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03/11/2016 09:51



For all those who believe that Japan is only fresh snow and powder and powpow and white... ok, you got it. Three consecutive pictures to turn our impression and our cultural heritage around after so many stories of trips in the land of the rising sun searching for virgin snow fields. HALLDOR HELGASON, OTARU, JAPAN, CYRIL


Yes, together with Halldor there was also Max, this Italian guy who is now famous all around the world. And, yes, normally he likes to come down the stairs that way. You have to admit that it is faster and not really that dangerous. Well, almost. MAX ZEBE, OTARU, JAPAN, CYRIL




Sage won the Olympics. After that, not so many contests anymore. Who cares of comps, when you can travel around the world to have fun on your board after choosing your mates for the trip? Then if Sage and Halldor pick each other, you can only expect good stuff out of that kind of duo. SAGE KOTSENBURG, OTARU, JAPAN, CYRIL


TXT: GIACOMO MARGUTTI PIC:CYRIL

Il quattro volte campione del mondo di freestyle, tre volte campione degli US Open, tre volte campione del Banked Slalom di Baker, Craig Kelly ci lasciò 13 anni fa, sotto una valanga mentre stava facendo da guida in backcountry per un gruppo di rider nella British Columbia canadese. Mi ricordo ancora così bene quel giorno. Era il 21 gennaio del 2003, ero a Livigno per i miei secondi Burton European Open. Era ancora uno dei primi contest internazionali che coprivo come reporter, ma conoscevo già benissimo tutti i rider del circuito grosso dai magazine che mi divoravo in quei giorni. E, naturalmente, la morte di Craig Kelly mi colpì tantissimo, così come tutti quelli che erano a Livigno con me. Mi ricordo che il giorno seguente sospesero il contest, e dopo una fitta nevicata notturna, ci godemmo un giorno in fresca, tutti a girare in tavola insieme, non più atleti né giornalisti né fotografi, ma come amici che surfavano in memoria di Craig. Craig Kelly era un eroe per tanti, allora era uno dei rider più famosi e importanti per più di 15 anni. Influenzò il nostro sport e definì lo snowboard così come lo conosciamo ora. Il leggendario snowboarder è ancora un eroe per tutti noi, 13 anni dopo quel giorno, e per sempre lo sarà.


Antti Autti

Ph: Luca Crivelli

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EDITOR IN CHIEF Denis Piccolo | denis@tabcommunication.com EDITORIAL COORDINATOR Giacomo Margutti | giacomo@tabcommunication.com EDITORS Denis Piccolo | denis@tabcommunication.com Cristian Murianni | murio@tabcommunication.com ADVERTISING OFFICE welcome@tabcommunication.com ART DIRECTOR George Boutall | george@evergreendesignhouse.com GRAPHIC DESIGN Letizia Macaluso | letizia@evergreendesignhouse.com SEQUENCE-MAGAZINE.COM Alberto della Beffa | alberto@tabcommunication.com Daniela Micali | daniela@tabcommunication.com PHOTO SENIOR Matt Georges | hello@mattgeorges.com Denis Piccolo | denis@tabcommunication.com

INFO: welcome@tabcommunication.com

PHOTOGRAPHERS & FILMERS Cristian Murianni, Davide Fioraso, Marco Morandi, Gianfranco Battaglia, Andrea Schiliro, Matt Georges, Cyril COVER David Bertschinger by Cyril COLLABORATORS Antonio Isaja, Enrico Santillo, Lisa Filippini, Simone Natale, Marco Contardi, Alessandro Belluscio, Elisa Maria Ferrari COMPANY EDITOR Tab Communication Via Paolo Bassi 29 Milano 20159 welcome@tabcommunication.com PRINT Grafiche Ambert Verolengo TO DISTRIBUZIONE FreePress 30.000 copies distribuited in Italy, Germany, Austria, Switzerland, France, England in 1200 snowboard shops


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FREESTYLE SELECTION ESSENTIAL BINDINGS TERMOFORMING BY THIRTYTWO BOOTS KORUA ARTIST SERIES NORTHWARE & DRAKE INTERVIEW 10 YEARS OF SKATE BANANA PRO SETUP: GIANMARCO MAIOCCO THEY WEAR TWEET STARS PRO SHOP SUPERTRICK WRT CHECK OUT NICOLA LIVIERO BOOM THE NITRO MOVIE FUNKY TRIP WORLD CUP BIG AIR MILANO STRONGER MARCO GRIGIS TRANS SIBERIAN EXPRESS SEARCHING FOR ITALIAN DOLOMITES WORD OUT

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La tavola freestyle più versatile che possiate trovata nella vasta collezione firmata Drake. Agile in park per affrontare i kicker più grossi o i rail più cazzuti, è una tavola morbida per un divertimento pressochè assoluto in ogni angolo di park.

La Process è una tavola che mixa alte prestazioni con uno stance focalizzato sul riding in park. Il pro rider Mark McMorris, per esempio ,l’apprezza per la sua leggerezza abbinata a performance ottimali, soprattutto se si vuole progredire su kicker e rail.

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CAPITA SCOTT STEVENS

DC MEDIA BLITZ

Una tavola dalle performance incredibili per un altrettanto incredibile rider, Scott Stevens. Un alieno, vero e proprio. La sua pro-model vi permetterà di jibbare qualsiasi cosa grazie a resistenza assoluta e versatilità. Con questa tavola il vostro estro potrà sfogarsi in ogni luogo.

E’ la tavola testata e approvata dal pro-rider norvegese Torstein Horgmo, perfetta per gli animali da freestyle. Il profilo è l’innovativo double camber, un camber sotto ai piedi alternato con un rocker al centro per una risposta immediata.

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K2 BOTTLE ROCKET

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Novità di casa K2: tavola da freestyle di concezione moderna, concentrata sulla creatività e lo stile e manovrabilità. Con tecnologia Freestyle Baseline tipica delle tavole K2: flat camber per stabilità fino a punta e coda e Tweekend Tips, con rocker verso tail e nose.

Una twin freestyle dura e pura, adatta a tutti i tipi di terreno e stili di riding. Leggera grazie alle costruzione in fibra di basalto e facilmente manovrabile, regala pop e stabilità al tempo stesso grazie ai camber in punta e coda per più precisione e tecnicità.

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NITRO CHUCK

RIDE CROOK

Realizzata in collaborazione con i rider Nitro Torgeir Bergrem, Nils Arvidsson e Gjermund Braaten, questa tavola regala il giusto quantitativo di pop per affrontare i kicker con sicurezza, assicurando la giusta flessibilità. Box, rail, jump, niente potrà mai più spaventarvi in park.

Incazzatissima grafica firmata Brian Romero per una tavola esclusivamente per gasare in park. Prezzo competitivo per una twin rocker che vi permetterà qualche errore. Se siete dei quasi criminali, la Crook è una scelta obbligata.

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Il Team è un attacco pensato e disegnato per essere il più versatile attacco all terrain in circolazione. Costruito attorno al leggero e resistente baseplate Stealth Air dal profilo ridotto, preciso, super reattivo e super confortevole. Dal look solido e tutto d’un pezzo, regolabile con l’utilizzo di una sola vite: il Team è l’attacco ideale per chi cerca performance e potenza allround dal park alla pista passando per il backcountry.

NITRO TEAM


K2 FORMULA Uno chassis leggero ma resistente, un plantare in EVA seamless e uno strap Custom Caddi tutto nuovo in Neoprene comodo e duraturo, che rende il Formula perfetto per avere delle prestazioni solide su tutta la montagna. Il Formula di K2 è un attacco versatile con un forward lean regolabile e un supporto diretto del tallone – seamless e facile da usare.

Con un highback in uretano un po’ più rigido, l’attacco Ride LTD è utile a quel rider che desidera un po’ più di rigidità nella vita, ma è flessibile quando gli serve esserlo. Per incrementare la reattività, Ride ha attaccato il suo nuovissimo e minimal strap alla caviglia Padless unendolo a un plantare Wedgie super leggero. Quando devi saltare sull’ultimo kicker del park, sappi che il tuo attacco sta dalla tua parte con il Ride LTD.

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DRAKE SUPERSPORT Attacco freestyle leggero, il Supersport permette di esser regolato senza l’uso di attrezzi. Lo spoiler Prime di Drake ti darà un flex simmetrico e un risposta perfetta ai tuoi movimenti.

Performance leggendarie per un rider leggendario: Un attacco pressoché perfetto, innovativo, modellato grazie ai suoi consigli e rispondendo in modo sicuro alle sue esigenze. Uno spoiler rivoluzionario e altamente resistente (il TR Hybrid Highback), caratterizzato da un design di nuova concezione che fornisce un maggior supporto nella zona della caviglia e un’ampia libertà di movimento di torsione laterale in alto

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Tutti i modelli di scarponi Thirtytwo sono termoformabili, il procedimento è semplice e la resa ottimale. Customizza il tuo fit! In molti sanno gli scarponi Thirtytwo sono termoformabili, ma non tutti sfruttano il vantaggio di questo semplice procedimento che, se fatto ad inizio stagione e seguendo poche semplici istruzioni, migliora radicalmente il fit, comfort e performance del boot. In sintesi durante il processo di termoformatura il materiale di cui è costituita la scarpetta “Intuition Foam” si scalda, si espande e si ammorbidisce. Se in questa fase lo scarpone viene indossato, la scarpetta calda entra in contatto con il piede prendendone esattamente la forma. Oltre ad assecondare la forma del piede e quindi risultare più comoda sin dalle prime calzate, la scarpetta riempie anche gli spazi vuoti lasciati ad esempio da una pianta stretta o da un collo magro e questo è un altro vantaggio in termini di performance. Se da un lato con la termoformatura si evitano quei dolorosi fastidi di inizio stagione, dall’altro il piede è tenuto molto più saldo all’interno della struttura della scarpetta dando una sensazione di pieno avvolgimento. La stretta di uno scarpone non dipende solo da quanto si tirano i lacci esterni, ma parte da una buona chiusura della scarpetta interna, per cui fate una prova, termoformate il vostro boot e sentirete la differenza! Per evitare danni alla scarpetta e ottenere una termoformatura ideale questo procedimento va effettuato presso un rivenditore autorizzato Thirtytwo munito di fornetto apposito. Il processo non danneggia in alcun modo lo scarpone ed è ripetibile.

