Sequence Magazine 34

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MEN’S

ULTIMATE SETUPS

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That board press in the background is one of the many custom-built machines in Craig’s, our NEW in-house proto facility. No company devotes more energy and R&D developing boards,boots, and bindings that perform as one. The fit, flex, and finish— not just how it works, but how it looks.

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Estate. Ghiacciao. Ubriachezza più che molesta all’Avalanche la sera prima. Ghiacciaio iper affollato con conseguenti code infinite e pressa sugli ovetti dello jandri. Grazie a un calcio di un carissimo amico dovuto alla sveglia da me totalmente ignorata, mi trascino fuori dalla porta della stanza direzione ghiacciaio. Giornata ottima per shootare? Assolutamente no, non era neanche in programma, ma fortunatamente la gasa di Ste mi ha salvato la mattinata: che importa se la neve è slashy, a lui piace scappottare! E che stile! STEFANO BERGAMASCHI BY LORENZO BELFROND AT LES2ALPES




Facendo quattro chiacchere con Alex Berger e Johannes di F-tech ci siamo accorti che esisteva questo spot, tutti eravamo dell’opinione che qualcosa si doveva pur fare, grazie anche alle prime vere nevicate della stagione. Chiamo Marco Bambi Concin, è motivato, decidiamo di provarci. Due ore di macchina e qualche sgumma in fresca arriviamo allo spot, ma ci rendiamo conto che la prima interpretazione era troppo pericolosa, a sorvegliare le nostre aspettative c’era un burrone di oltre 200 metri. Bambi ha un’idea, slaidarsi il rail, meno pericoloso ma molto più d’impatto… che ne dite? MARCO CONCIN BY Harald Wisthaler



Questo è uno scatto “rubato”. Un’istantanea di un’idea istantanea. Il solito barlume improvviso di Simon. Perchè quando ne hai veramente tanto e lo sai, te le puoi anche permettere certe cose. Per me il trick era chiuso. Aveva già “toccato terra” e, non contento, con la poca velocità rimasta, holla gigante sulla sponda della pozza e scappotta atterrando in piedi come se avesse solo coppiato la woop. Fortunatamente Simon lo si conosce e il dito è rimasto pigiato sul pulsante di scatto, mentre alcuni skiers che si erano aggregati a noi rimangono stupidi per qualche secondo, prima di esultare verso Mr. Gruber. SIMON GRUBER BY LORENZO BELFROND AT KRONOPLATZ


TUTTI NOI ABBIAMO BISOGNO DI UN’ADEGATO BUONGIORNO. TEXT: ENRICO SANTILLO PIC: ROBY BRAGOTTO RIDERS: ANDREA ABELLO & OLIVER MONDINO SPOT: ARGENTERA

Scrivere un’edito è sicuramente un bell’incarico, ed è un gesto paragonabile al buongiorno che si sceglie di dare la mattina appena alzati, alla persona che più si ama. Chi sceglie di farlo portando la colazione a letto, chi donando un sorriso o un semplice bacio, e chi magari facendo l’amore. Dare il buongiorno è il gesto più importante della giornata, utile per affrontare nuove sfide e nuove avventure. Tutti noi abbiamo bisogno di ricevere e donare un’adeguato buongiorno, perchè è proprio da lì che inizia tutto. Basta vedere cosa succede al di fuori della finestra della propria camera da letto, per capire che anche madre natura la pensa come me. Il primo a svegliarsi è sempre lui, con i suoi raggi illumina e scalda la nostra casa, dona la forza ai fiori di sbocciare e agli uccelli di cantare. Se penso ai miei trascorsi inizi di giornata, mi vengono in mente quei periodi in cui andavo a scuola, dove non è che era poi un gran buongiorno. Il rumore della serranda che veniva tirata su fino ad incastrarsi, quella fastidiosissima aspirapolvere che mia madre quotidianamente sbatteva contro ogni cosa e quel pavimento gelido che ti dava la forza per correre al bagno. Quelli sono stati sicuramente “i buongiorno” meno piacevoli della mia vita, ma a dirla tutta ripensandoci ora, non posso far altro che riderci sopra.

Sorrido perchè tornerei indietro a quei tempi dove tutto scivolava via, dove l’esigenze ed i vizi erano minori, e dove i pensieri positivi inondavano la mia mente. Vi dico ciò perchè secondo me, in un periodo particolare come quello attuale, stiamo incominciando a dimenticarci delle cose positive tra cui l’onesta ed il rispetto per il prossimo. Gran parte dei media parlano di cattive notizie, nessuno che si azzarda mai a tirar fuori qualcosa che faccia sorridere invece che piangere. Sono stufo e credo anche tu, per questo scelgo di dirti di reagire e di iniziare a ripensare positivo. Questo nuovo numero di Sequence Magazine ti aiuterà a farlo, a spazzare via i pensieri negativi dalla tua testa, grazie ai tantissimi articoli che troverai al suo interno. Un’esempio è senz’altro l’intervista doppia fatta a Stefano Benchimol, e Daniel Neulichedl due dei jibber più sorridenti e talentuosi che la scena italiana possa offrire. Le 4 pagine dedicate alla video produzione True Color Films, dove Alvaro Vogel e gli altri componenti della crew, ti faranno sognare con migliaia di metri cubi di candida powder. Un ulteriore esempio sono i ragazzi di Garbage ed il loro trip in America, la terrà delle opportunità dove non sai mai quello che ti può capitare. Questo mio edito invece, spero possa farti svegliare domani mattina, con un sorriso a 36 denti e la voglia di augurare un nuovo buongiorno a tutti dal profondo del cuore...



EDITORI Denis Piccolo, Paolo Salvatore, Cristian Murianni direttore Denis Piccolo (denis@jpgedizioni.com) PHOTO EDITOR Cristian Murianni (murio@jpgedizioni.com) EDITOR MANAGER Roberto Bragotto ART DIRECTOR & ILLUSTRATOR George Boutall (george@evergreendesignhouse.com) traduzioni Paola De La Pierre WEB LIKEMILK Enrico Santillo (enrico@ jpgedizioni.com) PHOTO SENIOR Lorenzo Belfrond, Roberto Bragotto, Cristian Scalco, Alo Belluscio. Eleonora Raggi DIRETTORE COMMERCIALE Paolo Salvatore (paolo@jpgedizioni.com) SEGRETERIA ABBONAMENTI Michaela Stefania CONTATTI ESTERI Martina Minetti Fotografi e filmer Denis Piccolo, Murio, Alessandro “Killer” Miniotti, Arturo Bernardi, Alessandro Belluscio, Lorenzo Belfrond, Roberto Bragotto, Lorenz Holder, Andrea Rigano, Marco “Boiler” Boella, Luca Benedet, Vasco Coutinho, Matt Georges, Cyril, Gianfraco Battaglia EDITORE Jpg Edizioni di Salvatore Paolo, Piccolo Denis, Murianni Cristian Via Colle di Andromeda 4, 65016 Montesilvano (PE) Tel: (085) 9151471 | Fax: (085) 9151230 P.IVA: 01875110684 www.likemilk.com | benvenuti@jpgedizioni.com REDAZIONE Via Pellegrino Rossi 81, scala C Milano STAMPA Grafiche Ambert Via per Chivasso 27, Verolengo (TO) 011 9149227 DISTRIBUZIONE Freepress Sequence Snowboarding rivista mensile registrato al tribunale di Pescara il 14/05/2003 al numero 173/15 COVER Stefano Benchimol by Photo Samuli Ronkanen in Helsinki Finland


INTERNATIONAL TEAM RISTO MATTILA ANTTI AUTTI GIAN SIMMEN ALVARO VOGEL MATIAS RADAELLI SEB KERN MERCEDES NICOLL ALESSANDRO BOYENS

ND boots: LEGE LOAD bindings: RE 2 d: snowboar DF


BEHIND THE COVER FIRST LOVE KING OF THE NIGHT EMLOYEE OF THE MONTH STYLE COMMISSION INSPIRATION O’NEILL REVOLUTION BRAINCHILD TOP TRICKS WHAT’S THE FUTURE OF STREET RIDING? KARAOKE NIGHTS WITH TRUE COLOR A STORU OF BELIEVERS WISH YOU WERE HERE DOUBLE TROUBLE BENCHI & PLAZY TOP SHOTS BOARDS HARDGOODS SOFTGOODS REMEMBER

matteo borgardt & lukas goller BY CRISTIAN SCALCO AT ARGENTERA


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JON KOOLEY / JORDAN MENDENHALL / WILL TUDDENHAM / BEN BILOCQ / ANTON GUNNARSSON / JOHNNY BRADY / JUSTIN KENISTON / DARRAH REID-McLEAN / JAMIE MADRID / L1OUTERWEAR.COM


STEFANO è STATO UN VERO COMBATTENTE. TEXT & PIC: SAMULI RONKANEN RIDER: STEFANO BENCHIMOL SPOT: HELSINKI, FINLAND CAMERA: Canon 5D Mark II + EF 70-200 f2.8L IS AT 85mm light: Elinchrom Quadra+ six Canon 540EZ Speedlites

Lo scorso inverno è stato molto generoso nel sud della Finlandia. Ricevemmo un sacco di neve a partire già da novembre e di conseguenza c’erano molte film crew negli spot intorno alla capitale. Arrivò anche Stefano per filmare per il nuovo video Ashley. Questo spot si trova solamente ad un paio di isolati da casa mia, vicino anche alla casa di Juha. E’ una scuola per vigili del fuoco e un nostro amico Arttu, anche lui snowboarder, studia proprio qui. Erano un paio d’anni che volevo shootare questo spot, quindi ero molto contento quando la crew di Cold Focus decise di venire. Per fare il rail devi ollare un cancelletto che rende le cose molto interessanti e inoltre ero eccitato di testare il nuovo flash che avevo appena acquistato. La session proseguì con la solita routine: controllo generale, costruzione, altri controlli e speed-check con il bungee. Nel frattempo Matteo ed io

passammo il tempo a cercare inquadrature e montare luci e flash. Poco dopo tutti i rider avevano già filmato almeno un paio di trick e pensammo cosa fare successivamente… non ricordo esattamente a chi venne l’idea che Stefano dovesse saltare l’intera scalinata, forse fu Juha a proporlo? In ogni caso, aggiungemmo neve all’atterraggio per renderlo più morbido in vista dell’ultimo trick della serata e Stefano cominciò a volare oltre la scalinata. Ci vollero un bel po’ di tentativi prima di ottenere lo scatto che ci soddisfacesse. Fu particolarmente eccitante quando il generatore decise di funzionare solo un minuto alla volta, così mentre i ragazzi tiravano il bungee per Stefano, io ero l’adetto all’accensione del generatore per poi correre in posizione per lo scatto. Stefano è stato un vero combattente, era stanco e bagnato, però si è spinto fino alla fine. Dopo questo scatto rimase solo da rifare le borse e ripulire lo spot.


THIRTYTWO.COM

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MARCO DONZELLI “SPERIAMO CI SIA IL SOLE” ITW: DENIS PICCOLO PIC: michele quarenghi RIDER: MARCO DONZELLI SPOT: LIVIGNO PARK Il tuo primo giorno in snowboard? E’ stato all’Alpe di Siusi, avevo quasi 12 anni e fino a quel giorno avevo solo usato gli sci. Vidi un gruppo di ragazzi che sembrava divertirsi molto in tavola e chiesi a mio padre se avrei potuto noleggiare una tavola e provare. Così feci e non tornai più sugli sci. Il primo trick che hai imparato? Probabilmente backflip, l’ho imparato ancora prima di saper fare un 360 in pista, forse perché facevo ginnastica artistica e non mi facevo molti problemi a mettere la testa sottosopra. Il primo park che hai girato? Il quarto giorno che sono andato su una tavola ero a Campiglio e non sapendo nemmeno cosa fosse un park, ne ho visto uno e mi ci sono buttato completamente a caso. Se ripenso alle pizze che ho dato da piccolo, rabbrividisco. Il tuo primo viaggio? Il viaggio che volevo fare da sempre era andare in Nuova Zelanda e nell’estate del 2008 ci sono finalmente andato. Un posto stupendo. La tua prima foto pubblicata? Una foto scattata su una spina del ghiacciaio del Presena, durante i Power Days a fine stagione. La tua prima intervista? Assieme alla mia prima foto, mi hanno fatto un check-out. La tua prima videopart? Mai avuta una per una produzione video che non sia girata da me stesso. Il tuo primo kicker in fresca? In Alta Badia con Marchino Grigis . Il tuo primo rail? Non ricordo, vado in park da quando vado in snowboard. Il tuo primo pipe? Il primo in cui sono entrato è stato quello di Campiglio, quando ancora lo facevano. Il tuo primo trick in pipe? Frontside 540.

Il tuo primo infortunio? Rompermi il piede all’inizio del 2008. Il tuo primo podio? Durante la prima gara che ho fatto, il contest di pipe che fanno ogni anno ad Obereggen, nella categoria under 18. La prima volta che ti sei sentito stupido? Non ricordo quando in particolare, forse quando da piccolo sono andato per la prima volta dal dentista, il classico dentista pieno di se che mi fece sentire un cretino perché non sapevo cosa volesse dire “deglutisca”. La tua prima soddisfazione (in snowboard)? Aver ottenuto il primo sponsor senza averlo chiesto a nessuno. La tua prima delusione (in snowboard)? Essermi rotto il piede La prima cosa stupida che hai fatto (in snowboard)? In realtà da quando ho iniziato a fare snowboard è stata una escalation di cose stupide, provavo a saltare su kicker da 10 metri senza saper nemmeno andare giù dritto da una pista, ma ero piccolo e non ho mai avuto maestri che mi dicessero “Fai quello, non fare quello”. L’esperienza che mi sono fatto l’ho acquisita a forza di legnate, molto doloroso ma anche molto formativo. Sono invidioso quando vedo gruppi di ragazzi piccoli che vengono seguiti da un maestro. Il tuo primo amore? In senso lato direi certamente lo snowboard. Il tuo primo contest? La gara nella quale ho guadagnato il primo podio, il contest di pipe ad Obereggen. Il tuo primo rammarico? Preferisco vivere senza rammaricarmi di nulla, anche se gli altri vorrebbero affermare il contrario a volte. Il tuo primo pensiero del mattino? “Speriamo ci sia il sole”. La prima cosa che diresti davanti al mondo? Amiamo gli altri più di noi stessi e risolveremo un sacco di problemi.


