Sciando sui vulcani L’avventura di Maurizio Marassi e dei suoi
compagni, alla ricerca di un Giappone che va oltre la semplice Japan Powder, verso zone fuori dai sentieri battuti.
La Directissime
Ride to ski in Dolomiti
A distanza di quasi 40 anni,
Un’avventura di sci, snowboard e bikepacking,
e Clovis Paulin un anno fa liberavano
in sella alle loro biciclette per realizzare
Symon Welfringer, Charles Dubouloz
la selvaggia via sulle Grandes Jorasses. 1
quella di tre amiche partite da Innsbruck il sogno di sciare in Dolomiti.
€7
EDITO BY EVA TOSCHI
Insita nell’essere umano – anche del più pigro – è la necessità di muoversi. Di viaggiare, in un certo senso. C’è chi lo fa per necessità, chi per fuga, chi per ricerca. Alcuni lo fanno a dispetto della loro volontà: si lasciano cullare dagli eventi e un giorno si rendono conto di essere arrivati lontano, per la spinta delle correnti. Il viaggio più grande di tutti è quello da cui non facciamo (forse?) ritorno ma nell’arco di una vita, quante volte siamo partiti? Quante volte siamo tornati, con delle ferite, con dei ricordi, comunque con una storia da raccontare? Siamo partiti perché il luogo in cui siamo nati è inadatto alla nostra crescita. Perché inospitale. Lo abbiamo fatto perché dovevamo e sono stati i nostri genitori a deciderlo per noi. Esattamente come hanno deciso di metterci al mondo, nonostante la nostra resistenza. Siamo partiti perché abbiamo cominciato ad esplorarci, ad esplorare. Sia-
PHOTO RICHARD BUCHNER
mo andati lontano per conoscerci e spogliarci di tutte le sovrastrutture che definivano la nostra esistenza.Siamo partiti zaino in spalla, sci ai piedi oppure abbiamo iniziato a pedalare. In ogni caso, abbiamo vissuto un’avventura.Siamo partiti mano nella mano del nostro partner, di nostra madre o di nostra figlia. Spesso, siamo partiti da soli.Siamo partiti alla ricerca di qualcosa che ci sta sfuggendo dalle mani, dalla vista. Oggi fuori dalla mia finestra di casa, a 1200 metri di quota, vedo la striscia bianca della parte finale della pista "Stelvio" e intorno prati bruciati dall’ultima nevicata dello scorso mese. Mi sono trasferita nelle Alpi per la neve e per tutto quello che le gira attorno e lei, dov’è? Le persone che possono permetterselo, stanno prenotando un volo per il Giappone, per la Turchia o per la Norvegia. Se già lo sci è uno sport per ricchi, cosa succederà domani quando il vivere le stagioni sarà un privilegio
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per pochi? Scorderemo cos’è l’inverno, la sensazione della neve sulla lingua, il rumore di una curva perfetta? Ci racconteremo storie intorno al fuoco per non perderne la memoria. Le racconteremo ai nostri figli finché ci ricordiamo. In questo numero abbiamo raccolto storie di viaggio. Di pellegrinaggi verso posti dove l’inverno ancora esiste, di vite dedicate a una ricerca forsennata verso la neve, di viaggi etici, di viaggi personali. Luoghi così diversi ma storie che risuonano, anche se distanti. Se devo pensare a cosa hanno di comune queste storie, cos’è che risuona, penso che sia la destinazione. Fuori. Dove l’aria graffia, dove la moneta di scambio è il sudore e dove non importa se sei ricco se sei capace di fare fatica. Dove la ricompensa è un cristallo. Effimero e perfetto, esattamente come le nostre inutili esistenze. Questo numero è il nostro fuoco. Accostiamoci e ascoltiamo le storie di chi è partito e viviamole, insieme a loro.
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Progettato per l’alpinismo tecnico d’alta quota anche nelle condizioni più estreme, dal campo base alla vetta. Diversi livelli di termicità grazie al liner estraibile, costruzione realizzata con tecnologia Core-Wrap™ per darti leggerezza e comfort. Chiusura BOA® Fit System per una precisione di calzata durante la progressione verticale. Accetta ogni sfida.
THE CREW PHOTO MAURIZIO MARASSI
PRODUCTION The Pill Agency | www.thepillagency.com EDITOR IN CHIEF Denis Piccolo | denis@thepillagency.com
C O L L A B O R AT O R S Filippo Caon, Chiara Guglielmina, Marta Manzoni, Sofia Parisi, Eva Toschi, Luca Albrisi, Luca Schiera, Valeria Margherita Mosca, Chiara Beretta, Davide Fioraso, Nicola Mercogliano, Stefano Lionetti
E D I T O R I A L C O O R D I N AT O R Lisa Misconel | lisa@thepillagency.com
SHOP & SUBSCRIPTIONS www.thepilloutdoorshop.com
D I G I TA L C O O R D I N AT O R Elena Benassi | elena@thepillagency.com Sara Mariotta | sara@thepillagency.com
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E D I T I N G & T R A N S L AT I O N S Silvia Galliani
C O M PA N Y E D ITO R Hand Communication | Piazza XX Settembre 17 Saluzzo CN Italy hello@thepillagency.com
ART DIRECTION George Boutall | Evergreen Design House Niccolò Galeotti, Francesca Pagliaro
COVER Millet cover by Federico Epis
THEPILLOUTDOOR.COM hello@thepillagency.com
PRINT L'artistica Savigliano, Savigliano - Cuneo - Italy, lartisavi.it
PHOTOGRAPHERS & FILMERS Matteo Pavana, Thomas Monsorno, Camilla Pizzini, Chiara Guglielmina, Silvia Galliani, Francesco Pierini, Elisa Bessega, Andrea Schilirò, Denis Piccolo, Achille Mauri, Simone Mondino, Alice Russolo, Patrick De Lorenzi, Giulia Bertolazzi, Tito Capovilla, Luigi Chiurchi, Isacco Emiliani, Pierre Lucianaz, Gian Luca Vanzetta, Daniele Molineris, Maurizio Marassi
DISTRIBUTION 25.000 copies distribuited in 1334 shops in Italy, Switzerland, Austria, Germany, France, Belgium, Spain, England & The Netherlands
The Pill rivista bimestrale registrata al tribunale di Milano il 29/02/2016 al numero 73
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BETA, MADE BETTER
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ISSUE 65 PHOTO MAURIZIO MARASSI
P. 1 0
T H E D A I LY P I L L
P. 6 2
MONCLER BACK TO THE ROOTS
P. 14
BEST MADE
P. 6 8
BEHIND THE SHOT
P. 1 8
KILLER COLLABS
P. 7 2
EVEREST BASE CAMP A 4 ANNI
P. 2 2
ECO SEVEN
P. 7 8
AO S TA VA L L E Y F R E E R I D E M T B
P. 2 6
THE PILL BASE CAMP 2024
P. 8 4
CORBET'S COULOIR
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THE NORTH FACE NE W SHE LLS
P. 9 0
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NORRØNA NEW SKI COLLECTION
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TECNICA ZERO G TOUR PRO
P. 1 0 6
THE MEANINGLESS PURSUIT OF SNOW
P. 4 0
S A L E WA S C I A L P I N I S M O A S T R AT I
P. 114
RIDE TO SKI
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ONDRA COMP A NEW ERA
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THE BLONDES
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S CA R PA I C E DAYS
P. 1 3 0
LA DIRECTISSIME
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ORTOVOX SAFETY ACADEMY
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IN HOKKAIDO SCIANDO SUI VULCANI
P. 5 8
M A M M U T FA N TAS T I C FO U R
P. 14 6
SCIALPINISMO IN NORVEGIA
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SELLA DURASTRETCH HYBRID JACKET
Inutile
Essenziale
I viaggi in macchina alle 5 del mattino. L’odore degli scarponi da sci. I rifugi caldi e affollati. Le pacche sulle spalle a fine giornata. Le pelli che scivolano e i panini semicongelati.
Photos (in senso orario da sinistra): LEE COHEN; TYLER ROEMER; ETHAN FICHTNER; STEVEN GNAM; MARK FISHER; STEVE OGLE; MATTHEW TUFTS © 2023 Patagonia, Inc.
Non conta solo la discesa perfetta.
THE DAILY PILL BY LISA MISCONEL
L A S P O R T I VA I N A U G U R A U N P U N T O V E N D I TA P R E M I U M N E G L I U S A La Sportiva annuncia l’apertura del primo punto vendita premium al dettaglio negli Stati Uniti. Il negozio, situato a Boulder in Colorado, ha aperto ufficialmente le porte al pubblico il 2 gennaio 2024 e propone articoli dell’intera collezione La Sportiva. Un traguardo significativo per l’azienda, che mantiene la promessa di generare sempre più punti di contatto con la comunità, rafforzando la presenza del marchio in un luogo iconico per gli sport outdoor.
A C H A M O N I X T O R N A L A T R AC E D E S G R A N D S La terza edizione dell’evento internazionale di scialpinismo nel cuore del massiccio del Monte Bianco, presso l’iconica location di Grands Montets. Il 9 ed il 10 marzo 2024 con percorsi appositamente messi in sicurezza, competizioni ed uscite di gruppo per esplorare diversi ritmi e modalità di ascesa immersi fra alcune delle vette più belle d’Europa. Inoltre ski test gratuiti e sessioni di yoga sono alcuni dei side events presenti in questa edizione. Tutte le informazioni e le iscrizioni sul sito ufficiale latracedesgrands.com
PATAG O N I A P R E S E N TA I L F I L M “ T H R AW N ” Il nuovo film di Patagonia racconta la tenacia e la passione di una community di sciatori nei Cairngorm, Highlands scozzesi. “Thrawn”, (in italiano testardi, cocciuti) è la capacità di trarre il massimo da ciò che è si trova sugli altopiani e apprezzare e custodire il territorio in cui si vive. Il film cattura la forza unica di questa community della neve nella sua resilienza e determinazione nell’apprezzare e gioire di ciò che si ha nonostante le difficoltà, riflettendo appieno il significato di “Thrawn”.
N I M S DA I P U R JA , I L R E D E G L I O T T O M I L A A C O U R M AY E U R L’alpinista nepalese icona dell’alpinismo sugli ottomila è stato a Courmayeur in occasione dell’evento invernale Courmayeur Feeling Mountain, una mostra dedicata ai protagonisti della montagna in collaborazione con SCARPA. La serata, con una partecipazione incredibile, è stata l’occasione per ripercorrere la straordinaria carriera e approfondire il personaggio unico di Nimsdai anche attraverso le sue numerose iniziative a scopo benefico volte alla salvaguardia dell’ambiente e della società nepalese.
CRAIG MCMORRIS SI UNISCE AL TEAM NIDECKER Nidecker annuncia l’ingresso nel team dello snowboarder Craig McMorris, nativo Saskatchewan re degli sport canadesi. McMorris ha dichiarato di aver scelto Nidecker per la grande capacità di ascolto nei confronti dei suoi rider e per la qualità dei suoi prodotti. “Ho testato il nuovo Sensor Pro con Kaon bindings e i Rift boots e dal giorno uno sono stato sbalordito dal loro comfort e dalla loro facilità d’uso".
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For the moments that make us
THE DAILY PILL BY LISA MISCONEL
A S I C S I TA L I A I N AU G U R A I L N U OVO H E A D Q U A R T E R A C U N E O ASICS Italia ha trasferito la sua sede operativa a Cuneo, evidenziando un aumento dei ricavi nel terzo trimestre del 2023. Il nuovo spazio riflette l’acronimo “Anima Sana In Corpore Sano”, promuovendo un ambiente di lavoro equilibrato e incentrato sul benessere dei dipendenti. Sono state implementate diverse iniziative per migliorare il wellness, inclusi corsi di formazione e supporto psicologico. Il nuovo quartier generale segna un passo verso il futuro, consolidando il legame con la città di Cuneo.
JONES È L A PRIMA A ZIENDA A PRODURRE S N O W B O A R D E S P L I T B O A R D C E R T I F I C AT I F A I R T R A D E Gennaio 2024, Truckee California. Jones Snowboards annuncia la certiicazione Fair Trade USA per tutte gli snowboard e splitboard dall’inverno 24/25. Questo garantisce un trattamento equo dei lavoratori e la responsabilità ambientale. Ogni acquisto supporta un Fondo di Sviluppo Comunitario a vantaggio delle comunità dei dipendenti della fabbrica. Jones prosegue nella sua missione di pratiche commerciali responsabili, inclusa la produzione alimentata a energia solare e un programma di riciclaggio degli snowboard.
Q U A R TA D E L L E S E V E N S U M M I T S P E R A N D R E A L A N F R I 125km di traversata in un ambiente selvaggio, dormendo in tenda o in qualche piccolo bivacco, il tutto in 8 giorni. È questa l’ultima avventura vissuta dall’alpinista e atleta paralimpico Andrea Lanfri, insieme alla compagna Natascia, nel corso del progetto Seven Summits. L’obbiettivo di Andrea è il raggiungimento di tutte e 7 le vette più alte di ogni continente ed aggiunge alla sua collezione quella del Monte Kosciuszko, con i suoi 2228 metri la cima più alta di Oceania e Australia.
THE OGRE’S SON: U N ’ E P I C A AV V E N T U R A N E L K A R A KO R U M La straordinaria spedizione intrapresa da Matteo Della Bordella, Silvan Schüpbach, François Cazzanelli e Symon Welfringer diventa protagonista di una coinvolgente webserie in due imperdibili episodi. Sul canale YouTube di Karpos, gli appassionati avranno la possibilità di seguire la narrativa della spedizione condotta dal Ragno di Lecco, Matteo Della Bordella, affiancato da Silvan Schüpbach, François Cazzanelli e Symon Welfringer.
S I S A V O T T E R O N U O VA C O M M U N I T Y M A N A G E R I TA L I A D I B L I Z Z A R D -T E C N I C A Nuova avventura per una “vecchia” amica di The Pill, Sisa Vottero. Da questa stagione è infatti la nuova Community Manager Italia di Women to Women, il progetto di Blizzard-Tecnica che da quasi 10 anni ha cambiato non solo lo sviluppo degli sci, ma il modo di coinvolgere le sciatrici di ogni livello e di spingerle a condividere in pista, e soprattutto fuori, la propria passione. Tra eventi, consigli e nuove imprese, ha già in mente tante nuove iniziative per far crescere anche in Italia la community W2W.
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1. ARTILECT
2. DYNAFIT
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TOURING BOOT – WOMEN
AVABAG LITRIC TOUR 30
Il prodotto di punta della collezione A/SYS-5 è una giacca che racchiude le tecnologie più avanzate per offrire una soluzione prestazionale definitiva. Guscio in nylon elasticizzato a 4 vie con trattamento idrorepellente GTT Empel e tecnologia di termoregolazione Trizar. Cerniera centrale YKK Touchlink alimentata dalla piattaforma Lifekey.
Prestazione senza compromessi per questa versione adattata all’anatomia femminile. Derivata dal modello Radical Pro, concilia i due poli opposti: libertà di movimento e rigidezza. Grazie al sistema brevettato Hoji Single Lock, si trasforma con un solo gesto in uno scarpone da discesa molto stabile, con una perfetta trasmissione della potenza.
Leggero ed estremamente stabile, questo zaino della serie Tour è pensato specificamente per uscite di scialpinismo di uno o più giorni. Integra il sistema airbag elettronico Litric; leggero, facile da usare e affidabile, si ricarica via USB-C in 25 minuti. Si apre completamente grazie alla cerniera perimetrale.
4. MAMMUT
5. NEMO
6 . PATAG O N I A
H A L D I G R AT H S B I B PA N T S
R EC L I N I N G B AC K PAC K C H A I R
UNTRACKED JACKET
Salopette hardshell da freeride e ski touring che offre leggerezza per la salita e robustezza per la discesa grazie a un tessuto esterno elastico e sostenibile realizzato in nylon riciclato e membrana impermeabile Drytech Pro Technology. Il taglio freeride offre uno stile rilassato ricco di funzionalità. Tasca dedicata per ricetrasmettitore da valanga.
Un concentrato di soluzioni innovative che fissano il peso a soli 500g. Il nuovissimo sistema di sospensione unisce HTP e Dyneema ad un telaio che rimuove ogni eccesso. Custodia Platform Pack che può fungere anche da base opzionale per aggiungere stabilità sulle superfici sabbiose.
Realizzata in tessuto Gore-Tex a 3 strati di 100% nylon riciclato, unito al rovescio in flanella di poliestere riciclato tinto in soluzione, Untracked Jacket offre una protezione a prova di tempesta, avvalendosi di un morbido tessuto che non costringe e non ostacola i movimenti nelle risalite con le pelli o nelle discese mozzafiato.
RADICAL SKI
MOONLITE ELITE
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3 . O R T O V OX
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WA K AYA M A M I T T
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POWERTEX HARDSHELL
Elegante muffola di ispirazione retrò realizzata in pelle bovina e dotata di isolamento PrimaLoft Gold. Un guanto caldo e confortevole, facile da gestire in base all'attività e alla temperatura grazie ad una seconda fodera in lana rimovibile. La larghezza attorno al polso può essere regolata utilizzando un paracord.
Mini Outside, Mighty Inside. Baton 4 è in grado di fornire un fascio luminoso fino a 1.300 lumen. Alimentata da una batteria da 5000 mAh, la custodia in metallo può caricare completamente la torcia 5 volte, garantendo un'autonomia complessiva di 190 giorni. Display digitale che indica il livello di carica.
Hardshell tecnico completamente impermeabile e antivento, sviluppato per lo sci alpinismo. Unisce protezione dalle condizioni climatiche estreme e traspirabilità, caratteristiche ideali sia per pellate in salita che per discese veloci. Il design sportivo presenta una configurazione ergonomica che garantisce ampia libertà di movimento.
10. VOITED
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RACEBORG II
Poncho oversize ispirato al mondo del surf. Tessuto Ripstop 50D Repreve riciclato al 100% rivestito con una finitura idrorepellente Bionic Finish Eco Fluorine Free. All’interno una fodera assorbente in microfibra ad asciugatura rapida. Si compatta nella sua tasca frontale diventando un comodo cuscino.
Uno zaino, infinite configurazioni. Espandibile da 30 a 66L, questo sistema completo offre il comfort e l'adattabilità di cui hai bisogno per qualsiasi tipo di viaggio. Realizzato con il 100% di poliestere riciclato e il 57% di nylon riciclato, è caratterizzato da una schiuma termoformata di alta qualità e tanti accessori salvaspazio.
Raceborg II è lo scarpone in Grilamid nato per le competizioni di scialpinismo a livello internazionale, il più leggero del segmento: una perfetta macchina da gara realizzata combinando materiali plastici con fibre di carbonio. La sua natura Race è evidenziata anche nel sistema di chiusura derivato da Stratos VI: essenziale, affidabile, veloce.
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SONO BASATE SULLA CONOSCENZA. IMPARA NOZIONI CHE POSSONO SALVARTI LA VITA CON IL LAB SNOW DELLA SAFETY ACADEMY
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Il calore e la resistenza della collaudata flanella Alaskan Guide (alla quale si affidano da quasi tre decenni bush pilots, allevatori e sportivi) si combina con le linee e la vestibilità della classica camicia con bottoni di Freeman. Interpretazioni moderne di classici collaudati e realizzati per il clima di Seattle.
La seconda collaborazione tra Stanley e Lainey Wilson, fenomeno della musica country, rappresenta un mutuo rispetto per lo stile senza tempo e un apprezzamento per tutte le cose costruite per durare. Per il Quencher in versione Country Gold una finitura iridescente mai vista prima, sormontata da un coperchio ambrato dal tocco retrò.
Dopo aver festeggiato il Natale con la combo Clarks-Adidas, il famoso designer newyorkese Ronnie Fieg, fondatore di Kith, inaugura il 2024 con Diemme, portando il suo tocco sulla silhouette in pelle scamosciata di Cornaro, modello di punta del marchio italiano. Due colorazioni esclusive verde Scarab e bordeaux Port.
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District Vision, il collettivo di Los Angeles che negli ultimi 7 anni ha lanciato centinaia di prodotti realizzati per “migliorare il benessere fisico e spirituale degli atleti”, torna al centro della scena nella sua seconda collaborazione con New Balance: sovrapposizioni haptic print e dettagli co-branding sui toni simbolici della terra.
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La giacca impermeabile più resistente che Norrøna abbia mai sviluppato è il risultato di una collaborazione iniziata nel 2005 con Børge Ousland. Parte della collezione Arktis, sfrutta tutta l’esperienza nelle spedizioni artiche dell'esploratore norvegese. Tessuto principale in Gore-Tex Pro 70D.
La collaborazione fra Salomon e MM6, linea di diffusione di Maison Margiela, si fonda sul principio di “design di transizione” che accomuna i due brand. Lo zaino da escursionismo X T15 esemplifica l’essenza ibrida della capsule, coniugando estetica all’avanguardia e credenziali sportive.
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Limitata a 150 paia, la collezione firmata dall’artista svizzero Simon Charrière celebra il ruolo del Cervino nella vita di Sam Anthamatten, icona nel mondo dell’alpinismo celebre per la sua versatilità. È proprio il Cervinio a fare da playground di scalate, sciate e voli intorno alla cima.
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ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O
PATAG O N I A P U B B L I C A “ T H E F U T U R E O F T H E R E S P O N S I B L E C O M PA N Y ” Scritto da Vincent Stanley, Director of Philosophy di Patagonia, con il contributo di Yvon Chouinard, “The Future of the Responsible Company: What We’ve Learned from Patagonia’s First 50 Years” fornisce una visione da insider degli elementi essenziali della sua attività e lezioni per il futuro apprese dalla sua gestione. Stanley, responsabile di molte campagne e iniziative che hanno reso celebre l’azienda, propone ai lettori l’approccio alla responsabilità aziendale in un’epoca di crescenti divisioni culturali e di aggravamento della crisi climatica.
HOUDINI SPORTSWEAR PRESENTA IL NUOVO PLANETARY BOUNDARIES ASSESSMENT REPORT Il marchio outdoor svedese ha svelato diverse iniziative a sostegno della propria visione aziendale. Tra tutti l’aggiornamento del Planetary Boundaries Assessment, una innovativa valutazione aziendale avviata nel 2015 che esamina nove diversi aspetti relativi al proprio impatto: dall’impatto climatico all’uso di sostanze chimiche, alla biodiversità. Nel frattempo, il brand continua ad espandere l'iniziativa Ride Clean, progetto che sintetizza tutti gli sforzi volti a consentire a sciatori e snowboarder di praticare la propria passione, contribuendo allo stesso tempo a una vita in armonia con la natura.
UPM, VAUDE E LA PRIMA GIACCA IN PILE REALIZZATA IN POLIESTERE A BASE DI LEGNO È stata presentata da UPM Biochemicals e Vaude la prima giacca in pile al mondo realizzata con poliestere a base legno, dimostrando che il passaggio a materiali rinnovabili nel settore tessile è possibile già oggi. Il glicole monoetilenico, tradizionalmente derivato dal petrolio, è stato interamente sostituito con un nuovo ingrediente denominato BioPura, una soluzione drop-in che può essere facilmente implementata nei processi di produzione del poliestere esistenti poiché è identica al MEG attualmente utilizzato su base molecolare. 22
RADICAL RE ADY FOR MORE SK I TOURING
JOH A N N A S WATOSCH
ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O
NNORMAL LANCIA UNO STUDIO SULLA DURABILITÀ DELLE PROPRIE SCARPE Il brand di Kilian Jornet e Camper ha lanciato uno studio per determinare quanti km possono durare le scarpe di loro produzione. Con questa analisi, NNormal vuole riconfermare quanto la durabilità di una scarpa sia essenziale nella riduzione dell’impronta ambientale all’interno dell’industria del trail running. Per comprendere quanti km dura una Kjerag, il brand ha identificato 511 runner che hanno contribuito ad ottenre il risultato finale: 1350km è la distanza che è possibile percorrere prima che la scarpa sia esausta.
S AV E T H E G L A C I E R : U N P R O G E T T O D I S K Y W AY M O N T E B I A N C O Skyway Monte Bianco ha fra i tanti compiti quello di proteggere il sensibile ecosistema che lo ospita: quello del Monte Bianco e del suo ghiacciaio. Con il progetto Save the Glacier l’azienda si propone di educare al rispetto e all’amore dell’ambiente attraverso percorsi esperienziali e narrativi, ma non solo. Dal 2018 è il primo impianto funiviario in Italia a redigere un Bilancio di Sostenibilità. A supporto del progetto sono state realizzate delle felpe acquistabili presso gli store e tramite mail a info@montebianco.com
S A L E WA I N T R O D U C E L A C A N A PA N E L L A S U A C O L L E Z I O N E E S T I VA Salewa si schiera ancora una volta dal lato dell’ambiente scegliendo la canapa come materiale principale in alcune delle sue collezioni estive ed identificandola come Alpine Hemp. La canapa, dal minor impatto ambientale rispetto al cotone, offre proprietà di comfort, termoregolazione e resistenza. Salewa fa parte di un network locale che mira a riportare la produzione di canapa nelle Alpi, sfruttandone le proprietà non soltanto nel settore tessile.
P O L A R T E C E M U ST H A D : U N A C O L L A B O R A Z I O N E P E R L’A M B I E N T E Per rafforzare il proprio intento in ambito di sostenibilità, Polartec ha annunciato la collaborazione con Must Had, una startup e società benefit che supporta le aziende tessili nella gestione circolare dei loro materiali in eccesso a fine vita. Grazie alla piattaforma SaaS l’azienda avrà la possibilità di mappare e digitalizzare la merce in eccesso presente in magazzino e, attraverso un algoritmo dedicato, trovare soluzioni circolari e i partner più adatti alla gestione degli scarti.
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The Pill Base Camp 2024 Winter Edition Unconventional Ski & Snowboard Business Event
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THE PILL BASE CAMP BY LISA MISCONEL
Unconventional Business Event Sestriere, 22 gennaio 2024 - Folgaria, 29 gennaio 2024. Quasi 500km separano questi due luoghi eppure, a distanza di una settimana, l’uno e l’altro sono più simili che mai. I 2000 metri della località piemontese permettono alla neve fresca di rimanere più a lungo ad imbiancare i pendii e come da tradizione, una nevicata si presenta nella notte per regalare le condizioni ideali ai test. Folgaria dal canto suo, non si lascia sminuire: d’altronde è la sede ufficiale per gli allenamenti della nazionale americana e questo già la dice lunga. Situata più in basso, si presenta con una condizione ottimale delle piste e una posizione comoda da ogni provenienza. Dicevamo. I due luoghi sembrano un tutt’uno: 6:30 del mattino il sole timido inizia la sua ascesa
mentre i gazebo vengono trascinati sulla neve appena fresata. Un viavai di persone che trasportano strutture, sci, scarponi, tavoli. La neve a terra è solcata da una sorta di reticolato, un villaggio immaginario che di lì a due ore sarà pieno di attrezzatura e di gente, sarà il The Pill Base Camp, il campo base dedicato ai negozianti con più di 3000 prodotti da testare fra sci, snowboard, scarponi, attacchi ed equipaggiamento dell’inverno 24/25. Quest’anno il Base Camp si è evoluto in due tappe per permettere a tutti i negozi della zona ovest e della zona est di parteciparvi: questo ha permesso ai numeri di raddoppiare e, soprattutto, di radunare il maggior numero di brand come mai prima era successo in Italia. 2 tappe, Sestriere & Folgaria con 4 giorni di test ed expo. A permettere questo, 102 brand presenti, 367 outdoor store dai quali oltre 800 buyer, store manager e venditori in azione. In
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totale 420 professionisti del settore e, dulcis in fundo, 18 i tester ski & snowboard della The Pill Outdoor Guide che hanno iniziato a scaldare i motori e spingere sulle lamine.
Sestriere, edizione terza Canalini, boschetti e fuoripista sono stati approvati e consolidati dallo scorso anno. Il villaggio di comodo accesso e da cui partire direttamente con gli sci aspettava tutti i player per un’altra edizione di successo. Quest’anno ai numerosi test, momenti di confronto ed experience, si è aggiunto uno spazio indoor... Direttamente sulla neve. Questo ha permesso a tutti i visitatori di accedere contemporaneamente al villaggio outdoor con tutti gli attrezzi e a quello indoor riscaldato dove gestire incontri focalizzati sul business, ospitare talk e presentare nuovi concept e collezioni. È qui che Vibram ha proposto con un setting inedito il progetto “Repair if you care”. I presenti hanno anche potuto
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registrarsi per un test drive con Tesla mentre brand come Norda, Cotopaxi, SCARPA, Grivel, Alpine Standards, La Sportiva, Ferrino, Parbat e Ulysses hanno presentato e raccontato le proprie novità. È anche da qui che sono iniziate le experience come l’attesissima La Sportiva Kilo Experience accompagnata da nientemeno che Nadir Maguet, conclusasi con una clinic di prodotto tenuta direttamente da rappresentati del team R&D arrivati da Ziano di Fiemme. Il nuovo Mammut Barryvox S2 è stato raccontato agli occhi incuriositi del pubblico di professionisti, così come sono stati presentati progetti ambiziosi come quelli di Alpine Standards. In chiusura, Patagonia ha riunito tutti con una birra davanti a “The Meaningless Pursuit of Snow”. La serata è proseguita come da tradizione all’I. gloo con musica e momenti di informale networking proprio come piace a noi mentre fuori la neve scendeva copiosa.
La mattina del secondo giorno è stata più bianca che mai e neanche le ore piccole della sera prima hanno fermato gli splitboarder che insieme a Burton hanno tracciato per primi le linee in fresca della giornata testando il nuovissimo Step On in declinazione Split. Ore 16 il villaggio svanisce: sci, snowboard, professionisti ed energie iniziano il loro viaggio verso est, direzione Trento o meglio direzione Folgaria.
Folgaria, edizione uno L’orario è lo stesso, il sole non ha ancora fatto capolino da dietro la montagna. Si riparte! Sono passati sei giorni da quando ci siamo salutati dall’altro capo del nord Italia, i prodotti ed il know how delle aziende è lo stesso, i visitatori sono nuovi e stanno arrivando da ogni dove. Dalla Germania fino alle Marche e all’Abruzzo, e poi in lun go ed in largo dal centro e nord Italia, i visitatori sono perfettamente diversificati. È la prima edizione, l’edizione
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zero, messa in atto per permettere a tutti di partecipare all’evento e facilitare gli spostamenti. Il villaggio non ha nulla da invidiare ad altri: più di 50 brand presenti e quasi 200 retailer. Si dice che il bello sta nelle cose semplici, ed in questo caso così è stato. Gli stand sono stati svuotati dei prodotti da testare durante le ore del giorno, mentre le piste si sono riempite di professionisti con i background più diversificati. Il confronto fra colleghi è alla base della giornata così come della serata al vicino Calkera. Un’apericena in un luogo accogliente perfetto per riunirsi intorno ad un tavolo e riassumere i feedback della prima giornata… I più agguerriti si sono aggregati solo dopo l’ultima sessione di scialpinismo in serale. Da buona tappa trentina poi, Folgaria ha chiuso la prima giornata con musica e sfide di ballo. La seconda giornata si è svolta con eguale successo, con molti nuo-
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vi visitatori accorsi last minute dopo aver sentito i racconti dei colleghi. Il sole di una giornata tersa è ormai calato. Con la stanchezza di quasi 48 ore di lavoro fare il percorso inverso che porta al parcheggio con gazebo, porta tavole, sci impalcati e tutto quello che per il camp è stato utile, è un po’ più faticoso ma, almeno noi, lo facciamo con il sorriso sulle labbra.
ta della location nasce dall’esigenza di offrire in una tappa unica in una località facilmente raggiungibile da qualsiasi negoziante in Italia, a poche ore di auto o treno da ogni dove. Negli ultimi anni inoltre, Milano si è dimostrata una città fortemente contaminata dalla scena outdoor e da questo giugno grazie anche al nostro contributo lo sarà sempre di più.
