake e Donna con la schiena al muro. Per la sopravvivenza dell’intera azienda, sono necessari tagli al personale e riduzioni di stipendi. La lettera scritta ai dipendenti dello stabilimento in South Burlington recitava:

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Chill Ride

Le Cattive Notizie Nel 2011 Jake scopre di avere un cancro ai testicoli, e affronta la malattia di petto. Le terapie sembrano funzionare e molte cose accadono. Jake crea il suo primo Signature Snowboard con la grafica di Jimi Hendrix, vengono disegnate direttamente dai progettisti Burton le uniformi per il team USA dei giochi olimpici 2014, e infine arrivano altre medaglie olimpiche come l’argento di Ayumu Hirano e i bronzi di Taku Hiraoka e Kelly Clark. Le cose non si mettono bene però per Jake; il suo ginocchio è in condizioni pessime, a causa dei traumi subiti negli anni precedenti. Il Chairman Burton deve subire un importante intervento al ginocchio che comporta l’impianto di una protesi, e dopo soli tre mesi dall’operazione, Jake era già sulla sua tavola accompagnato da George, Kevin Pearce e il suo chirurgo Bryan Huber. Il nuovo ginocchio funziona alla grande. Poche settimane dopo però, le cose si fanno decisamente più serie. Jake viene portato al Copley Hospital nel Vermont per i primi sintomi della sindrome di Miller Fisher, e venne informato che in non più di

tre giorni non sarebbe più stato in grado di deglutire, respirare o aprire gli occhi. L’unica chance di sopravvivenza sono le macchine. La paralisi è quasi totale, e non c’è sicurezza che le sue condizioni migliorino. Rimane attaccato alle machine per otto settimane, fino a che la paralisi non gli dà tregua. Jake torna a muoversi autonomamente dopo 10 settimane. Viene trasferito in un centro di riabilitazione di Boston dove dovrà letteralmente imparare di nuovo tutto da capo, partendo da come mangiare usando le posate. Viene scattata una foto di gruppo fatta fuori dagli uffici Burton, realizzata per mandare un messaggio di supporto a Jake. Tutti mettono bene in vista i propri diti medi. Fanculo la malattia, fanculo la sfortuna. Da quel momento il dito medio diventa un simbolo d’amore per tutta la famiglia Burton. I dipendenti stamparono una gigantografia e la mettono proprio davanti al suo letto d’ospedale. La dedica cita:

“We Fucking Love You Jake”

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“Con il cuore distrutto condivido con voi questa notizia, Jake ci ha lasciato la scorsa notte circondato dalla sua famiglia e dai suoi cari a causa di complicazioni derivate dal suo cancro. Lui era il nostro fondatore, l’anima dello snowboarding, colui che ci ha donato lo sport che tutti noi amiamo così tanto” - John Lacy, Burton CEO

2018 Jake & Donna by Blotto 2018 Jake 2018 Jake by Blotto

Back in Business Dicembre 2015: Jake sale sullo snowboard per la prima volta dopo la malattia. Nel febbraio 2016 nomina sua moglie Donna CEO di Burton e torna a lavorare su vari progetti e a supportare i suoi atleti alle Olimpiadi: questa volta è Pyeongchang 2018. Gennaio 2019, Jake e Donna si trasferiscono in Europa, a Zurigo, per evadere dalla follia degli States e per aiutare il mercato Europeo. Jake ha sempre informato i suoi dipendenti riguardo alle proprie condizioni di salute, consapevole della propria immagine e dell’energia positiva che una figura come lui trasmetteva:

“Forse non ci crederete, ma il mio cancro è tornato. È lo stesso tumore della prima volta. Sembra che abbia raggiunto i miei linfonodi e stia facendosi strada. I numeri sono dalla mia parte, ma sicuramente sarà una bella lotta. Anche se è una cosa che mi spaventa enormemente, è più facile combatterlo se so che alle mie spalle ho una famiglia che mi supporterà. Provo lo stesso per la mia azienda, i miei amici, e il nostro sport. Tornerò, ma a prescindere da questo, so che tutto è in buone mani, ed è una bellissima sensazione quando si entra in questa zona di incertezza.” - Jake Burton

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Campiglio to Alberg. TEXT

Alberto Maffei PHOTOS

Roberto Bragotto LOCATIONS

Madonna di Campiglio, Italy Alberg, Austria

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“Per quanto il mondo dello snowboard sia multi-variegato e racchiuda in sé tante realtà diverse, c’è un qualcosa che le accomuna tutte. Che tu sia street rider, slopestyle o pipe rider, o un jibber, surfare la fresca ti dà sempre una particolare emozione, profonda quanto le origini dello snowboard stesso.”

TOP

Simon Gruber & Emil Zulian TOP RIGHT

Alberto Maffei RIGHT

Emil Zulian

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P

er quanto il mondo dello snowboard sia multi-variegato e racchiuda in sé tante realtà diverse, c’è un qualcosa che le accomuna tutte. Che tu sia street rider, slopestyle o pipe rider, o un jibber, surfare la fresca ti dà sempre una particolare emozione, profonda quanto le origini dello snowboard stesso. Ed è proprio per questo motivo che quando abbiamo delle pause tra un contest e un altro cerchiamo di spostarci per trovare un po’ di fresca da surfare, qualche salto da costruire o qualsiasi condizione che ci permetta di sfruttare la neve nella sua forma naturale. Lo scorso anno proprio durante uno di questi momenti di pausa ero a Madonna di Campiglio con Emil Zulian e Roby Bragotto, e una breve nevicata ci ha subito spinto a cercare qualche spot da fare. Non essendoci delle perfette condizioni per costruire qualcosa

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di grosso, ho pensato di sfruttare la bellezza delle Dolomiti di Campiglio per scattare qualche bella foto. Così ci siamo messi subito alla ricerca, e in mezzo a dei piccoli canyon naturali ci siamo imbattuti in una mini spinetta circondata da un panorama mozzafiato. Poteva funzionare anche come struttura e così ci siamo subito messi all’opera. Cominciamo a costruire lo spot e dopo qualche istante sentiamo in lontananza un urlo nel tipico dialetto Iesolano: era Nicholas Bridgman che, capito cosa stava succedendo, si è avvicinato, si è tolto la tavola e ha iniziato a costruire con noi. ProntI... via! Primo try e prima pizza, lo spot era piccolo ma da capire, la transizione non delle più facili e il piccolo landing che avevamo a disposizione era in mezzo a due belle rocce appuntite.