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Lo spettacolo è iniziato con un’atmosfera davvero unica. TXT: ENRICO SANTILLO PIC: DENIS PICCOLO RIDER: ACHILE MAURI SPOT: BORMIO Ben 800 km di strade asfaltate, mi attendevano in quella che sarebbe dovuta essere la mia solita giornata di lavoro. Dopo aver salutato adeguatamente la mia apprensivissima mamma, tra le solite battute del tipo “Quando torni? Presto? Non farmi preoccupare!”, e dopo aver radunato il necessario, è iniziata questa mia nuova avventura. Carico i bagagli in auto nel peggior modo possibile, accendo la radio e poi via dalla splendida capitale in direzione dell’altrettanto splendida Altavaltellina. Come al solito tutto procede bene, le mie prime 3 ore abbondanti di viaggio scorrono come se fossero la metà. Creedence Clearwater Revival, Black Sabbath, Johnny Cash, Kings of Leon e un po’ di Marco Carta (scherzo!), mi hanno accompagnato ed aiutato a rendere quei numerosi chilometri sempre più piacevoli. Purtroppo però, aimè, quelle favolose canzoni non sono state utili per farmi accorgere che la temperatura del motore stava iniziando a superare la terza tacchetta arancione, che indica in pratica, una possibile ed imminente fusione... Dito indice pronto a premere sul pulsante delle 4 frecce e subito via all’interno della prima piazzola nominata con la sigla “SOS”. In teoria “SOS” è la sequenza di tre lettere che normalmente descrive il segnale universale di richiesta di soccorso, ma nel mio caso il soccorso necessario non era affatto quello. Non era quello perchè l’unica soluzione offerta da quella tipologia di piazzole, è chiamare un carroattrezzi che mi avrebbe portato chissà dove e richiesto chissà quale cifra per l’intervento. Decido di dirigermi a piedi verso la prima area sosta, che fortunatamente si trovava nemmeno a 10 minuti di cammino dal luogo di origine. Dopo aver preso un paio di bottiglie di acqua naturale torno verso la mia auto dove ad attendermi trovo una pattuglia della Polizia Stradale. “Buongiorno! Documenti... dove và, dove no và e con chi và?”, insomma i soliti discorsi che si

fanno in queste situazioni. Apro il tappo del radiatore ormai freddato, e butto al volo quei 3 litri di acqua tiepida al suo interno. Dopo 5 ore estenuanti alla guida del mio mezzo, con l’ansia di arrivare in tempo sano e salvo, arrivo finalmente a destinazione. Un’abbondante nevicata ed un’incredulo Denis mi accolgono nel totale caos provocato dalla numerosa folla accorsa per assistere all’evento. Lo spettacolo è iniziato con un’atmosfera davvero unica, che ha fatto sognare ad occhi aperti tutti i partecipanti del King Of Night 2012 di Bormio. Organizzato da due colossi del mercato action sport ed automobilistico, precisamente Burton Snowboards Italia e BMW Group Italia, questo evento nonostante le difficoltà incontrate per via dell’incredibile nevicata, non ha peccato in alcun modo. Lo Ski Stadium di Bormio la sera del 5 Gennaio 2012, è stato protagonista di una delle manifestazioni sportive italiane più divertenti di questa stagione. Marco Donzelli è il rider classificato al primo posto, seguito da Andrea Bergamaschi, Filippo Crudeli e Fabio Pezzali. Nonostante la scarsa visibilità, che ha reso più complicate la varie esecuzioni dei trick, Marco aka “Donze” Donzelli, è riuscito ad ottenere la vittoria. BS 720 sul kicker grande ed un FS Nose Slide su una delle nuove strutture da jibbing, che hanno caratterizzato il nuovo format di gara di questa terza edizione. Un’edizione davvero speciale, che ha visto esibirsi in un insolito show, Max Bianconcini e Leonardo Fini (biker FMX del team Da Boot) e Jeson Cesco (pilota freestyle di motoslitte). Il gran finale, ha dato modo al numeroso pubblico di assistere ad una crossover session in cui i vari rider di FMX, snowboard e motoslitta, si sono esibiti in contemporanea nell’esecuzione di trick mozzafiato. Volete sapere comè andato il mio viaggio di ritorno?



ARTURO BERNARDI “NON ABBIAMO NULLA DA INVIDIARE.” ITW & PIC: DENIS PICCOLO

Presentati. Mi chiamo Arturo Bernardi, sono nato a Bologna il 19/12/1983, ho frequentato il liceo Scientifico e poi mi sono Laureato al DAMS di Bologna. Oltre alla partecipazione in Random Video, ho una casa di produzione a Bologna, “Undervilla Production”, che si occupa principalmente di videoclip e marchette colossali. Com’è iniziata la tua collaborazione con Sequence? La Jpg Edizioni era appena nata, non mi ricordo come ma una sera mi sono ritrovato a mangiare una pizza a Milano con Denis e Murio che mi hanno proposto di montare la Dvd Magazine di Sequence facendo l’authoring (menù e compressioni n.d.r) dei dvd. Non so perché, forse la buona pizza dell’egiziano dove ero stato portato, o forse lo stile di Litz, la splendida bull terrier di Murio, mi hanno fatto accettare di collaborare con i ragazzi. Successivamente la mia pigrizia e cupidigia hanno fatto fallire il progetto dvd, ma ormai la conoscenza era consolidata e un’amicizia stava nascendo. A distanza di 4 o forse 5 anni, eccomi sul collophone (si scrive così? – colophon! R.B.), accreditato tra i fotografi e filmer che collaborano alla rivista. In che modo collabori con il progetto Sequence? Praticamente, prima di andare in stampa, Denis usa i miei peggiori ritratti per riempire le pagine bianche della rivista. Da quanti anni fai il fimer? Il filmer in generale, inteso come video maker, da più di 10 anni. Nel mondo dello snowboard, partendo dalle collaborazioni come la trasmissione televisiva “Snowave” con cui mi sono avvicinato a questo mondo, direi che sono circa 7 anni. Il tuo video di snowboard di riferimento? Afterlame e la parte di Bubba nel

video Nordovest, con la splendida hit sonora di Sabrina Salerno: “Boys boys boys”. Di cosa ti occupi all’interno della crew Random? Mi occupo un po’ di tutto insieme a Killer: durante l’anno vado a filmare, in fase di editing do un po’ di supporto psicologico ad Ale, faccio un po’ di post produzione sulle grafiche e preparo il dvd prima di mandarlo in stampa. Quanti giorni dedichi all’anno agli shooting? Dipende a chi chiedi: per Killer troppo pochi, per la mia ragazza sicuramente troppi! Quest’anno ho molti lavori extra-snowboard che mi stanno tenendo parecchio lontano dagli shooting in montagna, per fortuna c’è chi mi sostituisce egregiamente. Perché i video italiani non riescono mai a fare il passo per diventare video europei? Secondo me il mercato dello snowboard è diviso in aree di riferimento: italiana, francese, spagnola e poi c’è quella mitteleuropea, formata da Austria, Svizzera e Germania che sembra sempre fare le cose meglio di noi e sembra sempre essere un riferimento per l’intera Europa. In realtà noi conosciamo solo le produzioni internazionali come Absinthe, Isenseven o Pirate, invece ci sono un sacco di video per i mercati locali con cui ce la giochiamo alla pari. Se analizziamo i video nazionali francesi, tedeschi o spagnoli, non abbiamo nulla da invidiare, anzi, forse siamo anche un po’ meglio. Per essere all’altezza delle produzioni internazionali, ci manca il dialogo con i distributori/sponsor europei e ci manca il budget per poterci mantenere solo con lo snowboard e poter filmare in condizioni più “cinematografiche”. Perché il nostro prodotto sia interessante anche fuori dall’Italia, mancano i rider di fama internazionale e infine ci manca un po’ di precisione svizzera e un po’ di professionalità tedesca.



PRESS IT STRAIGHT OR ELSE IT’S FAKE! TXT & PICS: GEORGE BOUTALL RIDER: MARTINO GARBACCIO SPOT: CERVINIA

Nonostante il nosepress fu rubato allo skate, ci volle parecchio tempo prima di vederne uno. Mentre i primi jibber erano a proprio agio con i vari boardslide, lipslide e 50/50, il fatto di poter stare in equilibrio su un tubo pressando la tavola sotto il piede anteriore, era ancora inconcepibile. Fu JP Walker ad eseguire il primo nosepress e la prima foto pubblicata del trick fece veramente scalpore. C’era addirittura gente che diceva che JP seghettava il topsheet delle sue tavole per renderle più morbide sul nose. Lui è stato un vero pioniere del trick, infatti per molti anni c’era solo JP che riusciva ad eseguirlo seriamente e nel tempo a seguire è riuscito a chiudere praticamente ogni combinazione esistente del trick. Negli ultimi anni invece c’è stato un vero e proprio boom del trick, è diventato uno dei trick più desiderati dai rail rider, anche perché se eseguito su un rail spesso come un doppio kink, potrebbe essere ritenuto uno dei trick più tecnici che si possano eseguire. Credo che parte del successo mondiale delle tavole a camber inverso sia proprio dato dal successo dei press, infatti uno dei motivi principali per cui la maggior parte delle tavole da rail siano a banana, è proprio per poter eseguire i press in modo più facile. Con il successo enorme del trick sono susseguite anche molte discussioni su di esso, una delle più rumorose riguarda proprio i camber inversi: tanti rider della vecchia generazione, come appunto JP Walker e Jeremy Jones, ritengono che i nosepress eseguiti con tavole a banana siano “rubati”, perché troppo facili da eseguire rispetto ad un press fatto con una tavola a camber normale. Ovviamente quelli della nuova generazione si oppongono a queste critiche e

restano a favore delle tavole con le nuove tecnologie, che permettono trick prima impensabili, come ad esempio i bluntslide. Fatto sta che da quando le tavole a banana hanno popolato le montagne, è molto più facile vedere nosepress fatti come si deve. Restano però alcuni punti da prendere in considerazione per eseguire un nosepress che riesca a mettere d’accordo sia quelli della nuova che della vecchia generazione: come per il tailpress vale la regola di non “tappare”, ovvero di toccare il rail con il piede posteriore, ma bisogna riuscire a mantenerlo rialzato per tutta la durata del trick, sennò tanto vale tornarsene su a piedi e rifarlo. La seconda regola è che la tavola deve rimanere sempre dritta, parallela al rail in ogni momento del trick. Infatti, per sua natura, il nosepress tende a farti spostare il piede posteriore leggermente in avanti fuori dal rail e in questa posizione risulta spesso molto più facile tenere il tail rialzato, perché non avendo il rail sotto il piede posteriore (e se fotografato o filmato dall’angolazione giusta) sembrerà che stai facendo un nosepress incredibile, mentre in realtà stai sollevando a malapena il tail. Proprio per questo è severamente vietato! Basta osservare le due foto riportate qui sopra per capire meglio. Nella prima foto Martino Garbaccio, un vero ninja dei press, ha il piede posteriore leggermente spostato a destra e gli permette di fare un press che può sembrare incredibile. Mentre Martino, essendo un vero purista del nosepress, è tornato subito su, si è allacciato la tavola e ha eseguito questo secondo press, perfettamente parrallelo al rail, che a prima vista può sembrare meno spettacolare, ma che in realtà è il modo più difficile e perfetto di realizzare questo trick. Martino non poteva fare di meglio!