BY GIACOMO MARGUTTI



BY GIACOMO MARGUTTI

Il 24 ottobre Korua Shapes ha immesso sul mercato tre tavole uniche, tutte disegnate a mano da Aaron Schwartz, amico e ambasciatore di Korua. Sono tavole “one-of-a-kind” e saranno disponibili esclusivamente sullo shop online di Korua ( HYPERLINK “http://koruashapes.bigcartel/”koruashapes.bigcartel.com).Aaron ha partecipato a numerosi viaggi con la crew di Korua la scorsa stagione e le tavole riflettono tutti quei bellissimi momenti che hanno passato insieme in montagna. L’Apollo 56 (regular) è stata creata nella home resort di Korua, in Svizzera a Laax, e racchiude tutto ciò che ognuno di noi ama dello snowboard. La stessa cosa per la Stealth 56, che è stata disegnata in Giappone mentre si trovavano là a filmare il nuovo video di Korua. La Puzzle 61 è stata fatta all’ISPO di Monaco. Aaron ha chiesto alle persone che si fermavano presso lo stand di Korua dove a loro piacesse girare e ha disegnato i nomi di quelle location sulla tavola. La lista completa consiste in 100 resort e secret spot da tutto il mondo. “Questa edizione speciale della Apollo 56 è stata creata per una mostra d’arte che ho tenuto presso Flims/Laax chiamata The December Show,” dice Aaron Schwartz. “L’idea era quella di includere tutti questi elementi diversi che fanno parte dello snowboard sulla tavola stessa, come foreste, montagne, nuvole eccetera. Ma lo scopo era anche quello di sottolineare l’influenza del surf e dell’acqua sullo snowboard. Inoltre, son ben rappresentati i mantra di Korua “Yearning For Turning” e “We Love Turns”. Corta ma galleggiante, la Apollo 56 è perfetta tra gli alberi, e l’essere corta la rende veloce e scattante. Anche se nel look ricorda una retro fish, le caratteristiche generali la fanno più sembrare una short board tra piccole onde pulite. La coda asimmetrica offre ai goofy sensazioni di riding diverso rispetto a quelle che hanno i regular. Ottima anche per le ragazze e per i rider leggeri e piccoli, dai beginner

fino ai rider che esperienza comprovata in fresca. È sorprendente vedere quanto riesca ad assecondare le discese verticali in Alaska. “Ho disegnato la Stealth 56 al Japan Snow Expo di Yokohama, poco fuori Tokio,” dice Aaron. “L’idea è simile a quella dell’Apollo, dato che include tutti quegli elementi ci cui lo snowboard si nutre. Ma per questa tavola volevo giocare con lo spazio negativo e lo shape stesso, invece che riempire il top-sheet intero.” I 156cm della Stealth rendono 4316 centimetri quadri, che sono perfetti per i rider più pesanti o per quelli un po’ più leggeri che però amano sempre avere tutto sotto controllo. Paragonata alla Pencil, la Stealth ha un nose più largo e quindi è più tranquilla e permissiva in fresca anche se più corta. Dato il suo galleggiamento, i vostri piedi strisceranno nella powder e questo rende i takeoff e gli atterraggi in neve fresca molto più semplici. Tiene tantissimo la velocità e ciò è perfetto per curve lunghe e veloci. “La Puzzle 61 è stata disegnata all’ISPO di Monaco,” dice Aaron. “Sono stato allo stand di Korua per un po’ di giorni e ho chiesto alla gente che passava di lì dove amassero snowboardare e ho disegnato quei posti sulla tavola. È stata una bella esperienza interattiva e un vero piacere conversare con la gente sullo snowboard mentre disegnavo proprio lì davanti a loro.” Lo shape della Puzzle è abbastanza simile all’Apollo, ma l’ovvia differenza sta nella coda. Offre molta più rigidità, il che dà più risposta dato che arriva dalla coda. Ideale per uno stile di riding veloce e potente. È molto reattiva e offreuna risposta immediata dal piede posteriore, perfetta se volete chiudere dei bei Air durante la vostra run. Tutte queste tavole sono state laccate e possono essere usate ma è meglio tenerle con cura dato che sono oggetti da collezione. Mentre scriviamo tutto ciò, ne sono rimaste due in catalogo – la Stealth e la Puzzle. Ricordate: nel mondo ce n’è solo una per modello!



QUALI SONO LE PRINCIPALI NOVITÀ DELLA COLLEZIONE BOOTS NORTHWAVE? Northwave è un marchio storico per lo snowboard e sin dal 1991 siamo conosciuti per il nostro comfort, prestazioni e qualità. Il mercato ci riconosce come boot specialist e per quest’anno siamo usciti con le nuove versioni di modelli ormai ben noti come il Prophecy, il top di gamma per il freestyle e il Domain, il massimo per gli amanti di freeride e carving. E per cercare di accontentare tutti, usciamo anche con una nuova costruzione del Decade, ma sempre mantenendo la tanto amata finestra di flessione sul gambetto per evitare lo spanciamento dello scarpone. LA VOSTRA COLLEZIONE PRATICAMENTE HA ELIMINATO L’ALL ACCIATURA CLASSICA A “LACCIO” SOSTITUENDOLA CON I SPEED LACING E BOA, QUALI VANTAGGI CI SONO A UTILIZZARE QUESTE TECNOLOGIE E QUALI SVANTAGGI INVECE? Facciamo parte di questo ambiente sin dagli inizi e la spinta innovatrice ci ha sempre portato a voler migliorare la performance da un lato e semplificare la vita agli snowboarder dall’altro. Per questo motivo il laccio classico, per quanto mantenga sempre il suo fascino, è stato negli anni sostituito da più moderni sistemi di chiusura. Northwave è stata la prima ad uscire con il sistema Speed Lace, che abbina alla velocità di chiusura la possibilità di differenziazione tra la zona bassa e alta dello scarpone. Quest’anno vi presentiamo il nuovo sistema di chiusura degli scarponi da snowboard chiamato SPIN, con laccio in Dyneema, che risulta essere più forte e più flessibile di qualsiasi cavo metallico. È anche il più veloce, il 25% più rapido di ogni altro meccanismo con il rotore, ed è user friendly, infatti bisogna solo girare la rotella per chiudere e tirare in avanti il puller per aprire. Velocità, precisione nella chiusura e semplicità sono i veri punti di forza. CI SONO DIVERSE TECNOLOGIE NEL VOSTRO BOOTS: TF3 PRO, CORSET SOCK, RUBBER SHIELD E SUPER LACE SL, MI SPIEGHI

BREVEMENTE COSA SERVONO E SE SONO PRESENTI IN TUTTI I BOOTS? Sono tutte features che si trovano nel nuovo Prophecy. La Tf3 Pro è la nostra scarpetta termoformabile top di gamma nella versione abbinata con il Corset Sock, una calzetta interna alla tomaia dello scarpone, che rende il flex più efficace collegando in maniera diretta la tomaia alla scarpetta. Il Rubber Shield, è un guscio in gomma che avvolge l’intera area esterna del tallone, proteggendo lo scarpone dalle abrasioni e aumentandone la longevità. Il Super Lace SL è il nostro collaudatissimo sistema di chiusura veloce, ormai non credo abbia bisogno di spiegazioni essendo impiegato da anni nella maggior parte dei nostri modelli. LAVORATE CON VIBRAM: COSA NE PENSI DELLE LORO SUOLE E COSA È CAMBIATO RISPETTO A QUANDO NON C’ERA UNA RICERCA COSÌ IMPORTANTE NELLE SUOLE?Lo scarpone da snowboard non si usa solo chiuso dentro l’attacco. Il grip è fondamentale sia nei piccoli spostamenti che nelle camminate più impegnative in backcountry e Vibram è il riferimento nel mercato per gli esperti. Ma non solo, usiamo ad esempio questo tipo di suola anche nel Prophecy, top di gamma freestyle, per non far scivolare lo scarpone negli atterraggi nei trick in one foot. Co-sviluppiamo con loro il battistrada da integrare alle nostre suole proprio per tirar fuori il meglio della combinazione dei nostri know-how. QUALI SONO LE TENDENZE E LE DOMANDE DEL MERCATO? Noi come specialisti dello scarpone abbiamo registrato un notevole interesse per i nostri prezzi premium, colori military e varianti nere con accenti accesi. Senza semplificare troppo per fare una sintesi la richiesta è orientata su un prodotto tecnico, dedicato ma non estremo, sobrio ma con un proprio carattere… NORTHWAVE È UNO DEI BRAND PIÙ STORICI DI BOOTS, IN COSA SIETE ANCORA LEGATI AL PASSATO? Northwave è stata la prima alternativa tecnica per chi voleva qualcosa di più di quello che

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DRAKE LEAGUE

DRAKE TEAM

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offrivano gli altri marchi generalisti. Come dicevo prima, il nostro è un marchio storico per lo snowboard e sin dal 1991 lavoriamo per migliorare la performance da un lato e semplificare la vita agli snowboarder dall’altro, in questo senso siamo rimasti fedeli alle origini. AVETE UN BEL TEAM: QUANT’È IMPORTANTE IL MARKETING IN UNO SPORT D’IMMAGINE E ROMANTICO COME LO SNOWBOARD? Avere un gran team è molto importante, è un bel modo per far vedere il potenziale che può esprimere il nostro prodotto, mostra la sostanza e non l’aria fritta. Questo è un boardsport e i rider devono avere un posto centrale perché è principalmente grazie a loro che la scena si evolve. Il nostro compito è quello di metterli nelle condizioni perché riescano a farlo nel modo migliore... e gasare sempre!

IL TUO BOOT PREFERITO E PERCHÈ? Il Prophecy è il mio boot preferito, ma sono di parte perché faccio parte del progetto sin dall’inizio. Quasi tutti erano già contenti del nostro Decade, ma sapevamo che potevamo pimparlo in alcune features, come il Rubber Shield, il Corset Sock e la suola Vibram per renderlo una bomba. È stato bello vedere la risposta dei rider e del mercato che in controtendenza con la situazione generale continua a registrare un tasso di crescita considerevole. PROGETTI FUTURI? Ovviamente non ci fermiamo mai… stiamo lavorando ad una evoluzione del sistema di chiusura e a un nuovo modello per il backcountry.


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La vera, unica, originale e straordinaria tavola dotata di tecnologia BTX con il Rocker Camber che ha ridefinito negli anni il concetto di riding e di divertimento puro legato allo snowboarding: camber negativo al centro per poi aprirsi con una curvatura più morbida verso le estremità. Questa real twin da freestyle quest’anno compie dieci anni, un anniversario importante per la tavola che ha reso migliore il carving, il galleggiamento, regalato controllo e progressione senza pari. Se non lo sapete, lo Skate Banana di Lib Tech è il sistema che ha dato il via alla rivoluzione dei camber dieci anni fa e da allora mille altri ibridi sono nati. Il merito del suo successo è uno solo: imparare a snowboardare infatti non è mai stato così facile e lo confermano le migliaia di rider che ogni anno danno fiducia a Lib Tech e a questa tavola dal profilo non comune. I fondatori di Lib Tech, Mike Olson e Pete Saari, non erano mai soddisfatti con i profili camber presi in prestito dall’industria dello sci, sapevano che c’era una maniera migliore per trasferire la forza rispetto al camber tradizionale da sci. Le prove di Mike con i camber invertiti iniziarono nel 1986, ma non videro mai la luce fino a vent’anni dopo, quando grazie all’aiuto degli ingegneri Lib Tech Steven Cobb e Pos riuscirono a mettere in pratica la loro visione con la Skate Banana. Dai primi test al The Summit a Snoqualmie sapevano già di aver tra le mani qualcosa di speciale, quando Temple Cummins e Jesse Burtner, due rider completamente diversi, la provarono lo stesso giorno proprio a Snoqualmie e si innamorarono di essa fin dal primo istante. La Skate Banana era quel giocattolino divertentissimo e reattivo che tutti gli snowboarder avevano sempre desiderato, con una nuova energia sia per i rider più giovani che per quelli più vecchi. Come esperienza di riding

