Sequence Magazine 28

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SEQUENCE SNOWBOARDING NUMERO 28

FREE DICEMBRE 2010 - NR. 28

ENRICO CAVADA














OPTION SRL marco@option.it cell. +39 3395296006 tel. +39 06 97606206 CENTRI TEST MONTEPRATELLO (AQ) www.slidecamp.it MADONNA DI CAMPIGLIO (TN) www.professionalsnowboarding.it



goodmorning PLAZY C’è un periodo particolare della stagione dove l’inverno non è ancora finito e la primavera è già iniziata. Dove capita che la notte nevica ma la mattina ti svegli con il sole. In questo dannato periodo puoi trovare condizioni perfette, quasi fosse Dicembre, oppure con grande sorpresa trovare landing super crostosi dove l’atterraggio non è dei più soft. Vi lascio immaginare come è andata a finire per Plazy... trick chiuso, stile perfetto... ma mamma mia che atterraggio!!! PHOTO DENIS PICCOLO RIDER DANIEL NEULICHEDL BARDONECCHIA




goodmorning KINDER Le condizioni in cui ho scattato questa foto sono veramente incredibili. Oltre un metro di neve fresca, kicker ad uncino perfetto, sole estivo, biscotti e thè caldo. Si avete sentito bene, biscotti e thè caldo, perchè l’unico angolo buono per questo kicker era proprio dal balcone di casa di Kinder (Stefano Carini), soggetto della foto. Dite la verità...non avete mai sognato di avere un jump in fresca proprio davanti a casa vostra? PHOTO DENIS PICCOLO RIDER STEFANO CARINI ARGENTERA - CUNEO


goodmorning FILIPPO Colazioni in hotel, in rifugio, in macchina. Chilometri, tornanti, autostrade. Completamente nudo e dal terrazzo della casa di Alberto a Livigno, salutare un giapponese facendogli credere che sia una tipica usanza italiana. Fidarsi di Giacomo per spendere poco in pizzeria. I capelli bianchi, i trent’anni, la vecchiaia. Strapparsi i peli dal naso e stupirsi di quanto siano lunghi. Finire il cubo di Rubick dopo una decina di drink. Bardonecchia-Milano, Milano-Bardonecchia solo per spostare una macchina dall’altra parte della strada. Comprare le catene dal meccanico. Lasciare le catene al meccanico. Litigare con il meccanico. Nottata insonne affrontando discorsi seri, pesanti, futuri. Draftino. Svegliarsi all’alba e ritrovarsi a Prato Nevoso sotto metri di neve fresca. Fil, sono solo alcuni dei ricordi che mi fanno pensare a te sorridendo. Sono solo alcuni dei ricordi che mi fanno pensare quanto tu sia un mio caro amico, un pazzo, un romantico maniaco, una splendida e fantastica persona. Non cambiare mai. PHOTO ROBY BRAGOTTO RIDER FILIPPO KRATTER PRATO NEVOSO



edito “Io oggi sono semplicemente felice” PHOTO ROGER BAUMER TEXT CRISTIAN SCALCO (PHOTO SENIOR) RIDERS ALVARO VOGEL & FILIPPO KRATTER

Sono seduto davanti al mio Mac a scrivere queste parole dopo la mia prima giornata di snowboard della stagione. Sveglia presto al mattino ed appuntamento con il resto dei miei amici al solito bar in attesa della partenza della prima seggiovia. Una volta ho sentito dire che prendere la funivia in montagna è come essere in città e usare la metro per spostarsi;tutti ammassati in cerca di quel poco spazio disponibile, con la speranza di non trovarsi quello che, sbadatamente, la sera prima si era dimenticato di fare la doccia. Da allora cerco sempre di evitare di prenderla. La brezza del mattino velocizza il mio risveglio e mi fa assaporare il profumo inconfondibile di montagna, vedo le piste battute perfettamente, ma oggi abbiamo di meglio da fare. Giunti in cima mi prendo un attimo per assaporare quel momento unico e sbadatamente mi faccio scappare un piccolo sorriso di pura felicità nel vedere davanti a me una distesa di neve fresca. It’s a Powder day! Mi sono sempre chiesto cosa prova la gente la prima volta che rimette la tavola sotto i piedi, magari dopo mesi di astinenza estiva, ingenuamente ho sempre voluto pensare che non si può far altro che essere felici e con un gran sorriso stampato sul viso. Ogni volta è diversa dalle altre, pensi che sia la migliore e speri che la giornata non finisca mai se non fosse per i dolori che provi in ogni parte del corpo, specialmente se non sei più un ragazzino! Che sia il primo rail in street o la prima discesa in powder, o più comunemente la prima pista, non ha importanza, ti sembrerà sempre speciale e che ricorderai per lungo tempo, anche se ciò che più importa è che con molta probabilità ti renderà felice, magari solo per un’istante, forse per tutto il resto della giornata, ma per i più fortunati potrà condizionare positivamente il resto della stagione. Io oggi sono semplicemente felice.



CREW LIKE SNOW? LIKE SK8? LIKE SURF? LIKEMILK.COM YOUR DAILY DOSE OF RIDING

EDITOR Denis Piccolo, Paolo Salvatore, Cristian Murianni DIRETTORE Denis Piccolo denis@jpgedizioni.com PHOTO EDITOR Cristian Murianni - Murio murio@jpgedizioni.com EDITOR MANAGER Nicolò Balzani nik@jpgedizioni.com ART DIRECTOR George Boutall george@evergreendesignhouse.com TRADUZIONI Chiara Grisorio WEB LIKEMILK.COM Enrico Santillo / enrico@jpgedizioni.com PHOTO SENIOR Andrea Rigano Cristian Scalco Roberto Bragotto DIRETTORE COMMERCIALE Paolo Salvatore paolo@jpgedizioni.com SEGRETERIA ABBONAMENTI Michaela Stefania CONTATTI ESTERI Martina Minetti FOTOGRAFI & FILMER Denis Piccolo, Murio, Andrea Rigano Alessandro Killer Miniotti, Marco “Boiler” Boella, Arturo Bernardi, Luca Benedet, Cristian Scalco, Alessandro Belluscio Luca Carta, Vasco Coutinho, Cyril, Eric Bergeri, Creager, Matt Georges THANX Martina Minetti, Litz, Giani Ramon, Marta, Fabrizio Bertone,Elbo&Matteo Storelli, la Fede, Jena, Dedde, Riccardo Miracoli, Antonio Sallustio, Diego. EDITORE JPG edizioni di Salvatore Paolo Piccolo Denis Cristian Murianni Via Colle di Andromeda, 4 65016 Montesilvano (PE) Tel. (085) 9151471 - Fax (085) 9151230 P.IVA: 01875110684 www.likemilk.com benvenuti@jpgedizioni.com STAMPA Grafiche Ambert Via per Chivasso, 27 Verolengo - TO 011.2495371 DISTRIBUZIONE FreePress SEQUENCE SNOWBOARDING rivista mensile registrata al tribunale di Pescara il 14/05/2003 al numero 173/5 COVER Enrico Cavada - Tandadalen Sweden Photo Lorenz Holder



Making of Little Italy Hotel California Enrico Cavada Interview Island Pension Norway We Try Harder La Thuile Shots Remember

Goodmorning Edito Collophone Contents Gian Marco Maiocco Marco Morandi Proform Devid DePalma Proform Simon Gruber First Love Bridge To Solace Itw The Sound of Underground Marco Concin Vs Markino Grigis Snowboards 4Kids Project Modena Skipass Markino Kingdome Nike Stadium Isenseven Premiere Employee of the Mounth Gjermund Braaten The Juggler Yujiro Kondo Profile Triks School

contents

PHOTO ROGER BAUMER RIDER FILIPPO KRATTER



GIAN MARCO MAIOCCO “Voglio filmare in street con la E.L.P. e migliorare più in fretta possibile” PHOTO & ITW DENIS PICCOLO

Presentati. Sono Maiocco Gian Marco classe ‘94 e sono un jibber! ahahah Raccontami la tua storia di snowboarder. Ho iniziato a dieci anni e da quel momento penso solo al mondo dello snowboard. Con chi hai iniziato? Con il coach Andrea “Sgnaffy” Catti. Chi ti supporta in questo momento? Sgnaffy, mi accompagna alle gare più importanti e poi io provvedo a far le altre in qualche modo. Parlami di Faccio snao. Figo direi, mi piace molto l’ambiente, poi mi aiutano un sacco, sopratutto il Sig. Nilson! Mi alleno tutta l’estate grazie a loro. Quale rider italiano ti ispira maggiorment Dadino Colturi ne capisce, ma devo dire che Simon Gruber è sicuramente il migliore, ma non mi ispiro a nessun italiano per adesso! Forse a Tato Chiala…si Tato è un jibber stilosone! Direi entrambi! Mi gasano tutti e due! I tuoi obbiettivi nel tuo futuro prossimo. Filmare in street con la E.L.P. e a migliorare più in fretta possibile, altrimenti ciao. Tua sorella è una delle promesse dello snowboard italiano femminile. Ho un rapporto familiare! Si è brava, ha solo bisogno di un po’ più tempo per prendere con-

fidenza con ogni struttura, ma è giusto così! Snowboardate insieme? In inverno praticamente sempre, invece a Deux Alpes giro con chi capita per colpa della coda! Raccontami un vostro episodio simpatico mentre snowbordavata. Non me ne ricordo, ce ne sono stati parecchi, ma quando Bibi deve fare la “cacca” non si scherza… devo fare da sentinella fuori dal bagno! Vai più d’accordo con il ferro o l’aria? Io adoro il jibbing, lo street e tutte quelle cose che in teoria rovinano la tavola, ma mi piace anche saltare. Ma quando raggiungo il pieno controllo della tavola mi diverto dovunque. Lo snowboard in Italia ha bisogno di? Gente più stilosa, più rider forti su ogni terreno e migliori video parts! Penso che con il tempo ci arriveremo. Cosa dobbiamo copiare dall’America? Lo stile di riding. Una frase gloriosa che ti appartiene? Scemo chi legge! Hai letto vero? ahahah… visto che sai leggere leggi ora: Valaika e Magoon sono i migliori, speriamo che con il tempo ci sia anche un italiano al loro livello. I tuoi sponsor. Nitro, L1, Raiden, Giro, Level, Faccio Snao



Descrivi il tuo stile di riding. Sono un Pipe rider, panta stretto, passo stretto e metal nelle cuffie! Haha! Rap nelle cuffie main, ti può bastare?

E vero che le tavole sui rail si rovinano più in fretta che lasciarle appese in camera? Ma che dici! Non lo sai che la polvere è il peggior nemico delle tavole?

La tua prima tavola acquistata. Non ci crederai mai ma è stata proprio una Santacruz, quindi posso dire che uso questa marca da più di dieci anni.

La tua tavola. Uso una Santacruz Veins, 154.

“Sono Rap nelle cuffie main, ti può bastare?”

La più bella tavola con cui hai mai surfato. La “Vains” di Santacruz.

Il tuo berretto. Elm.

Quante tavole usi ogni anno. Più o meno quattro ma semplicemente perchè le uso per fare street.

Le tue cuffie. Skullcandy Icon 2 Smoke.

PHOTO & ITW DENIS PICCOLO

L’ accessorio che non ne faresti mai a meno. Non può mancare l’occhiale Spy.

DEVID DE PALMA PROFORM

Quanto è importante una buona attrezzatura? Dipende da cosa devi fare; se devi girare in pipe una buona attrezzatura è essenziale, mentre per jibbare in park o fare street rail più le tavole sono molli e marce meglio è. Ad ogni modo odio la roba nuova, specialmente gli scarponi. Di cosa lo snowboard ha bisogno e di cosa no. Ha bisogno di teste competenti e di prodotti validi in tutti i settori. Meglio che sia gestito da chi ne sa, non da imprenditori improvvisati, ma le cose stanno nettamente migliorando.

I tuoi bindings. Flux RK30.

La tua maschera. Spy Lion. I tuoi pants. Santacruz outwear. I tuoi boots. Celsius Cirrus. I tuoi guanti. Celtek Chroma. La tua donna perfetta. Probabilmente un’aliena. Sponsor. Spy, Santacruz, Elm, Flux, Celsius, Celtek, SkullCandy, Etnies.



SiMON GRUBER FIRST LOVE “La prima volta che ho visto la morte in faccia è quando ho conosciuto Peter Gauna !!!” PHOTO & ITW DENIS PICCOLO

Il tuo primo giorno in snowboard? Il primo giorno ho preso solo controlamine, una bella rottura! Il tuo primo trick che hai imparato? Penso Bs Rodeo.

La prima volta che ti sei sentito stupido? Sono sempre stupido! La tua prima soddisfazione? Quando ho chiuso il mio primo trick.

Il primo park che hai girato? Quello di Obereggen.

La tua prima delusione? Quando ad una gara non mi hanno dato il giudizio giusto.

Il tuo primo viaggio? Il mio primo viaggio è stato a Whistler.

La prima cosa stupida che hai fatto? Boh, ne faccio cosi tante!

La tua prima foto pubblicata? E’ stata su Entry, ho fatto un wallride a Siusi.

Il tuo primo amore? La mia vespetta.

La tua prima intervista? Sempre su Entry dove avevo la prima foto.

La prima volta che hai fatto l’amore? Quando ho acceso la prima volta la vespetta.

La tua prima videopart? Zombies video “Some Splash”.

La prima volta che hai fatto sesso? Con una ragazza francese a Tignes.

Il tuo primo kicker in fresca? La prima volta che ho saltato era proprio un kicker in fresca perchè in park non c’erano.

La tua prima tavola? Una tavola senza nome e sulla grafica cerano rappresentate tre scimmie

Il tuo primo rail? In park a Obereggen.

Il tuo primo sponsor? Santa Cruz.

Il tuo primo infortunio? Ho rotto un braccio in pipe a Obereggen.

La prima volta che hai detto “sono un pro”? Eh? Chi io? Ma va!

Il tuo primo podio? Ad una gara di pipe a Marilleva.

La prima volta che hai visto la morte in faccia. Il giorno che ho conosciuto Peter Gauna.



BRIDGE TO SOLACE “Nella storia moderna la caduta del muro è stata una delle cose più importanti che sia accaduta” PHOTO ANDREA RIGANO ITW MARTINA LAVARDA

Band hardcore punk ungheresi ne conoscete? Ne avete mai sentite? Noi abbiamo visto i Bridge To Solace di Budapest, e abbiamo pure fatto 4 chiacchere con loro per sapere che situazione c’è da quelle parti…ascoltateli e ne rimarrete sorpresi.

e gli altri componenti si ascoltano più cose sul thrash…siamo un mix di tutto ciò principalmente.

Da quanto suonate insieme? Sono ormai sette anni che suoniamo come band, anzi tra 5 giorni sarà il settimo anniversario del nostro primo show. Con questa formazione però suoniamo soltanto da 6 mesi perché abbiamo avuto purtroppo molti cambiamenti nella line up.

Come avete detto prima venite dall’Ungheria. Com’è la scena? Ci sono molte band? A dire la verità ci sono parecchie buone band principalmente hc e metal. Ci sono anche delle band punk rock. Molte di queste si meriterebbero di essere sentite più di quanto non lo siano attualmente. E’ una scena molto vitale e se vi capita dovreste passare dalla nostra pagina musacea e controllare le band ungheresi nostre amiche perché ce ne sono di molto valide. Per esempio possiamo citare i Blind Myself che sono una metal band, oppure i The Idoru che sono una pop punk band molto tecnica. Poi ci sono i Superbutt che hanno girato molto in Europa a supporto di band come i Pro-Pain e i Mucky Pup e sono abbastanza conosciuti.