“PENSO CHE SIA CIò CHE MEGLIO MI RAPPRESENTA” TXT & PIC: ROBERTO BRAGOTTO Canon Eos 3 è stata la mia prima “vera” macchina fotografica. E’ il primo ricordo legato alla fotografia intesa come professione e segna il passaggio da ciò che era un sogno a quello che sta diventando un lavoro. E’ un pezzetto della mia passione che mi tiene legato alla realtà e ha la capacità di farmi ricordare le mie origini, il sentiero che ho percorso, quello che vorrei fare, la persona che vorrei essere, la strada che vorrei intraprendere. E’ una meravigliosa macchina analogica. Ancora oggi mi accompagna quando, con un sospiro tanto sereno quanto puro, fotografo per me stesso e per nessun altro. Piccolo skate in legno è il mio portafortuna. Dal 1992 è sempre presente nella mia tasca destra dei pantaloni. E’ un oggetto sacro, intoccabile, magico. Ho rischiato di perderlo più volte, ma sono sempre riuscito a ritrovarlo. Non riuscirei ad andare da nessuna parte senza. E’ un piccolo skateboard di legno che mi regalò un amico quando iniziai a spingermi sopra una tavoletta con le rotelle e che nel 1998 fu autografato con un sorriso da Tony Hawk. Non fa altro che ricordarmi la mia adolescenza da teppista, quando non esistevano pensieri, quando l’unica cosa che aveva importanza era quella tavoletta. Biglietto da visita a volte penso che sia ciò che meglio mi rappresenta: essenziale, pulito, concreto. E’ una semplice diapositiva con sopra scritto l’indirizzo del mio sito: www.robybragotto.com. Un sito che nella sua semplicità, nasconde quello che sono veramente. Felpa con pelo Iuter la Teddybear è una felpa che mi caratterizza, un qualcosa che indosso spesso e volentieri, un indumento che mi tiene al caldo, essenziale in montagna e utile anche quando mi sono ritrovato di fronte ai venti oceanici. E’ una felpa prodotta da carissimi amici, da persone straordinarie. Persone che un tempo mi supportavano enormemente, che ora mi supportano molto meno, ma che rie-

scono sempre e comunque a ritagliarsi un pezzo importante delle mie amicizie. Scarpe Cmyk sono uno dei classici tizi che per un motivo o per l’altro possiede decine di paia di scarpe differenti, ma che per anni, fino alla totale distruzione, si ritrova ad indossarne sempre e soltanto un paio. Maglietta hippie questa maglietta l’ho comprata a Venice Beach durante il mio primo viaggio in California. E’ la classica maglietta hippie degli anni sessanta, quelle che si creavano stropicciandole e imbevendole nella candeggina. E’ il simbolo della comunità hippie, con colori tanto accesi per far ricordar loro gli acidi che si prendevano. Credo di essere uno dei pochi non fumatori rimasti… Quello che però mi lega a questa maglietta, è la sua vicinanza al karma. Credo fortemente nel karma e credo che se si trascorre la propria vita in maniera pacifica e tranquilla, alla fine non potrà che tornarti indietro la semplice felicità. Libri ebbene sì, so leggere. Leggo, leggo molto, leggo qualsiasi libro mi venga consigliato. La lettura è una parte fondamentale della mia vita e la considero come una sottile e silenziosa dimostrazione della nostra fantasia. Risonanze magnetiche del ginocchio sinistro ci sono affezionato. Sono affezionato al mio ginocchio sinistro. Sono affezionato al mio legamento crociato anteriore operato quindici anni fa, al mio menisco sottile, alla mia cartilagine in frantumi. Sì, ci sono affezionato. In quindici anni mi sono sottoposto a otto risonanze magnetiche e ho subito tre interventi chirurgici differenti, sempre allo stesso ginocchio sinistro. Come potrei non esserne affezionato? Convivo da quindici anni con qualcosa che non funziona. E’ il motivo per cui ho smesso di andare in skateboard e il motivo che mentalmente mi blocca nello snowboard… è una sorta di limite. Un limite che mi fa incazzare, sperare, sorridere, piangere. Un ginocchio in frantumi che però non sarà mai in grado di fermare i miei sogni.



UNO DEI CONTEST PIù PRESTIGIOSI IN ASSOLUTO. TEXT: ENRICO SANTILLO PIC: ANTOINE TRUCHON SPOT: DAVOS

Ormai è una conferma, l’Oneill Evolution di Davos continua ogni anno di più a dimostrare di essere uno dei contest più prestigiosi in assoluto. Sarà sicuramente per lo splendido scenario che offre la località svizzera situata lungo il fiume Landwasser, a metà fra il passo della Plessur e quello dell’Albula, nelle Alpi. Sarà per la sua storia, per il fatto ovviamente di essere classificato con 6 stelle TTR ed anche per l’assurdo montepremi, che in questa appena trascorsa edizione 2012, è arrivato a toccare la soglia dei 125.000 dollari americani. Nel corso degli anni abbiamo potuto assistere, alle evoluzioni dei più grandi rider che lo snowboard possa offrire. Scotty Lago, Danny Davis, Nicolas Muller, Iouri Podlatchikov, Peetu Piiroinen, Marco Grilc, Sebastian Toutant, Christian Haller ed anche il nostro Manuel Pietropoli, sono solamente alcuni dei tantissimi nomi che potrei elencare. Per le donne vale lo stesso discorso. Basta pensare alle edizioni in cui abbiamo avuto la fortuna di vedere all’opera personaggi del calibro di Kjersti Buaas, Cheryl Maas, Sharka Pancochova, Chanelle Sladics, Kelly Clark e Spencer O’Brien. Per fortuna anche in questa appena trascorsa edizione 2012, lo spettacolo non è stato da meno, anzi. “Nuovi” nomi della scena maschile, se possiamo almeno permetterci di definirli così, hanno saputo meritarsi il posto di quelli “vecchi”. Mark McMorris ne è il classico esempio, un rider dalle potenzialità assurde, che ha avuto l’onore di essere il protagonista di una meritata video part in “The Art of Flight”, proprio insieme ad un’altra star di questa edizione, Eric Willet. Un testa a testa fra i due che entrerà senz’altro nella storia delle competizioni, sopratutto in quella dell’Oneill Evolution. Un’incontro tra due pesi massimi del-

lo snowboard, due rider che hanno sempre dimostrato di essere in primis due grandi amici. Il primo a salire sul podio è stato l’appena diciottenne Mark Mc Morris, che con Backside Double Cork 1260 Mute Grab ed un Gap Switch Hardway to 270 Out sul Down Flat - Down Rail centrale ha ottenuto un punteggio di 95.60, passando avanti allo statunitense ventiquattrenne Eric Willet. Quest’ultimo ha sbalordito la folla con uno splendido Frontside Double Cork 1080 Mute Grab ed un Lipslide to 270 Out sul wallride finale. Un punteggio totale di 95.30, non gli ha permesso di tenere testa per pochissimo al giovane canadese. Terzo classificato Seppe Smiths, che ha sfoggiato un pulitissimo Cab 1440, totalizzando un punteggio di 90.48. Per quanto riguarda la categoria femminile possiamo dirvi che anche qui il Canada ha prevalso su tutti. Spencer O’Brien classe 1988, ha saputo prevalere senza problemi sulle due rider Sina Candrian e Anna Gasser. Sarà stato sicuramente per il fatto di avere molta più esperienza rispetto alle due rider classificatesi nelle posizioni seguenti, che la gara sia stata sin dagli inizi dominata dalla ventitrenne canadese. L’Oneill Evolution di Davos, ha dimostrato ancora una volta di meritare senza dubbio le 6 stelle del circuito TTR con cui è stato classificato. I due rider vincitori hanno così ottenuto la qualificazione diretta per i prossimi WSC 2012 (World Snowboarding Championships di Oslo) che si svolgeranno dal 10 al 19 Febbraio prossimo. Inoltre entrambi gli snowboarder canadesi hanno salutato la terra svizzera, portandosi a casa la parte principale del montepremi; 40.000 dollari per Mark McMorris e 20.000 dollari per Spencer O’Brien.



DAVID BENEDEK PARLA DEL FUTURO E DEL SUO NUOVO LIBRO. ITW: GEORGE BOUTALL PICS: Hansi Herbig Hai lavorato con alcuni dei rider più forti al mondo, con chi ti sei divertito di più a rideare e chi pensi sia il futuro dello snowboard? Hmmm... c’erano e ci sono molti rider incredibili, è molto difficile scegliere. Per quanto riguarda i miei preferiti, sono sempre riuscito a circondarmi da persone fantastiche, come quelli che facevano parte della RobotFood, ovvero Travis Parker, Bobby Meeks, Jussi... ci sentiamo ancora oggi. Oppure quelli che sono venuti subito dopo come Christoph Weber-Thoresen, Mikey Basich e Mikey Leblanc... ce ne sarebbero troppi da menzionare. Invece, per quanto riguarda il futuro, ce ne sono alcuni che veramente si fanno notare nei contest dove molti fanno double cork. Persone come Mikkel Bang, Danny Davis, Jed Anderson e di recente Kohei Kudo. Sono persone che hanno uno stile unico e che mi confermano che lo snowboard non ha nulla a che fare con il pattinaggio artistico. Hai lavorato come rider e produttore per alcuni dei video più influenti della storia. Qual era il messaggio che volevi trasmettere attraverso quei video e di quale sei stato più soddisfatto? Non so se ho mai voluto trasmettere un messaggio particolare, però una volta qualcuno di una rivista mi chiese se fossi uno “Snowboarder Filantropo”… fu una cosa che mi fece sorridere e mi piacque l’idea, in quanto io colleziono snowboard come altri magari collezionano farfalle. Mi trovo sempre ad approcciare un soggetto da diverse angolazioni e diciamo che questo potrebbe essere il comune denominatore. “91 Words” aveva lo scopo di combinare tutti gli aspetti dello snowboard, “In Short” cercava di combinare diversi generi di film e adesso con il libro sto cercando di collezionare opinioni. Forse la verità è che ho paura di focalizzarmi solo su una cosa eheh... è molto più facile fallire se metti tutte le uova nello stesso cesto. Per quanto riguarda la soddisfazione, penso che il libro sia quello che mi

eccita maggiormente per il rapporto tra i traguardi che mi sono posto e i risultati che ho ottenuto alla fine. Anche se in realtà non è del tutto vero, perché con il filming è molto più difficile ottenere traguardi precisi, non è una cosa statica e ci sono troppe variabili che entrano in gioco. Per nessun film ho ottenuto più del 60% di quello che mi ero prefissato, a volte può essere frustrante. Hai spinto tantissimo i trick con i tuoi double cork e switch backside rodeo, ma ti sei anche molto concentrato sullo stile, come ad esempio le tue variazioni di shifty. Ritieni che questi nuovi triple cork e 1440 abbiano perso l’aspetto stilistico? In quale direzione sta andando lo snowboard a livello di trick? No, penso che lo stile e la tecnicità siano sempre collegati con schemi ad onda, uno progredisce e l’altro segue. Ad essere onesti, i miei double cork 1260 non erano sicuramente i trick più estetici che uno potesse eseguire su una tavola. Io ho fatto semplicemente il primo passaggio, ci vuole sempre qualcuno che faccia il primo step, in modo che poi gli altri possano seguire e migliorare lo stile in un secondo momento. Sicuramente è un po’ sconcertante quanto siano simili le run nei contest di slopestyle al giorno d’oggi, ma ritengo che sia più colpa dei costruttori che del riding vero e proprio. Se costruisci quattro salti simili in fila, è naturale che le cose diventeranno noiose, sopratutto se ogni trick è un double. Anche se in passato hai fatto dei rail da paura, ti sei sempre concentrato di più sui kicker e il backcountry, cosa ne pensi della moda dello street riding che ha travolto lo snowboarding negli ultimi anni? Io mi diverto, mi piace rideare nei rail park quando sono sulle piste, però a volte non sono del tutto convinto dello street riding. Molte volte lo street riding mi sembra “Foto-Riding”, ovvero snowboarding che vive solamente



CURRENT STATE: SNOWBOARDING 450 pages from two interconnected books

in funzione della foto. Per me non è quello il vero snowboarding e spesso non esprime ciò che è la vera essenza dello snowboard. Ma come ho già detto, mi diverto un sacco a farlo. Hai ottenuto parecchi podi nella tua carriera e hai anche ideato un evento, The Gap Session. Cosa ne pensi dello slopestyle alle olimpiadi? Pensi che possa ancora essere considerato l’evento per eccellenza? Non ci ho pensato molto in realtà, però sono certo che sarà un evento terribile. Terribile almeno quanto il Dew Tour ed eventi simili. Come ho già anticipato prima, quattro salti in fila e due rail non hanno molto a che fare con lo snowboard e la standardizzazione che viene richiesta per gli eventi olimpionici faranno in modo che non rimanga molto dell’aspetto creativo dello snowboarding, che in realtà è l’unico aspetto che lo distingue. Ho sempre ritenuto che la disciplina per eccellenza fosse il pipe per il semplice fatto che richiede la maggiore tecnica, ma purtroppo ci sono solo poche persone a farlo, come Danny Davis o Kazuiro ad esempio, che mi fanno pensare che il pipe sia il re delle discipline. La maggior parte dei rider si limitano a grabbare la punta e roteare il più velocemente possibile. Per me, l’unico modo per rendere di nuovo interessante lo snowboard competitivo è costruire percorsi veramente creativi e cambiare il sistema di giudizio del pipe, in modo che la creatività abbia molto più peso. Dovrebbe contare di più di come imposti la run, non di quanti double cork riesci a fare. Negli ultimi anni stai lavarondo ad un nuovo progetto, il libro “Current State: Snowboarding”. Cosa ti ha spinto a creare un libro e cosa stai cercando di raccontare? Ci sono due ragioni per cui ho voluto scrivere un libro, la prima è molto semplice: concettualizzare e creare un progetto puramente di design dall’inizio alla fine, non solo packaging o poster design, ma qualcosa per cui prendi del tempo per disegnare un linguaggio vero e proprio. Il secondo motivo è quello più stimolante: capire in quale direzione sta andando lo snowboard. Non che stesse andando in una direzione terribile, ma avevo dei dubbi su come la cultura intorno allo snowboard fosse cambiata da quando ho iniziato e volevo capire cosa ci si potesse aspettare in futuro. Così ho fatto una lista di persone che volevo intervistare e ho deciso di andare a incontrarli tutti in un solo viaggio.