LEFT

Simon Gruber RIGHT

Ivan baldi BELOW

Emil Zulian

Finalmente capiamo come usare al top il kicker della side hit, nessuna rotazione, nessun flip... solo dei basic grab ben fatti e tirati ed ecco a voi il risultato! Arriva la sera e scendiamo a valle, stanchi dalla giornata ma non ancora soddisfatti: una volta assaggiata un pò di pow non poteva essere tutto già finito, ed è proprio in quel momento che arriva la chiamata di Simon Gruber, che si trovava ad Arlberg, e ci dice: “ragazzi qua è una bomba”. Non ce lo siamo fatti ripetere: siamo saliti in macchina e siamo partiti.

mer Scotty Stephenson. Ci vuole un giorno intero per costruirlo ma il giorno dopo siamo gasati per saltare. Roby insiste per la luce ideale per avere del buon materiale e nel frattempo ci mettiamo a seguire il buon Simon Gruber che, da gran esperto, ha trovato due spot natural. Si mette a sistemare un wind lip e poi risale mezza montagna (personalmente la rincorsa mi sembrava un po’ esagerata). Intanto Roby si apposta, Simon droppa e spara un Fs 360 a dir poco incredibile, arrivando a fondo landing e dimostrando che in fresca basta surfare la montagna e non è necessario sempre costruire. Dopo di lui anche noi abbiamo provato ad imitarlo, ma non con lo stesso risultato.

Ci siamo messi in viaggio verso l’Austria per cercare la neve, e l’abbiamo trovata. Così tanta da non immaginarsela: metri su metri! E si sa che noi snowboarder quando c’è neve diventiamo creativi e non vediamo l’ora di costruire qualsiasi cosa. E cosa c’è di meglio che un bel kickerone? Dovete sapere però che è più facile a dirsi che a farsi. Per iniziare si cammina, anche tanto, ed è così che ci ritroviamo a scherzare e prenderci in giro per un’ora camminando verso lo spot dove abbiamo pensato di costruire il nostro salto.

Dopo la super performance del Gruber è arrivato il momento di saltare. Ci ritroviamo in partenza nel classico momento in cui si decide chi aprirà il salto. C’è una particolare tensione nell’aria, tutti sanno che il primo giro (first track) è quello più figo sia in foto che video, ma allo stesso tempo è il giro più difficile perché non si sa la velocità, il tipo di atterraggio e il tipo di salto. Insomma una serie di fattori che rende necessaria una conta casuale.

Siamo la stessa crew di Campiglio, a cui si è aggiunto Nicolino Dioli, il grande Simon Gruber ed anche il fil-

La facciamo: tocca a Nicolino. Sale in partenza, non ha la minima idea della velocità, in più sa di non

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“Noi scoppiamo a ridere, la tensione sparisce e scatta l’entusiasmo generale per un trick così inusuale su un kicker in fresca.”

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poter arrivare corto altrimenti tutte le foto successive verrebbero rovinate. Così nel dubbio va velocissimo e lo apre in frontflip. Noi scoppiamo a ridere, la tensione sparisce e scatta l’entusiasmo generale per un trick così inusuale su un kicker in fresca. Comincia la session. Come sempre cominciamo con qualche trick basic, tipo Fs7, Fs3, Cab5, Bs7 e poi dal nulla è sempre Nicolino che impazzisce con un mega Bs Double Cork Nose. A quel punto parte l’ignoranza e la garella, tutti cominciano provare qualche trick un po più tecnico e il risultato è prevalentemente stecche e lavatrici. Tra qualche trick chiuso e qualche lavatrice passa la giornata, una delle più belle della stagione. Scendiamo col buio e l’immancabile e meritata birretta ci aspetta

nell’apres-ski a fondo pista. È incredibile sperimentare i diversi tipi di riding. Tranne Simon, siamo prevalentemente slopestylers, e mentre in park ci sentiamo imbattibili, i primi giri in fresca sono stati veramente duri, troppo aggressivi e pesanti sulle lamine e troppo centrali nei landing. Per noi è bellissimo rimetterci così tanto in gioco, uscire dalla nostra “comfort zone” e in più avere l’opportunità di avere con noi un atleta come Simon che ha un bel background di fresca sicurante ci ha aiutato a capire tantissime cose. Questo è il motivo per cui amiamo lo snowboard: non puoi essere pro in tutto, c’è sempre qualcosa da imparare e qualcuno più forte di te in qualcosa.

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BELOW

Simon Gruber RIGHT

Alberto Maffei

“Questo è il motivo per cui amiamo lo snowboard: non puoi essere pro in tutto, c’è sempre qualcosa da imparare e qualcuno più forte di te in qualcosa.”

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On the shoulders of Giants. TEXT

Federico Mura

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Da colleghi, risulta veramente difficile parlare della voce che ha accompagnato lo snowboarding praticamente da quando è nato, nonché della esempio da seguire per noi tutti magazine di snowboard di epoche più recenti. Transworld snowboarding ha ispirato centinaia di migliaia di snowboarders, in un epoca in cui l’unico mezzo per rimanere aggiornati su questo nuovo modo di vivere la neve, era proprio il magazine. Il 6 marzo 2019 Transworld ha chiuso i battenti, in seguito alla cessione del gruppo TEN ad American Media Inc., con un toccante post sul sito che testualmente citava:

“Tutte le cose belle, sfortunatamente, finiscono. E oggi 6 marzo 2019 TransWorld SNOWboarding chiude I battenti. Il 32esimo volume del magazine sarà l’ultimo e ‘Kamikazu’ sarà il nostro ultimo film.” Per concludere vogliamo sottolineare che non vi è alcuna malizia in quest articolo: il titolo dell’articolo è altamente simbolico e nasconde il vero intento, citando un aforisma di Bernardo di Chartres, filosofo francese del XII secolo.

ding) fosse un guru dello snowboard. Anzi, non aveva proprio nulla a che fare con la neve. Data la sua iniziale distanza da questo mondo, ha fatto una semplice cosa: fare domande. Ai bordi di un halfpipe con un paio di blue jeans addosso e un taccuino tra le mani: così ha fatto le sue prime domande ai riders. La strategia editoriale era la seguente: “Facevo le domande di cui volevo sapere la risposta, e la condividevo con il resto del mondo”. Al suo fianco C’era Guy Motil, accompagnato da un curriculum enorme di collaborazioni con riviste di altissimo livello, tra cui anche Surfer Magazine. Eè proprio quello del surf lo stile da seguire per la prima uscita di Transworld. Il linguaggio doveva essere estremamente friendly, al contrario di quello a cui sono abituati i lettori di TW Skateboarding. Ottiche grandangolari spinte e foto badass sono sempre state distintive della cultura dello skate. Guy invece utilizzava delle ottiche mezzo-tele. Lo snowboarding non doveva essere la versione chic dello skate. C’era però una differenza inevitabile tra skate e snowboarding, che andava ad allontanare significativamente questi due mondi: il fatto che nella nuova disciplina bisognasse avere un portafoglio bello gonfio per permettersi di raidare in montagna. Il dover pagare un impianto sciistico pieno di regole e di cose che non si possono fare, ha contribuito allo sviluppo di una cultura forzatamente differente. Ma là fuori i primi Jibbers non mancavano affatto, anzi, il riding fortemente influenzato dalla cultura skate faceva sì che qualsiasi ringhiera o tavolo da pic-nic venisse trattato come una struttura da raidare, creando non pochi problemi nei resort sciistici e con la pacifica convivenza con gli skiers dell’epoca.