era veramente simile a quella di uno skate, grazie alla sua velocissima reattività a passare da una lamina all’altra. Questa tavola, le menti che l’avevano pensata e poi portata in vita, e i rider che l’avevano portata in montagna a spaccare tutto, i magazine e i video di tutto il mondo accesero una fiamma nella scena snowboardistica internazionale. Questa fiamma divenne un vero e proprio fuoco fino al punto in cui ogni brand di snowboard e di sci fu forzato a reagire creando il proprio camber inverso: a volte di successo, molto spesso un disastro dietro l’altro. Con un profilo BTX e un contour Magne-Traction ad alta presa, la Skate Banana offre quel feel sciolto e inafferrabile che non perdi mentre ci giri sopra ad ogni curva. La Banana Technology è un tutto-terreno da freestyle: il rocker è piazzato tra i tuoi piedi, mentre nei punti di contatto diventa un camber piatto e tranquillo. Questo crea una lieve pressione in punta, per un galleggiamento unico nella powder più profonda e dei press super facili. La pressione solida invece in mezzo ai tuoi piedi è fantastica per quando vuoi curvare aggrappandoti per bene alla forza in conduzione delle lamine. Il suo flex è medio, cioè il più versatile che c’è in commercio, perchè è ugualmente reattivo ma anche intuitivo, dando ai rider di qualunque genere e livello le stesse eccezionali prestazioni su tutti i terreni della montagna. E’ un vero gioiello all mountain freestyle, una tra le più versatili e divertenti tavole da snowboard della storia. Per il decimo compleanno il giallo ritorna prepotentemente a farla da padrone, e la costruzione firmata Mervin è sinonimo di cura maniacale dei dettagli per rendere omaggio a uno snowboard che rimarrà nella leggenda. Un suggerimento se non l’avete ancora capito: “Keep your banana between your legs”!


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NOV 8: MCMORRIS il giorno dell’elezione di Donald TRUMP: “Sono super contento di essere canadese... oggi più che mai.”

NOV 23 Kevin PEARCE alla fine di una giornata in fresca con un ospite speciale: “Non c’è modo migliore che possa immaginare per cominciare una nuova stagione di girare in powder con Jake Burton nel Vermont. Oggi è stato perfetto!”

NOV 25 Dopo il Big Air di Milano, Mark MCMORRIS se ne è andato in Corea per testare la struttura di quello di PyeongChang 2018, e nel frattempo ha pure vinto il contest grazie allo stesso trick con cui si era rotto il femore un po’ di mesi fa. Un suo fan coreano gli ha pure chiesto l’autografo: “Un piccolo grom all’evento con la sua copia del gioco Mark McMorris Infinite Air.” @infiniteairgame

NOV 27 Sage KOTSENBURG dopo un’intensa nevicata negli USA: “Grazie mille a tutti quei rider che vanno sui rail in un giorno di fresca. Se non fosse per voi la montagna sarebbe più tracciata.”

NOV 27 Halldor HELGASON sui crostacei: “Ho avuto delle ispirazioni fantastiche per le prossime grafiche delle tavole Lobster durante il premiere tour Grazie, grazie. #LobsterSenders #BusinessMan24/7”

NOV 27 Sebastian TOUTANT molto felice di come gli è andata all’Air&Style a Pechino: “Wow, che contest in Cina!! Gasato di esser arrivato secondo Complimenti a @Marcus KLEVELAND e @Darcy SHARPE.”

NOV 29 A Jamie ANDERSON piace la natura, il cibo bio e organico. Se fatto in casa, anche meglio: “L’ossobuco fatto in casa è uno dei super-cibi più potenti che ci sono sulla Terra. A casa presto, subito dopo il viaggio in Sud Corea!”


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16 -21 / 01 / 2017


ITW BY DENIS PICCOLO

QUANDO E COME È NATA L’IDEA DI APRIRE UN NEGOZIO DI ACTION SPORT? Nel 2004, dopo aver fatto, un viaggio a n.y, e nata l’idea dello streer wear, lo shop a cui mi sono ispirata si trovava nel quartiere di harlem, proprio dove è nato l’hh, da qui il nome. Ho aperto il primo negozio che avevo 18 anni. Dopo 2 anni ho messo la tavola ai piedi ed è stato subito amore, da li ho inserito vari marchi, sempre ricercati e testati personalmente e non ho mai smesso di credere in questo sport. Grazie ad un camp estivo a les2alpes, ho conosciuto Mattia, ragazzo super motivato e gran lavoratore, lui è il proprietario dell’ harlem di Brescia ad Orzinuovi. Fiera di annunciarvi la nuova imminente apertura ad Oristano in Sardegna, a due passi da capo mannu, Andrea entra cosi nella nostra family portando come ulteriori novità, surf windsurf e kitesurf. CHE SIGNIFICATI RACCHIUDE PER VOI LA PAROLA SNOWBOARD? Amicizia, fatica, paesaggi bellissimi, fresca, salti, momenti magici altri più difficili, viaggi, sveglie assurde ma soprattutto sport, vita. QUALI SONO I VOSTRI INVESTIMENTI NELL’ACTION SPORT? Organizziamo eventi, sia con i comuni che con associazioni private, contest di skate, writer, live, djset. Sulla neve collaboriamo con nextb per garantire ogni domenica un pullman per andare a serfare, abbiamo una house A LES2alpes dove poter continuare la stagione, organizziamo test e mettiamo il cliente nella condizione migliore per poter scegliere l’attrezzatura più adatta alle proprie esigenze. QUALI ATTIVITÀ PROPONETE PER I VOSTRI CLIENTI? Proponiamo prima di tutto il divertimento, che varia da domeniche sulla neve a discese in downhill. Dall’aperitivo in cui si tira l’alba al momento serio in cui mettiamo sul piatto idee e proposte per innovazioni, tecnologie e marchi che siano il top per quello che noi non definiamo cliente, ma amico, o meglio parte della nostra family.

AVETE UN TEAM, CHI NE FA PARTE E QUALI NOVITÀ CI SONO? Noi siamo il nostro team, la nostra forza sta nella continua ricerca di novità che portino al coinvolgimento di nuovi talenti con i quali migliorare e far crescere la nostra family. QUANTO CREDETE NELLA VENDITA ONLINE E QUANTO NEL CONTATTO CON IL PUBBLICO? Sicuramente la vetrina che porta internet è immensa e va studiata molto bene prima di lanciarsi completamente sulle vendite online ,che in questo momento sono monopolizzate da realtà molto più grandi di noi per noi il contatto diretto è fondamentale con il pubblico è fondamentale. Su internet compri un prodotto. da noi hai consigli e spiegazioni un sano confronto,con chi le tavole non solo le testa, ma le usa, sempre, in qualsiasi condizione. TENDENZE DEL MERCATO MODERNO DELLO SNOWBOARD? Purtroppo la gente che si avvicina allo snow è sempre meno, la colpa non è dei negozianti, ma dei caselli, della benzina, degli skypass....andare a sciare è un lusso, noi stiamo facendo il possibile per offrire qualità a prezzi contenuti. Noi crediamo nello snow e abbiamo la fortuna di riuscire a spostarci con una media alta di persone, ogni domenica. COSA NE PENSI DEL MATERIALE USATO TECNICO DA SNOWBOARD? Grazie ai nuovi materiali ormai si è quasi arrivati alla perfezione direi, protezioni ultra comode in d30, tessuti da 15.000 colonne comodi leggeri ultra resistenti, tavole che rispondono a qualsiasi esigenza tu abbia, attacchi leggeri, lenti polarizzate che si adattano alla luce, scarponi in memory foam, per prendere esattamente la forma del piede. Se sai scegliere e ti piace questo sport, noi ti mettiamo nella condizione di iniziare al meglio o di volare. QUALI CONSIGLI PER GLI ACQUISTI TI SENTI DI DARE PER UN PRINCI-


PIANTE CHE SI AFFACCIA IN QUESTO MONDO? Investite in uno sport fantastico, se volete il massimo dalla montagna attrezzatevi per dare il massimo, scarponi scomodi, lenti sbagliate, tavole di lunghezze assurde penalizzeranno le vostre prestazioni, non date la colpa alla montagna e al meteo attrezzatevi chiedete, noi ci siamo, potreste evitare tantissimi inconvenienti. Non mollate il bello deve arrivare. COSA NE PENSI DI QUESTA FORTE ONDATA DELLO “SPLIT” E DELL’OPPOSTO “STREET SNOWBOARDING”? Penso che entrambe siano espressioni belle di uno sport che offre molte sfaccettature la split è molto piu da fresca, quindi ti deve piacere galleggiare, fantastica l’idea di poterla dividere in due e avere un’alternativa alle ciaspole. Lo street è veloce e centrato, tecnico e ti deve piacere il cemento e il ferro si può riassumere in split: la versione dello sci d’alpinismo, molto jeremy jones...spazi aperti libertà e powder l’interesse è incentrato sul freeride a discapito dell’utilizzo degli impianti, sempre più costosi e un maggior interesse verso un approccio più naturalistico, nei confronti della montagna street: rail trick molto stile skate. Si gibba si bonka si grinda tutto in mezzo agli amici la scelta è soggettiva e molte volte si praticano entrambe per avere una completa visione della montagna LA VOSTRA LOCATION PREFERITA? Laax svizzera, il paradiso dei riders IL PUNTO DI FORZA DEL VOSTRO SHOP? La collaborazione per puntare alla continua innovazione. H Ford diceva...le due cose piu importanti non compaiono nel bilancio di un’impresa: la sua reputazione ed i suoi uomini. IL VOSTRO RIDER PREFERITO? Sono tanti i talenti italiani e stranieri che veramente spaccano, molti sono amici altri conoscenti, ci teniamo a sostenerli tutti. La competizione e i giudizi li lasciamo alle gare, noi amiamo condividere la passione per lo snow.

I 5 BRAND PRINCIPALI CHE PROPONETE NEL VOSTRO TECNICO SNOWBOARD? Libtech, capita, union-dc, picture, oakley. COSA DICI…PRIMA DELLA PRIMA USCITA CONVIENE SCIOLINARE? A CASA O IN UN CENTRO TECNICO? Assolutamente si, la manutenzione è importantissima, almeno 1 volta l’anno fatelo, melegnano e lodi si appoggiano ad un centro tecnico, orzinuovi ha il proprio laboratorio. Sciolinare permette di preservare il fondo, idrata e fa scorrere meglio la tavola sulla neve. fare le lamine ti avere una maggiore tenuta sulle curve. È indispensabile avere cura e controllare il proprio mezzo per aumentarne la resa e la sicurezza. COSA PENSI DEGLI SNOWBOARDS CLUB? Noi siamo felici di collaborare con nextb, uno snowboard club fatto di ragazzi seri, disponibili e simpatici. Siamo entrambi soddisfatti del lavoro e dei numeri che ci confermano la riuscita del nostro operato. PROGETTI FUTURI? Ne abbiamo tanti....4 teste che non smettono mai di ingegnarsi per creare e realizzare sponsorizzazioni ed eventi Sicuramente inizieremo a rivedere tutta la parte web, per facilitare al meglio la comunicazione tra i 4 punti vendita e dare ai clienti una visione completa dei nostri prodotti. La nostra futura programmazione comprenderà concerti, eveti, sottopassaggi , murate e tante altre idee, che potete scoprire seguendoci, sulle nostre pagine fb, ogni punto vendita ha la propria Quest’estate riproporremo l’harlem house a les2alpes . Altri progetti riguardano proprio la sardegna, dove le prime 2 settimane di settembre 2017, dare il via alla surf house e dove ci stiamo inoltre attrezzando per potervi mostrare il comprensorio sciistico del bruncu spina. Altri punti vendita in vista. Che dire...noi non ci fermiamo mai.



