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GOODMORNING M AT T E O F E R R A R I S - B A R D O N E C C H I A - P I C . D E N I S P I C C O L O
Nevica a fuoco, fuori dalla finestra di casa mia vedo infiniti fiocchi di neve che cadono ad un ritmo impressionante. Finalmente la prima nevicata della stagione è arrivata, bloccando città intere e mettendo in allarme mezza Italia. Come un orologio svizzero arriva la chiamata di Ale di Random che, esaltato come un furia, mi avverte che sta salendo a Bardonecchia per un street spot. Sono in astinenza da foto di Action da troppo tempo, chi se ne fotte!!! Tanto le gomme da neve sono su da quest’estate e anche se la mia macchina chiede pietà, si parte...direzione Five-0 by Matteo Ferraris.
GOODMORNING SIMON GRUBER - VAL SENALES - PIC. ROBY BRAGOTTO Ho sempre pensato che Simon non fosse totalmente “umano”… spesso capita che ci fissiamo in modo strano, come se si aspettasse che sia sempre l’altro a prendere la parola per primo… poi quando ci parlo assieme mi fa sempre sorridere… a volte se ne esce con dichiarazioni e battutine incredibili, seguiti da momenti di silenzio improvvisi dove è capace di guardarti restandosene zitto zitto a pensare a chissà cosa… si fa fatica a comprenderlo in pieno e ci si deve sforzare non poco per entrargli in testa… tanto più quando capita di girarci assieme. Ma io dico…, voi l’avete mai visto andare sulla tavoletta senza rotelle? Ma vederlo girare per davvero intendo…, a modo suo. Ecco, sono convinto che ognuno di noi nasca con uno scopo, un motivo, una sorta di dono: c’è a chi viene naturale andare in bicicletta, chi riesce a scrivere senza pensare, chi fa la verticale al primo tentativo, chi salta più in alto degli altri, chi mangia un vasetto di Nutella intero senza conseguenze, chi un paio di pizze per cena, chi corre all’indietro più veloce di tutti, chi è capace a raccontarsi senza paure, chi balbetta di continuo e chi invece è in grado di emozionarsi anche per un singolo e unico e semplice fiocco di neve. E poi ci sono i “non umani”, quelli che con una semplicità disarmante riescono a fare cose per noi impossibili. Quelli che, come Simon, sono e saranno sempre in grado di spiazzarti. Io un vasetto di Nutella so mangiarlo eh…, ma uscire cinque metri dalla spina di Senales in backside crail..., beh, anche no.
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GOODMORNING PLAZY - BRUNICO
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PIC. HARALD WISTHALER
Abbiamo passato la giornata alla ricerca di uno spot serio per fare delle riprese al prossimo video di Alex. Verso sera ci è poi sorto il dubbio che forse era meglio rinunciare all’impresa e fare semplicemente una bella serata in compagnia magari davanti ad una bella pizza. Poi dopo una chiamata a Max e Plazy la grande svolta: invece di fare party abbiamo deciso di sfruttare un spot in pieno centro a Brunico. Dopo aver sistemato lo spot e preparato tutto il materiale necessario si era già fatta mezzanotte, non potevamo aspettare altro tempo altrimenti i vicini sarebbero venuti a rompere le palle. Così ci siamo sforzati al massimo e dopo i primi truck chiusi e le prime foto ho cercato di sfruttare anche il riflesso sulla porta del garage per ottenere uno scatto particolare, sono rimasto molto soddisfatto! Ringrazio Plazy, Max, Peter, Pfossy, Lorenz. 14
J h o n n y M o r a n d i s o t t o l ’a b b o n d a n t e n e v i c a t a a B a r d o n e c c h i a p i c . D e n i s P i c c o l o
EDITO
ti addormenti la sera sentendo quell’odore inconfondibile che ha l’aria quando sta per nevicare anche in pianura; è successo! Mi sono svegliato a M i r a n o ( Ve ) con uno strano silenzio di fondo, strano perché abito vicino ad una grossa arteria di comunicazione,
Scrivere un editoriale al buio è come quando
e solitamente camion e pullman di ogni portata e dimensione disturbano anche il sonno più profondo. E’ successo! Fuori dalla finestra almeno 35 cm di neve fresca che continua a cadere fitta … e ora? L’auto fuori, senza ruote termiche ne catene da neve, siamo in pianura e i mezzi che solitamente vediamo passare in montagna in queste condizioni latitano … le strade sono completamente bianche … siamo in campagna. In campagna sì, ma vicino a Mestre, e a Mestre c’è il Parco Bissuola, ovvero uno snowpark di cemento con tutto ciò che il rider più esigente ha sempre sognato; non ci volevo credere a Mestre nel bel mezzo della tormenta, wow. Ma sì dai, metto mano alla rubrica chiamando almeno cinque rider che avrebbero potuto raggiungermi in zona, ma in poco più di un’ora mi rendo conto che un’occasione così, proprio perché eccezionale non poteva, ne doveva (e voleva) essere sfruttata a dovere. Nel frattempo a S a p p a d a ( B l ) qualcuno si svegliava con circa le stesse condizioni niveo metereologiche; stessi problemi di deambulazione , auto senza gomme termiche ne catene da neve, praticamente sepolta. Ma tra il qualcuno della pianura e il qualcuno della montagna, oltre al fattore ambientale, c’era anche un fattore sedimentario: a l m e n o d i e c i a n n i d i d i f f e r e n z a . Premesso questo a Sappada quattro giovani rider, e fra questi uno skier, accecati da cotanta inaspettata “ m a n n a d a l c i e l o” in quattro e quattr’otto, una volta individuato il bersaglio, imbastiranno il set che li avrebbe portati entro sera in paradiso.
A Mirano intanto la situazione migliora, smette di nevicare ed esce un timido sole, senza che alcuna goccia di pioggia ne faccia comparsa; continua la ricerca nella rubrica, le scuse di ogni tipo si accavallano in maniera disordinata e imbarazzante. La convinzione che una clamorosa sconfitta in casa si sarebbe di li a poco materializzata, iniziava a farsi sempre più concreta; non sembra vero ma è proprio come dicono i telegiornali e il mio vecchio: LA NEVE E’ BELLA … SE RIMANE IN MONTAGNA. “Ma come? Ma cosa dici papà!”…io voglio andare fuori con la tavola, dai che chiudono le scuole stavolta … Se hai sedici anni magari ti va anche di lusso che non ti ritrovi ancora una volta su una corriera all’alba per andare a snowboardare, oggi la città è tua e non importa se dovrai camminare a piedi o ritornerai a casa zuppo e infagato, oggi proprio no! M a s e d i a n n i n e h a i i n v e c e t r e n t a ? ... Ed è un giorno feriale? In questo caso nemmeno il sabato fa testo, se la neve cade in città, nella tua città e hai trent’anni la situazione diventa insostenibile, impraticabile, svogliata, abbruttita, paradossale, quasi grottesca: non-sense! A Sappada il kink sta venendo martoriato da almeno due ore, senza tregua, senza paura. A Mestre il Parco Bissuola sta invece vivendo in silenzio un’inconsueta giornata di quiete. Il meteo dice che sono previste per i prossimi giorni delle nuove copiose precipitazioni nevose anche a bassa quota, quasi quasi inizio a scaldare il motore … da Mestre a Sappada in due ore e mezza dovrei farcela ad arrivare … con le catene da neve stavolta... Andrea Rigano photo senior Sequence Snowboarding
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COLLO S E Q U E N C E
C R E W
EDITOR Paolo Salvatore, Denis Piccolo, Cristian Murianni DIRETTORE Paolo Salvatore paolo@sequencemagazine.net DIRETTORE RESPONSABILE Americo Carissimo COORDINAMENTO EDITORIALE Denis Piccolo & Murio PHOTO EDITOR & ART DIRECTOR Denis Piccolo - denispiccolo.com denis@denispiccolo.com DESIGN Marco Resenterra Filippo Carta “Cartone” PHOTO SENIOR Andrea Rigano Alessandro Belluscio Roberto Bragotto SEGRETERIA ABBONAMENTI Michaela Stefania CONTATTI ESTERI Martina Minetti FOTOGRAFI & FILMER Denis Piccolo, Murio, Andrea Rigano Alessandro Killer Miniotti, Marco “Boiler” Boella, Arturo Bernardi, Luca Benedet, Cristian Scalco, Damiano Levati Luca Carta, Vasco Coutinho, Cyril, Eric Bergeri, Creager, Giorgio De Vecchi, Matt Georges, Macho THANX Martina Minetti, Litz, Giani Ramon, Fabrizio Bertone,Elbo&Matteo Storelli, la Fede, Jena, Dedde, Riccardo Miracoli, Antonio Sallustio, Diego. EDITORE JPG edizioni di Salvatore Paolo Piccolo Denis Cristian Murianni ViaColle di Mezzo, 70 - 65127 Pescara Tel. +39.085.9151471 Fax. +39.085.9151230 www.likemilk.com info@sequencemagazine.net paolo@sequencemagazine.net STAMPA Grafiche Ambert Via per Chivasso, 27 Verolengo - TO 011.2495371 DISTRIBUZIONE M-DIS Via Rizzoli, 9 Milano SEQUENCE SNOWBOARDING rivista mensile registrata al tribunale di Pescara il 14/05/2003 al numero 173/5 COVER Tato Chiala - San Sicario - Pics. Denis Piccolo
sommario GIUSTO PER CAPIRE COSA C’E’ DENTRO
THE BIG STORIES
CONTENTS 10 GOODMORNING 22 SOUND RIGABLOOD 24 AVL ITW 28 JACOPO LAZZARI CHECK 30 MATTEO NOIRE CHECK 32 AIR&STYLE INNSBRUCK 34 AARON ALLEGHE MEMORIAL 36 URBAN FREESTYLE 38 TONY HAWK SHOW 40 BOYZ N THE WOOD 42 CHIMICAL TRICK 84 PRODOTTI 96 REMEMBER Davide Lantermoz picture Alo Belluscio
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ONE DAY WITH LANTERMOZ 48 STEFANO CARINI ITW 54 CHANGE GAME 64 RACCOLTA DI IMMAGINI 74
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BOYS LIKE GIRLS “Love Drunk” (Columbia/Red Ink) Una volta in Sicilia la madre di un amico bello in carne, avete presente la classica mamma sicula che cucina solo bontà a profusione? Ecco a proposito dei pacchi di pasta da 500g…”Ma cosa sono? Ma c’è qualcuno che li compra?” – riferito al fatto che le dosi medie di un pacco dovrebbero essere da almeno 1kg. Ecco il nuovo disco dei Boys Like Girls, ma c’è qualcuno che li ascolta? ‘Love Drunk’ sta ai Tokio Hotel come i Finley stanno agli Slayer. Ho capito tutta la fuffaglia “mtviana”, tutto il carrozzone power pop melodic suck…ma il gruppo di Boston ha veramente esagerato con ciarpame smielato che oggi come oggi può andare bene solo da suoneria IPHONE di qualche adolescente.Suoni (già di per se assai imbarazzanti) di chitarre Nintendo ridicolizzati da campionatori che a confronto Garage Band è un software da professionisti,sfumano delle vocine caste da liceale eununco e trovano in 11 tracce semiserie la loro ragion d’esser. E allora perché recensirli? Perché questo ahimè ci rifilano. SHE WOLF ‘White Water, White Bloom’ (Dangerbird) Vi piace il folk? Il folk rock d’annata, dove la qualità non fa schiuma? Presumo di sì, dunque dovete per forza di cose dare un ascolto al nuovo album dei She Wolf ‘White Water, White Bloom’. Dopo il debutto ‘Leaves The River’ e un disco solista, Alex Brown Church rimette a posto la sua vecchia e sgangherata band per dare alle stampe un album capolavoro; 10 perle di eccezionale carisma che, in alcuni casi lo paragonano ad un misto tra Tom Waits e Fabrizio De Andrè. Prodotto da Mike Mogis (Bright Eyes, Monsters Of Folk, M Ward) il platter corre liscio nelle midlands americane, vestito di workwear e camicie in flanella; una chitarra acustica strimpellata magistralmente ed accompagnata dal piano di Lisa Fendelander, il basso di Ted Liscinski e la batteria di Joey Ficken razionalizza a dovere ogni velleità interpretativa che abbia a che fare con il mainstream. L’opener ‘Wicked Blood’ ci introduce in un universo di semplicità, di piccole cose dal grande significato, di quotidianità e sogni 22