“Noi siamo come nani che siedono sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere molte cose anche molto più in là di loro, non come per acutezza della propria vista o perché più alti di corporatura, ma perché siamo sollevati e innalzati da gigantesca grandezza.” Transworld snowboarding è stato il nostro gigante e questa vuole essere una celebrazione della sua storia. Transworld Snowboarding è nato nel 1987, ancora quando la pratica dello snowboard era ancora giovane, e i primi rider cominciavano a farsi largo tra le linee degli ski nei resort. È stato il secondo titolo lanciato al fianco di Transworld Skateboarding. Ma al contrario di TWSkateboarding, piazzato a supporto di una cultura forte e riconosciuta, TWSnow si poneva come una scommessa. Nessuno sapeva se l’arte del surfare la neve potesse avere un futuro altrettanto glorioso quanto quello dello skateboarding. E, dopo aver visto l’evoluzione degli anni 90, e dopo aver letto su queste pagine intere carriere di snowboarder dell’ultimo trentennio, dopo essere stati spettatori di snowboard movies che ci hanno fatto sognare e dopo aver consumato 32 volumi, possiamo dire con sicurezza che la missione è stata compiuta. Dal 1987 fino a ieri, Transworld è stato il pilastro fondamentale del mondo dello snowboarding.

“Snowboarding was born, lived, and died in the mid 1990s” Jamie Meiselman, Managing Editor 1993-1995 dice: “lo snowboard è nato, vissuto e morto negli anni novanta. - Ok, il morto è solo per aumentare l’effetto drammatico”. Ma effettivamente non è andata molto diversamente da così in un certo senso. Il movimento dello snowboard ha subìto un evoluzione esponenziale. I materiali migliorano, si crea il mercato, nascono le sponsorizzazioni, ma la cosa più importante è che la gente ci si appassiona. Qual è il motivo? Perché è dannatamente divertente!

Tutto cominciò da una semplice domanda “What about a snowboard magazine?”. Nelle uscite invernali di TransWorld Skateboarding Larry Balma, editore di Transworld Skateboarding, già inseriva diversi pezzi riguardanti lo snowboard, al fine di aumentare sempre più la popolarità di questo sport. La nascita della rivista è stato un momento fondamentale, che ha settato il mood e il linguaggio di un’intera generazione. Se c’è una cosa che non si può dire è proprio che Kevin Kinnear (editore del primo numero di TW Snowboar-

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1987 IL PRIMO NUMERO Aloha! Ecco come inizia la prima uscita di Transworld Snowboarding. Queste prime pagine hanno un significato forte. Larry, Kevin e Guy non stavano solamente documentando i primi passi di uno sport in rapida evoluzione, ma stavano mettendo le basi per un pilastro comune. Un punto di riferimento che avrebbe accomunato tutti coloro che sono parte della famiglia dello snowboarding. E questo vuol dire una cosa sola: cultura. Inizia l’era dello snowboarding. The First Time: ecco il claim del primo numero, incentrato sulle prime esperienze dei pro riders dell’epoca. Quattordici citazioni tra cui quelle di Craig Kelly e Damien Sanders, raccontano i propri primi lividi sulla tavola, e in una famiglia ancora poco estesa come quella di allora, queste parole generate da una domanda così semplice, furono capaci di scaturire un senso di empatia, curiosità e soprattutto un senso di community, gettando le fondamenta degli anni a venire.

1987 Prima intervista ad un Pro Se si parla di prime volte non si può non citare l’intervista a Craig Kelly. Nell’uscita di novembre nel 1989, viene pubblicata la prima intervista in assoluto del mondo dello snowboard. Da quel momento in poi l’intervista diventa il traguardo da raggiungere, un must per ogni pro snowboarder per completare la propria carriera. E possiamo dire che un inizio migliore non poteva essere fatto. Craig Kelly è stato il rider d’ispirazione per eccellenza. Il suo stile di raidata è definito perfetto, e ha portato sempre più in alto il livello di snowboarding fino alla sua tragica scomparsa.

1991 Il Primo Reader’s Poll La rivista ha successo, e nel 1991 viene consegnato il primo Reader’s Poll. Quell’anno, al contrario dei più recenti Awards, la giuria era unicamente composta dai lettori della rivista. Dopo aver compilato e spedito la pagina di votazione presente in un precedente numero di TransWorld, il 20 Marzo vennero

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eletti i primissimi vincitori di questo premio: Craig Kelly, Tara Eberhard, Peter Bauer, Tina Basich, Damian Sanders e Bonnie Leary. Il premio evolse poi nel Rider’s Poll, dove una giuria di oltre 100 pros individua i migliori riders dell’anno. È rimasta la votazione popolare nella categoria Reader’s Choice.


1994 Transworld sbarca in Giappone Nel 1994 Nasce il gemello Giapponese di Transworld snowboarding, che riveste anche il primato di primo snowboard magazine Nipponico in assoluto (Qui foto della copertina del numero 11).

1993 Il Primo Video Magazine Il 1993 è stato l’anno del TransWorld SNOW Video Magazine. La collaborazione con il filmer Mike McEntire, ha fatto sì che uscissero quattro episodi in quest’anno. Transworld è stato sempre all’avanguardia dal punto di vista dei media. E ha saputo sfruttare in modo magistrale anche lo strumento del video, aggiungendo una nuova figura dello snowboard: il filmer.

1999 Il Primo Transworld Team Challenge Il primo TransWorld Team Challenge, un evento organizzato dal magazine per decretare il miglior team di snowboard in assoluto, si tenne nel 1999 a Snow Summit in California e fu vinto dal leggendario team Atlantis, company dalla vita breve ma che annoverava Daniel Franks e Ingemar Backman nel roster. L’evento andò avanti per 10 anni, poi fu rinominato Team Shoot Out. (Qui una foto della sesta edizione).