MARC SWOBODA: SWITCH BACKSIDE 5-0 CAB 3 Ecco un trick molto tecnico eseguito dall’austriaco Marc Swoboda. Per fare questo trick bisogna avere una buona ridata in switch, quindi cominciamo col provare degli switch bs 50: teniamo il rail alle nostre spalle e ci saltiamo sopra dalla lamina backside. Quando ci sentiamo sicuri con lo switch bs 50 cominciamo a pensare l’uscita in cab 3, quindi una volta saliti sul rail controruotiamo le spalle nella direzione cab, verso destra nel caso di Marc, ma cercando di mantenere le gambe in 50-50. Mentre giriamo le spalle pieghiamo leggermente le gambe per eseguire un piccolo ollie, a questo punto raccogliamo le gambe e eseguiamo il cab 3 ricordandoci di ammortizzare bene l’atterraggio per chiudere al

meglio il trick. Ovviamente prima di provare qualsiasi trick in street è buona abitudine farlo un paio di volte in park dove le condizioni sono più semplici e le cadute meno dolorose.

MARC SWOBODA BY MARKUS ROHRBACHER IN NOVOSI, RUSSIA



HALLDOR HELGASON, MELON TO WALLRIDE Questo trick può sembrare molto semplice ma non lo è affatto. Per approcciarsi ed effettuare un wallride del genere infatti, bisogna avere già un ottimo livello di riding. La particolarità dei trick in street è che non c’è molto riscaldamento: bisogna solo droppare e farlo. Si studia bene la velocità prima di buttarsi nel wall e quando siamo sicuri di aver trovato la giusta rincorsa si droppa. Quando sei sul take-off esegui un bel ollie verso l’alto e raccogli le gambe. A questo punto vai a grabbare con la mano destra la lamina backside in mezzo alle gambe e se riesci dai anche una bella bonata in melon. Fai attenzione perché non è un salto dritto, ma bisogna atterrare in un wall eseguendo una leggera rotazione verso l’atterraggio, un po’ come in una spina, quindi mentre raccogli le gambe e prendi il grab tieni d’occhio l’atterraggio

sul wall e con la parte alta del corpo inclinati leggermente per assumere la stessa inclinazione dell’atterraggio. Per atterrare bene sul wall cerca di non mettere in alcun modo il peso sulle lamine della tavola ma di atterrare completamente a tavola piatta.

HALLDOR HELGASON BY CYRIL IN OTARU, JAPAN


PIC: FIZZA TXT: GIACOMO MARGUTTI SPOT: LIVIGNO ROOKIE TOUR

DA QUANTO VAI IN TAVOLA? Vado in tavola da quando avevo cinque anni. PERCHÈ HAI INIZIATO E COME TI SENTI QUANDO SNOWBOARDI? Mi ha portato per la prima volta mio papà che andava negli anni 90’ e da li ho sempre continuato con lo snowboard… e non ho ancora mai messo gli sci ai piedi! CHI SONO I TUOI TRE RIDER PREFERITI E PERCHÈ? Seb Toots, per la precisione con cui gira. Brage Richenberg, per lo stile è la scioltezza con i quali sta sulla tavola. Danny Davis, per il modo con il quale vive lo snowboard e il suo approccio a tutto, anche alle gare. QUAL È LA COSA CHE TI PIACE DI PIÙ FARE IN SNOWBOARD? Non ho ancora fatto grosse esperienze di backcountry ma penso sia la cosa che mi affascini di più dello snowboard. Mi piace un sacco anche girare in park, forse perché è anche quello dove riesco meglio. Non sono un amante dello street. QUAL È IL RIDER ITALIANO CHE TI È SEMPRE PIACIUTO DI PIÙ E PERCHÈ? Il rider italiano che fin da piccolo ho sempre visto come punto di riferimento è Manuel Pietropoli, in tutto. IL VIDEO DI SNOWBOARD PIÙ FIGO DI SEMPRE E PERCHÈ? Black Winter perché, al di là delle pesate, ogni volta che lo guardo mi fa venire voglia di snowboardare. È incredibile che non mia abbia ancora stufato dopo averlo visto così tante volte! CHE TAVOLA/ATTACCHI/BOOTS USI E PERCHÈ HAI SCELTO QUEI MODELLI? Nitro Sven Thorgren 155, boots Nitro Team (Eero Ettala’s pro model), attacchi Nitro Team. Perchè penso sia il set up che più si addice al mio tipo riding. QUANTI GIORNI ALL’ANNO RIESCI AD ANDARE IN TAVOLA E DOVE VAI PIÙ SPESSO PER GIRARE? Precisamente non saprei dirlo, comunque per mia fortuna molti! L’anno scorso ho saltato in media il 51% dei

giorni di scuola e ho girato in totale un mese e mezzo anche d’estate quindi direi abbastanza... D’inverno sarò principalmente situato all’Alpe di Siusi, dove la stazione ci dà la possibilità di girare moltissimo praticamente a costo zero fornendoci, a noi atleti della squadra, skipass e un appartamento per la stagione. GIRI CON I RAGAZZI DELLA NAZIONALE “B” DI AIE BENUSSI: COSA SEI RIUSCITO AD IMPARARE DA QUANDO SEI IN QUEL GRUPPO E DOVE PENSI DI DOVER ANCORA MIGLIORARE? Sono in squadra dal 2014 e da quando ne faccio parte penso di essere cresciuto molto sotto diversi punti di vista... ma i punti da migliorare sono comunque tantissimi, la strada per diventare un rider forte e completo è ancora lunga. A MILANO HAI FATTO LA TUA PRIMA GARA DI COPPA DEL MONDO. CHE COSA TI HA ENTUSIASMATO DI PIÙ? QUALI RIDER TI SONO PIACIUTI DI PIÙ? Milano è stata un’esperienza fantastica, devo ringraziare chi mi ha permesso di partecipare perché la sensazione della prima gara di Coppa del Mondo “in casa”, tra l’altro un big air in città, è indescrivibile. Sono rider che avevo già visto tutti girare, ma sicuramente gareggiare al fianco di nomi come Marcus Kleveland e Mark McMorris e vedere coi miei occhi che macchine da gara siano dal vivo è piuttosto diverso. Rider che magari in training chiudono quasi niente ma che poi in gara non sbagliano mai! COME ANDRÀ LA TUA STAGIONE QUEST’ANNO? Questa stagione vedo di dare veramente il 110%. Al di là degli obbiettivi che voglio raggiungere nelle gare, ho in mente di imparare moltissimi trick nuovi e di consolidare tutto ciò che so già fare cercando di rendermi sempre più sicuro e stiloso. Seguirò principalmente il circuito di Coppa Europa ma avrò la possibilità di partecipare anche a qualche Coppa del Mondo come quella del big air di Mosca e dello slopestyle all’Alpe di Siusi durante il mese di Gennaio, per il resto si vedrà.



BY LORENZ HOLDER


Lo snowboarding, ridotto alla sua essenza, è stare in giro con gli amici e sentirsi liberi. Boom è la sensazione che si ha quando si chiude, o quando un nostro amico chiude un super trick; è l’euforia che sta per esplodere quando si prende la prima seggiovia della mattina; è il feeling di uno slash in fresca e concatenare un paio di curve condotte; è la botta di adrenalina del primo backflip.. Boom è tutto ciò che lo snowboard ci dà! Questa stagione Nitro è tornata alla grande con un nuovo super full movie (il terzo dopo Hyped! e The Bad Seeds - che vi consigliamo di andare a rivedere) e lo ha voluto chiamare Boom come parola riassuntiva di tutto ciò che è lo snowboarding. Realizzato con la collaborazione di Red Bull Media House, oltre che la classica ricerca di trick mozzafiato, di cui un buon snowboard movie non può fare a meno, Boom ha come tema fondamentale il concetto di “diver-

timento con gli amici”: sorrisi e trick si mescolano un un turbine di shoot e location! Boom cerca di catturare la vera faccia dello snowboarding, quella più divertente. Abbiamo visto per anni anni rider fare trick sempre più enormi, in location sempre più spaziali, con riprese super slowmotion a sottolineare e amplificare ogni dettaglio di epicità portando la qualità della produzione dei video di snow ad un livello altissimo. Ma in questa ricerca della perfezione qualcosa è andato perso. Da epic snowboarding si è passati, senza neanche rendercene conto, a epic snowboring: forse quel qualcosa che è andato perso è la vera essenza dello snowboarding. La prima immagine del film dice già tutto, due ignari sciatori vengono “inseguiti” da un’orda di snowboarder composta da buona parte delle Nitro Family riunita per il suo annuale “Family Meeting” al Camp Good Times. Noi c’eravamo e tra di loro un


BY LORENZ HOLDER

BY LORENZ HOLDER

BY LORENZ HOLDER

occhio attento può riconoscere Sven Thorgren, Austin Smith, Denis Bonus ma anche i nostri Alberto Maffei, Nicola Liviero e Vlad Khadarin! La prima sezione del video è una manata di street riding in Finlandia con Mr. Eero Ettala a fare da padrone di casa insieme Benny Urban, Dominik Wagner, Mark Swoboda, Nils Arvidson e Brandon Hobush a seguirlo sul suo terreno di gioco ideale. Si passa poi al backcountry delle montagne dell’Oregon con Austin Smith e Bryan Fox con un bel pò di fresca, camp vibes e quel divertimento puro delle giornate in fresca con gli amici che solo uno snowboarder può capire.