Qual è stata l’esperienza più interessante nel scrivere il libro? Sicuramente il viaggio delle interviste. L’ho fatto a fine estate, è stata una vacanza fantastica, come skateare qualche giorno con un vecchio amico e dormire sul divano di un altro alla fermata successiva. C’era veramente tantissimo lavoro da fare visto che mi ero programmato 30 interviste in un mese e mezzo, ma è stata una vacanza in confronto ai due anni infernali che ho passato per finire il libro. Adesso stimo molto di più le persone che lavorano nell’editoria, non è facile come sembra. Preferivi essere sotto i riflettori come rider, oppure preferisci essere dietro le quinte come designer, produttore e organizzatore? Trovi ancora il tempo per snowboardare? Non riesco a decidermi. Ad essere onesti, quando sei un atleta e ti viene dato tutto, non ti rendi conto di quanto è fantastico. Eravamo tutti così viziati se si paragona quanto rispetto ricevevamo per quel poco che facevamo. E’ un grosso passaggio uscire nel mondo vero quando scopri quanto devi lavorare per ottenere certe cose. Ma entrambi i mondi hanno i loro benefici. Questo però non risponde alla tua domanda… diciamo che metaforicamente preferisco essere un direttore che un attore. Riesco ancora a snowboardare, ma solamente una frazione di quello che facevo prima, è un problema di tempi adesso. Voglio dire, sono stato letteralmente davanti al computer per due anni interi… Sembra che tu abbia fatto quasi tutto: rider, graphic designer, produttore di film, organizzatore di eventi e scrittore… cosa riserva il futuro di David Benedek? Magari una rivista tutta tua? Ahah! Sono un tipo un po’ indeciso e non riesco mai a focalizzarmi su una cosa sola. Ho cominciato un nuovo capitolo della mia vita da quando ho iniziato a frequentare una scuola di film, ho pensato che sarebbe stato figo avere un’educazione formale in campo creativo e penso che il film sia il più impegnativo e stimolante. Riassume tutti i lavori che ho fatto in uno solo. Scrivere, visualizzare e creare… è tutto molto eccitante. Ed è divertente tornare ad essere uno studente e non avere persone che ti stimano solo perché sai fare un 1080, eheh... ma penso però di essere uno snowboarder prima di tutto. Magari non più un professionista, ma in qualche altro modo è il ruolo che mi fa sentire più a casa.


Photo: Alex Berger

sponsored by Fakieshop.com

2012

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ROUND 1/3 KING OF OBEREGGEN RAIL CONTEST

08/ 01

ROUND 2/3 KING OF OBEREGGEN HALFPIPE CONTEST ROUND 3/3 KING OF OBEREGGEN SLOPESTYLE CONTEST

05/ 02 04/ 03

KING OF OBEREGGEN END OF SEASON PARTY AND PRICEGIVING

federazione snowboard italia

federazione snowboard italia

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15/ 04



Stefano Munari: Fs 720° Slob Preparation

Prova il trick in park, così in fresca avrei meno cose a cui pensare e ti sentirai più sicuro.

Approach

Controlla bene la velocità, sopratutto in fresca è importantissimo farsi un idea della parabola e dove sarà meglio atterrare. In base alle dimensioni del salto sarà più o meno facile fare una controcurva decente e quindi dovrete arrivare con peso leggermente sui talloni e lavorare bene di spalle per dare tutto l’impulso rotatorio necessario.

Take Off

Lascia scorrere la tavola e al momento di staccare, olla e ruota le spalle in frontside rimanendo ben composto, se qui sbagli è un gran problema, rischi di finire addosso al fotografo.

Maneuver

Se hai staccato bene raccogli le gambe e con la mano sinistra grabba la tavola tra gli attacchi sulla lamina frontside. Controlla la rotazione con la mano libera durante tutta la fase aerea.

Landing

Molla il grab e termina la rotazione di 720° con le gambe, mentre con le spalle bloccherai la rotazione. In atterraggio porta il peso sulla gamba posteriore in modo tale che la punta non finisca completamente sotto la neve bloccando la tavola con conseguenze note a chiunque abbia già girato in fresca ( una bella cartella ! ).

Remember

Per capire velocità e parabola puoi lanciare una palla di neve dallo stacco in direzione atterraggio, oppure facendo aprire il jump ad un tuo amico, inventandoti che ti sta squillando il cellulare!

After

Se vuoi avere la cover di Sequence grabba più vicino alla gamba posteriore e gira ancora più stiloso in crail.

Text: Enrico Cavada Pic: Denis Piccolo Location: Argentera


Matteo Borgardt: Backside Boardslide 270° Out Preparation

Prova un boardslide to fakie per capire la struttura e trovare la velocità giusta.

Approach

Arriva sul dente con tavola parallela alla struttura e peso leggermente sui talloni, non arrivare troppo forte perchè rischi di ollarti tutto il rail.

Landing

Finisci la rotazione con le gambe mentre le spalle bloccano l’impulso in direzione opposta e atterra ammortizzando con le ginocchia, occhio perchè in street gli atterraggi non sono mai come in park, controlla prima che non ci siano spiacevoli sorprese!

Remember

Al momento dello stacco olla e ruota le spalle in frontside appoggiando la tavola a 90° rispetto al rail, rimani leggero per scorrere bene ed essere super stiloso.

Ollare è importantissimo se non vuoi sbattere la tavola sul rail prima di agganciarlo, se non olli lo agganci ma con i denti. Durante l’ultima fase aerea le gambe concludono la rotazione mentre le spalle ruotano in senso opposto in modo da bloccare l’impulso rotatorio ed evitare l’overrotation!

Maneuver

After

Take Off

Mantieni posizione ed equilibrio per tutta la lunghezza del tubo e solo verso la fine ruota nella stessa direzione dello stacco. In questa fase è molto importante lo stile, quindi rimani concentrato.

In uscita cambia direzione di rotazione e chiudi in pretzel out!

Text: Enrico Cavada Pic: Denis Piccolo Location: Sestriere



BY EVERGREEN DESIGN HOUSE


ITW: GEORGE BOUTALL PICS: DENIS PICCOLO - LORENZO BELFROND

FEDERICO IOVANOVICH BY DENIS PICCOLO


Negli ultimi anni lo street riding ha ottenuto una crescita esponenziale, ormai l’80% dei video che escono online sono incentrati su di esso e ci sono sempre più ragazzini che preferiscono andare a rideare per strada, piuttosto che nei classici resort. Sta avendo talmente tanto successo che è già riuscito a mettere in ombra il pipe riding e pian piano, a livello mediatico, sta oscurando anche il park e il backcountry riding. Abbiamo voluto chiedere ad alcuni dei più giovani e promettenti rail rider italiani cosa ne pensano di questo fenomeno e capire da loro in che modo si sta evolvendo.

In the past few years street riding has had an incredible growth, at least 80% of snowboard videos released online are focused on street and there are more and more kids who prefer to ride in the cities compared to classic resorts. It’s so successful that it’s already knocked pipe riding out of the spot light and on a media level is also giving park and backountry riding a hard time. We decided to ask a few of Italy’s most hopefull rail riders what their take on the subject was and how they think this phenomenon will evolve.

Parlami di quando è scattata la molla nella tua testa di essere un jibber. Achille - Da quando ho iniziato a skateare ho cercato di portare gli stessi trick che facevo in skate sulla neve! Ma la vera molla mi è scattata in Canada a Vancouver un anno e mezzo fa, dove, girando in un resort vicino casa (Seymour Mountain), ho scoperto cosa significa la parola jibbing. Scienza - Non mi è mai scattata nessuna molla, ho sempre fatto le cose che mi sono sentito di fare. E’ il mio riding e il mio modo di fare snowboard, mi viene naturale, non mi sento di dover dare un’etichetta di questo tipo, penso che sia solo un modo comune di vedere lo snowboard. MorbidO - Facile, quando sei un writer guardi i muri, quando sei un dj ascolti i dischi, trovi una palla e diventi calciatore… è facile, vedi un muretto, o un tubo di ferro arrugginito e ti rendi conto di essere un jibber! Detto, fatto.

Can you tell me when the idea of becoming a popped in your head? Achille - When I started to skate I tried to repeat the same tricks I did on a snowboard! The realisation sprang off in Vancouver, Canada a year and a half a go. While riding at Seymour Mountain, a resort near my place, I discovered what the word Jibbing means. Scienza - No idea popped in my head. I have always done what I felt I wanted to do. My way of riding and snowboarding is natural to me. I don’t feel I need to label it; it’s only a common way of viewing snowboarding. Morbido - It’s easy: when you are a writer you look at the walls, when you are a dj you listen to records, you find a ball and you become a football player….It’s easy: you see a wall or a rusty iron pipe and you realise you are a Jibber! It’s a simple as that.

Quanto ti senti vicino ad uno skater? Tommy - Mi considero uno skater. Achille - Al mille per mille, mi sento più skater che snowboarder! Scienza - Sono anche uno skater. Morbido - D’estate al 100%, d’inverno pure, riuscendo ad esprimere ancora di più la mia fantasia. E ad un freerider? Tommy - Non ho l’attitudine. Achille - Quest’inverno molto poco viste le condizioni. Ma in generale il freeride è ciò che mi appaga di più. Scienza - Mi piace il freeride e rispetto molto questo lato dello snowboard più vicino alla natura e alla montagna, penso che ci sia molta più selezione naturale data dagli elementi naturali, come nel surf. Mi piacerebbe molto saper girare bene in fresca sfruttando gli elementi naturali. Morbido - Direi poco, anche se quando sento spennellare la neve sotto la tavola è un’emozione unica. Chi sono i riders trainanti storici nella scena dello snowboard street italiana? Achille - A quanto ho sentito, Oliver Mondino e Zeman in passato hanno spaccato molto sui rails e negli street spots del nostro paese. Poi Tato Chiala, Stefano Bergaschi, Whatza, DDP, Jhonny, Scienza. Cosa vi spinge a passare la giornata alla ricerca della neve nei centri urbani invece che sui pendii innevati? Morbido - Come ti dicevo prima, diventa automatico o quasi guardarsi attorno e trovare dei luoghi ideali nella tua mente per essere raidati, che possano esprimere al meglio l’innovazione e la creatività che ti scorre dentro le vene. Rinnovare o provarci a farlo ti rende complice di un continuo miglioramento, è una semplice molla che scatta senza troppe pretese. A livello internazionale lo street ha avuto un boom incredibile, ormai quasi l’80% dei video che escono sono incentrati su di esso. Da cos’è dato secondo voi questo successo? Scienza - E’ la giusta evoluzione che ha fatto lo snowboard, lo street riding c’è sempre stato e si è evoluto bene perché è alla portata di tutti... la maggior parte degli snowboarder, i pionieri soprattutto, erano e sono anche skaters ed è naturale fare cose simili visto che sono sport fratelli. Diciamo che lo street\urban riding è il lato più

How close to a skater are you? Tommy - I consider myself a skater. Achille -One hundred per cent, I feel more skater than snowboarder! Scienza - I’m also a skater. Morbido - In summer 100% skater, in winter too, when I manage to release my imagination even more. And how close to a freerider are you? Tommy - I don’t have the attitude. Achille - This winter I’m not very close, given the snow conditions, but generally speaking freeriding gratifies me most. Scienza - I like freeriding and I appreciate that side of snowboarding close to nature and to the mountains. I reckon that there is more of a natural selection due to the natural elements like in surfing. I would like to ride well in powder making the most of the natural elements. Morbido - I’d say, not very close, even though the feeling of the powder under the board is a unique experience. Who are the most inspiring street riders in the history of Italian snowboarding? Achille - From what I heard, in the past, Oliver Mondino and Zeman did very well on rails and street spots in our country. Later came Tato Chiala, Stefano Bergaschi, Whatza, DDP, Jhonny, Scienza. What motivates you to spend your time looking for snow in urban areas rather than on snow-covered slopes? Morbido - As I told you earlier, it becomes a mechanical gesture to look around to find the ideal places to ride, where you can exploit at its best, the innovation and creativity running in your blood. If you find something new, or at least try to, you keep improving: it’s a simple spring that snaps without too much pretence. At international level street has been having an incredible boom. Nearly 80% of videos being released are focused on street. How can you explain this success? Scienza - It’s a logical evolution of snowboarding. Street riding has always been there. It has evolved because it is within everybody’s reach. Most snowboarders, especially pioneer snowboarders were and still are skaters. Therefore it is natural they do similar things since snowboarding and skating belong to the same family. We can say that street/urban riding is the most avant-garde and modern aspect of snowboarding. It allows for more variations, there are


FEDERICO IOVANOVICH BY DENIS PICCOLO


ACHILLE MAURI BY LORENZO BELFROND AT CERVINIA



all’avanguardia e moderno dello snowboard e che permette più variabili... si vedono sempre cose nuove quasi giornalmente e a livello di intrattenimento guardare un video con molto street riding è più divertente e meno noioso. Credo anche che la completezza di un video di snowboard sia data da una giusta varietà di riders e di stili di riding, anche solo all’interno dello street riding stesso, in modo che possano venire espressi i molteplici punti di vista dello snowboard. In Italia invece lo street fa più fatica ad espandersi e il livellononèaltocomeinaltrediscipline,comeilparkriding. Secondo voi come mai? C’è futuro per lo street in Italia? Achille - Giustamente le cose sono correlate, se non ci sono park dove allenarsi è dura anche andare in street a provare trick nuovi. Ma la situazione sembra stia prendendo una giusta strada e i park italiani si stanno attrezzando con diverse strutture per poter provare a raggiungere il livello estero, anche se con il solito ritardo. Morbido - E’ facile fare una relazione con il park riding, li quasi non esistono incognite, al massimo c’è la neve dura o lenta; invece nello street fino a che non lo affronti non te ne rendi conto di quanto sia diverso. Basta pensare solo alla temperatura, alla qualità della neve che spesso è sempre recuperata, la speed, il rail… non slida mai come in park. E cosa dire dell’out, se non ci sono le pietre o i pezzi di metallo è davvero fortuna. Credo che lo street sia in crescita esponenziale, anche se non si vedono ancora i trickoni. Tra l’altro credo che avrà sempre più crescita, visto che tutte le pubblicità sono improntate su questa piccola cerchia di riding.

new tricks landed almost daily. At an entertainment level it’s more fun and less boring to watch a video with a lot of street riding. I also believe that a snowboarding video is great, when there is the right mix of riders and riding styles, which show different snowboarding points of view, even when it deals exclusively with street riding. In Italy, on the other hand street is struggling to expand and its level is not as high as in the other disciplines like park riding. Why is that so? Is there a future for street riding in Italy? Achille - There is a reason for everything. If there are no parks to practice it is hard to go straight to the streets and try new tricks. The current situation seems to be changing and the new Italian parks are acquiring new features, in order to try to reach an international level, even if a bit late. Morbido - If we are considering park riding, there are no unknown elements: either the snow is ok, or hard or slow. On the other hand in street riding you don’t know what to expect until you are there. You have to take into account temperature, the amount of snow, which is often recovered from elsewhere, speed, rail ….It doesn’t slide the same way as in a park. And what to say about landing? You are lucky if you don’t find stones or pieces of metal. I think street is having an exponential growth, even though we cannot see really big tricks yet. It will grow more and more, since all advertisements are focusing on this riding style.