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2003 Il Primo TWSnow TransAM

2007 TWSnow Productions

Nel 2003 Transworld debutta con un nuovo interessante format dedicato non ai professionisti, ma bensì agli amateur: la TransAM amateur contest series. Un format che premiava la creatività e la personalità dei rider, volto a scoprire nuovi talenti. Tra gli storici vincitori del contest sono da ricordare Lucas Magoon, Chas Guldemond, Gabi Viteri, e Matt Ladley to name a few. Il TransAm andò avanti per 13 edizioni.

Transworld torna a firmare produzioni video, con Joe Carlino al comando. Non più in formato video magazine, ma veri e propri video full length come These Days, Get Real, In Color, Nation, Origins, Insights, Arcadia e il capitolo finale Kamikazu, nel 2019.

2009 Il Primo Team Shoot Out Team Shoot Out are basato sul format Skate&Create di TWSkate. Quattro team erano invitati ad una settimana di shooting foto e video dove doveno creare un proprio concept creativo e produrre il miglior mateiale possibile. Il primo anno fù incoronato il team Rome.

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2015 Prima “Eddie Wall Series” Nel 2015 Eddie Wall, ex pro ed eccellente anchorman comincia a curare una rubrica web che prevede una maggiore interazione con il pubblico, con dirette e possibilità per il pubblico di interagire con ospiti ed Eddie stesso. Durante uno di queste dirette furono svelati dettagli di The Fourth Phase, che sarebbe dovuto rimanere segreto fino alla sua presentazione.

2011 200th Issue 2011 segnò la 200esima uscita della rivista e fù celebrata con un numero da collezione che vedeva un salto mostroso di travis Rice in copetina.

2008 Il Primo “Sunday in the Park” Una webisode series durata fino agli ultimi anni. Transworld è sempre riuscita ad adattarsi ai nuovi media. E lo ha fatto egregiamente con Sunday in the park, cavalcando l’onda del neonato Youtube. Sicuramente la serie web più di successo nel mondo dello snowboarding, realizzata in collaborazione con la mecca del freestyle e più famoso snowpack americano dei tempi Big Bear. Nel primo episodio di Sunday in the park erano presenti Johnny Miller, Nima Jalali, Darrel Mathes, Joe Mertes, Zak Hale, e Meyer.

2018 L’ultimo Numero L’ultimo numero di Transworld arriva in edicola e nelle cassette degli abbonati. In cover vedeva una foto di Dustin Craven, scattata da Darcy Bacha. E’ la fine di un’epoca.

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Offline in Albania. TEXT

Knut Eliassen

PHOTOS

Markus Rohrbacher

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LOCATION

Albania


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N

el mondo iper-connesso di oggi non ci sono troppi posti dove fuggire veramente. Durante il processo di pianificazione del nuovo film deal team di Nitro, OFFLINE, volevo trovare un luogo che fosse una vera fuga dalla realtà. Dopo giorni in cui abbiamo parlato con riders, amici, ricerche su Google Earth di gemme nascoste in tutto il mondo, abbiamo trovato un posto chiamato “Le Montagne Maledette” nella parte settentrionale dell’Albania a circa 45 minuti dal confine con il Kosovo. Sapevamo che questo doveva essere il posto giusto: con un nome come “The Cursed Mountains” avevamo finalmente scoperto la destinazione del nostro viaggio. Abbiamo deciso di guidare dal quartier generale tedesco di Nitro Snowboards, a Oberammergau, attraverso l’Austria e lungo la costa della Croazia, attraverso la Bosnia e fino a raggiungere l’Albania. Abbiamo calcolato che sarebbe stato un viaggio di 3, 4 giorni con un paio di fermate lungo la strada. Questo non è il classico percorso standard per uno snowboard trip. Normalmente quando fai uno snowboard trip ti dirigi verso nord o almeno verso le montagne, non verso il clima più caldo, ma questo era proprio uno dei motivi per intraprendere questa avventura. Il 20 febbraio 2019 siamo partiti per un viaggio che non dimenticheremo mai. Prima di entrare nei dettagli e nelle storie del viaggio, devo presentarvi la crew. Avevamo i nostri snowboarder, film e fotografi... I riders del team Nitro Markus Keller, Elias Elhardt, Sam Taxwood, il fotografo Nitro Markus Rohrbacher, i videomaker Karsten Boysen e Pirmin Juffinger, Andi Aurhammer e io - Knut Eliassen. Ecco come sarebbe un normale snowboard trip di Nitro: un paio di ragazzi dei media, un team manager e poi un gruppo di riders, ma volevamo anche coinvolgere alcuni individui più caratteristici in quest’avventura per enfatizzare l’idea di come lo snowboard possa unire le persone di ogni ceto sociale. Abbiamo invitato un musicista incaricato di creare la musica per il nostro film offline, Yves Ardelt, figlio del co-fondatore di Nitro Sepp Ardelt. Abbiamo pensato che sarebbe stato fantastico avere un musicista di livello mondiale e un appassionato di snowboard durante il viaggio per documentare proprio la nostra avventura attraverso il suono e una prospettiva diversa. Abbiamo anche deciso di invitare una delle personalità e registi di YouTube più influenti e creativi al mondo, Dan Mace, a unirsi a noi in vere avventure snowboard “offline”. Dan Mace è originario del Sud Africa, surfista, regista e appassionato di avventure. Siamo entrati in contatto con lui attraverso un video che ha realizzato sulla sua passione per lo snowboard sul suo canale Youtube pochi mesi prima del viaggio. Gli abbiamo detto che ci piacerebbe portarlo in uno snowboard trip in modo che possa aiutarci a diffondere il messaggio su come lo snowboard può portarti offline alla sua community e ai suoi fan. Chiunque abbia mai visto un video di snowboard o abbia mai fatto uno snowboard trip può capire che questo non è un normale set-up di una crew. Vi dirò che onestamente a volte ha anche creato alcuni attriti, ritardi e situazioni un po’ così durante il viaggio, ma alla fine ha aggiunto tantissimo valore e unicità all’esperienza complessiva. Di solito gli snowboard trip sono molto focalizzati sull’ottenere action shots quando la crew è

giusto solo composta da riders, filmer e fotografo, ma con l’aggiunta di queste personalità creative, l’intera nostra crew è stata in grado di apprezzare il viaggio stesso, le montagne, le persone, la cultura, il cibo e le esperienze intermedie - non solo i tricks o il riding, che è stato come una boccata di aria fresca.