Ci siamo riusciti. Di nuovo. Ci siamo riusciti sopratutto grazie alla fiducia dei brand e grazie alla curiosità e professionalità dei negozianti, che dimostrano ogni giorno di più di essere loro i principali protagonisti di questo mercato, grazie a loro si creano a sviluppano comunità di appassionati di ski e snowboard nelle nostre montagne.
Save the Date.
Ed ora, che succede? Succede che ci vediamo prestissimo per il The Pill Base Camp Summer Edition: domenica 16 e lunedì 17 giugno 2024 a Milano al BASE, una delle location più cool della città. La scel-
Abbiamo già le date per il prossimo inverno del The Pill Base Camp Winter Edition, lunedì 20 e martedì 21 gennaio 2025 e a seguire lunedì 27 e martedì 28 gennaio 2025 per la seconda, presto confermate anche le location. Per il mese di dicembre 2024 inoltre, stiamo lavorando con il gruppo di brand del The Pill Base Camp ad una tappa per i consumatori, dove testare le collezioni dell'inverno per andare a colpo sicuro sull'acquisto!
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Un ringraziamento a tutti i brand partecipanti :-) ATK, Armada, Black Crows, Blizzard, Dalbello, Dynafit, DPS, Dynastar, Elan, Faction, Fritschi, K2, Kästle, La Sportiva, Line, Marker, Movement, Nordica, Plum, Rossignol, Roxa, Salomon, Sarner Ski, SCARPA, Scott, Ski Trab, Tecnica, Völkl, Whiteland, Zag, 32, Amplid, Bataleon, Bent Metal, PHK Bindings, Borealis, Burton, Capita, Comera, Drake, Funky, Gnu, Plum, Rossignol Snowboard, Jones, Lib Tech, Salomon Snowboards, Nidecker, Nitro, Northwave, Now, Ride, K2, Rome, Union, United Shapes, Yes, Alpine Standards, Cotopaxi, Dragon, Ferrino, Grivel, Hannah, Mammut, Oakley, Osprey, Out Of, Parbat, Patagonia, Spy, Teva, Giro, Anon, Arva, Devold, Icebreaker, Khola, Lupine, Mons Royale, MSR, Silva, Vaude, Craft, Norda, Ulysses, Tesla, Vibram
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The North Face Protection from the Elements I nuovi shell con Futurelight e Gore-Tex “La parete Nord” è notoriamente la più difficile da conquistare di ogni montagna. Per questo motivo, fin dal 1966, The North Face fornisce agli esploratori di tutto il mondo le attrezzature di cui hanno bisogno per realizzare i propri sogni. Anno dopo anno, stagione dopo stagione, il brand viene in aiuto di atleti, professionisti ed appassionati della vita all’aria aperta, per ridefinire i limiti del possibile. C’è ancora un po’ di tempo per tirare qualche curva in fresca o lasciare le nostre impronte su magici sentieri innevati, ma non dimenticate che la primavera è alle porte e The North Face precede i nostri futuri bisogni con la nuova collezione “Protection From The Elements”, una serie di capi pensati per coniugare perfettamente leggerezza, traspirabilità e protezione da pioggia, vento e neve, ovvero tutto quello di cui avremo bisogno per una primavera di esplorazione. Tra i capi di punta la collezione propone due modelli in Futurelight, la celebre tecnologia traspirante ed impermeabile che, sfruttando una struttura in fibra poliuretanica ottenuta tramite nanofilatura, crea una membrana traspirante, leggera e comoda che consente il passaggio dell’aria
senza compromettere in alcun modo l’impermeabilità, favorendo al tempo stesso la termoregolazione anche in condizioni di meteo variabili.
Ultralight, la tecnologia ultra traspirante ideata per offrire maggiore protezione dal bagnato senza sacrificare il comfort.
Per la primavera, The North Face ha pensato a Summit Series Papsura Futurelight Jacket e Frontier Futurelight Jacket che, come tutti i prodotti della gamma Futurelight, sono capi pensati per essere indossati sopra uno strato termico o come strato intermedio traspirante e impermeabile in grado di proteggere in qualsiasi condizione meteo.
Altra protagonista della collezione Protection è la giacca Frontier Futurelight Jacket perfetta nelle condizioni più umide. Realizzata con materiali riciclati aiuta a ridurre sia gli scarti destinati alle discariche che l'utilizzo di materiali vergini. È anch’essa dotata di membrana Futurelight impermeabile e traspirante, che garantisce protezione ottimale dagli acquazzoni primaverili. Infine il modello Jazzi, perfetto per escursioni in ogni contesto e in qualunque condizione, anche le più estreme. Questo è dato dalla protezione ottimale e duratura da pioggia e vento offerta dalla membrana Gore-Tex ad alte prestazioni traspirante, antivento e interamente impermeabile, ideale per proteggere dalle condizioni alpine più impegnative.
Vincitrice dell’Ispo Award, la giacca Summit Series Papsura Futurelight è pensata per attività ad alta intensità in grado di coniugare il massimo del comfort e della protezione da condizioni meteo avverse in un guscio impermeabile incredibilmente compatto e pieghevole. Questo guscio tecnico è realizzato con membrana Futurelight
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M JAZZI GTX JACKET
W FRONTIER FUTURELIGHT JACKET
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W PA P S U R A J K T
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The new 2023 Ski and Snowboard Collection by Norrøna Norrøna, famoso brand norvegese di abbigliamento e attrezzature da montagna fondato nel 1929 dall'appassionato di attività outdoor Jørgen Jørgensen, ha da poco annunciato il
lancio della sua nuova collezione sci e snowboard 2023. La linea integra l'innovativa tecnologia ePE/PU Gore-Tex nella giacca e nella salopette Tamok Gore-Tex Performance. Inoltre offre anche un assortimento specifico per il soccorso alpino nella linea Trollveggen e nuovi interessanti capi da scialpinismo pensati per le esigenze specifiche femminili. Ma diamo un'occhiata nel dettaglio. La giacca e la salopette Tamok Gore-Tex Performance, disponibili sia nella versione da uomo che da donna, sono state pensate per le run in fresca nel backcountry ma funzionano perfettamente anche per tutti i tipi di attività su sci e snowboard. Sono realizzati con l'innovativa membrana ePE/PU Gore-Tex, una tecnologia pri-
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va di PFC con una superficie in nylon riciclato al 100% che rende questi capi sostenibili, durevoli, impermeabili, antivento e traspiranti. Passiamo ora alla Collezione Trollveggen Rescue, sviluppata in collaborazione con la squadra di soccorso alpino norvegese e progettata per le squadre di ricerca e salvataggio in ambienti montani estremi. Il risultato è una linea che comprende giacche, pantaloni e cappuccio, dai colori più vivaci riservati esclusivamente alle squadre e alle organizzazioni di soccorso. La linea è rinomata nel mondo dell'alpinismo grazie alla sua qualità quali alte prestazioni, durata, funzionalità innovativa e protezione dagli agenti atmosferici.
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La Fall 2023 comprende anche capi da scialpinismo pensati specificatamente per il pubblico femminile, tra i quali la Falketind Thermo80 Skirt e i Lyngen Hiloflex200 Slim Pants che sono realizzati con materiali di alta qualità e forniscono un isolamento leggero per mantenere le scialpiniste al caldo nelle giornate più fredde garantendo, allo stesso tempo, grande libertà di movimento sulle piste. La XL Ski Bag è invece è una borsa da sci di alta qualità progettata per fornire lunga durata e protezione a sci o snowboard durante il trasporto. Può contenere da due a quattro sci o da uno a due snowboard di lunghezza compresa tra 160 e 200cm ed è realizzata in poliestere riciclato al 100%, rendendola una scelta ecologica per
gli sciatori e le sciatrici attenti all'ambiente. Le caratteristiche principali includono cerniere resistenti all'acqua, uno scomparto principale con cerniera a forma di U per proteggere oggetti di valore e attrezzature extra e grandi ruote che possono facilmente affrontare terreni irregolari e neve. Ultima notizia, ma non meno importante, anche le collezioni Lyngen, Lofoten, Tamok e Senja vedono ulteriori espansioni con l'aggiunta di nuovi pezzi appositamente realizzati per avventure nella stagione fredda sia su sci che a piedi. Inoltre, verrà anche introdotta una linea di beanies di alta qualità in 100% lana Merino. Questi berretti saranno realizzati con materiali approvati bluesign, una certificazione che ne garantisce la soste-
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nibilità e la produzione etica. Inoltre, il pile di poliestere spazzolato riciclato al 100% utilizzato nei berretti non fa che aumentare ulteriormente il calore e il comfort. Jørgen Jørgensen, CEO di Norrøna, ha dichiarato: “Spingere i limiti di ciò che è possibile nella realizzazione di attrezzature della migliore qualità integrando, contemporaneamente, i tessuti più innovativi e sostenibili è sempre stato uno dei nostri obiettivi fondamentali fin dall’inizio.” E il nuovo lancio di Norrøna, previsto per l'autunno 2023, promette agli appassionati di outdoor opzioni innovative e sostenibili per la loro attrezzatura e i loro accessori, portando avanti la promessa che il brand ha fatto fin dalla sua fondazione.
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Tecnica Zero G Tour Pro Zero G Tour Pro, il famosissimo scarpone da scialpinismo di Tecnica, per la stagione 24/25 diventa più potente, più leggero e più sostenibile. Il modello, punto di riferimento per il mondo freeride, è stato infatti totalmente reinterpretato e rinnovato grazie all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia. Ed il recente riconoscimento assegnato a Tecnica da ISPO ne testimonia le innovazioni rivoluzionarie nel design dei prodotti per l'industria sciistica. Famoso per le sue alte prestazioni in discesa, Zero G Tour Pro si presenta oggi al pubblico con un nuovo design che vede una costruzione 3D della struttura e Power Frame, con nuovi ganci per una miglior maneggevolezza ed una scarpetta interna dal fit ottimizzato. Con un aumento di 1,5 gradi dell'inclinazione in avanti, lo scarpone garantisce un controllo più preciso in discesa mentre il posizionamento ottimizzato dei ganci riduce la deformazione dello scafo, facilitandone la chiusura. I miglioramenti anatomici nella zona del tallone e la costruzione riprogettata dello scafo contribuiscono ad un aumento del 10% del comfort in modalità “walking”. Inoltre, il meccanismo di camminata, soprannominato "T-Hike", vede una riprogettazione per una migliore stabilità e semplicità di utilizzo, anche con i guanti. Infine il meccanismo “Double Blocking” si regola da solo mediante una molla. Un altro aspetto essenziale in questa nuova versione rivista dello Zero G Tour Pro è la sua leggerezza. Lo scafo risulta ulteriormente alleggerito mentre il materiale è più sottile nel
complesso e la suola leggermente più stretta. L’incorporazione di nuovi ganci e rivestimenti contribuisce a questo design leggero migliorato. Di conseguenza, il nuovo modello pesa 1290 grammi, ben 100 grammi in meno rispetto al suo predecessore. Ultimo ma sicuramente non per importanza, l’attenzione di Tecnica alla sostenibilità. La filosofia dell’Eco-Design, focalizzata sull'analisi e sulla riduzione delle emissioni di CO2 dei singoli componenti, si estende ora alla linea Zero G. L'utilizzo di PU invece del PVC e l'inserimento di materiali riciclati, come la lycra riciclata nella fodera e l'alluminio riciclato per i ganci, esemplifica questo impegno. Inoltre attraverso il progetto "Recycle Your Boots” Tecnica rimarca ancora una volta il suo impegno verso un'economia circolare: al termine del primo ciclo di vita i codici QR sul prodotto forniscono al partner di smistamento
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informazioni importanti sull‘approvvigionamento dei materiali e sulla riciclabilità di ciascun singolo componente. Zero G Tour Pro è disponibile sia in versione maschile che femminile. Gli scarponi differiscono nel flex, 130 per gli uomini e 120 per le donne, e nella pianta. In entrambe le versioni lo scafo in carbonio conferisce al modello le caratteristiche fondamentali di leggerezza e stabilità rendendo Zero G Tour Pro performante al massimo nella risalita di vette alte, così come nella discesa di pendii profondi con neve polverosa. Per quanto riguarda la versione donna, lo scarpone Zero G Tour Pro W è stato progettato in collaborazione con il team Women2Women: le partecipanti al progetto W2W sono state coinvolte nel processo di ricerca e sviluppo fin dall’inizio ed il risultato è un modello da scialpinismo realizzato perfettamente su misura delle esigenze e dell’anatomia delle atlete.
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Scialpinismo a strati (e senza più segreti) BY C H I A R A B E R E T TA
Il layering, ovvero il vestirsi a strati, è il faro che dovrebbe sempre illuminare la scelta dell’abbigliamento per un’avventura in quota, dove tipicamente le condizioni atmosferiche possono cambiare rapidamente nel corso della giornata. Quando però si tratta di scialpinismo, un’attività aerobica che necessita sia di impermeabilità e di calore sia di traspirabilità e leggerezza, avere familiarità con questo concetto può fare ancor di più la differenza tra il comfort e il disagio. Dunque, quali sono gli strati adeguati da indossare per fare scialpinismo? «Non c'è una regola fissa da applicare in modo assoluto», premette Matteo Rolando, Product Management Salewa. Potremmo dire che il segreto è conoscere la funzione di ciascuno strato e le varie opzioni a disposizione, così da creare un layering system adatto alle proprie esigenze e alle condizioni ambientali e atmosferiche del momento. «Chi pratica scialpinismo ad alta intensità aerobica cercherà di prediligere capi che esaltano la traspirabilità, mentre chi predilige un’attività rilassata acquisterà capi non necessariamente meno traspiranti, ma sicuramente più capaci di trattenere il calore» spiega Rolando. «Ad esempio, se una persona sa già che la sua
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attività di scialpinismo sarà composta da una salita senza pause a ritmo medio-alto seguita da una discesa e dal rientro al parcheggio, potrebbe non essere necessario uno strato intermedio in piuma esageratamente caldo. Al contrario, se un utente sa che nella sua gita saranno presenti pause anche prolungate, come il pranzo al sacco in cima... Allora sarà bene avere con sé strati di emergenza molto caldi.» Iniziamo dallo strato base, quello che resta a contatto con la pelle e deve mantenerci il più possibile asciutti. Escludiamo subito il cotone, che una volta bagnato si asciuga difficilmente. Cosa è meglio, secondo te: lana, sintetico o materiale misto? Il beneficio della lana è che è inodore, vantaggio importante soprattutto in caso di gite di più giorni; inoltre riesce ad assorbire parecchio sudore e ad asciugarsi particolarmente in fretta. Anche il comfort è più elevato rispetto al sintetico. Per questi motivi in genere noi di Salewa consigliamo un primo strato composto in lana: in collezione abbiamo vari prodotti per lo strato base che ne contengono diverse percentuali. Il base layer Cristallo Warm, ad esempio, ha quasi l’80% di lana ed è decisamente il più caldo. I base layer Ze-
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bru Fresh e Zebru classico ne hanno invece una percentuale leggermente inferiore e potrebbero dunque essere adatti in primavera o per chi non ha particolari problemi di calore. È soprattutto la temperatura esterna che ci si aspetta di trovare a determinare la percentuale di lana ideale nello strato base? No, dipende da quali altri strati si indossano. Se la calzamaglia del base layer viene combinata con un guscio esterno molto leggero, ad esempio, a parità di temperatura è consigliabile scegliere un modello di calzamaglia più caldo. A proposito di calze, anche loro fanno parte dello strato base: anche qui la lana è da prediligere? Le calze non vanno mai sottovalutate, perché i piedi devono rimanere sempre al caldo. In collezione abbiamo diverse qualità di calze, ma sì, di base sono tutte in lana. Lo strato intermedio serve invece a preservare il calore e su questo punto c’è molto da dire, perché le opzioni a disposizione sono diverse: alcune sono più calde, altre si asciugano più rapidamente, non tutte sono antivento... Quale compromesso consigli? Qui si apre
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un mondo. Nello strato intermedio o mid layer, vengono incluse diverse tipologie di prodotti che potremmo riassumere in piumini e pile (midlayer in lana e softshell, tipicamente in materiale sintetico, sono versatili e asciugano rapidamente). Noi prediligiamo anche nel mid layer l’uso della lana combinata ad un materiale sintetico: sia Sella Merino, sia Ortles Merino hanno infatti una componente di lana Merino, che garantisce le sue proprietà inodori e di maggiore calore. Come anticipato, si distingue tra piuma e sintetico, con vantaggi e svantaggi in entrambi i casi. La piuma è l'opzione migliore per il rapporto peso-calore ma una volta bagnata, nonostante gli eventuali trattamenti di impermeabilità, perde parte delle sue proprietà termiche. Se si prevede di stare in un ambiente umido o con forti precipitazioni dunque, è meglio prediligere uno strato di isolamento sintetico, pur consapevoli del fatto che per raggiungere lo stesso livello di calore della piuma bisognerà portarsi dietro un po’ più di peso. Per combinare i benefici di piuma e sintetico da un paio d’anni abbiamo in collezione anche Ortles RDS, un piumino con imbottitura ibrida. Lo strato esterno, o guscio, protegge da vento e precipitazioni: anche qui è inevitabile cercare un compromesso tra traspirabilità, isolamento termico, resistenza all’acqua... Quali caratteristiche cercare in fase di acquisto? I due parametri di scelta per il guscio sono l’impermeabilità e la traspirabilità. Sebbene venga spesso trascurata in fase di acquisto, la seconda è fondamentale nello scialpinismo: si può indossare il guscio più impermeabile del mondo, ma se è fatto con un materiale poco traspirante c’è il rischio che durante l’attività si sudi e si resti bagnati internamente. L’impermeabilità si
esprime in colonne d'acqua, che indicano quanto lo strato esterno resiste a intemperie, neve e pioggia: si va da 5-10mila fino a 28mila. La traspirabilità invece si esprime con un numero che si riferisce a quanti grammi di vapore acqueo la membrana riesce a far traspirare nell’arco di 24 ore. Il nuovo Sella Durastretch Hybrid Jacket è il primo sul mercato a combinare questi due mondi: nelle zone in cui c’è più necessità di essere riparati dalle intemperie abbiamo applicato la membrana a tre strati resistente e impermeabile, mentre nelle altre zone c’è una softshell più traspirante. Va detto che se si parte per un’uscita di scialpinismo sapendo che sarà una bella giornata senza precipitazioni i softshell sono comunque una valida opzione. L’impermeabilità dello strato esterno può deteriorarsi? Come si fa a mantenerla più a lungo? I gusci sono fatti con membrane altamente tecnologiche che però con l’uso e con il tempo tendono a perdere le proprie proprietà, in particolare i trattamenti che permettono alle gocce d’acqua di scivolare via. Per riattivare il funzionamento della membrana basta semplicemente lavare il guscio con i prodotti appositi. Di solito è necessario farlo dopo due o tre stagioni di utilizzo, ma dipende ovviamente da quanto frequentemente viene usato un certo capo. Continuando a parlare di layering per lo scialpinismo, c'è qualche errore che secondo te è abbastanza frequente in chi pratica questo sport? Sicuramente non portare uno stato d'emergenza caldo anche nelle giornate in cui si pensa che non farà troppo freddo, cosa che tra l’altro può fare la differenza in termini di sopravvivenza in caso di incidente. Potrebbe essere indicato uno strato di piuma, ad esempio: come abbiamo
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detto, è caldo ma nello zaino non occupa molto spazio e non pesa troppo. Un capo ingiustamente sottovalutato? Personalmente uso molto il gilet. In passato non lo facevo, perché non ne avevo mai valutato l’importanza, ma in realtà può dare parecchi benefici soprattutto in giornate ventose o fredde. Durante l’attività aerobica ad alta intensità può essere messo semplicemente sopra il base layer: mantiene il busto protetto, ma resta altamente traspirante. Completano l’equipaggiamento berretto, casco, maschera, scaldacollo, eventualmente passamontagna... Vale però la pena approfondire il tema guanti. C’è un modello migliore per lo scialpinismo? Dipende sempre dalle necessità di ciascuno, ma direi che soprattutto nelle giornate molto fredde è utile avere dei sottoguanti composti da lana Merino, che fanno da base layer: ne sono un esempio i nostri guanti Cristallo. Potrei poi consigliare gli Ortles Powertex, con imbottitura in Tirolwood, oppure gli Ortles Durastretch, che combinano una parte superiore in softshell al palmo in pelle, ottimo se si devono maneggiare corde o fare tratti di semi-arrampicata su roccia. Guanti tipicamente da salita sono poi quelli con membrana Windstopper, fornita da Gore-Tex: è un materiale che mantiene il calore internamente e ha ottime proprietà antivento. Meglio mettere nello zaino più di un paio di guanti, quindi? Sì, io personalmente ne porto tre: un paio molto leggero, che può essere usato eventualmente come sottoguanto sia in salita sia in discesa, uno intermedio e uno molto pesante, specialmente se si tratta di una gita invernale. È lo stesso principio del piumino di emergenza da tenere in fondo allo zaino: meglio averli con sé che non averli!
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Ondra Comp una nuova era BY LISA MISCONEL
Di nomi che sono entrati a far parte della lunga storia di La Sportiva per le proprie imprese in diverse discipline alpine se ne contano a decine. Se però ci concentriamo sulla disciplina che più di tutte ha rivoluzionato il marchio, l’arrampicata, e se parliamo di nomi che fisicamente sono rimasti impressi negli archivi a Ziano di Fiemme, quelli si contano sulle dita di una mano: Heinz Mariacher, Manolo, Ron Kauk, Stefan Glowacz, Tommy Caldwell. Le Mariacher, le avanguardistiche e incomprese Ballerina, le Kaukulator, le SG Mega, le TC Pro.
si e massimizzare il contatto con la superficie di appoggio, assicurando così la massima aderenza. Spalmo in aderenza, agganci di punta e tallonaggi delicati sono l’area di massima espressione di Ondra Comp. Tutto è iniziato da una telefonata fra Adam e Pietro... Adam: Due anni fa, sono arrivato alla conclusione che ci fosse effettivamente una lacuna nel mio equipaggiamento per ciò che riguardava i blocchi indoor. Lo stile di arrampicata è in continua evoluzione e sono sempre stato uno stimatore della filosofia di La Sportiva nel creare scarpette versatili, eccellenti e performanti in molte situazioni compreso l’edging. Tuttavia, per me era chiaro che ci fosse lo spazio per sviluppare una scarptta ancora più specifica per il mantenimento in spalmo.
Da oggi dovremo usare due mani per contare questi nomi... Perché è arrivata Ondra Comp. Sono passati sedici anni da quando il tredicenne Adam ha varcato le porte dell’azienda trentina per la sua prima collaborazione. È li che ha conosciuto Pietro Dal Prà, al tempo atleta e athletes manager, e non è passato molto tempo prima che i due abbandonassero le sedi ufficiali per ritrovarsi in parete a condividere la medesima passione. Pietro ha da subito capito perché Adam era così unico: le sue abilità tecniche nell'arrampicata erano accompagnate da capacità mentali ancor più acute, e questo incastro era ed è tuttora vincente. Il rapporto fra i due negli anni si è consolidato al punto che la prima autobiografia di Adam, presentata al pubblico nell’autunno 2023, è stata scritta proprio da Pietro. È lo stesso sodalizio, unito all’expertise del team di R&D La Sportiva, che ha dato origine ad Ondra Comp.
E così hai chiamato Pietro... Pietro: Ero in viaggio da Arco verso la sede di La Sportiva, e durante la chiamata Adam mi ha raccontato di certe mancanze che percepiva su una scarpetta utilizzata durante la gara di boulder appena conclusa. Ho detto “Beh, c’è la possibilità di lavorarci su.” Nel giro di un mese ho presentato la proposta ufficiale. Ne ho parlato prima in azienda e ho esposto l’idea ai miei colleghi: “Ragazzi, vogliamo tentare lo sviluppo di una nuova scarpa con Adam?” – Tutti hanno accolto positivamente la proposta. Come si è sviluppata l’idea? A: Prima della versione attuale sono stati testati più di 20 prototipi, in allenamento ed anche in gara, mascherando con l’estetica la scarpetta facendola sembrare un classico modello della collezione. P: Adam è stato a capo del test, io questa volta sono rimasto in osservazione, dando qualche sug-
Per permettere la massima espressione delle doti fisiche è stata effettuata un’analisi biomeccanica del piede di Adam, il fine era quello di soddisfare la sua richiesta di una scarpetta specifica per il bouldering moderno. La struttura della scarpetta è concepita per permettere al piede di distender-
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gerimento per diverse soluzioni. Ricordiamoci però di una cosa: chi fa realmente le scarpe non siamo certo io e Adam. Si tratta di un team di tecnici e modellisti con a capo Luca Gabrielli con i quali discutiamo e condividiamo le nostre idee e percezioni. È impossibile che un atleta, come Adam, alla sua prima esperienza potesse sviluppare un prodotto finito con tutte le soluzioni tecniche ed i problemi costruttivi. Il potenziale lo ha, ma prima di poter arrivare a padroneggiare un progetto così ci vogliono anni di esperienza. Ci tengo sempre a sottolinearlo, un arrampicatore non ha mai fatto una scarpetta, ma è un lavoro di gruppo. A: Io ho fatto presente le priorità dal mio punto di vista, la ricerca di una scarpetta veramente specifica che potesse funzionare al 100% in spalmo e in qualcosa che adesso noi chiamiamo “smedging”: un appoggio del piede molto piccolo e svaso. Non avevo esperienza nello sviluppo di un prodotto, per questo tante delle proposte che avevo in mente ho imparato che non possono funzionare a livello costruttivo, è stato un processo davvero interessante.
po’ per riconoscenza nei confronti di una figura come Adam, con noi ormai da 16 anni, un po’ perché Adam si è sempre dimostrato interessato e coinvolto nell’argomento scarpetta. Ci sono fortissimi arrampicatori che non sono così interessati al lato tecnico e costruttivo, ed arrampicano con 1 o 2 modelli per tutta la loro vita senza l’interesse nel migliorarli. Adam invece ha sempre avuto questa attenzione verso l’attrezzo, la scarpetta: ci sembrava un giusto omaggio. Quando metti insieme motivazioni forti come quella di un atleta che vuole migliorare le proprie prestazioni anche tramite la miglior attrezzatura, ed un marchio aperto alla novità ed al miglioramento, a volte uno più uno non fa due, ma tre. Cosa ti dà la motivazione dopo tutti questi anni? A: Tanta gente dice “Io scalo solo per divertimento”: lo faccio anche io, ma mi piace farlo spingendo i miei limiti. Divertirti è okay, ovviamente quando mi alleno per le gare è un po’ diverso, non si tratta sempre di divertimento. Ci sono giorni in cui fremo dalla voglia di uscire su roccia, ma so che devo allenarmi indoor per le gare. E poi ho tanti sogni: sogno di scalare alcuni progetti o pareti e per farlo so che devo allenarmi, che scalare solo su roccia non è abbastanza per essere forte ed in forma. L’allenamento è anche uno strumento per realizzare i miei sogni e alternare roccia ed indoor alimenta la voglia uno dell’altro.
Ondra Comp è solo per professionisti? A: Si tratta di una scarpetta solo specifica, ma adatta a tutti coloro che frequentano le palestre di boulder: lo stile di arrampicata in spalmo su grandi volumi non viene praticata solo ad alti livelli. È ovviamente un attrezzo da performance, quindi non adatto a principianti, ma pensato per tutti i climber che si dedicano solo al boulder, all’indoor. Inoltre quando si parla di scarpetta tanto dipende dal peso: io coi miei 70 chili trovo che Ondra Comp sia abbastanza morbida e non potrei mai utilizzarla nei progetti su roccia, tuttavia un climber più leggero potrebbe trovarsi bene nell’utilizzarla quasi per tutto perché magari più rigida sotto il suo peso.
“Adam the Climber” è uscito recentemente. È un po’ come foste andati ad arrampicare insieme, uno va da primo, l’altro sale per secondo ed insieme si arriva al coronamento del progetto. P: Da sempre, ogni volta che andavamo a scalare insieme era Adam a condurre la salita da primo, malgrado fosse un ragazzino e io gestissi la parte della sicurezza. In questo libro invece, è un po’ come se per la prima volta fossi salito io da primo, con lui sotto a farmi sicura raccontandomi di sé e dandomi le motivazioni per proseguire nel modo giusto. "Verba volant, scripta manent" si dice: era importante fermare una cultura intera, non solo quello che ha fatto Adam. Ho cercato tramite la sua vita e le sue imprese, di raccontare anni di una cultura, quella che gli è stata trasmessa dai genitori e che non è così lontana da quello che ho vissuto io quando ho cominciato ad arrampicare.
Nella storia delle scarpette di La Sportiva, solo 5 arrampicatori hanno dato il loro nome. È un po’ come entrare nella storia non solo per quello che fai ma anche con un oggetto materiale che porta il tuo nome. Come ti senti? A: Sicuramente per me è un grande onore che non mi sarei mai aspettato prima di oggi. Conosco le scarpette di grandi come Mariacher o Tommy Caldwell con le TC Pro che ho utilizzato in passato. P: Poi si sono state anche le Kaukulator di Ron Kauk, le SG... Un numero abbastanza ristretto. Il nome Ondra Comp è stata una scelta di La Sportiva, non solo per una questione di marketing. Un
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Not only Ice at SCARPA Ice Days BY E VA TO S C H I
PHOTOS RICCARDO DE CONTI
ci si incontrava, si potevano seguire dei workshop organizzati dai brand partner (sì, perché la mentalità di SCARPA è quello di includere, quella del “più siamo meglio è”), organizzarsi con le guide per il giorno dopo o chiacchierare di quello appena passato bevendo delle birrette, guardare film e ascoltare talk emozionanti, e ballare come dei pazzi al party di chiusura della due giorni. Alla base di tutto quello che si può fare una mission fondamentale: creare comunità, condividere la passione che lega chi pratica queste attività, dai pro agli appassionati e viceversa, attraverso uno scambio autentico e bidirezionale.
Ice Days: è solo un nome, un punto di partenza. Del resto prima dell’ultima nevicata come ci si girava attorno era tutto ghiacciato, anche quello che normalmente si dovrebbe sciare. Comunque, a questa prima edizione, diciamo “di prova” degli SCARPA Ice Days a Cortina d’Ampezzo di ghiaccio ce ne è stato, ma non solo. Immergiamoci in questi due giorni, e cerchiamo di raccontare cos’è quest’evento, cosa sarà e cosa è successo.
L’evento: ieri e oggi Partendo dall’inizio, l’anno scorso SCARPA ha chiamato a Cortina atleti e guide alpine a loro legati per valutare la fattibilità di un evento. Il come, il dove, il quando. Si è partiti con l’idea dell’ice climbing ma poi si è deciso di aprire le danze anche con lo scialpinismo. Come non farlo con una location così, e con degli ambassador super motivati a condividere la loro passione? In questa edizione di prova, quindi, si sono svolte due attività spalmate in due giorni: ice climbing e ski touring. Sì, ok, si scia e si scala ma come funziona realmente? In pratica ci si poteva iscrivere alla singola giornata o ad entrambe e si poteva scegliere cosa fare e con quale ambassador farlo. Si poteva scalare su ghiaccio con Hervé Barmasse, con i fratelli Ladevant, con Dani Arnold, Mathieu Maynadier o sciare con Bruno Compagnet, Silvia Moser, Giulia Monego o Tommaso Cardelli. Solo per dirne alcuni. Base camp dell’evento è stata la Palestra Cortina 360 dove
L’evento domani Tirando le somme di questi due giorni insieme ad Eleonora Mion, responsabile della comunicazione in SCARPA e responsabile dell’evento, quello che è uscito fuori è stata la tanta voglia di continuare a creare questo spazio di scambio, e di ampliarlo sempre di più. Magari cambierà il nome dell’evento per aprirlo a più discipline come si è fatto quest’anno ma il core sarà sempre lo stesso. Ci saranno più partecipanti e di conseguenza più atleti, più guide alpine. Si troveranno location che possano ospitare più persone, si chiameranno altri partner. Il tutto mantenendo lo spirito da cui si è partiti e che è quello che muove l’azienda fin dagli albori. Si cresce insomma, ma i valori non cambiano.