Chi sono le persone in Italia (crew, brand e media) che attualmente stanno spingendo lo street nel modo giusto? Achille - Molti rider si stanno adeguando alle “esigenze” internazionali: Garbage gang, HG crew, Weed Us e Gnarcolate sono crew che stanno spingendo, ognuno a suo modo, un movimento “alternativo” dello snowboard, diverso da chi salta a Livigno, o da chi fa pipe a Laax. Per quanto riguarda i brand italiani che stanno spingendo la scena street, Rough ha tutte le carte in regola per crescere in questa direzione. Per i media… Likemilk.com!

Who are the people (crews, brands and media) who are pushing street into the right direction in Italy? Achille - Many raiders are starting to conform with international “requirements”: Garbage gang, HG crew, Weed Us and Gnarcolate are crews that are pushing, each one in its own way, an “alternative” snowboarding movement, which differs from the scene of those who jump in Livigno or ride pipe in Laax. With regards to Italian brands that are pushing the street scene, Rough has the right qualifications to grow towards that goal. As far as media are concerned I would name Likemilk.com!

E nel futuro invece chi secondo voi avrà un ruolo importante nello street? Chi sono le nuove promesse? Achille - Stefano Bergamaschi, Nicolò Pezzato, Max Zebe, Gabriele Bay, Giammarco Maiocco, Mich Dalle, Federico Iovanovich, Dadino Colturi e Burger!

Talking about the future, who will play an important role in street? Who are the new hopes? Achille. Stefano Bergamaschi, Nicolò Pezzato, Max Zebe, Gabriele Bay, Giammarco Maiocco, Mich Dalle, Federico Iovanovich, Dadino Colturi and Burger!

Qualche anno fa lo street era incentrato sui rail grossi e gap spettacolari, mentre adesso la tendenza va verso ostacoli più piccoli, ma con trick più tecnici e creativi. Secondo voi in futuro si continuerà in questa direzione? Tommy Lanza - Secondo me è ancora così, c’è chi fa i rail grossi e i gapponi e chi fa le cose più tecniche e creative. Basta mettere a confronto un video Technine con uno Think Thank. Morbido - Credo si raggiungerà un mix ideale tra le due formule, già solo negli ultimi video si intravede un notevole cambiamento. Tecnica e grandezza si stanno notevolmente fondendo (guarda Shoot the Moon o la videopart di Scott Stevens in Capita).

A few years ago street revolved around big rails and spectacular gaps, but now there is a trend towards smaller obstacles, with more technical and creative tricks. In your opinion will this trend continue? Tommy - In my opinion there are still those who go for big rails and gaps and those who go for more technical and creative tricks. To prove this you can compare a Technine video to a Think Thank one. Morbido - I think we will get to an ideal mix of those two formulae. You can already notice a remarkable change in recent videos. Technique and greatness are clearly merging (see Shoot the Moonn or Scott Stevens’ videopart in Capita).

Voi preferite trick spessi su ostacoli grossi, o trick più creativi su strutture più piccole? Tommy - Sicuramente trick più creativi su strutture che non per forza sono piccole, ma che siano diverse. L’importante è divertirsi, non buttarsi giù dai palazzi.

Do you prefer big tricks on large obstacles or more creative tricks on smaller features? Tommy - I’m for more creative tricks on features that aren’t necessarily small, but different. The important thing is to enjoy yourself, not to jump off big buildings.

La città che vorresti railare? Tommy - Torino. Achille - Burnaby, Canada. Scienza - Helsinki, Stoccolma, Umea, Salt lake City, il Minnesota e in Canada come a Montreal e Calgary. Ma anche Milano, Torino e la pianura padana con un metro di neve. Morbido - Una qualsiasi, a patto che resti piena di neve per due settimane, con almeno 30cm.

Which city would you like to hit? Tommy - Turin. Achille - Burnaby, Canada. Scienza - Helsinki, Stockholm, Umea, Salt lake City, in Minnesota and in Canada in places like Montreal and Calgary. But also Milan, Turin and the Po plane with one meter of snow. Morbido - Any citiy, as long as it is full of snow for two weeks. With at least 30cm. of snow.


TOMMASO LANZA BY DENIS PICCOLO AT SAN SICARIO

DAWID GURBOWICH BY DENIS PICCOLO AT BARDONECCHIA


TEXT: ALVARO VOGEL PICS: RUDI WYHLIDAL SPOT: JAPAN


ALVARO VOGEL




Poco prima di Natale prendemmo la decisione di tornare in GiapA short while before Christmas we decided to go back to Japan: pone: dopo alcune e-mail, telefonate, discussioni e cene, il viagafter a few e-mails, phone calls, discussions and dinners, the gio iniziava a delinearsi. La crew non vedeva l’ora di entrare in trip began to take shape. The crew couldn’t wait to get in touch contatto con una cultura così simile e così diversa dalla nostra. Il with a culture so similar and yet so different from ours. Japan is Giappone è spesso descritto come sushi, prodotti elettronici, Judo, often described with words like sushi, technological products, Karaoke e Manga, ma quello che noi cercavamo era la pow-pow ed Judo, Karaoke and Manga. Yet what drove Lisa Filzmoser, Nicholas era per questo motivo che Lisa Filzmoser, Nicholas Wolken, René Wolken, René Schnöller and I (Alvaro Vogel) to board a flight to the Schnöller ed io (Alvaro Vogel) ci imbarcammo per la seconda volta land of the rising sun for the second time, was pow-pow. verso la terra del sol levante. After a twenty-hour flight, finally we landed in Sapporo, the largest Dopo circa venti ore di volo, atterrammo finalmente a Sapporo, la city on Hokkaido Island, the furthest north in the archipelago. We più grande città sull’isola di Hokkaido, la più settentrionale dell’arspent the first night in a small hotel just outside Sapporo, while cipelago. La prima notte la passammo in un piccolo hotel poco Tsukasa, as a true Car Danchi, spent it in the car with his dog Yuki. fuori Sapporo, mentre Tsukasa, da vero Car Danchi, la trascorse in Car Danchi is not a car rental company, nor a religion: it is a lifestyle. macchina con il suo cane Yuki. Car Danchi non è un auto noleggio They spend the winter sleeping in the car simply because they o una religione, ma è solamente uno stile di vita: essi trascorrono want to be in the right place at the right time, i.e. where there is the l’inverno dormendo in macchina, per l’unico e semplice motivo most snow. In the car they don’t have a heater, nor running water, che è quello di essere sempre al posto giusto nel momento giusto nor sanitation; they just have a small gas burner to make coffee, tea e cioè dove c’è più neve. In auto non hanno una stufa, non hanno or a soup. In order to wash and warm up during the cold Japanese acqua corrente e non hanno servizi igienici, solamente un fornelnights, the Danchi use the onsen, which are public or private spas. lino a gas per fare il caffè, il tè o una minestra. Per lavarsi e per riThe following day we left early to meet Shinya, another member of scaldarsi durante le fredde notti giapponesi, i “Danchi” vanno alle the Car Danchi crew. Shinya is an alpine guide a real ninja of the onsen, che sono bagni termali pubblici o privati. off-piste. He really knows every corner of Hokkaido Island, he even Il giorno seguente partimmo alla buon’ora, in modo da incontranamed some peaks he discovered inland, still unknown to tourists re Shinya, un altro membro della crew Car Danchi. Shinya è una and most of the local people. In the mountains we moved around guida alpina e un vero ninja del fuori pista, conosce praticamenexclusively on foot, we couldn’t use the splitboards because the te ogni angolo dell’isola di Hokkaido e ha persino dato il nome a snow was too deep: in the least deep areas it reached our hips and delle vette scoperte da lui nell’entroterra, ancora sconosciute al at its deepest it was up to our chests. By the way, it never stopped turismo e alla maggior parte degli indigeni. In montagna ci muovevamo solo ed esclusivamente a piedi, le ta“Shinya e Tsukasaerano sono persone semplici, vole split erano impossibili da usare sempre felici, tranquille: tutte le risposte erano pensate e perché la neve era troppo profonda: ponderate e ogni decisione presa in montagna veniva discussa.” quando lo era meno ci arrivava alle anche e quando era profonda arriva“Shinya and Tsukasaerano were simple people, they were always va praticamente fino al petto; tra le happy and peaceful. All the answers they gave us were weighed altre cose non smise mai di nevicare. and every decision taken in the mountains was debated.” Tutti i giorni alle 6:45 Shinya e Tsukasa venivano a fare colazione nella nostra casa in stile giapponese, senza sedie e senza letti, dove dormivamo tutti su dei materassi molto fini in snowing! Every day at 6:45 Shinya and Tsukasa came to our house mansarda. Trenta minuti più tardi partivamo per una qualche vetta, to have breakfast Japanese style, without chairs, without beds. lontano da qualsiasi cosa, ma prima di allontanarci definitivamente Everybody slept on very thin mattresses in the attic. Thirty minutes dalle zone semi urbanizzate, ci fermavamo sempre da 7eleven per later we left for some far-from-everything peak, but before leaving comprare acqua, sushi, cioccolato e Nigiri (praticamente la versione the semi-urban areas completely, we would always stop at 7eleven giapponese dei nostri panini), riso e pesce avvolto in un’alga. Verso to buy water, sushi, chocolate and Nigiri (a Japanese version of our le nove del mattino eravamo sempre pronti per il primo drop-in. filled rolls), rice and fish wrapped in seaweed. At around nine in the Il gruppo era molto affiatato, Shinya e Tsukasa diedero un taglio morning we were ready for the first drop-in. molto interessante al nostro viaggio; il loro atteggiamento verso The group was very close. Shinya and Tsukasa gave our trip an lo snowboarding, ma anche verso la vita in generale, fu qualcosa interesting slant. Their attitude to snowboarding, as well as di molto speciale che influenzò tutto l’andamento del nostro soglife in general, was something really special, which influenced giorno in Giappone. Grazie a loro potemmo avvicinarci molto alla the whole Japanese trip. Thanks to them we got really close to cultura giapponese. Shinya e Tsukasaerano sono persone semplici, Japanese culture. Shinya and Tsukasaerano were simple people, sempre felici, tranquille: tutte le risposte erano pensate e ponderathey were always happy and peaceful. All the answers they gave te e ogni decisione presa in montagna, veniva discussa nonostante us were weighed and every decision taken in the mountains was le difficoltà di comunicazione che ci potevano essere in un gruppo debated, notwithstanding the communication problems we had di otto persone provenienti da quattro nazioni differenti (Austria, in a group of eight people coming from four different countries Svizzera, Gran Bretagna e Giappone). Non ci fu nessuna “prima don(Austria, Switzerland, Great Britain and Japan). There were no na”, litigio o discussione inutile, tutti ci consideravamo sullo stes“prima donnas”, no useless arguments or discussions, we were so piano. Dopo sei faticosi giorni di freeriding ci spostammo verso all on equal terms. After three exhausting days of freeriding meridione, più precisamente a Niseko: un comprensorio sciistico we moved southwards to Niseko, a ski resort with fantastic con impianti favolosi, con una miriade di possibilità di riding sia features, numberless day-and-night riding opportunities, a real diurno che notturno, un paradiso per lo snowboarding. Dopo dieci snowboarding paradise. After ten powder-riding days we stopped giorni di powder riding, volando verso casa ci fermammo a Tokyo in Tokio for two days. It’s a frenetic city that never stops: there per due giorni. Una città frenetica che non si ferma mai: luci ovunare lights, noise, beautiful women everywhere, restaurants every que, frastuono, belle donne, ristoranti ogni venti metri e karaoke twenty meters and Karaoke bars everywhere. We couldn’t possibly bar ovunque. Meglio di così non potevamo concludere un viaggio end such an unforgettable trip, full of emotions, snow-surfing and indimenticabile, ricco di emozioni, snow-surfing e karaoke sessions. karaoke sessions, in a better way.


LISA FILZMOSER


NICHOLAS WOLKEN


RENE SCHNOELLER


ALBERTO MAFFEI


TEXT: mike pireddu

PICS: ANDREA SCHILIRò


Da nord a sud, da est ad ovest. Dall’alto in basso, girando a destra e poi a sinistra. Viaggiare attraverso la nostra penisola può esser più tortuoso che mai, specialmente se si vogliono scoprire tutte le sfumature. Questo è lo spirito che Believers, il programma in onda su DeeJay TV e che abbiamo già conosciuto nella sua veste estiva, porta con sé anche nell’edizione invernale che si sta filmando in questi mesi. Il viaggio vede come protagonisti il regista Matteo Maggi ed il fotografo Andrea Schilirò, che a bordo della fedele Mini Cooper stanno viaggiando per scoprire la scena degli action sport invernali. Ogni puntata racconterà la storia di una crew, di un rider o di qualcuno che in questi sport ci crede per davvero, fino in fondo, e che ne ha fatto uno stile di vita. Il regista Matteo Maggi, romano che però ormai conta una lunga permanenza in Finlandia, è stato dietro la videocamera nelle produzioni di Cold Focus ed anche per alcune puntate dell’edizione estiva di Believers. Andrea Schilirò nasce come fotografo di moda, ma porta dentro di se la passione per i viaggi, le bici fisse ed appunto lo snowboard. Andrea aveva già collaborato con Matteo al video che raccontava il loro viaggio e quello di alcuni riders tra cui Stefano Benchimol, sulla mitica linea Transiberiana. Ed eccoli di nuovo insieme, questa volta però sulle vie tortuose di Alpi ed Appennini, alla scoperta di chi ha scelto gli action sport come ragione di vita, coloro i quali chiamiamo appunto Believers. Ma andiamo con ordine e partendo proprio da Matteo ed Andrea, inziamo a scoprire da vicino come stanno vivendo questo viaggio, quello stesso viaggio che poi vivremo gustandocelo su Deejay TV.