LEFT Sam Taxwood

Per la prima parte del viaggio abbiamo guidato dal quartier generale della Nitro a Oberammergau, in Germania, fino alla città di Fiume, in Croazia, per godere della vista sull’oceano e della pesca. Fiume è una città portuale croata sul mare Adriatico settentrionale con una popolazione di circa 130.000 persone. Abbiamo sentito dagli snowboarder locali in un bar che c’era una piccola stazione sciistica sulle montagne fuori da Rejika, chiamata Platak che offre piste battute e viste sul blu profondo del mare Adriatico. Dopo alcune birre Ožujsko (che è il marchio di birra più popolare in Croazia), abbiamo deciso che avremmo trascorso un’altra notte a Fiume ed esplorando la montagna di Platak. La mattina dopo ci siamo svegliati con le onde del mare e la piacevole temperatura costiera di circa 19 gradi, che non è una temperatura normale per uno snowboard trip a metà inverno. Ci siamo messi la nostra attrezzatura da snowboard, le nostre tavole in macchina per un viaggio di 45 minuti in montagna. Nessuno di noi era mai stato lì prima o sapeva perfino se fosse aperto, ma avevamo dalla nostra la fede e un bel po’ di motivazione! Dopo aver guidato attraverso colline innevate e strade ventose, alla fine arriviamo in un parcheggio completamente asciutto e senza neve. Il resort è chiuso. Due vecchi sciatori tirano un paio di curve su una piccola macchia di neve. Mi avvicino a loro e li saluto. Mi dicono che hanno chiuso la stazione circa 2 settimane prima, ma potrebbero chiamare qualcuno che potrebbe accendere l’impianto per farci arrivare in cima. Dopo circa 10 minuti un ragazzo arriva e dice che avrebbero acceso il lift per noi per farci arrivare fino in cima e ci avrebbero pure portato in giro con una motoslitta per farci fare delle run... WOW!

La vista dalla cima di Platak era infinita e lo sfondo dell’acqua era qualcosa che avevo visto solo sul Lago di Tahoe in USA prima d’allora, la neve non era male e gli alberi erano perfettamente distanziati. Elias e Sam hanno fatto un paio di run in motoslitta fino in cima, hanno chiuso un po’ di side hits e hanno spaccato tra i boschetti per tutto il giorno. Dopo ore di lavori di costruzione di features qua e là e un po’ di sano carving, abbiamo deciso di tornare a Fiume per uscire su una barca a vela e cercare la cena (pesce). Il giorno successivo abbiamo guidato per 600 km lungo la bellissima costa croata e abbiamo passato la notte nella famosa città di Dubrovnik da “Game of Thrones”. Dopo una mattinata a fare la classica passeggiata turistica in giro che consiglio vivamente, abbiamo fatto le valigie e abbiamo pianificato di dirigerci verso sud lungo la costa del Montenegro e in Albania... Ma, dato che qualcuno ha preso la svolta a sinistra sbagliata, siamo stati poi bloccati in coda per il confine e siamo finiti per tornare in Bosnia, il che ha significato buttar via

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circa 2 ore di attesa in fila. Quando finalmente siamo riusciti a superare il confine bosniaco, abbiamo attraversato una bellissima montagna solo per beccarci un enorme incendio nei boschi. Le colline erano letteralmente in fiamme. Sam Taxwood ha commentato con “Bene, benvenuto in Bosnia!” il che si adattava perfettamente alla situazione. Dopo alcune ore di guida su strade sterrate attraverso le montagne, siamo arrivati in ​​ Montenegro e poi al confine con l’Albania. Quando siamo arrivati ​​al confine con l’Albania abbiamo visto la famosa bandiera rossa e nera con l’acquila nera appesa ovunque... Il popolo albanese è molto orgoglioso della sua bandiera, e fanno bene ad esserlo perché è una delle bandiere più cazzute di tutti i tempi! Il rosso rappresenta coraggio, forza e valore, mentre l’aquila nera a due teste rappresenta lo stato sovrano dell’Albania. Abbiamo anche visto la classica Mercedes nera e i ragazzi con giacche di pelle in giro ovunque... Finalmente siamo arrivati ​​in Albania, sì! Eravamo tutti molto gasati. A guidare l’auto attraverso la campagna sembrava di essere in un film di Wes Anderson perché tutte le case erano dipinte con colori così vivaci ed eccitanti. C’erano anche molti bunker e monumenti dell’era comunista sparsi per il paese, cosa che nessuno di noi si aspettava. Durante la guida abbiamo visto che c’erano persone che stavano semplicemente lungo le strade dappertutto, il che sembrava molto strano, ma abbiamo scoperto più tardi il perché: stavano aspettando l’autobus e poiché non ci sono fermate standard dell’autobus, l’autobus si ferma e prende tutti quelli che stanno in attesa di un passaggio lungo la strada. Dopo un po’ di ore sulle strade più folli che abbia mai visto, situazioni di guida assurde, e alcune scorciatoie che in realtà si sono tramutate in tutt’altro (suggerimento: mai prendere scorciatoie nei Balcani) siamo arrivati ​​finalmente nel nostro piccolo castello di pietra nella Valbone Valley. Finalmente eravamo arrivati ​​alle Montagne Maledette. Ci siamo svegliati al sorgere del sole in una delle valli più belle che abbia mai visto, la Valbone Valley. Un posto che è noto ad alcuni per le escursioni estive e anche i campi di marijuana illegali, ma non ci addentreremo in questa cosa… Ciò che ci ha entusiasmato di questo posto è stato il fatto che non tante persone avessero mai praticato snowboard qui ed era un mistero il motivo per cui nessuno lo aveva fatto prima... Il terreno è pazzesco. Dopo aver camminato intorno al “castello” in cui alloggiavamo e incontrato le guide locali della compagnia Albania Heliski, ci siamo resi subito conto che c’era abbastanza WiFi per 5 persone alla volta ... una cosa che non ci importava dato che l’ambiente era così bello e stavamo andando in tavola, inoltre eravamo lì per metterci, per l’appunto, offline. Dopo le istruzioni base di backcountry e heli-safety, la crew entra nell’unico elicottero privato che c’è in Albania e decolla per raidare montagne tenute nascoste dal nostro mondo per anni. Però non c’è spazio per me, quindi devo rimanere indietro, il che va bene perché così sono in grado di esplorare la valle con la mia splitboard e startmene per un po’ di tempo offline e da solo. Vedo piccole baracche di legno con serrature coperte da telecamere di sorveglianza, e penso che è un po’ strano. Più tardi scopro che devi stare molto attento e stare lontano da questi posti perché queste sono le

“case di coltivazione” dove gli agricoltori locali mantengono le loro scorte e protezione per coltivare marijuana sulle montagne. I percorsi che si possono fare in split boarding sono infiniti, ma dal momento che era il mio primo giorno vado tranquillo e sicuro.