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Perché Cortina
o curriculum: in primis per il loro spirito di vivere la montagna (e la vita, in generale) in modo “diverso”, che è lo stesso spirito di SCARPA. Sono arrivati a Cortina atleti appassionati e capaci di condividere, trasversali, empatici e capaci di mettere a proprio agio le persone. Insomma, atleti che non hanno bisogno di girare con il logo del brand per portarne in giro i valori. Hanno condiviso tip per praticare gli sport, sorrisi, chiacchiere e birre con tutti i partecipanti e non si sono mai risparmiati, anche sul dance floor. Hanno dato tanto, ma in cambio, ed è importante dirlo, hanno ricevuto tantissimo dagli appassionati che hanno scelto loro, proprio loro, per passare una giornata in montagna. Avere una persona che viene lì per te e per il tuo modo di fare quello che fai ti riempie, ti ricarica. Vedere quella luce che brilla negli occhi di chi è appassionato o di chi lo diventerà proprio perché ha passato una giornata con te, è un privilegio. È uno dei motivi per farlo.
SCARPA e Cortina hanno un bellissimo rapporto che va avanti da anni e che negli ultimi si è stretto sempre più. Per questo quando si doveva pensare a una location dove organizzare questo tipo di evento subito si è pensato alla perla delle dolomiti. È vicina all’azienda, è un punto di riferimento per le attività outdoor invernali e lo diventerà sempre più in vista delle olimpiadi e, senza giri di parole, è un posto bellissimo. Inoltre, non da ultimo, ci sono le guide alpine locali con cui collabora SCARPA e senza le quali non sarebbe possibile organizzare, in sicurezza, le attività outdoor.
Gli ambassador A corona dell’evento ci sono stati gli ambassador SCARPA, sia per il mondo ice climbing, che per l’alpinismo e lo sci. È la prima volta nella storia del brand che si organizza un meeting atleti aperto al pubblico e soprattutto che atleti di attività diverse abbiano la possibilità di interfacciarsi tra loro. Ma gli atleti non sono stati invitati solo per il loro nome
Al prossimo anno. Ai prossimi (not only) Ice Days.
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Cos’è Ortovox Safety Academy e perché dovreste parteciparvi TEXT & PHOTOS BY EVI GARBOLINO
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Recentemente, lo scialpinismo e il freeride hanno registrato un aumento di appassionati sempre più attratti dall’alta quota e dal fuoripista. Questi sport offrono spazio per la crescita personale e l'esplorazione, ma richiedono una conoscenza specifica del materiale di sicurezza e una gestione responsabile dei rischi legati al contesto in cui ci si muove. Ortovox Safety Academy, in collaborazione con le guide alpine certificate UIAGM, porta ora in tutto il territorio alpino un ciclo di appuntamenti dedicati alla sicurezza in ambiente alpino che abbiamo vissuto e che vi raccontiamo qui. Ortovox Safety Academy: di cosa si tratta? Moduli didattici della durata di uno, due o tre giorni di formazione dedicati agli appassionati di scialpinismo: i nuovi Ortovox “Training” e “Tour&Training”, proposti nelle formule Basic e Advanced sono realizzati in collaborazione con Guide Alpine certificate UIAGM. Una campagna di formazione alla sicurezza in montagna che Ortovox porta avanti ormai dal 2008 con il supporto di esperti in materia di sicurezza, nel comune obiettivo di sensibilizzare e prepara-
re gli sciatori attraverso corsi teorici e moduli formativi sul campo. La strategia di Ortovox alza decisamente il livello della didattica dei classici atelier formativi: a disposizione non solo materiale cartaceo in formato tascabile di grande completezza, ma anche video didattici, interviste agli esperti, oltre a strumenti realizzati ad hoc (come il 3D Berg SAM) perfetti per rendere accattivanti le informazioni e immediatamente comprensibili le nozioni più tecniche. In particolare durante le giornate di Ortovox Safety Academy, la prima parte teorica e qualche esercitazione pratica in un campo A.R.T.VA, è seguita da un’uscita in ambiente con una vera e propria escursione. Lì, con un breve itinerario fra pendii e difficoltà tecniche contenute, i partecipanti potranno osservare da vicino i potenziali fattori di rischio, prendere confidenza con il fuoripista e soprattutto, acquisire consapevolezza della reale complessità degli aspetti di valutazione. Ultimo aspetto non trascurabile, il fatto di potersi mettere alla prova sotto la supervisione di esperti della sicurezza, ricevendo immediati feedback per migliorare.
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Valle del Gran San Bernardo Step 1 - Training
Ci spostiamo poi in località Crévacol e divisi in piccoli gruppi iniziamo la prova di ricerca; capiamo subito che tra il dire e il fare c’è una bella differenza! Nonostante il terreno della ricerca sia un campo costruito artificialmente, senza pendenza e con aspetto omogeneo, la recente nevicata ha reso il manto nevoso morbido ma discontinuo: capita di affondare, correre è difficoltoso, mentre la fatica rende complicata la ricerca. Ci spostiamo lungo le greche di 20 metri indicate dai display, senza perdere la concentrazione. Che emozione agganciare il segnale e sentire che la distanza diminuisce! Riduciamo la velocità e ci avviciniamo al terreno fino al punto presunto di seppellimento. Lasciamo spazio ai compagni di squadra che hanno già estratto e montato la sonda per iniziare a esplorare il terreno. Trovato! La sonda segna circa 90cm: probabilmente siamo proprio sopra il nostro travolto. Le guide spiegano che in questi casi la cosa migliore è lasciare la sonda dove si trova senza spostarla, indietreggiando per una distanza di circa 1,5 volte la profondità di sep-
L’appuntamento con le guide alpine di Peakshunter Mountain Guides, nuovo ambassador regionale Ortovox, è in Valle del Gran San Bernardo, mecca del freeride e dello scialpinismo valdostano. Un campo di ricerca A.R.T.VA è stato realizzato per l’occasione a due passi dagli impianti di risalita e dal comprensorio sciistico di Crevacol. Ma prima della pratica sul campo, un po’ di teoria con le slide del Lab Snow per affrontare i principi fondamentali della gestione del rischio valanghe. “Avrete sicuramente sentito parlare della curva di sopravvivenza” spiega Elis, “ma forse pochi sanno che dopo 15 minuti tale curva si abbassa in modo esponenziale: è in questo lasso di tempo a disposizione che è necessario agire! Mantenere la calma è molto difficile in queste situazioni, anche per i più esperti. Quando avviene il distacco da un pendio, spesso i travolti sono ancora vivi e l’intervento di autosoccorso è essenziale perché gli stessi vengano trovati e portati in salvo.”
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Step 2 - Tour
pellimento in modo da non aggiungere ulteriore peso sopra la vittima per poi procedere allo scavo. Abbiamo a disposizione una pala Pro Alu III allungabile, trasformabile in modalità zappa all’occorrenza. Dopo 12 minuti individuiamo il disperso, ma dobbiamo ancora scavare! Ci rendiamo conto che il tempo scorre davvero rapidamente in queste situazioni e che la nostra curva di sopravvivenza è già in picchiata. Passano altri 11 minuti. In media ci vogliono dai 9 a 12 minuti per scavare un metro di neve fresca. I miei compagni si danno il cambio in modo da preservare le forze. Ci siamo! Sono trascorsi 23 minuti e siamo esausti, tutti e tre. Chissà se in una situazione reale saremmo stati in grado di agire, ma una cosa è certa: ci abbiamo messo troppo tempo per trovare la posizione minima e iniziare il sondaggio. Elis e Claudio ci spiegano che l’unico modo per imparare a gestire al meglio la ricerca è la pratica, tanta pratica. Ok, ecco perché i corsi Ortovox non prevedono solo una parte di “Training” ma lasciano spazio anche al “Tour”, per una simulazione più veritiera.
L’indomani la partenza è dal piazzale di Crévacol in direzione Gran Créton (3000mslm), sempre nella Valle del Gran San Bernardo. Prima di mettere gli sci controlliamo il bollettino valanghe facendo le nostre valutazioni e scambiando qualche riflessione a voce alta. Rischio 3 marcato su 5, che le guide alpine spiegano essere dove avviene il più alto numero di incidenti. Verifichiamo poi che tutti abbiano con sé il materiale di emergenza personale ed effettuiamo il group check prima di partire. Ci addentriamo nel bosco che conduce verso il Col Serena, notando che la neve è polverosa e che il rischio di valanghe, seppur presente, è minimo. È qui che Elis ci spiega come riconoscere la pendenza del terreno con l’uso dei nostri bastoncini (trucchi del mestiere!). Sopra i 30° il rischio di distacco si alza. Prima di uscire dal bosco, troviamo un punto in cui la stratificazione nevosa è ben visibile: Claudio ne approfitta per mostrarci i diversi tipi di neve in strati sovrapposti, dopo le precedenti nevicate. Proseguiamo verso pendii più aperti e analizziamo insieme l’azio-
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ne del vento. La neve cambia ed effettivamente si nota! Lo scricchiolio sotto gli sci e la crosta sono due segnali ben riconoscibili. Ci fermiamo sopra alcune baite e la guida ci fa notare la presenza di numerosi distacchi lungo i pendii più ripidi. Sono principalmente valanghe a debole coesione, dovute alla pendenza. Una volta in cima togliamo le pelli e ci apprestiamo alla discesa. La bella polvere della scorsa nevicata scaccia tutti i pensieri e l’adrenalina sale! Elis e Claudio ci fermano: ci segnalano i cambiamenti di pendenza del terreno e indicano la neve. In effetti, per quanto la situazione sembri innocua i pericoli concreti esistono, non li avevamo notati. “Per quanto ci si diverta, il livello di attenzione va mantenuto anche durante la discesa. Mai tutti insieme e sempre lucidi nella valutazione!” La gita è conclusa, il corso no. Insieme guardiamo alcune interviste nella sezione Lab Snow del sito di Ortovox, con alcune testimonianze di coinvolti in valanga.
za: le nozioni teoriche di base non sono sufficienti per sostituire una formazione completa sul primo soccorso. Ogni sportivo dovrebbe esercitarsi durante un corso che preveda l’insegnamento dell’uso corretto del dispositivo di ricerca e delle tecniche di primo soccorso. Lo scialpinismo è uno sport accattivante che permette di entrare a contatto con la natura ad un livello di percezione (e di rischio!) superiore. Permette di raggiungere luoghi selvaggi e spazi ancora inesplorati, scacciando i pensieri della frenesia del nostro tempo, ma allo stesso tempo può condurci in situazioni di pericolo. Per questo, essere preparati e essere consapevoli è indispensabile almeno quanto essere allenati all’intervento nei modi e tempi determinanti per garantire la sopravvivenza in caso di valanga. La prevenzione è sicuramente il miglior modo per proteggersi ed i corsi Ortovox, grazie al supporto e alla professionalità delle guide alpine, sono un’occasione di crescita e allenamento alla portata di tutti.
Ritorno a casa un bagaglio di esperienza importante che questo weekend formativo mi ha regalato, insieme ad una grande consapevolez-
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Mammut’s Fantastic Four B Y S I LV I A G A L L I A N I
Quando si parla di un tour sugli sci o di un’avventura fuori pista uno dei fattori importanti da tenere in considerazione, se non il più fondamentale, è la sicurezza. Il rischio valanghe in alta montagna non è certo una novità e negli ultimi anni gli effetti continui del cambiamento climatico hanno reso questa eventualità ancora più alta, il manto nevoso si evolve e questo rende le previsioni delle valanghe sempre più difficili. Quando si parla di un tour sugli sci o di un’avventura fuori pista uno dei fattori importanti da tenere in considerazione, se non il più fondamentale, è la sicurezza. Il rischio valanghe in alta montagna non è certo una novità e negli ultimi anni gli effetti continui del cambiamento climatico hanno reso questa eventualità ancora più alta, il manto nevoso si evolve e questo rende le previsioni delle valanghe sempre più difficili. Inoltre, sempre più appassionati di sport invernali si stanno spingendo lontano dalle piste dei resort verso linee incontaminate, alla ricerca di una esperienza ancora più a contatto con la natura.
fortuna abbiamo a nostra disposizione degli alleati che potranno rendere le nostre avventure in montagna indimenticabili, oltre che ancora più sicure. Quando parliamo di sicurezza in montagna e come comportarsi in caso di valanga, pala, sonda e ARTVA sono dei compagni fondamentali. Ma ci sono ulteriori accorgimenti e preziosi tool che possono rendere ogni nostra uscita meno rischiosa. Ne abbiamo parlato con Jacqueline Miler, Avalanche Safety Expert di Mammut che ci ha spiegato perché dovremmo sempre portare con noi anche uno zaino con airbag da valanga, in aggiunta al famoso trio tradizionale.
È proprio in queste occasioni che non dobbiamo mai abbassare la guardia. Per
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Jacqueline, perché gli zaini da valanga sono ancora così poco diffusi tra appassionati? Credo sia una questione di come si percepisce l’oggetto. Ancora adesso, gli zaini da valanga sono visti da molti come un'attrezzatura di sicurezza personale che protegge principalmente chi lo indossa. A differenza di pale, sonde e apparecchi ARTVA, non vengono utilizzati per cercare le vittime sepolte, ma percepiti come un tool che riguarda solo la sicurezza personale dell’utilizzatore.
di strumenti di test. Questi strumenti ti consentono di esercitarti nell'attivazione dell'airbag senza bisogno di bombole. Inoltre queste possono essere ricaricate senza costi aggiuntivi. Ciò, a sua volta, aiuta a mettere in prospettiva il costo complessivo dello zaino. Inoltre i nostri zaini possono essere utilizzati tutto l'anno senza il sistema di salvataggio. Quali sono i tuoi quattro mai più senza per un’avventura in montagna? Lo zaino Tour 30 Women Removal Airbag 3.0 è il compagno ideale per i lunghi viaggi dove la sicurezza è un aspetto fondamentale. È un prodotto leggero e dal design minimalista, si può accedere facilmente al contenuto e la vestibilità è ottimizzata per le donne in modo da fornire il massimo comfort e le più alte prestazioni. Altro compagno imprescindibile è Alugator Ultra, la pala in alluminio certificata UIAA più leggera sul mercato. Con un design saldato e una lama sottile da 1mm, è realizzata in alluminio 7075 di grado aerospaziale che la rende leggerissima. Poi non può mancare la sonda Probe 240 Speed Lock che è veloce da montare e facile da usare. È realizzata in robusto e leggero alluminio certificato e dispone di un sistema Speed Lock telescopico ad alta resistenza, adatto ai guanti, con un segnale acustico di clic. Ultimo ma non per importanza, il Barryvox S, il ricetrasmettitore digitale/analogico con una larghezza effettiva della striscia di ricerca di 70 metri. La funzione Smart Search permette di guidare il soccorritore verso il bersaglio durante la ricerca e corregge la direzione grazie a una grafica interattiva. Questa caratteristica aiuta a trovare le vittime sepolte più velocemente e rende il Barryvox S uno dei ricetrasmettitori più intuitivi sul mercato.
Invece tu ritieni che lo zaino da valanga sia un mezzo per proteggere anche gli altri? Assolutamente sì, lo zaino da valanga non solo protegge chi lo indossa ma svolge anche un ruolo cruciale nell'aiutare i primi soccorritori durante le missioni di salvataggio. Sappiamo tutti che il tempo è il fattore più critico quando si viene travolti da una valanga. Che tu sia sepolto sotto pochi metri di neve o più in profondità questo tipo di zaino, grazie al suo airbag gonfiabile, può fare la differenza durante le operazioni di soccorso al pari di pala, sonde e ARTVA. Spesso la scelta o meno di equipaggiarsi con uno zaino si basa sul loro peso e sul costo. Cosa ne pensi? Per quanto riguarda Mammut posso assicurare che gli zaini da valanga che propone sono eccezionalmente leggeri. Compresi sistema airbag e bombola, arrivano a pesare meno di due chilogrammi e mezzo. Un tipico zaino da scialpinismo spesso pesa meno di un chilo, che più o meno equivalente al peso di una bottiglia d'acqua. Nel contesto delle attrezzature salvavita, questo peso aggiuntivo minimo è un piccolo sacrificio. Ciò di cui molte persone potrebbero non essere a conoscenza è che i nostri sistemi di airbag meccanici sono dotati
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Back to the roots con Shaun White, Perrine Laffont, Richard Permin e Cai Xuetong BY I L A R I A C H I AVAC C I P H OTO S JA M I E H AW K ESWO RT H
Moncler Grenoble celebra le sue radici olimpiche e le altissime prestazioni dei suoi capi con quattro campioni d’eccezione. Pensateci bene: se doveste scegliere un resort in Europa che rappresenti anche simbolicamente l’unione tra performance in montagna e stile impeccabile sicuramente puntereste il dito su St. Moritz. È qui che Moncler ha scelto di aprire il primo flagship store dedicato all’universo Moncler Grenoble, la collezione del gruppo che più di tutte si fa vanto della performance dei suoi prodotti. Lo stesso naming contiene un omaggio alle origini del brand, fondato da René Ramillon a Monestier-de-Clermont nel 1952, un comune francese che si trova per l’appunto nell'arrondissement di Grenoble. All’epoca Moncler produceva sacchi a pelo e giacche per affrontare l’altitudine in montagna: il team di Lino Lacedelli la scelse infatti per la prima, storica, salita del K2 del ‘53. Negli anni immediatamente successivi il brand fu scelto poi per altre importanti spedizioni, dal Makalu all’Alaska e, nel 1968, divenne lo sponsor ufficiale della nazionale francese alle Olimpiadi invernali che si tennero proprio Grenoble. Nella storia recente e non di Moncler, ci sono poi altre tappe, altri mondi, dai paninari milanesi al lancio in borsa fino all’avvento del nuovo concept della maison, Moncler Genius, che rappresenta un nuovo modo di concepire il brand coinvolgendo altri designer e intera-
gendo in modo innovativo con i consumatori finali. Con Moncler Grenoble il marchio celebra le sue origini e quest’anno lo fa non solo con il flagship store di St. Moritz, ma anche con una campagna con cui indaga il rapporto di quattro campioni con la montagna. “Beyond performance”, questo il titolo evocativo della campagna, coinvolge infatti quattro atleti che stanno facendo la storia degli sport invernali per rendere omaggio non tanto ai loro successi, quanto al loro rapporto con la montagna e con le community di sciatori e di snowboarder di cui fanno parte. Grazie a questi scatti di Jamie Hawkesworth abbiamo avuto l’opportunità di cogliere lo sguardo più intimo e sincero rispetto alla montagna della leggenda dello snowboard Shaun White, per tre volte medaglia d’oro alle Olimpiadi, della medaglia d'oro olimpica e cinque volte campionessa del mondo di sci mogul Perrine Laffont, del leggendario freerider Richard Permin e della snowboarder campionessa del mondo Xuetong Cai. Quattro incredibili voci in una sorta di “intervista a quattro”, che raccontano non solo il loro rapporto con la montagna, ma anche con le gare, l’adrenalina, la pressione e la paura.
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Avrei dovuto andare avanti: sarebbe stato divertente vantarmi di essere un olimpionico sia in inverno che in estate.
Shaun White Nella tua carriera, quali competizioni hanno svolto un ruolo cruciale? Direi i primi X-Games che ho vinto: avevo 16 anni ed è stata una grande cosa per me, non solo vincere, ma essere considerato non più un ragazzo, ma un vero professionista. Al secondo posto di questo ideale podio c'è invece il primo oro olimpico che ho vinto, a Torino nel 2006. Avevo realizzato qualcosa che molti sognano di fare e, dopo quel risultato, il mio mondo non è più stato lo stesso. Infine direi le Olimpiadi di Sochi nel 2014, dove sono uscito dal podio ottenendo solo un quarto posto. Quella sconfitta mi devastò, ma mi aiutò anche a dare un nuovo valore sia allo sport che alla mia vita in generale. È stato un momento che mi ha aiutato a crescere, a diventare più forte e focalizzato.
L'eredità di Moncler Grenoble ha le sue radici nelle competizioni olimpiche, dove l'attrezzatura gioca un ruolo molto importante. Quali sono le qualità più importanti per te quando si tratta di abbigliamento da competizione? Ovviamente qualcosa con cui performare bene, ma c'è anche l'elemento dello stile da non sottovalutare: se indossi qualcosa che ti fa sentire speciale e sicuro, questo contribuisce anche alla bontà della performance. Lo stile è sempre stato importante per te, tanto che hai fondato un tuo brand. In settori come lo sci e lo snowboard, lo stile ha anche un significato speciale in termini di appartenenza. Cosa ti piace particolarmente della nuova collezione Grenoble? Amo il modo in cui Moncler è riuscita a produrre una collezione super cool senza per questo perdere colpi in fatto di performance. Sono così convinto della bontà in termini tecnici di Grenoble che ho collaborato con il mio brand Whitespace alla realizzazione di uno snowboard in collaborazione! Sono orgogliosissimo del risultato: è una bellissima tavola all mountain dal design grafico e pulito in bianco e nero opaco.
Se potessi tornare indietro, quale gara rifaresti? Sicuramente la gara di skateboard alle Olimpiadi in Giappone. Ho gareggiato sia nello skateboard che nello snowboard per molto tempo, e quando lo skateboard è stato introdotto nei Giochi Olimpici ero così entusiasta che ho voluto provare a competere. Mi sono ritirato però quando Tokyo 2020 è stata posticipata di un anno perché non ero sicuro di poter gareggiare nello skateboard nel 2021 e poi tornare allo snowboard per le Olimpiadi invernali del 2022.
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Perrine Laffont Quand’è che ti sei appassionata al mogul ski? E cosa rappresenta questa disciplina per te? Ho iniziato grazie ai miei genitori: all'epoca mio padre era un maestro di sci e mia madre era la presidente del mogul ski della stazione sciistica in cui sono cresciuta, Les Monts d'Olmes. Avevo 2 anni quando mi hanno messo sugli sci per la prima volta e, da allora, non li ho più tolti. Quando poi sono cresciuta mi sono approcciata al mogul ski e alle competizioni, da allora non ho più smesso. Amo questa particolare disciplina del freestyle perché le sensazioni che mi dà sono uniche: devi essere veloce, molto tecnico e allo stesso tempo amare le acrobazie. In più l'atmosfera che si respira nelle squadre di sci freestyle è molto diversa da quella dello sci alpino o di altre discipline invernali. Nella tua carriera, quali competizioni hanno avuto un ruolo cruciale? Il maggior impatto sulla mia carriera lo hanno sicuramente avuto i Giochi Olimpici del 2018 a PyeongChang, in Corea del Sud. È stato l'anno in cui ho vinto la medaglia d'oro olimpica: l'11 febbraio 2018 ho realizzato il mio sogno più grande. Qual è la memoria olimpica alla quale sei più affezionata? Senza dubbio la mia partecipazione alle mie prime Olimpiadi, nel 2014 a Sochi, quando avevo solo 15 anni. Quando ho iniziato a competere ho da subito puntato alle Olimpiadi, così i miei genitori hanno allestito una palestra nel mio sottotetto. Non appena ho scoperto, all'età di 13/14 anni, che poteva esserci un posto per me a Sochi, mi sono allenata duramente per far parte della squadra e quando finalmente sono arrivata alle Olimpiadi avevo 15 anni ed ero l’atleta più giovane della delegazione francese. Quell’anno riuscii a conquistare il quinto posto nelle qualifiche e il quattordicesimo nella finale, il che mi ha spinto a voler tornare quattro anni dopo per vincere la mia prima medaglia olimpica.
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L'abbigliamento in montagna è anche una questione di appartenenza, specialmente nello sci freestyle. Cosa ti piace particolarmente della collezione Moncler Grenoble? Beh mi piace per diversi motivi, il primo dei quali è che fonde stile con funzionalità ad alte prestazioni. Gli abiti sono progettati per resistere alle condizioni dure di montagna permettendo al contempo una buona libertà di movimento, fondamentale nelle attività freestyle. Moncler Grenoble ha anche un design innovativo e indossare Moncler Grenoble in montagna trasmette un senso di appartenenza presso una community che apprezza sia lo stile che la performance: non si tratta solo degli abiti, ma di far parte di una community che ricerca la qualità e l'eccellenza.
stro sport è in qualche modo speciale, ed è per questo che mi dedico il più possibile a spostarne i confini. Lavorare con il mio team e cercare di fare qualcosa di diverso ogni anno mantiene viva la mia passione, scaccia la routine. La produzione di video in montagna sta vivendo la sua golden age in Europa, dove la passione per questo tipo di sport estremi è cosa recente. Prevedi più azione o più contenuti per te nel tuo futuro? Faccio video da vent’anni: oggi è cambiato il modo in cui fruiamo di questi contenuti. Questo è un bene tanto per le prestazioni quanto per la creatività: a volte mi concentro più su una cosa o sull’altra, ma di sicuro continuerò a creare contenuti in futuro: grazie ai social media la cassa di risonanza di questo sport è aumentata parecchio. Prima quello che facevi lo mostravi su DVD solo alle persone del settore, ora abbiamo molte piattaforme per condividere le nostre imprese.
Cai Xuetong Se dovessi definire in tre parole cosa significa per te lo snowboard e la montagna, cosa diresti? Libertà, stupore e godimento. Nella tua carriera, quali competizioni hanno avuto un ruolo cruciale? Sicuramente il Burton US Open: sono stata l’unica atleta cinese ad aver mai vinto un US Open.
Richard Permin Oltre alla tua passione per le discese estreme, hai anche una passione per la produzione video, un lato artistico che ti porta a condividere le tue imprese. Quale aspetto ami di più? Che dire, gli scenari montuosi stimolano la creatività, e poi sì, amo fare video. C'è in me sempre questo desiderio di provare cose nuove, di superare i miei limiti: ogni anno riesco a creare qualcosa di unico. Il processo creativo nel no-
Qual è la memoria olimpica alla quale sei più affezionata? Ho partecipato a quattro Olimpiadi invernali e ognuna ha le sue piccole storie, ma le più indimenticabili guardandomi indietro, sono state quelle di Pechino, nel 2022. Abbiamo mancato il podio per un pelo ed è stato, per la mia squadra, un momento di condivisione di delusione e calore unico: tutte eravamo coscienti dell'immensa fatica e dedizione reciproca e condividevamo gli stessi sentimenti rispetto alla sconfitta.
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Rappresenti una nuova generazione di giovani donne cinesi. Con le tue gare e le partnership come quella con Moncler vuoi inviare un messaggio alle nuove generazioni? Che non dovremmo essere definite da nessuno se non da noi stesse: dobbiamo essere padrone delle nostre vite e non porci nessun limite.
"Amo il modo in cui Moncler è riuscita a produrre una collezione super cool senza per questo perdere colpi in fatto di performance. Sono così convinto della bontà in termini tecnici di Grenoble che ho collaborato con il mio brand Whitespace alla realizzazione di uno snowboard in collaborazione! Sono orgogliosissimo del risultato: è una bellissima tavola all mountain dal design grafico e pulito in bianco e nero opaco." - Shaun White
Behind the shot: all’interno del ghiacciaio BY LISA MISCONEL PHOTO VIRGIL REGLIONI
Sapete cos’è un mulino glaciale? I mulini glaciali, in inglese moulin, sono essenzialmente stretti canali tubolari attraverso cui l’acqua di un ghiacciaio scorre creando fiumi subglaciali. Assomiglia a un pozzo rotondo sulla superficie del ghiaccio all’interno del quali convergono piccoli rivoli d’acqua. Inizialmente si tratta di un piccolo foro, ma nel tempo si allarga e si approfondisce a causa dell'erosione causata dall'acqua che cade all’interno. Il diametro si espande e il mulino si estende fino al suolo diramandosi in ulteriori canali. E quindi? Quindi immaginate di trovarvi proprio all’interno di uno di questi. Un luogo angusto, in cui nessuno vorrebbe mai trovarsi, soprattutto nel cuore della notte. È qui che si trova Virgil Reglioni, il protagonista nonché artefice di questa incredibile storia fotografica. A circa 20m dalla superficie, nell’oscurità più profonda. L’eco all’interno del mulino è assordante, ogni goccia scatena un boato e Virgil dall’interno del mulino non riesce a comunicare col suo compagno di avventura, Helgi. Dopotutto l’obiettivo non sembrava complicato: scattare un’immagine dall’interno di un mulino glaciale a forma di balena mentre l’alpinista Helgi rimane immobile all’esterno con le sue picche da ghiaccio. Non ci avevano pensato che nel fissare un treppiede su una superficie verticale la fisica non avrebbe aiutato, oppure che muovendosi, Helgi avrebbe fatto cadere scaglie di
ghiaccio addosso a Virgil. Il rumore, il ghiaccio, la luce accecante della frontale, la profondità di un buco oscuro. Siamo in ottobre, in Islanda, e questo è il “behind the scenes” di Rise from the Deep, una fotografia che non dimenticherete facilmente. La storia di questo scatto inizia come sempre dal sodalizio creativo di un alpinista ed un fotografo. Un’idea viene visualizzata, ed il progetto prende vita. Così, in ottobre i due riescono a partire per l’Islanda alla ricerca di un mulino glaciale nel quale calarsi, pianificando minuziosamente ogni dettaglio per far sì che tutto accada in una notte di Aurora Boreale. Dopo una lunga preparazione, i due iniziano la fase di scouting attraversando il ghiacciaio nel sud dell’Islanda a piedi. Helgi conosceva il ghiacciaio e ricordava la presenza di mulini dall’anno prima. Pur essendo il ghiaccio in costante movimento, tre o quattro erano i luoghi dove la ricerca aveva buone possibilità di andare a buon fine. Trovato il mulino dalla forma desiderata, l’avventura non può che proseguire. Il giorno x Dopo giorni di attesa del meteo favorevole e delle previsioni per l’Aurora Boreale, le condizioni tardavano ad allinearsi. Finché, l’ultimo giorno, tre ore di viaggio verso sud-est avrebbero rivelato qualche speranza. I due partono abbandonando la zona precedentemente perlustrata alla volta di un luogo pressoché sconosciuto.