Al 14esimo minuto è la volta della Siberia, altra sezione dedicata allo street riding con gli amanti Nitro di ringhiere e corrimano, questa volta capitanati da Denis Bonus alla ricerca dei migliori spot di Novosibirsk! Il giro del mondo continua e la crew sbarca in Patagonia con un divertito Markus Keller a scappottare in fresca come se non ci fosse un domani tra paesaggi veramente incredibili.Già che ci siamo apriamo una parentesi: tutto Boom è caratterizzato da un attenzione particolare alla fotografia, ai dettagli ed alla ambientazione dei vari spot. Un attenzione ed uno stile sono un po’ un marchio di fabbrica Nitro. Un uccel-


BY MARKUS ROHRBACHER

BY MARCUS ROHRBACHER

lino su un ramo innevato di powder sofficissima annuncia lasezione dedicata al Giappone dove a farla da padrone è Elias Elhardt, uno dei rider con lo stile più fluido in fresca di tutta la scena. Elias in powder sembra un pesce nel suo elemento naturale, a farli degna compagnia un altro “pesce da powder” della Nitro Family: Victor de le Rue! Elias continua poi a sguazzarsela tra le sue montagne di casa: quelle austriache. A dieci minuti dalla fine, accompagnato da un allegro assolo di pianoforte è il turno del giovane Marcus Kleveland, fenomeno norvegese da sempre seguito da Nitro nella sua ascesa: il nostro primo

incontro con lui è stato proprio ad un Nitro Week in Val Senales quando era poco più di un bimbo. Boom poi continua con tutti i fortissimi rider del team Nitro a cazzeggiare sulle Alpi francesi a fine stagione: strutture piccole, poca neve, ma tantissimo divertimento che traspare, come l’amicizia e la libertà ben chiara a tutti gli snowboarder. Al di là di tutto, del suo finale bomba tra la cittadina abbandonata di Pyramiden sulle Isole Svalbard, Boom ci ricorda quello che è il vero spirito dello snowboard, lo recupera, non lo perde e ce lo sbatte proprio in faccia: Snowboarding is Fun! Il resto ci sta, ma non è così importante.


PIC: ANDREA PIRAS TXT: ELIO FUMAGALLI

Vi racconto brevemente cos’abbiamo fatto durante il mini-trip a filmare con Funky in Engadina (St. Moritz e dintorni) e lo scopo di questo progettino. Lo scopo del trip non era quello di filmare spot fuori di testa e trick tanto tecnici. L’obiettivo era più “artistico”: volevamo riprendere l’immagine di Funky molto colorata in combinazione con il paesaggio naturale e l’architettura molto scenografica dei paesi dell’Engadina. Abbiamo cercato di combinare lo skate con lo snowboard, idea molto originale e difficile da realizzare in una regione unica della Svizzera. Per questo motivo il progetto è stato svolto verso la fine della stagione, quando la neve si scioglie, le giornate sono calde e andare in skate è di nuovo possibile. I video sono stati ripresi in una delle regioni più belle e conosciute al mondo (Engadina, St. Moritz). Ci siamo riuniti io (Elio, snowboarder), Isacco (big boss), Pit (Andrea Piras, fotografo), Tommaso Lipari (filmer) e Achille Mauri (filmer/skater) venerdì 11 marzo a Davos. Sabato mattina siamo partiti verso l’Engadina, che dista circa un’ora di viaggio in macchina da Davos. Durante il


ACHILLE MAURI

ACHILLE MAURI

ELIO FUMAGALLI


ELIO FUMAGALLI


ELIO FUMAGALLI

viaggio ci siamo fermati un paio di volte, quando vedevamo qualche mini-spot per snowboard oppure qualche elemento molto scenografico dove si potevano filmare dei lifestyle. Arrivati in Engadina ci siamo messi alla ricerca di uno spot “più serio”, dove eravamo sicuri di riuscire a filmare qualcosa di valido. Viaggiando verso il passo del Maloia abbiamo trovato questo spot molto particolare. Un’antica torre romanica utilizzata in passato per conservare la selvaggina catturata. Subito mi è saltata in mente l’idea di fare un wallride. Per finire ho dovuto adattare le mie idee, ma sono riuscito a fare un wallride/bonk fs 180 out. Quando siamo stati sicuri di avere la ripresa siamo partiti alla ricerca di un altro spot. Non avendo più tanto tempo a disposizione ci siamo dedicati a riprese skate e lifestyle e alla sera siamo tornati a Davos. Domenica mattina siamo ripartiti per St. Moritz, in cerca di uno spot in centro città. Abbiamo trovato un piccolo cimitero innevato con al centro un campanile molto alto. Lo spot era composto da un ledge e una parete del campanile. Alla fine del trip eravamo cotti, ma siamo riusciti a produrre molto materiale, tenendo conto che abbiamo avuto a disposizione solo due giornate per il progetto.


MARKUS KLEVELAND


PIC: ANDREA ROSSI WWW.ANDREWREDS.COM

MARK MCMORRIS

Il Big Air di Milano l’ha vinto Marcus Kleveland - un predestinato. Tutti lo aspettavano da tre o quattro anni, e alla prima gara di Coppa del Mondo della sua vita... boom, primo. Primo con trick pazzeschi, tripli su tripli, un 1620 chiuso come se fosse un 720, l’unico rider della finale a chiudere tutti e tre i suoi salti intorno se non a più di 90 punti, Marcus ha addirittura battuto un animale da competizione come Mark McMorris. Il canadese è però da considerarsi il secondo vincitore di questo contest organizzato all’ex area Expo, dato che si era rotto il femore all’Air&Style di Los Angeles a fine febbraio, è tornato a gareggiare a Milano 9 mesi dopo ed è riuscito a chiudere il suo ottimo triplo già al primo salto di qualifica per poi doversi accontentare in finale del terzo piazzamento. Che comunque buttalo via... Secondo, l’intramontabile Seppe Smits, uno dei più forti e costanti rider degli ultimi 10 anni. Pur avendo perso uno sponsor come Burton un paio di stagioni fa, il belga non si è mai dato per vinto e c’è sempre ma proprio sempre sul podio o da quelle parti. Tra le ragazze la barra del livello di riding è stata settata subito altissima per tutte le altre da parte di Anna Gasser, l’unica che con quel suo cab double underflip 900 ha quasi già assicurato l’oro alle prossime Olimpiadi di PyeongChang 2018. Nessun’altra ri-

PICS: ANDREA ROSSI TXT: GIACOMO MARGUTTI


MARCUS KLEVELAND, SEPPE SMITS, MARK MCMORRIS

ANNA GASSER, SARKA PANCOCHOVA, HAILEY LANGLAND


der (se non l’inglese Katie Ormerod) ha nel bagaglio tecnico un double e quindi è per questo che Anna ha vinto tre volte nelle prime tre gare di big air della stagione (Milano, Alpensia in Corea per il test event olimpico e Moenchengladbach in Germania). Ora l’attendiamo tutti al varco del primo Air&Style in cui sono state aperte le porte anche alle ragazze, a Innsbruck. Se chiudesse anche su quella rampa gigante il double, di sicuro farebbe poker – in una stagione in cui la rider più vincente degli ultimi cinque anni, Jamie Anderson, è in una fase un po’ appannata. 10 anni dopo l’ultimo contest di big air di Milano (organizzato proprio in occasione delle Olimpiadi di Torino 2006, a febbraio), queste gare di ski freestyle e snowboard, proprio com’è successo a Bardonecchia 10 anni fa, hanno dimostrato ancora una volta che con le buone intenzioni e un duro lavoro anche noi italiani le cose le riusciamo ad organizzare per bene – per non parlare del livello di riding ai livelli massimi se non storici (non si erano di sicuro mai visti così tanti tripli in un giorno solo,

piacciano o non piacciano). Magagne e lamenti ce ne sono stati di sicuro ma, a dispetto di tutto quello che si è detto nei giorni precedenti la manifestazione, l’impegno profuso da parte di tutti quanti, alla fine ha dato i suoi frutti data che anche a livello di pubblico l’Expo è stato preso d’assalto – soprattutto durante la giornata di sabato, quella dello snowboard. Il contest di ski freestyle è stato penalizzato dal fatto di essere messo in programma di venerdì alle sette di sera, giorno e orario ostici per il pubblico milanese appena uscito dagli uffici... Comunque, un successo da qualunque punto di vista lo si guardi questo big air di Coppa del Mondo di Milano. Speriamo che il prossimo di tale portata non avvenga tra 10 anni ma si ripeta già la prossima stagione, con la partecipazione di tutti quei rider che punteranno al podio di PyeongChang 2018 pochi mesi dopo.


ARTHUR LONGO

GIGI RUF

DUSTIN CRAVEN

GIGI, JOHNNY & PHIL

JOHNNY O’ CONNOR

PHIL JACQUES


PORTRAITS: GIACOMO MARGUTTI TXT: GIACOMO MARGUTTI

Con la presenza di quello che probabilmente è il miglior team di snowboard al mondo, l’ultimissimo e l’attesissimo team video di Union Binding Company è stato pubblicato alla fine di ottobre. Girato interamente in 4K e oltre con telecamere RED, “Stronger” è stato filmato in location tipo le vette dell’Alaska fino alle strade finlandesi, e tutti i migliori spot che possono essere compresi. Leggende, veterani dello snowboard e rookie tutti insieme per quello che è uno dei migliori video di snowboard di sempre: Kazu Kokubo, Gigi Rüf, Scott Stevens, Dustin Craven, Johnny O’Connor, Phil Jacques, Travis Rice, Dan Brisse, Anto Chamberland, Bryan Iguchi, Arthur Longo e Torstein Horgmo – questa la lista degli incredibili rider che hanno fatto parte di questo progetto. Ne abbiamo intervistati cinque di loro non appena giunti a Milano per la premiere italiana.

RACCONTAMI TUTTO DI QUESTO VIDEO. Il nostro video di Union è stato girato e prodotto da Pirate Movie Production, con cui sono in stretti rapporti da un sacco di anni, diciamo praticamente da quando hanno iniziato a fare video di snowboard. È stata una grande opportunità per PMP essere chiamati per un video così internazionale, anche perchè è il primo video del team Union di sempre. Mi piace un sacco, perchè è un video tipico di snowboard ma anche c’è una gran bella scelta musicale, molto varia. C’è un po’ di tutto per tutti, si hanno le varie sfaccettature dello snowboard. Specialmente a me che piacciono sia le parti in freeride che quelle freestyle, questo video è una specie di montagne russe perchè c’è un po’ di tutto. C’è Travis Rice con il suo riding spesso, fino a Scott Stevens il cui riding così creativo e i cui incredibili trick lo fanno risaltare. È bello perchè è un video molto vario. COSA NE PENSI DEL VOSTRO TEAM UNION? È una cosa importante il fatto che un’azienda di attacchi come Union abbia prodotto un video, non è così comune oggi come oggi. Oltre a questo, il team che ci sta dietro è uno dei più forti che ci siano in circolazione. In questo momento non è comparabile a nessun altro di nessun’altro brand. Supporta rider di tale altissimo calibro e penso che parli per Union stessa il fatto che sia un’azienda impegnata al massimo e al 100% solo sulla costruzione di attacchi resistentissimi. Inoltre, quello che mi piace di questo brand è il fatto che da quando mi hanno preso nel 2009, ho dato il mio apporto con i miei consigli su come migliorare gli attacchi e loro mi hanno sempre ascoltato e sviluppato le cose proprio come desideravo e abbiamo lavorato insieme fin da allora. È un vero e proprio lavoro di squadra, è fantastico. QUALE MODELLO DI ATTACCHI HAI SCELTO PER GIRARE? All’inizio avevo scelto un attacco di medio livello come il Contact. È da lì che è partito tutto, da dove ho iniziato a dare il mio input e lo sviluppo. Così siamo arrivati a un nuovo modello che è il Contact Pro che aveva il mini-disk e che abbiamo in seguito sviluppato e che è diventato poi l’attacco Ultra. Stiamo ancora progredendolo. Giro anche con il FC quando uso una tavola morbida con un camber reverse perchè mi piace sentire la reattività della tavola e così questo è un mio modo di adattare il mio set-up alle condizioni esterne. Se uso una tavola da freeride che ha un camber reverse mi piace avere più maneggevolezza da parte dell’attacco, mentre al contrario se ho una tavola robusta con un camber tradizionale, con un riding reattivo, mi piace avere un attacco più tweaky.