Qual è il vostro background musicale? Beh non è facile rispondere perché ognuno di noi ha gusti molto diversi su alcune cose. Io e il bassista siamo cresciuti più come HC kid, il nostro batterista è più un punk rocker anche se ha un tatuaggio con il simbolo dei Pennywise

Sono passati ormai vent’anni da quando è caduto il muro di Berlino. Anche se siete giovani pensate che sia davvero cambiato qualcosa o che si sia trattato soltanto della caduta di un simbolo? Penso che le cose siano davvero cambiate

Partiamo con le presentazioni..chi siete e da dove venite? Noi siamo i BTS, io sono Zoltàn il cantante e lui è Balint il chitarrista e veniamo da Budapest,in Ungheria.



specialmente per le persone dell’Europa dell’est e ovviamente in Germania. E’ stato il segno che qualcosa stava davvero cambiando. Prima c’era la cortina di ferro, l’Unione Sovietica e poi il resto del mondo rappresentato dal benessere degli Stati Uniti. E con la caduta del muro si è assistito alla riunione di questi due mondi opposti in uno solo. La trasformazione sta continuando comunque ancora dopo 20 anni specialmente per la storia di alcuni paesi dell’est. Il fatto che si sia tutti più uniti e non solo nel bene lo si può vedere anche dalla crisi economica che sta colpendo un po’ tutti i paesi. Sicuramente nella storia moderna la caduta del muro è stata una delle cose più importanti che sia accaduta comunque. Avete suonato in molte situazioni diverse. Se doveste scegliere il miglior posto e il miglior gruppo con cui avete suonato chi nominereste? E’ una domanda difficile. Abbiamo fatto amicizia con moltissime delle band con cui abbiam diviso il palco. Se proprio dovessi scegliere comunque direi Raised Fist, Raging Speedhorn, Enstand e Undying. Per i posti direi ovunque in Polonia e in Est Europa perché la i ragazzi sono così entusiasti e sono favolosi in ogni show. Per

quanto riguarda in Italia ci siamo divertiti moltissimo a Bolzano, ma quattro anni fa a Roma fu fantastico. La gente era impazzita, io mi sono slogato la caviglia ma è stato uno dei concerti più assurdi! Cosa state ascoltando adesso? Noi due nella band siamo i più particolari perché ascoltiamo sempre cose che non centrano molto con quello che suoniamo. Mi piace molto il gruppo del cantante degli Alexis On Fire e tutto questo genere di cose. Per quanto riguarda la musica più rilassante c’è un ragazzo canadese che suonava nella punk rock band The Job e poi i Weepies. Per quanto riguarda cose più “heavy” il nuovo dei Converge è fantastico e ascolto molto i Refused. State facendo il tour per la promozione del vostro nuovo album. Qual è la parte migliore e quella peggiore di queste situazioni e del trovarsi in giro per il mondo? La parte migliore è essere insieme di nuovo dopo un lungo periodo che non andavamo in tour..e con questa nuova line up non eravamo mai stati in giro.E’ fantastico condividere certe cose con il tuo gruppo, conoscere nuove

persone e visitare nuove città. La parte peggiore è che sono 3 settimane e 7 ragazzi e c’è sempre della tensione di base per una cosa o per l’altra…certo 3 ragazze e 4 ragazzi sarebbe decisamente meglio. Ma alla fine anche se la sera prima litighiamo il giorno dopo siamo amici come prima. Comunque a parte la tensione che è ovvia le cose peggiori sono il cibo pessimo e i brutti posti dove dormire, soprattutto il freddo è terribile. In futuro cosa pensate di fare? Direi più tour e nuovo materiale. Preferite suonare in posti più vicini a degli squat come impostazione oppure in locali? No squat! Odiamo gli squat…io(cantante) ho fatto un tour con i Catharsis e penso di avere visto il peggio del peggio. I posti come il Sabotage sono perfetti, della giusta dimensione e con il palco giusto. Abbiamo suonato anche a Budapest ma in un posto molto più grande e si rischia che diventi tutto molto più impersonale e con posti troppo grandi si rischia che la situazione diventi strana anche per le persone che sono li per te. Comunque l’importante è cercare di divertirsi il più possibile.



the sound of the underground BY RIGABLOOD

downtempo. Flea dei Red Hot Chili Peppers e Andre 3000 degli Outkast sono solo 2 dei suoi innumerevolissimi estimatori,ma qui ragazzi il barbuto ‘four string horseman’ ha dato il peggio di se; mossa commerciale? Viaggio psicotico in territori inesplorati? Vecchiaia? Dategli un ascolto.

No, non ci siamo rincoglioniti qui in redazione, solo che di fare gli hardcore ad oltranza abbiamo capito che, almeno nel nostro paese, non è sempre una cosa che paga (anzi per dirla tutta non paga per un cazzo), quindi abbiamo deciso con consenso unanime di esplorare anche altre vie. Le vie del l’omologazione totale a dir il vero non hanno proprio bisogno di essere esplorate anche da noi, ma lo stesso vi proponiamo l’ultimo capitolo in assoluto dei Groove Armada come band; che vuol dire in soldoni che Andy Cato e Tom Finley con questo ‘White Light’, hanno deciso di spegnere per sempre il loro contributo come act live. Seguito del ben più articolato ‘Black Light’, il disco è un omaggio a quello che è venuto fuori durante il World Wide Tour del duo ed è stato concepito per il mini tour inglese che si sono appena lasciati alle spalle; un commiato decisamente all’altezza della fama planetaria che i GA hanno raggiunto oggi magistralmente sintetizzato nell’impeccabile ‘1980’

Nono album per il figliol prodigo degli N.W.A. (Niggers Without Attitude) Ice Cube; ‘I Am The West’ segna il ritorno di uno dei rapper più violenti, controversi e conosciuti di South Central L.A. Dismessa la bandana legata al contrario (tipo massaia per intenderci) dei primi tempi dove sparava su qualsiasi cosa si muovesse,O’Shea Jackson ha celebrato i suoi 26 anni ‘n tha biz’ con l’ennesima prova di forza; 16 episodi di cazzutissimo hip hop dove aleggiano gli spiriti benevoli di Snoop Dog e Dr. Dre, sciorinando versi come ‘And Jay-Z can rap about the NYC / Why can’t I talk about the shit I see? / Without Alicia Keys going R&B / This is ain’t no Motown. This is R.A.P.’ (‘Life In California’) e dando ancora una volta una prova di forza encomiabile. Se Slaine è l’East Coast di strada, Ice Cube è la risposta della costa ovest, cattiva liricamente ma sempre mellow (‘I Rep The West’) a livello di basi;un ottimo compromesso, e anche se il disco non è da 10 e lode: max respect! GATORFACE ‘WASTED MONUMENTS’ CD (NO IDEA)

SLAINE ‘A WORLD WITH NO SKIES’ CD (SUBURBAN NOIZE)

SQUAREPUSHER ‘SHOBALEADER ONE: D’DEMONSTRATOR” CD (WARP)

Squarepusher (aka Tom Jenkinson), è l’autore di questo nuovo ‘Shobaleader One: d’Demonstrator’, ma non fatevi ingannare assolutamente dall’ascolto; l’autore in queste 9 tracce di assurda follia auto distruttrice, perché diciamocelo chiaro qui si fa solo dell’autolesionismo, non viene minimamente rappresentato per le sue doti di ricerca e abilità nel campo dell’elettronica. 15 anni di attività lo han reso uno dei punti saldi dell’etichetta Warp, con il suo inconfondibile basso sintetizzato (eh sì mr. Jenkinson è un eccezionale musicista jazz che nella sperimentazione sfoga tutto il suo ego) e quegli inafferrabili controtempi che hanno reso Squarepusher una leggenda vivente in ambito drum’n’bass, freejazz,

ICE CUBE ‘I AM THE WEST’ CD (LENCH MOB)

GROOVE ARMADA ‘WHITE LIGHT’ CD (EDEL)

MY DARKEST DAYS ‘S/T’ CD (MERCURY)

Scoperti da Chad Kroeger (Nickelback), i My Darkest Days esordiscono su Mercury con questo omonimo album; canadesi come i Nickelback amano spassionatamente il mainstream rock USA tanto che riescono a confezionare un prodotto adatto alle radio che si ascoltano nei supermercati. Imbarazzante il livello di hits contenuti, come imbarazzante la melensa e sviolinata devozione al lato commerciale della musica rock; trio capitanato dai fratelli Matt e Brad Walst, i My Darkest Days incarnano tutto ciò che può sembrare ribelle ma rispecchia invece la banalità conformista più globalizzata e major che si possa trovare nelle catene di ipermercati più famose del mondo; chiaro c’è bisogno anche e soprattutto di questo altrimenti dovrebbero cancellare dal vocabolario la parola ‘diverso’. 13 pezzi contenuti in un cd che farà sicuramente felice la vostra fidanzata, e forse pure la vostra mamma, se regalato per Natale…ah se lo scoprisse chi sceglie la musica negli spot di Bauli.

avete ancora dubbi sulla validità del nostro BOY. Album rap del mese per Sequence!!!

Mille problemi contrattuali per l’uscita di questo micidiale disco di hip hop che Slaine pare sia riuscito a risolvere in tempistiche davvero strabilianti; ‘A World With No Skies’ piglia a calci tutto e tutti, da vero teppista di quartiere.Già solo la copertina lo ritrae come un icona tipicamente inglese o meglio irlandese, stiamo parlando di un “gagno” oriundo, come i Dropkick Murphys, gli House Of Pain e i protagonisti di The Departed, una canaglia cresciuta nei basement di Boston, tra mille tramacci e sotterfugi; oggi fa parte attivamente di una delle crew più rispettate della east coast La Coka Nostra, insieme ad Ill Bill che ha “featurizzato” insieme a personaggi come B Real (Cypress Hill), Dj Lethal, Statik Selektah, Vinnie Paz (Jedi Mind Tricks), Q Unique, Reef The Lost Cauze e altri meno noti. Senza stare li ad impazzire nei meandri di questi 18 pezzi, andate direttamente al singolone ’99 Bottles’, guardatevi il videosu youtube poi ditemi se

A volte mi chiedo perché recensire dischi perla come questo su un giornale di snowboard, che non ha molto interesse a supportare ne il tipo di immagine, ne il tipo di musica che suonano i Gatorface; beh, qualcuno lo deve pure fare, l’educazione musicale non è mai abbastanza, soprattutto quella che ci “passa il convento”. Florida, Orlando, paese dei balocchi ma anche di New Mexican Disaster Squad, ex band di Alex Goldfarb and Richard Minino, menti pensanti di ‘Wasted Monuments’, il nuovo full lenght di questi punkrockers; grezzi, a metà tra l’incazzoso ala Black Flag e melodico ala Descendents, se la dilettano con ben 13 episodi di punkrock corposo sì, specialmente nei suoni, ma ahimè quantomai dispersivo e irrilevante. ‘Burning Crosses’ e ‘The Cleaner’ sono gli unici brani al di sopra della media, un po’ Latterman senza verve, il resto è la brutta copia del precedente ep ‘Sick & Stupid’, che però consiglio vivamente a tutti di cercarlo perché è la summa del loro credo sonoro!



MARCO CONCIN VS MARKINO GRIGIS PORTRAITS & ITW DENIS PICCOLO

Presentati. Ciao, sono Marco Concin, ho 25 e vivo a San Candido, in Alto Adige. Gli Ciao sono Marco Grigis sono nato il 06/10/1994. Vivo in Alta Badia e ora ultimi anni giravo tanto ad Alpe di Siusi ma ormai il mio home resort é sta nevicando di brutto! Powder! Kronplatz a Brunico. A che rider ti ispiri? Mi ispiro ai rider con cui mi trovo bene, con i quali mi diverto anche Mi ispiro a quelli a cui vedo fare qualcosa di figo! fuori dal mondo dello snowboard. Sicuramente tra questi ci sono i miei amici Max, Daniel e Simon. Traggo ispirazione dai video e soprattutto da riders come Torstein o Nic Sauve. Il tuo trick della domenica? Il mio trick della domenica è il rotolone a letto, ci sono troppi turisti in Diciamo che sfrutto ogni giorno per provare cose nuove, comunque se giro i weekend, bisogna fare troppa attenzione. Se mai dovessi andare in non ci sono le condizioni adatte dire un bel bs 100! montagna direi un bel backside air! La tua tavola? Quest’anno voglio riprendere a girare con la Salomon Grill. È una true Uso una Nitro T1 misura 153. twin tip con la quale mi sono veramente trovato bene l’anno scorso ad inizio stagione. Poi ho cambiato e ho usato l’Official. Il tuo video preferito di sempre? Credo che sia ancora “That´s It, That´s All.” Ha cambiato lo snowboard Sicuramente “That’s It, That’s All”. ed il modo di filmare. Credo che abbia fatto molto bene al nostro sport. Il tuo sogno? Spero di poter condurre una bella stagione, di filmare, fare foto ed avere In questo momento sto vivendo nel mio sogno! dei buon risultati nei contest. Poi per il futuro vedremo, sarebbe bello rimanere a lavorare in questo settore.



PHOTO ROBY BRAGOTTO - MARKINO GRIGIS

PHOTO ROBY BRAGOTTO - MARCO CONCIN

Che mondo sarebbe senza neve? Dipende, se dovessi vivere su una bella isola non mi influenzerebbe più di Sarebbe davvero triste. Con tutta la felicità che ci da la neve... Purtroppo tanto. Ma pensare ad un paesaggio alpino senza neve… un giorno succederà! Comunque penso a godermela il più possibile. Cosa pensi delle droghe? Le droghe qualche volta ti possono anche aiutare per arrivare in alto ma Si può benissimo farne a meno, basta evitarle sin dall’inizio. la caduta dopo è sempre più rischiosa, ciò significa che il danno può essere irrimediabile.. Non credo che sia la via giusta, purtroppo ci sono sempre più stupefacenti in giro. Si può far festa senza alcol? Si certo, non credo sia un gran problema. Se mai dovessi sentirmi stanco, Certo che si! E’ tutta una questione psicologica come la maggior parte mi bevo una Burn che mi da la stessa carica. delle cose. Quanto è importante differenziare “la munnezza”? Direi che potrebbe dare un gran contributo per mantenere il mondo un Come nella domanda di prima: “Che mondo sarebbe senza neve?” Sepapò più pulito ma sicuramente non è la soluzione. Sfortunatamente, l’uorare i rifiuti ci aiuterà a rallentare questo processo che purtroppo avverrà. mo diventa sempre più pigro e invece di usare vetro usa plastica, per fare Noi a casa separiamo tutto! la spesa usa i sacchetti di nylon invece che quello di stoffa etc. etc. Ordina per importanza : religione, snowboard, amici, famiglia, amore, salute Salute, famiglia, amici, amore, snowboard. religione zero importanza. Famiglia, amici, salute, snowboard, amore e religione. Cosa pensi della scena italiana? Credo che finalmente abbiamo la possibilità di farci vedere in Europa. La scena italiana è ricca di opportunità che però non vengono sfruttate Magari non siamo ancora costanti ma nel momento in cui abbiamo delle come si dovrebbe. strutture idonee, riusciamo ad esprimerci al meglio come l’anno scorso al River Jump. Cosa pensi di Markino Grigis / Marco Concin? Lui ha un gran talento e sono sicuro che avrà un futuro nello snowboard. E’ un ragazzo molto simpatico e intelligente, inoltre è anche particolarSono contento che sia in team con me e Giorgio Ciancaleoni. mente forte in snowboard. Devo dire che mi trovo molto bene a girare con lui.