the sound of the underground
talvolta realizzabili; ‘Winter’s Heir’ poi chiuderà con un arrivederci un bel cofanetto di valore. BRAND NEW ‘Daisy’ (Interscope) 4° step in carriera per gli ambiziosissimi Brand New,catalogati come un ibrido emo/punk/progressive ma che invece si rivelano essere ancora una volta un gruppo del tutto indefinibile,o meglio un gruppo che prende spunto da qualcosa chiamato “indie rock”, per poi stravolgerlo a proprio piacimento e desiderio. ‘Daisy’ non sfugge alla classe infinita di questi 4 musicisti, e non ci dispiace dirlo ma ciò che andrete ad ascoltare scegliendo questo album ha il sapore di ricerca e sperimentazione; un Jesse Lacey che non fa nessuno sconto a chi gli ha sempre dato del “mainstream addicted”, ma al contrario rivela una contraddittorietà verso l’esecuzione scolastica e le radiofoniche formulette scalaclassifiche. ‘You Stole’, ‘Be Gone’, ‘Sink’, ‘Gasoline’ riflettono quell’immagine dannatamente complicata e più che caotica che la band assume in ogni sua interpretazione; psichedelia grunge e rarefazione eterea che sa di dark wave completano intellettivamente un platter davvero interessante. Non abbiate paura. MAE ‘(M)orning’ (Tooth & Nail) I Mae me li ricordavo una vita fa, quando la Tooth & Nail cercava in tutti i modi di spingerli nel marasma di gruppi indie pop cristiani, poi non avendo più seguito quella scena non seppi più nulla di questa band…credo che abbiano licenziato qualche disco per qualche major label… ora me li trovo fra le mani nuovamente con questo nuovo ‘(M)orning’. Se vi piacciono tanto i Counting Crows, e più in generale tutti quei gruppuscoli indie rock pop che scanzonano filastrocche inermi e spensierate, siete sulla strada giusta: 8 power pop tracks che nulla aggiungono nulla tolgono al già più che cospicuo panorama del genere. Qualche ballad, qualche inno generazionale, qualche ninna-nanna e qualche low fi hit; tanti luoghi comuni, tante banalità, tanti inutili clichè che, a dire il vero, più che incuriosire un ascoltatore, lo annoieranno a
BY RIGABLOOD
morte. Anche questo full lenght direi che passerà senza destare alcun clamore, ma d’altronde chi s’incammina per questa strada che sembra la più facile, ma che invece così facile proprio non è, o ha alle spalle un potente battage pubblicitario o…la vedo dura. JOHNNY GRAIG ‘A Dream Is A Question You Don’t Know How To Answer’ (Rise) Oggi come oggi, basta avere militato per la durata di almeno un disco in una band screamo per essere credibili, licenziare un disco come artista solista e godere di tutte le attenzioni del caso dalla critica di scribacchini più o meno “post qualcosa”; ‘A Dream Is A Question You Don’t Know To Answer’ è il nuovo capolavoro di “soulscreamo” di Johnny Craig, leader dei Lexington, Kentucky post hc. Un altro discepolo dell’ondata di protagonismo al singolare che ha già coinvolto Craig Owens (Chiodos) ed Anthony Green (Circa Survive) e che, in queste 10 tracce è riuscita a trasformare un comune ed innocuo musicista in un temibile e quantomai ispirato songwriter; diventato un simbolo di culto con gli Emarosa Johnny Craig capisce che sperimentare la carriera solista non vuol dire certo limitarsi a flirtare con una 6 corde acustica, ma riservarsi un posto al sole spingendo le proprie doti vocali ad un livello superiore. Un LP esemplare per chi vuole andare oltre i clichè di un genere oramai al capolinea. SIGHTS AND SOUNDS ‘Monolith’ (Smallman) Una sorta di sperimentale viaggio attraverso le radici culturali indie rock a stelle e strisce, contaminato dall’indiscutibile esperienza “core” di Neufeld che qui fa capolino a macchia di leopardo rivitalizzando il noioso progredire delle 14 canzoni; l’impegno che il quartetto ci mette nell’autoconvincersi di essere una reincarnazione dei Brand New o dei primi Jimmy Eat World, purtroppo non fa rima con il risultato ottenuto. Non basta un uso decisamente azzeccato del piano per drammaticizzare i contenuti, il ritmo barcolla nonostante un Devin Townsend in consolle..
itw band. pics+itw rigablood
AMIA VENERA LANDSCAPE BY RIGABLOOD
Prossimi a diventare uno dei g ruppi più esclusivi del panorama post hardcore più estremo e creativo, gli Amia Venera Landscape si accingono a debuttare su lunga distanza con un disco che farà discutere a lungo; destinati a raccogliere il testimone di Cult O f Luna, Breach, Burst e Burnt By The Sun, i 6 componenti di questo progetto hanno deciso di “aumentarsi l’ingagg io” dopo le più che confor tevoli sperequazioni sull’omonimo EP d’esordio. Sequence Mag li ha incontrati per condividerne i volumi assordanti, le atmosfere rarefatte, i pensieri mistici e le bottiglie di vodka. 24
Presentatevi ... Siamo una band di 6 amici che cercano di esprimere attraverso la musica ciò che sentono... da ormai qualche anno.... Sta uscendo il vostro nuovo album è possibile avere un’anteprima sul tipo di lavoro? Il nuovo lavoro conterrà 8 pezzi, fra i quali i tre già presenti nell’EP di debutto. Rispetto a quest’ultimo, l’album è ricco di molte più sfaccettature e permetterà di comprendere meglio lo spettro sonoro nel quale ci muoviamo. Ci saranno situazioni più violente e altre molto più aperte rispetto a quelle incontrate nell’EP, tutte
cose che fin’ora abbiamo cercato di anticipare in sede live. Siete una band molto puntigliosa musicalmente, lasciate poco o niente al caso per quando riguarda produzione e tecnica esecutiva, ma non rischiate di ‘raffreddare’ il concetto di rock (per antonomasia ritenuto caldo e selvaggio) ‘robotizzando’ ogni singola virgola che scrivete? Proporre una musica così ricca di sfumature, spesso anche molto distanti l’una dall’altra, ci porta a dover mantenere una disciplina quasi meccanica, per non sacrificare nessuna componente sonora. E’ inutile proporre un cd con
AVL ITW addirittura una paio di vocalist; quanto determinanti sono alla luce della tipicità del suono questi aggiuntivi riconoscibili non proprio da tutti? Avere tre chitarre ci permette di arrangiare i pezzi in modo più libero, e di intrecciare parti e strutture che con due sole chitarre non riusciremmo ad ottenere. Abbiamo sempre voluto inserire parti eseguite da molti strumenti diversi, infatti nelle nostre basi si possono sentire anche archi, pianoforte e altri strumenti anche poco usuali in un genere come il nostro. E’ un insieme di cose mirato a completare il più possibile il sound che abbiamo in mente.
sonorità molto eterogenee, per poi non riuscire a riprodurle fedelmente dal vivo. Siamo dell’idea di riuscire a trasmettere meglio la nostra musica quando l’ascoltatore ha un percezione più completa possibile di tutte le varie componenti. Non credo che questo vada a togliere qualcosa alla proposta, ne che la faccia suonare più fredda. Con la nostra puntigliosità cerchiamo di valorizzare al massimo la musica che proponiamo, è un continuo processo di miglioramento e crescita. Non ci interessa aderire a un concetto come quello di rock, di hardcore o di qualsivoglia etichetta e clichè che ci va dietro. Nonostante la quantità dei concerti che avete suonato nella vostra carriera, siete sempre alla ricerca di nuove situazioni che possano stimolare la creatività della band, quanto importante è il confronto continuo con altre realtà soniche, magari completamente differenti dagli AVL? E’ vitale. C’è sempre qualcosa da imparare da ogni espressione artistica, musicale e non. In modo particolare oggi, che le possibilità di diffondere e conoscere nuove band e musicisti sono diventate enormi, ci si trova di fronte ad una valanga di nuove realtà, a volte entusiasmanti, altre decisamente meno. Ad ogni modo è sempre utile avere occhi e orecchie aperti a tutti i tipi di proposte, non credo che essere settoriali giovi alla creatività. So che ve l’avranno chiesto in molti ma avete un monicker che incuriosisce, c’è qualche significato particolare dietro quelle tre parole così misteriose e accattivanti? 26
Si quelle 3 parole stanno alla base di un concetto, molto importante per noi...un’idea che ci guida attraverso una visione quasi spirituale della musica...il significato esplicito di quei 3 termini invece credo che per molto tempo rimarrà esclusivamente a conoscenza di queste 6 persone che in quel concetto ci vivono... Melodia e aggressività sono le 2 principali componenti del vostro sound, una caratteristica fondamentale del post hardcore, ma che forse alla luce dell’imbarbarimento selvaggio che ha caratterizzato quasi totalmente le uscite del genere nell’ultimo biennio, riducendole ad un mero compitino per casa, è diventato un modo di scrivere musica ormai desueto e inflazionato Non avete mai pensato di distaccarvi dal questo ‘cordone ombelicale’ sperimentando una diversa contrapposizione di opposti? Non abbiamo mai pensato di staccarci da quel cordone ombelicale perchè non abbiamo mai sentito di averne uno in particolare. Molti aspetti della nostra musica possono suonare sicuramente più commerciali di altri, ma il motivo va ricercato a monte: se ci piace come suona un pezzo, lo sviluppiamo e lo proponiamo, che sia un breakdown, un coro o una parte di chitarra acustica con archi. Siamo sempre aperti a nuove soluzioni e sperimentazioni, ma non vogliamo precluderci niente per il mero fatto che possa essere più o meno congeniale alle orecchie del pubblico di questo o quel settore. Solitamente un buon gruppo rock’n’roll ha una coppia di chitarristi, voi addirittura tre, e
Ritornando alla situazione musicale del nostro amato paese, attualmente che possibilità avete oggettivamente di ottenere dei riscontri propositivi da qualche label ritenuta ‘interessante’? Sinceramente non saprei...non è un problema che ci poniamo solitamente...anzi,ci stiamo dando da fare da tempo per essere il più possibile produttivi e indipendenti anche per il futuro, tramite l’autoproduzione e la gestione totale di registrazioni, video, ecc... Come tutte (o quasi) le band che si rispettano avete un ottimo profilo myspace, un sistema di comunicazione diventato praticamente insostituibile e fondamentale per avere visibilità ‘oltre confine’; oggi è più importante avere una pagina che fa un numero di accessi giornaliero assai elevato, piuttosto che una lunga lista di concerti in giro, non vi sembra un paradosso ridicolo?