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Il piano prevedeva di raggiungere il nuovo ghiacciaio durante il giorno, cercare il mulino adatto, preparare l’attrezzatura e montare la tenda che avrebbe fatto da rifugio. Poi, aspettare. Nonostante la pianificazione, i due arrivarono in ritardo sul punto d’azione e così circondati dal freddo polare nessun riposo è stato concesso. Attrezzatura, ramponi ai piedi, corde fissate in sicurezza, si scende nel mulino. 20 metri sotto la superficie, lo scatto tanto sognato inizia a prendere forma, manca solo l’Aurora o la Via Lattea a completare l’opera. Una coltre di nuvole però sopraggiunge e i due sono costretti ad attendere fino a che finalmente dopo qualche ora Virgil riscende nella gola di ghiaccio, trova una posizione adeguata, fissa il treppiede e mette in atto la magia. Virgil mi racconta ogni dettaglio di questo incredibile progetto, e non resisto nel fargli qualche domanda. Come si ottiene uno scatto di questo tipo? Dopo aver fortunatamente trovato una lingua di ghiaccio orizzontale dove montare l’attrezzatura con una fettuccia e viti da ghiaccio, ho potuto calarmi di altri due metri per visualizzare lo scatto. Un buco nero sotto ai piedi, circondato da eco e ghiaccio che mi cadeva addosso in totale balia della natura. Per ottenere l’immagine che avevo in mente, ho optato per l’unione di due scatti. Il primo orientato al cielo e ad Helgi, 20m sopra
di me con un’esposizione di 13 secondi. 2.0 di diaframma per massimizzare l’accesso della luce, ISO a 2000 per minimizzare il rumore. Il secondo scatto era per catturare il ghiaccio intorno a me, con la stessa apertura di diaframma ma due minuti di esposizione. La chiave per ottenere lo scatto perfetto è stata scattare una foto dopo l’altra mantenendo una luce uniforme dalla Via Lattea e preservando l'omogeneità. Nonostante le sfide, la fatica e l'assenza dell'Aurora Boreale, le immagini hanno superato le aspettative. Cos’è The Unique Aurora Shot of the Year? Si tratta di un progetto nel quale ogni anno mi propongo di lavorare ad uno ed un unico scatto raffigurante l’Aurora Boreale in uno scenario epico. Lo scatto di cui stiamo parlando risale al 2021 ed ogni anno insieme a diversi compagni lavoro ad una fotografia per questo progetto. Nel 2024 punto a tornare in Islanda con Helgi e riprovare lo scatto dall’interno del mulino glaciale sperando di catturare l’Aurora Boreale che manca alla foto del 2021. Come nasce l’idea per una fotografia? Mi piace disegnare, partire da schizzi che traducono i miei pensieri. Su carta sono padrone di ogni dettaglio e sono libero di creare lo scatto dei miei sogni. Quello schizzo poi è il mio punto di partenza, ciò che proverò a replicare al massimo delle possibilità. Molte volte lo scatto non risulta esattamente come l'immagine che voglio, ma è molto vicino. Una fotografia è un'immagine irripetibile; anche se volessi tornare indietro e rifarlo, non potrei. Anche perché la maggior parte delle volte non tornerò nello stesso luogo. Perché lo fai? Dietro ad una singola tua fotografia c’è sempre una storia di grandi sfide, rischi e lavoro... Sarò onesto: il giorno in cui smetterò di amare la fotografia e mi
ritroverò a scattare senza un desiderio autentico sarà il giorno in cui smetterò di farlo completamente. Fotografare, come arrampicare, fare kayak o lavorare in Antartide consente un contatto diretto con la natura. A volte dopo aver scattato una foto, poso la mia macchina fotografica, apro gli occhi e rifletto sullo straordinario ambiente che mi circonda. Viaggio da 12 anni, e questo è il momento culmine della mia vita. Vivo per questo, non solo per la soddisfazione di vedere le mie foto su riviste sfogliate in tutto il mondo, ispirando gli altri con la bellezza della natura, la fotografia tecnica e le sfide associate. È un mio piacere personale. Quando osservo le mie immagini, trascorro ore ammirando tutti i dettagli, godendo di ciò che ho creato. Potrebbero darmi del pazzo per passare ore a guardare le mie stesse foto, ma sinceramente io lo amo. Costruire un progetto, osservarlo evolversi da un concetto nella mia mente a un formato digitale tangibile, mi dona una felicità profonda. Questo credo abbia radici nella mia infanzia, quando disegnavo fumetti. Invece di disegnare su carta, mi avventuro e intraprendo una missione, tornando con una creazione tangibile – una fotografia. Credo che questa creatività sia innata, coltivata fin da giovane. Sono sempre stato una persona estremamente creativa, passando dal disegno alla fotografia, addirittura al produrre musica elettronica, arricchendo le mie capacità organizzative e il mio meticoloso metodo di lavoro. Queste esperienze apparentemente insignificanti contribuiscono alla ricchezza del mio percorso creativo. Nel tuo caso, Virgil, possiamo proprio dire che il normale scenario si capovolge: non è l’atleta o l’alpinista ad essere il protagonista da inseguire, ma sei tu stesso l’artefice di una storia in cui l’alpinista non fa che seguire gli ordini.
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Credi che il fatto di non lavorare esclusivamente con la fotografia ti aiuti a mantenere la genuinità dei tuoi lavori? Spesso mi chiedono come riesca a mantenere una stabilità economica seguendo la mia passione per la fotografia. In realtà non faccio solo quello, sono una guida per spedizioni polari e artiche. Guidare appassionati in luoghi come Svalbard con gli orsi polari, Tromsø con le luci del Nord o l'Antartide con i pinguini si integra perfettamente con la mia fotografia. Lavorare come guida offre l’opportunità di ritornare più volte in alcuni luoghi e sperimentare condizioni luminose e di ghiaccio diverse. Questa sinergia tra guida e fotografia mi aiuta a esplorare e catturare immagini che non potrei permettermi di fare solo attraverso viaggi personali. Il piano a lungo termine è quello di lavorare su navi da spedizione, consentendomi di esplorare Groenlandia, Alaska, Antartide e Georgia del Sud. Nel 2024, raggiungerò un traguardo importante per me facendo da guida al mio viaggio fotografico incentrato sulle luci del nord e paesaggi polari. Questa opportunità, dove guiderò 12 ospiti in Groenlandia, segna il culmine di tutti i miei sforzi.
La storia di questo scatto inizia come sempre dal sodalizio creativo di un alpinista ed un fotografo. Un’idea viene visualizzata, ed il progetto prende vita.
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Zara, a quattro anni al campo base dell’Everest Is this too much? BY I L A R I A C H I AVAC C I
Ecco dalla voce del padre David la storia completa della bambina che insieme al fratello poco più grande, Saša di sette anni, ha raggiunto il mitico base camp
Nelle pagine di questo magazine leggete spesso di imprese estreme, più o meno spettacolari, più o meno pericolose. Raggiungere il campo base dell’Everest certamente non è un’impresa, a meno che non si abbia quattro anni, come Zara, la protagonista di questa storia bizzarra che ha catturato l’attenzione dei media per il “record” legato alla minuscola età della bambina, ma che in realtà ha più di un risvolto. Fare il genitore è certamente un mestiere difficile e in questi tempi probabilmente lo è ancora di più: con questa intervista abbiamo semplicemente voluto provare a capire quale sia stato il percorso che ha portato una bambina tanto piccola a camminare per giorni a temperature ben al di sotto dello zero e ad un’altitudine in cui l’ossigeno scarseggia.
Incontro Zara, suo fratello Saša (che è il diminutivo di Alexander) e il padre via Zoom: sono tornati dal Nepal alla Malesia, dove da qualche anno vivono per una scelta che David definisce “politica”: “Siamo originari della Repubblica Ceca, ma non ci piaceva più vivere in Europa perché non ci rivediamo nel modo in cui la politica organizza la vita. Magari va bene per gli affari, ma non per le persone come noi, che non sono orientate al profitto, ma che si accontentano di portare avanti piccoli business. Ecco perché abbiamo deciso di trasferirci in Asia: non vogliamo fare la vita dei dipendenti e qui non c’è socialismo che tenga, puoi portare avanti i tuoi affari senza essere stritolato dalle tasse come in Europa, qui noi ci sentiamo liberi. Noi ci consideriamo a tutti gli effetti dei rifugiati contro il socialismo.”
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Ogni giorno in media facciamo percorsi di circa 10 chilometri, Zara è stata in grado di percorrere più di 2000 chilometri a piedi nella giungla lo scorso anno. Che passaporto avete? Europeo, come Saša, Zara invece è nata in Canada, ma sempre per una ragione politica: noi non ci fidiamo più dell’Europa e abbiamo voluto darle il passaporto di un paese nelle cui politiche crediamo di più. Non è nostra intenzione andare e a vivere in Canada, ma vogliamo riservare a nostra figlia, e noi stessi, la possibilità di farlo nel caso avessimo problemi qui, l’Europa non è più un’opzione.
Qual è la giornata tipo dei tuoi figli? Vanno a scuola fino al primo pomeriggio (Zara va ancora alla materna), l’offerta scolastica è molto valida in Asia: studiano chinese english e malay, ma fanno anche meditazione, cucinano e curano le tartarughe. Dalla fine delle lezioni fino a che non fa buio usciamo a camminare e osservare la natura, a volte usciamo con le torce e torniamo dopo che è già calato il sole. Inoltre la giungla è un’ottima palestra perché devi allenare tutti i sensi, non ci sono sentieri segnati ma te li devi inventare, ci sono punti in cui ti devi arrampicare ed altri in cui c’è il fango.
L’idea quindi è di crescere Saša e Zara in Malesia… Noi stiamo crescendo i nostri figli come la logica evolutiva vorrebbe, non come la società civilizzata vorrebbe che facessimo: un’altra delle cose che non ci accomuna più all’Europa è il modo di crescere i bambini. Secondo noi il modo migliore di educare un essere umano alla vita è quello che utilizzano, ancora oggi, le tribù indigene, specialmente per quello che riguarda il rispetto della natura e il rapportarsi ad essa, che comprende anche il saper sopravvivere in ogni situazione. La società occidentale oggi non insegna ai suoi bambini nulla di tutto ciò. Noi ad esempio li facciamo camminare per due ore nella giungla tutti i giorni, altrimenti come fanno a sviluppare i muscoli che gli servono? Quello che facciamo in fondo è semplice: seguiamo gli insegnamenti delle tribù indigene, anche se non comprendiamo tutto perfettamente, cerchiamo di seguire il più possibile quello che fanno loro.
Qual è stato il percorso che vi ha portato a scegliere questo metodo educativo? La mia compagna è un’insegnante e quando abbiamo iniziato a pianificare una famiglia io avevo già 44 anni: lei voleva dei figli, ma io non riuscivo a vedere il modo di poterli crescere nella società di oggi secondo le mie convinzioni. Ho dovuto vincere le sue resistenze, lei avrebbe avuto voluto inizialmente impostare la nostra genitorialità in maniera molto più protettiva, ma poi sono riuscito a convincerla, riuscendo a spostare il suo mindset occidentale verso uno più naturale e ancestrale. D’accordo, veniamo ora al percorso che vi ha portato a raggiungere il campo base dell’Everest insieme a Zara… Contrariamente a quello che la gente può pensare noi non avevamo in testa di conquistare chissà che record, è successo tutto in maniera molto naturale ed è in qualche modo frutto di come stiamo crescendo i nostri ragazzi. Noi non li stiamo allenando per le olimpiadi o per qualcosa
Quindi camminate tutti i giorni nella giungla con un obiettivo preciso? Ogni giorno in media facciamo percorsi di circa 10 chilometri, Zara è stata in grado di percorrere più di 2000 chilometri a piedi nella giungla lo scorso anno.
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Contrariamente a quello che la gente può pensare noi non avevamo in testa di conquistare chissà che record, è successo tutto in maniera molto naturale... di specifico, semplicemente vogliamo che siano preparati alla vita. Questo però fa sì che il loro “livello” sia più alto rispetto a quello dei ragazzi della loro età che crescono nelle società occidentali. Noi facciamo quello che facciamo per far sviluppare i loro corpi, ma anche per allenare le loro condizioni mentali. Quando poi si tratta di scegliere le vacanze cerchiamo di portarli in posti che possano essere al loro livello, a settembre ad esempio siamo andati in bicicletta in Giordania per 2000 chilometri.
ed era sempre più di 90, lo stesso per Saša. In totale ci abbiamo messo 18 giorni: molti arrivano dell’Europa con pochissimo tempo a disposizione e non si danno il giusto tempo, ma una volta gestito questo aspetto il percorso che porta al campo base non presenta grosse difficoltà. Come mai un bambino di sette anni è ossessionato dall'Himalaya? Nella sua breve vita è stato già in più di 50 paesi, abbiamo fatto anche un sacco di trekking sulle Dolomiti, gli piace molto camminare e ha raggiunto più di una cima oltre i 2000 metri, ma ama la montagna in generale. Lo abbiamo portato anche in Alaska e in Islanda. I nostri figli sono più forti ma, in virtù del modo in cui li abbiamo cresciuti, sono anche più avanti mentalemente. Posso capire che risulti strano, ma a ben pensarci in Europa, e posso immaginare che succeda anche in Italia, molti genitori spingono molto sulle attività sportive dei propri figli, spingendoli ad essere competitivi e ad allenarsi molto. Noi non vogliamo nulla di tutto questo per loro, ma solo prepararli alla vita senza uno specifico obiettivo da raggiungere, il nostro obiettivo è regalare loro un corpo forte e una mente altrettanto.
E l’Everest come è venuto fuori? Era un desiderio di Saša, era molto attratto dall’idea di andare sulla catena himalayana. Per accontentarlo abbiamo raggiunto degli amici a Kathmandu: sapevamo che Alex sarebbe stato in grado di salire fino al Campo base dell’Everest, dopo che lo scorso anno aveva raggiunto quello dell’Annapurna, ma non sapevamo che anche Zara fosse già così potente. La cosa che non ci aspettavamo è stata la sua resistenza al freddo, dopotutto è cresciuta in una zona tropicale, non c’è mai freddo qui. Comunque, quando siamo arrivati abbiamo deciso di cominciare con un piccolo trekking, dopodiché abbiamo raggiunto Lukla, dove la maggior parte della gente atterra per raggiungere il campo base dell’Everest se non ha tempo e, la cosa buffa, è che noi che eravamo partiti da più lontano, a un certo punto ci siamo mescolati con tutte queste persone e Zara le ha sorpassate tutte. Questo ci ha fatto capire che potevamo raggiungere il campo base senza problemi. Da Lukla siamo arrivati quindi a Namche Bazar e da lì siamo andati ancora avanti, piano piano, dandoci modo di acclimatarci tanto al freddo quanto all’altitudine. Abbiamo misurato costantemente il livello dell’ossigeno nel sangue di Zara
Avete in programma altre vacanze estreme? Io non le definirei estreme, ma ad ogni modo Zara ci ha chiesto durante il prossimo viaggio di raggiungere il campo base dell’Annapurna, che è più basso dell’Everest quindi non credo avrà problemi. È piuttosto acculturata su quello che riguarda le montagne… Molto, è anche brava nel maneggiare le applicazioni, ha il livello che un bambino in Italia raggiunge verso i sei, sette anni. Parla tre lingue.
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Il Concierge della Mountain Bike In Valle d'Aosta, Massimo Ferro dà vita ad esperienze straordinarie per visitatori da ogni dove T E X T A N D P H OTO S BY M AT T I AS F R E D R I KS S O N
Nove anni fa, Massimo Ferro lasciava un lavoro sicuro per perseguire il suo sogno: fare la guida di mountain bike. La sua passione per i sentieri in alta quota, e quella per la sua città natale, Aosta, si sono unite in uno dei progetti di tour guidati in MTB più riusciti delle Alpi. Il 43enne Ferro è un local della Valle d'Aosta, nato e cresciuto lì. "Ho viaggiato molto e visto il mondo, ma secondo me la Valle d'Aosta è uno dei posti più incredibili del mondo" dice Ferro.
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La reputazione di Aosta come destinazione must per la mountain bike si è consolidata. "I clienti apprezzano il nostro punto di vista privilegiato incorporiamo i segreti dei local in tour di qualsiasi durata e per qualsiasi abilità." Nove anni fa, Massimo Ferro lasciava un lavoro sicuro per perseguire il suo sogno: fare la guida di mountain bike. La sua passione per i sentieri in alta quota, e quella per la sua città natale, Aosta, si sono unite in uno dei progetti di tour guidati in MTB più riusciti delle Alpi. Il 43enne Ferro è un local della Valle d'Aosta - nato e cresciuto lì. "Ho viaggiato molto e visto il mondo, ma secondo me la Valle d'Aosta è uno dei posti più incredibili del mondo", dice Ferro. Alto e affascinante dalla pelle olivastra che ne suggerisce l’italianità, ha una stretta di mano ferma e un sorriso costante. Come molti ragazzi di montagna, ha iniziato con lo sci in giovane età. Presto ha scoperto lo snowboard e si è innamorato del riding laterale. Ferro aveva talento e presto è passato dalla sponsorizzazione ai viaggi in giro per il mondo e alle riprese cinematografiche. "Era una vita da sogno!" Anche la mountain bike è entrata presto nella sua vita. "All'inizio, pedalavo solo per allenarmi, non per il piacere di andare in bicicletta."
abbiamo lentamente realizzato che un giorno avremmo potuto arrivare a vivere di quello." Nel frattempo, Ferro acquista una quota in un negozio di skate e snowboard nel centro di Aosta. "Il negozio andava bene - ma mi sentivo limitato lì. Ho capito che dovevo stare di più all'aria aperta e volevo fare la guida di mountain bike, che a quell’epoca non era una professione comune in Europa - almeno non come lavoro a tempo pieno." Ferro quindi vende le sue quote del negozio solo quattro anni dopo. "Ho pensato che se avessi provato a fare la guida di mountain bike, non me ne sarei mai potuto pentire, così ci ho provato" ricorda. La splendida Valle d'Aosta si estende sul versante soleggiato del massiccio del Monte Bianco a nord di Torino, sede di rinomati comprensori sciistici, tra cui Champoluc, Gressoney, Pila e La Thuile. A metà valle, la storica città di Aosta vanta 36.000 abitanti - una città di dimensioni considerevoli per le Alpi. È una "vera città" con una base industriale, e la miscela di persone provenienti da tutti gli ambienti crea un'atmosfera affascinante e autentica, a differenza di molte città di montagna, che tendono ad essere tutte incentrate sul turismo. Ferro ha concentrato tutta la sua energia in Aosta Valley Freeride, e in pochi anni è diventato un successo. Alimentata da una vasta copertura nei media globali di mountain bike, la reputazione di Aosta come destinazione must per la mountain bike si è consolidata. "I clienti apprezzano il nostro punto di vista privilegiato - incorporiamo i segreti dei local in tour di qualsiasi durata e per qualsiasi abilità." Attualmente, l'azienda conta dieci guide a tempo pieno e un paio di guide aggiuntive secondo necessità. Oltre a ciò, diversi autisti lavorano a tempo pieno per far fronte alla domanda di
Ma la sua prospettiva cambiò improvvisamente nel 2006 dopo una giornata sulle due ruote in compagnia dell’amico Fabrizio Troilo, un rider di downhill. Alla fine della giornata si accese in lui una nuova passione. Aveva trovato lo stesso brivido di adrenalina che lo aveva attratto allo snowboard. Nel 2008 gli stessi due, Massimo e Fabrizio, fondano Aosta Valley Freeride, nato da un blog che utilizzavano insieme per organizzare gite nel fine settimana per familiari e amici. Inizialmente, Aosta Valley Freeride era un progetto dilettantistico, ma è cresciuto un po' ogni anno. "Abbiamo comprato il nostro primo rimorchio per le bici nel 2009 - un investimento significativo", ricorda Ferro. "Man mano arrivavano sempre più richieste di tour guidati e servizi navetta e così
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"Voglio che Aosta Valley Freeride mantenga il tocco personale. Voglio attirare ospiti che apprezzino ciò che stiamo facendo per loro, così come per questa regione e i sentieri locali." servizi navetta e corse in aeroporto, e una persona gestisce tutte le prenotazioni e coordina gli orari di tutti. Ma Ferro voleva di più. Ha riunito un gruppo di investitori e ha aperto The Place nel 2021 - ed è stato un punto di svolta per Aosta. Con un ristorante, un bar, una caffetteria - e, naturalmente, un negozio di biciclette di alta gamma - è un luogo di incontro autentico per ciclisti locali e internazionali. Gli ospiti incontrano qui le loro guide, si preparano con bici a noleggio e poi prendono un caffè e una brioche prima di salire sulla loro navetta. Gli abitanti di Aosta arrivano da tutte le parti della città per pranzare a The Place, e quando i mountain biker tornano dalle escursioni, l'après è gremito. "Offriamo un'esperienza completa di mountain bike che include molto più della semplice guida - integra la cultura, la community locale, i sentieri, il cibo e l'atmosfera." Questa attenzione ai dettagli il marchio di un buon concierge - differenzia Aosta Freeride da altre agenzie di guide di mountain bike concentrate esclusivamente sui tour. E non avrebbe potuto esserci un momento migliore. Ferro era riconosciuto già prima che arrivasse il COVID cogliendo l’occasione quando gli si era precedentemente presentata. La pandemia è stata impegnativa - ma durante gli ultimi anni, Aosta Valley Freeride si è quasi ripreso al livello pre-pandemico con più di 1500 ospiti per stagione.
durante una vacanza in California dove ha imparato molto sulla manutenzione dagli addetti ai sentieri californiani. Come molte destinazioni classiche delle Alpi, i sentieri circostanti Aosta risalgono a molto tempo prima che qualcuno pensasse al turismo o agli sport d'avventura. Secoli fa, questi sentieri vennero costruiti per i viaggi ed il commercio. A metà del 1800, gli alpinisti iniziarono ad esplorare le montagne, seguiti dagli escursionisti, e col tempo si sono evolute in destinazioni ricreative. Soprattutto, i rider europei hanno approfittato di ciò che già c'era. I sentieri realizzati appositamente per le mountain bike (al di là dei park dedicati) sono ancora rari, e l'idea che richiedano una manutenzione continua è sempre più compresa. "Dopo il viaggio in California, ho capito che dovevamo fare qualcosa per preservare la nostra rete di sentieri per le prossime generazioni. La crescita esponenziale della mountain bike significava anche che era il momento di fare qualcosa prima che venissero distrutti." Ora, Ferro organizza regolarmente giornate di lavoro volontario dove i partecipanti si incontrano per fare manutenzione dei sentieri capitanati dal suo socio commerciale Tom Durham e dal team di Aosta Valley Freeride. "Lavoriamo direttamente con i proprietari terrieri per assicurarci che sappiano che ci preoccupiamo dei sentieri e dei soldi del turismo che portano alla regione. Di conseguenza, la maggior parte di loro ora accetta la mountain bike - cosa che non accade in molte parti d'Italia." Fedele al suo stile, questo vero e proprio concierge della mountain bike sta investendo tempo per perfezionare l'esperienza dei visitatori su ogni fronte - per garantire che i rider possano godere del meglio che Aosta possa offrire.
Ma Ferro è spinto da qualcosa di diverso dal denaro quando pensa al futuro di Aosta Valley Freeride. "Voglio che Aosta Valley Freeride mantenga il tocco personale. Voglio attirare ospiti che apprezzino ciò che stiamo facendo per loro, così come per questa regione e i sentieri locali." Ferro ha lanciato Aosta Valley Trail Care diversi anni fa per questo obiettivo più ampio. L'ispirazione è arrivata
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Il Corbet’s Couloir di Jackson Hole Dall’impressionante foto del drop più terrificante della storia a Kings and Queens of Corbet’s T E X T & P H OTO S BY K AT I E LOZ A N C I C H
Appena prima di raggiungere la cima del Jackson Hole Mountain Resort (JHMR), la funivia si solleva, svelando un anfiteatro di rocce e mostrando il celebre, leggendario e impressionante Corbet's Couloir. Lo ricordiamo tutti dalle fotografie di Bob Woodall del 1989: un drop verticale, Doug Coombs che scende in uno scatto che sembra un fotomontaggio.
sull'abisso innevato. Sciare il Corbet richiede un drop-in che varia da 3 a 6 metri. Una volta superato il primo step, si atterra su un'inclinazione che va da 40 a 45 gradi e che accelera ulteriormente la velocità. Non c'è da meravigliarsi che Barry Corbet, da cui il canale prende il nome, abbia affermato: "Un giorno, qualcuno ci scierà", quando vide per la prima volta la sua famosa forma ad imbuto nel 1960. Ci vollero sette anni prima che la sua previsione si realizzasse. Lonnie Ball fu il primo a portare a termine l’impresa nel 1967, inaugurando uno dei canali più leggendari del Nord America. Cinque decenni dopo, sciatori e snowboarder si lanciano ancora in salti e trick all'interno del canale, continuando ad alimentare l’originale passione di Corbet per quel luogo magico.
La cabina emana l'energia e l'entusiasmo del folto gruppo di sciatori e snowboarder che osservano la montagna di fronte a loro. Oggi sono qui per partecipare al Kings and Queens of Corbet’s, tutti sperando di vincere il primo premio e di lasciare un'impronta nell'evento seguito da centinaia di migliaia di fan connessi dai loro computer e telefoni o immersi tra la folla. La Corbet è una corsa unica, ed è difficile credere che sia considerata una gara entry level. Rinomata come la run più pericolosa del Nord America, esercita su chiunque un’attrazione magnetica. La sua reputazione la precede e molti sciatori e snowboarder coraggiosi la scelgono per poter raccontare di aver affrontato quel canalone, quasi fosse un rito di passaggio. Tuttavia, pochi hanno il coraggio di lanciarsi una volta che si affacciano
Prima che la Kings and Queens diventasse la competizione virale che tutti noi conosciamo ora, non era altro un'idea folle partorita dalla mente dell’atleta locale e pilastro del JHMR, Jess McMillan. Nel 2016, McMillan si interrogò insieme a suo marito, Eric Seymour, su dove il resort avrebbe potuto ospitare una gara di freeride, e naturalmente McMillan pensò
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Kings and Queens ha sconvolto lo status quo nel 2018. La prima competizione è stata particolarmente rivoluzionaria, poiché nessuno, compresi gli atleti, sapeva cosa aspettarsi. “Pareva una beffa" ricorda la skier Veronica Paulsen che gareggiò nella prima edizione della gara e che avrebbe poi rivendicato il titolo nel 2020 come la prima donna in assoluto a eseguire un salto mortale all'indietro nel canale. immediatamente a Corbet. Seymour, direttore delle comunicazioni e dei contenuti del resort, sostenne l'idea ma ci volle del tempo prima che tutti i frammenti si incastrassero. Nel 2017, McMillian diventa Senior Events and Partnerships Manager del resort, pronta a dare vita alla gara. Dalla sua aveva il fatto di essere lei stessa un'atleta molto esperta. Prima di Kings and Queens, McMillan aveva gareggiato nel Freeskiing World Tour per dieci anni, oltre ad avere un titolo mondiale di freeski e numerose vittorie alle spalle. Questo background da atleta plasmò l'evento, un compito non da poco, considerando che doveva bilanciare una logistica dettata da finestre meteorologiche, permessi, sicurezza e partnership. Alla fine, la gara divenne nel tempo un evento unico, descritta dagli atleti addirittura come una vera e propria sessione in montagna con gli amici. Ogni atleta ha la possibilità si lanciarsi in due discese nel canale eseguendo qualsiasi trick, con stile e creatività, prima di tagliare il traguardo sottostante. Snowboarder e sciatori, come mai si era visto prima, competono insieme e vengono giudicati sullo stesso campo di gioco, cosa più unica che rara negli sport sulla neve. Kings and Queens ha sconvolto lo status quo nel 2018. La prima competizione è stata particolarmente rivoluzionaria, poiché nessuno, compresi gli atleti, sapeva cosa aspettarsi. “Pareva una beffa" ricorda la skier Veronica Paulsen che gareg-
giò nella prima edizione della gara e che avrebbe poi rivendicato il titolo nel 2020 come la prima donna in assoluto a eseguire un salto mortale all'indietro nel canale. Paulsen ha continuato a consolidare l'eredità della sua Corbet tentando un doppio salto mortale all'indietro nel 2023, guadagnandosi il People's Choice Award. L'atmosfera unica che si respira a Corbet, e che è difficile da trovare altrove, è il motivo che l’ha spinta a tornare diverse volte. "Molte delle persone che gareggiano a Corbet praticano sci e snowboard a livello agonistico, quindi avere una gara che non sembra un evento strutturato è veramente una boccata di aria fresca" spiega Paulsen. Questo mettere al primo posto le esigenze dell'atleta ha portato la gara a crescere sempre di più. Kings and Queens si distingue inoltre dalle altre competizioni di freeride per l’approccio che guida il processo decisionale. I punteggi vengono determinati dagli atleti stessi, che giudicano i loro compagni sulla base di caratteristiche quali velocità, grado di difficoltà, innovazione e quanto bene si sono portati a casa la corsa. Gli atleti apprezzano anche il fatto che non ci sia una data fissa per la competizione. C’è invece una finestra meteorologica flessibile di sette giorni con la speranza di ottenere le migliori condizioni di neve possibili. Una cosa del Corbet è certa: se vuoi fare bene, devi fare le cose in grande. La venue di gara comprende il canale e la pista principale sottostante. La zona di atter-
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raggio che si trova tra due gigantesche pareti di roccia non è esattamente generosa. Le run vincenti prevedono l'utilizzo del cornicione come trampolino di lancio improvvisato da cui immergersi nelle profondità nel canale. Fin dalla prima edizione, gli atleti hanno utilizzato le loro run per esibirsi in tantissimi trick strabilianti: double back flip, superman front flip e wall ride sono solo alcuni di essi. Ma puntare tutto sui grandi trick è più facile a dirsi che a farsi. La competizione è tanto un gioco mentale quanto atletico. Pochi metri prima del grande salto non c’è visibilità sul canale e avvicinandosi al punto di partenza la sensazione è quella di un completo salto nel vuoto. La visualizzazione è fondamentale per il successo e gli atleti trascorrono giorni, settimane o addirittura tutta la stagione concentrandosi sulle loro run.
Travis Rice e Arianna Tricomi. Di conseguenza, la competizione vede un insieme diversificato di talenti provenienti da tutti i tipi di background negli sport sulla neve. È un contesto raro in cui gli olimpionici possono confrontarsi con il tipico amatore che fa il barista di notte per finanziarsi la carriera di atleta. Competere e piazzarsi bene nell’evento può cambiare la vita di una persona praticamente da un giorno all’altro. Siamo giunti ormai alla settima edizione dell’evento e Kings and Queens e quell’idea folle è diventata uno degli eventi più attesi, seguita da milioni di persone su Internet e sui social media. Il team del park lavora duramente ogni anno per offrire agli atleti la migliore esperienza possibile in cui esprimere al massimo le proprie capacità. Ma prima che la gara inizi nessuno veramente sa cosa aspettarsi, e questo è ciò che la rende magica.
Dopo aver espresso i loro voti, i primi tre atleti maschili e femminili vengono incoronati dai loro compagni. Le run con il punteggio più alto si aggiudicano le ambite corone di King e Queen e un sostanzioso montepremi di $10.000. Sebbene questi siano molto ambiti, è la fama che deriva dall'evento il premio più grande. Corbet è un’occasione unica per gli sciatori emergenti di lasciare il segno insieme ad alcuni dei talenti più importanti del freeski come
A febbraio gli atleti tornano nel canale, mentre noi da casa o tra la folla, saremo lì ad interrogarci e fare pronostici su chi trionferà. Mentre la neve comincia ad accumularsi e cresce l’attesa in vista dell’evento, una sola cosa è certa. Kings and Queens ha lasciato un segno indelebile nel mondo freeride dimostrando cosa è possibile quando si dà potere agli atleti e si crea un ambiente in cui possano avere successo. Da lì, il limite è il cielo.
Corbet è un’occasione unica per gli sciatori emergenti di lasciare il segno insieme ad alcuni dei talenti più importanti del freeski come Travis Rice e Arianna Tricomi. Di conseguenza, la competizione vede un insieme diversificato di talenti provenienti da tutti i tipi di background negli sport sulla neve. È un contesto raro in cui gli olimpionici possono confrontarsi con il tipico amatore che fa il barista di notte per finanziarsi la carriera di atleta. Competere e piazzarsi bene nell’evento può cambiare la vita di una persona praticamente da un giorno all’altro.