SNOWBOARDS 4KIDS PROJECT “Abbiamo avuto bimbi dai 2 anni e mezzo fino ai 7 anni circa” PHOTO MURIO ITW NICOLO’ BALZANI

All’interno di Nissan Skipass anche quest’anno è stato proposto, ai piccoli e alle loro famiglie, lezioni di snowboard gratis, un modo per avvicinarli allo sport e alla montagna in genere. Il progetto, di grande successo e sviluppato per il terzo anno consecutivo, è stato portato avanti da Burton Snowboards in collaborazione con Regione Lombardia, il patrocinio dall’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna. Riteniamo giusto fare la nostra parte, sperando che possa essere spunto per attività simili in futuro. Snowboard4kids ha visto la presenza, durante i 4 giorni della fiera, di oltre 450 bambini e ragazzi che hanno potuto provare l’emozione di scivolare con la tavola ai piedi lungo la struttura di neve artificiale appositamente predisposta. Il progetto ha soddisfatto, non solo i piccoli partecipanti, ma anche le famiglie che ogni anno apprezzano la professionalità dei maestri e l’eccellente organizzazione, anche quest’anno nelle mani della PR Burton Italia, Laura Lodigiani. A gestire i quindici maestri delle scuole di snowboard partner di Burton, c’era Gigi Callegari ideatore del camp itinerante 6punto9, a lui ed ad un suo giovane maestro, Luigi Castaldo, abbiamo chiesto ci raccontarci cosa significa insegnare ai bambini.

Cosa ci fate qua? Gigi - Da un po’ di anni portiamo avanti il progetto Snowboard4kids, facciamo provare la tavola a circa 100-120 ragazzini ogni giorno e vedere che si avvicinano a questo magnifico sport anche i più piccoli, è veramente fantastico! Cosa è cambiato dalla prima edizione di questa manifestazione ad oggi? Gigi - Dalla prima volta che si proponeva lo snowboard è cambiato tantissimo. Già il primo anno, che siamo andati alla grande, ci aspettavamo bambini dai 10 anni in su, ed invece abbiamo avuto bimbi dai 2 anni e mezzo fino ai 7 anni circa. Il loro atteggiamento sulla tavola è da subito naturale, infatti a volte i maestri sembrano troppo protettivi visto le capacità motorie che da subito dimostrano. Come vi comportate all’inizio, che tipo di angoli scegliete per posizionali sulla tavola e date loro già una direzione? Gigi - No, solitamente li montiamo a papera 12 -12. A differenza di qualche anno fa facciamo seguire ai bambini il loro istinto, per non sviluppare troppo una lateralità rispetto all’altra, vediamo che in maniera naturale si spostano sia da un lato che dall’altro.



In percentuale, quanti tornano a riprovare dagli anni scorsi? Gigi - Ne vediamo tanti tornare, anche se in realtà Snowboard4kids è solo per principianti. In percentuale diciamo un 20/30% qui in fiera, ed altri sulle piste. Luigi - Vorrei aggiungere che tutti quelli che tornano hanno lo stesso sorriso e ancora più passione dell’anno scorso! È la tua prima esperienza qua a Modena? Luigi – No, ho cominciato l’anno scorso, attratto dall’insegnamento verso i bambini. È una grande opportunità che ci offre Burton perché insegnare a così tanti bambini ed invogliarli non è facile, ma è davvero un piacere e una soddisfazione enorme. Qual è la differenza fondamentale tra insegnare ad un adulto o ad un bambino? Gigi – Noi cerchiamo di insegnare ad entrambi quasi allo stesso modo, quindi con tanto divertimento. Per i bambini, in quanto hanno uno sviluppo fisico diverso, si fa più attenzione alla sicurezza. L’importante è trasmettere la passione divertendosi. Ritengo che la ricetta per insegnare bene è nella semplicità dei gesti e delle parole, usando meno paroloni possibili.

Quindi bisogna essere più psicologi che maestri nell’insegnamento per i bambini? Gigi - Per i principianti, all’inizio, devi essere 90% psicologo e 10% maestro, poi quando l’allievo progredisce si può arrivare ad un 50% psicologo e 50% maestro. Luigi – Io personalmente con i bambini ho sempre lavorato, in estate ho fatto animatore, con loro tutto viene trasformato in un gioco dove il bambino viene rapito, quindi la psicologia è fondamentale. Il segreto, per il successo di una lezione di gruppo, è rendere il bambino complice e compagno uno dell’altro in modo da creare un gruppo che si aiuta, che riesce ad interagire ed aiutarsi, con il risultato finale di gran lunga migliore che sugli adulti. Che cosa ti dà l’insegnare ad un bambino? Gigi – Gioia. Luigi - Anche se si crea comunque un legame, l’adulto esige tanto e ti rende poco, in quanto richiede una lezione tecnica e dettagliata. Il bambino arriva con meno esigenze vuole divertirsi, è una spugna. Qualsiasi movimento tecnico lo si insegna attraverso il gioco e resta dentro di lui. La soddisfazione più bella è il sorriso di un bimbo che si diverte, questo difficilmente un adulto riesce a darlo. Il sorriso di

un bimbo è irraggiungibile e senza prezzo. Come fate a far superare le paure ad un bambino? Gigi - Le paure, in realtà, sono molto più nell’adulto. L’importante è che il maestro trasmetta fiducia, il bambino la sente, prende coraggio e voglia di fare. L’importante è che il bambino non venga costretto dai genitori ad imparare, ecco in quel caso la paura esiste perché non è una loro reale intenzione. Insisto sul fatto che lo snowboard, essendo uno sport molto più naturale rispetto a tanti altri sport, soprattutto allo sci, di grande paure non ne crea. Perché consigliate ad un genitore di portare un bambino a fare snowboard? Gigi – Io non sono assolutamente un maestro che insiste e “obbliga” i bambini a fare snowboard. Io insito che la scelta debba essere del bambino, se vuole provare lo sci lasciarlo fare, come se volesse provare lo snow. Importante sottolineare che lo snowboard non è pericoloso e quelli che consigliano di provare prima lo sci e poi lo snow non hanno le idee molto chiare… sarebbe come dire che prima di giocare a basket bisogna imparare la pallavolo, due cose completamente diverse.



SKIPASS MARKINO KINGDOME “Markino Grigis ha scritto un capitolo importante della storia dello Stomp It” PHOTO DENIS PICCOLO WORDS NICOLO’ BALZANI RIDER MARKINO GRIGIS

Il titolo di questo articolo avrebbe dovuto essere “Modena Skipass 2010” ma sono gli attori i veri protagonisti che fanno di un racconto una vera favola da ricordare! Markino Grigis ha scritto un capitolo importante della storia dello StompIt, e noi eravamo lì per raccontarvi tutto. Cosa è stato lo Skipass 2010 di Modena? Persone, strette di mano, stand, manager, contest, la mente è affollata da immagini, di 100 cose da fare allo stand Sequence, magazine free, il Vans Halloween Jam, lo Stomp It e lui… Markino Grigis e il suo Double Backside Rodeo. Vedere questo ragazzino (scusami Marco per la definizione) cappottare per due volte, sentire il pubblico in delirio e capire che è lui il futuro dello snowboard italiano è stata una bellissima sensazione! Alla fine Marco si porta a casa tanti soldini, punti TTR e la soddisfazione di aver messo dietro top rider internazionali (in primis Markus Keller e Stephan Maurer), ma ecco le sue parole mentre tiene in braccio il fratellino e il mega assegno: “Bello, bellissimo, non ci credo ancora mi sento sempre più sicuro del trick anche se l’ho provato per la prima volta qui a Modena, adesso vado con Giacomo (Kratter, allenatore della nazionale italiana) al Big Air di

Stoccolma vediamo come và…” La cosa bella, venuta fuori da questi giorni di contest modenesi, è che alle sue spalle non c’è il vuoto ma tante speranze. Marco Donzelli, faccia da bravo ragazzo modesto e tranquillo, segue anche lui le orme del suo compagno di Team in casa Nitro con un Double Backside Rodeo purtroppo chiuso male, ma si intuisce che è solo questione di centimetri: “Con Markino ci siamo gasati già da giorni qui a Modena per provare una doppia rotazione, io l’avevo provata solo sul Big Air a Livigno, peccato non averla chiusa ma ormai ci sono quasi”. Giorgio Ciancaleoni… il Cianca è uscito dalla gran finale dello Stomp It per un soffio ma il suo Double Back Flip è stato davvero spettacolare, con la faccia un po’ incazzata mi dice: “Sono contento lo stesso, perché ci siamo tutti motivati e gasati, ho chiuso un double back flip e questo trick mi servirà per le prossime gare”. Il resto di Modena Skipass? Numeri da record (+3% di visitatori rispetto l’edizione 2009) e ancora… persone, strette di mano, stand, manager, contest, la mente è affollata di immagini, di 100 cose da fare allo stand Sequence, magazine free, il Vans Halloween Jam, lo Stomp It… e Markino Grigis.


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NIKE STADIUM ISENSEVEN PREMIERE “E’ una sorta di paralisi facciale e comunicativa che ti prende alla sprovvista” PHOTO FIZZA WORDS CHIARA GRISORIO

Avete presente quando vedete qualcosa di sconvolgente e rimanete totalmente attoniti, senza parole? E’ una sorta di paralisi facciale e comunicativa che ti prende alla sprovvista. Arrivo alla premiere Isenseven a Milano, quella che una volta era la mia città, e mi trovo in una location sensazionale, di una moderneità pazzesca. Il Nike Stadium è un luogo decisamente fuori dal comune; location ambivalente che accoglie sia la collezione più recente di Nike che la possibilità di organizzare eventi più o meno importanti. E mentre la gente comincia a prendere posto sugli spalti, Zoran (conosciuto speaker di eventi freestyle), introduce il progetto Isenseven a partire dai due componenti principali: la nostra colonna portante, Simon Gruber e il talentuoso Gjermund Braaten. Le luci si spengono velocemente e tutto il pubblico concentra la propria attenzione sulle immagini del video. Inutile stare qui a parlarvi del livello elevato che il video presenta, mi dilungherei troppo in elogi che potrebbero sembrare scontati. Isenseven sembra evolversi di anno in anno lasciando il proprio pubblico sbalordito per ciò che riguarda la creatività. Quando parlo di creatività intendo l’aspetto artistico nella sua globalità; dalla musica alla scenografia.

E’ decisamente uno dei video più completi in assoluto ricoprendo sia manovre di salti, sia double cork, jibbing e varie scene in fresca che fanno venire i brividi. Altro che “Don’t Panic”! Il titolo è decisamente un messaggio subliminale per avvertire gli spettatori di prepararsi ad uno spettacolo emozionante. Inconsapevolmente, grazie a Simon, ci siamo sentiti tutti un pò parte del video. Impossibile non riconoscere lo stile innato che ha quel ragazzo con l’accento tedesco del Sud Tirol. Forse è nato con la tavola già ai piedi? Quando noi comuni mortali iniziavamo a camminare, lui droppava da qualche tetto! Questi talenti hanno estrapolato l’essenza principale dello snowboard, riuscendo a mantenere la più completa umiltà, che dovrebbe sempre essere la caratteristica principale di questo sport.



EMPLOYEE of the MOUNTH “Voglio comprarmi un veliero del 1958 per poi andarci a vivere” PHOTO & ITW DENIS PICCOLO

Presentati. In genere sono io a farle le interviste… comunque ciao a tutti mi chiamo Enrico Santillo ho 23 anni e sono nato a Roma. Come sei entrato in contatto con Sequence. Anche io sono stato quel ragazzino che passava ore ed ore a sfogliare quelle pagine ricche di immagini, parole e sogni e ogni volta era come se fosse la prima. Anche io come tanti ragazzini di oggi ho avuto i miei idoli, magari non erano riders ma fotografi, Sequence con le sue immagini e le sue parole mi ha fatto sognare tante volte. Con il tempo poi ho deciso di voler entrare a far parte di questo mondo, incominciai a fare richieste, inviare decine e decine di e-mail e curriculum ma niente, mai una risposta, fino a quando un giorno un certo Denis Piccolo mi contattò, e da lì è iniziato tutto… Qual’è il tuo ruolo nella crew? Principalmente mi occupo della parte web ovvero di LikeMilk.com, cerco di essere sempre presente agli eventi di snowboard nel centro Italia (video premiere e contest) e ultimamente dato che sono un amante dello streetwear e di tutto ciò che gli gira intorno, grazie a Mr. Murianni sto cercando di portare a casa qualche piccolo lavoro per Crackers.

Il tuo primo report? Il mio primo report aveva come soggetto principale la Cold Focus Production, feci un’ intervista a Matteo Maggi pubblicata su Sequence il mese successivo. La tua più grossa soddisfazione? E’ stata quando Denis Piccolo mi ha chiamato mi ha detto: “ Santillo! Voi andare al Tony Hawk Show stasera?” Non so per quale motivo, sicuramente per errore mi sono ritrovato in cima alla rampa accanto a lui prima dell’ inizio dello show, la gente che urlava lui che rideva ed io che sudavo freddo. Ad un certo punto Bum! La musica parte la gente impazzisce e Tony si lancia, mac twist 540° davanti al mio naso! Progetti futuri? Comprarmi un veliero del 1958 per poi andarci a vivere, altri progetti non ne ho, guardo il presente, solo da questo può dipendere il mio futuro. Ringrazia i tuoi sponsor!! Grazie a te, Murio, Paolo e Nicolò e se proprio devo fare un po’ di pubblicità alla Fm Motors e la Mucciola che da anni mi sostengono con i passaggi in auto verso la montagna!



Gjermund Braaten The Juggler “Non mi sento un robot che lavora tutto il giorno per migliorarsi” PHOTO PICCOLO DENIS ITW NICOLO’ BALZANI

Gjermund… Gjermund Braaten, nome difficile da ricordare? Fateci l’abitudine e mettetevelo bene in mente perchè, il ragazzo norvegese, sta scrivendo e scriverà la storia di questo sport nel prossimo decennio! In questo inizio di stagione ha dominato tutti i contest, polverizzato gli avversari grazie ai suoi Double Cork 1260 e conquistato la testa del TTR World Tour! Abbiamo incontrato Gjermund aka G-Man a Modena. Ciao Gjermund, è la terza volta che t’incontro (Livigno, Tignes, Modena) dimmi che cosa è cambiato in te e nella tua carriera di rider nell’ultimo anno? Non mi sento un robot che lavora tutto il giorno per migliorarsi, faccio una buona preparazione fisica e tanto sport. La differenza fondamentale dall’anno scorso è che adesso ho preso fiducia in me stesso e quando vado a rideare cerco sempre di spingere al massimo! Non è andata molto bene allo Stomp It, sei arrivato all’ultimo e non hai potuto provare la struttura, piuttosto quali sono i tuoi programmi per la stagione? Qui è tutto perfetto, il jump pure e il livello di riding alto, il problema che appena sono arrivato ho presenziato allo stand Nike e ho avuto il tempo per sole 2 run... comunque va benissimo lo stesso! Adesso il mio prossimo obiettivo è l’Air&Style di Pechino.

Visto che ci siamo quale è la tua opinione su questo contest? Sono emozionato e per me è un onore partecipare al contest più importante dell’inverno, in un luogo che mai prima d’ora aveva ospitato una manifestazione internazionale di snowboard. Sono curioso di vedere lo stadio di Pechino gremito di cinesi urlanti. Rischi di vincere il TTR Worl Tour, come ci si sente con tutti i riflettori puntati? Non ci penso! I miei obiettivi sono quelli di fare bene in tutte le gare 6Star TTR, partecipare al Dew Tour, agli X Games e girare con Standard Films! Ti rivedremo al River Jump anche quest’anno? Assolutamente si! Livigno è bellissima, il park è tra i migliori in Europa e poi non vedo l’ora di gustarmi un bel bicchiere del vostro vino rosso... l’Amarone! Come è andato a Folgefanna per il progetto D-Pad by Nike 6.0? Pure shradding! Con tutto il team Nike 6.0 abbiamo spinto a manetta per dare il meglio in ogni run, le strutture erano perfette e l’organizzazione pure. Andate a vedervi il video! Come va l’allenamento per diventare un pro anche come giocoliere? (Da qui il titolo della sua ITW “The Juggler” , giocoliere). Sto facendo progressi, adesso faccio ruotare qualsiasi oggetto che afferro!