Questa è l’era di internet, c’è poco da fare. Il myspace è diventato il modo più immediato di presentarsi e farsi conoscere, è un biglietto da visita. Ciò non toglie che, per quanto ci riguarda, se ci si propone in un determinato modo, cercando di raggiungere il maggior audience possibile, non è per il numero di ascolti in sè, ma per trovare più facilmente contatti e occasioni per salire in furgone e portare in giro la propria musica nel modo “tradizionale”... Avete qualche altro nome da suggerirci che sia, oggi come oggi, in grado di competere e relazionarsi con questo livello?
Direi DEVOTION su tutti…per la classe, l’esperienza e per quanto riescono a trasmettere dal vivo.
INFO/CONTACT: www.myspace.com/amiaveneralandscape DISCOGRAFIA: -‘Amia Venera Landscape’-EP 2008 Autoproduzione
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check out. pic+itw denispiccolo
JACOPO LAZZARI R U M O R S
W A R
Raccontami in breve la tua storia. Ho iniziato a snowboardare a 15 anni come alternativa invernale allo sci nautico. Da qualche anno soffro della “sindrome di Clark Kent”: giacca e cravatta in settimana, sneakers e snowboard nei weekend.
completa e genuina, distinguendomi in una zona che nel corso degli anni ha un po’ perso la propria identità. A quale rider italiano ti ispiri maggiormente. Mi piace il riding di Tato perché completo e innovativo.
Dove hai iniziato a Snowboardare. Le primissime volte al Mottarone, resort dove ancora oggi gli snowboarder sono definiti “tavolari”. Ho scoperto il freestyle (e il vero snowboard) a San Domenico “spiando” e seguendo i Jumbo Riders.
Invece a quale non vorresti mai assomigliare. A qualsiasi rider che da per scontate le emozioni che prova ogni singolo secondo della propria giornata sulla neve.
Con chi ti piace snowboardare. Con DDP per le sfide cazzute e con il “Conte” perché mi fomenta. In generale con tutti i gli amici, in tutte le situazioni… che sia una “grondaia” sulla ghiaia o in backcountry con un metro di powder. Come sei arrivato a farti sponsorizzare. Mi piace pensare di essere riuscito a trasmettere la mia passione per questo sport in maniera 28
O F
Ti senti più a tuo agio in aria o su del ferro? Mi piace girare su tutte le strutture, ma se c’è un kicker su cui mi diverto non penso ad altro.
Lo snowboard ha bisogno di... Rispetto. Più rispetto per chi contribuisce alla crescita dello snowboard, che siano riders, shapers, editori, organizzatori, ecc… Invece non ha bisogno di... Limiti.
L’Italia non è l’America perchè... Non c’è la stessa predisposizione al cambiamento. In America novità è sinonimo di opportunità; in Italia è sinonimo di sbattimento / difficoltà. L’America non è l’Italia perchè.... Perché non mangerai mail polenta e camoscio in un rifugio americano La frase che ricordi che ti appartiene di più. “ So resistere a tutto tranne che alle tentazioni” (O. Wilde) Cosa ti dà proprio fastidio? La scarsità di neve e gli “hangovers”
Nato: OMEGNA (VB) 23/11/1980 Home: MILANO Home Snowboarding: VAL D’OSSOLA/BARDONECCHIA Sponsor: DC, UNION, SPY, DOORS ANGLE: +18 -15 STANCE: 64
piccolino avevo in camera il poster di Giacomo e Filippo Kratter come quasi tutti della mia generazione, ora non c’è un rider italiano a cui mi ispiro ma girare con la mia crew mi ha influenzato molto.
check out. pic+itw ANDREA RIGANO
Ti senti più a tuo agio in aria o su del ferro? Ovunque basta avere la tavola sotto i piedi, cerco di essere il più completo possibile, comunque saltare è la cosa che mi piace di più, se in fresca ancora meglio. Invece non ha bisogno di... Tanta gente che parla tanto e conclude poco... L’Italia non è l’America perchè... Perchè il numero di rider americani e pari a quello dei calciatori in Italia ed è ovvio che il livello sia più alto e di conseguenza park più fighi e gli eventi più spessi! L’America non è l’Italia perchè.... Come si mangia a casa nostra non c’è ne per nessuno e poi le Alpi sono fra le montagne più belle del mondo La frase che ricordi che ti appartiene di più. Forse una della Iuter che non è molto ripetibile o “keep it real” perchè cerco di essere sempre me stesso e di vivere lo snowboard con il suo vero spirito e non con quello trendy che è andato affermandosi negli ultimi anni. E’ vero che appartieni ad una crew con uno dei blog più visitati della scena italiana? Non so se sia fra i più visitati ma sicuramente è una crew di cui si sentirà molto parlare, siamo un gruppo molto affiatato e giriamo sempre assieme cercando di divertirci e questa è la chiave per migliorare e vivere questo sport nel modo più rappresentativo!
MATTEO NOIRE R U M O R S
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Nato: TORINO 15/04/1991 Home: TORINO Home Snowboarding: LIVIGNO Sponsor: SANTA CRUZ, SPY, ROILITY, IUTER STANCE: +18 -15
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Raccontami in breve la tua storia. Come ti ho detto sono nato a Torino, prima vivevo in campagna in un paese che si chiama S.Sebastiano e ora invece in pieno centro città, frequento l’ultimo anno di liceo scientifico e spero di prendere il diploma quest’anno. Mi piace girare con i miei amici, mangiare bene, fare festa e viaggiare il piu possibile. Da quando avevo 3 anni vado in montagna a Champolouc in Valle d’Aosta con i miei genitori, poi a circa 6 o 7 anni ho scoperto lo snow, mi hanno regalato una tavola di plastica senza lamine, mi sono iscritto ad uno snow club ma appena ho capito cos’era veramente lo snowboard sono andato per la mia strada assieme al mio amico Ruggero (eravamo i “ribelli” dello snow club perchè ci stava sul culo il boarder cross ) fino ad arrivare dove sono ora. A quale rider italiano ti ispiri maggiormente.Da
Sei stato in Nuova Zelanda ad allenarti l’estate scorsa parlaci un po’ di quest’esperienza. E’ stata un’esperienza che mi è servita molto per capire cos’è veramente lo snowboard nel mondo, parlare con Danny Kass, Luie Vito, e tutti gli altri ti fa capire quanta strada ci sia ancora da fare per arrivare tra chi lo snowboard lo inventa ogni giorno e questo ti motiva moltissimo a migliorare e a sbatterti ma anche ad essere umile. Cosa Pensi delle Olimpiadi? Le Olimpiadi sono un evento veramente importante, soprattutto dal punto di vista mediatico, quindi girano molti soldi di conseguenza ci sono riders molto forti e competitivi, il tutto porta ad un livello più alto anche perchè è una gara sotto gli occhi di tutto il mondo. Per quello che riguarda lo spirito dello snowboard non credo sia un problema perchè ogni rider può vivere questo sport come meglio crede e non sarà di certo un contest a fargli cambiare idea.
check contest. BY denispiccolo
Giorgio Ciancaleoni
AIR & STYLE INNSBRUCK TIROL C I A N C A L E O N I
E X P E R I E N C E
“In questi giorni più che un Press Office sono stata STRESS Office, ma avevo così tante cose da dirvi!!! E questa è veramente l’ultima ma degna di nota: GIORGIO CIANCALEONI parteciperà all’ Air & Style Rookie Challenge 2009 e si contenderà il titolo rookie insieme a rider internazionali di tutto rispetto tra cui Christian Haller, Niki Korpela, Gjermund Braaten, Halldor Helgason e Olivier Glittler. Make some noise for Giorgio!! Per il resto è tutto ormai pronto: set up perfetto e The Hives pronti per il sound check. See you there” Questa è la mail di Silvia Zucchiatti che avvisa la redazione che Giorgio Ciancaleoni parteciperà all’Air & Style di Innsbruck. Ecco come sono venuto a sapere in anteprima che Giorgio Ciancaleoni avrebbe partecipato al city contest più famoso e più affascinante d’Europa. Ecco come Giorgio ci racconta la sua esperienza dopo un entusiasmante quarto posto nella categoria rookie. 32
Raccontami l’impatto che hai avuto durante il training. Appena arrivato sono rimasto sbalordito nel trovarmi nello stesso posto con rider che ammiro e che fino a poche ore prima vedevo solo nei video. Al Bergisel Stadium mi trovo davanti questa struttura gigante, composta da un kicker enorme con un gap di 15 metri ed un landing infinito. Non vedevo l’ora di girarci. Il primo a testare il mostro è stato Seb Toots, che però ha esagerato con la velocità ed è atterrato quasi a fine landing. Fortunatamente si è solo rotto la caviglia, per la legnata che ha preso gli è andata bene. E’ stata dura droppare dopo...ci è voluto coraggio. Quindi durante il training che manovre hai provato? Il secondo giorno hanno dovuto smussare un po’ il dente. Sparava troppo alto ma dopo le modifiche si girava bene. Ho chiuso un paio di 720, 900 e 1080. Mi sono subito trovato a mio agio.