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Scialpinismo in Alto Adige alla ricerca della neve perfetta TEXT & PHOTOS BY ELISA BESSEGA
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Immersa nel cuore delle Alpi centro-orientali, la regione dell'Alto Adige attira da sempre gli amanti della neve con le sue cime maestose, paesaggi incontaminati e una miriade di opportunità per gli sport invernali. Questa gemma incastonata fra Trentino e Tirolo offre una miscela unica di fascino alpino, relax e avventure adrenaliniche unite ad una realtà culturale ed enogastronomica sempre di alto livello, per chi cerca un'esperienza invernale indimenticabile da ogni punto di vista.
informativi contenenti suggerimenti che vanno dalla corretta tecnica di progressione al comportamento in caso di valanghe, ha una lunghezza di circa sei chilometri e 540 metri di dislivello e conduce tra alberi e prati fino alla Croda Rossa consentendo di praticare la tecnica delle inversioni in totale sicurezza. In questo caldo fine dicembre ho deciso di dirigermi verso il confine con l'Austria per trascorrere qualche giorno nei dintorni di Vipiteno, in una delle poche zone dove so di poter trovare quasi sempre buone condizioni per qualche curva in neve fresca. Da Bolzano al passo del Brennero, la Val d’Isarco costituisce una storica via d’accesso e di comunicazione fra Italia e paesi mitteleuropei, segnata sin dal medioevo da un traffico incessante di merci e persone, oggi l’autostrada e la linea ferroviaria che la percorrono garantiscono un facilissimo accesso alla regione e mi portano dritta verso il centro di Vipiteno. La storia di questa città è legata indissolubilmente al suo glorioso passato mercantile e minerario: passeggio per il centro fra eleganti residenze padronali, piazze medievali, negozi raffinati e d’artigianato locale e decine di bar, ristoranti e locande storiche che rispecchiano a tutt’oggi l’intraprendenza di vipitenesi e la ricchezza culturale ed enogastronomica di uno dei borghi più belli d’Italia. Una serie di amene convalli disposte a raggiera si diramano a est dalla città salendo verso le Alpi Breonie, si tratta della Val Racines, Val Ridanna e Val di Fleres. La loro disposizione per lo più da est a ovest garantisce la presenza di una serie di itinerari quasi perennemente in ombra lungo i versanti nord delle catene che dividono una valle dall’altra: qui si accumulano le code delle precipitazioni che arrivano dall’Austria e la neve si conserva intatta e polverosa anche per lunghi periodi, ecco il principale motivo che mi ha convinta a trascorrere proprio qui qualche giornata di scialpinismo.
Che l’Alto Adige sia la patria dello sci alpino lo si sa bene, potendo vantare alcuni dei più rinomati comprensori delle Alpi, eppure uno dei modi migliori per godersi questa regione e le sue valli incantate è con un paio di pelli di foca sotto agli sci: si tratta infatti di una delle più belle e varie aree di scialpinismo di tutto l’arco alpino e dolomitico, ricca di itinerari di grande soddisfazione per ogni difficoltà e soprattutto dove la neve non manca mai, nemmeno durante gli inverni più avari di precipitazioni. Grazie ad una topografia estremamente diversificata è possibile, nell’arco di pochi giorni, passare dallo sciare canali impegnativi fra le guglie dolomitiche della zona sud-orientale della regione, a godersi ampie curve sui dolci pendii di pascoli che ricoprono le valli centrali fino a raggiungere, solitamente a fine stagione, i panorami glaciali delle severe vette del gruppo dell’Ortles o del Similaun. Non manca un’attenzione speciale ai principianti: grazie al progetto supportato dalla regione sciistica Tre Cime Dolomiti per promuovere un approccio sicuro alla pratica dello skialp, coloro che desiderano avvicinarsi a questa disciplina potranno muovere i loro primi passi con le pelli di foca lungo il sentiero didattico “ABC dello Scialpinismo”. Il tracciato è stato inaugurato a Sesto, in Alta Pusteria, a inizio inverno 2023 ed è il primo di questo genere nella regione: si tratta di un percorso attrezzato con pannelli
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Monte Piano, 2372m, Val di Fleres O R I E N TA M E N TO : N O R D D I F F I C O LTÀ S C I I S T I C A : M O D E R ATA DISLIVELLO: 1 122M
Cominciamo con un tour in Val di Fleres, la più selvaggia delle tre, l’ultima prima della cresta di confine con l’Austria e una delle valli più incontaminate di tutto l’Alto Adige. Da Vipiteno arriviamo in una decina di minuti all’imbocco della valle e subito il paesaggio si trasforma da quello di un pigro dicembre quasi autunnale a una cartolina di pieno inverno, con la neve che si accumula ai bordi delle strade e le cime dei pini e dei larici ancora coperte di bianco. La strada si snoda verso il cuore delle alpi dello Stubai per una lunghezza di 16 chilometri incrociando piccoli insediamenti storici e alcuni dei masi più antichi della regione, fino a raggiungere quota 1245m. Noi ci fermiamo poco prima del termine della strada principale all’altezza del paese di Sant’Antonio, al primo parcheggio che si incontra imboccando una laterale direzione Masi di Stein. Il paesaggio sopra alle nostre teste è caratterizzato dall’imponente versante sud del massiccio del Tribulaun di Fleres, che con i suoi 3097 metri di altezza sovrasta la valle facendo sognare gli amanti dello sci estremo. L’obiettivo della nostra giornata, il Monte Piano, si trova sul versante opposto, il che ci permetterà di godere della magnifica vista della cresta di confine durante tutta la gita. Cominciamo a salire subito con gli sci ai piedi su una forestale perfettamente innevata, evento raro in questi inverni sempre più caldi e avari di precipitazioni nevose. Guadagniamo quota velocemente attraverso un magnifico boschetto che si fa sempre più rado fino a raggiungere alcune tradizionali baite da fieno al margine del bosco. La vista si apre svelando un ampio anfiteatro di pareti bianche, saliamo sul costone a nord procedendo fino alla vetta che raggiungiamo a piedi lungo una stretta cresta. La gita nel complesso è relativamente semplice e questa cima ha il pregio di offrire uno dei migliori panorami della val di Fleres, oltre al massiccio del Tribulaun, sempre ben visibile alle nostre spalle, dalla vetta si può scorgere, più a nord, l’imponente profilo della Cima del Tempo insieme al selvaggio vallone che conduce alla sua sommità, altro itinerario da non perdere e con partenza dalla stessa forestale, sebbene più lungo e più impegnativo.
Per la discesa scegliamo di seguire la stessa via della salita, anche se i pendii che conducono alla cima sono ampi e variegati e, volendo perdersi un pò ad esplorare i dintorni, si potrebbero cercare innumerevoli opzioni alternative e di diversi livelli di difficoltà. Nonostante l’ultima nevicata risalga ormai a più di una settimana prima, troviamo ancora qualche angolo non tracciato e riparato dal vento dove disegnare le nostre linee su neve ancora morbida e intonsa. Proseguiamo con qualche divertente curva fra gli alberi e, imboccata nuovamente la forestale, raggiungiamo Malga Allriss per una tappa obbligatoria. La malga ospita un incantevole ed antico ristoro tradizionale, una delle mete più amate della valle per ciaspolatori, scialpinisti e camminatori, la cucina offre piatti tipici della tradizione Sud Tirolese come canederli, zuppa di gulasch e i golosissimi kaiserschmarrn, frittata dolce sminuzzata tipica di questa zona. Dalla malga proseguiamo poi lungo la forestale ber un breve tratto fino a tornare al parcheggio, con la pancia piena e quel tipico sorriso di fine giornata di chi, sci ai piedi, ha trovato quello che cercava.
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Monte Fumaiolo, 2389m, Val Racines O R I E N TA M E N TO : N O R D D I F F I C O LTÀ S C I I S T I C A : M O D E R ATA DISLIVELLO: 869M
Dopo una sessione pomeridiana di sauna e bagno turco per rilassare i muscoli e riprendere le forze siamo pronti a ripartire alla volta della valle poco più a sud, la Val Racines. Se la Val di Fleres si fa riconoscere per il suo carattere selvaggio e austero, stretta e sovrastata dall’imponente cresta di confine, la val Racines presenta una morfologia più accogliente, con un fondovalle leggermente più largo e, a incorniciarla a nord e sud, una serie di cime meno severe e più facilmente raggiungibili. Racines condivide l’imbocco con la Val Ridanna, altro paradiso invernale dove la neve non manca mai, famosa soprattutto per la vasta rete di piste da fondo che accompagnano lo sciatore per ben 25 chilometri attraverso tutta la valle. Superiamo il comprensorio sciistico che sorge all’imbocco, Ladurns, famoso per i divertenti fuori pista nei boschi adiacenti alle piste, e ci inoltriamo verso ovest fino a raggiungere la località Vallettina, ultimo agglomerato di case prima della fine della strada. Poco prima del centro abitato una forestale perfetta-
mente innevata si diparte verso sinistra proprio di fronte a una comoda piazzola di parcheggio: pelli, check ARTVA e cominciamo subito a salire verso Monte Fumaiolo. L’escursione è una classicissima della valle: facile e panoramica, presenta ampi pendii innevati sui quali è sempre possibile trovare un angolo libero dove tracciare le proprie curve. Dopo aver abbandonato la forestale per attraversare un incantato bosco rado di abeti carichi di neve, giungiamo in vista della malga Innere Wumblsalm, punto di riferimento panoramico molto comodo per decidere quale itinerario affrontare per la cima a seconda delle condizioni della neve. Risaliamo un ampio costone fino alla vetta e ci godiamo la favolosa vista che si apre sul versante opposto a quello da cui siamo saliti, verso sud, lungo la val Passiria. I pendii su quel lato sono carichi di neve ammorbidita dal sole, così decidiamo di tornare su questa stessa cima il giorno dopo, partendo da San Leonardo in Passiria, per poterla sciare su entrambi i versanti.
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Monte Fumaiolo, 2389m, Val Passiria O R I E N TA M E N TO : S U D D I F F I C O LTÀ S C I I S T I C A : F A C I L E DISLIVELLO: 819M
Il collegamento più rapido tra Vipiteno e la Val Passiria è l’iconico passo Giovo, un’arteria centenaria estremamente panoramica che serpeggia in ampie curve dall’imbocco della Val Racines fino a San Leonardo, capoluogo della valle. Il centro abitato rappresenta uno dei più tipici esempi di borgo alpino, immerso in un'atmosfera tranquilla e tradizionale, con le case storiche di origine medievale, i tetti spioventi ricoperti di neve e le stradine acciottolate che contribuiscono a creare un'ambientazione incantevole. Abbiamo deciso di risalire la stessa cima partendo da qui, da sud, perché il vento degli scorsi giorni ha compromesso parecchio la qualità della neve sugli altri versanti, mentre da questo lato il sole, nonostante sia solo dicembre, sembra scaldare a sufficienza da trasformare il rigelo notturno. Gli ampi e morbidi pendii a picco sulla val Passiria (durante l’estate occupati da prati e pascoli) garantiscono
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una gita semplice ma di grande soddisfazione, potendo godere durante tutta la salita e la discesa di un panorama spettacolare su pendenze sempre moderate. Lasciamo l’auto nei pressi del maso Raffeinhof in località Stulles, a pochi minuti da San Leonardo, e da qui cominciamo a risalire, con gli sci in spalla durante il primo tratto, la forestale che ci porterà in quota. Senza troppa fatica raggiungiamo presto il campo aperto oltre la linea del bosco: dietro di noi il panorama sulla valle fin quasi a Merano toglie davvero il fiato. Ci godiamo il tepore del sole salendo con calma fino alla stessa croce di vetta del giorno prima, e quando la neve sembra essersi ammorbidita al punto giusto ci lanciamo giù dall’invitante pendio quasi sospeso sopra al paese, gustandoci fino alla fine le ultime curve di questa meravigliosa parentesi altotesina.
As free as the wind Isaac Freeland BY E VA TO S C H I
Ogni volta che mi capita di intervistare un’atleta professionista mi chiedo quali siano le domande giuste da fare per cercare di capire che persona sia, in questo caso che sciatore sia, cosa lo motiva e cosa lo spinge a fare ciò che fa. Ha veramente senso sapere dove sia nato, a che età abbia iniziato a sciare, se abbia fatto o meno gare di sci alpino, quale sia il suo più grande risultato e quali siano i progetti per il futuro? Credo che queste siano domande per incasellare una persona, per metterle in una scatola, non per conoscerla. Infatti è proprio Isaac a dirmi che non si sente appartenere a nessuno stereotipo. Non è un freestyler, eppure salta, non è un freerider, eppure scia bellissime linee in polvere. E allora liberiamoci dai preconcetti e cerchiamo, per quanto sia possibile, di raccogliere i frammenti di questa persona libera, di nome e di fatto.
Se, dopo aver letto quest’intervista, pensate sia necessario sapere queste cose, andate a cercarle online. Altrimenti accontentatevi dei dettagli, delle idee, dei pensieri. Che, infine, sono le cose più interessanti. Isaac mi parla dalla sua casa di Bozeman, Montana. È appena tornato dal Giappone, dove ha vissuto un’esperienza molto diversa dalla sua prima volta lì, ad Akuba per il Freeride World Tour. È stato, insieme ai suoi amici per filmare e sciare (sorprendentemente, viste le condizioni classiche di Hokkaido che non permettono di uscire dai boschetti per via dalla scarsa visibilità) in alto, in quella zona che noi chiamiamo “alpine” per riuscire a godere delle luci del tramonto dalla montagna più alta del luogo, il Monte Asahi.
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Una delle domande che volevo farti Isaac è se vivi lo sci come un’attività individuale o se ti piace condividerla. Se sì, come la condividi con le persone più intime e con il mondo esterno? Credo che questo sia il punto centrale. In pratica l'intero scopo di fare qualcosa che si ama è quello di poterlo condividere, sia con gli amici che con chi ti conosce da lontano e apprezza quello che fai. Per quanto riguarda “il mondo esterno” mi piace raccontare alle persone quello che faccio. Ma non solo, mi piace anche ascoltare. Sono sempre molto entusiasta quando le persone mi mandano un messaggio dicendo: "Ho provato a sciare per la prima volta" o "Ho fatto un nuovo trick". E penso che sia bellissimo sia che lo facciano sia che vogliano condividerlo con me. È per questo che mi piace essere un professionista. Mi piace vedere le persone entusiaste.
E parlando di te, qual è il tuo approccio, il tuo modo di vedere lo sci, il tuo modo di sentirlo o di esprimerti attraverso lo questa disciplina? In questo momento mi sento davvero bene sugli sci. Di solito sono una persona piuttosto seria, soprattutto quando gareggio. Devo ricordarmi di lasciarmi andare un po'. E con le riprese e lo sci in generale, quest'anno, ho avuto molto tempo per esplorare esattamente come voglio sciare, cercando al tempo stesso di spingermi più in là. Questo è un inverno atipico ed il manto nevoso è piuttosto scarso. Ma comunque mi sto divertendo come non mai negli ultimi due anni, essendo anche guarito da un infortunio. Quindi, direi, sono piuttosto entusiasta. Hai un ricordo sugli sci di quando eri bambino? Riesci a ricordati come ti sentivi? Assolutamente. Ho sicuramente dei ricordi, non tanto del mio primo giorno, ma delle prime due volte sugli sci. Una sensazione di pura libertà e beatitudine. Ricordo che ho imparato abbastanza in fretta. Ho fatto una discesa in linea retta sulle nostre montagne locali e ho sentito il vento che mi scorreva accanto: mi ricordo di essere stato così felice e completamente immerso nella sensazione di scendere dalla collina e di andare veloce mentre sentivo il freddo e il vento sulla pelle. Ho proprio provato la libertà di andare ovunque volessi sulla montagna, è difficile da descrivere. Ma era una sensazione di leggerezza. Come se fossi inghiottito dal momento.
Immagino che il progetto a cui ti sei dedicato in Giappone e su cui stai lavorando adesso sia un modo di condividere quello che fai. Cosa ci vuoi raccontare in questo modo? Tutto gira intorno al raccontare le persone nei loro ambienti naturali, dove eccellono. Sto cercando di riunire un po’ di amici e di mostrare le loro specialità: sia che si tratti di alpinismo e sci alpino, sia che si tratti di gite o di lunghe giornate nel backcountry. Da queste parti abbiamo un sacco di backcountry e a Jackson si pratica tanto sci freeride e freestyle. La gente tende a classificare. Sciatori diversi e scatole diverse. Ma non funziona proprio così: le persone normalmente fanno un po' di tutto. Trovo che però sia anche molto bello quando qualcuno si impegna in una sola arte e diventa molto bravo in quella disciplina. Io sono sempre stata una persona che fa un po' di tutto, così come ho molti amici che fanno cose diverse. E quindi voglio mostrare queste differenze.
Sembra essere qualcosa che si puoi sentire anche adesso, da adulto. A volte, da adulto, mi dimentico di farlo, di godermi il momento, perché sto lavorando a varie cose e durante la giornata mi ritrovo a pensare alle valanghe di cose da fare. I miei amici sono bravissimi a viversela a cuor leggero e essere nel momento. Mi aiutano a farlo, mi dicono cose come “ci stia-
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Qual è la sensazione che si prova prima di un grande salto? Onestamente sono spesso in ansia prima di fare trick e salti. Non so se è per via di alcuni infortuni passati, ma prima di fare un salto provo sempre tanta paura e nervosismo. E poi cerco di fare del mio meglio, ripetendomi che alla fine so quello che sto facendo. Anche se si tratta di qualcosa di nuovo. Cerco di ricordarmi che il mio corpo sa cosa fare. Me lo dico e poi faccio del mio meglio per cercare di visualizzarlo. E poi mi lancio, in un secondo decollo e mi ritrovo in volo. A quel punto tutto mi sembra normale e mi ritrovo a mio agio. Penso: "posso farcela, anche se va tutto storto, o se sto per fare un overshoot o un undershoot.” Durante il volo sento l'aria intorno a me e a quel punto mi sembra tutto così naturale. E poi penso all'atterraggio, sperando di riuscire a farlo bene. Non siamo fatti per stare sospesi nell’aria per sempre.
mo divertendo tantissimo”. E allora anche io mi ricordo perché sono lì, con loro, e riprendo a respirare a pieni polmoni. Qual è la cosa più selvaggia che hai fatto come sciatore? Mi verrebbe da dire il Chad’s Gap. Hai presente? Dove Tanner Hall si è rotto le caviglie. Desideravo farlo tantissimo, così ho cercato un paio di amici e si da il caso che Kevin Nichols fosse lì e ha deciso venire con me a fare un giro. Siamo andati ma le condizioni non erano buone. Ed è per questo che mi serto di dire che sia la cosa più selvaggia che io abbia mai fatto, una delle avventure più folli. La neve era un po' ghiacciata, abbiamo aspettato che si ammorbidissero un po' al sole ma non è mai successo. Sono partito io per primo. Ho spinto un po’ troppo e credo di aver perso il controllo. Ho provato a fare un 360, che poi è diventato un 720 e alla fine mi sono ritrovato ad atterrare in maniera pesante. Sono stato graziato dal fatto che in quella sezione la neve fosse morbida. Una cosa folle da non fare mai più. Di sicuro non tornerei indietro e non lo rifarei nelle stesse condizioni. Aspetterei una giornata di neve fresca. Quando ero più giovane facevo le cose in qualsiasi condizione, ero ingordo, mentre ora preferisco aspettare il momento giusto.
Con che scarponi hai sciato in Giappone? Cosa usi di solito? Uso quasi sempre i Dynafit Tigard 130. Si adattano bene al mio piede e sono rigidi. Sono sicuramente i miei preferiti perché in discesa sembrano degli scarponi da sci alpino ma che, in più, posso utilizzare anche in salita.
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The Meaningless Pursuit of Snow BY LUCA ALBRISI
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Sono seduto su uno sgabello vicino alla stufa da cui proviene un crepitio rassicurante. Guardo fuori dalla vetrata di casa mia e, finalmente, il mio sguardo può perdersi nel bianco. Ho aspettato un po’ di tempo per scrivere questo articolo. Non per pigrizia, non perché non avessi voglia, ma piuttosto perché non mi sembrava corretto farlo fino a quando almeno un po’ di neve non si fosse posata nei prati di fronte a casa mia. Sono seduto su uno sgabello vicino alla stufa da cui proviene un crepitio rassicurante. Guardo fuori dalla vetrata di casa mia e, finalmente, il mio sguardo può perdersi nel bianco. Ho aspettato un po’ di tempo per scrivere questo articolo. Non per pigrizia, non perché non avessi voglia, ma piuttosto perché non mi sembrava corretto farlo fino a quando almeno un po’ di neve non si fosse posata nei prati di fronte a casa mia. D’altronde è per questo che sono qui, che sono arrivato fin quassù e che ci sono rimasto. È una cosa di cui sono pienamente consapevole: non sarei in questo luogo, e non sarei quello che sono - nel bene e nel male, s’intende - se non fosse per il ruolo che la neve, e lo snowboard, hanno avuto nella mia vita. Può sembrare assurdo, magari lo è. Magari, invece, ha perfettamente senso. Se provi a raccontarlo a qualcuno che non condivide questa passione, puoi risultare un po’ esagerato, se non fanatico. Se invece ne parli con qualcuno che, come te, ama visceralmente la neve, sembrerà la cosa più naturale del mondo. É una questione di sentimento, di trasporto, di sensazione. E queste cose qui più che spiegarle le devi vivere, ci devi entrare, mettendo le mani in quel groviglio fatto di vibrazioni, leggerezza, sudore, emozioni, fallimenti e sorrisi. Soprattutto sorrisi. Nel bene e nel male. E da quel groviglio trovare il filo che districa il senso della ricerca della neve. Un senso
inesistente nella vita di alcuni. Un senso fondamentale nella vita di altri. Eppure né l’una né l’altra prospettiva sono vere in assoluto. Ciò che invece è realmente e concretamente tangibile è che questo filo - anzi “fiocco” - conduttore, ha diramazioni che collegano persone, luoghi e motivazioni apparentemente lontane, le cui storie però convergono tutte verso il cuore pulsante - tanto unico quanto effimero - di quel fiocco di neve. Quando ero poco più che un bambino mi sono appassionato allo snowboard per le sensazioni che mi faceva provare; lo scivolamento, la forza centrifuga della curva, il vincolo. L’impareggiabile sensazione di galleggiare in neve fresca. Con gli anni poi, mi sono spinto oltre. Verso i terreni non battuti e luoghi non antropizzati, entrando in contatto con sensazioni per me molto forti e profonde. L’enormità della Natura, la piccolezza del mio essere uomo, la solitudine. La ricchezza della solitudine. I suoni di un bosco, il vuoto di una curva sul ripido. Il rumore della neve che cade su sé stessa durante una curva. E insieme a tutta questa complessità di emozioni nascevano in me anche domande riguardo a tutte quelle esperienze. Perché scivolare su una tavola giù da una montagna mi fa sentire in questo modo? Perché quando sono qui sto così bene? Possibile che un’attività apparentemente priva di significato ricopra un ruolo così importante nella mia vita? Negli anni mi sono dato molte risposte, anzi, molte risposte
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diverse. Risposte che si sono evolute insieme a me e che si stanno tuttora evolvendo. Risposte che non sono - e non devono - essere valide in modo assoluto ma che possono cambiare per chiunque sia coinvolto in questa ricerca. Ed è proprio questa complessità di sfaccettature esperienziali e di ipotesi di risposte che ho ritrovato in The Meaningless Pursuit of Snow (Patagonia Films - Sweetgrass Productions). Un documentario che si pone quella fatidica, fondamentale domanda: “Perché lo facciamo?” E, giustamente, non dà un’unica risposta ma lascia parlare personaggi diversi, con approcci eterogenei alla neve e alla vita, ma tutti accomunati da questo profondo sentimento. E devo ammettere che è stato bello ritrovare, attraverso la voce di altre persone, le stesse domande che mi sono posto più volte, così come ascoltare opinioni completamente diverse e molto lontane dalla mia realtà. Ma la cosa più bella è stata trovare dei tratti di connessione con tutti i personaggi che compongono questo racconto. Come se un contatto, tra gli esseri umani “pouderolesi” (cit. Zeo) che hanno intrapreso questa ricerca, fosse sempre - o quasi - possibile. Al di là dei confini geografici, anagrafici o culturali. E così ho ritrovato alcuni pezzi del mio modo di guardare allo snowboard, alla neve fresca e alla montagna nelle loro esperienze.
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Al di là dei confini geografici, anagrafici o culturali. E così ho ritrovato alcuni pezzi del mio modo di guardare allo snowboard, alla neve fresca e alla montagna nelle loro esperienze. Quando mi guardo indietro riesco a vedere nettamente il percorso di vita che mi ha portato fin qui, ne scorgo i tratti più lineari e quelli meno, a volte trovo senso alle scelte che ho fatto, altre volte faccio più fatica. Mi sono ritrovato in una parte della storia di Aurélien Routens, trasferitosi, insieme alla propria compagna, in un maso ad alta quota distante da tutto e tutti ma non da quelle montagne su cui ama immaginare e tracciare linee con il proprio snowboard. Ho compreso la gioia di Vanessa Chavarriaga Posada nel riuscire a ricostruire una propria, piccola, comunità che le donasse quel senso di appartenenza sfuggitole negli anni precedenti della propria vita. Mi sono perso e ritrovato in quel mare di forme composte da neve e legno e in quella costante ricerca di armonia tipica della cultura zen - che sento così fortemente radicata nella mia esperienza in montagna - mentre osservavo Gomyo Atsushi shapeare i suoi powdersurf e viaggiare con il proprio van alla costante ricerca di neve. (btw, se qualcuno fosse così pazzo da voler investire su di me come shaper di tavole in legno, mi sento pronto!) E poi ho versato una lacrima insieme a Melissa Gill perché dire che la montagna ci dona tanto ma talvolta sembra toglierci tutto, sarebbe più che mai banale. Trovare invece il coraggio di raccontare il proprio dolore per creare un piccolo contatto con chi ha vissuto un’esperienza di sofferenza simile alla tua, dimostra invece un coraggio tutt’altro che scontato. Tutte queste storie di neve, sono state in parte anche la mia e, ne sono certo, quella di molt* altr*. Storie di ricerca, di comunità, di armonia e di perdita. Ma soprattutto storie di entusiasmo e di passione
come quella chiaramente leggibile nel sorriso di Viki Fleckenstein Woodworth, ex atleta olimpionica di sci che - ormai quasi nonna - continua ad alimentare la propria passione per questa ricerca. L’idea di riuscire a mantenere quel sorriso e quell’entusiasmo fino a quando riuscirò ad andare in snowboard è forse il risultato più emozionante che riesca ad immaginare. Ma sono convinto che il percorso per mantenerlo non consista solo nell’andare il più spesso possibile in montagna, credo piuttosto abbia a che fare - almeno per me - con il prendersi cura. Prendersi cura del proprio percorso di ricerca al di là del senso che può assumere in una determinata fase della nostra vita. Cura della propria comunità, cura dell’ambiente naturale. Una cura che sappia andare al di là della ricerca della neve e che sappia rimanere tale anche quando la neve non ci sarà più o quasi (e ahimè - allerta spoiler - non manca troppo). E allora che ne sarà di noi, di tutte le nostre domande e di tutte le nostre storie? Saremo in grado di creare queste connessioni anche senza neve? Quale sarà l’impatto su di noi come persone e come comunità di questo enorme cambiamento che stiamo inducendo nel mondo? Vista da prospettiva più ampia non riuscire più a scivolare in neve fresca è probabilmente l’ultimo dei problemi, nonostante per alcuni questa attività sia così importante e fondamentale. La nostra “tiepida crisi” è solo un ri-
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flesso, nel nostro mondo privilegiato, di una crisi ben più profonda che sta evidentemente investendo tutto il nostro pianeta. Che senso acquisisce, dunque, la nostra ricerca? Quando mi guardo indietro riesco a vedere nettamente il percorso di vita che mi ha portato fin qui, ne scorgo i tratti più lineari e quelli meno, a volte trovo senso alle scelte che ho fatto, altre volte faccio più fatica. Ma quello che posso dire è che il mio percorso è sempre stato - in un modo o nell’altro - innevato. Che sono cambiato al cambiare degli inverni e che negli anni ho dato un significato diverso alle esperienze che ho vissuto nella neve. Ho cambiato opinioni. Sono cambiato come snowboarder, mentre cambiavo come essere umano. Se guardo avanti spero che il mio e i vostri percorsi possano rimanere sempre ricchi di neve, ma sono anche consapevole - e certo che sperare non sia abbastanza. E se assisterò al momento in cui non ci saranno più cristalli, mi auguro che da questa mia ricerca, apparentemente priva di senso, grondino infiniti significati capaci di andare oltre la neve stessa ed essere interpretati da qualcuno, che come noi, sappia leggere tutta la bellezza e il dolore del mondo in un’attività splendidamente inutile come quella di scivolare giù da una montagna, sopra a dei cristalli di neve.
Ride to Ski Bikepacking and Skiing through the Dolomites BY H E N N A PA LO SA A R I PHOTOS RICHARD BUCHNER
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È la fine di febbraio a Innsbruck. Henna è seduta alla sua scrivania e guarda la mappa per scoprire le destinazioni più vicine, cerca luoghi che offrano interessanti opportunità sciistiche e che possano essere facilmente raggiunti in bicicletta. L'inverno sulle Alpi austriache appena trascorso è stato il peggiore in tanti anni. Le classiche distese di neve fresca sono state sostituite da erba e fango. Normalmente, in questo periodo dell'anno, le persone sono troppo occupate a godersi le giornate sciando nelle località innevate più belle per pensare anche solo di sprecare del tempo prezioso in sella ad una bicicletta, un’attività che invece normalmente viene relegata ai mesi estivi. Quest'anno è stato diverso: abbiamo dovuto stravolgere i nostri piani e vedere finalmente se combinare due sport come il bikepacking e lo snowboard potesse essere davvero divertente. "Lo stiamo facendo davvero!" ha esclamato Malva mentre salivamo sulle nostre bici a Innsbruck. "La mia bici trema tantissimo, è normale?” ha chiesto Henna, apparentemente nervosa dopo i primi 500 metri. Sami l’ha rassicurata dicendo che una volta arrivate sulle Dolomiti si sarà ormai abituata. Le Dolomiti, una destinazione fatta di iconiche montagne, cime aguzze e pareti a strapiombo che si ergono altissime, sia in estate che in inverno. E, soprattutto, un luogo che dista solo un paio di centinaia di chilometri da casa nostra, il che lo rende raggiungibile anche in bicicletta. L'unica domanda
che ci ponevamo era se il nostro programma di viaggio, da Innsbruck al Lago di Garda, 5 giorni in bicicletta e 4 sugli sci, fosse effettivamente realistico e non solamente uno sforzo immane.
Fiocchi di neve e squali "È sicuramente la prima volta che qualcuno si muove in bicicletta per andare a fare scialpinismo" Henna ha affermato mentre ci dirigevamo verso il primo spot in cui sciare. Il limite delle nevicate era ancora più alto del normale, attorno ai 1000-1500 metri. Normalmente guidavamo fino al limite della neve e iniziavamo il nostro tour, ma questa volta è stato diverso. Abbiamo prima dovuto salire in bici per 600 metri dal paese, poi indossare gli sci e affrontare il resto dei 750 metri con sci e splitboard. Le nostre biciclette erano cariche di attrezzatura: scarponi da sci e snowboard, zaini, bastoncini, pelli di foca, giacche e gusci, ramponi e sacchi a pelo, il tutto assicurato con tantissime, tantissime cinghie. “Almeno saremo già calde appena iniziamo il tour” ha scherzato Malva. Quando siamo arrivate al nostro alloggio la sera precedente, la neve aveva iniziato a cadere, facendoci sperare in qualche bella linea per il giorno successivo. Gli alberi e i tetti erano coperti da un sottile strato di bianco che ha fatto brillare l'intera città al sole del mattino mentre salivamo in bicicletta, entusiaste per la prima giornata sugli sci. "Attenzione agli
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squali" grida Henna mentre scendevamo lungo una linea di neve fresca da Vennspitze. Non proprio uno scherzo in quanto non c’era ancora abbastanza neve per coprire tutte le rocce, ma questo non ci ha impedito di goderci le prime curve. “La neve fa schifo ma almeno è divertente sciarci" Malva ha espresso il pensiero di tutte noi mentre scendevamo gli ultimi metri. A parte gli scherzi, la realtà era che dovevamo ancora percorrere altri 31 chilometri in bicicletta fino al nostro alloggio successivo. Esauste, abbiamo attraversato al buio il confine con l'Italia, vestite con tutti gli strati che avevamo, e siamo scese verso Vipiteno. “Non credo che potremo continuare a farlo per altri 7 giorni di fila” ha detto Sami, e tutte noi abbiamo annuito in silenzio. Lezione imparata: mentre ci godevamo un'abbondante cena, abbiamo deciso di dividere il resto dei giorni tra le due attività per rendere l'esperienza più semplice e, soprattutto, più piacevole.