Travelling across our country from north to south, from east to west, up and down, turning right and then left, can be really complicated, especially if you want to discover all the nuances. This is the spirit of Believers, the programme on DeeJay TV we have already followed in its summer version. The winter edition, we are currently shooting, follows the same philosophy. The main characters of this journey are director Matteo Maggi and photographer Andrea Schilirò, who are travelling on board their steadfast Mini Cooper, to discover the winter action sports scene. Each instalment tells the story of a crew, a rider or somebody who really deeply believes in these sports and adopts it as a way of life. Director Matteo Maggi is from Rome but has been living in Finland for a long time. He has been filming for Cold Focus productions as well as some of the instalments of the summer edition of Believers. Andrea Schilirò started his career as a fashion photographer, but loves travelling, fixed bikes and obviously snowboarding. Andrea had already collaborated with Matteo in a video about their journey together and a video about Stefano Benchimol and other riders on the legendary transSiberian railway. They are back together, on the winding roads of the Alps and the Apennines, looking for the people who have chosen action sports as a way of life, the so-called Believers. But let’s start from the beginning, let’s see how Matteo and Andrea are experiencing the journey we’ll later enjoy watching on Deejay TV.

Matteo Maggi.

Matteo Maggi.

Come state? A che punto siete del viaggio? Siamo a Kronplatz e stiamo finendo di filmare la quarta puntata, un po’ affaticati, ma dopo il tramonto di questa sera abbiamo di nuovo le energie per iniziare la quinta ed ultima puntata.

How are your? Where are you? We are at Kronplatz and we have nearly finished shooting the fourth instalment. We are a bit tired, but after tonight’s sunset we’ll regain lost strength to start on the fifth and last instalment.

Quanti chilometri avete percorso dall’ultimo spot per arrivare lì? Siamo partiti da Livigno 4 giorni fa passando per la Svizzera, in tutto abbiamo percorso più o meno 200km tra passi gonfi e stragonfi di neve.

How many miles did you cover to get there from the previous spot? We left Livigno four days ago. We drove through Switzerland covering approximately 200Km up and down mountain passes loaded with snow.

Dove avete trovato la situazione più difficile da gestire? E dove avevate paura di non riuscire a portare a casa la puntata? Ogni puntata ha avuto i suoi imprevisti, in particolare quella a Livigno ci ha creato un po’ di problemi: park, non park, vento, brutto tempo. La paura principale però non era di non portare a casa la puntata, ma di buttare via l’attrezzatura sotto nevicate infinite. Comunque ce l’abbiamo fatta, soprattutto grazie a Davide Silvestri e Manuel Pietropoli.

Where did you have the hardest time? Where did you fear you wouldn’t manage to finish filming? Each episode had its contingencies. Especially in Livigno we had some problems: park, not park, wind, bad weather. Our greatest worry wasn’t about managing to finish shooting, but rather about losing our equipment under never-ending snowfalls. Luckily we made it and we must thank Davide Silvestri and Manuel Pietropoli.

Se potessi cambiare Matteo/Andrea con un’altra persona, con chi lo faresti? Non ci cambiamo per nessun motivo e in più diamo entrambi il benvenuto ai due nuovi membri fondamentali del team, Cristiana Pecci e Brando Giannoni.

If you could swap Matteo/Andrea with another person, whom would you choose? No way! We wouldn’t change anything. Besides we want to welcome two new members of our team: Cristiana Pecci and Brando Giannoni.

Cosa pensate del progetto Believers? Quanto è importante che la TV parli degli action sport? Pensiamo che debba continuare, è una buona occasione per tirar fuori dalla nicchia sport che non si conoscono abbastanza e avvicinare ragazzi che altrimenti continuerebbero solo a dar calci ad un pallone. Nulla da togliere al calcio, ma in Italia un po’ di varietà non guasterebbe. Andrea invece pensa: “Calcio merda!”.

What do you think of the Believers project? How important is it that TV gets involved in action sports? We think TV should continue to get involved. It is a great chance to expose niche sports that nobody knows and to involve youngsters, who otherwise would just kick a football. I don’t want to criticise football, but in Italy it would be nice to have a bit of variety. Andrea, on the other hand, thinks that football is shit!

Ivan Passetto.

Ivan Passetto.

Ciao Ivan, presentati un po’. Sono un ragazzo che ama lo sport e più di tutto lo snowboard e il surf! Per anni ho girato i monti europei e quelli d’oltre oceano facendo gare di boardercross, ottenendo molte soddisfazioni tra cui preziose amicizie! Mentre gareggiavo

Hello Ivan, please introduce yourself. I’m a boy who loves sport and more than anything snowboarding and surfing. I toured the European and American mountains for years competing in boardercross contests, getting good results and making great


DAVIDE SILVESTRI AT LIVIGNO

MITCH DALLE



manuel pietropoli AT LIVIGNO


vivevo a San Martino di Castrozza, dove mi allenavo e costruivo il primo park con alcuni amici. Da lì nacque la voglia di progettare park e strutture è aumentata sempre di più e finita la carriera da atleta ho fondato la SPT Snowpark Project, azienda che appunto progetta e realizza snowpark. D’inverno costruisco snowpark e in estate mi dedico ad un altro stupendo e affascinate sport che è il surf, che mi ha fatto conoscere luoghi nuovi, gente nuova e mi fa emozionare ogni volta che raggiungo la line-up e guardo questa stupenda onda che mi viene incontro, pronta per essere surfata!

friends! While I was competing I lived at San Martino di Castrozza where I trained and built the first park with some friends. From that experience I decided I wanted to design parks and features and when my careers as competitor finished I set up SPT Snowpark Project, a company that designs and builds snowparks. In winter I build snowparks and in summer I spend my time surfing, a wonderful and fascinating sport. Thanks to surfing I got to know new places, new people and I’m moved every time I reach the line-up and watch a wonderful wave coming towards me ready to be surfed!

Come sei entrato nella produzione di Believers? Quasi per caso direi, il mio amico Valentino Mori, skier di ottimo livello, mi ha chiamato e chiesto in che condizioni era il park per poter venire con la produzione di Belivers a filmare e fare alcune foto per il programma… la mia risposta è stata: “In perfette condizioni”!

How did you join the Believers production? Almost by chance, I would say. My friend Valentino Mori, an excellent skier, called me and asked me about the park condition. He wanted to come to shoot and take photographs for the programme with the Believers production. My answer was, “The park is in perfect conditions”!

Cosa fa di te un believers a tutti gli effetti, raccontaci un po’ di te e lo snowboard. E ritieni importante che realtà come Deejay TV raccontino l’action sport? Credo quasi fondamentale, visto che realtà come Deejay TV hanno come utenti una nicchia di ragazzi giovani e stufi delle solite partite di calcio e delle loro disgrazie, visto che ci sono sport molto più sani come lo snowboard e il surf, che spesso vengono messi in secondo piano. E come sono i tuoi giorni da vero Believers? Sono tutti come il primo, vivo ogni giorno al massimo cercando di acquisire al meglio quello che mi possono donare la vita e i miei sport, oltre alle persone che mi stanno vicino. Jhonny. Com’è nata la connection per partecipare a Believers? Ho ricevuto una telefonata da Matteo Maggi su Skype, mi ha parlato del progetto Believers Winter e mi ha chiesto se io e gli alti ragazzi avremmo voluto partecipare per far vedere come viviamo lo snowboard. Che elementi della crew erano presenti? Mich Dalle, Jacopo Lazzari ed io. Poi, nei tre giorni a Bardonecchia, si sono uniti a filmare anche Matteo Ferraris e Matteo Tuberosa. Come crew, avete un ottimo rapporto con il filming. Cosa avete trovato di diverso nel filmare per un programma TV? Beh non cambia molto, nel senso che quando filmiamo cerchiamo di essere il più spontanei possibili e trasmettere il fatto che siamo un gruppo di amici affiatati che fanno snowboard assieme. Unica cosa che cambia, sono l’attrezzatura e disponibilita’... eheh… abbiamo girato tre giorni a bordo di due Mini Cooper, accompagnati da una troup di filmer e fotografi super in gamba che era lì solo per noi... direi il top. Matteo Maggi è un filmer che di snowboard ne mastica parecchio. Come vi siete trovati con lui e Andrea Schilirò? Sia Matteo che Andrea li conoscevo già come persone, ma non avevo mai avuto il piacere di lavorarci e filmare assieme, penso sia una coppia super affiatata e auguro a tutti un giorno di poter essere filmati e fotografati da loro. Cosa pensate del fatto che Deejay TV stia dando spazio agli action sport? Penso sia una cosa bella visto che fa vedere anche questi sport e la gente che si sbatte per rendere migliore questo ambiente. Cosa vi ha resi e vi rende nella vita di tutti i giorni dei Believers? Forse il fatto che sono più di 10 anni che snowbordiamo e che a 30 anni suonati siamo ancora come dei ragazzini con il sorriso stampato in faccia quando siamo tutti insieme a snowbordare.

What makes you a genuine believer? Tell us something about yourself and snowboarding. Do you think it is important that Channels like Deejay TV make programmes about action sports? I think it’s really vital, since Deejay TV viewers are a niche group of youngsters fed up with the usual football matches and the usual scandals. There are much healthier sports like snowboarding and surfing, which are often left in the background. What are your days like as a true Believer? They are all like the first day. I live each day at its best, trying to acquire what my life and my sports can offer me, not to mention all the people who are close to me. Jhonny. How did you get involved in Believers? I received a Skype call from Matteo Maggi, who talked to me about the Believers Winter project. He asked me whether the other guys and I would have liked to take part, in order to show how we experience snowboarding. Who were the members of your crew? Mich Dalle, Jacopo Lazzari and I. Then on the three days we were filming in Bardonecchia, Matteo Ferraris and Matteo Tuberosa joined us. As a crew, you are very good at filming. How different was it to film for a TV programme? Well, it’s not very different because when we are filming we try to be as spontaneous as possible and show that we are a group of close friends who snowboard together. The only difference is the equipment and the money…. We toured for three days driving two Mini Coopers, with an excellent crew of filmers and photographers, who were there just for us. It was fantastic. Matteo Maggi is a filmer who knows a lot about snowboarding. How did you meet him and Andrea Schilirò? I already knew Matteo and Andrea, but I hadn’t had the chance to work and film with them. I think they are a very close pair and I would like everybody to have the opportunity to be filmed and photographed by them. Do you think it’s important that Deejay TV has started covering action sports? I think it’s great they show these sports and the people who fight to improve this sector. What made you and still makes you Believers in your daily life? Perhaps the fact that we have been snowboarding for more than 10 years and well into our thirties we are still kids, smiling we are snowboarding all together.