La gara? Durante il training pre gara ho chiuso sempre perfettamente Fs 1080 Indy, il trick che ho scelto, ma durante la prima run mi faccio prendere dall’emozione e qualcosa va storto e prendo il primo cartello. La seconda run invece mi concentro molto di più e chiudo perfettamente il trick. Per pochi punti non sono salito sul podio ma va bene anche il quarto posto. Il resto della gara e il riassunto è tutto contenuto nel comunicato stampa che la mattina dopo il contest mi arriva puntualissimo.... “11500 scatenati fans hanno innondato lo stadio Bergisel ed assistito in prima fila alla vittoria di Marko Grilc (SLO) che torna a casa con il suo primo anello grazie ad uno Switch Backside 1080 Double Corked Mute Grab (281 punti). Il finlandese Peetu Piroiinen si piazza al secondo posto (268 punti), Andreas Wiig al terzo (251 punti) mentre Iouri Podladtchikov finisce quarto.”
CHECK CONTEST. pic+itw ANDREA RIGANO
Ruggero Naccari
V AARON SHOEMAKER MEMORIAL Passano gli anni e cambiano le persone, ma il ricordo di un rider “adottato” che se n’è andato troppo velocemente, rimane nel cuore e nella mente di quelli che furono i suoi compagni di viaggio. Eccolo qui dunque per il quinto anno consecutivo il “suo” giorno della memoria, nella suggestiva cornice di Alleghe (Bl), affrancato dagli irremovibili “patres” di questo storico park; non importa se oggi in un contest di snowboard partecipino quasi più skiers, quello che conta è il gemellaggio di attitudine tra 2 facce delle stessa medaglia. Non importa sapere che Marco ‘Bambi’ Concin, dominatore della scorsa edizione, cede l’onore delle armi ad un rookie incredibilmente stiloso come Marchino Grigis, e forse non importa nemmeno sapere che i due terzi del podio finale sono dominati da giovani rider (Ruggero Naccari arriva terzo); come non importa che, ancora una volta se confrontati su una stessa struttura, gli sciatori “depilino” gli snowboarder … ma forse quello che conta davvero è ritrovare un Alvaro Dal Farra in forma smagliante dopo il recente gravissimo infortunio 34
in moto. L’atmosfera non è certo quella di un European Open, dove la tensione si taglia con il coltello, ad Alleghe deve essere un meeting festoso, dove dimostrare se possibile quanto si vale tecnicamente, ma anche omaggiare “la festa” come avrebbe voluto (e fatto) l’amico americano. Non ci sono montepremi fantasmagorici che facciano gola all’atleta più completo, ma gadget divertenti da lanciare ai partecipanti come una pioggia benefica di “goodies”; l’Aaron Shoemaker Memorial è un motivo in più per avvicinarsi al mondo delle competizioni animati da una filosofia positiva, è una palestra tra le più riuscite di agonismo senza stress ne pressioni esterne, è un significativo e valido compromesso tra divertimento e disciplina sportiva. Del resto, è anche e soprattutto una infinita ed entusiasmante storia d’amicizia, amicizia che viaggerà oltre i confini del tempo.
CLASSIFICA: 1-MARCO GRIGIS 2-MATTEO ZAPPATERRA 3-RUGGERO NACCARI
L
CHECK CONTEST. TEXT ROCKINTHEMIDDLE PIC STEFANO SCIVOLETTO
Gabriele De Angelis
URBAN FREESTYLE
B E R G A M A S C H I
D A Y
Il primo invitational street contest dell’anno a Marino, Roma. In un clima a dir poco concitato, fatto di ordini e contro ordini, di mail e telefonate di rettifica, finalmente arriva la domenica mattina, il giorno della gara, il giorno dell’Urban Free Style. Sotto gli occhi scrupolosi di Cristian di Doors e ‘Mino’ Manzocchi, gli shaper sono a lavoro per modellare gli oltre 200m3 di neve artificiale, mentre i 25 atleti invitati provenienti un po’ da tutta Italia si preparano alla sfida per contendersi il ricco montepremi di 5000 euro. Ognuno ha il suo bel da fare: filmer e fotografi provano le inquadrature, Dj Fede scalda le membrane delle casse, attacca il microfono ed ecco la voce inconfondibile di Gigi Gas commentare le prime run degli atleti più impazienti. È tutto pronto. E se non fosse per il vento e quei nuvoloni neri che si affacciano dal mare si potrebbe stare persino in maglietta! Dopo un breve meeting con i riders, ecco gli 36
atleti dividersi nei due gruppi e dare inizio alla gara. Le prime impressioni sono positive ed il set up piace da subito. La struttura più bersagliata è senza dubbio il bombolone ma, presa la giusta confidenza con la neve, anche la serranda è stata duramente colpita. Le due linee hanno funzionato alla perfezione e nel corso della gara si sono visti trick spessissimi soprattutto sulla piattina da 9m dove è emerso, con grande soddisfazione per gli organizzatori e per il pubblico, un livello davvero alto dello street italiano. Sul podio sono finiti Stefano Bergamaschi, Tato Chiala e Simon Gruber, rispettivamente al primo, secondo e terzo posto, che hanno dato grande spettacolo grazie anche all’incitamento del pubblico che ha partecipato con entusiasmo alla gara battendo sulle transenne e spingendo i riders a dare il meglio. E’ stata grande la felicità degli organizzatori Andrea Bertollini di Wood Morning e Alberto Martinelli di rockinthemiddle e di tutto lo staff
per essere riusciti a dare vita ad un contest dal mood easy, ma allo stesso tempo innovativo e destinato a lasciare il segno negli street contest italiani. Anche il Sindaco di Marino Adriano Pallozzi ha espresso la sua soddisfazione durante la consegna degli assegnoni ai vincitori, lasciandoci con una promessa che ci ricorderemo: l’Urban Free Style 2010.
CLASSIFICA: 1-Stefano Bergamaschi 2-Lorenzo Chiala 3-Simon Gruber 4-Sebastian Bazzichi 5-Michele Lobrano 6-Max Stampfl 7-Ohara Gabrielli 8-Devid De Palma 9-Gabriele De Angelis 10-Matteo Tuberosa 11-Marco Silvestre 12-Matteo Ferraris 13-Federico Jovanovich
check event. TEXT andrea rigano pics denispiccolo
To n y H a w k
STUNNING IN PARIS
. . . A N D
T H E
A M A Z I N G
Un giorno chiesi ad un francese quale fosse il segreto della loro eleganza nell’affrontare la vita, la risposta fu: “perché ai francesi piace vivere”. Aeroporto di Torino-Caselle ore 6 AM sul volo che avrebbe dovuto portare la ‘Brigata-Torino’ a Parigi non c’era traccia di prenotazione, o meglio la traccia c’era: il giorno antecedente; con un rapido controllo on line capimmo immediatamente che l’unica soluzione per arrivare al Grand Palais alla corte di Tony Hawk, era quella di un convoglio che viaggiasse su rotaia. Caselle-Porta Susa nella nebbia della tangenziale…ma quale ‘Mimì Metallurgico Ferito Nell’Onore’!! Giancarlo Giannini aveva ragione…Strano che gli Eurostar francesi in 1° classe non abbiano la presa per la corrente elettrica, in Italia nonostante Trenitalia sia allo sfascio più totale, anche nei collegamenti locali riusciamo a caricare un notebook; dopo 6 ore di viaggio nel cuore della Francia, tra la regione del Rodano-Alpi e la Borgogna, l’arrivo alla Gare De Lyone scuote l’equipaggio dal torpore sonnacchioso di un più che confortevole posto a sedere. Nuvoloso ma brezza ‘parisienne’, no nebbia, no umidità, no ghiaccio nelle ossa…affascinati da una corsa estemporanea in metrò in direzione hotel, ci rendiamo conto che siamo in ritardo di almeno 7 ore sulla tabella di marcia… quindi addio interviste con Travis Rice e Kelly 38
T O N Y
H A W K
S H O W
Slater. Il Grand Palais è di fronte alla Senna, alla fine dei maestosi Champs Elysees…è sabato tardo pomeriggio e i viali sono affollatissimi di ‘shoppers’, una fiumana di gente che inizia ad assaporare l’atmosfera natalizia. Finalmente a destinazione, accredito, omaggi per la stampa e hospitality…ore 19 inizia il party. Nella hall principale oltre ad uno skatepark maestoso, è stato allestito un mega halfpipe con tanto di ‘channel’ che, a occhio e croce, pare il più grosso in Europa…sotto, un prolungamento per l’esibizione di DJ’s e band. Sfilano nel flat della struttura tutti gli atleti Quiksilver: ma nonostante i nomi altisonanti del team, il pubblico si scalda solamente per i connazionali Mathieu Crepel e Micheal Picon, segno anche questo che lo sciovinismo dei cugini d’oltralpe non teme rivali. Il parterre è gremito in ordine di posto, tutti per Tony Hawk che accompagnato dai fidi Andy Mcdonalds Sandro Dias e Sergie Ventura intratterrà con le sue evoluzioni un pubblico in delirio fino alle 24. L’organizzazione è curata nel minimo dettaglio, il più grande spettacolo di skate in Europa non deve essere messo in discussione da nessuno; la ‘grandeur’ francese tipica di Parigi centra il bersaglio anche stavolta, nulla è lasciato al caso tranne l’affollamento dei taxi di un sabato notte qualsiasi…ore 3AM, l’afterhour/
aftershow non ha risparmiato niente e nessuno con i suoi cocktail e gli spuntini esotici. Diluvia e la ‘Brigata-Torino’ si è sfaldata persa nei rivoli di birra e nelle bollicine del famoso vino bianco, la sezione Sequence Mag decide di ritornare a piedi all’albergo: almeno 45 minuti di cammino tra le pozzanghere e le foglie marce del lungo-Senna, macchissenefotte non è che poi capiti tutti i giorni di fare le ore piccole passeggiando lungo Quai De Grenelle…ah mais oui Paris! Con il volo di rientro spostato, fortunatamente, alle 21PM, la ‘Brigata-Torino’ ricomposta alla bell’e meglio, per non dire ‘attaccata con lo scotch’, visibilmente disastrata dai postumi di una seratina hype, si è trovata una nuova missione da compiere: Parisphoto 2009. Al Carrousel Du Louvre la più grande kermesse europea di fotografia, accoglie i 6/5 della troupe con una fila di 30 minuti per accedervi: 6 fotografi su 6 componenti in totale non avrebbero mai permesso ai 104 espositori provenienti da 17 paesi, alle 83 gallerie con 21 editori, alle 40 delle principali riviste internazionali di fotografia di rimanere solamente delle cifre anonime su un flyer. E come lo show di skateboarding della sera prima ha raccolto un numero di spettatori decisamente significativo, anche oggi il flusso di visitatori si aggira in versione ‘IKEA / Italia domenica pomeriggio’; fotografia / skateboarding, in 2 giorni abbiam assistito alla stessa partecipazione di pubblico che alle nostre latitudini attira un match di Champions League. Bentornati a Torino Caselle ore 22,30PM…5° nebbia fitta…au revoir!!!