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Quando la crew torna dopo il primo giorno in montagna sono tutti entusiasti del terreno, dell’ambiente e pronti a raidare di nuovo il giorno successivo dall’alba al tramonto. Ho notato che una volta a casa, sono tutti corsi a connettersi sull’Internet che però è inesistente. Nel mondo di oggi, abbiamo questo bisogno incessante di pubblicare sempre ciò che abbiamo fatto e comunicarlo al resto del mondo. Sam voleva pubblicare sul suo Instagram, Elias doveva spingere questo ultimo video, “Contraddiction”, Dan aveva bisogno di caricare il suo ultimo video di Youtube, io dovevo controllare le mie e-mail di lavoro, tutti avevano il loro “motivo” per tornare online. Questo è un qualcosa con cui abbiamo lottato solo nei primi due giorni, ma dopo aver capito che è difficile essere online, inizi a smettere di stressarti di essere online e ti godi il tempo ​​ con le persone e le esperienze reali. Se c’è una cosa che tutti noi siamo portati a casa dall’esperienza al Castello, è una considerazione maggiore per quando ci prendiamo una pausa dal mondo online per goderci la vita reale. Durante i giorni in cui non potevamo raggiungere la cima delle montagne, usavamo questo tempo extra per costruire jumps intorno al Castello, conoscere la gente del posto, esplorare la zona circostante in auto e persino uscire con alcuni ballerini albanesi tradizionali. I ballerini albanesi tradizionali ci hanno mostrato come ballare la Vallja albanese dalla loro zona locale di Bajram Curri, ed è stato molto divertente soprattutto dopo alcune Birra Korca (birra albanese locale) e Raki. Come al solito, è stata Elias Elhardt ad apprezzare maggiormente la danza Vallja albanese, ballando tutto il tempo con un sorrisone in faccia dopo aver mostrato loro alcuni tricks con lo snowboard intorno al falò. Il giorno seguente, dopo aver ballato fino a tarda notte, il meteo era ancora troppo pericoloso per andare in montagna. Abbiamo deciso di guidare fino in Kosovo e visitare una piccola città tradizionale chiamata Prizren per provare la cucina locale. Se mai vi trovaste in queste ​​zone, vi consigliamo di provare il Byrek, una torta fatta di pasta ripiena di cipolle, olio d’oliva, uova e carne macinata. Siamo anche entrati in contatto con locals molto amichevoli e sono tutti rimasti sorpresi che eravamo lì per fare snowboard. La maggior parte dei giorni nelle Montagne Maledette erano ventosi, soleggiati e desolati perchè non c’era nessun altro al di fuori di noi - sono stati dei giorni fantastici. Le Montagne Maledette sono probabilmente chiamate montagne maledette perché non vorresti mai andartene.

Alla fine tutti abbiamo dovuto però tornare alle nostre “vite reali”, quindi abbiamo iniziato il nostro viaggio di ritorno sapendo di ripartire verso casa con un’esperienza dentro di noi che sarà per sempre. A volte si fa un viaggio così bello che la parte del viaggiare è emozionante quanto la destinazione: il viaggio perfetto! Forse era perché non avevamo Internet per la maggior parte del tempo ed eravamo OFFLINE! 103°


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Japan Triple. TEXT & PHOTOS

Matt Georges / Triple RIDERS

Danimals Benny Urban Ivika Juergenson Dominic Wagner LOCATION

Hokkaido, Japan

Danimals

Danimals

Benny Urban

106° Ivika Jurgenson


Benny Urban

Alex Pfeffer & Danimals

Benny Urban

L

’Hokkaido, l’isola settentrionale del Giappone, è nota soprattutto per avere la neve fresca più leggera e profonda del mondo, ma non tanto per i suoi gioielli in street. Pochi anni fa durante un camping trip sono finito per caso a Otaru, sulla costa, ed era tutto fighissimo. È una città di pescatori molto collinosa con un’incredibile vista sul mare del Giappone. È pieno di turisti durante i fine settimana e nelle festività natalizie, ma molto tranquillo e adorabile per il resto del tempo. Per una volta è un grande cambiamento girare in tavola per le strade con una vista del genere, ma purtroppo alla

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polizia non piace molto il fatto che degli stupidi snowboarder spostino la neve. Siamo stati arrestati e cacciati 11 volte in 2 settimane! Controllo completo del passaporto in ogni momento, circondati da 10 poliziotti a volte. È stato un po’ da pazzi ma ci siamo sempre ritrovati in situazioni molto educate e calme. L’unico problema per noi era solo cambiare i distretti di polizia per non finire con gli stessi ufficiali giorno dopo giorno. Non è stato il trip di snowboard più semplice della storia, ma fortunatamente finivamo ogni sera al ramen di Shin per ricaricare le batterie e ricominciare tutto il giorno dopo.


Danimals - Sketchy Boardslide L’intero scenario era piuttosto improbabile qui. L’inrun stava in un giardino privato proprio di fronte a una ferrovia trafficata, e il macchinista poteva quasi toccarlo dal finestrino. La ringhiera stessa era arrugginita, molto traballante e molto stretta, quindi a volte il tail strisciava sul muro. E, ultima cosa ma non meno importante, l’atterraggio era su un marciapiede pulito e affollato. Forse non lo sapete, ma i giapponesi odiano, o odiano veramente tanto quando si mette della neve su un marciapiede pulito. A loro non importa molto se si fa snowboard in street, ma non gli piace di sicuro quando si sposta la neve.

Danimals - Ollie transfer Siamo tornati in questa palestra 3 volte per fare un rail. La sicurezza stava diventando sempre più pesante ogni volta che ci vedeva lì di nuovo. Quello era il landing di Benny e Dom e Benny non amava troppo il rail, quindi ha costruito questo piccolo transfer solo per divertimento e io gli facevo delle foto giusto tra una hit e l’altra. Sono anche quei piccoli momenti di snowboard che non si vedono nei video: tutti i momenti di attesa di altri rider e dei loro trick e il modo in cui si tengono occupati a fare altro. Alcuni guardano il telefonino, altri girano un secondo angolo di ripresa mentre altri costruiscono un mini shred per divertirsi.

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“La sicurezza diventava più pazza, ogni volta che ci vedeva.“

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“Girare in street a Otaru è molto accogliente rispetto ad altre città dove è solo ghetto, sporco e grigio.“

Benny Urban - Bluntslide 270 Quel tipo di giornata in cui si guida in giro per ore in cerca di spot ma vieni preso a calci dalla polizia, combatti con la pioggia e finisci in un quartiere abbandonato per assicurarti che si riesca comunque a portare a casa un po’ di action di snowboard. Alla fine abbiamo trascorso un paio d’ore su questo divertente tetto con un’incredibile vista sul mare. A volte è bello vedere alcuni behind the scenes e non sempre e solo i trick o gli spot più assurdi.