COME TI SEMBRA SIA VENUTO “STRONGER”? Mi sembra sia venuto molto bene. C’è un alto livello di riding unito a un alto livello di produzione filmica. È la migliore produzione video con cui io abbia mai lavorato finora nella mia carriera, e non penso avrò di nuovo un’opportunità simile in futuro. Ecco perchè questo video è così speciale e unico per me. QUALE PARTE TI È PIACIUTA DI PIÙ? Mi è piaciuta molto la sezione girata a Revelstoke, perchè è casa mia. Vedere rider che girano sulle mie montagne, nelle mie zone, è sempre molto unico. E poi la parte di Kazu spicca tra tutte le altre; ho avuto la fortuna di girare con lui spesso e ho visto quello che serve per fare le cose che fa lui. QUALE MODELLO DI ATTACCHI UNION USI? Il Contact Pro. È leggero e anche molto flessibile. Lo trovo perfetto. Una volta usavo molto il Force quando ero più giovane, ma ora uso il Contact Pro specialmente in backcountry.

COSA SI PROVA A FAR PARTE DI UNO DEI TEAM DI SNOWBOARD PIÙ FORTI AL MONDO? È una cosa gratificante l’essere riusciti a far parte di questo progetto e in particolare di questo video con una line-up di rider di questa fama. È assolutamente incredibile vedere il mio nome accostato a questi nomi, è pazzesco. È stato fantastico girare e filmare con loro. Ho lavorato per la maggior parte del tempo con Johnny (O’Connor) e Scott Stevens, che sono anche le persone con cui giro di solito. È stata proprio una bella stagione, siamo stati in un po’ di posti nuovi ed è stato divertente, un gran bell’inverno. QUALE PARTE DEL VIDEO TI PIACE DI PIÙ? Sono tutte molto belle. La parte di Kazu mi è piaciuta veramente tanto. Anche quella di Bryan Iguchi e di Arthur Longo, non so perchè ma mi saltano all’occhio forse perchè girano sullo stesso terreno ma fanno cose così diverse l’uno dall’altro e il tutto è venuto fuori così bene. QUALE MODELLO DI ATTACCHI UNION USI? Giro con il Team, che è praticamente un Force. È l’attacco che mi hanno dato per il video perchè è tutto bianco con il logo Union gigante (ride), ma ho girato con quest’attacco per circa tre anni e devo dire che funziona benissimo, è semplice e sai che non ti tradisce mai.

COSA SI PROVA A FAR PARTE DI UN TEAM DEL GENERE? Tutto ciò è veramente un sogno che è divenuto realtà. Ammiro da sempre questi rider, da prima che mi sponsorizzassero, prima di sapere che avrei fatto qualunque di questi viaggi che sto facendo in questi giorni. Essere insieme a tutti loro nello stesso progetto-video è una cosa che a pensarci oggi mi fa ancora uscire di testa. Do un’occhiata alla lista dei rider che ci sono in questo video, guardo il video e rimango tutt’ora strabiliato e penso sia un onore. Il fatto che mi abbiano dato una possibilità così grande con Union è proprio incredibile.


ARTHUR LONGO BY ANDY WRIGHT

GIGI RUF BY ANDY WRIGHT


KAZU KOKUBO BY DARCY BACHA IN REVELSTOKE, CANADA

DUSTIN CRAVEN BY DARCY BACHA IN REVELSTOKE, CANADA


DUSTIN CRAVEN BY ANDY WRIGHT


GIGI RUF BY ANDY WRIGHT

COM’È STATO FILMARE LA TUA PARTE? È stato figo far parte di una produzione video di altissimo livello, si può ben notare la differenza rispetto ai miei progetti snowboard precedenti che ho fatto in passato, dalla qualità delle riprese al riding stesso. Girare con alcuni di loro e imparare dal loro approccio è una cosa che mi aiuterà sicuramente a formare il mio futuro come snowboarder. QUALE PARTE DEL VIDEO PENSI CHE SIA VERAMENTE ECCEZIONALE? È una domanda difficile. Mi piacciono le parti di Kazu, Dustin Craven, Torstein, Phil... sono tutte parti incredibili da parte di persone che sanno fare di tutto. Devi veramente guardarlo più volte per riuscire ad apprezzare e capire quante cose difficili e tecniche chiudono e quanti rischi enormi si prendono per farle. La difficoltà è incredibilmente alta. Consiglio di guardare il video più volte per poter processare quello che fanno. QUALE ATTACCO UNION USI? Giro con il Team che è un Force, e mi piace tantissimo. Il prossimo anno ne proverò molti altri, perchè con ognuno di essi puoi provare cose diverse. Voglio imparare di più riguardo agli aspetti tecnici per capire veramente quello che mi piace di più.

COM’È STATO FILMARE PER QUESTO VIDEO CON QUESTO TEAM? Mi è piaciuta tantissimo l’idea di fare un video del team, e sono contento di essere riuscito a parteciparvi. Mi sono infortunato la scorsa stagione e quindi non ero così sicuro di riuscire a filmare ma due mesi dopo il mio infortunio Basti (Balser, lo storico produttore di Pirate Movie Production) mi chiamò un venerdì sera e mi chiese se volessi andare con loro a filmare all’Eagle Pass con Bryan Iguchi. Dovevamo essere lì il lunedì dopo,

così prenotai il volo in quello stesso momento e due giorni dopo ero con loro. Mi piaceva e mi rilassava il fatto di filmare con i Pirates perchè era bello fare di nuovo qualcosa insieme e girare con Bryan è stata la cosa che mi ci voleva proprio in quel momento in cui stavo tornando in forma dopo l’infortunio. Bryan si è assicurato ogni giorno che tutto fosse a posto in termini di sicurezza in backcountry e le condizioni erano perfette ogni giorno. Siamo riusciti a girare per quattro, cinque giorni di fila, siamo stati molto fortunati ed è stato uno dei migliori viaggi di snowboard che abbia mai fatto. Nel giro di due settimane riuscimmo a mettere insieme tutto il footage che c’è nel video e sono felicissimo di essere uno tra quei rider – le cose che alcuni di loro fanno in street sono molto motivanti. Mi son piaciute quasi di più delle cose che abbiamo fatto in backcountry, è un qualcosa che mi piace guardare e il video mi piace in tutto e per tutto. QUALE PARTE TI È PIACIUTA DI PIÙ? Ho visto il video già due volte e durante la prima sono stato colpito dalla parte di Johnny: pazzesca. Poi l’ho rivisto e mi son convinto che non c’è nemmeno una parte che sia debole. Son tutte incredibili, ma penso sempre che quella di Johnny sia veramente assurda. Penso che sia un ottimo video perchè c’è un po’ di tutto, siamo riusciti a girare in Giappone come sull’Eagle Pass, abbiamo portato a casa così tanta roba ottima ed è un giusto mix di tutto ciò che lo snowboard può essere. CON QUALE ATTACCO UNION GIRI? Da un po’ di tempo giro con il Team e mi piace molto. È un attacco molto buono e comodo. Mi piace anche il Contact perchè come il Team è veramente semplice, efficiente e semplicemente funziona, va sempre bene in qualunque situazione, è duraturo e resistente. Non ho mai dovuto cambiare una parte perchè rotta, è un buon compromesso tra l’essere morbido e rigid, è un attacco fantastico in tutto e per tutto.



PICS: ROBY BRAGOTTO ITW: GIACOMO MARGUTTI


DOLOMITES, ITALY

Ho conosciuto Marchino sei o sette anni fa, quando ero stato a far foto con la nazionale italiana in Nuova Zelanda. Avrà avuto sì e no 15 anni, era ancora praticamente un bambino abbastanza selvaggio. Una mattina prima di salire in park non ricordo cosa mi fece, ma per tutta risposta gli rovesciai addosso il latte che stavo bevendo. E giù a ridere. Era ed è uno che non se la prende quasi mai. È sempre stato un talento naturale per lo snowboard, e nella vita è un ragazzo molto naive, che ama stare nella natura e apprezzare le cose belle e buone della vita. COM’È ANDATA LA SCORSA STAGIONE? Non mi sono mai sentito così bene sulla tavola come la stagione scorsa, e la reputo una delle mie stagioni migliori. HAI FILMATO TANTO? Le riprese che siamo riusciti a fare vengono da una settimana di powder. Sicuramente vorrei dedicarmi di più. DOPO UN PO’ DI ANNI IN NAZIONALE, PERCHÈ HAI DECISO DI “SMETTERE” CON LE GARE? A COSA MIRI ORA? Ho ancora in mente di partecipare ad alcune gare, ma sto mirando molto di più al filming. COSA TI PIACE DI PIÙ DI QUANDO VIAGGI E FILMI IN FRESCA? L’aspetto più affascinante è l’esplorazione di posti nuovi, per cui non ci si limita più a fermarsi in park tutto il giorno ma si cercano nuove situazioni. A disposizione hai tutta la montagna intera, e la puoi interpretare come più piace a te. COSA TI È PIACIUTO DI PIÙ DEL PERIODO IN CUI FACEVI GARE? COSA NON TI È PIACIUTO PER NIENTE O MENO? Fare le gare mi ha dato l’opportunità di viaggiare il mondo, di vedere dei posti meravigliosi. L’unica cosa che non mi è piaciuta è che a volte ci si ritrova a delle gare con delle strutture costruite male, e dunque pericolose. E molto spesso si è “costretti” a fare la gara comunque. Portandomi varie volte a infortunarmi. QUALI HOBBY HAI QUANDO NON GIRI IN TAVOLA E COSA TI PIACE DI QUELLO CHE FAI? Nutro una grande passione per la montagna, dall’arrampicarmi su a mettere una highline in cima per poi scendere con la tavola. Tutti questi “sport” sono connessi tra di loro, e come filosofia hanno “il piacere di farlo”. Oltre alla montagna sono un fanatico di musica. ARLBERG, AUSTRIA


DOLOMITES, ITALY

A DISPOSIZIONE HAI L’INTERA MONTAGNA E LA PUOI INTERPRETARE COME PIU’ TI PIACE.