Denis Rossi
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BOYZ N THE WOOD Te s t o + P i c s : Andrea Rigano
Stavo proprio guardando il film di John Singleton ‘Boyz N The Hood’ (‘Strade Violente’) quando mi è venuto in mente il titolo per questo articolo. Parafrasando proprio il gergo gansta di Ice Cube, protagonista indiscusso della pellicola datata 1991, ho ripensato a quello strano pomeriggio nel bosco del Monte Verena. Ecco in questo caso l’ipotetico ras del quartiere potremmo identificarlo con il nome di Denis Rossi, colui che non solo conosce come le proprie tasche il territorio adiacente Asiago, ma sa dove e come trovare gli
arnesi adatti per trasformare un’anonima e inutilizzata pineta montana, in un eversivo ‘woodlane’ dai tenebrosi connotati. Così mi portai Gigi Cappello convincendolo che c’era da fare non solo ‘il solito scattino per il gossip fanzinaro della scena’, ma anche una lezione divertente di ‘rambistica’ sopravvivenza boschiva. Nel mentre l’infaticabile Denis aveva reclutato Igor Confortin e Marco Milardi per disinnescare l’operatività di mannaie, motoseghe, martelli, roncole, chiodi e badili che da tempo stagnavano nelle bisacce dei novelli boscaioli. Ma la foresta alpina non sempre offre aperture d’interesse artistico, anzi quando gli innumerevoli tronchi ricurvi o let-
teralmente spaccati dal peso delle nevicate, mai così abbondanti come l’anno passato (pensate che i muri di neve ai lati dell’unica strada che porta agli impianti, erano alti almeno 5 metri – le corriere che passavano con a bordo le scolaresche in libera uscita erano ben al di sotto del livello medio delle pareti ghiacciate), sembravano offrire una sorta di snowpark naturale, spesso le adiacenze immediate erano letteralmente impraticabili per dei landing usufruibili. Motivo per cui il buon esploratore non si accontenta certo del primo spot trovato, ma continua a scandagliare inesorabilmente il sottobosco alla ricerca non solo della scultura che si adatti al trick, ma all’intero porre in essere del suddetto: rincorsa, breakdown, via di fuga. Nel film la colonna sonora è imposta da Stanley Clarke, uno che se sei un bassista diventa per forza di cose la tua ragione di vita, uno che di groove e di funk ne sa a palate, uno che lo puoi paragonare a Denis quando decide che di snowpark ne abbiamo visti abbastanza e mette in moto la creatività. In questa puntata gli elementi essenziali diventano 2: un tronco verticale da bonkare a piacimento, un tronco orizzontale inchiodato su un “fratello minore” a mo di rail in salita con stacco nel vuoto. Ma ce ne sarebbero di cose da fare in un bosco sommerso di neve. Troppe…e il tempo, se non sei un “mangiaconifere professionista” è sempre tiranno. Ultime vergate d’accetta e la session può iniziare con infinita sofferenza della flora, che inerte subisce passivamente le rasoiate di Gigi, Milo e Denis; mi chiedo in continuazione se una pianta di questo tipo, patisca più i rigori del Generale Inverno o la serie di stilettate che 4 snowboarders in cerca di emozioni infliggono in un normalissimo pomeriggio infrasettimanale. Un modo differente di esprimere il proprio riding questo, la concezione artistica dello snowboard che ha il sopravvento su quella sportiva, i neuroni che disinnescano i muscoli… e non viceversa; è come quando ti viene voglia di disegnare o di scrivere liberi pensieri su carta. Certo non ti devi fare notare troppo dagli agenti della forestale, specie in queste zone delimitate a macchia di leopardo da sacralità liberticide devote ai martiri della Prima e Seconda Guerra Mondiale; nella fitta boscaglia di Altari della Patria e mausolei non ce ne sono, casomai qualche ordigno bellico inesploso che salta fuori quando meno te l’aspetti. Momenti come questo non pretendono certo di dimostrare niente e nessuno, la volontà di divertirsi comunque, offusca ogni margine di perfezione: qui che sia bianco o che sia nero l’importante è partecipare con lo spirito goliardico di chi nonostante tutto ha voglia di vincere la noia e la monotonia della sciata su pista. John Singleton, Stanley Clarke, Denis Rossi, Luigi Cappello e Ice Cube…che brigata.
R ag azzi…i l bui o si av v i cina, i l bui o nel b os c o, i l bui o nel b os c o inne vato è s empre più rig i d o.
PARLANDO DI CAB, LA SEQUENZA NON POTEVA ESSERE CHE DI AIE CHE FINO AL MILLE NON NE SBAGLIA UNO. DALLA FOTO POTETE INFATTI VEDERE CON CHE SEMPLICITÀ E PRECISIONE ESEGUE QUESTO CAB5 CHE, CON UN PO DI IMPEGNO, POTRETE TRANQUILLAMENTE PROVARE E CHIUDERE ANCHE VOI. IMPORTANTISSIMO PER QUESTA MANOVRA È AVERE UN BUON CONTROLLO IN SWITCH E SE INOLTRE SAPETE GIRARE BENE IN BACKSIDE INDY NON VI RESTA CHE LANCIARVI E SONO SICURO CHE DOPO POCHI TENTATIVI IL TRICK SARÀ VOSTRO. 1 Droppate in switch, prendete il kicker sulla sinistra e prima dello stacco portate il peso leggermente sui talloni aprendo la spalla destra. 2 Cercate in questa fase di dare la giusta forza di rotazione per evitare di sbracciare per controllare la rotazione in aria e se sarete precisi riuscirete anche a tenere il grab molto più a lungo. 3 Mantenete la posizione e a 360° portate lo sguardo in atterraggio, in modo da non andare in over-rotation e quindi revertare, o peggio prendere un controlamina sul landing. 4 La tavola continuerà la rotazione fino a 540° mentre con le spalle bloccate lo spin e piegatevi sulle ginocchia appena la soletta si appoggia sulla neve.
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QUESTO È UN TRICK ADATTABILE A MOLTISSIME SITUAZIONI; NELLA FOTO MARCO SI OLLA UNA CISTERNA DI FERRO MA POTETE PROVARE QUESTA MANOVRA OGNI VOLTA CHE TROVATE QUALCOSA DA SALTARE. PRIMA DI FARLO SOPRA UN QUALSIASI OSTACOLO VI CONSIGLIO DI AVERE UN BUON CONTROLLO IN FS 180 E SOPRATUTTO NELLO STACCO... GIUSTO PER EVITARE UN CONTROLAMINA SUL DENTE E TROVARVI ABBRACCIATI ALLA STRUTTURA. QUINDI SE NON VI SENTITE PRONTI POTETE PROVARLO PRIMA SU UN NORMALISSIMO KICKER PER PRENDERE CONFIDENZA. 1 Trovato lo spot che più vi gasa fate qualche speed check per capire la velocità giusta, in questo caso l’importante è non essere lenti e rischiare di sbattere contro l’ostacolo. 2 Partite dritti verso il kicker e tenete la tavola piatta evitando di slaminare e fare mezza rotazione in uscita che, oltre ad essere brutto per chi vi guarda, rischiate di ruotare troppo. 3 Aprite il braccio anteriore andando subito a grabbare in sad che per questa manovra vi aiuterà nella rotazione, mentre con l’altro braccio vi mantenete in equilibrio. Nel fs180 lo sguardo rimane sempre nella stesa direzione e già nella fase aerea dovrete puntare l’atterraggio mentre il resto del corpo ruota fino a trovarvi in switch. 4 A questo punto mollate il grab bloccate la rotazione con le spalle e appena la tavola si appoggia ammortizzate sulle ginocchia e continuate in switch evitando revertare subito la tavola. 5 Se vi chiedete perchè non ho parlato della cisterna , o qualsiasi sia la struttura da ollare nella spiegazione della manovra è semplicemente perchè mentre siete in aria non ci dovete pensare, altrimenti rischiate di distrarvi e sbagliare il trick. 44
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IMPRESSIONANTE SEQUENZA DI SIMON GRUBER CHE, COME AL SOLITO, È PRECISO E SOLIDO NELL’ESECUZIONE DI QUALSIASI MANOVRA E PREFERISCE ARRIVARE A METÀ LANDING EVITANDO DI ATTERRARE SUL FLAT RENDENDO IL TRICK ANCORA PIÙ SPETTACOLARE. SE LA SUA ESPERIENZA GLI PERMETTE DI PORTARE UN BS720 SU UN KICKER DI 25 METRI, VOI POTRETE FARE ALTRETTANTO SU SALTI DI DIMENSIONI ADATTE AL VOSTRO RIDING. 1 Non abbiate fretta di partire ma prendetevi tutto il tempo necessario a focalizzare la manovra per averla ben in testa. 2 Droppate e assicuratevi di prendere tutta la velocità necessaria per passare il flat e ricordate che se il landing è fatto bene e lungo abbastanza è meglio arrivare due metri piu lunghi che due metri più corti. 3 Prendete il salto con una leggera controcurva verso destra e allo stacco del kicker portate il peso sulle punte. Date il colpo con entrambe le spalle, chiudendo la destra e aprendo il braccio sinistro dietro di voi seguendolo con la testa. 4 Se in questa fase abbassate troppo la spalla anteriore rischiate di andare in cork e trovarvi fuori asse in atterraggio, quindi fino a che non avete padronanza con la manovra girate il più piatto possibile. 5 Impostata la rotazione grabbate in indy e mantenete la posizione fino al 540°, quindi mollate il grab e portate lo sguardo in atterraggio. Ammortizzate il più possibile con le gambe, evitando cosi di scaricare tutto il peso su ginocchia e schiena che senza dubbio vi saranno grati.
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Non mi era mai capitato di girare e scattare con Davide per più di una mattinata in park, questa è stata la prima volta che abbiamo trascorso più tempo assieme. C’è da dire che non è sempre facile mettersi d’accordo, spesso le idee del fotografo e del rider sono discordanti…ma nel caso di Davide che oltre che rider è anche fotografo, beh, più volte ci siamo ritrovati a confrontarci :) Penso sia una cosa normale nel momento in cui entrambe le parti credono fortemente a quello che fanno e oltre alla singola professionalità intervengono anche una forte passione per il “far le cose fatte bene”. C’è da dire che la pignoleria di Davide ha fatto si che in ogni singolo scatto nulla fosse lasciato al caso. E questa cosa mi è piaciuta.