PHOTO DENIS PICCOLO - PRATO NEVOSO

YUJIRO KONDO PROFILE “Adoro tutto ciò che è verticale; dall’half pipe ai quarter. Mi da una sensazione di libertà, quasi come se stessi volando.” PHOTO PICCOLO DENIS ROBY BRAGOTTO CRISTIAN SCALCO ITW ROBY BRAGOTTO

Giapponese trapiantato in Italia e che in italiano ripete spesso “No capisco. No capito”. Incredibile cuoco in grado di creare piatti straordinari partendo da un semplice chicco di riso, manco fosse Gesù. Capace di addormentarsi ovunque e completamente a suo agio anche sul pavimento più duro. Con un’età indefinita, una strana personalità e ricco di quelle usanze orientali tipiche del suo paese. Tanto incosciente da affrontare una pericolosa linea in fresca senza Arva… oppure di costruire un kicker senza aver mangiato, per poi svenire di colpo, così, su due piedi. Uno strano giapponese, ma sicuramente uno dei rider più forti e versatili che potessero arrivare dal paese del Sol Levante. Banzai Yujiro San, banzaaaaaai! Hey Juji-San! E’ da un po che non ci sentiamo, come stai? Prima di tutto, dove sei e cosa stai facendo in questo periodo? Si, è da un po che non ci sentiamo. Sto abbastanza bene grazie e tu? (Vorrei troppo sapere chi mi sta facendo questa intervista. Io penso sia Kinder. Si, si è Kinder! come va?) Sono appena tornato da una piccola vacanza al mare. Normalmente lavoro tutti giorni e vado spesso a nuotare in piscina. Faccio anche un pò di mountain bike. Puoi raccontare a chi non conosce la tua storia da rider, come e quando hai iniziato? Ho sentito subito un trasporto non indifferente per lo snowboard, anche se a Tokyo non ci sono ne contest nè shootings. Più di 8 anni fa, durante il periodo estivo, ero in Svizzera e ho conosciuto un ragazzo portoghese che si chiamava Vasco. Abbiamo subito stabilito una forte amicizia e


PHOTO CRISTIAN SCALCO - LA THUILE


PHOTO CRISTIAN SCALCO - LATHUILE

snowboardavano sempre insieme, fino all’ultima seggiovia. Pochi anni dopo ha intrapreso il mondo della fotografia e abbiamo collaborato facendo qualche scatto. Quello mi ha motivato ad andare in snowboard e all’idea di diventare un rider. Da quel momento ho iniziato a partecipare alle Coppe del Mondo e ai contest. Ma ero sempre un pò confuso per ciò che riguardava il mio futuro. Vasco decise di portarmi con lui a Les Diablerets per fare alcuni wall ride ed è li che ho conosciuto Olly, Bubba, Riky, Killer e Mike. Il ricordo che ho di loro in quegli anni era che parlavano e mangiavano tantissimo ma avevano anche un energia fuori dal comune, quasi esplosiva! Quella è stata la sera in cui ho cominciato a seguire Killer, mi ha particolarmente impressionato vederlo creare. Era il 2007, da lì ho deciso che dovevo assolutamente snowboardare con loro. La fotografia e i video sono le impronte dello snowboard, il riding è l’espressione di se stessi. Mi piaceva il fatto che fossero così professionali così lo sono diventato anch’io. La scorsa stagione hai avuto una parte in Random Video. Parlaci di come hai conosciuto Killer e Arturo e come fai a dividerti tra Giappone e Italia. Killer l’ho conosciuto a Les Diablerets, mentre Arturo l’ho conosciuto agli Iuter Games. Quella è stata la prima volta che lui mi abbia filmato. Tra l’altro, Arturo è veramente uno dei ragazzi più simpatici che conosco. Per quanto riguarda la stagione in Giappone, mi dedico maggiormente a fare il maestro e cerco di fare qualche ripresa qua e là per i video giapponesi. Mentre in Italia mi concentro molto di più sul riding e a filmare.

Quanti sacrifici devi fare per poter venire in Italia? Effettivamente c’è qualche sacrificio da fare. Per esempio pagare le tasse e il mio appartamento in Giappone. In più lascio i miei amici, la mia famiglia e la mia moto in garage ferma, quello si che è un sacrificio! Come ti ricorderai di questi anni in Italia? Non li dimenticherò mai. Io non dimentico mai. So che stai cercando di insegnare un pò di giapponese ad Arturo. Come stanno andando le lezioni? Si è vero! Lui è molto curioso e intelligente, non ho dovuto fargli così tante lezioni perchè è abbastanza autodidatta. Arturo ha un grande interesse verso la cultura giapponese anzi, ha una grandissima cultura anche verso i film giapponesi. Diciamo che è molto documentato, ma se conoscete Arturo sapete che ha tante qualità. Grazie alla tua collaborazione con Random, so che è stato distribuito anche in Giappone? Quali sono stati i commenti riguardo al video? I giapponesi non sono molti informati sulla scena snowboard in italia. Sono più al corrente di quello che succede in America e in Europa ma quando hanno visto il video sono rimasti sorpresi, specialmente perchè non pensavano di vedermi. La cosa positiva e che il video si trova su Snowstyle mag (una rivista giapponese) e ne hanno fatto più o meno 40000 copie del video. Sono molto contento di ciò! Sappiamo che i giapponesi adorano l’half-pipe. Come mai è così in voga?



PHOTO ROBY BRAGOTTO - PRATO NEVOSO

E’ vero, ma questo risale a qualche anno fa. Se volevi diventare un pro dovevi essere bravo in pipe. So che è strano ma per me non è una cosa così tremenda, anzi, io adoro girare in pipe. Adesso abbiamo solo 2 o 3 atleti che girano molto bene in pipe. La scena è cambiata parecchio, molti riders preferiscono andare in park per fare un pò di jibbing. Quali sono le differenze maggiori che noti tra Giappone e Italia per quanto riguarda lo snowboard, la cultura e il riding? Per cominciare, le montagne che avete in Italia sono molto più grandi e vaste. La struttura degli impianti è più curata e le piste sono più larghe delle nostre. Proprio come a La Thuile. Adoro quel posto! Le montagne giapponesi sono più rotonde e piccole, quelle a Hokkaido non sono male ma non come quelle italiane. Una cosa che mi ha colpito molto è stata la bassa affluenza di riders in Italia, questo non vuol dire che non siano bravi ma in Giappone ce ne sono molti di più. La cosa positiva e che in Italia i riders si conoscono tutti e questo rafforza il rapporto che hanno l’uno con l’altro. Ti ho visto girare in park, sul pipe, in fresca e anche in street. Penso che tu sia uno snowboarder completo. Cosa preferisci tra queste discipline? Grazie mille ma non penso di essere completo. Adoro tutto ciò che è verticale; dall’half pipe ai quarter. Mi da una sensazione di libertà, quasi come se stessi volando. Per me è come poter parlare con la neve. Non escludo il mio amore per la neve fresca. Quando stai tracciando il tuo percorso è come se avessi il potere assoluto di tutto. Io lo farò per sempre, anche quando avrò 50 anni perchè so che potrò sempre migliorare. So che sei un ottimo cuoco e che prepari delle ottime pietanze anche con pochi ingredienti. Dove hai imparato a cucinare così bene e cosa ne pensi del cibo Italiano? Grazie! Ad ogni modo ho imparato a cucinare quando vivevo da solo. Le mie parole chiave sono: veloce e conveniente. Penso seriamente che la cucina giapponese e quella italiana siano le migliori al mondo. Sono così originali e mantengono molto le loro origini. Ovviamente la cucina italiana è un pò più grassa della nostra ma è normale visto che noi viviamo di

pesce e riso, in generale mi piace mangiare italiano! Quali sono le differenze maggiori tra il livello di snowboard Giapponese e quello Italiano? Il livello è molto simile solo che i giapponesi si dedicano di più al jibbing perchè le montagne sono più piccole. Tadashi e Kazu sono dei riders fortissimi che si possono paragonare a Filippo Kratter e Simon Gruber ma adesso ci sono molti ragazzini che stanno portando via la scena a quelli più “anziani”. Spero solo che possano girare il mondo andando in snowboard. Cosa ci dici delle ragazze? Quali sono le migliori, le italiane o le giapponesi? Ho avuto il piacere di conoscere solamente una ragazza italiana quindi non posso dire quali siano le migliori. Le ragazze qui in giappone sono molto moderate, un pò come me, anzi, come tutti i giapponesi. Gli italiani sono solari e particolarmente vivaci. I giapponesi adorano gli italiani, traggono molta ispirazione in voi perchè avete cose che noi non abbiamo. Forse è anche la passione che ci mettete nelle cose in cui credete. Siamo giunti alla fine. Saluta e ringrazia chi vuoi... Vi ringrazio per quest’intervista e vorrei ringraziare di cuore i miei genitori, mia sorella e mio fratello, Killer, Artu, Vasco, Bubba, Kinder, Wazza, Tato, Filippo, Olly, Riky,Tania, Max, Plazy, Simone, Lukas, Denis, Taz, Cristian, Roby, Fede, Fabry, Simone, Jhonny, Marco, Andrea IUTER, Andrea CMYK, Dani, Giorigio, Giu&Gio, Lele, Mike, Jani, AG, Hiroka, LaThuile, Osamu, Sano, Ohkawa-san, Joe-san, Asai, Yukikazoku,JT, Mogta, Kenken, Wada-san, Sekimoto-san, Daidai-san, Baneo-san, Uchiyama-san, Death Label, Deeluxe, Yokohama tires, Adidas-eyewear, Oran’ge, Ashram, Skull Skates , Flux, Iuter, Futaba-Fruits, Giro, Skins, e Random Video!!!




Devid DePalma Fs 540 Mute TailBone

APPROACH. APPROCCIO. Prendi tutta la velocità necessaria e prima della transizione fai una controcurva verso destra (sinistra per i goofy) Prima di staccare porta il peso sui talloni e piega le ginocchia. TAKE OFF. STACCO. Quando la tavola sta uscendo dal kicker apri la spalla sinistra e imposta la rotazione, ollando contemporaneamente. MANEUVER. MANOVRA. Se hai staccato bene dovrai solo grabbare in mute e controllare la rotazione con la mano libera. A metà rotazione distendi la gamba posteriore per bonare in tailbone e rendere il trick più stiloso. LANDING. ATTERRAGGIO. Verso fine manovra lascia che le gambe finiscano la rotazione di 540° mentre le spalle si bloccano in direzione opposta, così in atterraggio non avrai problemi di “over rotation”. Quando TextENRICO CAVADA la tavola si appoggia al landing piega le gambe con il peso più centrale possibile. REMEMBER. PhotoMURIO RICORDA. Non anticipare la rotazione sul kicker, altrimenti rischi di ruotare troppo e perdere velo- LocationBARDONECCHIA cità arrivando corto. Blocca la rotazione con le spalle prima di atterrare in modo da non slaminare sul landing. BEFORE & AFTER. Snowboardare senza problemi in switch è fondamentale per atterrare correttamente. Abbassa la spalla sinistra durante lo stacco per provare il trick in cork.



Markino Grigis Bs Rodeo

APPROACH. APPROCCIO. TAKE OFF. STACCO. Arriva sul kicker a tavola piatta, gambe piegate e stacca solo quando la tavola sta uscendo dal kicker. MANEUVER. MANOVRA. Non sarà solo il busto a dare l’impulso, ma con gli addominali fai salire le gambe che aiuteranno il corpo a ruotare. Rimani compatto, grabba in sad e con lo sguardo vai a cercare l’atterraggio. A questo punto puoi lasciare il grab e shiftare con le gambe di 180°, mentre con le spalle blocchi la rotazione il direzione opposta. LANDING. ATTERRAGGIO. Non ti resta che aspettare l’impatto con TextENRICO CAVADA la neve, piegare le gambe e riportare spalle e sguardo in direzione di riding, che in questo caso PhotoROBY BRAGOTTO sarà in switch. RICORDA. REMEMBER.Controlla bene lo speed, perchè approcciando il dente LocationMAMMOTH MOUNTAIN - CA senza controcurva e a tavola piatta non si perde velocità come in altri trick. BEFORE & AFTER. Qualche backflip sul tappetone elastico è utile per abituarti ad andare a testa in giù. Dopo i video delle ultime stagioni potresti pensare ad un double bsRodeo.


PHOTO DENIS PICCOLO CRISTIAN SCALCO INTERVIEW ROBY BRAGOTTO

PHOTO DENIS PICCOLO MARCO MORANDI LORENZO CHIALA MATTEO FERRARIS



MATTEO TUBEROSA PHOTO DENIS PICCOLO

MARCO MORANDI. DOVE NASCE E COME SI SVILUPPA L’IDEA DI UN VIDEO IN COLLABORAZIONE TRA GARBAGE E DOORS?

QUAL’È STATO IL TUO RUOLO PRINCIPALE, OLTRE AD AVERE UNA PARTE, ALL’INTERNO DEL VIDEO? CHI CON TE A PRODOTTO IL LAVORO?

Noi come Garbage erano già 5 anni che producevamo mini video e li postavamo sul nostro sito. A dir la verità all’inizio quasi tutti ci davano contro, ora dopo 5 anni non c’è crew o rider in Italia che non abbia il proprio blog dove posta video, foto etc. etc. In realtà non c’è mai stato un vero e proprio incontro con Doors in cui si è parlato o deciso di produrre video o quant’altro, il tutto è stato (come per le tutte le cose più belle) molto spontaneo e ci siamo trovati dopo 4 anni a produrre ormai quasi 100 clip e 2 video. Penso che quello che ci ha fatto arrivare fino a qui è semplicemente stata la stessa passione e lo stesso modo di vedere lo snowboard, uno snowboard just for fun, senza troppe pressioni o regole da seguire. Alla fine siamo tutti amici, condividiamo sempre ogni cosa e più che far parte di un team, sembra di far parte di una grande famiglia.

Il ruolo che ho avuto è stato quello di filmare, ma soprattutto di editare il tutto, ho cercato semplicemente di esprimere con il mio editing la personalità di ogni rider e devo dire che tutti quanti sono stati soddisfatti del lavoro anche perchè siamo in primis un gruppo di amici, quindi conoscendoli molto bene, partivo già avvantaggiato. Ad ogni rider ho fatto vedere la propria video part e, dalle timeline originali, non ho dovuto fare molti cambiamenti, ma a cosa più gratificante penso sia stata quella di vedere che a ciascun rider è piaciuto il mio lavoro! Il video nel complesso può piacere o meno, è soggettivo, però penso che a livello di filming ed editing sia un buon lavoro, tenendo anche in considerazione che i budget sono super limitati. Una grande mano mi è stata data da Riccardo Paleari, un amico d’infanzia che da ormai 3 anni segue sito e la parte mediatica di Garbage, infatti tutto il lavoro di post produzione e di creazione del dvd è stato fatto da lui, quindi direi che è stata una pedina indispensabile per la riuscita del video... thanks bro! Per quanto riguarda la mia parte che dire, ogni volta che la guardo mi piace sempre meno... però penso sia normale. La difficoltà maggiore che ho riscontrato era rimanere concentrato e pronto per iniziare a filmare la mia videopart, dopo aver spalato e filmato gli altri per ore, ma dai alla fine posso dire di essere soddisfatto.