MITCH DALLE AT BARDONECCHIA



MARCO MORANDI AT IN BARDONECCHIA


TEXT & PICS: ROBERTO BRAGOTTO SPOT: CALIFORNIA



Credo non sia mai semplice tentare di descrivere un luogo che I think it isn’t easy to describe a place that in one way or another in un modo o nell’altro ti è entrato nel cuore…, si rischia semhas become dear to your heart…, one risks confusing issues. pre di confondere le idee. Proverò così: se mai dovesse piacervi I’ll try this way: if you happen to like surfing, try to imagine a il surf, provate a pensare ad una bellissima baia al tramonto, con beautiful bay at sunset with perfect, regular, constant waves. onde perfette, regolari, costanti; onde di dimensioni adatte per The waves are suitable for everyone, from beginners to the most chiunque, partendo dai principianti per arrivare fino ai più esperexperienced surfers. A fantastic bay with a fantastic landscape all ti. Una baia fantastica, con uno spettacolare panorama a farne da around, accessible all year around. It isn’t just a magical place, it’s contorno e accessibile tutto l’anno. Un posto non solo magico, also got a unique characteristic: there is hardly anybody in the ma che ha anche una particolarità unica nel suo genere: non c’è water waiting for the waves. Is it a dream? Well, I think that June quasi mai nessuno in acqua ad aspettare quelle onde. Un sogno? Mountain looks like a dream. You can ask anyone who’s already Beh, penso che June Mountain ci possa somigliare. Si può chiebeen there, but I’m sure they would all say the same thing, “Go dere a chiunque ci sia già stato, ma sono convinto che chiunque to June! It’ unbelievable, it’s perfect! And there are so few people potrebbe dare la stessa risposta: “Andate a June! E’ incredibile e there!” It seems impossible, but it is true. June Mountain is a kind perfetto! E c’è sempre pochissima gente!”. Sembra impossibile, of enchanted place, so close to busy Mammoth, but also so far ma è proprio così. June Mountain è una sottospecie di luogo infrom what one can imagine. For starters most people would be cantato, così tanto vicino all’affollato Mammoth, ma anche così chilled by the look of the first lift. It isn’t a proper chairlift, it is a tanto distante da quello che ci si possa immaginare. Già il fatdeath carousel. It is a sort of tiny two-seater divided by a big iron to di ritrovarsi di fronte al primo impianto di risalita, per molti pipe in the middle and, in typical American style, without an elbow potrebbe risultare agghiacciante: la prima seggiovia non è una or footrest. What you find at the end is just the beginning of an vera e propria seggiovia, è una giostra della morte. Una sorta di absurd situation: a simply perfect superpipe, wall ride, polejam, piccolissimo seggiolino a due posti diviso al centro da un grosa sequence of every kind and size of rails as well as a sequence sissimo tubo di ferro e, come la normalità americana richiede, of all kinds of kickers. On top of it all you have surroundings that senza nessun punto di appoggio per piedi e gomiti. Ma quello make those American landscapes unique even at an altitude close che vi aspetta all’arrivo, è solo l’inizio di una situazione paradosto three thousand metres: there are trees, incredibly tall trees sale: un superpipe semplicemente perfetto, wallride, polejam e everywhere…. One of them is covered with knickers and bras. And rail in sequenza di ogni tipo e dimensioni e, sempre in sequenza, then, one can experience the total peace of a place with just a qualsiasi genere di kicker. A tutto si aggiunge il solito contorno, il few people, who have a whole mountain at their disposal. It is a contorno che rende unici quei paesaggi americani nonostante i quasi tremila “June Mountain è una sottospecie di luogo metri d’altitudine: alberi, altissimi alincantato, così tanto vicino all’affollato Mammoth, beri, ovunque… di cui addirittura uno ma anche così tanto distante da quello che ci si possa immaginare. colmo di mutandine e reggiseni. E poi… Ma quello che vi aspetta all’arrivo, è solo l’inizio e poi la tranquillità assoluta del ritrodi una situazione paradossale.” varsi in pochi con un’intera montagna a propria disposizione. E’ qualcosa di “June Mountain is a kind of enchanted place, so close stranissimo, una sensazione pazzesca e to busy Mammoth, but also so far from what one can imagINE. surreale. Una sensazione che mi ha acWhat you find at the end is just the beginning compagnato per tutta la durata di queof an absurd situation” sto viaggio, la stessa sensazione che riesce a prenderti il cuore e a lasciarlo lì, facendoti assaporare il pensiero di vivere in mezzo ai quei luoghi really strange, crazy, surreal feeling. That feeling was with me for per sempre. E invece, era arrivata l’ora di tornare a casa. Nuovathe whole of my journey. It grabs your heart, making you taste the mente, ancora. Los Angeles, Stati Uniti. Sveglia ore 4:55. Alzarsi thought of living in the middle of that landscape forever. Instead, dal letto del motel appoggiando prima il piede destro. Pipì. Acit was time to go back home. Yet again. qua e sapone sulle mani, sulla faccia. Asciugamano. Dentifricio e Los Angeles, United States. Alarm at 4:55. Getting up from the Spazzolino. Pantaloni della tuta, felpa, berretto di lana, scarpe. motel bed hitting the floor with the right foot first. Pissing. Water Starbucks e Dusty Donuts, due ciambelle da un dollaro ciascuna. and soap on hands and face. Towel. Toothpaste and toothbrush. Bagagli, macchina carica. Ore 6:15 aeroporto LAX, abbracci e saTracksuit trousers, sweatshirt, woolly hat, shoes. Starbucks and luti. Check-in, imbarco. Attesa. Ore 7:30 americane. Primo aereo, Dusty Donuts, two one-dollar donuts. Luggage, load the car. Los Angeles – Calgary, quattro ore. Atterraggio. Sei ore di scalo. Time: 6:15, LAX airport, hugs and goodbyes. Check-in, boarding. Attesa infinita. Nuovo imbarco. Secondo aereo, Calgary – FranWaiting. 7:30 American time. First flight, Los Angeles – Calgary coforte. Dieci ore di aereo. Atterraggio. Un’ora di scalo. Nuovo four hours. Landing. Waiting six hours for transfer. Second imbarco. Perquisizione veloce, “pericolo di trasporto esplosivi”. flight Calgary – Frankfurt ten hours. Landing. Waiting one hour Terzo aereo, Francoforte – Venezia. Un’ora e mezza di aereo. Atfor transfer. Boarding again. Quick search, “under suspicion of terraggio. Ore 13:25 italiane. Poche persone all’aeroporto, tipica carrying explosives”. Third flight Frankfurt – Venice, one hour and frescura d’inizio primavera. Le mie chiappe su un marciapiede thirty minutes. Landing. 13:25 Italian time. Uncrowded airport, aspettando l’autobus. Autobus, Aeroporto Marco Polo – Piazzale typical beginning-of-spring cool air. My bum on a sidewalk Roma. Ore 14:45, treno Venezia – Bassano del Grappa. Vecchia biwaiting for the bus. Bus from Marco Polo airport to Piazzale Roma. cicletta olandesina. Ore 16:45 italiane, casa. Ventitre ore di viagTime 14.45, Venice– Bassano del Grappa train. Old Olandesina gio totali, jet lag. E dopo aver vissuto la California per la seconda bike. 16:45 Italian time, home. A total travelling time of twentyvolta nell’arco di un anno e in compagnia di splendide persone, three hours and jet lag. After experiencing California, Mammoth aver ritrovato Mammoth e June, scoperto Northstar a Lake Tahoe, and June for the second time within a year, together with some aver brindato a Las Vegas e sospirato a Venice Beach di fronte al fantastic people, after discovering Northstar and Lake Tahoe, after suo interminabile tramonto, il meraviglioso sogno americano era toasting in Las Vegas and sighing at Venice Beach with its neverfinito, terminato, concluso. O forse, chissà, solamente rinviato. Di ending sunset, my beautiful American dream was over, finished, certo, e così rimarrà per sempre impresso nella mia memoria, non closed. Perhaps it was only postponed. It is certainly imprinted in sarà mai dimenticato. my memory forever, it will never be forgotten.


FEDERICO IOVANOVICH TAILGRAB TO LIPSLIDE


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MICHELE LOMBRANO




ITW: DENIS PICCOLO ILLUSTRATIONS: EVERGREEN DESIGN HOUSE PICS: denis piccolo - roberto bragotto - lorenzo belfrond- andrea schilirò - Pyry Lepistö - SAMULI RONKANEN


Plazy e Benchi sono sicuramente due tra i rider più completi di tutta Italia. Alti, strani, silenziosi, introversi e metodici. Si adattano a qualsiasi situazione e terreno: entrambi fortissimi e tecnici in street, non disdegnano affatto gli enormi kicker in park, oppure il più puro e naturale backcountry. Così atipici, ma così attuali. Siete due rider atipici, girate su tutti i terreni anche se la vostra immagine è molto legata allo street, nonostante la vostra altezza non si sposi alla grande con il jibbing. Benchi - Sicuramente il mio girare prevalentemente in street non è nato come una vera e propria passione, essendo nato in mezzo alle montagne ovviamente non si trovavano molti passamani... diciamo che il tutto è cominciato quando ho iniziato a collaborare con Matteo Maggi spostandomi in Finlandia, la terra degli hand rail! Plazy - Non esiste uno spot giusto o non girabile, dipende dal rider e dalla sua creatività. Per trovare degli spunti basta vedere i video su internet. Il mio modo di snowboardare è nato un po’ così, ma non direi di essere legato principalmente allo street. Mi diverto un sacco in street, ma anche in fresca o in park. Dipende solo dalla giornata e dalla crew con cui sto girando. Descriviti e come rider e parla di come è iniziata la tua avventura nel mondo dello snowboard. Benchi - Direi che come rider sono cresciuto molto negli ultimi anni, cominciando a fare qualche video e qualche foto per magazine italiani e qualche volta anche europei! All’inizio non era assolutamente così, non mi conosceva nessuno, andavo spesso in giro anche da solo a fare mille gare, quante più possibili per farmi vedere e migliorare. La mia avventura sullo snowboard invece è cominciata perché mi ero stancato delle gare di sci e dell’ambiente troppo competitivo. Plazy - Sono un rider altoatesino a cui piace snowboardare, cerco di non copiare lo stile di nessuno, però tengo molto a fare trick stilosi migliorando sempre di più il mio stile. La mia storia è cominciata all’Alpe di Siusi girando in park con i miei amici, successivamente abbiamo girato tra Italia, Svizzera e Austria. Nella stagione 20072008 ho vinto il contest Burton AM Tour a Siusi; quella fu la prima stagione dove Max, Simon, Bambi e Cavada affittarono una casa a Siusi. Da quel momento in poi ho cominciato a girare con loro.

Plazy and Benchi are two of the most all-rounded riders in Italy. Both are tall, strange, silent, introverted and meticulous. They are capable of adapting to any terrain: they both are technical street riders, but they neither despise enormous park kickers, nor the more natural backcountry riding. It is so unusual yet so insightful. You are two atypical riders, you appreciate every kind of terrain but your image is tightly connected to street riding even though your height isn’t really typical of jibbers. BENCHI - I grew up in the middle of the mountains where there weren’t many handrails around, so I can’t really say that street riding came as a natural passion… Let’s just say that it all began when I started working with Matteo Maggi in Finland, the land of rails! PLAZY - No spot is right or wrong, it all depends on the rider and his creativity. If you’re looking for inspiration all you have to do is watch all the videos on the internet. My snowboarding started with a few rails, but I don’t think that I’m more connected to street riding than to other aspects of snowboarding. I really enjoy riding street, but also powder and park. It depends on the situation and the crew I’m riding with. Describe yourself as a rider and tell us how did you get into snowboarding? BENCHI - I think I have grown up a lot in the past few years, filming for videos and shooting for Italian and even European magazines! At the beginning it was completely different, I had to make a name for myself so I used to go around, even on my own, taking part in as many contests as possible to try to progress and get noticed. I started snowboarding because I was fed up with ski racing and its competitiveness. PLAZY - I’m a rider from Alto Adige who loves snowboarding. I try to do my own thing and am really focused on doing stylish tricks and always trying to improve my style. I started with park riding in Alpe di Siusi with my friends, then we started travelling between Italy, Switzerland and Austria. In 2007-2008 I won the Burton Am Contest in Siusi; it was the first season that Max, Simon, Bambi and Cavada rented a house in Siusi. From then on I started riding with them.

Plazy, hai la tua storica crew, che pur essendo composta da riders molto giovani (Simon Gruber, Max Stampfl, Marco Concin), si sta pian piano slegando per svariati motivi, gran parte di essi legati al lavoro. PLAZY - Max, Simon e Bambi mi hanno insegnato tutto! Ricordo ancora le giornate a Siusi: primo giro Max dichiara la sua run standard, frontside 7 e backside 7, così, per cominciare la giornata. Io non ero in grado di partire in quel modo, ma pian piano mi sono gasato assieme a loro. Mi hanno portato in fresca e in street, non dimenticherò mai quei tempi. Non è solo una crew di riders, loro fanno parte della mia famiglia!

What about your crew Plazy? Even though it’s made up of very young riders (Simon Gruber, Max Stampfl, Marco Concin) it’s slowly loosening (non capisco) due to many problems, like work aspects. PLAZY - Max, Simon and Bambi have taught me everything! I still remember the days at Siusi where Max would claim his run, frontside seven and backside seven just for warming up. I wasn’t capable of starting the day like that but I slowly started getting better and better thanks to them. They took me into powder and to the streets, I will never forget those moments. They are not just a crew of riders, they are family!

Benchi, che vantaggi, ma sopratutto che svantaggi, comporta essere un maestro di snowboard nella tua crescita di “pro”? BENCHI - Sicuramente il vantaggio maggiore è quello di avere sempre la tavola allacciata ai piedi. Questo lavoro mi permette di mangiare facendo quello che amo, altrimenti sarei dietro a dei fornelli a far saltare piatti di pasta. Lo svantaggio è che magari spesso non ho il tempo che vorrei per allenarmi o per partecipare alle gare, ma direi che fino ad oggi sono più i vantaggi che gli svantaggi!

Benchi, what advantages or disadvantages are there being a snowboard instructor on his path to become a “pro”? BENCHI - The biggest advantage is that I’m always strapped to my board. This job allows me to pay for what I love doing, otherwise I would probably be locked in a kitchen cooking pasta. The disadvantage is that sometimes I don’t have as much time as I would like to train or take part in competitions, but for now the advantages are much bigger than the disadvantages.

Gran parte della vostra visibilità deriva dal lavoro svolto per i progetti video di Random e Cold Focus. Cosa ha significato per voi filmare e quanto vi ha aiutato nella vostra crescita di snowboarder e di uomini? Plazy - Preferisco filmare e scattare foto, non sono un rider da contest. Mi piace molto filmare con Killer e i ragazzi di Random.