Al di fuori dei gusti personali penso comunque che Lant sia uno degli sportivi più completi, in grado di pensare preventivamente a tutto quel che comporta la realizzazione di uno scatto. Io mi sono divertito. Si è prodotto parecchio materiale e abbiamo trascorso delle belle ore nella neve di fronte al Monte Bianco. Fotografie: A l o B e l l u s c i o Intervista: D e n i s P i c c o l o Spot: C o u r m a y e u r
Alo
ONE DAY WITH DAVIDE LANTERMOZ
Cosa ti spinge e come riesci ad avere motivazioni sempre nuove in quello che fai ogni giorno. Faccio quello che mi piace, quello per cui posso essere portato, quello che per il 50% almeno mi viene naturale. Mi piace creare cose che prima non c’erano, pensare a scenari nuovi, vedere altro, accorgermi della grandezza di alcune persone. Hai partecipato a questo progetto che coinvolgeva uno snowboarder, uno skier ed un fotografo. Che rapporto si crea tra un rider ed un fotografo durante uno shooting? E’ stato molto divertente! Con Martino (lo skier e mio amico) si è creato uno spirito di collaborazione non consueto, risate da far venire le lacrime nello spot del paravalanghe, batterie dei flash da collegare in mezzo alla fresca in condizioni precarie con Alo in apprensione. Bello! Spero tanto di ripetere quest’inverno.
ONE DAY WITH DAVIDE TERMOZ Ogni rider si evolve in base alla sua cultura e alle proprie passioni. Raccontami la tua storia di snowboarder cercando di mettere in evidenza questo tuo passaggio all’arte intesa come grafica e fotografia. Penso che sia sempre stata la componente di libertà e di espressione del mio io ad attirarmi verso il mondo dello snowboard. Venivo da due mondi molto standardizzanti: quello del pallone e dello sci, dove l’attività fisica e la tecnica rappresentavano il 100% del totale. A 17 anni invece mi sono trovato davanti a gente che andava a costruire rampe di neve in montagna con un attrezzo sotto il braccio che assomigliava di più a un libro di fumetti che a un qualsiasi altro elemento sportivo. Ovviamente anche lo snowboard, quando c’è poca apertura mentale, diventa un ambiente di pecoroni e trasforma un foglio bianco da riempire con la tua matita in un volantino prestampato dalla dubbia impaginatura. Penso poi che il resto sia venuto da sé. 50
Nella creazione di un immagine fotografica in percentuale, quanti meriti ha chi scatta e chi raida? Credo sia un buon 50%, ognuno deve fare la sua parte. Forse la cosa più importante è che nessuno deve lavorare solo per sè stesso: ritmi, decisione, stile, luce, tempismo....e quando si è pronti si parte. Lo scatto gratifica fotografo e rider nello stesso modo o li repelle entrambi. Progetti futuri? Bè credo la fotografia, sport e moda....migliorare nello snowboard come sempre, per esprimermi sempre meglio. Il disegno con un progetto artistico che porterà i miei disegni su dei supporti indossabili (T-shirt) e che li farà girare nel mondo autonomamente.
Come mai molti rider in giro per il mondo hanno questa spiccata tendenza e bravura a diventare grafici, illustratori, designer, fotografi ecc.ecc. Anche qui credo che la risposta sia da cercare nel pensiero esposto alla domanda precedente. I rider sono ragazzi che possono esprimersi ogni giorno con lo snowboard in maniera pressoché illimitata. Questo stimola il cervello ad essere aperto e predisposto alla bellezza, all’eleganza... poi ognuno sceglie la propria strada. Che tipo di emozioni differenti ti danno il disegno e la fotografia. Il disegno è una cosa molto personale, quasi una cosa assestante, sulla quale non lavoro più di tanto. Dipende molto dal mio stato emotivo; la fotografia è invece un processo di miglioramento che richiede impegno, cambiamento di prospettive, soldi per i materiali, compromessi emotivi, critiche e complimenti.
Davide Lantermoz dieci anni fa e Davide Lantermoz tra dieci anni. Peggio. Meglio. Cosa rappresentano per te la montagna e lo snowboard oggi? Direi la mia vita, il posto per purificarsi e ricaricarsi, il silenzio, la mia casa. L’inverno è arrivato, domani ci sono metri di powder… che si fa? Snowboard, pelli di foca, racchette da neve, babacci di neve, due palle spalare il vialetto per uscire di casa, due palle si dissotterra la macchina, ora però quello spot si può fare. Ringrazia chi vuoi! Ringrazio Giuliett, Gianpaolo per DC, Capita, Union, Brekka e Andrea per Volcom, Alessio di Untho, Ale per Bern e Air Blaster, Daniele Milano e Onboard, Giacomo Margutti, i miei ragazzi di Courma, Luca Merli, Marco Pietracupa, Sequence, la mia famiglia, il mio sito lantermoz. com.
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Fotografie: Denis Piccolo Itw : Max “Bubba” Ferro Filming: Random Video
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inter v i e w
Stefano carini aka kinder per la somiglianza con il bambino che promuoveva le famose barrette di cioccolato, quel ragazzino ormai è cresciuto ma il soprannome è rimasto. .. Kinder negli anni si è fatto strada nel mondo dello snowboard con tanta passione e dedizione che gli hanno regalato tante soddisfazioni e questa credo sia una di queste, enjoy!
Massimo “Bubba” Ferro
Ciao Kinder, come stai? Come è iniziata la stagione? Ciao!! Io sto benissimo, sono in pompa piena per la neve che è finalmente arrivata, proprio nei giorni in cui ho ricominciato a snowbordare dopo circa 7 mesi di pausa. Oggi è il mio primo day off dopo la prima settimana di riding e filming con Random, e devo dire che non mi posso proprio lamentare: sono più in forma di quando ho smesso e ho una gran voglia di snowboard. Durante la bella stagione, infatti, ormai da qualche anno appendi la tavola al chiodo fino a quando la neve non torna ad imbiancare le alpi, come vivi questo periodo lontano dallo snowboard? Devi contare che io ho iniziato la mia “carriera” da atleta proprio in estate al BigA di Peter Gauna nel 2001. Avevo fatto un mese di Senales, e avevo conosciuto tutti, un sacco di gente: cosi da quell’anno per altri 3 o 4 ho sempre passato le estati in montagna, tra Senales e Deux Alpes. Mi divertivo tantissimo, era bello snowbordare e si era sempre tra amici. Poi le cose sono iniziate a cambiare: i ghiacciai sono peggiorati, molte persone si sono allontanate dallo snowboard estivo, e anche io crescendo ho iniziato ad aver bisogno di staccare. Così da qualche anno preferisco dedicarmi completamente ad altro durante l’estate e l’autunno, come ad esempio un lavoretto, e i viaggi e ricomincio a snowbordare quando c’è già powder in giro il che non è niente male. Inoltre non pensare allo snowboard per un lungo periodo mi aiuta a tornare molto più in pompa la stagione seguente Di recente sei stato in Africa, so che era da un po’ di tempo che progettavi questo viaggi. Raccontaci un po’ cosa ti ha spinto ad andare e come ti ha arricchito questa esperienza. Wow, l’Africa, un mondo magnifico, davvero. Ho fatto un viaggio molto bello, che aspettavo da 56
B S 3 6 0 Ta i l Prato Nevoso
due-tre anni, in Tanzania e Mozambico, lungo la costa dell’Oceano Indiano. Volevo scoprire cosa fosse questo terzo mondo di cui tanto si parla, e di cui apparentemente siamo tanto responsabili. Volevo vedere coi miei occhi un posto tanto lontano e al momento stesso tanto affascinante. Ho scoperto un mondo di colori, odori, sapori, musiche, culture e grande umanità. Ho incontrato i sorrisi più belli e puri del mondo, e ho avuto la possibilità di osservare e fotografare una realtà estremamente interessante. Un’esperienza che mi ha aiutato a capire quanto siamo fortunati e quanto poco ce ne rendiamo conto. È tre anni che coltivi l’orto, cosa ti ha spinto ad iniziare questa attività e cosa ti ha motivato per continuare a farlo? Sono sempre stato affascinato dalla manualità, dal lavoro di mano. Il contatto tra l’uomo e la terra è qualcosa d’antico e sacro. Volevo essere in grado di coltivare ciò che mangio, di allevare le piante che mi avrebbero regalato i loro frutti. Come camminare, snowbordare, leggere, viaggiare, anche coltivare la terra è un altro modo per entrare più in contatto con l’universo intorno a noi e dentro di noi. Sei una persona molto attenta a tutto quello che è biodiversità, e ecosostenibilità: da dove arriva questo interesse? Da dove arriva questo interesse? Forse solo dal fatto che sono un essere umano e, come tale, so di far parte di un sistema molto più ampio, chiamato pianeta Terra, per quel che sappiamo l’unico pianeta che ospiti la vita, in un numero infinito di specie. Siamo gli essere più evoluti, e come tali possiamo scegliere di fottercene e usarlo senza limiti, oppure cercare di comprenderlo e viverci in simbiosi, o per lo meno provarci. Io provo a seguire la prima opzione anche se non è sempre facile.
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Fin dalla nascita di Random video sei sempre stato presente nel video ma soprattutto nell’organizzare e pianificare shooting e trasferte: cos’è per te Random video? Random video e parte della mia vita: vi ci sono coinvolti alcuni dei miei amici più cari, ed è un progetto entusiasmante, per cui credo valga sempre la pena sbattersi e sclerare. Lo snowboard in Italia ha bisogno di crescere, e noi con Random stiamo provando a spingere il livello di filming, e anche il nostro livello di riding. Io mi ci appassiono proprio per qualche mese d’inverno, mi piace organizzare, dirigere, aiutare: sono fatto così, le cose vanno fatte a modo mio, mi piace organizzare e non sopporto tanto quando sono gli altri a farlo.
il mondo, conoscere amici e vivere in montagna. Oggi è una sfida continua alla ricerca dei miei limiti, nonché una fuga dalla realtà e dalle responsabilità, momento di enorme libertà; un domani spero rimanga parte della mia vita, spero di essere sempre in grado di fare due sgumme in fresca e qualche cliff !