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Benny Urban - 50|50 Gap 50|50 È difficile notarlo su questa foto ma il rail aveva alcune viti proprio sketchy da cima a fondo. Slaminare non era davvero una cosa da rischiare e il kink era proprio gnarly. Dan e Benny ci girarono sopra insieme, su entrambi i lati, con diversi tricks. Ancora una volta avevamo una vista pazzesca sul mare giapponese. Girare in street a Otaru è molto accogliente rispetto ad altre città dove è solo ghetto, sporco e grigio.


Benny Urban - Frontside Lipslide

Dom Wagner - Backside Wallride

Benny Urban - Backside Lipslide

Siamo tornati in quel punto quattro volte in tutto prima che Benny fosse in grado di chiudere propriamente il suo trick. Alla fine non l’abbiamo usato nel video perché è sceso dal rail forse 10 cm prima. Di solito non uso mai una foto di un trick non chiuso, ma lo ha fatto in realtà. Avrebbe potuto farlo un po’ meglio, ma sarebbe stato uno sforzo eccessivo dopo quello che abbiamo dovuto passare lì in quel posto. Siamo stati cacciati 3 volte di seguito, poi hanno piazzato delle corde intorno al rail, pieno di segni «proibiti». Benny era così entusiasta di chiudere questo lipslide che abbiamo tagliato di tutto e filmato di nuovo.

Stessa storia in questo spot: siamo stati cacciati 3 volte di seguito. L’inrun era un campo di bambù molto ripido che portava a un gap di un piccolo tetto per poi saltare sul wall e atterrare nel mezzo di un cortile di una scuola e gli studenti potevano vederci dalla finestra della loro classe. Non era proprio il set ideale dato che abbiamo dovuto nasconderci un paio di volte per non essere visti.

Stessa storia in questo spot. Siamo stati cacciati 3 volte – giusto la nostra routine quotidiana a Otaru. Non tanto per lo snowboard, ma solo per essere in giro e spostare la neve dal punto A al punto B. Non capiscono proprio perché lo facciamo. L’inrun era molto complicata, e Dan e Dom dovevano spingere Benny con una pala in modo che potesse ottenere un po’ più di velocità. Dovevamo fare di nuovo molto in fretta perché non volevamo essere presi dagli stessi poliziotti. Sicuramente non volevamo coinvolgere il servizio di immigrazione e cacciarci fuori dal paese solo perché abbiamo spostato della neve.

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“Sicuramente non volevamo coinvolgere il servizio di immigrazione e cacciarci fuori dal paese solo perché abbiamo spostato della neve.“

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Japan Triple. 114°


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Severin Van Der Meer INTERVIEW Matteo Rossato

PHOTOS Silvano Zeiter

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Severin Van Der Meer è un killer silenzioso. Il suo riding lo ha fatto salire in cima alla scena europea, con una progressione impressionante e inarrestabile che lo ha portato dalle run del park di Laax al backcountry più spesso insieme Nicolas Mueller e John Jackson. La sua crescita è stata assolutamente naturale e guidata solo dal suo istinto e dalla sua volontà di esplorare terreni diversi... e non ha intenzione di fermarsi qui. Ciao Severin, prima parliamo delle tue radici. Il tuo cognome sembra essere olandese, ma sei completamente svizzero e ci dovrebbe essere anche del sangue tedesco da qualche parte. Sì,

esattamente! Le radici della parte di mio padre provengono dai pirati olandesi e la parte di mia madre è completamente svizzera.

Questa descrizione ti sta bene? Cresciuto in park, ti sei trasferito sui kicker in backcountry e ora sei un ripper totalmente da freestyle backcountry che ama i pillow e i drop. O ti piace considerarti solo uno snowboarder? Ho inizia-

to 20 anni fa gasandomi solo in pista e con le side hits. Eravamo un gruppo di amici che adoravano lo snowboard, non c’era mai un “bad day”, trovavamo sempre qualcosa per divertirci. Quando sono venuto a Laax per la prima volta, stavo molto in park perché è semplicemente un paradiso lì così, un ambiente fantastico per divertirsi. Tuttavia, quando c’era neve fresca, ho sempre scelto di dare un occhio in giro. Al giorno d’oggi amo ancora girare per in park, ma preferisco semplicemente fare backcountry e trovare

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alcune cose divertenti costruite dal vento per essere creativo, un po’ di runs sui pillow tra gli alberi o qualunque cosa si possa trovare in giro. Mi piace moltissimo esplorare nuovi terreni e trovato nuovi spot che magari non ho mai visto prima.

Ti sei unito alla crew di Absinthe Films nel 2017 con AfterForeve e da allora hai sempre avuto una parte nei loro video. Come sei entrato in contatto con loro? Era la fine del 2015 quando Nico

(Mueller) mi chiese se mi sarebbe piaciuto girare con Absinthe. Sono sempre stato un loro grande fan, mi son sempre piaciuti tutti i loro video, ogni anno mi pompavano con le loro release. Farne parte era sempre stato un sogno impossibile. Ovvio che ero lusingato che Nico me l’avesse chiesto, ma all’inizio mi sembrava tutto piuttosto irreale. Fino a quando Vlad (filmer di Absinthe Euro) mi ha chiamato e mi ha veramente chiesto se volevo unirmi a loro in un primo viaggio a Nendaz con Mat Schaer e Freddy Kalbermatten: non ci ho pensato due volte, ho fatto le valige e ho inaugurato un nuovo capitolo della mia vita.


“Al giorno d’oggi amo ancora girare per in park, ma preferisco semplicemente fare backcountry e trovare alcune cose divertenti costruite dal vento per essere creativo, un po’ di runs sui pillow tra gli alberi o qualunque cosa si possa trovare in giro. Mi piace moltissimo esplorare nuovi terreni e trovare nuovi spot che magari non ho mai visto prima.” Absinthe è una delle più iconiche produzioni di video di snowboard in tutto il mondo, e anche una delle ultime ancora in piedi. Cosa ne pensi del fenomeno web-instagram-youtube vs classico video integrale? Filmare con Absinthe è un so-

gno diventato realtà per me, sono cresciuto guardando i loro lungometraggi. Girare una parte completa mi è sembrato irreale e volevo fare snowboard e concentrarmi solo su quello. Non sono mai entrato nella hype di Instagram / YouTube, mi sembra tutto come se fosse uno show molto finto. Per quest’anno ho deciso di conseguire un altro mio progetto personale per cambiare uin po’ e dedicarmi a una nuova sfida.

Continuando con Absinthe, qual è - secondo te - la tua parte migliore tra AfterForever, Turbodojo e quest’ultimo Isle of Snow? E perché?