COSA PENSI FARAI DA GRANDE QUANDO SMETTERAI CON LO SNOWBOARD? Sicuramente rimarrò nell’ambito della montagna, e magari, chi lo sa, andrò in tour con la mia band: “Louis&TheSpaceTravelers” :D QUALI RIDER DI OGGI E DI “IERI” AMMIRI DI PIÙ E PERCHÈ? Ammiro molto Mark McMorris, che ha portato il suo livello dal park in neve fresca, facendo delle cose veramente incredibili. CHI SONO I TRE PIÙ FORTI RIDER AL MONDO?Mark McMorris, Stale Sandbech, Nicholas Muller. CHI È IL RIDER AL MONDO PIÙ SOTTOVALUTATO CHE MAGARI NON HA NEMMENO DEGLI SPONSOR VALIDI? Ora come ora purtroppo ci sono molti rider fortissimi ma senza sponsor. È un periodo un po così. Credo che non siano i rider a essere sottovalutati, piuttosto lo snowboard. PENSI CHE LO SNOWBOARD SIA CAMBIATO TANTO DA QUANDO HAI COMINCIATO? Certo, non è più quello che era una volta. Ma nulla non è più quello che era una volta, nemmeno io. L’evoluzione è

naturale. E qui sta a noi se progredire nella monotonia di tutti gli sport. Oppure mantenere vivo lo spirito dello snowboard. COSA NE PENSI DEI QUADRUPLI ECC.? Penso che ognuno è libero di fare ciò che vuole. Io rispetto qualsiasi forma di snowboard, finchè lo sia fatto con divertimento. E qui si collega alla domanda qui sopra... COSA NE PENSI DEL LIVELLO DEL RIDING FEMMINILE INTERNAZIONALE? Stanno sicuramente progredendo a vista d’occhio. Specialmente nell’ultima stagione. DOVE TI PIACE GIRARE DI PIÙ? Amo le Dolomiti, è il posto in cui sono nato e che mi offre tutto quello che mi piace fare. Ma pur essendo nato qua, ho ancora tanto da esplorare. COSA NE PENSI DEL LIVELLO DEL RIDING IN ITALIA? In generale e anche in particolare presso la nuova generazione di rider... Siamo in buone mani! Ho girato molto la scorsa stagione con i ragazzi. È un gruppo pieno di energia con tanta voglia di migliorare. E ho notato dei grandi miglioramenti nel giro di una stagione. Anche girando in park ho notato che il livello generale si è alzato molto.


DOLOMITES, ITALY

DOLOMITES, ITALY

DOLOMITES, ITALY



DOLOMITES, ITALY



PICS & TXT: MARKUS ROHRBACHER


MARC SWOBODA IN NOVOSIBIRSK, RUSSIA

Con i suoi 9288 chilometri tra Mosca e Vladivostock, la ferrovia Transiberiana è la più lunga del mondo. Il fatto che su questa linea ci siano più di 400 fermate e centinaia di città, l’ha fatta diventare meta di pellegrinaggio per tutti noi snowboarder in Russia. Un’altra cosa importante è che la Russia in generale e la Siberia più in particolare son note per il loro inverno lungo, freddo e ostico – un requisito primario per un viaggio del genere. Oltre a me, nella nostra crew c’erano Basti Rittig, Marc Swoboda, Denis Leontyev, il cameraman Karsten Boysen e il fotografo Markus Rohrbacher. Lo scopo era quello di viaggiare in treno e saltar giù ogni volta che avessimo pensato fosse un posto favorevole per girare in tavola. La destinazione finale sarebbe dovuta essere Novosibirsk, che è proprio nel cuore della Siberia. Avevamo anche un supporto notevole da parte di due rider del team russo di Nitro, Pasha Anishchenko e Sergey Zug. Pasha vive a Perm e conosce qualsiasi tipo di spot. È sempre un bene avere con sé un local. Specialmente in quei paesi in cui quasi nessuno parla inglese. Sono sempre aperto a nuove culture, ma mi è difficile leggere le espressioni facciali di un russo. Sembra sempre che abbiano

la stessa faccia. Non sorridono molto e quando parlano non sai mai se siano contenti o tristi. Ma la cosa buona di questo loro atteggiamento è che a loro non interessa molto quello che fanno gli altri, dato che le loro città sono messe così male che non si può comunque conciarle peggio. Un inverno incredibilmente caldo ci spinse a iniziare il nostro viaggio da Perm, una città industriale che già conoscevamo da un viaggio di un paio di anni prima. Eravamo anche già venuti a conoscenza del fatto che il traffico in Russia può essere allucinante, e un incidente avrebbe potuto quasi rovinare l’intero viaggio. Ecco perchè decidemmo di noleggiare un grosso van con conducente, in modo da fare a meno di preoccuparci del traffico. All’inizio era un po’ strano che un tipo a caso ci guidasse fino agli spot, ma riuscimmo ad andare d’accordo in fretta, anche se non ci capivamo affatto. Mentre noi giravamo in tavola, lui se ne stava in auto a fumare. Si era portato dietro anche una macchinetta del caffè e a volte se ne stava lì a guardare quello che facevamo. Immagino non capisse affatto perchè fossimo lì fuori al freddo a fare quelle cose, e probabilmente pensava che fossimo solo dei bambini viziati.


DOMINIK WAGNER IN JEKATERINGBURG, RUSSIA

JEKATERINGBURG, RUSSIA

Riuscimmo a portare a casa un bel po’ di ottimi scatti nei primi giorni, e così decidemmo di fermarci un attimo per festeggiare. La cosa bella era che il tasso di cambio era a nostro favore. Una cena di tre portate in un bel ristorante e un paio di birre costava meno di 10€! Non eravamo tanto abituati a una cosa del genere, dato che di solito durante i nostri viaggi in Scandinavia spendiamo tipo 20€ per un hamburger. I primi giorni passarono veramente in fretta e dopo una settimana a Perm continuammo il nostro viaggio verso Ekaterinburg, che sta a cinque ore verso Est, sperando di trovare un po’ più di neve e qualche spot interessante. Ma quando arrivammo non potevamo credere ai nostri occhi: c’erano solo strade polverose con un pochino di neve qua e là nei parcheggi. C’erano tantissimi spot un po’ ovunque, ma le condizioni erano terribili. Giunta sera discutemmo a lungo sul da farsi. Pash chiamò il suo amico che abitava a Novosibirsk che ci promise perlomeno delle condizioni un po’ migliori rispetto a quelle di quel posto. Però parte della nostra crew voleva rimanere, mentre altri volevano andarsene la sera stessa. Arrivammo alla conclusione di buttarci su un solo spot che avevamo visto proprio quello stesso giorno.

Quando giungemmo sullo spot del rail, capimmo di essere su una proprietà privata: una scuola. Le chance di essere sbattuti fuori di lì erano alte, ma iniziammo lo stesso a costruire per affrontare un rail. Alcuni ragazzini erano gasati nel vederci, e alcune persone in auto ci mostrarono addirittura i loro kalashnikov. Dopo un paio di trick, un’insegnante bell’incazzata uscì e ci intimò di piantarla e andarcene. Pasha ci mise del suo e provò a giungere a una conclusione pacifica con l’insegnante dopo un buon 30 minuti a litigare. Il risultato fu che le avrebbe consegnato il suo passaporto e che noi avremmo finito nel giro di due ore e avremmo messo a posto tutto dopo aver concluso. Fummo impressionati da quello che riuscì a ottenere, ma lui era comunque preoccupato per il suo passaporto. Fortunatamente tutto andò alla perfezione. Noi scattammo i nostri trick, Pasha riebbe il suo passaporto e ce ne tornammo in hotel. Dopo 10 giorni a filmare ti ritrovi abbastanza stanco e ti concedi una piccola pausa, tipo un viaggio in treno di 22 ore. Ma prima avremmo dovuto prenotarlo, il treno, cosa che non fu assolutamente semplice. Per ore provammo a fare la nostra prenotazione con i nomi in russo che dovevano essere scritti in cirillico, ma con le nostre tastie-


MARC SWOBODA IN PERM, RUSSIA

NOVOSIBIRSK, RUSSIA


JEKATERINGBURG, RUSSIA

MARC SWOBODA IN PERM, RUSSIA


MARC SWOBODA IN NOVOSIBIRSK, RUSSIA

re occidentali era impossibile. Fortunatamente il tipo alla reception fu molto gentile a prenotare i posti sul treno per noi. Data la scarsezza della neve, decidemmo di andare direttamente fino a Novosibirsk, la nostra destinazione finale. Era un rischio saltare tutte le tappe intermedie, ma la nostra guida ci convinse che sarebbe stata la cosa migliore da fare. Il giorno dopo saltammo su quel treno nostalgico. Tante lattine di birra e degli snack avrebbero dovuto renderlo un viaggio tranquillo, fino a quando vedemmo le nostre cabine. Due metri quadrati per quattro persone e tutta la nostra roba da snowboard. Avremmo dovuto avere altre due cabine extra, ma ci dovemmo accontentare di quello che c’era, dato che il controllore non ci permise nemmeno di lasciare i nostri bagagli per terra. Inoltre, più tardi, sembrava di essere in una sauna, dato che non si poteva nemmeno regolare la temperatura. Alcune birre e alcune canzoni che Marc intonò con la sua chitarra, e il nostro party iniziò. Non passò troppo tempo che il controllore tornò indietro, si incazzò con noi ma non capimmo ovviamente nulla. Pash ci disse che voleva sbatterci fuori dal treno perchè l’alcool era proibito

e inoltre avevamo portato a bordo del treno troppa roba. Pash riuscì a mettere a posto tutto di nuovo, così non dovemmo finire nel bel mezzo del nulla e il nostro party continuò. Durante il giorno giocammo a carte, bevemmo caffè e mettemmo da parte del footage per la nostra media crew. Fuori dal finestrino c’era il perchè di quanto sia grande la Russia. Per ore e ore vedemmo la steppa siberiana. Un panorama sempre uguale a se stesso, per centinaia e centinaia di chilometri. A un certo punto fu anche un po’ noioso e non vedemmo l’ora di arrivare. Sergey e alcuni amici suoi ci vennero a prendere alla stazione dei treni di Novosibirsk. Questa città si trova al centro della Russia e la ferrovia Trans-Siberiana fu la ragione principale del suo veloce sviluppo. È una città abbastanza moderna, con dei club e dei ristoranti fighi, e paragonata ad altre città russe è pure molto pulita. Quando ci portò alla sua auto ci rimanemmo di sasso: aveva una BMW X5 tutta tuning e camo. Non scoprimmo mai come mai uno così potesse permettersi una macchina del genere, ma fu comunque uno dei personaggi che più ci aiutò durante il nostro viaggio. Tipo che spalò insieme a noi, oppure ci


DOMINIK WAGNER IN NOVOSIBIRSK, RUSSIA

portò delle pizze da mangiare sullo spot. Non potremmo ringraziare di più tutti i local che ci diedero un grandissimo aiuto. Durante i primi giorni era importante avere un quadro generale della città. Andammo in giro per dare un occhio a tutti gli spot per tutta la prima giornata. È sempre un po’ noioso rimanere in auto e girare per centinaia di vie segnandosi gli spot perfetti. Ma è sempre meglio avere un buon piano generale che filmare spot a caso per due, tre giorni, per poi non sapere dove andare e mettersi a cercarne altri. Sergey era veramente orgoglioso di farci vedere la sua città e dopo una lunga giornata di scouting in auto ci portò in un cocktail bar super figo dove ti puoi devastare a furia di drink che costano solo quattro euro l’uno. Io, la media crew e Marc decidemmo di andare a casa dopo qualche bicchiere, dato che volevamo filmare il giorno successivo. Ma i nostri “party boys” a volte andarono direttamente dal bar alla colazione la mattina dopo... Ci stupimmo che riuscirono comunque a portare a casa degli scatti fantastici e, quando era troppo presto per loro, perlomeno ci aiutarono a spalare smaltendo la sbornia nel frattempo. A proposito di “spalare”,

ogni volta mi viene in mente la nostra area preferita, dove trovammo circa 10 spot. È sulla passeggiata lungo il fiume Ob. Un ponte grande collega le due parti della città, ci passa sopra anche la Trans-Siberiana. In un paio di punti, il fiume è largo più di un chilometro e quella zona divenne in fretta il nostro playground quotidiano. Ogni volta che qualcuno ci mandava via oppure lo spot non funzionava, tornavamo sulla nostra passeggiata lungo il fiume e riuscimmo lo stesso a far sempre qualcosa. Tipo sei spot nel giro di 200 metri. Per una settimana avevo in mente un drop pazzesco. Scherzavamo su quest’idea e non la prendemmo mai in considerazione fino in fondo perchè avremmo dovuto spalare un atterraggio assurdo. Ma dopo essere stati mandati via da un altro spot, ci recammo proprio lì e iniziammo a lavorare sul landing. Non sapevamo nemmeno se sarebbe funzionato o meno. Alla fine ci ritrovammo a spalare per due giorni e il tutto fu pronto prima del tramonto. Fu una session perfetta e ognuno di noi ebbe il suo scatto. Tre settimane “on the road” sono lunghe. Ma fummo molto produttivi, quindi ci meritammo un ultimo party prima di tornarcene a casa.