Ghiaccio e Dolomiti “Assurdo, sembra una pista da sci!” ha esclamato Sami dopo che eravamo appena riuscite a superare un sentiero chiuso con centinaia di alberi caduti.
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La pianificazione del percorso durante un viaggio invernale in bikepacking è molto diversa da un normale viaggio in bicicletta. Le belle stradine sterrate che di solito preferiamo percorrere avrebbero potuto essere coperte di neve o trasformate in un improbabili piste da sci ricoperte di giacchio luccicante. Abbiamo dovuto imparare la lezione nel sul campo durante il viaggio. “Non si riesce a frenare” ha urlato Henna mentre cercava di mantenersi in equilibro sulla stradina ghiacciato. Siamo sopravvissute ma abbiamo deciso di deviare il resto del nostro percorso verso alcune strade più grandi per evitare altre spiacevoli sorprese. Abbiamo spinto le nostre bici lungo il percorso ghiacciato mentre guardavamo la prima vetta delle Dolomiti all'orizzonte. Il viaggio di 90 chilometri fino al Camping Sass Dlacia è stata una vera e propria missione che ha richiesto un'intera giornata, ma le cime montuose a strapiombo colorate nei toni del rosa e del viola ci hanno dato un benvenuto caldo e indimenticabile nelle Dolomiti. Un po’ meno accogliente è stato il tamburellare delle gocce di pioggia la mattina successiva. Il campeggio si trova a 1500 metri, non un’altitudine sufficiente per trasformare la pioggia
in neve. “Di solito è percorribile” ha detto Henna, indicando una cima alla nostra sinistra mentre ci dirigevamo verso il rifugio Lavarella. La mancanza di neve ha reso quindi necessario modificare il programma del giorno successivo. Semplicemente non c'era abbastanza neve per sciare nel luogo che avevamo scelto. “Il resto della parete è puro ghiaccio da qui alla cima” ha detto Malva. La neve che aveva cominciato a cadere dopo il nostro arrivo al rifugio aveva incontrato troppo vento per riuscire ad attaccarsi ai pendii ghiacciati. Ma la creatività si è rivelata la chiave di questo viaggio e ci ha permesso di trovare sempre un modo per sfruttare al meglio le condizioni incontrate, non importa quanto brutte fossero. Dopo esserci guardate intorno abbiamo individuato un piccolo canale dall'aspetto interessante e una conca che sembrava innevata e dove abbiamo deciso di sciare. “Go girls” ha scritto Sami sulla neve mentre Malva e Henna salivano verso il canale. Il vento soffiava freddo ma il sole splendeva mentre scendevamo. "Non perfetto ma molto meglio di quanto mi aspettassi" ha detto Henna, contenta per la giornata. Il sole al tramonto ha colorato con toni caldi le montagne affilate, dandoci la conferma definitiva di aver trascorso una splendida giornata in montagna.
Imbrogliare per massimizzare i tempi di inattività “Non mi sento bene” ha detto Malva mentre il massiccio più alto delle Dolomiti, che svetta a oltre 3000 metri sul livello del mare, ci guardava dall'alto. La salita, famosa tra ciclisti e stradisti, ora non vedeva altro che tre ragazze con bici da 40 chili cariche di attrezzatura da sci. "2 chilometri in un'ora" ha esclamato Sami ridendo e guardando l'orologio per capire il ritmo con cui ci stavamo muovendo. “Però guarda che spettacolo” le ha fatto notare Henna con ammirazione verso la Marmolada e le maestose vette vicine che risplendevano nella luce della sera ricoperte di neve fresca. In quel momento tutto aveva un senso, anche un tour sugli sci di 9 giorni spostandosi in bicicletta. Dopo aver visto la neve fresca sulla regina delle Dolomiti e sapendo che tutto era accessibile dalla funivia del comprensorio, abbiamo deciso di premiarci e massimizzare il tempo trascorso sciando invece di sprecarlo salendo. Dopotutto era l’ultimo giorno del viaggio in cui avremmo potuto sciare. "Ecco perché lo facciamo!” ha urlato di gioia Henna. Abbiamo trovato linee fresche tra le falesie, curve divertenti accanto a quelle già tracciate, neve buona e neve cattiva mentre ci godevamo il sole splendente e ammiravamo i magnifici panorami delle Dolomiti. Con un enorme
sorriso sui volti, abbiamo caricato gli sci sulla bici e abbiamo iniziato una breve discesa verso l'alloggio successivo, solo per poi renderci conto che avevamo prenotato quello sbagliato in un villaggio sull'altro versante della Marmolada. Ma questa ennesima disavventura non poteva rovinare il nostro umore quel giorno, quindi abbiamo continuato a pedalare fino al paesino successivo e da lì abbiamo prenotato un nuovo hotel. Con le ultime maestose vette delle Dolomiti alle nostre spalle, e il calore del sole che si faceva sempre più intenso, ci siamo dirette verso la nostra ultima destinazione, il Lago di Garda. Ben presto l'unica traccia della neve e dell'inverno è diventata la strada che da ghiacciata si faceva via via sempre più asciutta. Passando accanto ai vigneti italiani, ci siamo sentire leggere e rilassate, ci siamo tolte alcuni strati e abbiamo chiacchierato con i ciclisti locali mentre ci passavano accanto. Sapevamo che ci stavamo avvicinando alla nostra destinazione finale. Forse è stato il vento a favore o la consapevolezza che presto avremmo potuto stappare la bottiglia di champagne regalataci dal nostro ultimo host, ma gli ultimi chilometri fino a Riva del Garda sono trascorsi in tutta tranquillità. "Lo abbiamo fatto davvero!” ha gridato Sami stappando la bottiglia di champagne e versando il contenuto su Henna e Malva. “E non è stata solo una sofferenza” ha scherzato Henna, con il sapore di champagne in bocca. Un viaggio di 9 giorni che unisce due dei nostri sport preferiti si è rivelato un bellissimo mix di sudore, risate, ghiaccio, neve e amicizia.
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The Blondes it's not about hair BY E VA TO S C H I P H OTO S A N ATO L E T U Z L A & S I M O N S J Ø K V I ST
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Tre strani animali: The Blondes, le bionde. I loro cervelli operano spesso in sincronia. Insieme prosperano, nutrendosi l'una dell'altra in un rapporto simbiotico. Questa specie selvatica è particolare, chi ne osserva i movimenti percepisce un caos assoluto. Chi sono? Come sono arrivate qui? Sono bionde naturali? Tre strani animali: The Blondes, le bionde. I loro cervelli operano spesso in sincronia. Insieme prosperano, nutrendosi l'una dell'altra in un rapporto simbiotico. Questa specie selvatica è particolare, chi ne osserva i movimenti percepisce un caos assoluto. Chi sono? Come sono arrivate qui? Sono bionde naturali?
iniziato a gareggiare nello Slopestyle prima di trasferirsi a Revelstoke, British Columbia. Emily Childs è cresciuta presso una piccola stazione sciistica nel nord della British Columbia chiamata Troll Resort. Attualmente vive a Squamish, BC, dove trascorre il tempo tra sci, volo e pesca.
The Blondes. Tre ragazze, non per forza bionde, che hanno deciso di passare il più tempo possibile a fare quello che le fa star bene, quello che le fa divertire. E hanno deciso di farlo assieme. Non esistono molte “comunità” o piccoli gruppi di ragazze che esplorano il backcountry con uno stile egualmente anarchico e positivo. Per questo il film The North Face “How did we get here” è una boccata d’aria fresca; un assaggio di qualcosa che vorremmo fosse un po’ ovunque, anche nelle Alpi. Ma sotto alle maschere da sci, dietro ai ciuffi biondi che escono dal casco chi sono “The Blondes”? Cosa fanno? Di cosa si nutrono?
Ci sembra opportuno chiarire a cosa si riferisce il nome "The Blondes"... Inizialmente ci siamo chiamate così in onore di una marca di birra chiamata Cariboo Blonde; pensavamo fosse divertente e speravamo di poter essere sponsorizzate con delle birre. Questo era il contesto originale quando eravamo più giovani, ma poi abbiamo abbandonato il nome "Cariboo" e siamo rimaste semplicemente “The Blondes”. Non è mai stato un nome dato dal colore dei capelli.
Come vi piace definirvi come gruppo? Siamo un gruppo di tre sciatrici, Tonje Kvivik, Janelle Yip e Emily Childs. Un po’ di background… Tonje Kvivik è cresciuta a Kristiansand, in Norvegia. Dopo aver terminato la scuola superiore, ha vissuto nelle Alpi francesi prima di trasferirsi in Canada, dove vive da 5 anni. Janelle Yip è cresciuta a Calgary, Alberta, ha
Tutto ruota intorno al divertimento? Assolutamente sì, “The Blondes” è nata semplicemente dal nostro desiderio comune di shreddare insieme, di filmarlo e di condividerlo con gli altri, perché ci siamo divertite e ci divertiamo tuttora tantissimo insieme. Unire le nostre energie è stata come un'esplosione di risate, divertimento e condivisione di momenti incredibili, ed è così che sono nate le “The Blondes”. Lo sci per noi è la cosa più divertente che si possa fare e volevamo mantenere il divertimento e cercare di non prendere mai le cose troppo sul serio.
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Questo è il tipo di film che ispira le ragazze (come me) che sanno sciare, ma rimangono ad un livello intermedio. È mai troppo tardi per imparare ad alzare l’asticella nel freeride? Come muovono i primi passi nei salti, nei trick o nello sci ripido? Ci fa molto piacere sapere che possiamo ispirare altre donne. Non è mai troppo tardi per spingersi, continuare a uscire dalla propria zona di comfort e spaventarsi un po', provare emozioni forti e divertirsi. Alla fine della giornata, però, si tratta di essere soddisfatte e contente, quindi fate quello che sentite meglio per voi e se spingervi è sciare una linea per voi più impegnativa, allora provate a sentirvi grandiose per averlo fatto. Noi saremo orgogliose di voi in ogni caso. E dovete esserlo pure voi. Certo, sciare in neve fresca è la sensazione più bella del mondo, ma che dire delle discese senza neve, crostose e ghiacciate? Questo è un grande NO da parte di tutte e tre, non ci piace. Preferiamo sciare quasi esclusiva-
mente in neve fresca, è lì che sta tutto il divertimento. Siete sempre state sciatrici professioniste? Sì, siamo usciti dal grembo materno come sciatrici professioniste. I dottori ci hanno preso in braccio e ci hanno detto: "Guardate, è un professionista!" Emily, che ci dici degli elicotteri? Adoro pilotare gli elicotteri, perché mi sembra di sciare. Volare tra le montagne e fare le curve con gli sci. Vi ricordate la prima volta che vi siete incontrate? La prima volta che Janelle e Tonje si sono incontrate è stato quando Tonje si è trasferita in una stanza nella casa in condivisione in cui Janelle viveva a Revelstoke. Janelle ed Emily si sono conosciute nella stazione sciistica di Revelstoke e Tonje ed Emily si sono conosciute quando entrambe stavano gareggiando in una competizione di freeride al Red Resort, dove sono cadute nello stesso salto. Poi ci sia-
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mo incontrate tutte e tre a Revelstoke... Il resto è storia.
Il set up preferito per una giornata di neve? Atomic Bentchetler 120 con attacchi Shift.
Cosa fanno le “The Blondes” in estate? In estate facciamo un sacco di cose diverse, per alcuni anni Janelle ha lavorato come vigile del fuoco, Emily vola con gli elicotteri a Squamish e Tonje sta finendo un master in economia. Ci piace anche fare escursioni, arrampicate, andare in mountain bike e goderci la vita.
Janelle, il tuo rapporto con la paura e gli infortuni è cambiato dopo l'incidente del film? Sì, assolutamente, è stato un incidente che mi ha cambiato la vita. Ho avuto sintomi di commozione cerebrale che sono durati per mesi e per un po' è stato difficile fare molte delle attività anche più semplici. Durante la convalescenza ho cambiato la mia prospettiva sullo sci in modo molto positivo e questo mi ha permesso di dedicarmi ad altre cose che mi interessano. Tornando allo sci, sono sicuramente più consapevole di prendere rischi molto calcolati e di essere super attenta a cogliere le sensazioni giorno per giorno.
Il posto preferito per sciare? Il posto preferito al mondo per sciare è il Troll Resort. (ndr c’è lo zampino di Emily?) Come è nata l'idea di girare un film? Abbiamo sempre voluto fare un film insieme, è stato il nostro sogno da quando abbiamo iniziato a sciare insieme, facendo piccoli edit. L’idea di unire tutto in un'unica storia era sempre con noi e quando abbiamo incontrato i CK9 Studios all'IF3 Festival e abbiamo avuto l'incredibile opportunità da parte di The North Face di realizzare il film dei nostri sogni, non potevamo essere più grate ed entusiaste.
Tonje, cosa ti manca della Norvegia? Mio nonno, che ha 92 anni e continua a tagliare alberi e a pescare ogni giorno: è una grande ispirazione e mi manca.
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Vivere di montagna ed evolvere con essa La Directissime onorata dagli atleti Millet BY I L A R I A C H I AVAC C I & L I SA M I S C O N E L P H OTO S M AT H I S D U M AS
Sempre più nell’alpinismo dei nostri giorni è fondamentale la creatività, il reinventare stile ed obiettivi. Questo per adeguarsi al mutare dell’ambiente, delle condizioni e cercare quanto più possibile di limitare il proprio impatto. Questo emerge dalla sempre più frequente tendenza a spedizioni volte più all’estetica, alla modalità, alla difficoltà senza ricorrere per forza a spostamenti in terre lontane, o utilizzo eccessivo di strumenti per facilitare le imprese.
suo modo di comunicare, in un logo che rende omaggio all’immenso patrimonio esibendo una nuova identità che mantiene l’heritage di un secolo di know how. Da sempre campo di prova dei prototipi e luogo di culto dell’alpinismo a livello mondiale, Chamonix è uno dei luoghi in cui da sempre vengono testati e certificati i nuovi prodotti con un costante e diretto confronto con gli atleti fra cui le prestigiose compagnie di guide alpine come la Compagnia delle Guide di Chamonix, la Società delle Guide del Cervino e la Compagnia delle Guide di Grindelwald. È proprio a Chamonix che un anno fa l’intreccio di presente e passato è tornato ad essere centrale in un’ascesa che rappresenta il nuovo ruolo dell’alpinismo ed in un certo senso anche il percorso di Millet in prima linea nel valorizzare il passato e farne uno strumento per evolvere nel presente.
Ci sono storie di brand che si intrecciano con quella dell’alpinismo, che da sempre lo impattano e lo caratterizzano. Nato ad Annecy nel cuore delle Alpi francesi, il marchio Millet per oltre 100 anni ha esplorato montagne di terre lontane e vicine, accompagnando gli alpinisti che hanno cambiato la storia di questa disciplina. Alleggerire i movimenti in alta montagna significa alleggerire anche la mente, avere un’attrezzatura efficiente potenzia le abilità fisiche umane e spinge il limite un po’ più in là.
Una via aperta nel 1986 e poi dimenticata: tre amici che decidono di liberarla, questa volta in inverno. Amici e compagni di cordata in più occasioni dal Nepal al massiccio del Monte Bianco, Symon Welfringer e Charles Dubouloz, entrambi atleti Millet, hanno liberato, insieme all’altro imprescindibile compagno di avventure Clovis Paulin, una via aperta nel 1986 e mai più replicata. L’ascesa in questione di 36 anni fa, lungo via La Directissime sulla pare-
Fra tutti gli aspetti vincenti che hanno permesso a Millet di permanere nel tempo, il coraggio di reinventarsi e l’entusiasmo di collaborare in modo diretto con gli alpinisti sono stati fondamentali. È per questo che dalla primavera-estate 2024 conosceremo un Millet nuovo. Nuovo nel
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te Nord delle Grandes Jorasses, era stata compiuta da Hervé Bouvard e Patrick Gabarrou con una linea caratterizzata da una serie di diedri e da una difficoltà 7a nella parte tecnica in salita. Welfringer, Dubouloz e Paulin ci hanno aggiunto il coefficiente di difficoltà del freddo: una temperatura di venti gradi sotto lo zero a cui hanno dovuto far fronte per cinque giorni e, soprattutto, cinque notti. Gabarrou li ha accompagnati nella fase di avvicinamento mentre Bouvard li ha incontrati al ritorno.
neve per ricavare un posto dove passare la notte, cosa per la quale io sono negato ad esempio, devi essere creativo per capire come risolvere i problemi pratici, come bollire l’acqua. Ognuno aveva il suo ruolo e abbiamo imparato gli uni dagli altri a far fronte a ciò che era necessario. Charles: La cosa più importante quando si parte per spedizioni del genere è fidarsi dei propri compagni di avventura: essere amici a valle è una cosa completamente diversa rispetto al trovarsi ad affrontare insieme determinate situazioni in vetta. Le dinamiche di relazione cambiano drasticamente. Non credo che questa spedizione ci abbia insegnato qualcosa dal punto di vista della tecnica, quanto invece del portare a termine una spedizione del genere insieme, imparando come affrontare i problemi man mano che si presentavano.
Partiamo dal principio: come mai avete scelto proprio la Directissime? Charles Dubouloz: La Directissime è una via famosa, ma dimenticata. È una di quelle vie che senti nominare tantissime volte, citata per difficoltà e bellezza da alpinisti famosi, ma nessuno dopo Bouvard e Gabarrou l’aveva più liberata. È stato Clovis, che è un buon amico di Gabarrou, a mettere in testa a me e a Symon di provarci. Nell’alpinismo moderno devi essere creativo. Puoi aprire nuove vie, ma su quelle già aperte devi lavorare di fantasia per aggiungere coefficienti di difficoltà: puoi decidere di farla in inverno, in free climbing, in free solo, oppure concatenare più vie insieme. Per quanto riguarda la Directissime noi abbiamo scelto la variabile inverno.
Symon ha detto che il vostro metodo di training funziona, a questo punto vogliamo sapere in cosa consiste. Charles: Alla fine per portare a termine spedizioni come queste quello che conta è l’esperienza, quindi più ne fai e meglio è ma, soprattutto, devi capire se sarai in grado di trascorrere cinque giorni o forse più sulla parete nord di una cima a molti gradi sotto zero. Puoi essere il climber migliore del mondo, ma a -20° giochi un’altra partita e per essere sicuro di vincerla, devi allenare la tua resistenza al freddo. Quando Symon è partito per il primissimo tiro, alla base della parete nord, aveva appena iniziato a tirare un vento gelido e ricordo la sua sofferenza dovuta alle scarpette. È stato un momento tostissimo.
Cosa vi portate a casa da questa spedizione? Symon Welfringer: Per quello che mi riguarda, essere riusciti nell’impresa significa che il nostro metodo di allenamento è corretto, così come la nostra visione dell’alpinismo. Il nostro obiettivo era quello di liberare la via in free climbing e in inverno, quindi abbiamo dovuto lavorare sodo in questa direzione allenando la parte di endurance ad esempio, per essere sicuri di resistere cinque giorni sulla parete nord a 4000 metri in pieno inverno. Come atleti noi tre siamo diversi e, per certi versi, complementari. In una spedizione del genere certamente devi saper arrampicare, ma devi anche scavare nella
Symon: Se pensi che solo il primo tiro ci ha occupati per più di due ore e che in totale i tiri erano 30 ti rendi conto di quanto sia stata dura: dal semplice calcolo matematico si capisce come, se anche non avessimo dormito, ci avremmo impiegato diversi giorni. A quelle temperature hai i piedi totalmente gelati ed è difficilissimo sentire la roccia. Moltiplica questa sensa-
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strati dell'industria outdoor. Lavorando a stretto contatto con atleti e alpinisti, l’obiettivo era quello di creare un kit avanzato per affrontare qualsiasi condizione in catene montuose, principalmente in inverno. La versione definitiva è stata ottenuta dopo test in Pakistan e sulle Alpi.
zione per cinque giorni e capirai a cosa ci stiamo riferendo. Se doveste dire qual è l’aspetto che più vi affascina dell’alpinismo, quale sarebbe? Symon: L’alpinismo è un mix di molte abilità e attività e, per nostra fortuna, combina tutto quello che ci piace fare.
In che modo siete coinvolti nello sviluppo dei prodotti?
Charles: Per me senza dubbio la creatività. Non è come in una disciplina “standard”: dove c’è un punto di partenza, uno di arrivo e un tempo da battere. Nell’alpinismo è tutta una questione di creatività nello scegliersi le proprie sfide. Ci sono delle regole chiaramente, ma il terreno di gioco lo scegli tu e in base a questo, è come se fossi tu a dettare le regole in base a quello che ti piace di più. Se quello che ami è l’endurance puoi costruire un progetto che spinge su quello, se preferisci la difficoltà puoi scegliere una via difficilissima. Puoi addirittura mixare questi due aspetti come abbiamo fatto noi, aggiungerne un terzo, come per esempio l’altitudine.
Charles: Io e Symon siamo molto coinvolti nello sviluppo prodotto per Millet, i nostri punti di vista sono presi in esame ed accolti. Ad esempio, ci siamo confrontati molto con Clement Farcy, responsabile dello sviluppo del prodotto e il nostro ultimo progetto è lo zaino Trilogy per scalate rapide e tecniche. Cerchiamo inoltre di condividere la nostra visione per il futuro dell'alpinismo: a volte discutiamo su cosa potrebbe essere la visione tra 5-10 anni e quali potrebbero essere i prodotti per il futuro: come svilupparli, come comunicare. Ascoltano molto la nostra voce e per me e Symon è molto interessante perché sentiamo di poter essere utili al marchio!
Quale kit avete utilizzato per liberare La Directissime?
Symon: La mia collaborazione con il marchio sta prendendo un posto sempre più importante nella mia vita alpinistica. È stato il mio primo sponsor, ottenuto 6 o 7 anni fa durante una spedizione in Pakistan. Più tardi ho iniziato anche a dare il mio contributo nella creazione di prototipi per la parte dello zaino e dell'abbigliamento, abbiamo anche lavorato insieme ai guanti. Vado ad Annecy ormai due volte al mese cercando di sviluppare nuovi progetti. Più di recente con Charles abbiamo sviluppato la nostra edizione di abbigliamento, l'edizione Offline. È davvero interessante perché è realizzata con vecchi abiti che non venivano più usati, basandoci su questo materiale abbiamo creato nuovi abiti scegliendo colori, caratteristiche e materiali e sono stati realizzati una serie di prodotti diversi che sono acquistabili sul sito web.
Symon: L’abbigliamento è stato una parte importante nella preparazione a questa impresa. Tutti e tre avevamo una tuta intera in Gore-tex parte del Trilogy Alpine Kit, che al tempo era ancora un prototipo alle ultime fasi di test. Charles: Personalmente mi piace molto e trovo che sia il prodotto ideale per salite estreme sulle pareti nord in invernale. I prodotti utilizzati su La Directissime hanno vinto qualche mese dopo l’ISPO Award. La collezione Trilogy Alpine Kit, composta di 10 prodotti, è stata concepita due anni fa. Il project and marketing manager Frederic Fages ed il suo team hanno preso come riferimento il sistema di isolamento utilizzato dall’esercito composto da sette strati, diverso dai soliti tre o quattro
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In Hokkaido sciando sui vulcani BY C H I A R A B E R E T TA PHOTOS MAURIZIO MARASSI
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Ciao Maurizio. Qual è stato esattamente il vostro itinerario? Il viaggio è iniziato a Sapporo, una città con un rapporto unico con la neve, il freddo e il turismo legato allo sci che ne fa un luogo affascinante e originale. Abbiamo percorso la costa occidentale verso nord, visitato i resort di Otoifuji, Nayoro Piyashiri e Kamui per poi scendere al centro dell’isola ad Asahidake, dove abbiamo trascorso giorni a sciare sia nel bosco che sulle cime dei vulcani. A causa del meteo variabile non è stato facile trovare una finestra di bel tempo, ma siamo riusciti a completare itinerari interessanti sfruttando quello che le condizioni avevano da offrirci.
Inverno dopo inverno, il Giappone si conferma una delle destinazioni più desiderate da chi sogna un’avventura fuoripista sugli sci, in questo caso inseguendo la leggendaria japan powder. La situazione sulle Alpi, d’altronde, la conosciamo: secondo il periodico monitoraggio di Fondazione Cima, anche all’inizio di quest’anno il deficit di neve alpino è stato pari a -26% rispetto alla media storica. Non che non si possa più sciare sulle nostre montagne, almeno per ora, ma di certo le finestre in cui è possibile trovare condizioni ottime stanno diventando più brevi e instabili. “È proprio durante questi periodi che le montagne lontane, dove le condizioni meteo sono più stabili per via della morfologia del territorio, diventano la meta prediletta di chi pensa di poter trovare quello che da noi non c’è” racconta Maurizio Marassi, fotografo, videomaker e sciatore che a gennaio ha scelto appunto il Paese del Sol Levante per due settimane intense di freeride e scialpinismo. Attenzione, però: non dovete pensare al solito viaggio in Giappone con gli sci. Dimenticate le giornate passate esclusivamente a saltare nei boschetti, dimenticate la neve soffice che si deposita tra le betulle. Salite di quota, invece, e allargate lo sguardo (nubi basse permettendo!). L’avventura di Maurizio, insieme ad Aaron Rolph con gli sci e a Rowan Brandreth in snowboard, si è infatti svolta tutta nell'Hokkaido centrale, intorno alla zona di Asahikawa, con l’esplicito desiderio di mettersi alla prova sugli itinerari meno turistici e meno battuti dagli sciatori: “abbiamo cercato di esplorare i vulcani attivi situati tra Asahidake e Tokashi, partendo dalla costa e visitando piccoli resort, per poi salire sulla montagna più alta della regione.”
Come mai avete scelto proprio il Giappone? Il Giappone offre una varietà di terreno montuoso e qualità della neve che difficilmente si riescono a trovare con certezza sulle Alpi in un periodo così limitato di tempo. Allo stesso tempo, vegetazione e paesaggi diversi da quelli a cui siamo solitamente abituati lo rendono un luogo fascinoso che merita di essere sia esplorato che vissuto. Avevo già avuto modo di sciare in Giappone, ma non nelle zone che abbiamo visitato. Devo dire che questo viaggio è stata una bella scoperta di una porzione di territorio meno popolare, per via del numero minore di impianti di risalita e di strutture ricettive ma che, visto in ottica di freeride e scialpinismo, offre sicuramente un’esperienza di maggiore qualità, lontani dalle code e dai turisti, permettendo di scegliere di volta in volta gli itinerari migliori senza essere condizionati dalla frenesia delle altre persone.
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Com’è stato l’impatto con la cultura nipponica? Per quanto si possa aver viaggiato in Asia, il Giappone conserva caratteristiche uniche nel suo genere. L’ospitalità, la gentilezza e l’educazione in primis sono elementi da cui si rimane piacevolmente sorpresi ogni volta che lo si visita. Allo stesso tempo è un paese in cui muoversi, viaggiare e organizzarsi è molto semplice, al contrario di quanto si pensi per via della barriera linguistica. Sicuramente, sotto molti aspetti, partendo dal verso opposto con cui si chiudono le serrature ai distributori automatici di bevande in lattina calde, al primo impatto si può rimanere spaesati. Appena si comprendono le regole e le dinamiche locali, però, ci si integra facilmente e ci sente più vicini a casa. Discorso analogo si può fare con il cibo, che per quanto possa sembrare diverso dal nostro spesso riprende elementi per noi molto comuni, come la pasta, e specialmente in Hokkaido trovare latticini e derivati è sicuramente un plus paragonato a tutti i vicini paesi orientali.
Nel vostro viaggio avete voluto evitare i soliti itinerari giapponesi, cercandone altri meno battuti. Come è andata da questo punto di vista? L’approccio del nostro viaggio si è basato sul cercare di avere un modo di fruire il territorio giapponese simile a quello che avremmo avuto sulle Alpi, combinando l’uso di impianti e pelli laddove possibile. Ci siamo posti degli obiettivi, ovvero riuscire a salire su alcuni vulcani e cime, cercando di avere le migliori finestre di bel tempo e non limitandoci solamente a sciare un bosco dopo l’altro come fa la maggior parte delle persone. Questo ha comportato il trovare neve molto variabile, venti molto forti e sicuramente condizioni più complicate della soffice neve che si deposita tra le betulle. Il vento, assieme all’umidità delle nuvole, crea spesso una brina molto dura che si deposita e forma sculture attorno a ogni cosa: è molto suggestiva e caratteristica, simile a quella che si vede in Patagonia. Ovviamente non ci siamo privati del piacere di sciare nei boschi, ma abbiamo cercato di collegare discese più lunghe dalle cime al di sopra della linea del bosco al fondovalle. Allo stesso tempo, piccoli resort con una sola seggiovia, ai più poco appetibili, ci hanno permesso di salire rapidamente in quota ed esplorare in giornata valli più lontane e difficilmente raggiungibili.
Mentre in Italia e sulle Alpi la neve continua a scarseggiare, il Giappone sembra diventare sempre di più una meta prediletta per sciare su neve ancora in ottime condizioni. Cosa pensi di questa “migrazione”? Ritengo che il discorso della “migrazione” del turismo invernale verso queste destinazioni sia puramente legato a una tendenza del momento, dovuta alla comunicazione che riceviamo in Europa e sicuramente influenzata dai social network. È evidente come, per via del progressivo cambiamento climatico a cui stiamo assistendo, sulle nostre Alpi le condizioni di neve siano diventate molto più mutevoli ed effimere, ma è anche comprensibile se si pensa alla dinamica con cui le perturbazioni arrivano sulle nostre montagne, a come qualche grado in più di temperatura possa condizionare una nevicata rispetto a un diluvio o a come l’alta pressione possa persistere per settimane sul territorio. È proprio durante questi periodi che le montagne lontane, dove le condizioni meteo sono più stabili per via della morfologia del territorio, diventano la meta prediletta di chi pensa di poter trovare quello che da noi non c’è. Le persone si sono ormai abituate di volere condizioni di neve perfetta durante le proprie ferie, per poi mettere via gli sci all’arrivo della primavera senza realizzare che sulle nostre montagne si riesce ancora a sciare neve di altissima qualità in territori unici, a pochi passi da casa, se si è in grado di avere pazienza e scegliere il momento giusto per godere di questo spettacolo.
Avete anche risalito il vulcano Asahidake all’alba, con notte in bivacco. Com’è stato? Abbiamo salito due volte il vulcano Asahidake, il più alto rilievo dell’Hokkaido, purtroppo in condizioni di meteo non ideale. Per la seconda salita abbiamo deciso di dormire a metà della montagna in un bivacco, per poter salire all’alba e avere una piccola finestra di bel tempo sulla cima. Condizione che purtroppo si è poi rilevata troppo breve e si è conclusa con una discesa nella nebbia totale. Sicuramente è stato un approccio diverso rispetto a quello che solitamente le persone hanno, partendo dalla funivia e salendo lungo la traccia battuta. Ci siamo organizzati per passare due giornate complete in montagna, allontanandoci dai turisti e stando a maggiore contatto con l’ambiente in cui ci trovavamo. Dopo una notte molto fredda e una partenza nella nebbia, durante la salita sulla cresta, vicini alla cima, si è aperto uno spiraglio di sole che ha illuminato tutta la montagna. È stato un momento suggestivo che ha risollevato il morale e, nonostante le raffiche di vento e frammenti di ghiaccio fortissimi, ci ha motivato ad arrivare in cima rapidamente. Una volta discesi nel bosco ci siamo goduti della bellissima neve in uno dei
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Per quanto si possa aver viaggiato in Asia, il Giappone conserva caratteristiche uniche nel suo genere. L’ospitalità, la gentilezza e l’educazione in primis sono elementi da cui si rimane piacevolmente sorpresi ogni volta che lo si visita. Allo stesso tempo è un paese in cui muoversi, viaggiare e organizzarsi è molto semplice, al contrario di quanto si pensi per via della barriera linguistica.