Penso che la mia ultima parte da Isle of Snow sia la migliore. L’intera stagione è andata davvero bene. Ho iniziato con un viaggio in Giappone insieme ai ragazzi di Beyond Medals, passato alcuni giorni con Freddi Kalbermatten per il suo progetto e filmato per la mia parte intera con Absinthe. Niente era pianificato, ma tutto è andato per il meglio e non ho sentito alcuna pressione o qualcosa del genere; mi è piaciuto come

tutto è andato per il meglio ed ero solo felice di stare sulla mia tavola.

Lo scorso inverno hai anche girato il mini film Laax Hibernation dove c’eri tu con due leggende viventi come Nico Muller e John Jackson. Come è andata girare in tavola con loro? Cosa ti piace del loro atteggiamento e del loro riding?

Girare con loro è surreale! C’è sempre un’atmosfera così piacevole, così rilassata, che tutti sono sempre entusiasti e motivati per shreddare. Nico è sempre super tranquillo e John mantiene sempre una vibe fighissima.

La Svizzera o il Giappone come miglior spot per il riding? Ci è stato detto che ti sei innamorato della Terra del Sol Levante. O ci sono altri posti nel tuo cuore? Ci sono così tanti bei posti ma è diffi-

cile battere il ramen, l’Onsen, la powder leggerissima e sentire e conoscere l’atmosfera magica del Giappone. Conoscere una nuova cultura è sempre interessante e stimolante. Apprezzo molto che la Svizzera sia casa mia però, perchè per quanto riguarda lo snowboard abbiamo tutto dietro l’angolo, devi solo aspettare e sapere quando andare e dove.

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“Penso che tutti possano e debbano fare la differenza. Non mi piace davvero sentirmi dire che non dovrei fare qualcosa, ma mi piace essere ispirato da altre persone ed è quello che cerco di fare il più possibile. Questo è uno dei motivi per cui voglio realizzare il mio progetto in Svizzera.” Qual è la tua posizione sul riscaldamento globale e la vita sostenibile? Penso che tutti possano

e debbano fare la differenza. Non mi piace davvero sentirmi dire che non dovrei fare qualcosa, ma mi piace essere ispirato da altre persone ed è quello che cerco di fare il più possibile. Questo è uno dei motivi per cui voglio realizzare il mio progetto in Svizzera. Abbiamo tutto qui, quindi perché andare altrove? Avrei potuto andare in qualche posto tropicale per fare surf quest’estate, ma ho deciso di tornare all’arrampicata e sono andato a fare surf in Francia. Goditi ciò che abbiamo qui.

Hai anche filmato per il progetto Planetaria di Alex Tank: com’è stato essere in un video con un approccio così diverso rispetto al solito video di snowboard? Ho avuto la fortuna di unirmi a loro, anche se solo per un’ora. Adoro quando le persone mescolano la loro passione creativa con lo snowboard. Alex e Fabian sono la coppia perfetta, hanno fatto una cosa veramente fighissima. Mi piace guardare i lungometraggi per vedere tutti gli stili diversi dei miei amici, ma guardare cose come Soft o Planetaria mi gasa davvero tanto! Quella roba è unica e si vede davvero la magia di un lavoro di squadra.

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Il tuo sponsor di lunga data Ride ha rivoluzionato l’ intero business dello snowboard con la serie Pig: cosa li rende così diversi? Con quali altri modelli giri di solito e perché? Il cambio di tavola

ha davvero cambiato il mio riding. Da quasi tutte le tavole che ho provato ho potuto prendere qualcosa che amavo. Girare con la War e la Super Pig sembra proprio una combinazione perfetta di molte cose. Si può semplicemente girare con queste due tutti i giorni e ci si diverte tantissimo. La mia scelta in questo momento è la Berzerker - Blauvelt e Ride hanno creato una tavola completamente nuova per quest’anno. Si adatta davvero al mio riding, è una delle tavole più fighe di sempre!

Quali sono i tuoi piani per la stagione in corso?

Come ho detto prima, ho la possibilità di fare un progetto insieme ai miei amici di Hillton. Vogliamo realizzare un cortometraggio concettuale, mantenendo tutto naturale e creando qualcosa di unico. Non voglio davvero rivelare troppo, ma sono super entusiasta di cambiare un po’ le cose che faccio di solito e lavorare stavolta su qualcosa di speciale. Grazie e spero di incontrarvi tutti voi ragazzi da qualche parte nella bellissima Natura.


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GERMANY

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LONDON LONDON MANCHESTER MANCHESTER MANCHESTER MILTON KEYNES NORWICH SUFFOLK TAMWORTH WALFORD

FINLAND

SPAIN

SWITZERLAND

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Le ultime parole di questo secondo numero le voglio dedicare ad un pensiero che mi ronza in testa da diverso tempo e che ora sento di voler condividere. Sicuramente attirerò le antipatie di qualcuno, ma vorrei che perlomeno queste scatenassero una riflessione, perchè non c’è niente di offensivo in quello che sto per dire. Partiamo con “la” domanda: esiste ancora la figura del Pro rider così com’era considerato 20 anni fa? Onestamente, se penso a Shaun Palmer, Terje Haakonsen, Peter Line e più recentemente Travis Rice, Nico Müller e Gigi Rüf, o il nostro Italian stallion Giacomo Kratter, nel panorama moderno non trovo più termini di paragone. Attenzione, non mi sto riferendo al talento, che forse oggigiorno è presente in misura ben maggiore di quanto fosse due decadi fa. Non parlo neppure dello spessore umano o del valore personale: posso dire di aver incontrato recentemente giovani professionisti con menti veramente brillanti. Parlo di quell’aurea, che solitamente circonda attori o artisti di un certo calibro, quel carisma che trascende il valore intrinseco dell’essere umano

128°

e dell’atleta e che caratterizza il personaggio. Mi sono domandato se tale carisma fosse reale, o magari frutto di un artificio orchestrato dalle company, che un tempo elevavano i propri atleti al rango di semidei. Forse è così. Però poi, recentemente, mi è capitato di scambiare due parole con alcuni dei nomi sopra citati e ho chiaramente percepito quell’aurea, come fosse un rumore di fondo. Qual’è dunque la verità? Onestamente non lo so. Forse il concetto di rockstar non è più così contemporaneo, o forse non è mai esistito, o forse ancora non c’è più spazio per gli intoccabili in un mondo semplice e tangibile come lo snowboard. In fin dei conti che è forse più bello poter interagire tranquillamente con rider che solitamente vedi nei video e sui magazine senza sentirsi in soggezione. Forse in fondo, è meglio così. Voi cosa ne pensate?

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