MARC SWOBODA IN NOVOSIBIRSK, RUSSIA



PICS : ROBY BRAGOTTO TXT: ALESSIA GUALLA


HALLDOR HELGASON


HALLDOR HELGASON

SIMON GRUBER

SIMON GRUBER


Eravamo rimasti al viaggio in camper, alla ricerca delle condizioni migliori per filmare, ai nostri cinque eroi che combattono il gelo e le perturbazioni con il solo scopo di svegliarsi la mattina, aprire gli occhi e vedere l’immensità delle montagne che li circondano, e la neve. Benedetta neve! Nel bel mezzo di una stagione in cui l’incubo di rimanere senza si era fatto sempre più insistente, uscire dalla porta del camper e affondare i piedi nel bianco era un sogno che diventava realtà. Come dice Ethan “se sei bravo a guardarti intorno e se hai un po’ di fortuna, la neve bella si trova sempre da qualche parte”. Per chi non avesse letto il capitolo precedente, stiamo parlando dell’avventura di Simon Gruber, Ethan Morgan, Marco Grigis, Marco “Johnny” Morandi (filmer) e Roby Bragotto (fotografo), che nel difficile inverno del 2016 hanno deciso di partire con un camper van alla ricerca della powder, sperando di portare a casa del buon footage e delle belle fotografie. Nel capitolo precedente li abbiamo visti affrontare i primi problemi della “gipsy life”, costruire kicker sotto la pioggia ad Arlberg per poi svegliarsi una mattina con mezzo metro di neve fresca e godersi i landing perfetti. Poi sono ripartiti, contenti e soddisfatti del materiale che avevano ma ancora affamati di fresh pow. “Stavamo viaggiando per raggiungere le Dolomiti, direzione Passo Rolle. All’improvviso tra una risata e l’altra Roby tira fuori la carta del rifugio” [Simon] “Passo Rolle è casa mia, ho iniziato a snowboardare proprio lì. Il posto è poco conosciuto e questo ci ha permesso di trovare degli spot incontaminati. Era ora di dormire in un letto vero, e farsi la prima vera doccia. Così siamo andati in un rifugio che conosco molto bene, la Capanna Cervino, e abbiamo preso delle camere”. [Roby] “Abituati al camper ci sembrava di essere al Grand Hotel 5 stelle! La signora del rifugio ci preparava da mangiare la polenta e i pizzoccheri e ci offriva la grappa - eravamo davvero a casa. È uno spot incredibile: non incontri nessuno, il comprensorio praticamente non esiste. C’è solo uno skilift e sei in mezzo al nulla con uno scenario bellissimo davanti a te. Il contatto con la natura è totale”. [Johnny] La perturbazione si era spostata e aveva appena nevicato, le condizioni erano perfette. Si poteva chiedere di meglio? Ebbene sì. L’energia della compagnia era già molto positiva quando è arrivato l’ospite d’onore: niente meno che Mr. Halldor Helgason, accompagnato dal suo filmer Joe Carlino. Inutile dire che questi due personaggi hanno fatto salire alle stelle l’umore della crew. “Erano in giro anche loro a filmare e ci hanno raggiunti, c’era anche Sage (Kotsenburg) ma sfortunatamente si è fatto male. Con Halldor abbiamo fatto le session più belle, è un rider davvero motivante”. [Simon] Johnny aveva già filmato con Halldor a Livigno, durante il Nine Knights. Si è creata una sintonia perfetta. Inizia con questo spirito goliardico, di cui Halldor è l’elemento trainante, la costruzione di cinque kicker. L’atmosfera era rilassata e spiritosa, lo snowboard si vive principalmente come divertimento. Dai racconti si percepisce quasi un tono nostalgico rispetto a quei giorni, gli occhi dei protagonisti brillano e a stento trattengono le risate. Fanno provare una certa invidia, viene da pensare ‘vorrei averlo vissuto anch’io’. “È ovvio che quando arriva il momento di saltare 30 metri serve concentrazione e serietà. Noi ridevamo e scherzavamo tutto il tempo, era una battuta continua; è un modo per affrontare la tensione e scaricare lo stress.” Ci racconta Johnny. “ Marchino era in simbiosi con il benjo, c’era un clima di amicizia e serenità che poche altre volte ho percepito. Lì funzionava così, ti alzavi la mattina e vivevi la giornata, zero stress, niente fretta. “Avevamo costruito un kicker tra due alberi, io e Joe ci siamo confrontati su quale fosse l’angolo migliore per filmarlo e siamo giunti alla conclusione che l’unico modo era arrampicarsi. ‘Vado io’ ho detto. Ci ho messo 30 minuti a salire, saranno stati 6-7 metri.. parliamo di circa tre piani di un palazzo! Mi hanno imbragato e sono salito prima con la sega e ho iniziato a tagliare i rami che


SIMON GRUBER

HALLDOR HELGASON


ETHAN MORGAN


HALLDOR HELGASON

ETHAN MORGAN


davano fastidio e interferivano con la ripresa; poi con una corda mi hanno passato la telecamera. Sono stato appeso a quel ramo per 3 ore... ho dovuto anche fare pipì giù dall’albero perchè era impossibile scendere e risalire, ci avrei messo troppo.” Quindi, se pensiamo che per essere un rider serva quel nonsochè di folle, o quella “rotella fuori posto”, abbiamo ora la conferma che non sono gli unici. Filmer e fotografi del mestiere non soltanto devono essere dei bravi rider a loro volta per poter seguire da vicino gli atleti, ma devono anche avere un’inventiva e una volontà tale da superare qualsiasi freno dato dalla paura. È una passione che va ben oltre il timore del rischio, ci vuole tanta pazienza e forza d’animo per resistere a condizioni climatiche avverse e al contatto con una natura che non sempre è dalla nostra, anzi, specialmente in montagna può essere parecchio ostile. Roby invece non aveva mai lavorato con Halldor, per lui era la prima volta. “All’inizio ero un po’ teso, mi faceva quasi impressione l’idea di fotografare un colosso come Halldor, ma appena è arrivato le vibrazioni erano così positive che mi sono sciolto subito. Poi mi sentivo davvero a mio agio, ero a casa, conosco tutto di quel posto e quindi senza la preoccupazione di dover trovare gli spot ci siamo gasati tutti! Iniziavamo a shootare la mattina presto e finivamo la sera verso le 8, le giornate erano già parecchio lunghe e abbiamo tirato fuori le sunset session più spettacolari. Credo che il materiale uscito da Passo Rolle sia unico in Italia, non si erano ancora visti dei trick del genere qui da noi. Le mie foto hanno fatto il giro del mondo, non me l’aspettavo.” [Roby] E a proposito di foto di Roby, non può di certo sfuggire a un occhio attento quel double backflip di Halldor in mezzo al bosco, dove il pubblico (formato dagli altri rider) pare avere un comportamento - per così dire - “atipico”. Poi guardando bene anche Halldor ha una mano sui pantaloni... ma che razza di maleducati, uno potrebbe pensare. Invece no: qui c’è una storia da raccontare. Era il 2013 quando agli X Games Halldor Helgason puntava al triplo. Lo “Spin to Win” regnava sovrano, come spesso accade ci si dimentica dello stile, dell’innovazione e della creatività. Dare ad un pubblico profano (o quasi) qualcosa di comprensibile ed efficace da un punto di vista estetico non è semplice. Così, l’uomo più irriverente della scena internazionale, decide di trasformare il suo triplo in un Jerk-off Triple Backflip. Esattamente, un triplo backflip in cui mentre si cappotta a testa in giù mima una masturbazione. Tornando al nostro aneddoto, pare che durante un fine giornata di riprese in cui i rider erano stanchi, il tempo poco clemente, la classica “giornata no” insomma, sia venuta fuori a un certo punto la vena creativa. Halldor era forse al quindicesimo drop, i tentativi di tenere l’atterraggio erano stati vani, c’era bisogno di motivazione. Era l’ultimo shot, l’ultimo tentativo di chiudere il trick. Ethan ad un certo punto scherzando pronuncia la frase magica: “Lets Jerk-off”. “Yes, please, Yes!!” è la risposta di Halldor. Come negargli tanta indecenza? Allora tutti sotto al kicker, mimando un jerk-off con tanto di audio, ed ecco che al primo tentativo Halldor chiude il suo Double Jerk-off backflip. Dopo questo momento altissimo di fine giornata, erano pronti a tornare a casa e ricominciare il giorno dopo con l’energia che fin ora li aveva accompagnati. Si chiude così il sipario sul Passo Rolle, ma il viaggio non è finito. La prossima tappa è a Courmayeur, proprio ai piedi del Monte Bianco, dove troveremo altri ospiti e l’invito a un evento molto speciale: Click On The Mountain sta aspettando la nostra crew, mentre la nevicata più abbondante dell’anno si sposta insieme a loro...


HALLDOR HELGASON


HALLDOR HELGASON


TXT: GIACOMO MARGUTTI PIC: MARKUS ROHRBACHER

Perchè a una persona con un cervello pensante e senziente venga in mente di provare e riprovare a sfasciarsi il cranio o la spina dorsale su un rail in città, dopo aver magari passato una notte insonne all’addiaccio, al freddo, al ghiaccio, mangiando lo schifo a un merdoso fast food, birra economica in lattina, il trick che non riesce, il trick che non ti viene, il trick maledetto me quando ho pensato di fare questa cosa, uno shot ancora e sono a posto per il video, un altro scatto, cazzo, non mi viene, non riesco a chiuderlo, non si può qui, oh. Oh. L’ho chiuso, sì, yeah, sì, è fighissimo, dai e ridai ce l’ho fatta. Meno male che ho insistito e non ho desistito. Ecco perchè.



e-mail: info thegroupdistribution.it


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