Most of your coverage comes from the video projects you take part in, Random and Cold Focus. What has it meant to you to be able to film and how much has it helped you grow as a rider and as a person? PLAZY - I prefer filming and shooting photos, I’m not much of a contest rider. I really enjoy working with Killer and the guys at


daniel neulichedl by lorenzo belfrond at etna / Fiat picture awards

STEFANO BENCHIMOL BY ANDREA SCHILIRò


STEFANO BENCHIMOL BY Pyry Lepistรถ IN HELSINKI FINLAND




daniel neulichedl by DENIS PICCOLO at etna / Fiat picture awards


Shootare è faticoso, ma se esce un buon prodotto mi da una grande soddisfazione. Benchi - Filmare con Matteo e i ragazzi di Coldfocus ha significato vivere le esperienze più belle di sempre legate allo snowboard, dal filming ad Helsinki fino al viaggio in Siberia e sicuramente ha contribuito in maniera decisa nella mia crescita di rider, soprattutto come street rider. Come uomo invece credo che mi abbia fatto crescere molto già il fatto di viaggiare e vedere posti e culture differenti dalla propria. Qual è stato il viaggio più importante e più interessante legato al mondo dello snowboard? Benchi - Il viaggio attraverso la Siberia è stato la cosa più bella che potessi mai fare, ho visto posti che mai avrei pensato di visitare e conosciuto persone fantastiche durante tutto il viaggio! Inoltre ha rafforzato il rapporto con la crew di Matteo e Andrea, visto che abbiamo dovuto condividere per un mese una cuccetta di 2 metri per 3 piena zeppa di bagagli! Sicuramente ha cambiato anche il mio modo di approcciarmi alla vita e ai rapporti personali! Un viaggio che consiglio a tutti, specialmente in inverno. Plazy - Non penso che esista un viaggio più importante o più interessante, ma uno dei viaggi che mi ha più impressionato è stato il trip organizzato da Fiat e Sequence, da San Martino fino all’Etna. Snowboardare su un vulcano, con gli impianti sfondati e le piste senza innevamento, mi ha lasciato senza parole, nel senso buono. I video di snowboard sono essenziali per far crescere il livello e dare visibilità al nostro sport e a voi riders, ma in Italia sono sempre di meno e le produzioni fanno sempre più fatica a produrre un video. Dove nasce e perché esiste questo problema? Quanto è importante per un rider avere una video-part? Benchi- Avere una video-part è sicuramente importante per aumentare la propria visibilità mediatica e per farsi vedere in giro, ma non è tutto. Servono anche le gare e credo che serva molto avere anche un buon rapporto con la gente che segue questo sport da spettatore! Se i video in Italia sono sempre di meno, credo sia da attribuire alla difficoltà di budget: finché filmi sempre in street e non devi nemmeno fare lo skipass, i costi si riducono, ma dal momento in cui ci metti la fresca e le trasferte in montagna, tutto diventa più costoso. In Italia la parola “pro” forse viene usata troppo facilmente, che differenza c’è a essere un “pro” in Italia o esserlo in Europa? Chi sono secondo te i riders italiani che possono permettersi di definirsi “pro”? Plazy - Io sicuramente non sono un pro! Il fatto di avere qualcuno che ti passa il materiale, non significa esserlo! Un professionista si fa vedere nel mondo, come lo era Filippo quando filmava con Mack Dawg, la più grande produzione al mondo; oppure ora Simon che filma con Isenseven, o quando Lukas filmava con i Pirati, oppure Giacomo e Manuel che hanno partecipato alle Olimpiadi e ai Grand Prix. Dipende da come una persona vuol farsi vedere, se shootare oppure fare gare importanti, loro sono stati e sono dei “pro”.

Random Video. It’s very exhausting to film, but if the end result is good, it’s a great satisfaction. BENCHI - Filming with Matteo Maggi and the guys at Cold Focus has given me the best snowboarding experiences, from filming in Helsinki to the trip to Siberia that gave me a big boost as a rider, especially as a street rider. As a person I have grown a lot because I have travelled to different places and met new cultures. Which has been the most important and interesting snowboarding trip you have had? BENCHI - The journey across Siberia has been the best thing that I could possibly have done. I visited places I never imagined I would go to and met amazing people during the whole trip. I also strengthened my friendship with Matteo and Andrea, as we had to share a 2 X 3 metre berth full of luggage for an entire month! It definitely changed my way of dealing with life and interpersonal relationships! I would strongly recommend this trip, especially in winter. PLAZY - I don’t think there is a more important or more interesting trip, but the one that left a mark on me was the Picture Awards that Fiat and Sequence organized from San Martino in South Tirol, to Mt. Etna in Sicily. To snowboard on a volcano, where the lifts were all falling apart and the pistes didn’t have snow, left me speechless, in a good way. Videos are essential to push the level of riding and showcase our sport and you riders, but in Italy there are fewer and fewer videos and the production companies struggle more to come out with new videos. What is the reason for that? How important is it for a rider to have a video part? BENCHI - It is important to have a video part to showcase your riding and get media coverage, but it’s not everything. Contests are also important as well as having a good attitude towards the spectators. The fact that there are fewer videos in Italy is probably due to a problem of budgets: if you just film street and don’t have to pay for lift passes the costs are low, but if you want to get to the powder and start adding trip expenses, it all becomes more expensive. In Italy the word “Pro” is often misused, what’s the difference between being a pro in Italy and a pro in Europe? Who do you think are the riders in Italy who can really be defined as “Pro’s”? PLAZY - I’m not a Pro for sure! Just because someone gives you boards, doesn’t mean you’re a pro! A pro shows his skills to the world, like Filippo Kratter when he was filming for Mack Dawg, the world’s leading production company. Like Simon Gruber who films for Isenseven, or Lukas Goller when he worked with the Pirates or Giacomo Kratter and Manuel Pietropoli who took part in the Olympics. They were and are real “Pro’s”. It depends on whether an athete wants to expose himself, through magazines and videos or through contests.

Dove nasce il soprannome Plazy? PLAZY - Il maso dei miei nonni si chiama Plottner-Hof, io ero il nipote più grande e appunto per questo i ragazzini mi chiamavano Plottner. Durante una giornata di snowboard il mio amico Hannes Frei ha cominciato a dirmi che ero troppo “lazy” e sembrava non avessi voglia di girare… ha messo la “P” di Plottner davanti a “lazy” e cosi è nato il mio soprannome.

WHERE DOES THE NICKNAME PLAZY COME FROM? PLAZY - The village where my grandparents are from is called Plottner-Hof, I was the oldest grandchild and because of this all the kids used to call me Plottner. One day when we were riding a friend of mine, Hannes Frei, started saying that I was too lazy and that it seemed like I couldn’t be bothered to ride... So he put the “P” of Plottner together with “lazy” and that’s how my nickname came to life.

Come vi vedete tra 10 anni? Plazy - Vorrei finire casa mia, lavorare ancora nella stessa ditta, o forse avere un’attività in proprio. Forse mi metterò all’opera per fare qualche bambino…!? Benchi - Tra 10 anni? Forse farò ancora il maestro, o forse sarò un allenatore di giovani talenti! Oppure potrei diventare un agricoltore.

How do you see yourself in ten years’ time? PLAZY - I want to finish my house, work for the same company or maybe start my own company. Maybe I’ll start working on having some kids…? BENCHI: In ten years’ time? Maybe I will still be a snowboard instructor or maybe a trainer for young riders! Or maybe even a farmer.


STEFANO BENCHIMOL BY SAMULI RONKANEN IN HELSINKI FINLAND

daniel neulichedl by ROBERTO BRAGOTTO AT PASSO ROLLE


daniel neulichedl by ROBERTO BRAGOTTO AT PASSO ROLLE



SIMON GRUBER BY Markus Rohrbacher IN VAL SENALES


PICS: Markus Rohrbacher ronnie grammatica alessandro belluscio cristian scalco denis piccolo


STEFANO MUNARI BY ALESSANDRO BELLUSCIO IN VAL SENALES


LUKAS GOLLER BY DENIS PICCOLO AT ARGENTERA


MAX VIEIDER BY ROBERTO BRAGOTTO AT MONTE ELMO


JACOPINO THOMAIN BY ALESSANDRO BELLUSCIO AT COURMAYER


STEFANO MUNARI BY CRISTIAN SCALCO AT ARGENTERA



DADINO COLTURI BY RONNIE GRAMMATICA


LORENZO BUZZONI BY ROBERTO BRAGOTTO AT PASSO ROLLE




A CURA DI ENRICO SANTILLO BY FIFTH SEASON

APO MDT

ARTEC CIPHER

BATALEON EVIL TWIN

BLACKHOLE PROMODEL ROCKER

Camber tradizionale e Freestyle shape è veloce e precisa nei jump e lungo le transizioni, ma è anche ideale per la fresca grazie agli speciali Powder Inserts, 2cm di set back aggiuntivi per non essere mai colti impreparati da una improvvisa nevicata.

La scelta di Gus Engle per il freestyle e la scelta di Kalle Ohlson per il backcountry. La Cipher riuscirà a sbalordirti in qualsiasi situazione ti capiti durante il tuo inverno. Dinamica, tenace con massimi risultati nel pop e altissima precisione nelle risposte.

Shape e flex twin tip mettono in risalto le proprietà del Twin TBT™, efficace in park, stabile negli atterraggi e sui rail, ma altrettanto funzionale in condizioni all mountain grazie all’anima Core Core rinforzata dal Tri-ax Laminate che la rende precisa ed affidabile.

We Love Rocker! La versione a camber inverso della Promodel è il massimo che il Team Black Hole poteva inventare, ogni ostacolo è superato cn una facilità impressionante se poi ci mettiamo una grafica rasta, il connubio stile e performance è completo!

BURTON NICE GUY

CAPITA STAIR MASTER

DC MLF IKKA PRO

DRAKE DF1

Se stai cercando il coniglio bianco di Alice, chiedi a Keegan Valaika che fine abbia fatto! La macchina da trick del jib rider più forte degli ultimi tempi si presenta con una montagna di novità tecnologiche ed in versione Mid Wide per tramutare la montagna in un park.

In relazione al suo prezzo, non conosce rivali! Tavola facile, leggera e dall’ottima tenuta, ti permette di avere sempre il suo più totale controllo. E’ il tuo personal trainer ideale, per migliorare dentro e fuori dal park!

Tavola True Twin studiata appositamente per il rider che ama divertirsi su qualsiasi terreno senza rinunciare ad un riding potente e morbido. Ikka l’ha voluta con un camber standard per garantirgli un pop straordinario e senza limiti… chi ha il coraggio di domarla?

La DF1 è l’ideale per i rider che cercano un mezzo per l’All-Terrain che mantenga un animo freestyle. Perfetta per i rider che cercano il divertimento senza sacrificare il controllo. Dotata di rinforzi in kevlar per ridurre il peso, assorbire le vibrazioni e offrire il giusto flex torsionale.


A CURA DI ENRICO SANTILLO BY FIFTH SEASON

FLOW DRIFTER

FORUM THE HONEYPOT

JONES HOVERCRAFT

NITRO PRO SERIES ETTALA

Drifter è stata progettata per farti divertire in tutti gli aspetti dello snowboard: che si tratti di pow, park, pipe o rails, è una delle tavole più cazzute della gamma! L’I-Rock è un reverse camber con base convessa, per una sensazione più naturale sui rails.

Il nuovo camber Grand Pops ha una superficie ancora più larga per ollie grandi e potenti. L’anima Gnar è realizzata interamente in Aspen ad alta qualità; super leggera e con un un riding responsivo.

The Perfect Pow Board! Questa fantastica tavola, che avrà il compito di far passare la voglia di pow a qualsiasi rider, è super galleggiante e permette di rompere qualsiasi tipo di neve, da quella polverosa fino a quella crostosa…

Dennis McNett si è riunito con i riders per carpire i loro sogni ricorrenti ed inciderli sulle loro tavole con sangue, sudore e passione. Risultato sei fantastiche grafiche su una super tavola, la Addict! La Ettala è perfetta per chi ama la velocita e i salti spericolati.

RIDE CRUSH

ROME ARTIFACT

SALOMON MEN’S BOARD

YES TDF

Crush combina lo shape LowRize™ con la tecnologia 85A Slimewalls® per regalarti uno stile di surfata davvero piacevole! La costruzione a camber inverso, con profilo piatto in centro ed ampio rocker in punta e coda, elimina la lamina in eccesso riducendo i rischi di dolorosi contro spigoli.

L’anima è composta da fibre di legno super flessibili, è liscia, resistente e amica dell’ambiente! La tecnologia Glass Impact Plates, offre una maggiore resistenza sotto gli attacchi, regalando più flex e meno peso alla tavola.

Pop del bambù + forza del basalto = Men’s Board. Camber tra i piedi per un miglior controllo, Rocker su nose e tail per surfare senza sforzo. Perfettamente bilanciata e costruita con miscele di materiali naturali per uno snowboard soprannaturale!

Un true twin veloce e sciancrato con Pop Camrock, che mantiene una buona galleggiabilità e attitudini All Mountain. Anima Master Composite con inserti in Kevlar e Carbonio per ridurre le vibrazioni e migliorare la reattività.


A CURA DI ENRICO SANTILLO BY FIFTH SEASON

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FOSSIMO STATI A VEGAS NON SAREBBE MANCATO. TXT & PICS: DENIS PICCOLO SPOT: RENO CALIFORNIA RIDERS: Alvaro Dal Farra, Filippo Kratter, Massimo Zeman Galfrè, Alessandro Benussi. Las Vegas 2003. Guardando questo vecchio scatto in diapositiva, scansito a tamburo, mi sono fermato a capire se eravamo a Las Vegas, oppure a Reno, succursale del gioco, a poche miglia da Lake Tahoe. Mancando Giacomo Kratter sono quasi sicuro che sia Reno, fossimo stati a Vegas non sarebbe mancato. Poco cambia, queste erano le prime uscite italiane nel territorio americano, e tra settimane di shooting e giorni di brutto tempo, si cercava relax e divertimento nelle città della proibizione. Incredibile pensare che Alvaro dal Farra sarebbe diventato un pro di Motocross Freestyle, che Massimo Zeman Galfrè pochi anni dopo sarebbe stato un broker capellone, che Alessandro Benussi quel giubotto di Jeans pochi anni dopo lo avrebbe si usato ma taglia XS e che Filippo Kratter… bhe Filippo sempre uguale quello che gli dai se lo mette addosso. A proposito ma Giacomo dov’era?


ROXY.COM @ Nate Christenson


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RE VELSTOKE, B.C.

SULLIVAN PHOTO


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