CHI SONO I RIDERS CHE HANNO LE PARTI PIÙ IMPORTANTI NEL VIDEO? Penso che non ci sono parti più importanti o meno, dal primo all’ultimo ci siamo impegnati al massimo nel corso dell’inverno per realizzare il più possibile un video che ci rappresentasse e che ci valutasse per i rider che siamo. Per questioni organizzative e di possibilità, ciascuno di noi ha potuto filmare più o meno di altri, alcuni di noi erano impegnati a filmare con Random, altri avevano lavoro o altri motivi personali per i quali sono stati un po’ meno disponibili al filming. Quello che ho potuto constatare che tutti si sono sbattuti al massimo per contribuire a questo progetto e penso che sia la cosa più importante. Se proprio dovessi fare dei nomi, penso che Matte e Devid siano i rider con la parte più completa, con shots fighi in street e sui kickers.

COME MAI QUESTA FORTE TENDENZA DEI PIÙ GIOVANI NEI CONFRONTI DEL JIBBING E DEI RAIL? Penso che i più giovani si avvicinino maggiormente a queste “discipline” perchè sono più alla portata di mano. Lo snowboard in questo momento si sta sempre più avvicinando allo skate style e quindi ad uno sport “da strada”, dove chiunque può dimostrare la propria abilità senza necessità di grandi budget.

QUANTO È COMPLESSO PORTARE A TERMINE UN LAVORO COME UN VIDEO? A dire la verità dopo la premiere ho detto: “Che sbatta, basta... prima ed ultima volta!” Ora mentre rispondo a queste domande, mi rendo conto che sono già 10 giorni che abbiamo ricominciato a filmare per il nuovo video… quindi penso che non potrei farne a meno, anzi sto valutando seriamente di fare di questa passione un lavoro! Per rendere l’idea penso che sia come tatuarsi, appena finito dici, “Giuro questo e’ l’ultimo!”, poi appena uscito dal tattoo shop non vedi l’ora di ritornare a fartene un’altro.

QUALI SONO I TUOI VIDEO DI RIFERIMENTO? Per quanto riguarda il filming non ci sono video di riferimento in realtà, cerco sempre di vedere più video di skate, snowboard e film possibili e stare al passo coi tempi e magari “rubare qualcosa” e rimanere quindi


LORENZO CHIALA PHOTO DENIS PICCOLO


MARCO MORANDI PHOTO DENIS PICCOLO

aggiornato. Lo stesso vale per l’editing, penso che il filming e l’editing di un video valgano tanto quanto il livello di riding, quindi credo che un video sia bello quando non ti annoi a guardarlo, anzi, più lo guardi e più ti appassiona. I video di riferimento sono stati sicuramente Skeleton, Videograss. Questi video, oltre ad un livello buono riding con una buona parte di lifestyle sono composti da episodi spontanei, della vita quotidiana di ogni rider della domenica. Per fare questo serve non spegnere mai la camera, penso che queste “interruzioni” e situazioni dove chiunque veda il video si possa immedesimare, dia delle pause necessarie al video che differentemente potrebbe diventare noioso.

PARLAMI DELLA REALTÀ DI DOORS. Sono stato uno degli ultimi ad entrare a far parte di questo team, è come Garbage, una famiglia, solo con aspettative, mentalità, possibilità e potenzialità da azienda vera e propria. Cristian, il suo fondatore, è una persona incredibile che si fa in quattro per qualsiasi cosa e finalmente, dopo qualche anno di “gavetta”, Doors è diventata una realtà non solo in Italia ma anche in Europa. Il segreto? Oltre ad essere una persona competente è anche un rider che vive di snowboard ogni giorno, penso che se ci fossero più persone come lui, questo ambiente sarebbe migliore.

SEI UNO DEI FONDATORI DELLA GARBAGE GANG E SIETE UNA DELLE CREW PIÙ ATTIVE D’ITALIA E SEMPRE PRESENTI IN TUTTE LE RIVISTE ITALIANE. COME RIESCI A GESTIRE AL MEGLIO I VARI MEDIA? QUALI SONO LE MAGGIORI DIFFERENZE CHE RISCONTRI TRA LORO? Cinque anni fa con Devid De Palma e Alessandro “Zio” Redaelli (editor di 6:00am) mentre mangiavamo un Big Mac al Mc Donald in Lorenteggio, ci siamo detti: “Perchè non diamo un nome a quel che facciamo?”, da lì è nato poi tutto! Dopo 5 anni siamo diventati quello che siamo, ma non abbiamo mai smesso di essere quello che eravamo, ognuno di noi ha


MATTEO FERRARIS PHOTO DENIS PICCOLO

preso la propria strada, altri amici sono entrati a far parte della nostra family, ma alla base di tutto c’è comunque l’ umiltà e la passione per questo sport. Gestire produzioni video, media, non penso sia così difficile con l’esperienza capisci che anche l’ambiente dello snowboard non è differente dagli altri. Quello che ho potuto vedere e constatare è che come in tutte le cose, c’è gente che lo fa col cuore e con passione, mentre c’è gente che non capisce un cazzo e lo fa solo per soldi, personalmente preferisco i primi, è scontato che se una persona ci mette il cuore nel lavoro che fa il prodotto finito è sicuramente migliore. Abbiamo iniziato a gestire e seguire determinati magazine in base a come si rapportavano al lavoro, a quanta passione ci mettevano, da qui le collaborazioni principali con Sequence ed Entry Mag. Personalmente penso sia imbarazzante che in Italia ci siano 6-7 riviste di snowboard (p.s: Parole Sante), non ci sono di calcio figuriamoci per lo snowboard... però siamo in Italia.... quindi tutto è possibile!

ORMAI SONO GIÀ UN PAIO D’ANNI CHE PRODUCETE UN VIDEO IN USCITA CON SEQUENCE. QUALI SONO LE MIGLIORIE APPORTATE QUEST’ANNO? SEI SODDISFATTO? COME PENSI DI POTERLO MIGLIORARE MAGGIORMENTE NEI PROSSIMI ANNI? Due anni fa Random Video aveva prodotto “Doors or What?!”, un video di presentazione del team che a dir la verità non mi aveva entusiasmato molto, perchè non avevamo un vero e proprio obbiettivo! Ci siamo trovati a metà stagione a iniziare a filmare senza aver preparato preventivamente uscite, nonostante ciò il prodotto finito era stato buono, grazie soprattutto all’esperienza di filmer come Killer e rider come Tato, Wathza e Tania con diversi anni di filming alle spalle. Little italy è stato un progetto un pò più studiato a tavolino, abbiamo iniziato a filmare già lo scorso novembre, cercando di conciliare la disponibilità dei vari rider. Abbiamo

studiato e ricercato nuovi spot e dato il massimo fin da subito per realizzare un prodotto migliore e completo. Personalmente nel complesso sono soddisfatto del prodotto finito e di quello che abbiamo fatto con il budget che avevamo a disposizione (praticamente pari a 0). La cosa che mi ha dato maggior soddisfazione è vedere come tutti si siano dati da fare ed abbiano contribuito al progetto rendendoci un gruppo ancora più affiatato e omogeneo.

COSA CAMBIA AVERE UN VIDEO STAMPATO E DISTRIBUITO, NON VI CONVIENE BUTTARLO SU VIMEO O YOUTUBE? Cambia tutto è come pubblicare delle foto su internet o averle pubblicate sulla carta stampata... probabilmente buttarlo su vimeo e youtube da molte più visite ed è più immediato, però il valore del dvd è impareggiabile.

SEI PIÙ CONOSCIUTO PER LE TUE CAPACITÀ DI JIBBER, PIUTTOSTO CHE SUI KICKER IN FRESCA O IN PARK. COME CONSIDERI IL TUO STILE DI RIDING? COSA PENSI INVECE DI CHI PREDILIGE KICKER E POWDER? Come ho detto nel pro-form del numero precedente, penso di essere un rider tutt’altro che completo, con pochissima fresca e non molti kikers, street, jibbing e park sono le “discipline” che preferisco, dove posso esprimere al meglio il mio riding. Lo snowboard come altre discipline vengono definite freestyle, a stile libero, quindi ognuno ha la possibilità di interpretarlo come meglio crede. Penso che sia proprio questa la cosa più figa di questo sport, dove ognuno può fare con quella tavoletta ciò che vuole.

IL NUMERO 200 DI TRANSWORLD SNOWBOARDING HA IN COPERTINA TRAVIS RICE SU UNO STEPDOWN


DEVID DE PALMA PHOTO CRISTIAN SCALCO

ENORME E ALL’INTERNO UN POSTER DI JOHN JACKSON IN BACKSIDE1080 DOUBLE CORK SEMPRE SULLO STESSO JUMP IN ALASKA. PENSI CHE VOLESSERO DARE UN SOTTILE MESSAGGIO AI VARI STREET-JIBBER, O CREDI CHE SIA STATO SOLTANTO UN SEGNO DI RISPETTO PER CHI, A CONFRONTO, RISCHIA COSÌ TANTO? La risposta si collega un pò alla precedente... sul numero di novembre di Transworld intitolato “Gap of Death” c’era la cover di Dan Brisse che sgheppava da un tetto da un palazzo all’altro, quindi non penso che in questo numero ci sia alcun messaggio ai vari street jibbers, anzi, come dicevo il bello di questo sport è che ciascuno può interpretarlo come meglio crede... tutto qui!

COME VEDI IL LIVELLO DI CERTI RIDER TRA UN PAIO D’ANNI? PENSI CHE POTREBBERO INVENTARSI ANCORA QUALCOSA DI NUOVO? PER I STREET JIBBER INVECE CREDI POSSA ESSERCI UN’INVERSIONE DI TENDENZA PROVANDO MANOVRE MENO TECNICHE MA PIÙ COMPOSTE E STILOSE, OPPURE PENSI CHE SI CONTINUERÀ SULLA FALSA RIGA DEGLI ULTIMI ANNI RITROVANDOSI A PROVARE ROTAZIONI IMPOSSIBILI IN ENTRATA E USCITA DA UN RAIL? Ti rispondo solo con una parola, imbarazzante! Il livello a mio parere continuerà a crescere sia in street che sui kikers, in park, o backcountry con rotazioni sempre più impossibili, 2 anni fa quando era uscito “That’s

It That’s All” si pensava che si fosse arrivati al capolinea, invece guardando i video di quest’anno sembra che ci sia ancora molta strada davanti.

PER FARE UN ESEMPIO, TORSTEIN HORGMO È FORSE L’EUROPEO CON IL BAGAGLIO TECNICO PIÙ AMPIO PER ESSERE CONSIDERATO UNO DEI RIDER PIÙ COMPLETI SIA IN ARIA CHE SUI RAIL. PENSI CHE IN ITALIA ESISTANO GIOVANI CAPACI UN GIORNO DI RAGGIUNGERE SIMILI LIVELLI? COSA MANCA A NOI ITALIANI PER ESSERE COSÌ COMPLETI? Marchino, Simon, Manuel, penso che ripercorreranno la strada di Giacomo, Filippo e Tato, che fino a qualche anno fa rappresentavano alle Olimpiadi, sui magazine e video internazionali lo snowboard italiano nel mondo. A mio avviso finché verranno investite male le già poche risorse disponibili, non penso che questi talenti potranno veramente svoltare e arrivare a livelli di Horgmo o simili.

PROGETTI FUTURI DI GARBAGE E DOORS? Imminente è il progetto Parkorama, nato 2 anni fa con l’intento di presentare team Doors e lo snowpark di Bardonecchia attraverso video settimanali stile “Sunday in The Park”. Progetti futuri, credo di continuare su questa strada cercando di filmare il più possibile per arrivare a produrre il nostro terzo video.

IL PROSSIMO ANNO VEDREMO UN ALTRO VIDEO? Per non sbagliare noi stiamo filmando già da un mesetto, poi si vedrà! A parte gli scherzi,sicuramente! Thanks to everybody


FEDERICO IOVANOVICH PHOTO CRISTIAN SCALCO


PHOTO ROGER BAUMER WORDS ALVARO VOGEL FILMING TRUE COLOR



LISA FILZMOSER


FILIPPO KRATTER


handplant con un grab differente: risultato = caduta + lussazione della spalla sinistra e lì, durante la prima session, è praticamente finita la mia stagione.

True Color Films è una nuova film crew sul mercato che non ha una sola provenienza. E’ una film crew che appartiene a tutti i riders e filmakers che la compongono e per questo motivo True Color Films è anche un po’ Italiana. Italiana perché tre elementi fondamentali di True Color Films sono Filippo Kratter, Arturo Bernardi (Filmer) e Maurino Castellani (Filmaker) tutti ormai veterani della scena snowboard italiana ed internazionale. Oltre a questa parte mediterranea di True Color c’è anche quella Austriaca che ha come porta bandiera Lisa Filzmoser e René Schnöller. C’è infine la sezione svizzera composta da Nicholas Wolken ed Alvaro Vogel (rider e produttore di True Color Films). A differenza dalle comuni produzioni video, non produce un DVD alla fine della stagione, ma produce episodi web sui loro viaggi e giornate sulla neve che possono essere visionati su www.truecolorfilms.com. Il primo viaggio e di conseguenza il primo video è stato girato in Italia, più precisamente in Valle d’Aosta a La Thuile, una delle ultime località della valle prima di arrivare in Francia. La Thuile è una località fantastica, che vanta un comprensorio di oltre 150 km di piste, 37 impianti e un terreno più che perfetto per la pratica dello snowboard: boschetti, cliffs, pillows e windlips a volontà, ma prima di arrivarci nessuno di noi lo sapeva; il motivo per cui ci siamo mossi verso La Thuile è stato quasi esclusivamente la meteo: il radar di snowforecast aveva previsto forti nevicate nei giorni successivi e, visto che la situazione del manto nevoso in Austria e Svizzera non era eccezionale ci siamo messi in viaggio. Così dopo un paio di telefonate con Filippo e Arturo, che si trovavano all’Argentera (Powder-park privato di Random films) ci siamo messi in viaggio verso La Thuile. Innsbruck (Austria) – Aosta è un bel viaggetto, considerando che siamo partiti alle 17:00 e, non avendo un GPS a bordo, abbiamo pure perso la rotta un paio di volte! Questo però ci ha dato l’opportunità di conoscere René. Il piccolo, per la sua statura. René viene dall’ultimo paese della valle Die Ötz: Sölden; gli piace comandare, tant’è che si è guadagnato il soprannome di Adolf dopo solo un paio di ore insieme. Una volta arrivati a destinazione abbiamo ritirato il nostro microscopico appartamento e stanchi morti ci siamo messi a letto. Della parte italiana della crew nemmeno l’ombra. Nel momento in cui ci stavamo per addormentare sentiamo Filippo entrare in casa, fa cadere tutte le tavole, ribalta tutto quello che c’è da ribaltare e si precipita in camera mia. Era ormai da prima dell’estate che non ci vedevamo perciò tra una battuta e l’altra abbiamo fatto notte fonda. Il primo giorno lo abbiamo sfruttato un po’ per conoscere il comprensorio che, causa il vento fortissimo, è rimasto per metà inaccessibile. I primi giorni di filming per una crew nuova sono sempre difficili perché bisogna riuscire a “rompere il ghiaccio”, non c’è ancora confidenza col filmer e con la crew; tutti vogliono dare il meglio di sé per cui c’è una ricerca dello spot giusto da parte dei rider e una ricerca dell’inquadratura perfetta da parte del filmer. Tutto questo per noi dura solo alcune risalite, fino a quando René trova una pillow line. La neve non è veramente fresca, ma va benissimo per collezionare il primo shot della stagione; lo segue a ruota Lisa che trova un cliff tra due alberi. Più tardi, troviamo anche un bank di neve artificiale, praticamente una lastra di ghiaccio, dove decidiamo di fare una session tutti insieme. L’affiatamento e lo spirito di gruppo sale. Tra “High fives”, Filippo che dirige il traffico dei turisti, Arturo che riprende tutto con mille inquadrature e Matt, che per trovare l’inquadratura giusta, scivola dal bank ghiacciato e quasi rompe la macchina fototgrafica…una volta collezionati gli scatti e gli shot che volevamo, Filippo e René sono scesi a valle. Io, non contento ho provato ancora un