Cosa è stato, cos’è e cosa speri che sarà per te lo snowboard? Lo snowboard è stato una via di scampo da una vita noiosa e ripetitiva, un modo per scoprire
Cosa vedi e pensi quando guardi una montagna? Vedo delle dee, immense, eterne, sagge e potenti. Vedo la bellezza e la perfezione della natura,
Sopra: La Thuille A Dx: Cab 540 Stalefish Colle della Maddalena
nonché la sua forza e la sua imponenza. Penso a quanto siamo insignificanti noi rispetto a loro, e allo stesso tempo quanto sono fortunato io a camminarci sopra e scenderci con la mia tavola, giocando con le sue curve. Provo una sensazione di estasi totale quando, sulla cresta di una montagna, mi soffermo ad osservare intorno a me, appena prima di droppare; è in quel momento che mi sento leggero e libero, e ringrazio per la fortuna che mi è concessa. Adesso per te lo snowboard è cento per cento powder, come e perché sei arrivato a questa scelta? Perché surfare in powder è una delle cose più emozionanti e divertenti che io abbia mai fatto. Il backcountry è un mondo pieno di sfide, di insidie e piccoli problemi da risolvere ogni volta. C’è la ricerca del proprio limite, e il contatto con la natura. Per me non esiste sfida, per cui non c’è divertimento, a provare i box in park tutto il giorno tutto l’inverno, e anche saltare in park dopo un po’ mi annoia. Se non ci fosse powder io non andrei in montagna a snowbordare, non ne varrebbe la pena. La montagna è ambiente non sempre facile e divertente, come valuti il rischio e come reagisci guardando uno spot che vorresti fare ma che le condizioni non lo permettono? La sicurezza in montagna viene prima di ogni cosa, anche se alle volte si è presi dall’emozione e non si presta abbastanza attenzione. Il rischio fa parte del gioco, un rischio calcolato e portato al minimo, ma pur sempre presente. Non esco di casa se il bollettino valanghe segna pericolo 4 o 5, ma altrimenti ci provo sempre, e ho imparato con il tempo a dire “no, non me la sento”. Meglio rinunciare piuttosto che pentirsi, meglio non sfidare la montagna: vince sempre lei. Sei uno dei pochi rider della generazione delle ringhiere che non ha mai fatto rails. Come mai questo? Cosa pensi dei sempre più presenti rails riders? Già, zero rails per me: if you can’t slash it you shouldn’t ride it! Fondamentalmente mi fanno paura, so di non essere estremamente agile e tecnico, per cui preferisco la neve soffice al metallo e al cemento. Ho un grande rispetto per chi ama lo street e ci si dedica davvero, meno per chi passa le giornate in park a fare box e poi si comporta come se fosse davvero capace di fare railz. Cosa ne pensi del livello sempre più alto, dei double cork, della difficoltà e della pericolosità che c’è nel provarli? Mi fa paura. Non pensavo che si sarebbe arrivati a un livello talmente alto da portare il nostro sport di diritto negli sport estremi. Le dimensioni delle strutture sono impressionanti e la difficoltà delle manovre quasi sovraumana. 60
Bardonecchia
FS 540 Indy Colle della Maddalena
Forse però si sta raggiungendo un limite, quello dell’errore umano: non credo sia possibile andare troppo più in là, perché gia oggi, se si sbaglia, se ne pagano care le conseguenze, e questi ragazzi rischiano ogni volta di farsi davvero male. Cosa ne pensi della preparazione fisica e dell’allenamento per fare snowboard ad alto livello? Tu come ti alleni? La preparazione è molto importante senza dubbio, se ci credi. Io ho notato che uno stile di vita più sobrio, un po’ di piscina e palestra, lunghe camminate, tanto sesso e tanta attività cerebrale, mi aiutano a concentrarmi meglio, a evitare infortuni inutili, e a recuperare in fretta. Ma siamo tutti diversi e ognuno ha i suoi diversi modi per sentirsi in forma. Come vedi la nuova generazione di giovani snowboarder in italia. 62
Devo dire che speravo in meglio. Senza togliere nulla ai nostri giovani atleti che hanno di sicuro delle grandi potenzialità, e lo hanno dimostrato, siamo comunque ancora indietro anni luce rispetto a nord Europa ed America, ma quello ci sta, è sempre stato così, e non credo che gambiera tanto presto. Ciò che mi preoccupa è l’attitudine dei tanti giovani: fanno tutti le rock star, non hanno umiltà e non hanno rispetto. Gravi mancanze per persone così talentate e fortunate. Saluti e ringraziamenti Bene, vorrei fare un bella lista: innanzitutto come sempre ringrazio mamma, papà, Alice, Henrietta, Siryo, e tutta la mia famiglia per il supporto e la comprensione. Poi vorrei ringraziare tutte quelle persone che in un modo o nell’altro mi hanno aiutato: Peter Gauna, Gherry e Cesare, Poldo e Erica, Cristian di Doors, Daniele Milano, Taz, Roby Bragotto, Andrea Rigano,
Boiler, i Biffi, Manuel Vanzetti, Emi all’Argentera, Igor Gherra, Davide Meucci, Denis Piccolo, Andrea Giordan, Vasco, Ivo Letey , Alvaro dal Farra, Andrix, e la crew di Alleghe, Gian Paolo di California Sport (DC, PROTEST, CAPITA, UNION E COAL) Gros e Davide per ELECTRIC e tutte le persone conosciute in giro che mi hanno regalato un sorriso. La Random crew, Whazza, Killer, Artur, Tano, Lukas, Riky, Bubba, Simon, Max, Plazy, Tania, Yuji, Lollo (snowbordare con voi è un piacere!!) tutti gli altri riders con cui ho surfato spesso e in primis Olly, Zeman, Giacomo, Filippo, Gigi Lozzi, la vecchia cricca di Torino, Mattia, Gaman, Paolino, la iuter gang, Aaron e gli amici che non ci sono più. Grazie a tutti per l’ospitalità, il supporto, le risate e l’aiuto: snowbordare è davvero una figata!
Bardonecchia
CHANGE
GAME
Quando i giochi ormai sono fatti
Fotografie: D e n i s P i c c o l o + J h o n S c a r a f i o t t i Testo: S t e f a n o C a r i n i Filming: R a n d o m V i d e o
Lollo Barbieri San Sicario Pic. Denis Piccolo
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Two Two TwoOne One One Three Three Three Two Two Two Four Four FourThree ThreeThree One Five One Five One Five FourFourFour Two Six Two Six Two Six FiveFiveFive Three Seven Three Seven Three Seven Six Six Six Four Eight Four Eight Four Eight Seven Seven Seven Five Nine Five One Nine Five One NineEight One EightEight Six Six Two Six Two Two Nine Nine Nine Seven Seven ThreeSeven Three Three One One Eight FourOne Eight Four FourEight Two Two Nine FiveTwo Nine Five FiveNine Three Three OneThree One Six OneSix Six Four Four Two Four Two Seven TwoSeven Seven Five Five Five Three Three EightEight Three Eight Six Six Six Four Four NineNine FourNine Seven Seven FiveSeven FiveFive Eight Eight Six Eight Six Six
CHANGE
GAME La stagione volge finalmente al termine, una stagione lunghissima, quasi infinita, incominciata con abbondanti nevicate a novembre, che hanno preannunciato quello che sarebbe stato l’inverno più nevoso degli ultimi trenta anni. La montagna nelle valli piemontesi, rimasta coperta da uno spesso manto bianco depositatosi nei freddi mesi appena trascorsi, si risveglia e si libera del pesante cappotto, rivelando un mondo di strutture che attirano gli occhi di riders affamati di shot, di jibbing e di divertimento. Si tratta di due crew di Random Video, capitanate da Killer e Arturo, con l’ausilio di due bravi fotografi: Denis Piccolo e John Scarafiotti. John è alla sua prima collaborazione con Sequence e Random, ma è fotografo d’esperienza. Le immagini dell’articolo sono parte del risultato di questa settimana di lavoro: si perché sebbene possa sembrare, ed in effetti lo è, estremamente divertente, si tratta per tutti pur sempre di lavoro. Le due crew, reduci da settimane di filming in powder, a tracciare linee e costruire kickers, hanno deciso di cambiare le regole del gioco, prendendo questa volta d’assalto le strutture artificiali abbandonate agli impianti ormai chiusi di San Sicario e Bardonecchia, che con il disgelo sono spuntate dal nulla ad attirare l’attenzione di riders non ancora stanchi del lungo inverno.
Day One
Ta t o C h i a l a San Sicario Pic. Jhon Scarafiotti
Volare, come rapaci, liberi nell’etere e osservare per un istante il mondo che scorre al di sotto; staccarsi da terra per esplorare il cielo, in un attimo che non finisce mai, dilungato eternamente da uno scherzo della mente, carico d’adrenalina, da trattenere il fiato per l’emozione. Istanti intensi, che s’insinuano nello stomaco di un rider e che ne colpiscono il centro delle emozioni, richiedendo come una droga dosi continue, sempre più forti. La primavera avanza inesorabile sciogliendo i metri cubi di neve caduti durante l’inverno: la montagna si scalda, spogliandosi del manto che l’ha protetta nei lunghi mesi appena trascorsi. È l’inizio di una nuova vita, di un nuovo ciclo e tutto torna a respirare. Ma c’è ancora abbastanza neve per chi ne è dipendente, e le costruzioni dell’uomo offrono idee intriganti per menti fantasiose, e ottimi spunti fotografici per abili intenditori. E così un canale di scalo, a bordo della strada che porta a Cesana, diventa lo spot perfetto per chi vuole volarci sopra, sfidandone la gravità e il vuoto del suo gap. Tato vola nel cielo, a dieci metri di altezza, come un’aquila in cerca di cibo con le ali distese, immobile, sostenuta dalle correnti. È uno di quegli spot in cui non si può sbagliare: John aspetta, cercando le geometria, giocando con le luci, e lo immortala con la sua macchina, rendendo con la fotografia l’idea del volo, fermando il tempo per sempre, regalando a quell’istante l’immortalità.
Two One Three Two Four Three One Five Four Two Six Five Three Seven Six Four Eight Seven Five Nine One Eight Six Two Nine Seven Three One Eight Four Two Nine Five Three One Six Four Two Seven Five Three Eight Six Four Nine Seven Five Eight Six Nine Seven
Ta n i a D e To m a s San Sicario Pic. Jhon Scarafiotti 50-50
Day Two
Quando la Random Crew è arrivata a San Sicario in aprile ha scoperto un piccolo paradiso delle “jibbate”: un’area in cui sono raccolti una decina di railz di ogni tipo e strutture dal fantasioso utilizzo. In pochi giorni il gruppo, composto da Whazza, Lollo, Tato e Tania, ha trasformato l’area in un campo di battaglia, mentre Arturo, Killer, John e Denis si sbizzarrivano dietro le lenti dei loro obiettivi. Così le tinte della primavera, le tiepide temperature di un sole forte e splendente e l’impegno di tutti hanno fatto sì che il risultato fosse un insieme di immagini coloratissime e artistiche, che hanno donato al video un aspetto divertente e stimolante, e che appaiono nelle foto di questo ed altri articoli. È un muretto laminato in rame al fianco della scalinata degli impianti a San Sicario, ad attirare l’attenzione di Tania: sono tre set di scale, con tre terrazzini. Per tutto l’inverno è rimasto coperto da un paio di metri di neve, nascosto allo sguardo di jibbers affamati di sfide, per mostrarsi solo a fine stagione, quando Tania, come suo solito, è andata in pompa e ha deciso di farci un bel 50-50 sopra, zittendo tutti quanti e mettendo la parola fine alle tante chiacchiere e discussioni inutili che si sono fatte intorno a questo spot. Un muro di contenimento, foderato d’erba, diventa invece parco giochi per Whaza e Tato, che se lo slidano, proprio come fosse un muro di cemento. Sono due riders fantasiosi, due jibber incredibili, e attraverso il jibbing grazie alla loro fantasia viene fuori la loro personalità.