Hai qualche dritta per chi vuole organizzare un viaggio in Giappone per sciare? Il primo consiglio che posso dare è di venire a sciare in Giappone e di visitare l’Hokkaido quando è letteralmente sommerso di neve. La bellezza di questo luogo in veste invernale è unica e credo che raramente si possa vedere un luogo simile e un popolo che vive in queste particolari condizioni climatiche. Bisogna quindi cercare di capire cosa si vuole fare e con quale approccio sciare: le possibilità sono molteplici, dal freeride utilizzando gli impianti allo scialpinismo puro. Quello che cambia sono i luoghi in cui andare e si può dire che ce ne siano per tutti i gusti e soprattutto capacità. Nell’organizzare il proprio viaggio poi la cosa migliore è cercare soluzioni sia per mangiare che per dormire locali, evitando qualsiasi struttura di tipo occidentale. Questo permette non solo di entrare in contatto con la cultura giapponese, ma anche di conoscere persone del posto a cui chiedere consigli e dritte per organizzare il proprio viaggio al meglio. Così facendo non solo si risparmia in termini economici, ma si riescono a combinare attività sportiva e turismo che in molti altri paesi non è così facile combinare.
boschi sicuramente più pazzeschi visti finora. Era molto rado, con alberi imponenti e una qualità di neve eccezionale. C’è stato qualche momento del viaggio particolarmente emozionante o inaspettato? Personalmente, tutti i momenti di stupore maggiore avvengono quando esce il sole, anche solo per pochi minuti. Il paesaggio nebbioso e plumbeo si trasforma incredibilmente. Qualsiasi cosa sia ricoperta di neve assume un aspetto tridimensionale e colori unici nel loro genere. Una discesa può trasformarsi nel ricordo più bello del viaggio per il fatto di essere stata sciata al sole, davanti a un panorama che era rimasto nascosto fino a quel momento nelle nuvole. Si comprende quindi come la cultura giapponese attribuisca forti significati e connotati agli elementi naturali, in quanto si mostrano in tutta la loro bellezza solo per alcuni momenti o solo da determinate prospettive, rendendo l’esperienza in quel preciso momento unica e per sempre impressa nella memoria. Dal punto di vista fotografico, invece, come ti sei organizzato? Avevi già in mente il tipo di foto che volevi portare a casa o ti sei lasciato ispirare dal momento? Sicuramente quando si viaggia in Giappone ci sono tutta una serie di scatti che vengono subito alla memoria, visti da sempre sulle riviste. Allo stesso tempo però ritengo sia bene cercare di non farsi condizionare dal fatto di dover portare a casa determinate immagini e cercare a tutti i costi di realizzarle. Avremmo potuto passare le nostre giornate a realizzare scatti mentre sciavamo solo sopra funghi di neve o saltando oltre tronchi spezzati, ma questo avrebbe voluto dire rinunciare agli obiettivi che ci eravamo posti in termini di itinerari da seguire. Abbiamo optato quindi per un approccio più classico, cercando di raccontare quello che abbiamo visto, sciato ed esplorato man mano che accadeva, senza pianificare e cercando di avere sempre un punto di vista sia esterno che in prima persona.
In estate sei molto presente nella scena del wakeboard. Che cosa accomuna wake e sci secondo te? Ti approcci in modo diverso a uno e all’altro? Devo dire che sono due sport molto diversi e la cui fruizione è allo stesso tempo differente. Lo sci è uno sport che si svolge in ambiente, completamente immersi nel territorio e sfruttando le condizioni che la montagna ci propone. Il wake è invece paragonabile all’arrampicata in una palestra indoor, un’attività cittadina che si può praticare per qualche ora ogni giorno dopo il lavoro. Sono sicuramente due sport che adoro, che talvolta durante la primavera riesco a praticare piacevolmente assieme a giorni alterni e che sono accomunati dal fatto di scivolare sopra qualcosa, acqua o neve che sia, dando una risposta e un feeling unico nel loro genere sotto i propri piedi.
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Spingersi a nord per trovare l’inverno, finché c’è PHOTOS & TEXT BY DANIELE MOLINERIS
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La sensazione è sempre la stessa, ti piace così tanto che hai paura che non succederà più. Ed è bello e brutto insieme. Ma è stato bello, punto. Non l'ho pensato in quel momento esatto, lì la mia concentrazione è tale che raramente mi godo il momento. L'ho pensato dopo, mentre guardavo le foto di quel viaggio e mi sono chiesto: chissà quanto durerà ancora.
In aeroporto a Narvik abbiamo incontrato un gruppo di Valdostani; c'erano un paio di guide con i propri clienti, anche loro curiosi di vedere le condizioni del meteo e della neve e, anche loro, in attesa di ricevere l'attrezzatura che era stata smarrita, una prassi apparentemente comune da quelle parti. I nostri sci sono arrivati dopo un giorno e mezzo, lasciandoci il tempo di capire come gestire i giorni seguenti e di iniziare a scattare ciò che non prevedeva l’azione. La nostra base era ad Henningsvaer, più o meno nel mezzo delle Lofoten, ci sembrava un posto strategico per poterci muovere sia a sud che a nord. Eravamo in una casona gestita da una coppia di Oslo, gentili e riservati come ti aspetti da qualcuno che abita lassù. La casa è circondata dal mare e nelle notti in cui soffiava il vento si sentiva forte, se lo ricorda bene Matteo, che aveva la stanza più esposta. Dalle finestre abbiamo visto nevicare e l’Aurora Boreale, e dal bagno c’era una vista perfetta su un canale che ogni mattina dopo il caffè stuzzicava le idee di Bruno. È strano passeggiare per quelle strade coperte di neve e sentire l’odore di pesce così forte, ma è il periodo migliore per mettere ad essiccare il merluzzo, l’aria fredda e secca permette di ricavare uno stoccafisso pregiato. Ci sono rastrelliere un po’ ovunque, si capisce che è un mercato importante. Ne è piena la strada che porta al campo da calcio, quel campo che se mai avete cercato fotografie delle Lofoten sicuramente vi sarà capitato di vedere e magari
Andare a sciare alle Lofoten è il sogno di ogni sciatore o, perlomeno, è uno di quei posti con la puntina rossa sul mappamondo. Per me che faccio il fotografo, la soddisfazione più grande era andarci su commissione, uno di quei punti da segnare sulla linea del tempo. Lavorare per qualcuno in progetti così vuol dire molto, vuol dire che un cliente ha scelto te e la tua voce per raccontare sé stesso, che ha scommesso tempo e soldi dandoti fiducia, dicendoti "vai e fai quel che sai fare". La Norvegia era l'unica certezza, perché si doveva raccontare quel brand dalle sue origini, tutto il resto era da decidere. Così abbiamo messo insieme la squadra: Bruno e Letizia a fare da attori, Damiano e Stefano per la parte video, e Matteo, in qualità di cliente, a controllare che non facessimo troppa vacanza. Con buona parte del gruppo avevo già lavorato tanto e nel tempo avevamo instaurato un bel rapporto di amicizia. Ed è sempre meraviglioso condividere certi momenti con le persone che ti fanno stare bene, rende tutto più semplice.
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anche voi avete pensato: chissà se esce la palla chi la va a riprendere.
mente il soggetto, ma è una fotografia che passa in fretta. Io ho imparato a fotografare per il cliente, ma anche per me, perché ho bisogno di qualcosa che vada al di là della foto da catalogo. Più che esteticamente belle, credo che le fotografie debbano essere importanti almeno per qualcuno e, se non lo sono ora, spero che lo diventino col tempo. Ed è con questo pensiero che riguardo quelle immagini scattate alle Lofoten. Sono immagini che fanno venire voglia di andare a sciare lassù, raccontano una bella esperienza, vivono bene nell’oggi ma forse rimarranno testimoni di qualcosa che non esisterà più. Quella curva di Bruno con il mare sullo sfondo al tramonto piace a noi che quelle sensazioni le conosciamo e forse incuriosirà chi quelle sensazioni non le potrà provare. Come quando guardi le foto vecchie del paese in cui vivi e vedi come è cambiato con il tempo, cosa c’è adesso al posto del forno a legna. Allora è così che faccio pace con il mio lavoro, queste immagini avranno la loro importanza, o perlomeno lo spero, e questo va oltre alla sola bellezza. Avranno esattamente il compito che hanno avuto le fotografie da quando sono state inventate, quello di immortalare un momento che in realtà è già passato, ed è bello e brutto insieme. Ma è stato bello. Punto.
Dalla nostra casa azzurrina, sull'unica strada che collega le varie isole c'erano auto parcheggiate ovunque in piccole aree di sosta con le tracce degli sci che partivano poco distante. La curiosità di questo posto è che puoi scegliere la gita guardandola dal finestrino, vedi il pendio, vedi la vetta, posteggi e parti. Ed è in uno di questi parcheggi che abbiamo incontrato un piccolo gruppo dalla Valtellina che era lì per conoscere il posto ed organizzare le gite per il prossimo inverno. Era strano essere lassù ed incontrare le stesse persone che si potevano incontrare sulle nostre Alpi, era strano incontrarsi negli stessi posti a cercare la stessa neve. Quella neve bella, che dura anche qualche giorno in più. Quella neve a cui eravamo abituati qui. Sembra di far parte di una migrazione alla ricerca della neve polverosa, finché la si trova ancora. In fondo basta prendere un volo, nemmeno tanto lungo, per ritrovarsi in un posto dove l'inverno è ancora inverno e ci si sente bene e male insieme. È magnifico sciare lassù, quel paesaggio è unico e puoi sciare letteralmente fino al mare ma è altrettanto strano sentirsi parte del problema. Sai perché non nevica più a casa e prendere un volo in più non aiuta certo a risolvere la situazione. Non la peggiora nemmeno, ne sei consapevole. Ma ti entra quel tarlo in testa che ti fa pensare e anche per me è stato così. Pensarci è angosciante perché sai che non c’è soluzione, ne abbiamo parlato tra di noi, è un argomento che non si può tralasciare in questo momento storico. Io personalmente credo che iniziare a rifletterci e agendo con quella consapevolezza sia un passo importante, magari fai lo stesso determinate scelte senza fare finta di niente e nascondere le briciole sotto il tappeto, ma può essere la spinta per farne altrettante nel quotidiano provando a compensare un po’, un poco per volta. Ho anche messo in dubbio la mia fotografia ultimamente, tanto per aggiungere cose a cui pensare. Come fotografo prevalentemente commerciale, so che le mie immagini durano poco, il tempo di una stagione, di una collezione... E sui social resistono il tempo di un like. C'è chi guarda la composizione, chi l'edit, e chi esclusiva-
Quella curva di Bruno con il mare sullo sfondo al tramonto piace a noi che quelle sensazioni le conosciamo e forse incuriosirà chi quelle sensazioni non le potrà provare. Come quando guardi le foto vecchie del paese in cui vivi e vedi come è cambiato con il tempo, cosa c’è adesso al posto del forno a legna. 152
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ALPSTATION BISMANTOVA ITA CRAZY STORE CASTIONE ITA OLGA SPORT ITA LA SPORTIVA STORE CAVALESE ITA LARCHER SPORT ITA UN SESTO ACCA - 1/6H ITA FREETIME ITA MAXI SPORT CERNUSCO ITA MAXI SPORT MERATE ITA CERVINIA 2001 ITA SPORTS CENTER TEAM ITA ALTA QUOTA TORINO ITA AREA 41 ITA BASE CAMP SSD ITA WHITE REEF ITA PASSSPORT CESIOMAGGIORE ITA DELFINO SPORT ITA FRACHEY SPORT ITA MARISPORT X-TREME ITA ROUTE RAMEY 33 ITA SKI SPORT HOUSE ITA ZECCHIN SPORT ITA SPORTLAND CHIARI ITA L'ARTE DI SALIRE IN ALTO ITA ASPORT’S MOUNTAIN CHIES ITA MAIUK SPORT ITA OLLIE ITA RADICAL SPOT ITA SALEWA SONDRIO ITA JEANNOT SPORT ITA GRIMPEUR ITA CPR FREE SPORT ITA MOLINARI SPORT ITA ALCHYMYA ITA ALPSTATION CLES ITA MOUNTAIN SHOP CLES ITA SALEWA CLES ITA SPORT EVOLUTION ITA LOVE BOARD ITA LE PARADIS DES SPORTS ITA CASEROTTI SPORT ITA BETTINESCHI SPORT ITA SPORT PESCOSTA ITA SPORT POSCH ITA PRANTNER ITA SPORT LIFE ITA MAURIZIO SPORT ITA ASPORT’S MOUNTAIN ITA VISONÀ SPORT ITA SPORTMARKET ITA CRAZY BOARD ITA SNOWYSUMMIT ITA DUE & DUE CORTINA ITA FREERIDE HOUSE ITA LA COOPERATIVA DI CORTINA ITA MILLET SHOP ITA MOROTTO SPORTS EQUIPMENT ITA QUOTA 1224 ITA THE NORTH FACE CORTINA ITA BOARDERLINE ITA CORTINA 360 ITA LA SPORTIVA CORTINA ITA PATAGONIA CORTINA ITA ROCK & ICE CORTINA ITA SALEWA CORTINA ITA TECNICA OLYMPIA ITA SPORT ALFREDO ITA SPORT KOSTNER ITA 360 SLIDE SHOP ITA 4810 SPORT ITA ARDI SPORT ITA LA SPORTIVA COURMAYEUR ITA LES PYRAMIDES ITA NOLO COURMA SKI SHOP ITA PATAGONIA COURMAYEUR ITA POINT DU SPORT ITA ULISSE SPORT ITA OLIUNÌD VICENZA ITA ALPSTATION CUNEO ITA BIGUP ITA CRAZY BY VERTICAL ITA SALEWA CUNEO ITA SNOWTIME ITA THE NORTH FACE CUNEO ITA VIALE CALZATURE ITA WILD FREE ITA NOCH SHOP ITA FALETTI MOUNTAIN STORE ITA DF SPORT SPECIALIST ITA MOUNTAIN GARAGE ITA OUTSIDER ITA KRALER SPORT ITA SALEWA DOBBIACO ITA ALPSTATION BRIANZA ITA GVM SHOP ITA MOSONI SPORT ITA POSSA SPORT ITA RE-SKI ITA SPORT EXTREME ITA ERCOLE ITA TONY SPORT ITA MORGAN AIR ITA OUTDOOR & TREKKING STORE ITA HOLIDAY SPORT ITA TWENTY FIVE ITA SPIT SPORT OUTDOOR ITA IL DADO BOULDER ITA LINEA VERTICALE ITA PENNENTE OUTDOOR ITA ALPMANIA ITA DEVA WALL ITA ERREGI SPORT ITA MOUNTAIN LAB ITA CRAZY STORE FINALE LIGURE ITA LA SPORTIVA FINALE LIGURE ITA MONTURA FINALBORGO ITA OLIUNÌD FINALE ITA OUTPOST MONTAINEERING ITA RIDE & RUN CRAZY STORE ITA ROCKSTORE ITA SALEWA FINALE LIGURE ITA CLIMB ITA DREAMSTORE ITA NEVERLAND ITA PESCI CAMPING STORE ITA SPORT CLUB ITA THE NORTH FACE FIRENZE ITA OBIETTIVO MONTAGNA ITA BALANTE SPORT ITA QUERIO ERNESTO ITA CAPO NORD ITA GIMELLI ITA 3.30 RUNNING STORE ITA ROSSIGNOL FORMIGLIANA ITA SNOWGANG ITA FREES SPORT ITA SPORTIFICATION ITA SICCARDI SPORT ITA SURF SHOP ITA BOARDER KING ITA SPORT MAX ITA OTKBOARD ITA ALL4CYCLING ITA BM SPORT ITA BONI SPORT ITA BONI SPORT ITA BOULDER FACTORY ITA CENTRO CANOA ITA HOBBY SPORT ITA MOISMAN ITA REPETTO SPORT ITA SALEWA GENOVA ITA SPINNAKER ITA A&F COMPANY ITA MONTAGNARD SPORT ITA BIG STONE ITA SONEGO ITA RUNNING LIFE ITA WIPE OUT ITA SPORTWAY GRAVELLONA ITA RICCARDO SPORT ITA DAVID “3” SPORT ITA BERGLAND ITA SPORT-GESCHAFT ITA SPORT-GESCHAFT ITA 099 OUTDOOR ITA PLANET RIDER ITA KAFFEKLUBBEN ITA SPORTLAND GUSSAGO ITA MARESPORT ITA QUIKSILVER STORE IMPERIA ITA GRAZIA SPORT ISEO ITA ALPSTATION ISERA ITA ALTA QUOTA ISERNIA ITA 38° PARALLELO ITA SPORTING HOUSE ITA MOUNTAINWORLD ITA BLOCKLAND ITA LELE SHOP ITA SALEWA AQUILA ITA TREKKING L’AQUILA ITA 156 ORNELLA SPORT ITA SPORT 203 ITA
CASTELNOVO NE’ MONTI CASTIONE ANDEVENNO CATANIA CAVALESE CAVARENO CAZZAGO CENCENIGHE AGORDINO CERNUSCO LOMBARDONE CERNUSCO LOMBARDONE CERVINIA CERVINIA CESANA TORINESE CESENA CESENA CESENA CESIOMAGGIORE CETO CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHÂTILLON CHIAMPO CHIARI CHIAVARI CHIES D'ALPAGO CHIESA VALMALENCO CHIETI CHIOGGIA CHIURO CHIUSA DI PESIO CIRIÈ CISANO SUL NEVA CIVEZZANO CLAUT CLES CLES CLES CLUSONE CODROIPO COGNE COGOLO COLERE COLFOSCO COLFOSCO IN BADIA COLLALBO COLOMBIERA MOLICCIARA CONDINO CORDENONS CORNEDO CORNUDA CORRIDONIA CORRIDONIA CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA COTRONEI COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR CREAZZO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO DARFO BOARIO DARFO BOARIO TERME DESENZANO DEL GARDA DESIO DIMARO FOLGARIDA DOBBIACO DOBBIACO DOLZAGO DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DUEVILLE ENTRACQUE EUPILIO FAENZA FALCADE FALZES FANO FELTRE FELTRE FERMO FERRARA FERRARA FERRARA FIDENZA FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIUMALBO FOGLIZZO FORLÌ FORLÌ FORMIGINE FORMIGLIANA FORNO DI ZOLDO FOSSALTA DI PIAVE FOSSANO FRABOSA SOTTANA FRABOSA SOTTANA FRAZIONE DAOLASA COMMEZZADURA FROSSASCO GALGAGNANO GAZZADA SCHIANNO GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GIANICO GIAVENO GIULIANOVA GODEGA SANT'URBANO GRADISCA D’ISONZO GRADO GRAVELLONA TOCE GRESSAN GRESSONEY SAINT JEAN GRESSONEY-SAINT-JEAN GRESSONEY-SAINT-JEAN GRESSONEY-SAINT-JEAN GROSSETO GROSSETO GUASTALLA GUSSAGO IMPERIA IMPERIA ISEO ISERA ISERNIA IVREA IVREA L'AQUILA L’AQUILA L’AQUILA L’AQUILA L’AQUILA LA THUILE LA VALLE AGORDINA
342. 343. 344. 345. 346. 347. 348. 349. 350. 351. 352. 353. 354. 355. 356. 357. 358. 359. 360. 361. 362. 363. 364. 365. 366. 367. 368. 369. 370. 371. 372. 373. 374. 375. 376. 377. 378. 379. 380. 381. 382. 383. 384. 385. 386. 387. 388. 389. 390. 391. 392. 393. 394. 395. 396. 397. 398. 399. 400. 401. 402. 403. 404. 405. 406. 407. 408. 409. 410. 411. 412. 413. 414. 415. 416. 417. 418. 419. 420. 421. 422. 423. 424. 425. 426. 427. 428. 429. 430. 431. 432. 433. 434. 435. 436. 437. 438. 439. 440. 441. 442. 443. 444. 445. 446. 447. 448. 449. 450. 451. 452. 453. 454. 455. 456. 457. 458. 459. 460. 461. 462. 463. 464. 465. 466. 467. 468. 469. 470. 471. 472. 473. 474. 475. 476. 477. 478. 479. 480. 481. 482. 483. 484. 485. 486. 487. 488. 489. 490. 491. 492. 493. 494. 495. 496. 497. 498. 499. 500. 501. 502. 503. 504. 505. 506. 507. 508. 509. 510. 511. 512. 513. 514. 515. 516. 517. 518. 519. 520. 521. 522. 523. 524.
SPORT TONY IMPULS SPORT ADRI SPORT AFFARI & SPORT LECCO GREAT ESCAPES LECCO INUA SPIRIT SPORT HUB LECCO INUA SPIRIT MY WALL BRUMA ON THE BEACH EAST WIND BOTTERO SKI BOTTERO SKI WE RIDE ZONE DF SPORT SPECIALIST LISSONE MAXI SPORT LISSONE CENTRO HOBBY SPORT CRAZY STORE LIVIGNO I’M SPORT LAPPONIA MOUNTAIN PLANET MOUNTAIN RIDERS SIFED MTR LIVIGNO PUNTO SPORT SILENE SPORT SPORT EXTREME THE NORTH FACE LIVIGNO SPORT ADVENTURE ZINERMANN SPORTING HOASY NENCINI SPORT SALEWA OUTLET SCALO MILANO GRINGO SHOP SPORTLAND LONATO SALEWA LONGARONE SPORTLIFEE IL CAMPIONE LUCCA SPORT PROFESSIONAL PROSHOP VIVISPORT CRESPI SPORT SPORT MODE STEGER RABOGLIATTI SPORT OLIMPIONICO SPORT SPORT 3 TRE THE GARDEN ZEBRA SNOWBOARD SCHOOL DODI’S ON SIDE SPORT TENNE CINQUE TERRE TREKKING PEIRANO SPORT JANE SPORT SPORTIME MUD AND SNOW DALL’ORSO STORE BOARDRIDER QUIKSILVER PIPE PRO SHOP BREMA SPORT MEGA INTERSPORT MOUNTAIN STORE HARLEM MELEGNANO THE REVIVE CLUB FAKIE TECH SHOP HUTTER SPORT SPORTLER ALPIN MERANO SPORTLER MERANO MAXI SPORT MERATE SFIDA 2.0 NARDELLI SPORT SNOWBOARDMANIA ALPSTATION MILANO BURTON STORE MILAN CANADA GOOSE MILAN CARTON DAMENO SPORT DF SPORT SPECIALIST DON KENYA RUN FRISCO SHOP MILANO KIM FORNITURE SCOUT KOALA SPORT LA MONTAGNA SPORT MANGA CLIMBING MISSION OLIUNÌD MILANO LORETO PATAGONIA MILANO RUNAWAY SALEWA MILANO SAVE THE DUCK MILANO SAVE THE DUCK MILANO SEASE SPORTING SAN LORENZO THE NORTH FACE MILANO UNDER ARMOUR MILANO UNDER ARMOUR MILANO VERDE PISELLO VIBRAM MILANO WHY RUN PLEASURES RADICAL FREE SOLO EXTREME NUOVI ORIZZONTI MODENA THE NORTH FACE MODENA LIVIO SPORT SPORTMAN THIRD GENERATION HELLWEGER INTERSPORT SPORTLAND MONIGA PATAGONIA MONTEBELLUNA ROSSIGNOL MONTEBELLUNA SALEWA OUTLET MONTEBELLUNA VIBRAM MONTEBELLUNA ROCK & WALLS PURE NATURE WILD PROJECT THE CHANGE PATAGONIA MORBEGNO STILE ALPINO MORBEGNO WHATSALP SPORT HUB MORI MICARELLI STORE LAB8 ARBITER UNTERHOLZNER GRANDE GRIMPE PERICO SPORT ETNA WALL SERVOLARE 17 RUNWAY SPORT SPORT LAURIN ALBY SPORT CLINICA DELLO SPORT DF SPORT SPECIALIST OLGIATE DF SPORT SPECIALIST ORIO SALEWA ORIO CENTER THE NORTH FACE ORIO UNDER ARMOUR ORIO AL SERIO MAMMUT ORTISEI SPORT GARDENA SPORT SCHMALZ SPORTLAND ORZINUOVI FREE TIME STORE SPORTLAND OSPITALETTO BIG WALL ABBÀ INTERSPORT DECA SPORT HOBBIT SHOP LA COCCINELLA ACTIVE CREMA SPORT INTELLIGHENZIA PROJECT OLIUNÌD PADOVA SALEWA PADOVA SESTOGRADO SPORTLAND PALAZZOLO GENCHI SPORT PER CORRERE PELLISSIER SPORT PIRCHER GUENTHER 46° PARALLELO ALPSTATION PARMA ALTERNATIVE SHOP FREE SPORT MOVE MOUNTAIN LOVERS MOVE MOUNTAIN LOVERS PARMA SPORT SEVEN SUMMITS FERRARI SPORT SPORTWAY NOVARA OLIUNÌD MILANO MONDO VERTICALE SPAZIOUTDOOR PAPER SURF ALTA QUOTA PESCARA KING LINE MAKAI SURFSHOP STELLA ALPINA FRANCO SPORT RRTREK PESCASSEROLI DF SPORT SPECIALIST PIACENZA EIGHT SIX L'ALTROSPORT OUTLANDERS
ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA
LA VILLA LANA LAVENO-MOMBELLO LECCO LECCO LECCO LECCO LEGNANO LEVATA LIDO DI TARQUINIA LIGNANO PINETA LIMONE PIEMONTE LIMONE PIEMONTE LIMONE PIEMONTE LIMONE PIEMONTE LISSONE LISSONE LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVORNO LIVORNO LOCATE DI TRIULZI LODI LONATO LONGARONE LOVER LUCCA LUCCA LUCCA LUINO LUTAGO MACUGNAGA MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MAGIONE MALÈ MALLES MANAROLA MANTA MANTOVA MANTOVA MARANO SUL PANARO MARGHERA MARIA DI PIETRASANTA MARINA DI RAVENNA MARTELLAGO MARTIGNACCO MATELICA MELEGNANO MEOLO MERANO MERANO MERANO MERANO MERATE MESENZANA MEZZOLOMBARDO MEZZOLOMBARDO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MIRANO MODENA MODENA MODENA MOENA MONDOVÌ MONDOVÌ MONGUELFO MONIGA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTESACRO MONTESILVANO MONTESILVANO MORBEGNO MORBEGNO MORGEX MORI MUCCIA NAGO TORBOLE NAPOLI NATURNO NEMBRO NEMBRO NICOLOSI NICOLOSI NOICATTARO NOVA LEVANTE NOVALESA OCCHIEPPO INFERIORE OLGIATE OLONA ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORTISEI ORTISEI ORTISEI ORZINUOVI OSIMO OSPITALETTO OSTERIA DEL GATTO FOSSATO DI VICO OULX OULX OVINDOLI OVINDOLI PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PALAZZOLO SULL’OGLIO PALERMO PALERMO PAQUIER PARCINES PARMA PARMA PARMA PARMA PARMA PARMA PARMA PAVULLO NEL FRIGNANO PERGINE VALSUGANA PERNATE PERO PERUGIA PERUGIA PESARO PESCARA PESCARA PESCARA PESCARA PESCASSEROLI PESCASSEROLI PIACENZA PIACENZA PIACENZA PIACENZA
525. 526. 527. 528. 529. 530. 531. 532. 533. 534. 535. 536. 537. 538. 539. 540. 541. 542. 543. 544. 545. 546. 547. 548. 549. 550. 551. 552. 553. 554. 555. 556. 557. 558. 559. 560. 561. 562. 563. 564. 565. 566. 567. 568. 569. 570. 571. 572. 573. 574. 575. 576. 577. 578. 579. 580. 581. 582. 583. 584. 585. 586. 587. 588. 589. 590. 591. 592. 593. 594. 595. 596. 597. 598. 599. 600. 601. 602. 603. 604. 605. 606. 607. 608. 609. 610. 611. 612. 613. 614. 615. 616. 617. 618. 619. 620. 621. 622. 623. 624. 625. 626. 627. 628. 629. 630. 631. 632. 633. 634. 635. 636. 637. 638. 639. 640. 641. 642. 643. 644. 645. 646. 647. 648. 649. 650. 651. 652. 653. 654. 655. 656. 657. 658. 659. 660. 661. 662. 663. 664. 665. 666. 667. 668. 669. 670. 671. 672. 673. 674. 675. 676. 677. 678. 679. 680. 681. 682. 683. 684. 685. 686. 687. 688. 689. 690. 691. 692. 693. 694. 695. 696. 697. 698. 699. 700. 701. 702. 703. 704. 705. 706. 707.
HOBBY SPORT SPORT IN MONTAGNA OUTDOOR LIFE TOMMY SPORT VERTICAL SPORT PIANETA SPORT ASPORTSTATION STIMM ZAMBERLAN ARIAPERTA M.C.RUNNING MIRAFIORI SPORT 2 ONBOARD EUROSPORT FINDY SHOP SPORT HUB PINZOLO SPORTLAND PISOGNE DREAMSTORE SELMI TECHNOSPORT VALLEE SPORT PEAK PERFORMANCE STORE AMORINI OUTDOOR SPORTWAY PONTE KAPPAEMME SPORT MOUNTAIN SHOP BERGAMO SPORTLER PORDENONE TOFFOLI SPORT BOARD ROOM MIVAL SPORT BUGS SHOPS LA SPORTIVA POZZA DI FASSA BLOSSOM SKI DEKA UPPER IL CAMPIONE PRATO RUNOUT 3RD GENERATION VIGLIETTI SPORT SALEWA PREDAZZO V10 OFFTRACK CENTER BERGFUCHS MORASSI ETTORE OUTDOOR & TREKKING STORE ROSSIGNOL UDINE REGGIO GAS A1 CLIMBING GINETTO SPORT SURF PARADISE MONTAGNA DIMENSIONE SALVATORI SPORT POLLO WINTER SPORT THE NORTH FACE RIMINI PERTINGER MOUNTAIN SICKS VERTICAL SPORT RIVAROLO VERTICAL SPORTSWEAR SPORT NATURA ALP3 MONTAGNA ALTA QUOTA ROMA CAMPO BASE ROMA CAMPO BASE ROMA CLIMBER STORE GEOSTA KAHUNA LBM SPORT MIZUNO ROMA MONTURA ROMA ONERACE OUTDOOR EXPERIENCE PATAGONIA ROMA ROCK IT ROSSIGNOL PARMA RRTREK ROMA STAR WALL THE NORTH FACE THE NORTH FACE ROMA THE NORTH FACE ROMA URBANSTAR WP OSTIENSE CITY BEACH OMNIA SPORT SPORTLAND RONCADELLE REKORD SHERPA ATLANTE MONTELLO FRONTSIDE BLOCK3 CABAS SPORT MAKALU' SPORT MONTURA ROVERETO 100 - ONE SPORTLIFEE SPORT JOCHER MACIACONI ANIMA SPORTIVA PIÙ SPORT ALPSTATION AOSTA MG MOUNTAIN CISALFA SPORT AOSTA PAPIN SPORT SPORT HOLZER LAGAZOI SPORT SPORT HUB CHIAVENNA MILESI SPORT SPORTLAND SAN LEONARDO GODI SPORT SPORTLER SAN MARTINO TURNOVER SPORT SAN MARTINO SPORT SLALOM SLALOM SPORT SNOWBOARD'S HOUSE PARETI WEGER UNICO SPORT ALPSTATION BRESCIA NEW VIAGGIANDO GIUGLAR LAB IS SPORT GI-SPORT KRATTER FAMA SPORT OLIVER SKI ALPSTATION SARZANA KAU KAU 3.30 RUNNING STORE FRESH FARM 3SIXTY BESSON SPORT FAURE SPORT GIUGGIA SPORT PATTY SPORT MOUNTAIN EXPERIENCE AREA51 CLIMBING CENTER SWITCH SHOP LORI SPORT ALPSTATION SCHIO MAX SPORT VALLI SPORT PIANETA CICLO ART CLIMB PALESTRA BRUNO SPORT ACTIV SPORT SPORT WALTER BOARD STYLE CABOT COVE OUTDOOR CAFÈ SALEWA OUTLET SERRAVALLE HOT ICE SNOWBOARD KINIGER SPORTMODE MAXI SPORT SESTO S.G. TABACCHERIA BIOLCHINI MARCELLIN SPORT PASSET SPORT SPORT LE TORRI SURF SHOPPE XL MOUNTAIN IL MARATONETA SPORT RONDIRO PASSSPORT SIGNORESSA SPORTLER CLIMBING CENTER SPORTLER TREVISO DF SPORT SPECIALIST SIRTORI ALTERNATIVA SPORT ALPIN SPORT MODE ALPIN SPORTS K&K SPORTS SALEWA OUTLET VERONA CENTRO SPORT FIORELLI SPORT SONDRIO TUTTOSPORT MAZZUCCHI SPORTLAND SONICO EDEN SPORT VI BLOCK CAMPO BASE SPILAMBERTO MAKE MERRY BERGER SCHUHE SPORTLAND STEZZANO ALPSTATION TARVISIO SPORTLER TAVAGNACCO ZANI SPORT BLU SURFER PIÙ SPORT IOCORRO!
ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA
PIACENZA PIANCOGNO PIANELLA PIASCO PIETRAMURATA PIETRASANTA PIEVE D’ALPAGO PIEVE DI SOLIGO PIEVE DI TORREBELVICINO PINEROLO PINEROLO PINEROLO PINEROLO PINZOLO PINZOLO PINZOLO PISOGNE PISTOIA PISTOIA PLAN FELINAZ-FELINAZ PONT SAINT MARTIN PONTE DI LEGNO BS PONTE FELCINO PONTE NELLE ALPI PONTE SELVA DI PARRE PONTERANICA PORDENONE PORDENONE PORTO SAN GIORGIO POVE DEL GRAPPA POZZA DI FASSA POZZA DI FASSA PRATA CAMPORTACCIO PRATO PRATO PRATO PRATO NEVOSO PRATO NEVOSO PREDAZZO QUARTU SANT’ELENA RANICA RASEN-ANTHOLZ SÜDTIROL RAVASCLETTO RAVENNA REANA DEL ROJALE REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA RICCIONE RIETI RIETI RIMINI RIMINI RIO DI PUSTERIA RIVAROLO CANAVESE RIVAROLO CANAVESE RIVAROLO CANAVESE ROCCA DI MEZZO ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMAGNANO SESIA RONCADELLE RONCHI DEI LEGIONARI RONCO BRIANTINO RORETO DI CHERASCO ROSETO DEGLI ABRUZZI ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO RUFFRE' - MENDOLA S. ANDRA S. CRISTINA SACILE SACILE SAINT CHRISTOPHE SAINT CHRISTOPHE SAINT-CHRISTOPHE SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CASSIANO SAN CASSIANO SAN GIOVANNI BIANCO SAN LEONARDO IN PASSIRIA SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN PANCRAZIO SAN PAOLO SAN VENDEMIANO SAN ZENO NAVIGLIO SANSEPOLCRO SANT'AMBROGIO SANT’AGOSTINO SAPPADA SARONNO SARONNO SARZANA SARZANA SASSUOLO SASSUOLO SAUZE D’OULX SAUZE D’OULX SAUZE D’OULX SAVIGLIANO SAVIGLIANO SAVIGNANO SUL RUBICONE SCANDICCI SCANDICCI SCHIAVON SCHIO SCHIO SCHIO SCOPPITO SEDICO SELVA GARDENA SELVA VAL GARDENA SELVA VAL GARDENA SENAGO SENIGALLIA SERAVALLE SCRIVIA SERRA SAN QUIRICO SESTO SESTO SAN GIOVANNI SESTOLA SESTRIERE SESTRIERE SESTRIERE SESTRIERE SETTIMO VITTONE SIENA SIENA SIGNORESSA SILEA SILEA SIRTORI SISTIANA SIUSI SIUSI SIUSI SONA SONDRIO SONDRIO SONDRIO SONICO SORBOLO SPESSA SPILAMBERTO SPOLETO ST. NIKOLAUS STEZZANO TARVISIO TAVAGNACCO TEMÙ TERAMO TERAMO TERNI
708. 709. 710. 711. 712. 713. 714. 715. 716. 717. 718. 719. 720. 721. 722. 723. 724. 725. 726. 727. 728. 729. 730. 731. 732. 733. 734. 735. 736. 737. 738. 739. 740. 741. 742. 743. 744. 745. 746. 747. 748. 749. 750. 751. 752. 753. 754. 755. 756. 757. 758. 759. 760. 761. 762. 763. 764. 765. 766. 767. 768. 769. 770. 771. 772. 773. 774. 775. 776. 777. 778. 779. 780. 781. 782. 783. 784. 785. 786. 787. 788. 789. 790. 791. 792. 793. 794. 795. 796. 797. 798. 799. 800. 801. 802. 803. 804. 805. 806. 807. 808. 809. 810. 811. 812. 813. 814. 815. 816. 817. 818. 819. 820. 821. 822. 823. 824. 825. 826. 827. 828. 829. 830. 831. 832. 833. 834. 835. 836. 837. 838. 839. 840. 841. 842. 843. 844. 845. 846. 847. 848. 849. 850. 851. 852. 853. 854. 855. 856. 857. 858. 859. 860. 861. 862. 863. 864. 865. 866. 867. 868. 869. 870. 871. 872. 873. 874. 875. 876. 877. 878. 879. 880. 881. 882. 883. 884. 885. 886. 887. 888. 889. 890.
ITA TERNI VERTIGINI SPORT ITA TESERO MONTURA FIEMME ITA TESERO SPORT VENTURA ITA TIRANO CRAZY STORE TIRANO ITA TOLMEZZO ANGELI SPORT ITA TOLMEZZO TECNICAL SKI ITA TORINO ALPSTATION TORINO ITA TORINO ASD BOULDER BAR ITA TORINO BSHOP BRACCINI ITA TORINO BSHOP RAVINA ITA TORINO BSIDE CLIMBING VILLAGE ITA TORINO CUORE DA SPORTIVO ITA TORINO FERRINO STORE TORINO ITA TORINO FRESH STORE ITA TORINO GRASSI SPORT TORINO ITA TORINO JOLLY SPORT ITA TORINO JOLLY SPORT ITA TORINO MIZUNO STORE ITA TORINO MONTURA TORINO ITA TORINO ORIZZONTI VERTICALI ITA TORINO ORIZZONTI VERTICALI ITA TORINO PASSION SPORT ITA TORINO PROMOSPORT ITA TORINO RONCO ALPINISMO ITA TORINO SALA SPORT ITA TORINO SALEWA TORINO ITA TORINO SASP PALESTRA CLIMBING ITA TORINO SCHENONE SPORT ITA TORINO STRIKE ITA TORINO THE NORTH FACE TORINO ITA TORINO JIMMY SURF SHOP ITA TORRE BOLDONE READY TO RUN ITA TORRE DEL LAGO TEDDY PALOMINO ITA TORRE PELLICE GULLIVER TORRE PELLICE ITA TORRI DI QUARTESOLO SPORTLER VICENZA ITA TRADATE LEZARD ITA TRAVERSETOLO CATTI SPORT ITA TRE CAPITELLI PARISPORT IDRO ITA TRENTO LA SPORTIVA TRENTO ITA TRENTO MONTURA TRENTO ITA TRENTO ROCK & ICE TRENTO ITA TRENTO SHERPA3 PATAGONIA ITA TRENTO SPORTLER ALPIN TRENTO ITA TRENTO SPORTLER TRENTO ITA TRENTO TECNOSCI ITA TRENTO VERTICAL SPORT TRENTO ITA TRENTO MAGNITUDO ITA TREVISO LE BLOC SHOP ITA TRIESTE ALPSTATION TRIESTE ITA TRIESTE AVVENTURA DUE ITA TRIESTE SPORTLER TRIESTE ITA TURANO PURA VIDA ITA UDINE FIASCARIS ITA UDINE K2 SPORT ITA VAL DI VIZZE SPORT CENTER ITA VAL MASINO FIORELLI SPORT VALMASINO ITA VALDAORA SPORT CORONES ITA VALDRAGONE LAYAK ITA VALLES SPORT MODE MARIA SALEWA OUTLET VALMONTONE ITA VALMONTONE ITA VALTOURNENCHE UAINOT SNOWBOARD SHOP ITA VARESE BONNY MODULAR LAB ITA VARESE ZOO PARK ITA VARNA SKICENTER ITA VELLETRI SPORTANGEL ITA VENASCA SKI KLINIK ITA VERANO BRIANZA RIDER SHOP ITA VERANO BRIANZA ROSSINI SPORT ITA VERMIGLIO LODO SPORT ITA VERNAZZA VERNAZZA SPORT ITA VERONA CAMPO BASE VERONA ITA VERONA DETOUR ITA VERONA GENERATION ITA VERONA MONTURA VERONA ITA VERONA OLIUNÌD VERONA ITA VERONA ROSSIGNOL VERONA ITA VERONA SLIDE BY DETOUR ITA VERONA THE NORTH FACE VERONA ITA VEZZA D’OGLIO ORIZZONTI MONTAGNA ITA VIAREGGIO MARATONANDO ITA VICENZA OLIUNÌD LDR PALESTRA ITA VICENZA OLIUNÌD VICENZA CENTRO ITA VICENZA PRO SPORT ITA VICOFORTE SERGIO SPORT ITA VIGNOLA GILIOLI SPORT ITA VIGNOLA MONDO MONTAGNA ITA VILLAIR VERTICAL NO LIMIT ITA VILLANOVA MONDOVI DHO SPORT ITA VILLANOVA MONDOVI ROSSI ITA VILLANUOVA SUL CLISI SPORTLAND VILLANUOVA ITA VILLASANTA AFFARI & SPORT VILLASANTA ITA VILLENEUVE BAROLI SPORT ITA VILLENEUVE CALZATURE BAROLI ITA VINOVO SPORTLAND TORINO ITA VIPITENO HERBERT PLANK SPORT ITA VITERBO BRUMA STREET STYLE ITA VITERBO LIQUIDO ITA VITERBO RUNNER LA SPORTIVA ZIANO DI FIEMME ITA ZIANO DI FIEMME ITA ZOGNO TIRABOSCHI SPORT ITA ZOLA PREDOSA CRAS ITA ZOLA PREDOSA QUOTA 362 ITA ZOLDO ALTO TABIA SPORT AT ST JOHANN IM PONGAU MOREBOARDS ST. 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CIMA DI PORLEZZA CIMA DI PORLEZZA PRÉ SAINT DIDIER ALAGNA VALSESIA ALPE DI SIUSI ALPE DI SIUSI ALPE DI SIUSI ALPE DI SIUSI ALPE DI SIUSI ALPE DI SIUSI ALPE DI SIUSI ALPE DI SIUSI ALPE DI SIUSI ALPE DI SIUSI ALPE DI SIUSI ANDALO ANDALO ANDALO ANDALO ANDALO ANDALO ANDALO ANDALO ANDALO ANDALO ANDALO AOSTA AOSTA APRICA APRICA APRICA APRICA ARABBA ARABBA ARABBA ASOLO ASOLO ASOLO ASOLO ASOLO AURONZO DI CADORE BARDONECCHIA BARDONECCHIA BARDONECCHIA BAVENO BAVENO BELLAGIO BELLAGIO BELLUNO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BORMIO BORMIO BORMIO BORMIO BORMIO BORMIO BORMIO BORMIO BORMIO BORMIO BRESSANONE BRESSANONE BRESSANONE BRESSANONE BRESSANONE BRESSANONE BRESSANONE BREUIL-CERVINIA BREUIL-CERVINIA BREUIL-CERVINIA BREUIL-CERVINIA BREUIL-CERVINIA BREUIL-CERVINIA BREUIL-CERVINIA BREUIL-CERVINIA BREUIL-CERVINIA BREUIL-CERVINIA BREUIL-CERVINIA BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO CANAZEI
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ITA HOTEL ASTORIA ITA HOTEL B&B ANDREAS ITA HOTEL CESA TYROL ITA HOTEL DOLOMITI SCHLOSS ITA HOTEL LA PERLA ITA HOTEL PAREDA ITA LOCANDA DEGLI ARTISTI ITA HOTEL CANNERO ITA HOTEL CANNOBIO ITA PARK HOTEL ITALIA ITA ABINEA DOLOMITI ITA ALPIN BOUTIQUE ITA AURA CHALETS BRUNELLE SEISER ALM LODGE ITA ITA HOTEL CASTEL OSWALD ITA HOTEL CHALET TIANES ITA HOTEL LAMM ITA HOTEL MADONNA ITA HOTEL ROSSLAUFHOF ITA HOTEL VILLA KASTELRUTH ITA SCHGAGULER HOTEL ITA SONUS ALPIS ITA HOTEL BELLAVISTA ITA HOTEL EXCELSIOR ITA HOTEL GARNÌ LAURINO ITA HOTEL LA STUA ITA HOTEL ORSO GRIGIO ITA HOTEL RELAIS GRÜNWALD LA ROCCIA WELLNESS HOTEL ITA ITA PARK HOTEL BELLACOSTA ITA HOTEL EDELWEISS&SPA ITA AU CHARMANT PETIT LAC ITA BREITHORN HOTEL ITA CAMPZERO ACTIVE ITA HOTEL LA ROUJA HOTEL RELAIS DES GLACIERS ITA HOTELLERIE DE MASCOGNAZ ITA ITA LE ROCHER HOTEL ITA AGRITURISMO BIO CA' ITA HOTEL BES&SPA ITA BELLEVUE HOTEL&SPA ITA HOTEL SANT’ORSO RESIDENCE RAINBOW HOLIDAY ITA ITA BEST WESTERN HOTEL HOTEL CITTA' DI CONEGLIANO ITA ITA RELAIS LE BETULLE ITA HOTEL VILLA BLU ITA AMBRA CORTINA ITA CAMINA SUITE AND SPA ITA CRISTALLO A LUXURY ITA FALORIA MOUNTAIN ITA FRANCESCHI PARK HOTEL ITA GRAND HOTEL SAVOIA ITA HOTEL ALASKA CORTINA HOTEL BELLEVUE SUITES&SPA ITA ITA HOTEL CORTINA ITA HOTEL CRISTALLINO ITA HOTEL DE LA POSTE ITA HOTEL DE LEN ITA HOTEL EUROPA ITA HOTEL LAJADIRA&SPA ITA HOTEL MAJONI ITA HOTEL MIRAGE ITA MIRAMONTI MAJESTIC ITA PARC HOTEL VICTORIA RADISSON RESIDENCES SAVOIA ITA ITA ROSAPETRA SPA RESORT ITA CHALET CORVARA HOTEL ARKADIA “ADULTS ONLY" ITA ITA HOTEL COL ALTO ITA HOTEL LA PERLA ITA HOTEL MARMOLADA HOTEL MIRAMONTI CORVARA ITA ITA HOTEL SASSONGHER ITA SPORTHOTEL PANORAMA ITA TH CORVARA GREIF HOTEL ITA CRESTA ET DUC HOTEL ITA GRAN BAITA GRAND HOTEL COURMAYEUR ITA GRAND HOTEL ROYAL E GOLF ITA ITA HOTEL CHALET SVIZZERO ITA HOTEL LES JUMEAUX ITA HOTEL LO SCOIATTOLO ITA HOTEL PAVILLON ITA IH HOTELS COURMAYEUR ITA LE MASSIF HOTEL & LODGE ITA VILLA NOVECENTO ITA BHAVANTÙ ITA HOTEL DESENZANO ITA HOTEL ESTÉE ITA HOTEL MAYER & SPLENDID ITA LIDO INTERNATIONAL ITA PARK HOTEL ITA PICCOLA VELA VILLA ROSA HOTEL DESENZANO ITA ITA GARTENHOTEL VÖLSER HOF ITA HOTEL EMMI ITA PARC HOTEL MIRAMONTI ITA ROMANTIK HOTEL TURM ITA BRUNET THE DOLOMITES HOTEL ISOLABELLA WELLNESS ITA ITA HOTEL LUIS ITA HOTEL MIRABELLO SLOW ITA BLU HOTEL NATURA&SPA ITA FOLGARIA POST HOTEL ITA ALPHOTEL TALLER ITA HOTEL CAMINETTO ITA LUNA WELLNESS HOTEL ITA PARK HOTEL ITA CHALET DU LYS HOTEL&SPA ITA HOTEL LO SCOIATTOLO ITA SPORT HOTEL RUDOLF ITA CHALET EDEN ITA LE MIRAMONTI HOTEL ITA MONTANA LODGE&SPA ITA PLANIBEL HOTEL ITA RE DELLE ALPI ITA HOTEL CRISTALLO ITA YACHTING RESIDENCE ITA HOTEL DE CHARME LAVENO ITA LE BETULLE ITA VILLA TERESA ITA BIO HOTEL VILLA CECILIA ITA BIVIO HOTEL PLAZA ITA BOUTIQUE HOTEL SONNE ITA HOTEL BAITA MONTANA ITA HOTEL CONCORDIA ITA HOTEL FLORA ITA HOTEL LARICE ITA HOTEL POSTA ITA HOTEL ROBERTA ALPINE ITA HOTEL SPOL ITA HOTEL TOURING ITA MONT CHALET NEVADA ITA MOTA COMFORT SPA HOTEL ITA PARK CHALET VILLAGE HOTEL LOVERE RESORT & SPA ITA ITA CAMIN HOTEL LUINO ITA RELAIS VILLA PORTA ITA BOSCONE SUITE HOTEL ITA HOTEL ANDOSSI ITA SPORT HOTEL ALPINA ITA ALPEN SUITE HOTEL ITA BOUTIQUE HOTEL DIANA ITA CERANA RELAX HOTEL CHALET LAURA LODGE HOTEL ITA ITA CRISTAL PALACE HOTEL ITA HOTEL BERTELLI HOTEL CAMPIGLIO BELLAVISTA ITA ITA HOTEL CASA DEL CAMPO ITA HOTEL CHALET ITA HOTEL CHALET DEL BRENTA ITA HOTEL CHALET DEL SOGNO ITA HOTEL CLUB RELAIS ITA HOTEL CRISTIANIA ITA HOTEL CROZZON ITA HOTEL DAHU ITA HOTEL GARNÌ CAMINETTO ITA HOTEL GARNÌ CRISTALLO ITA HOTEL IDEAL ITA HOTEL LORENZETTI ITA HOTEL OBEROSLE ITA HOTEL ROSENGARTEN ITA HOTEL SPINALE ITA HOTEL SPLENDID ITA MAJESTIC HOTEL ITA SAVOIA PALACE HOTEL ITA SPORTHOTEL ROMANTIC ITA STYLE HOTEL GRIFONE ITA TH MADONNA DI CAMPIGLIO ITA GRAND HOTEL MENAGGIO ITA GRAND HOTEL VICTORIA ITA CITY HOTEL MERANO ITA HOTEL BAVARIA ITA HOTEL EUROPA SPLENDID ITA HOTEL SITTNERHOF ITA PARK HOTEL MIGNON ITA WINDSOR MERANO ITA CASA DELLA CAPRA ITA ACTIVE ALM HOTEL ITA ADLER FAMILY ITA CENTRAL HOTEL ITA HOTEL GARDEN
CANAZEI CANAZEI CANAZEI CANAZEI CANAZEI CANAZEI CANAZEI CANNERO RIVIERA CANNERO RIVIERA CANNERO RIVIERA CASTELROTTO CASTELROTTO CASTELROTTO CASTELROTTO CASTELROTTO CASTELROTTO CASTELROTTO CASTELROTTO CASTELROTTO CASTELROTTO CASTELROTTO CASTELROTTO CAVALESE CAVALESE CAVALESE CAVALESE CAVALESE CAVALESE CAVALESE CAVALESE CESANA TORINESE CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHIAVENNA CLAVIERE COGNE COGNE COLICO CONEGLIANO CONEGLIANO CONEGLIANO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR DARIO BOARIO TERME DESENZANO DEL GARDA DESENZANO DEL GARDA DESENZANO DEL GARDA DESENZANO DEL GARDA DESENZANO DEL GARDA DESENZANO DEL GARDA DESENZANO DEL GARDA FIÉ ALLO SCILIAR FIÉ ALLO SCILIAR FIÉ ALLO SCILIAR FIÉ ALLO SCILIAR FIERA DI PRIMIERO FIERA DI PRIMIERO FIERA DI PRIMIERO FIERA DI PRIMIERO FOLGARIA FOLGARIA FOLGARIDA FOLGARIDA FOLGARIDA FOLGARIDA GRESSONEY-LA-TRINITÉ GRESSONEY-LA-TRINITÉ GRESSONEY-SAINT-JEAN LA THUILE LA THUILE LA THUILE LA THUILE LA THUILE LA VILLA LAVENA PONTE TRESA LAVENO MOMBELLO LAVENO MOMBELLO LIMONE PIEMONTE LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LOVERE LUINO LUINO MADESIMO MADESIMO MADESIMO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MENAGGIO MENAGGIO MERANO MERANO MERANO MERANO MERANO MERANO MERGOZZO MOENA MOENA MOENA MOENA
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LEADING RELAX HOTEL MARIA ITA ITA RESIDENCE LASTÈ ITA RESORT DOLCE CASA ITA HOTEL BELLAVISTA ITA WINE HOTEL SAN GIACOMO ITA HOTEL ALPECHIARA ITA HOTEL PIANDINEVE ITA SPORT HOTEL VITTORIA ITA ALPIN HOTEL SONNBLICK ITA HOTEL WALDHOF ITA HOTEL BARRAGE ITA HOTEL VILLA GLICINI ITA HOTEL EUROPEO ITA BEVERLY HOTEL DOLOMEET BOUTIQUE HOTEL ITA ITA HOTEL CRISTINA LEFAY RESORT&SPA DOLOMITI ITA ITA OLYMPIC PALACE ITA BLU HOTEL ACQUASERIA ITA GRAND HOTEL PARADISO ITA HOTEL GARNI SORRISO ITA HOTEL MIRELLA ITA JOLLY RESORT&SPA ITA RESIDENCE CLUB ITA CHALET LA CIASETA ITA FAMILY HOTEL GRAN BAITA ITA HOTEL ANDA HOTEL TERME ANTICO BAGNO ITA ITA WELLNESS FASSA ITA HOTEL CASTEL PIETRA ITA FALKENSTEINER HOTEL ITA HOTEL RUDOLF ITA K1 MOUNTAIN CHALET MAJESTIC HOTEL & SPA RESORTITA ITA PARKHOTEL SCHÖNBLICK ITA ROYAL HOTEL HINTERHUBER ITA GRAND HOTEL LIBERTY ITA GRAND HOTEL RIVA ITA HOTEL ANTICO BORGO ITA HOTEL EUROPA ITA HOTEL LIDO PALACE ITA HOTEL LUISE ITA HOTEL PORTICI ITA HOTEL SOLE RELAX ITA VILLA NICOLLI ITA HOTEL LEON D’ORO ITA HOTEL BELLERIVE ITA HOTEL LAURIN ITA HOTEL SALÒ DU PARC ITA RIVALTA LIFE STYLE HOTEL ITA HOTEL ORSO GRIGIO ITA HOTEL VILLA STEFANIA ITA NATURHOTEL LEITLHOF ITA PARKHOTEL SOLE PARADISO ITA POST HOTEL ITA RESIDENCE SILVIA ITA SPORTHOTEL TYROL ITA ZIN SENFTER RESIDENCE ITA HOTEL LA VETTA ITA HOTEL LADINIA ITA RENÈ DOLOMITES BOUTIQUE ITA X ALP HOTEL ITA HOTEL MONTE SELLA ITA CHRISTOPHORUS MOUNTAIN ITA HOTEL AL SONNENHOF ITA HOTEL CHALET CORSO ITA HOTEL CONDOR ITA HOTEL MAREO DOLOMITES ITA HOTEL TERESA RESIDENCE PLAN DE CORONES ITA ITA SPORTHOTEL EXCLUSIVE ITA HOTEL BAITA FIORITA HOTEL RESIDENCE 3 SIGNORI ITA ITA HOTEL VEDIG ITA CHABERTON LODGE ITA HOTEL LA TORRE ITA RELAIS DES ALPES AGRITURISMO MASO LARCIUNEI ITA ITA APARTMENTS SUNELA ITA ARTHOTEL ANTERLEGHES ITA ASTOR SUITES B&B ITA BIANCANEVE FAMILY HOTEL ITA BOUTIQUE HOTEL NIVES ITA CHALET ELISABETH ITA GRANBAITA DOLOMITES ITA HOTEL AARITZ ITA HOTEL ACADIA ITA HOTEL ALPENROYAL ITA HOTEL ANTARES ITA HOTEL CHALET S ITA HOTEL CONTINENTAL ITA HOTEL DORFER ITA HOTEL FANES ITA HOTEL FREINA ITA HOTEL GARNI DOLOMIEU ITA HOTEL GENZIANA ITA HOTEL MIRAVALLE ITA HOTEL OSWALD HOTEL PORTILLO DOLOMITES ITA ITA HOTEL SOMONT ITA HOTEL SUN VALLEY ITA HOTEL TYROL ITA HOTEL WELPONER ITA LUXURY CHALET PLAZOLA ITA MOUNTAIN DESIGN HOTEL MOUNTAIN HOME VILLA ANNA ITA ITA RESIDENCE ISABELL ITA RESIDENCE VILLA FUNTANES RESIDENCE VILLA GRAN BAITA ITA THE LAURIN SMALL&CHARMING ITA ITA WELLNESS RESIDENCE VILLA ITA RESIDENCE VILLA AL SOLE ITA HOTEL TRE CIME SESTO ALPENWELLNESSHOTEL ST.VEIT ITA ITA APARTMENTS RIEGA ITA BERGHOTEL SEXTEN ITA CIMA DODICI B&B ITA FAMILY RESORT RAINER ITA HOTEL ALPENBLICK ITA HOTEL DOLOMITENHOF ITA HOTEL MONIKA ITA HOTEL MONTE CROCE ITA BAD MOOS ITA GRAND HOTEL SESTRIERE ITA HOTEL CRISTALLO ITA HOTEL IL FRAITEVINO HOTEL SHACKLETON MOUNTAIN ITA ITA PRINCIPI DI PIEMONTE ITA ACTIVEHOTEL DIANA ARTNATUR DOLOMITES HOTEL ITA ITA HOTEL WALDRAST DOLOMITI ITA MIRABELL ALPINE GARDEN ITA NATUR RESIDENCE ITA SCHWARZER ADLER ITA SENSORIA DOLOMITES ITA DOLMITES NATURE ITA BAD RATZES ITA HOTEL CEVEDALE PARADIES MOUNTAIN RESORT ITA ITA GRAND HOTEL DELLA POSTA ITA GRAND HOTEL BRISTOL ITA GRAND HOTEL DES ILES ITA HOTEL ASTORIA ITA HOTEL LA PALMA ITA HOTEL MILAN SPERANZA ITA HOTEL REGINA PALACE ITA HOTEL EDELHOF ITA HOTEL IL CERVO ITA CURT DI CLEMENT ECO ITA HOTEL CENTRALE ITA HOTEL DOSSES ITA ALPINHOTEL VAJOLET ITA GRAND HOTEL TREMEZZO ITA HOTEL LENNO ITA ALBERGO ACCADEMIA ITA BOUTIQUE EXCLUSIVE B&B ITA GRAND HOTEL TRENTO ITA HOTEL AMERICA ITA HOTEL BUONCONSIGLIO ITA BÄRENHOTEL ITA BERGHOTEL HOTEL ITA HOTEL CHRISTOPH ITA KRONPLATZ-RESORT ITA HOTEL DU LAC ITA HOTEL ROYAL VICTORIA ITA HOTEL VILLA CIPRESSI ITA GRAND HOTEL MAJESTIC ITA HOTEL ANCORA ITA HOTEL BELVEDERE ITA HOTEL PALLANZA ITA GRAND HOTEL MIRAMONTI ITA HOTEL DELLE ALPI ITA HOTEL RESTAURANT LILIE ITA WELLNESS PARADISE
MOENA MOENA MOENA MONTEBELLUNA PADERNO DEL GRAPPA PALLEUSIEUX PASSO DEL TONALE PASSO DEL TONALE PERCA PERCA PINEROLO PINEROLO PINZOLO PINZOLO PINZOLO PINZOLO PINZOLO PINZOLO PONTE DI LEGNO PONTE DI LEGNO PONTE DI LEGNO PONTE DI LEGNO PONTE DI LEGNO PONTE DI LEGNO POZZA DI FASSA POZZA DI FASSA POZZA DI FASSA POZZA DI FASSA POZZA DI FASSA PRIMIERO RISCONE RISCONE RISCONE RISCONE RISCONE RISCONE/BRUNICO RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA ROVERETO SALÒ SALÒ SALÒ SALÒ SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN DOMENICO SAN GIOVANNI DI FASSA SAN GIOVANNI DI FASSA SAN GIOVANNI DI FASSA SAN VIGILIO DI FAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SANTA CATERINA SANTA CATERINA SANTA CATERINA SAUZE D’OULX SAUZE D’OULX SAUZE D’OULX SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO MOSCO SESTRIERE SESTRIERE SESTRIERE SESTRIERE SESTRIERE SIUSI SIUSI SIUSI SIUSI SIUSI SIUSI SIUSI SIUSI ALLO SCILIAR SIUSI ALLO SCILIAR SOLDA SOLDA SONDRIO STRESA STRESA STRESA STRESA STRESA STRESA TARVISIO TARVISIO TIRANO TIRANO TIRES TIRES TREMEZZINA TREMEZZINA TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO VALDAORA VALDAORA VALDAORA VALDAORA VARENNA VARENNA VARENNA VERBANIA VERBANIA VERBANIA VERBANIA VERMIGLIO VERMIGLIO VIPITENO ZIANO DI FIEMME
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LAST WORD BY EVA TOSCHI
È notte e intorno a noi è calato il silenzio e la brace si sta spegnendo. Di tutti questi viaggi, di tutte queste storie, cos’è che resta? Pensavamo che la meta fosse importante ma alla fine, come sempre del resto, a definire l’avventura è stato il viaggio in sé, con tutti i suoi imprevisti. Pensavamo che non importa cosa ci è successo ma che non avremmo mai smesso di essere noi, eppure
PHOTO DANIELE MOLINERIS
non ci riconosciamo adesso quando ci guardiamo allo specchio. Siamo diversi ma abbiamo quella luce negli occhi che è la stessa di chi sta leggendo, di chi è accanto a noi o di chi sta curvando in neve fresca esattamente mentre lo stiamo facendo anche noi, solo a migliaia di chilometri di distanza. Ogni anno sarà sempre più difficile rincorrere l’inverno ma, per farlo,
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non sarà necessario essere ricchi. Dovremo rimboccarci le maniche, muoverci di più, farlo più veloce. La natura è imparziale e non sa quanti zeri abbiamo sul conto in banca. L’inverno dovremo sognarlo, volerlo, avere lo zaino pronto all’ingresso di casa, gli sci sciolinati e le lamine affilate. Non sappiamo quando sarà ora di partire ma intanto, teniamoci allenati.
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Parete Nord - Direttissima alla punta Walker Charles Dubouloz, Symon Welfringer, Clovis Paulin
GRANDES JORASSES - PRIMA INVERNALE
Cinque giorni. Quattro notti. Una prima. "Avevo adocchiato questa linea da molto tempo, ne ero attratto! Ne ho parlato a Clovis e poi a Symon. È così che è nato il nostro trio. Non si tratta solo di un mix di abilità alpinistiche. Prima di tutto è una storia di amicizia e di passione condivisa" Charles Dubouloz
©M.Dumas_M.Daviet