Tornando verso casa abbiamo però cominciato a chiederci quando sarebbe arrivato questo anticiclone gonfio di neve; dopo un veloce check del meteo siamo rimasti tutti un po’ delusi perché il famoso anticiclone sembrava essere in ritardo di alcuni giorni, mentre il forte vento in alta quota non si sarebbe calmato nei giorni seguenti. Così aspettando la POW POW abbiamo iniziato a dare un’ occhiata al villaggio per vedere se ci fossero delle possibilità di costruire qualcosa e ridare. Dopo alcune ore di vagabondaggio abbiamo trovato all’imbrunire alcuni spot per i giorni seguenti. Il secondo giorno incominciò nel migliore dei modi: una bella colazione all’Italiana alla partenza della funivia. Dopodichè, invece di salire in montagna, ci siamo diretti subito verso questa galleria. Non era niente di così speciale, ma viste le condizioni del manto nevoso e il vento fortissimo in quota, non avevamo altre alternative. Di buona voglia, chi più e chi meno, abbiamo costruito questo dente, direi abbastanza incazzato, visto che l’obiettivo era quello di andare più in alto che in lungo… Finita la costruzione del dente e dell’inrun era ormai mezzogiorno perciò sono andato a comprare il pranzo per la crew: 4 pizze fumanti per riprendere energia dopo la sbadilata. Un po’ d’incertezza e scetticismo era nell’aria, ma dopo alcuni tentativi la session si è animata con dei bei backflip da parte di Lisa e rotazioni basic da parte di Filippo e René. Nessuno di loro, sì perché io purtroppo ero completamente fuori uso, aveva mai costruito qualcosa del genere e tanto meno nessuno di noi avrebbe pensato che la giornata sarebbe diventata così produttiva. Durante la notte il benedetto anticiclone è arrivato e il giorno seguente ci siamo svegliati con oltre 30 centimetri di neve fresca in paese. Sembrava che il paese non si fosse neanche svegliato. Un silenzio insolito regnava tra le stradine del paese. Arrivammo tardi per la prima funivia, ma subito dopo aver bevuto il nostro caffé ristretto, con un sorriso stampato sui nostri visi siamo saliti in quota…sembrava di essere in paradiso, oltre 50 centimetri di neve fresca super leggera. Ognuno di noi ha cominciato a droppare a destra e sinistra mentre Matt, il nostro fotografo, correva da uno spot all’altro, cambiando obiettivi, macchine fotografiche e non perdeva un secondo per immortalare il panorama con la sua ultra “old school” Polaroid. Io purtroppo non mi sono divertito così tanto perché la mia spalla non era in condizione per poter saltare e godere di una giornata del genere: ogni movimento era sufficiente per lussarla…tant’è che così è andata…spalla lussata solo preparando un “ollie-pad”. La giornata è volata in un battibaleno: ci ritrovammo ancora in montagna nel momento in cui il sole tramontava ma il morale in generale era alle stelle. La stessa sera siamo partiti direzione Bardonecchia, stanchi, ma felici e curiosi di scoprire la parte backcountry di quest’ultimo spot. Dopo due ore e mezza di slalom sull’autostrada tra autoveicoli senza pneumatici invernali o con le catene in autostrada siamo finalmente arrivati a Bardonecchia. Poldo e Erica di Facciosnao ci avevano organizzato cena, appartamento e tutto quello di cui avevamo bisogno per i giorni seguenti. Lisa, unica ragazza della crew, si è dimostrata molto determinata e completamente a suo agio tra cliffs, pillows e situazioni sketchy… Questa esperienza è stata caratterizzata da giornate stupende in ambienti quasi surreali, dove nemmeno i cellulari hanno campo, lontani dalla frenesia delle città, lontani dallo smog, lontani dal quel rumore continuo prodotto dal traffico…solo con gli amici e la mia tavola. Questa è la vera essenda dello snowboard.


ALVARO VOGEL

RENE SCHNOLLER




PHOTO & WORDS ROBY BRAGOTTO


DANIELE COLTURI, RUGGERO NACCARI E FILIPPO CRUDELI



FILIBERTO PILLER COTTRER

DANIELE COLTURI


RUGGERO NACCARI



Con il primo dei tre articoli riguardanti quest’assurdo viaggio alla scoperta della California, avevo lasciato voi rari lettori a Bear Mountain, immersi nello snowpark più divertente del mondo che sicuramente si addiceva maggiormente alle sequenze, al filming, ma soprattutto alla spensieratezza e al divertimento più puro che si possa immaginare sopra una tavoletta senza rotelle. Vi avevo lasciati proprio lì, tra le meravigliose spiagge e il caldo sole di Venice Beach, tra le montagne poco lontane da Los Angeles e soprattutto nel bel mezzo di quella notte di paura e delirio che abbiamo trascorso a Las Vegas. Ed è proprio con il famoso motto “Whatever happens in Las Vegas, stays in Las Vegas” che inizio questo secondo capitolo americano, tralasciando casinò e roulette, l’hotel Bellagio e le sue camere superlussuose, le prostitute vere o presunte, gli shootini e le birre a due dollari, le limousine e il Night Club... ebbene, lasciando tutto questo nascosto dentro i miei ricordi e in quella città di vizi, consumismo e rimpianti, ha così inizio il mio secondo racconto, ovvero dal bel mezzo del deserto del Nevada e di quella vallata tanto famosa quanto incredibile: la Death Valley. Non a caso la Death Valley National Park è un Parco Nazionale degli Stati Uniti che si divide tra lo stato della California e una piccola parte del Nevada ed è anche l’insenatura con la strada principale che collega Las Vegas all’intera California. E’ un posto incredibile, inquietante, bellissimo; con il deserto a farla da padrone, è lunga 230 chilometri e larga circa una quarantina. Una tale vastità nel bel mezzo del nulla, dove però si possono ammirare vere e proprie città fantasma, miniere abbandonate, bacini di sale, fossili e piante di ogni tipo… per non parlare del clima arido e del vento caldissimo, oppure di come non vi si possa trovare un solo distributore per centinaia e centinaia di chilometri, o degli animali mortali che vi ci abitano, o della sua incredibile particolarità: la Death Valley infatti è rinomata per possedere il punto più basso dell’intero Nord America, ovvero ci si può ritrovare a ben 86 metri sotto il livello del mare, nonostante ovunque intorno sia totalmente deserto. Un bacino sprofondato che nell’antichità, a distanza di quasi due miliardi di anni da oggi, custodiva un mare vasto e grandioso. E’ terra calda, secca, profonda… terra d’illusione, di magia, di ricchezza, mistero e morte. Se doveste mai avere la fortuna di viaggiare per l’America, andateci, prendetene spunto, annusandola, assaporandola, vivendola. Ed è proprio così che noi abbiamo fatto, con il nostro immenso furgone Ford a noleggio ad accusare quasi il caldo, ma pronto a riemergersi totalmente nel pieno inverno a distanza di qualche ora di strada… l’esatta distanza che ci separava da quel luogo che per anni avevamo soltanto sentito nominare nei video e nella nostra immaginazione: Mammoth Mountain. Abituato com’ero alle piccole e strette carreggiate di montagna europee, già il giungere a Mammoth nasconde un fatto strano: per arrivare infatti non si incontrano né tornanti, né gallerie e l’immensa e larga strada non è composta altro che da lunghissimi chilometri di asfalto perennemente in salita. Ricordo come fosse ieri che arrivammo a destinazione in piena notte, con ancora i postumi della nottata di Las Vegas e soprattutto vestiti con ciò che il passaggio per la Death Valley obbligava portare: maglietta, infradito e pantaloni corti. Nulla di strano…, nulla di strano se non fosse che a distanza di qualche ora da quella valle magica e calda, ci fossimo all’improvviso catapultati in un’altra dimensione: a Mammoth, in piena città e di fronte all’entrata del Motel Six di turno, nevicava. Ma nevicava per davvero, come da noi accade quando è pieno inverno. Non più sabbia, deserto, vento caldo e vestiti estivi. Nonostante ci ritrovassimo in

infradito, eravamo nel pieno della stagione fredda. Neve ovunque, piscine ghiacciate a causa della temperatura invernale e alberi carichi di quei cristalli di neve che avevamo quasi dimenticato. Tutto ciò in pieno aprile. Dopo aver constatato che il meteo avverso non ci avrebbe dato tregua per qualche giorno, decidemmo di dormirci sopra e di recuperare un appartamento decente per la settimana successiva, in quanto, a detta di chiunque aveva già avuto il privilegio di passarci, il comprensorio di Mammoth necessitava e meritava molto di più di qualche misero giorno di visita… ora, non so se siamo stati noi i fortunati di turno, oppure i soliti italiani a scavallare una dimora da otto facendo figurare quattro persone…, fatto sta che la mattina seguente siamo riusciti a trovare un fantastico appartamento spazioso, comodo e bellissimo, con grande cucina, salotto, letti ogni dove, connessione internet e con compreso nel prezzo l’entrata in sauna e jacuzzi in comune… insomma, un piccolo paradiso. Motivati dalla comoda dimora a soli dieci minuti dallo snowpark più famoso del mondo, ma un po’ rammaricati dal meteo che ci attendeva nei giorni a venire, ci siamo fatti prendere dalla voglia di non perdere tempo e del darci da fare, così che un pò a tutti tornarono alla mente le parole di alcuni amici prima di partire: “Andate a June Mountain, mi raccomando! E’ a soli venti chilometri da Mammoth ed è fantastico anche lì!” Con una piccola tregua del meteo, che però non pensava minimamente di smettere a farsi sentire sottoforma di vento gelido e dopo qualche giro di e-mail tattiche, la mattina seguente ci trovavamo negli uffici amministrativi di June Mountain. La prima cosa che ricordo con estremo piacere di June, e che penso ricorderanno un po’ tutti i miei compagni di viaggio, è un nome: Abigail Swain-Ross. Abigail all’inizio non è stata altro che una voce dall’altro capo del telefono, una voce femminile e gentile, disponibile e deliziosa. Abigail è la responsabile marketing e comunicazione dell’intero comprensorio di June Mountain. Abigail è stata colei che ci ha invitati al tradizionale Taco’s Tuesday, evento che ogni primo martedì del mese metteva a disposizione uno dei più famosi pipe del mondo perfettamente shapeato, gustosi Taco’s da mangiare, birre a volontà e soprattutto due motoslitte pronte a trainare chiunque volesse allenarsi in quel mezzo tubo che sembrava un sogno. Abigail è stata colei che senza nessun problema ci ha permesso di girare quattro giorni a June, con tanto di skipass gratuiti. Abigail è stata colei che abbiamo invitato a cena. Abigail è anche stata colei che cordialmente ha rifiutato l’invito di sei sconosciuti italiani. Comprensibilmente. I quattro giorni passati a June Mountain invece, non sono stati altro che sinonimo di Taco’s Tuesday, Fiesta della Pipa (evento che Giacomo Kratter vinse qualche anno fa), superpark, vento gelido, inverosimili seggiovie, rail ogni dove, il primo “vero” kicker americano, ma soprattutto un perfetto superpipe. Montagna locale di Scotty Lago e Danny Kass, terreno di allenamento per chiunque e terra di divertimento e disponibilità. E così incredibilmente vicina al suo fratello maggiore: Mammoth Mountain. Un luogo del genere fa pensare… fa pensare all’Italia… fa pensare in generale: ebbene, in quale altro paese del pianeta si possono trovare due incredibili e fantastici snowpark con delle strutture perfette e tre differenti superpipe perennemente shapeati a distanza di venti chilometri uno dall’altro? E poi abbiamo ancora il coraggio di chiederci perché noi italiani siamo ancora così indietro…, cercando, a volte, pure delle scuse insensate. Mah, già. L’America, e in particolar modo la California, ha la capacità di aprire la mente, di allargare orizzonti che non si pensavano raggiungibili, di rimettere in gioco ogni convinzione che si pensava di possedere prima di metterci piede. Ha la forza di una valanga e l’irruenza di un’onda nel più sottile dei silenzi. E’ capace di farti pensare di mollare tutto, di ripartire, di ricominciare. L’America ha la straordinaria capacità di farti sognare. E di non farti smettere mai di volerlo fare. Ora non vi resta che aspettare il prossimo Sequence con l’ultimo articolo di questo incredibile viaggio alla scoperta della California. Alla scoperta di nuovi orizzonti. Alla scoperta di nuove speranze. Alla scoperta dello snowpark più bello del mondo: Mammoth Mountain.


FILIBERTO PILLER COTTRER



INTERVIEW ROBY BRAGOTTO


CIAO ENRY! PRESENTATI E RACCONTACI COME È NATA LA TUA PASSIONE PER LO SNOWBOARD. Sono Enrico Cavada, rider Nitro Europe e saltello sulla tavola da dodici anni. La passione per la neve e la tavola non è sbocciata dal nulla, ma è stato per me un passaggio naturale dallo skate, avendo la fortuna di vivere a mezz’ora dalle montagne. Un giorno ho quindi messo gli sci da parte e con gli stessi scarponi sono andato con mio zio all’Alpe di Siusi e da li non ho mai smesso.

QUANDO E COME È AVVENUTO IL TUO PASSAGGIO DA AMATOR A PRO. La parola “pro” mi mette sempre a disagio e imbarazzo, penso che tutti i rider del mondo facciano la stessa cosa, indipendentemente dal livello, amare questo sport e cercare di raggiungere o andare oltre i propri limiti. Diciamo che è da quando sono entrato in Nitro che ho avuto la possibilità di dedicarmi allo snowboard a tempo pieno, sia come rider, ma anche collaborando con sponsor e riviste al di fuori del solo riding.

SEI UN RIDER CHE GENERALMENTE CERCA DI ESSERE PRESENTE SIA AI CONTEST SIA AGLI SHOOTING, CHE DIFFERENZA VIVI E COME TI PONI NELLE DUE OCCASIONE E NEL TUO FUTURO DOVE DEDICHERAI PIÙ TEMPO. I primi anni di riding partecipavo a tutti i contest locali, regionali, nazionali e così mi sono fatto conoscere. Con l’arrivo degli sponsor ho avuto occasione di fare le prime foto e video. Entrambe mi danno grande soddisfazione, ma per andare bene alle gare è necessario essere sempre competitivi e motivati a vincere. Durante le ultime stagioni ho sempre cercato di essere presente a tutti i contest, photoshooting, filming ed eventi. Anche per questa stagione seguirò qualche gara, ma principalmente vorrei dedicarmi allo shooting di video e foto.

QUAL’È IL TUO TERRENO PREFERITO E DOVE TROVI E VIVI LE SENSAZIONI MIGLIORI. Non c’è verso di vedermi in park o street se in quota c’è un metro di fresca, surfare in powder è la migliore sensazione che la tavola mi possa trasmettere. Se inoltre si riesce a trovare uno spot dove costruire un kicker con la crew giusta, l’esperienza sarà sicuramente una di quelle che si ricordano per sempre. Altrimenti mi diverto in qualsiasi situazione e terreno, l’importante è lavorare di fantasia e pensare a spot e trick motivanti.