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Plazy Bardonecchia Pic. Denis Piccolo
Two One Three Two CHANGE Four Three GAME One Five Four Two Six Day Three Five Three Seven Six Four Eight Seven Five Nine One Eight Six Two Nine Seven Three One Eight Four Two Nine Five Three One Six Four Two Seven Five Three Eight Six Four Nine Seven Five Eight Six Nine Seven La seconda crew arriva dalla contea, ed è composta da riders che assomigliano agli hobbit e che parlano una lingua strana, proprio come gli abitanti della terra di mezzo, nel signore degli anelli. Sono gli altoatesini, Max, Plazy e Simon, difficili da sottrarre alle loro valli, ma sempre gasati a jibbare e fare railz. Basta davvero poco perché le loro menti si muovano rapidamente con la fantasia per trovare uno spot dove uno spot davvero non c’era. Così una coppia di canestri, diventano una specie di piramide scatolata con gap ad uscire, e il capitano della squadra dei crucchi, l’instancabile Simon Gruber, se la jibba davvero alla grande, infilando una sfilza di trick uno dietro l’altro, mentre Denis scatta questa sequenza di 5050 fs180 to switch 50-50 180 out, Killer impazzisce con i suoi carrelli e Arturo si diverte a provare una delle sue nuove ottiche. Intanto, Plazy e Max, per non essere da meno, si inventano una struttura utilizzando semplicemente un palo infilato nella neve che butta giù dal tetto di un garage, a circa 3 metri di altezza. Plazy è un ragazzone molto alto, che ha però uno stile pulito e ordinato, e ha dimostrato negli ultimi due anni di essere davvero forte. Max patisce un po’ il jibbing a inizio stagione, diciamo che non gli porta bene, essendosi infortunato in queste occasioni per 2 o 3 anni di seguito, ma in primavera, dopo un inverno passato ad allenarsi nel park di Siusi, riesce a gasarsi su ogni terreno, e qui, a Bardonecchia, trova il tempo per concludere le riprese della sua parte video, quest’anno ricca di jibbate divertenti.
Simon Gruber Bardonecchia Pic.Denis Piccolo 50-50 FS 180 to switch 50-50 180 out
70
Max Stampf l Bardonecchia Pic.Denis Piccolo
Day Four
Jibbare vuol dire cazzeggiare, giocare, scherzare, usare lo snowboard come uno skate, utilizzando tutto ciò che capita davanti agli occhi. Quello che serve sono solo tavola e fantasia, e rappresenta forse il concetto che sta alla base dello snowboard: il puro divertimento. È un elemento comune a tutti, tutti si jibba, si scherza con le tavole ai piedi, cercando di sfruttare ogni ostacolo, ogni cunetta, ogni struttura: ogni piccola possibilità offerta dal terreno in cui ci si trova. E allora si può jibbare all’interno di un “jibbing park”, o di un park normale, oppure semplicemente scendendo per una pista, facendo dei boschetti in powder, o nel cortile dietro casa. Ma è quando incontra il paesaggio urbano che il jibbing esprime tutto il suo potenziale: dove l’uomo con le sue strutture modella l’ambiente a suo uso e consumo, il “cazzeggio” è padrone di casa, e la fantasia dei riders non può essere fermata. Tutto diventa “snowbordabile: i muri dei palazzi, i bidoni della spazzatura, le ringhiere, le macchine, i pali della luce o i canestri di un campo di basket. C’è sempre il modo per fare un determinato spot, per raggiungere un particolare rail, o per salire lassù dove proprio non sembra possibile arrivare, per poi cacciarsi giù, magari boncando un paletto, o chissà cosa. Ed è così che le menti di riders, fotografi e filmer si liberano, analizzando il terreno, cercando di trovare la formula perché la struttura funzioni, o lo scorcio più giusto perché la foto sia d’effetto e non risulti noiosa: è dalla loro creatività che si ottiene un connubio di arte e sport, offerto dalle infinite possibilità dell’utilizzo di una tavola. P
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Matteo Borgardt San Sicario Pic. Jhon Scarafiotti grassride
Two One Three Two Four Three One Five Four Two Six Five Three Seven Six Four Eight Seven Five Nine One Eight Six Two Nine Seven Three One Eight Four Two Nine Five Three One Six Four Two Seven Five Three Eight Six Four Nine Seven Five Eight Six Nine Seven
74
Piccolo Denis Matt Georges Murio Andrea Rigano Savage Alo Belluscio Andrea Schilirò
Ta n i a D e To m a s Pic. Matt Georges
RACCOLTA DI IMMAGINI
Giorgio Morel Iannino Pic. Murio Bormio
76
*R
Matteo Maggi Pic. Andrea Schilirò Finlandia
Ta t o C h i a l a Pic. Denis Piccolo/Random Argentera
78
Stefano Benchimol Pic. Andrea Schilirò Finlandia
R*
Matteo Borgardt Pic. Denis Piccolo/Random Sestrieres
80
Anny Pallotti Pic. Alo Belluscio Livigno
Mar tino Orso Pic. Andrea Rigano Asiago
82
Alber to Mar tinelli Pic. Savage Secret Spot
tavole da neve L E
84
M I G L I O R I
T A V O L E
C O N
C U I
S P A C C A R E
OMATIC EXTR-ECO
BLACK HOLE ESCAPE
BURTON HERO
La Extr-Eco è una twin tip dotata di curvatura inversa con una esclusiva soletta a 3 dimensioni: i bordi sono sollevati dalla supericie mentre il centro della tavola rimane perfettamente in contatto, offrendo una maggiore manovrabilità ed una esperienza vivace su tutti i tipi di terreno.
La Escape è adatta per i primi passi, ma la logica di costruzione è propria di una tavola di gamma medio/alta: soletta ad alta densità, anima in legno continua da punta a coda, gomma antivibrazione sulle lamine e Beech Aspen Core.
Morbidissima…tanto che una volta allacciati gli attacchi ci viene voglia di palleggiare da fermi in punta e in coda ma la cosa impressionante è che poggiata a terra con un colpo di spalla riusciamo a girare a 360 gradi. Si riesce a jibbare facilmente senza andare in controlamina spostando il peso di poco in avanti o indietro chiudendo minitrick in flat!
L A
M O N T A G N A
CAPITA CHARLIE SLASHER POW FK
DC MLF PRO IKKA
Perfetta per la fresca e il freestyle questa tavola possiede le tecnologie Flat Kick, Reverse Camber singola per surfare e allo stesso tempo un Level Base che percorre la tavola fino alla coda…si risparmia energia nelle gambe e soprattutto rende stabile la tavola in ogni situazione.
Creata dallo stesso Iika in linea con il suo stile, la MLF PRO racchiude in se la classica tecnologia twin tip, la massima adattabilità ad ogni situazione grazie al Radious Flat ed una grafica divertente disegnata da lui all’ età di 7 anni.
a cura di P a o l o S a l v a t o r e b y 5 t h S e a s o n
ROME AGENT
NITRO SLASH
FORUM YOUNGBOOD
FLOW QUANTUM
VOLKL JIBSTER SQD
Splendida tavola per i kicker più tosti dei park, i grandi rails e i grandi boxes, la Agent non si farà mai cogliere impreparata. Stupefacenti la flessibilità e la sensibilità… e grazie al nuovo Riverse-V Carbon Stringer la forza sarà concentrata nella coda senza torsioni inaspettate.
La nuova Slash si pone tra le migliori tavole da powder per gli amanti delle discese in fresca. Shape direzionale e camber standard con punta lunga e morbida e coda corta, stretta e rigida. Anima powercore in pioppo sottile, bilaminata in fibra di vetro per flex e maneggevolezza.
E’ una board 100% freestyle, un vero giocattolo in park: che siano box, rail o kickers, la Youngblood è una tavola twintip agile con molto pop. Questa tavola è l’ideale per infrangere i vostri attuali limiti in streetrail, slaiderà e presserà qualunque cosa gli capiti a tiro...
Tavola abbastanza morbida per usarla in park ed abbastanza dura per tenere la lamina in pipe. Tavola True Twin con Whiskey Royale e True Flex Core (legno più morbido) per avere una risposta all round. Tavola già premiata la scorsa stagione da Transworld Snowboarding con Good Wood.
Se siete dei veri amanti del Jibbing, la Jibster sqd è la tavola che fa per voi! Nuova tecnologia Twin-tip Rocker rende la punta e la coda versatili in ogni jib, ponte negativo per “volare” sulla neve e nessun contatto tra lamina e rails per scivolare con fluidità su tutte le superfici.
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C H I U D E R E
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B E L L E Z Z A
Quest’anno cade l’anniversario per i dieci anni dello snowpark di Alleghe ... la prima decade. E giusto il mese scorso si è svolto il quinto Aaron Memorial . Nonostante gli anni passino così in fretta,
Te s t o + f o t o : R o b y B r a g o t t o
credo che esistano cose e persone che non cambiano e non cambieranno mai… conosco Enry da tantissimi anni e Yan ho avuto modo di sapere chi fosse proprio in occasione di questa foto. Se fossi capace di osservare solo il presente, vedrei Yannalone come la mente di Iuter, un grande amico di molti, una persona splendida da cui apprendere e anche se questo gennaio ad Alleghe era uno dei pochi che non c’era, è come se fosse stato comunque presente. Enrico “YeahEnry” Predeval in dieci anni ne ha viste di tutti i colori… dall’essere uno dei rider italiani più versatili, è stato prima investito, poi direttore di una delle più importanti riviste del settore ed ora uno dei più forti pit-biker d’Italia… e, cosa buffa ma che ritengo molto significativa, dopo dieci anni è arrivato decimo all’Aaron Memorial. Già, gli anni passano veramente troppo in fretta, la gente cambia e a volte cambia anche il mondo intero... ma certe sensazioni, certe persone, agli occhi di chi le sa osservare per davvero, non potranno mai essere così differenti. Siete sempre uguali amici miei. Persone da cui imparare. Persone uniche e speciali. Persone da non dimenticare
mai.
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