LA SCORSA STAGIONE SEI RIUSCITO A RITAGLIARTI UNA VIDEOPART CON RANDOM. QUALI SONO LE TUE IMPRESSIONI? E COME TI TROVI A FILMARE CON KILLER E ARTURO? Random è stata per me un’esperienza nuova e molto positiva. Sia Killer che Arturo hanno un’incredibile passione per lo snowboard che si riflette poi nel prodotto finito che è sempre innovativo ed entusiasmante, infatti lavorare con loro è un piacere e il rapporto durante il filming resta sempre di amicizia. Avrei voluto concentrarmi di più sulla mia parte, ma tutti gli impegni della stagione non mi hanno permesso di dedicarci più tempo.

COSA MANCA ALLE PRODUZIONI VIDEO ITALIANE PER RAGGIUNGERE IL LIVELLO DI QUELLE STRANIERE? Ho sempre pensato che in Italia abbiamo troppe produzioni che si fanno concorrenza, con budget che di certo non sono sufficienti ad un lavoro di filming ed editing paragonabile alle produzioni straniere. Una soluzione, per quanto difficile, sarebbe quella di unire le forze e creare un prodotto unico con tutti i rider italiani che possa valorizzare al meglio il riding nazionale.

DA DIVERSE STAGIONI INVECE SEI SEMPRE PRESENTE NELLA PRODUZIONE VIDEO DI NITRO.COME TI TROVI A CONFRONTARTI CON RIDER EUROPEI? E SOPRATTUTTO, QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA IL FILMING CON NITRO E QUELLO CON RANDOM?

Per me è sempre stimolante uscire dall’Italia a girare e conoscere gente nuova con impronte culturali e sociali differenti. Credo che sia una necessità che per me va oltre lo snowboard, ma sono invece affascinato nel verificare e, come solitamente accade, spezzare stereotipi che si fondano sulle spalle di una popolazione. Per quel che riguarda lo snowboard è altrettanto costruttivo perché si torna a casa sempre con qualcosa di nuovo, sia come trick e livello di riding, ma sopratutto spot mai visti prima su video e riviste. Differenze nel filming non posso dire di averne riscontrate e possono essere in entrambe i casi positive o negative, dipende sempre dalla motivazione e collaborazione della crew, rider e filmer, che deve funzionare per essere produttiva.

QUESTA STAGIONE È ALLE PORTE, QUALI SONO I TUOI PROGETTI? PENSI DI CONTINUARE A FILMARE SIA CON RANDOM CHE CON I NITRO ROAD WARRIORS? Credo continuerò a fare ciò che ho sempre fatto e quindi seguire i principali eventi e shooting organizzati dai miei sponsor. Se avrò l’opportunità anche per questa stagione di filmare con Random vorrei concentrarmi di più per avere una parte video completa, probabilmente seguendo meno le gare. Infine seguirò qualche trip in giro per il mondo con i Nitro Road Warriors e magari con Renè Ecker nell’Est Europa come ho fatto l’anno scorso in Bulgaria.

SEI ANCHE UNO DEI POCHI ITALIANI CHE RIESCE A CONIUGARE E GESTIRE MOLTO BENE LA VITA UNIVERSITARIA CON QUELLA SPORTIVA. CHE UNIVERSITÀ FREQUENTI E QUANTO TI MANCA PER LAUREARTI? E TI PIACEREBBE RIUSCIRE A COMBINARE LA PASSIONE PER LO SNOWBOARD CON CIÒ CHE HAI IMPARATO NELL’UNIVERSITÀ IN FUTURO? IN QUALE MODO LO RITIENI POSSIBILE? Dopo un anno di solo snowboard, ho capito che tutto il tempo libero che avevo era sprecato e ho deciso di iscrivermi all’università. Adesso sono al terzo anno di Mediazione Linguistica per il Turismo e le Imprese e penso di laurearmi tra un anno. Combinare le due cose è una possibilità a cui ho pensato, potrei collaborare con qualche azienda estera o organizzare eventi di snowboard. Indipendentemente da ciò la vedo come crescita personale e a parte in alcune materie, sono motivato a studiare e in futuro sono certo che tutto mi tornerà utile.

SO CHE TI PIACE MOLTISSIMO ARRAMPICARE E CHE LO FAI APPENA HAI DEL TEMPO LIBERO ALL’INFUORI DALL’UNIVERSITÀ E DALLA MONTAGNA. QUALI SONO LE TUE SENSAZIONI PER QUESTO SPORT? E SOPRATTUTTO PENSI CHE POSSA TORNARTI UTILE ANCHE NELLO SNOWBOARD? Verissimo, l’arrampicata è la mia alternativa allo snowboard e a fine stagione, quando metto le tavole in cantina, tiro fuori corda e imbrago. Penso che sia fondamentale, per non stufarsi, avere dei periodi di pausa e alternando due sport riesco ad essere sempre motivato in entrambe. Lo snowboard poi è uno sport reattivo, ma spesso in atterraggio si subiscono forti impatti e arrampicando sento di rafforzare un sacco muscolatura e tendini. L’arrampicata ha il potere di prenderti e portarti fuori dal mondo, appena parti per una via tutta l’energia e la concentrazione si focalizzano nel gesto e perciò e di per se una forma di rilassamento e meditazione. In più ha un fattore di rischio e adrenalina, senza il quale uno sport non riesce a divertirmi.

NELLO SNOWBOARD TI RITROVI SPESSO IN COMPAGNIA DEGLI ALTRI ALTO-ATESINI. CHI SONO INVECE I TUOI COMPAGNI DI ARRAMPICATA? Arrampico con le stesse persone con cui snowboardo quando sono a casa mia e poi con altri amici che abbiamo conosciuto in palestra di arrampicata, anche loro appassionati di freeride e freestyle. Andiamo in falesia tutti insieme ma poi è consigliato avere un compagno fisso per provare


PHOTO ALEX BERGER PASSO ROLLE



PHOTO DENIS PICCOLO ARGENTERA CUNEO


PHOTO WOJTEK BULGARIA

cose più dure, del quale ti puoi fidare per eventuali cadute e le persone di cui mi fido di più sono senza dubbio Simon Heinz e Martin Bristot.

TOGLICI UNA CURIOSITÀ… SEI PRATICAMENTE IL VICINO DI CASA DI SIMON GRUBER… COM’È MAI C’E’ COSI’ TANTA DIFFERENZA TRA VOI DUE NEL DIALOGARE IN ITALIANO EHEHEH?! ...sto giusto frequentando un corso di storia contemporanea e stiamo affrontando l’argomento, che chiunque avesse fatto le medie dovrebbe conoscere. Non mi soffermo qui a spiegarvi esattamente la storia, che trovare anche sul web se siete interessati, ma il motivo delle differenze linguistiche in Alto Adige ha radici storiche e fino al 1919 era parte dell’Austria. Oggi abbiamo quindi una situazione di bilinguismo con persone di madrelingua italiana o tedesca, per non dimenticare la minoranza ladina (in Val Badia e Gardena). In poche parole io sono di madrelingua italiana e Simon tedesca. Situazione contestata ancora oggi da molti, ma a parer mio è una situazione culturale fantastica e non c’è lingua più importante da conoscere di quella dello stato adiacente oltre ad una lingua parlata globalmente, come l’Inglese.

RACCONTA A TUTTI DA QUANDO CONOSCI SIMON GRUBER E MAX STAMPFL E GLI ALTRI RIDER ALTO-ATESINI E QUALCHE EPISODIO DIVERTENTE! Simon lo conosco da sempre perché abitiamo nello stesso paese e anche lui dopo anni sullo sci è passato allo snowboard diventando il rider più forte del bel paese. Mi ricordo ancora Simon, con la tavola da skate e gli attacchi da snow montati, allo skatepark che cercava di scendere dalla mini senza incartarsi sull’asfalto. Max invece l’ho visto per la prima volta allo skatepark di Bressanone che aveva una vert di 4 metri. Max se la girava tranquillo con lo snakeboard in quella rampa che per me era impensabile affrontare. Successivamente ci siamo poi visti e rivisti sulle piste a eventi che lui regolarmente vinceva, essendo forte fin da piccolo

e io dietro che facevo una faticaccia a imparare i trick ;). Adesso in Alto Adige ci sono un sacco di rider forti ed è sempre bello girare tutti insieme, anche se la scena si è spostata a Plan de Corones che per me non è comodissimo da raggiungere.

RIUSCI ANCORA A SNOWBOARDARE CON I TUOI AMICI ALTOATESINI ASSIEME OGNI TANTO? E COME SONO CAMBIATI I RAPPORTI NEGLI ANNI? Come ho già detto prima tutti sono diventati molto forti e ognuno è legato da diversi impegni con i vari sponsor. Nel tempo libero è bello girare tutti insieme e Max, Marco, Simon e Plazy girano spesso insieme avendo la casa a Brunico, mentre io giro con loro quando riesco. In settimana e spesso anche il week end sono a Obereggen e giro con Daniel Weihrauter e con chi trovo in Park. Negli anni sicuramente è cambiato molto e non essendo più solo un Hobby è impensabile girare sempre tutti insieme, da ragazzini invece non c’era domenica in cui fossimo meno di dieci a costruire in fresca o montare rail del tutto improbabili.

GRAZIE ALLO SNOWBOARD SEI RIUSCITO A VIAGGIARE MOLTO E VEDERE DIVERSE LOCALITÀ ESTERE. SO CHE TRA I VIAGGI PIÙ “STRANI”, TEMPO FA SEI STATO IN BULGARIA CON MARC SWOBODA… COME TI SEI TROVATO IN UNA REALTÀ SPORTIVA COSÌ LONTANA DALLA NOSTRA? E’ stato come tornare indietro di un paio di anni per ciò che riguarda strutture e impianti, quello che invece non cambia mai è la voglia di girare dei ragazzi che, in Bulgaria, come nel resto del mondo è incredibile. Sono certo che se avessero le strutture giuste si sentirebbe parlare molto più spesso di rider bulgari. I ragazzi sono disponibilissimi e se serve qualcosa fanno di tutto per aiutare, come quando mi sono aperto il gomito, senza di loro non so come avrei fatto a trovare una clinica che mi ricucisse.


PHOTO WOJTEK BULGARIA

CHI TI CONOSCE SA CHE HAI UN PARTICOLARE RAPPORTO CON IL CIBO. COSA NE PENSI A RIGUARDO? E COME TI ALIMENTI SOLITAMENTE? Adesso che mi trovo a scriverne mi viene da ridere pensando a tutte le cose che mi sono messo in testa riguardo al cibo, certe positive altre spesso esagerate, una cosa sicura è che mi piace mangiare bene e sano. Dico mi viene da ridere perché a volte pensavo solo al lato del benessere e poco al gusto, ma anche il gusto vuole la sua parte per stare bene psico-fisicamente. Adesso evito poche cose e mangio senza esagerare in quantità, ma quella che seguo da ormai 2 anni è una dieta etica e contro l’allevamento intensivo e quindi facendo la spesa sto ben attento alla provenienza dei prodotti. Se poi sono invitato e mi viene offerto del cibo lo mangio indipendentemente dal prodotto e provenienza, perché peggio ancora dell’allevamento intensivo sarebbe poi buttare il cibo.

E VERO QUELLO CHE SI PENSA IN GIRO, CHE I RIDERS SONO DEI PESSIMI ATLETI, NEL SENSO CHE CURANO POCO LA PARTE FISICA, L’ALIMENTAZIONE ED IL LORO STILE DI VITA, O È SOLO UN LUNGO COMUNE? Diciamo che nello snowboard l’alimentazione non è decisiva e puntigliosa come in sport di resistenza o forza pura, nello snowboard la condizione fisica è importante ma ancora di più lo è l’abilità fisica ovvero il fatto di avere un “buon piede”, come si dice in gergo. Di conseguenza anche lo stile di vita dello snowboarder esce dall’immaginario dell’atleta agonista e io per primo ho iniziato a preoccuparmi di alimentazione e forma fisica solo con l’arrampicata.

COME GESTISCI LA PAURA PRIMA DI SALTARE? E PENSI CHE POSSA ESSERE UTILE AVERE DEL TIMORE IN CERTE SITUAZIONI?

Paura forse è troppo forte come concetto e solo un pazzo salterebbe avendo paura di un salto. Credo che il mio sia un gran rispetto della struttura che mi trovo di fronte e la prima cosa da fare è sempre studiarla e capirla, prima di provare qualsiasi trick. Il modo migliore per me è saltare dritti finché la mia confidenza è totale, poi posso provare tutto ciò che mi passa per la testa prima di droppare.

CHE IMPORTANZA DAI AL PURO DIVERTIMENTO NELLO SNOWBOARD? E RIESCI ANCORA A DIVERTIRTI CON UNA TAVOLA SENZA ROTELLE SOTTO I PIEDI? Sono anni che giro e a differenza di quando ho iniziato non riesco più a snowboardare tutto l’anno con la motivazione alle stelle come quando ero ragazzino. Non perché non mi diverto più come prima, ma da ragazzino potevo snowboardare una o due volte a settimana, mentre ora durante la stagione ho sempre la tavola ai piedi. Per quanto riguarda il divertimento non è importante, ma indispensabile, altrimenti smetterei di girare oggi stesso, ma ammetto che a fine stagione sono felice di prendermi una bella pausa per riprendere poi più motivato che mai.

RINGRAZIA CHI VUOI. Ringrazio Sequence per questo spazio, Nitro, L1, Giro, Osiris, Skullcandy, Elm, DF Sport- Specialist, Nissan, Iuter per il supporto e senza i quali quest’intervista non esisterebbe. Saluto e ringrazio i miei genitori, tutti gli amici con cui ho girato e giro in snow, i compagni di arrampicata, chi è arrivato a questo punto dell’intervista e quindi l’ha letta tutta, Max Gionco che tra le mille cose che fa segue anche il Team, Mauro Trainotti che mi ha preso cinque anni fa come rider Nitro e adesso mi insegna anche ad arrampicare e tutte le persone che ho conosciuto in giro per le fantastiche montagne di questo pianeta....


PHOTO ROBY BRAGOTTO TANDADALEM SVEZIA



MICHELE “MITCH” LORENZI E MAX STAMPFL


PHOTO DENIS PICCOLO WORDS BEATRICE FOSSATI


MAX STAMPFL

“Tanto sarà uguale all’anno scorso”. Dopo quattro anni che in quella settimana, giorno più giorno meno, si ritorna sempre nello stesso posto (Hemsedal, Norvegia) , i ricordi fanno la parte dei presuntuosi. Non vedi l’ora di rivedere il tavolo di legno, il salotto che si affaccia sulle piste, i divani su cui passi la maggior parte delle serate in posizione da nerd nell’attesa che qualcosa accada prima del sonno, di andare a fare la spesa e continuare a pensare al tenore di vita dei norvegesi e scendendo dall’aereo, notare quanto è ordinato e rigoroso il recupero bagagli. Già l’aereo. Vivendo la quotidianità difficilmente ci interroghiamo sul ruolo dei mezzi di trasporto. Si parla poi di riscaldamento globale, dell’apporto di co2 che il trasporto aereo contribuisce a disperdere nell’aria ogni giorno, ma nessuno ancora ha mai pensato a una reale soluzione. Nessuno fino al 15 Aprile 2010, quando il traffico aereo di mezza Europa si è bloccato per un’intera settimana. Ci ha pensato la natura. Un paio di giorni prima della partenza per la “solita Norvegia”, la mia unica preoccupazione era rivolta al limite di 15 kg di bagaglio imposto da Ryan Air e ai colpi di sole: l’appuntamento dal parrucchiere mi avrebbe impegnata per tutto il pomeriggio. Un ultimo sguardo a repubblica.it mentre addentavo gli ultimi angolini di panino con il prosciutto (ps. all’epoca mangiavo ancora carne, e questa è la prova che le cose con il tempo cambiano) e lì, spiattellata in home page la notizia dell’eruzione di un vulcano islandese dal nome impronunciabile, che stava mettendo seriamente a repentaglio la sicurezza del trasporto aereo. “Già bloccati alcuni aeroporti del nord Europa, tra cui Londra. Si attendono aggiornamenti”. Il mio pomeriggio dal parrucchiere si era trasformato così in un bollente pomeriggio di

breaking news, degne della redazione del tg di Mentana nel giorno dello spoglio delle schede elettorali. Era giovedì 15 aprile e due giorni dopo avremmo dovuto infilare le nostre belle tavole nell’area imbarco attrezzature sportive. Mi rifiutavo di crederci, questo evento inaspettato non avrebbe rotto la tradizione e soprattutto le palle, facendo saltare il viaggio che attendevo dall’anno prima. Al telefono con Mitch i primi commenti erano i seguenti: “Figurati, ora di sabato si metterà a posto”. Alle sei di sera i toni erano decisamente diversi: “Hanno bloccato anche l’aeroporto di Oslo, dobbiamo riprenotarci sui voli di lunedì”. Anche i miei colpi di sole avevano perso la loro luminosità, erano ricoperti da un velo di cenere, uniformandosi così al contesto, mentre le mie orecchie erano laviche, liquefatte nell’attesa di parlare con un operatore di Ryan Air. I primi due giorni di snowboard andavano così persi; per un’eruzione, e non di certo di un brufolo, ma di un gigantesco pentolone di magma situato in una delle aree della terra note per la sua intesa attività vulcanica. “E se poi va male, salta tutto il programma e mi tocca ritornare al lavoro?” Che smacco. Sarebbe stata una delusione tremenda, farsi rivedere in ufficio e dover dare spiegazioni a tutti, quando invece avresti dovuto essere da un’altra parte. Dovevamo continuare a sperare in un cambiamento. Far parte di un evento simile ha però i suoi vantaggi: si diventa tutto d’un tratto protagonisti. Quando ti ricapita di raccontare di aver vissuto in prima persona quei giorni? Di aver subito un danno causato da un fenomeno eccezionale. Tu insieme ad altri 99.999 mila passeggeri da e per la Norvegia. Si rischia di andare in tv per questo. Messi da parte i desideri di fama, alla fine ce l’abbiamo fatta a partire: una settimana dopo e, per quanto mi riguarda, la piva era talmente lunga che fu calpestata da molti.


TANIA DE TOMAS


Ahi! Lo stop è durato ancora diversi giorni e il sabato successivo era il primo giorno in cui Ryan aveva reso nuovamente operativi i voli per Torp. Ad essere sincera, sull’aereo, inchiodata al sedile, mi sono sentita un po’ la pioniera delle ceneri. Per fortuna il gruppo in partenza non ha subito grandi sconvolgimenti, più o meno tutti sono riusciti a riprogrammare la vacanza. Nei cieli e al nostro arrivo in terra vichinga uno splendido sole ci attendeva per abbracciarci. Era l’inizio di una settimana di vacanza meravigliosa, ma ancora non sapevamo che un tempo pessimo ci avrebbe perseguitati per la maggior parte di essa. Il giorno 27 aprile annientata a casa dalla nebbia scrivevo sul blog di Mitch: “Secondo una skier svedese incontrata questa mattina in seggiovia, la giornata di ieri, metereologicamente, è stata una delle peggiori di tutta la stagione”. Da queste prime righe un lettore attento potrebbe affermare che questo giro in terra straniera sia stata organizzato dal circolo della sfiga e non da un simpatico gruppo di appassionati di sport invernali. Vero è che la sfiga possiede sempre un certo appeal, non c’è nulla da fare, che sia con o senza S; ma la sventura la sperimenta solo chi si fa sopraffare e non era di certo nostra intenzione, vista la fatica oggettiva fatta fino a quel momento. Quindi nei giorni dal 24 al 2 maggio 2010 neve e nuvole ci hanno perseguitato, è vero, ma anche tanto snowboard, tante saune a temperature impensabili (ho visto 120°?), le colazioni in tedesco a cura di Simon Gruber e Max Stamfl, i biscotti ai cereali e il the verde serviti come nelle migliori sale da the inglesi, il park sempre più grande, le nuvole basse che così basse a casa non si sono mai viste, la consistenza della neve che per via della differente collocazione geografica è diversa da quella italiana (ho provato a portarne a casa una bottiglietta ma non so perché non è durata, si è trasformata in acqua santa), le merende, le battaglie musicali tra me e Tippy, i piatti vegetariani di Tania, il neverending salmone, la Nugatti che non manca mai, anche perché la Nutella non c’è o costa troppo, i workshop di foto-video e freestyle allo chalet 30 con Denis, Arturo e Max, le casette sperdute che sembravano finte e disabitate, la macchina a noleggio, i colori fluo, la bella gente norvegese che quando è ubriaca è ancora più bella, i quiz a premi su facebook, lo shaper-cuoco Lars che ha cucinato l’alce per noi (alla moda norvegese), le birre sempre nella lista della spesa, le biondine, le sfide di ogni giorno, i confronti intellettuali, l’armonia, lo yoga, la nerderia (vedi voce tornei di Magic), la noia dei momenti di pioggia, i sorrisi, il riso, le risate… Resta solo un eco visivo ed emozionale di tutto questo e ora che è spento il proiettore di questa magica sequenza d’immagini, ci prepariamo a riaccenderlo, in modo sempre nuovo, con modalità differenti, con effetti a dir poco speciali. Più che pirotecnici. L’ultima volta abbiamo fatto esplodere un vulcano.

MAX STAMPFL FS WALLRIDE BS 360 OUT



SIMON GRUBER

MICHELE “MITCH” LORENZI


MAX STAMPFL E MARCO CONCIN

TANIA DE TOMAS E ARTURO BERNARDI


PHOTO ROBY BRAGOTTO & BOILER WORDS ROBY BRAGOTTO



LA THUILE PHOTO ROBY BRAGOTTO

Succede di rado… quasi mai. Forse non mi era mai successo. Forse non mi capiterà mai più. O forse mi accadrà ancora, non lo so… ma per una volta… per una singola e sola volta, ho desiderato smettesse di nevicare. Che non ne cadesse ancora. Non più. E’ stato come se quel mio personalissimo e sottile confine tra magia e realtà fosse svanito per sempre… mi sono lasciato trasportare solo dai problemi… dai pensieri… dalle preoccupazioni. Non riuscivo a vedere altro che il tremendo meteo: nevicate intense senza mai un attimo di tregua, dove per giorni non sembravano esistere nemmeno minuscoli spiragli di sole, spiragli che nella mia mente potessero portare ad un qualcosa di concreto. Sembrava non ci fossero vie d’uscita. Credo siano stati proprio questi momenti di sconforto a farmi ritornare a capire quanto sia incredibile il dono che ha la montagna, quella vera… a volte riesce a paralizzarmi completamente. Altre volte invece, ha il potere di risvegliarmi senza mai avermi fatto addormentare. Ho sempre creduto che la montagna fosse una sorta di specchio del nostro animo più nascosto, capace di dare in cambio a chiunque una specie di risultato di noi stessi. Come se invisibilmente fosse in grado di penetrarti nel profondo e ridarti ciò che ti sei meritato fino a quel momento… se sei stato rispettoso con lei, con la natura, credo sia in grado di donarti la “vera pace”, quella che troppo spesso dimentichiamo; se invece non l’hai rispettata, prendendoti quasi gioco delle sue incredibili capacità, credo non ci metta poi molto a dimostrarti la sua vera potenza, la sua incredibile forza. La natura è un dono che spesso trascuriamo. E’ il dono più grande che possediamo e che pian piano stiamo distruggendo senza nemmeno rendercene conto. E’ uno dei pochi elementi ingestibili che noi stupidi, stolti umani, cerchiamo di trattenere, modificare, comandare. Come se, cercando di spaventarla, volessimo creare in lei del timore… senza mai renderci conto che siamo proprio noi i suoi burattini… siamo noi ad essere trascinati dalle sue corde, dalla sua volontà. Siamo noi coloro che potrebbero essere calpestati in un attimo tanto fugace e veloce. Siamo noi che dobbiamo portarle rispetto, noi che dobbiamo inchinarci e noi che dobbiamo accudirla. Siamo noi che non dobbiamo turbarla, ferirla, distruggerla. Invece sempre più spesso dimentichiamo di come potremo esserne vittime e non carnefici, per il semplice motivo che è la montagna stessa a salvarci, quasi volesse darci una seconda opportunità… quasi la meritassimo. Non ho mai capito se quei giorni passati a La

Thuile mi sarebbero dovuti tornare indietro in qualche modo, se quel meteo così avverso era una forma di umiliazione, oppure se invece dovevo esserne grato. Quando ti ritrovi a dover muoverti con la neve fin sopra lo stomaco, non sai mai se maledire o benedire quell’attimo... mi sono sempre ritrovato spiazzato di fronte a certe occasioni: da una parte c’era l’euforia di così tanta neve, quasi “troppa”… dall’altra parte la difficoltà di spostarsi anche solo di qualche metro, la fatica, il freddo e il sudore. Sono proprio quei momenti che mi fanno assaporare in ogni suo più piccolo angolo quel sottile confine tra magia e realtà… sono quei momenti che mi aiutano a crescere… sono quei momenti in cui la montagna, la natura, decide di darmi una seconda possibilità. Non so se la meritavo, non so darmi una risposta… so soltanto che mai come allora ho osservato la natura per ciò che davvero rappresenta, rispettandola nel suo profondo, come in realtà ognuno di noi dovrebbe sempre ricordarsi di fare. Non esistono modi giusti nel rapportarci ad essa, esistono soltanto i modi da evitare… ognuno di noi deve soltanto prenderne consapevolezza. E se mai qualcuno di voi lettori sia arrivato fino a questo punto e dovesse sentirsi preso in causa per un qualsiasi motivo, pensateci… pensate alle seconde possibilità, alla forza di un qualsiasi pendio roccioso, alla tremenda potenza della natura: donate ad essa il vostro rispetto più profondo, datele atto di quanto possa essere incredibilmente intensa, caparbia e assassina. Pensateci… e rispettate la seconda possibilità che può decidere di donarvi in segreto. La differenza sta nel rendersi conto di quanto siamo fortunati. Di quanto le nevicate facciamo parte di quella “magia” che troppo spesso chiudiamo in un cassetto dimenticato. Di quanto abbiamo il dovere di rispettare ciò che ancora ci è più caro a questo mondo: la natura. E’ l’unico modo per rispettare noi stessi. Non esistono vie d’uscita, non esistono domande illecite, non esistono risposte ovvie. Può essere uno dei più grandi comprensori come quello de La Thuile, oppure anche il piccolo monte dietro casa, poco importa… ciò che davvero conta è ricordarsi chi siamo, ricordarsi della splendida natura che ci circonda e ricordarsi che siamo solo noi a doverla rispettare se è ciò che vogliamo che ci torni indietro. Forse non mi era mai successo. Forse non mi capiterà mai più. O forse mi accadrà ancora, non lo so… ma quella volta sono riuscito ad ascoltare in silenzio l’immensa forza della natura. Senza chiudere gli occhi.


STEFANO “KINDER” CARINI PHOTO ROBY BRAGOTTO


MATTEO “WATZA” BORGARDT PHOTO BOILER



TANIA DE TOMAS PHOTO BOILER


MASSIMO FERRO PHOTO ROBY BRAGOTTO



Shots PICCOLO DENIS

MATT GEORGES

RONNIE GRAMMATICA CRISTIAN SCALCO GEORGE BOUTALL CYRIL

SIMON GRUBER PHOTO MATT GEORGES


PHOTO GEORGE BOUTALL MATTEO FERRARIS CERVINIA


PHOTO ROBY BRAGOTTO MAX STAMPFL SANTO STEFANO


PHOTO DENIS PICCOLO FILIPPO KRATTER PRATO NEVOSO


PHOTO DENIS PICCOLO MARCO DONZELLI VAL SENALES


PHOTO CYRIL MANUEL PIETROPOLI FLACHAUWINKL



PHOTO CRISTIAN SCALCO JACOPO THOMAIN COURMAYEUR


PHOTO RONNIE GRAMMATICA STEFANO BERGAMASCHI LIVIGNO


BOARDS A CURA DI NICOLÒ BALZANI BY FIFTH SEASON

FORUM DESTROYER

BURTON CUSTOM FLYING V

JONES FLAGSHIP

APO YEAH

BLACK HOLE ESCAPE TWIN

Un vero sfacelo per ogni rider che, grazie alle strisce di carbonio in punta e coda, avranno un pop leggero, rapito e potente per aiutarli nelle rotazioni! Da usare senza precauzione. Grafica Human Skulls da paura!

Sotto il dominio di Mads Jonnson, questa tavola rivoluziona le prestazione nell’All Mountain. Offre reattività, potenza, grip e risposta telepatica. Preparati a cambiare le regole del gioco da ora in poi comanderai tu.

Questa tavola rappresenta l’apice tecnologico in fatto di tavole per il freeride. Combina il MagneTraction, con il rocker direzionale e il camber tradizionale sotto i piedi, per il massimo delle prestazioni lungo tutta la montagna… anche per i più esigenti freerider.

E’ nata per spaccare in park senza prosciugarti il portafoglio: perchè lo stile non ha prezzo! Potrai eseguire i tuoi best trick con estrema facilità, mentre il flex è ideale per affrontare box e rail in assoluta tranquillità. Soletta facile da mantenere!

Tavola Entry level freestyle. L’evoluzione Twin della Escape. Mantiene maneggevolezza e comodità. Sarà subito la vostra tavola!


ROME GRAFT

SALOMON DRIFT ROCKER

DC LAURI PRO

NITRO TEAM

SIGNAL PARK SERIES

Anima super dinamica in legno leggero, laminazione in fibra di vetro per perdonarti qualsiasi errore grazie all’aggiunta di carbonio, veloce e nervosa... è questa la nuova Graft! Provala nel park, ti divertirai di più nei salti ed i tuoi ollie saranno ancora più alti e potenti.

Vuoi la stabilità del camber tradizionale con la versatilità del camber inverso? Eccoti la Drift Rocker con un Twin shape perfetto, Royal Rubber per assorbire gli urti e una grafica graffiti writing. Affidandoti alla Drift Rocker potrai fare riding su qualsiasi cosa.

Grafica White Stripe color, molto pulita, di classe e ordinata. Pronto per portarvi ovunque voi vogliate con lo stile di uno dei pro rider più apprezzati in circolazione. La tavola nasce da una personalizzazione del modello Dc Tone.

La Team Series è la base della linea Nitro, da questo modello nascono tutte le altre tavole della collezione. Nessun’altra tavola sul mercato a parità di prezzo da così tanto! Se vuoi una tavola che ti aiuti a progredire su ogni terreno la Team è la tua scelta giusta.

La park series è stata ancora una volta inserita nella classifica delle migliori tavole da park. E’ costruita per il tuo divertimento. Il flex soffice, una larghezza sopra la media e costruzione twin-tip.


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Per la maggior parte di voi potrà sembrare un tifoso qualunque... e invece è stato l’unico snowboarder italiano che ha partecipato al circuito Ballantines nel lontano 1998 a Milano! e pensate che si svolgevo nel nostro beneamato stadio di San Siro! Stiamo parlando di Max Perotti, uno dei più forti e più rispettati riders che la scena italiana ha avuto. Ancora oggi riguardando questo scatto sento il boato degli spettatori dopo che Max ha chiuso il suo primo trick durante le qualificazioni, lo stile di certo non gli mancava.



SEQUENCE SNOWBOARDING NUMERO 28

FREE DICEMBRE 2010 - NR. 28

ENRICO CAVADA


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